Telegrammi. 1269



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1269 del 9 maggio 2013

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. "Viterbo oltre il muro" aderisce all'appello a sostegno delle proposte di legge della ministra Kyenge in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani

2. Commemorato Peppino Impastato a Viterbo

3. Le strutture della comunicazione, il bene comune, la buona politica. Un incontro a Viterbo

4. Peppe Sini: Il biglietto da visita dell'assessore per tutte le stagioni (con una postilla di un certo interesse)

5. Segnalazioni librarie

6. Alcuni testi del mese di settembre 2001 (parte quarta e conclusiva)

7. Il pulpito del Criticone: l'ora delle scelte e la prosa del fare

8. Un appello che chiediamo di sottoscrivere ed inviare alle rappresentanze istituzionali

9. Per una definizione aperta e pluridimensionale della nonviolenza

10. Ne' timidi, ne' marginali, ne' subalterni

11. Le levatacce del Criticone: per la chiarezza

12. La "Carta" del Movimento Nonviolento

13. Per saperne di piu'

 

1. INIZIATIVE. "VITERBO OLTRE IL MURO" ADERISCE ALL'APPELLO A SOSTEGNO DELLE PROPOSTE DI LEGGE DELLA MINISTRA KYENGE IN DIFESA DEI DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

 

Il gruppo di formazione e informazione nonviolenta "Viterbo oltre il muro" aderisce all'appello promosso dall'Associazione "Respirare" che esprime gratitudine e sostegno alla ministra Cecile Kyenge, e richiede che siano rapidamente approvate le sue proposte di legge in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

In particolare chiediamo che siano al piu' presto approvate leggi che riconoscano:

- che ogni persona che e' nata in Italia deve avere i diritti di ogni persona che e' nata in Italia;

- che ogni persona ha diritto a votare nel luogo in cui vive, lavora, paga le tasse, contribuisce al bene comune;

- che una persona puo' essere perseguita penalmente solo se commette un effettivo reato, non per il solo fatto di esistere;

- che i campi di concentramento vanno aboliti;

- che tutti gli esseri umani fanno parte dell'umanita';

- che vi e' una sola umanita' in un unico mondo casa comune dell'umanita' intera;

E chiediamo quindi anche che siano al piu' presto abolite tutte le abominevoli misure razziste imposte in anni passati da precedenti governi, che violano la Costituzione della Repubblica Italiana e i diritti umani di tutti gli esseri umani.

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"Viterbo oltre il muro", gruppo di formazione e informazione nonviolenta

Viterbo, 8 maggio 2013

Il gruppo di formazione e informazione nonviolenta "Viterbo oltre il muro" ha realizzato tra il 2009 e il 2011 una intensa attivita' formativa, con una prolungata serie di incontri a cadenza settimanale. Alcuni dei suoi animatori hanno realizzato nel 2010 una rilevante ricerca sulla situazione attuale della nonviolenza in Italia, con centinaia di interviste ai principali studiosi ed attivisti della nonviolenza nel nostro paese. Il gruppo ha sostenuto altre associazioni impegnate in iniziative di difesa dei diritti umani, per la pace, per la difesa della biosfera, sia partecipando ad incontri formativi, di studio e di riflessione, sia contribuendo a mobilitazioni civiche caratterizzate dalla scelta nitida e intransigente della democrazia, della solidarieta', della responsabilita' e della nonviolenza.

 

2. MEMORIA. COMMEMORATO PEPPINO IMPASTATO A VITERBO

 

Si e' svolto nella mattinata di mercoledi' 8 maggio 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di commemorazione di Peppino Impastato, assassinato dalla mafia nella notte tra l'8 e il 9 maggio 1978.

Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni testi di analisi politica, di riflessione poetica e di denuncia antimafia scritti da Peppino Impastato.

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Giuseppe Impastato, nato nel 1948, militante della nuova sinistra di Cinisi (Pa), straordinaria figura della lotta contro la mafia, di quel nitido e rigoroso impegno antimafia che Umberto Santino defini' "l'antimafia difficile", fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Tra le raccolte di scritti di Peppino Impastato: Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2002, 2008. Tra le opere su Peppino Impastato: Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il depistaggio, Centro Impastato, Palermo 1998; Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Felicia Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986; Claudio Fava, Cinque delitti imperfetti, Mondadori, Milano 1994; AA. VV., Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001, 2006 (pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia presentata da Giovanni Russo Spena; con contributi di Giuseppe Lumia, Nichi Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco Donadio, Enzo Ciconte, Antonio Maruccia, Umberto Santino); Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film omonimo); Umberto Santino (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato. Le sentenze di condanna dei mandanti del delitto Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2008; Giovanni Impastato e Franco Vassia, Resistere a mafiopoli. La storia di mio fratello Peppino Impastato, Stampa Alternativa, Viterbo 2009.

Si vedano anche i libri dedicati a Felicia Bartolotta Impastato, la madre di Giuseppe Impastato che lo ha sostenuto nella sua lotta, lotta che ha proseguito dopo l'uccisione del figlio; e' deceduta nel dicembre 2004. Opere di Felicia Bartolotta Impastato: La mafia in casa mia, intervista di Anna Puglisi e Umberto Santino, La Luna, Palermo 1987. Tra le opere su Felicia Bartolotta Impastato: Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2005; Cfr. anche il profilo scritto da Anna Puglisi per l'Enciclopedia delle donne e ripubblicato anche in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 311.

Naturalmente sono fondamentali le molte altre ottime pubblicazioni del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato"; per contatti: Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it

Ugualmente fondamentale l'attivita' dell'"Associazione casa memoria Felicia e Peppino Impastato"; per contatti: corso Umberto 220, 90045 Cinisi (Pa), sito: www.peppinoimpastato.com

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Concludendo l'incontro commemorativo il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha espresso, a nome delle persone che a Viterbo da decenni hanno condiviso e condividono tuttora la lotta contro i poteri criminali, la comune profonda gratitudine ai compagni di Peppino che ne tengono viva la memoria e quindi ne portano avanti la lotta, che e' l'unico modo onesto di fare memoria di tutti coloro che hanno lottato per la liberazione dell'umanita', ed in modo particolare delle persone che proprio per questa loro lotta sono state assassinate: vale anche per noi, ancora e sempre, il motto "Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo".

 

3. INCONTRI. LE STRUTTURE DELLA COMUNICAZIONE, IL BENE COMUNE, LA BUONA POLITICA. UN INCONTRO A VITERBO

 

Si e' svolto nella serata di mercoledi' 8 maggio 2013 a Viterbo un incontro di riflessione sulle strutture della comunicazione, il bene comune, la buona politica.

All'incontro ha preso parte il responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani".

Nel corso dell'incontro oltre che su questioni metodologiche e relazionali, si e' anche riflettuto particolarmente su questioni sociali, politiche ed amministrative con specifico riferimento alla situazione viterbese. Come di consueto in questi incontri di autoformazione al comunicare adeguato ed al riflettere insieme nel rispetto della dignita' altrui e con l'impegno a promuovere la partecipazione democratica di tutte le persone, si e' fatto uso del metodo del consenso e si sono sperimentate alcune tipiche modalita' comunicative nonviolente.

 

4. VITERBO. PEPPE SINI: IL BIGLIETTO DA VISITA DELL'ASSESSORE PER TUTTE LE STAGIONI (CON UNA POSTILLA DI UN CERTO INTERESSE)

 

Uno dei candidati a sindaco con una lista ad personam alle elezioni comunali di Viterbo e' l'attuale assessore ai lavori pubblici dell'amministrazione provinciale destrorsa, un non piu' fresco giovinotto rampante gia' democristiano, poi berlusconiano, poi casiniano, e chissa' cos'altro ancora in futuro. Assessore provinciale: e in quanto tale in una certa misura corresponsabile quindi delle piu' gravi, drammatiche emergenze del territorio.

Si candida costui a sindaco con una lista ad personam che si pretende espressione della societa' civile (suvvia: con quel curriculum l'assessore provinciale transitato per tanti incarichi e partitacci e' piuttosto l'esatto contrario della societa' civile di hegeliana memoria).

Ma la sua piu' brillante e rivelatrice impresa di questa campagna elettorale (almeno fin qui, chissa' quali altre mirabilia ci aspettano) e' stata che gli sguinzagliati affissori dei suoi manifesti hanno imbrattato con il suo faccione spazi a loro non concessi, ovvero hanno violato la legge. E una lista elettorale, ovvero un candidato a sindaco, i cui galoppini violano la legge persino in campagna elettorale si presenta davvero con un bel biglietto da visita che la dice lunga sul prevedibile futuro stile di governo della cosa pubblica.

Congratulazioni vivissime.

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Postilla

Dimenticavo: uno degli spazi abusivamente occupati dalla debordante truppa incollatrice dell'assessore, nelle plance site in strada S. Barbara, e' il n. 18 del tabellone B (cosiddetta propaganda elettorale indiretta). Si da' il caso che quello spazio e' stato assegnato dal Comune (comunicazione Prot. 108 del 30/4/2013) al "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di cui ho l'onore di essere il responsabile; struttura nonviolenta che naturalmente sostiene ben altri candidati: persone di sinistra ed oneste, che non commettono reati e non violano i diritti altrui.

Prego le competenti autorita' di provvedere a far rimuovere al piu' presto il manifesto col faccione assessorile dallo spazio illegalmente occupato, e di procedere come prevede la legge contro gli autori della violazione che ho teste' segnalato.

 

5. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Martin Gilbert, Churchill, Mondadori, Milano 1992, San Paolo, Cinisello Balsamo 2002, pp. 434.

- Piero Lugaro, De Gaulle, Paoline Editoriale Libri, Milano 2002, pp. 290.

 

6. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI SETTEMBRE 2001 (PARTE QUARTA E CONCLUSIVA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di settembre 2001.

 

7. IL PULPITO DEL CRITICONE: L'ORA DELLE SCELTE E LA PROSA DEL FARE

 

La gran parte degli articoli di riflessione sul momento presente che appaiono sulla carta stampata e nella rete telematica sono o disgustosamente bellicisti o inconsapevolmente escapisti.

Non diciamo della televisione: "dalla televisione parlano gli assassini", diceva un vecchio volantino, e diceva bene. Solo gli assassini parlano dalla televisione e tutte le televisioni sono assassine. Accompagnano la guerra e il terrore, li propagandano, desensibilizzano alla sofferenza altrui, istipudiscono tutto cio' che toccano, hanno sete di sangue per un pubblico di sangue reso ognora piu' famelico.

Ma ormai anche la gran parte delle cose che scrivono commentatori autorevoli del campo che si batte contro il terrorismo, contro la guerra, contro l'ingiustizia, consistono di vacue esercitazioni liriche, che in ultima analisi offendono tutte le vittime.

Non si tratta di deporre fiori sulle tombe annunciate, ma di impedire che quelle tombe siano colmate di salme.

Non si tratta di ripetere una volta di piu' che il bene e' meglio del male e la vita e' meglio della morte, e che tutti gli uomini sono fratelli. Si tratta di agire per impedire che nuove stragi vengano eseguite.

Le pretesamente profonde analisi sull'imperialismo malamente scopiazzate dai riassuntini del riassuntino che Lenin fece di Hobson nel suo opuscolo, cosi' come le deliranti invenzioni desunte da una lettura affrettata di un libro mediocre e subalterno come "No logo", non hanno impatto alcuno sulla realta', se non l'esito di consolare le anime belle che si sentono rassicurate nel loro gnosticismo, o i neri teppisti che ne deducono l'equivalente epilettico di sfondare le vetrine del fast-food di cui fino a ieri erano assidui adoranti avventori.

La recitazione in forma di litania di Erasmo o del salterio resta appunto una recitazione. Mentre gia' rombano i motori dei bombardieri sulle piste.

Occorre predisporsi all'azione: all'azione diretta nonviolenta, che possa essere suscitatrice della disobbedienza civile di massa, da cui possa svilupparsi lo sciopero generale contro la guerra. Il resto e' silenzio.

 

8. UN APPELLO CHE CHIEDIAMO DI SOTTOSCRIVERE ED INVIARE ALLE RAPPRESENTANZE ISTITUZIONALI

 

Premessa

Il seguente appello e' gia' stato inviato, sottoscritto dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, alle massime autorita' dello Stato, a molti mezzi d'informazione e, tra alcune migliaia di altri destinatari, a tutte le questure d'Italia.

Sottoponendolo nuovamente all'attenzione di tutti i nostri interlocutori, e particolarmente a tutte le persone interessate che condividano la scelta della nonviolenza come passo fondamentale per opporsi limpidamente alla guerra e al terrorismo e per difendere la Costituzione della Repubblica Italiana ancora una volta minacciata, proponiamo che lo sottoscrivano e lo inviino: al Presidente della Repubblica (presidenza.repubblica at quirinale.it), alle istituzioni ed ai rappresentanti istituzionali cui riterranno opportuno rivolgersi (dal Parlamento ai Comuni), ai mezzi d'informazione, alle altre strutture, associazioni e persone che riterranno interessate.

La caratteristica di questo appello rispetto a molti altri che circolano in questi giorni e' che qui non si propone una mera dissociazione individuale dalla guerra, ma un'assunzione di responsabilita' personale e collettiva nel cercare di impedirla; che qui non si supplicano potenti sordi, ma si fa presente a chi volesse sciaguratamente violare la legalita' costituzionale la nostra volonta' di lottare nonviolentemente per difendere la legge fondamentale del nostro ordinamento; e' un atto di responsabilita', un impegno e un invito all'azione per salvare vite umane e difendere la legalita', lo stato di diritto, la democrazia sia formale che sostanziale.

Fin d'ora ringraziamo, davvero dal profondo del cuore, tutti coloro che vorranno aderire a questo appello e diffonderlo ulteriormente.

*

Appello

Al Presidente della Repubblica

e ad altri interlocutori

Egregi signori,

con la presente vorremmo sottoporre alla vostra attenzione quanto segue:

1. il diritto internazionale non contempla il diritto di uno stato di scatenare una guerra contro un altro stato o piu' stati adducendo a pretesto il fatto che sul suo o loro territorio si trovino gruppi criminali.

Secondo tale ragionamento essendoci in Italia organizzazioni mafiose qualunque stato potrebbe aggredire il nostro paese.

2. La Costituzione della Repubblica Italiana non consente al nostro paese di partecipare a una guerra di aggressione.

La partecipazione o il sostegno italiano a una guerra di aggressione e' quindi impossibile, ed un governo che tale partecipazione o sostegno disponesse si collocherebbe fuori della legalita', ed un Presidente della Repubblica che tale partecipazione o sostegno avallasse commetterebbe il delitto di alto tradimento.

3. Scatenando una guerra condotta attraverso uccisioni di massa (ed ogni guerra contemporanea costitutivamente e' cosi') si riprodurrebbe l'azione dei terroristi e si favoreggerebbe e proseguirebbe il loro disegno criminale e disumano.

Chi promuovesse o prendesse parte a una tale guerra si farebbe complice e seguace dei terroristi, si farebbe terrorista a sua volta.

4. Pertanto siamo a richiedervi di rispettare la legge fondamentale del nostro ordinamento, cui avete giurato fedelta', e di esprimere l'opposizione assoluta del nostro paese ad ogni eventuale azione di guerra.

Nella sciagurata ipotesi che una guerra venisse scatenata, che il governo italiano decidesse la partecipazione ad essa del nostro paese, che il Parlamento italiano non la respingesse, e che il Presidente della Repubblica Italiana non la impedisse, a fronte di questa condotta illegale e criminale, ed effettualmente golpista, il cui esito sarebbe di contribuire a provocare stragi e la violazione della legalita' nel suo fondamento costituzionale, ebbene, fin d'ora vi dichiariamo che:

a) ci opporremo alla guerra e ci impegneremo sia per salvare delle vite umane innocenti in pericolo, sia in difesa della Costituzione della Repubblica Italiana, dello stato di diritto, della legalita' e della democrazia;

b) chiameremo l'intero popolo italiano ad opporsi alla guerra illegale e criminale;

c) agiremo contro la guerra, contro il terrorismo, ed in favore della legalita' e dei diritti umani, unicamente secondo modalita' rigorosamente nonviolente, del tutto opposte ad ogni forma di violenza fisica, psicologica ed anche solo verbale; col massimo impegno intellettuale e morale per ricondurre tutti alla ragione e al rispetto del diritto e della legalita', col massimo impegno concreto per contrastare operativamente la guerra e per ottenere il ripristino della legalita' costituzionale.

Ed in particolare agiremo:

I. Con l'azione diretta nonviolenta: per opporci alla guerra ed ai suoi apparati, cercando di mettere le strutture militari e tutte le attivita' connesse alle armi (produzione, commercio, uso) in condizioni di non poter agire, e quindi in condizioni di non nuocere all'incolumita' e alla vita di esseri umani;

II. Con la disobbedienza civile di massa: chiamando tutti i cittadini, ed in primo luogo tutti i pubblici dipendenti e gli operatori di servizi di pubblica utilita', a noncollaborare con la guerra, ad opporsi alla violazione della legalita', a negare il consenso a una decisione golpista e stragista;

III. Con lo sciopero generale: per bloccare l'economia, la macchina amministrativa e il paese, e costringere quel governo, quel Parlamento e quel Presidente della Repubblica che avessero violato la legalita' costituzionale a prendere atto dell'opposizione popolare ad una decisione illegale e criminale, a recedere dalla loro decisione.

Tanto vi annunciamo fin d'ora, come e' proprio della tradizione delle lotte nonviolente, affinche' voi fin d'ora sappiate quale sia la nostra opinione, la nostra determinazione, la nostra azione nel caso che la guerra venisse scatenata e che l'Italia vi prendesse parte.

Sperando che la guerra non scoppi, sperando che siate cosi' ragionevoli da non volervi precipitare l'Italia, sperando che sappiate condividere la nostra volonta' di rispettare e difendere la Costituzione della Repubblica Italiana, lo stato di diritto, la legalita', la democrazia, il diritto di ogni essere umano alla vita,

distintamente vi salutiamo, augurandovi una cosciente riflessione e un buon lavoro nell'interesse del paese e dell'umanita', per la pace e per la legalita', contro ogni forma di terrorismo e di criminalita', contro ogni violazione dei diritti umani.

Nome, cognome, eventuale qualifica, indirizzo completo

 

9. PER UNA DEFINIZIONE APERTA E PLURIDIMENSIONALE DELLA NONVIOLENZA

 

La nonviolenza e' un campo di riflessioni, esperienze e ricerche assai vasto, a piu' dimensioni, che consente e sollecita approcci diversi e contributi originali.

Si puo' essere "amici della nonviolenza" (e' la locuzione proposta da Aldo Capitini; definirsi "nonviolenti" tout court sarebbe ad un tempo ridicolmente presuntuoso, effettualmente provocatorio e semplicemente dereistico) muovendo da presupposti religiosi cosi' come da ragionamenti integralmente laici.

In un recente scritto del "Centro di ricerca per la pace" si propone questa definizione:

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Per una definizione critica e pluridimensionale della nonviolenza

1. Il termine "nonviolenza", distinto dalla locuzione "non violenza"

La parola "nonviolenza" e' stata coniata dal filosofo ed educatore italiano Aldo Capitini (1899-1968) e traduce i due termini creati da Mohandas Gandhi (1869-1948) per definire la sua proposta teorico-pratica: "ahimsa" e "satyagraha".

La parola "nonviolenza" designa un concetto del tutto distinto dalla semplice locuzione "non violenza" o "non-violenza"; la locuzione "non violenza" infatti indica la mera astensione dalla violenza (ed in quanto tale puo' comprendere anche la passivita', la fuga, la rassegnazione, la vilta', l'indifferenza, la complicita', l'omissione di soccorso); il concetto di "nonviolenza" afferma invece l'opposizione alla violenza come impegno attivo e affermazione di responsabilita'.

Infatti i due termini usati da Gandhi, che il termine capitiniano di "nonviolenza" unifica e traduce, hanno un campo semantico ampio ma molto forte e ben caratterizzato: "ahimsa" significa "contrario della violenza", "negazione assoluta della violenza", quindi "opposizione alla violenza fino alla radice di essa"; "satyagraha" significa "adesione al vero, contatto con il bene, forza della verita', vicinanza all'essere, coesione essenziale".

2. La nonviolenza non e' un'ideologia

La "nonviolenza" quindi e' un concetto che indica la scelta e l'mpegno di un intervento attivo contro la violenza, la sopraffazione, l'ingiustizia (non solo quella dispiegata e flagrante, ma anche quella cristallizzata e camuffata, quella acuta e quella cronica, quella immediata e quella strutturale).

La nonviolenza non e' un'ideologia ne' una fede: ci si puo' accostare alla nonviolenza a partire da diverse ideologie e da diverse fedi religiose e naturalmente mantenendo quei convincimenti. Ad esempio nel corso dello scorso secolo vi sono stati uomini e donne che si sono accostati alla nonviolenza aderendo a fedi diverse: induista, cristiana, buddhista, islamica, ebraica, altre ancora, o anche non aderendo ad alcuna fede. Ugualmente vi sono stati uomini e donne che si sono accostati alla nonviolenza aderendo a ideologie diverse: liberali, socialiste (nelle varie articolazioni di questo concetto teorico e movimento storico), patriottiche, internazionaliste, democratiche in senso lato.

3. La nonviolenza e' una teoria-prassi sperimentale e aperta

La nonviolenza infatti e' una teoria-prassi, ovvero un insieme di riflessioni ed esperienze, creativa, sperimentale, aperta. Non dogmatica, non autoritaria, ma che invita alla responsabilita' personale nel riflettere e nell'agire.

4. La nonviolenza e' un concetto pluridimensionale

Molti equivoci intorno alla nonviolenza nascono dal fatto che essa e' un concetto a molte dimensioni, cosicche' talvolta chi si appropria di una sola di queste dimensioni qualifica la sua collocazione e il suo agire come "nonviolenti", in realta' commettendo un errore e una mistificazione, poiche' si da' nonviolenza solo nella compresenza delle varie sue dimensioni (ovviamente, e' comunque positivo che soggetti diversi conoscano e accolgano anche soltanto alcuni aspetti della nonviolenza, ma questo non li autorizza a dichiarare di praticare la nonviolenza).

Proviamo a indicare alcune delle dimensioni fondamentali della nonviolenza:

- la nonviolenza e' un insieme di ragionamenti e valori morali;

- la nonviolenza e' un insieme di tecniche comunicative, relazionali, deliberative, organizzative e di azione;

- la nonviolenza e' un insieme di strategie di intervento sociale e di gestione dei conflitti;

- la nonviolenza e' un progetto sociale di convivenza affermatrice della dignita' di tutti gli esseri umani;

- la nonviolenza e' un insieme di analisi e proposte logiche, psicologiche, sociologiche, economiche, politiche ed antropologiche.

Come si vede, lo studio della nonviolenza implica la coscienza della pluridimensionalita' di essa, delle sue articolazioni, delle sue implicazioni.

Ed anche del fatto che essa implica saldezza sui principi ed insieme un atteggamento ricettivo, critico, sperimentale, aperto; che non ha soluzioni preconfezionate ma richiede ogni volta nella situazione concreta un riflettere e un agire contestuale, critico e creativo.

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Un tentativo di approfondimento ulteriore e' nella "piccola introduzione alla nonviolenza" che il direttore di questo notiziario dovrebbe decidersi a tirar fuori dal frigorifero e pubblicare su queste pagine.

 

10. NE' TIMIDI, NE' MARGINALI, NE' SUBALTERNI

 

L'ora e' grave.

Il mondo e' sull'orlo di un baratro.

La bancarotta delle culture politiche che hanno accettato la violenza tra i loro strumenti e' palese.

Occorre che la nonviolenza esca da ogni soggezione, da ogni timidezza, dalla marginalita' e della subalternita'.

Occorre che la nonviolenza si definisca e si presenti come proposta metodologica e progettuale, intellettuale e morale, culturale e politica, in grado di gestire i conflitti e le relazioni tra soggetti diversi (tra le persone come tra le culture e gli stati), in grado di istituire rapporti sociali fondati sulla dignita' umana e la civile convivenza, in grado di dare una risposta di pace e di giustizia agli orrori presenti, in grado di contrastare e sconfiggere la violenza che sta devastando il pianeta.

Per troppo tempo troppi amici della nonviolenza si sono sentiti e si sono presentati, e soprattutto si sono lasciati percepire e rappresentare, come uno sparuto gruppetto di brave persone tra candide e spaurite, tra impotenti e sognatrici.

Ma la nonviolenza o e' quella dei forti o non e' nulla.

La nonviolenza e' quella di Socrate ateniese e di Gesu' di Nazareth, o non e' nulla.

La nonviolenza e' quella di Mohandas Gandhi e di Martin Luther King, o non e' nulla.

La nonviolenza e' Virginia Woolf e Vandana Shiva, o non e' nulla.

La nonviolenza e' quella di Aldo Capitini e Danilo Dolci, di Simone Weil e Marianella Garcia, di Cesar Chavez e Chico Mendes, di Luce Fabbri e Primo Levi, o non e' nulla.

Occorre abbandonare ogni timidezza rispetto alle grandi culture politiche, con tutte confrontarsi alla pari, e tutte fecondarle.

Occorre affermare la nonviolenza nella sua autonomia teorica e pratica.

E, certo, anche nel suo essere intreccio di esperienze e riflessioni provenienti da molte fonti: la nonviolenza e' meticcia sempre; non e' un'ideologia in piu', una "ideologia di ricambio" (Basaglia), ma una proposta per l'azione che accoglie ed incrocia e verifica sperimentalmente e creativamente apporti di tradizioni diverse.

Uscire dalla subalterita': la difesa della legalita', la difesa dei diritti umani, la costruzione di un mondo fondato sulla giustizia e la solidarieta', salvare la biosfera ed impedire la guerra, opporsi a tutti i poteri criminali, sono compiti che richiedono un'assunzione di responsabilita' e una proposta gnoseologica, assiologica e politica forte: la nonviolenza, la nonviolenza in cammino (poiche' non esiste una nonviolenza che non sia quella concretamente in cammino: sulle tue gambe. Io lo appresi da Franco Fortini - che la chiamava comunismo -, e non l'ho dimenticato piu').

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

11. LE LEVATACCE DEL CRITICONE: PER LA CHIAREZZA

 

Che alcuni portavoce pubblici del fondamentalismo piu' aggressivo usino talora gli stessi argomenti del movimento per la giustizia globale non e' stupefacente: poiche' quegli argomenti sono forti e veri, chiunque puo' utilizzarli.

Ma se quel signor Bin Laden affermasse che e' la terra che gira intorno al sole e non viceversa, per questo diremmo che Copernico e Galilei sono fiancheggiatori degli sgozzatori che menano strage in Algeria?

E dunque diremo che Susan George o il pontefice cattolico o Vandana Shiva o Hildegard Goss-Mayr quando criticano un ordine mondiale ingiusto sono ipso facto arruolati nelle file del terrorismo internazionale?

Cerchiamo di essere seri dinanzi alle cose serie e terribili.

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Che nel movimento che si oppone alla globalizzazione neoliberista vi siano settori ambigui sulla violenza, collusi con pratiche violente, e favorevoli se non alle guerre alle guerriglie o a regimi autocratici o a gruppi che usano il terrorismo, e' cosa evidente e basta esaminare le loro pubbliche dichiarazioni, le stesse che fanno si' che i mass-media li coccolino e propinino all'opinione pubblica ad ogni pie' sospinto.

E proprio per questo e' necessario ed urgente che gli amici della nonviolenza si separino da essi. Poiche' essi non sono affatto nostri compagni di strada, ma tra i peggiori avversari del nostro impegno (lo ripeto: tra i peggiori, peggiori avversari).

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Che il terrorismo sia pratica non solo di piccoli gruppi criminali ma anche di governi e di stati e' cosa nota.

Il "Terrore" per antonomasia fu pratica politica e azione stragista adottata non in una sperduta landa ai confini del mondo conosciuto, ma nella Francia uscita dalla fioritura dell'Illuminismo in un momento fulgido ed eroico della lotta per gli "immortali principi dell'89": la liberta', l'eguaglianza, la fratellanza.

L'embargo all'Iraq e' terrorismo (ed infatti ha fatto morire innumerevoli uomini e donne e bambini, e consentito al regime di Saddam Hussein di resistere e consolidarsi).

La guerra dei Balcani e' terrorismo (ed infatti ha favorito trafficanti di droga e di armi, assassini e mafiosi, e lasciato macerie - non solo materiali - infinite).

Sul terrorismo non si puo' essere bizantini: o lo si condanna o lo si accetta, e se lo si accetta si e' complici. Se lo si condanna, lo si deve condannare sempre. Noi siamo di quelli che lo condannano sempre. I complici dell'embargo no; chi ha fatto la guerra dei Balcani no. Tanto per la chiarezza.

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Coloro che menano scandalo per le dislessie berlusconiane evidentemente non conoscono l'argomento del cane di Alcibiade. Sarebbe utile si informassero e ci ragionassero sopra.

Il problema non e' che il presidente del consiglio dei ministri che governa il nostro paese racconti barzellette razziste o rilasci dichiarazioni razziste o enunci sillogismi totalitari. Il problema non sono le gaffes a ripetizione. Esse servono a distrarre l'attenzione da cio' che e' sostanziale, tutto volgendo in caricatura.

Il problema e' che il nostro paese e' governato, certo dopo vere elezioni e quindi con il consenso di una parte maggioritaria dei votanti (anche Mussolini nel '24 e Hitler nel '33 vinsero le elezioni), da un'alleanza politica che ha come elementi costituenti un partito erede del neofascismo (di cui autorevoli rappresentanti istituzionali ancor oggi festeggiano ogni anno l'anniversario della marcia su Roma, ed il cui leader e attuale vicepresidente del consiglio dei ministri non molto tempo fa dichiaro' essere Mussolini il massimo statista del XX secolo); un partito che sul razzismo (dico: il razzismo, che e' un crimine contro l'umanita') ha costruito le sue fortune (fino a recenti ignominie compiute da suoi rappresentativi esponenti che si prova vergogna anche solo a descriverle); e un partito che gode dell'apprezzamento di personalita' legate ai poteri criminali e che ha fatto dell'aggressione alla magistratura uno degli elementi fondamentali della sua azione (e vi e' chi ritiene della sua stessa ragion d'essere).

Di questo dovremmo ragionare, piu' che dei tic linguistici che questo background rivelano.

*

Non amo la parola civilta', preferisco piuttosto il termine cultura, e lo uso cosi' come ho imparato leggendo i classici dell'antropologia.

Ma se non mi piace il sostantivo astratto mi piace l'aggettivo concreto: persone civili, un comportamento civile: il contrario di barbaro e brutale; popolazione civile: il contrario del militare, del guerriero, dell'uccisore; costumi civili, civile convivenza: il contrario delle strutture autocratiche e gerarchiche, della "personalita' autoritaria" (Fromm), della muta (Canetti), delle culture dogmatiche e sacrificali; il contrario del totalitarismo, dell'integralismo, del maschilismo, del fascismo indagato da Dostoevskij e da Cechov, da Hannah Arendt e da Virginia Woolf.

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Siamo tutti meticci, grazie al cielo. E siamo anche tutti impastati di luce e di ombra, per fortuna. E poiche' siamo tutti esposti al male, alla sofferenza, alla morte, avvertiamo ognuno il desiderio e il diritto di vivere e di essere felici. Lo avvertiamo, ognuno di noi, ognuno per se': e riconoscendoci l'un l'altro esseri umani capiamo che lo stesso diritto che io rivendico per me a che altri non mi facciano del male, ogni altro parimenti per se' lo rivendica. Questa e' la civilta': il riconoscere agli altri esseri umani gli stessi diritti che chiedi per te.

 

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

13. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1269 del 9 maggio 2013

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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