Coi piedi per terra. 762
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- Date: Fri, 3 May 2013 17:11:51 +0200 (CEST)
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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 762 del 3 maggio 2013
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di dicembre 2000 (parte prima)
2. Pensieri di Ireneo Funes, uno che e' stanco: muraglie
3. Un editoriale in una sola riga
4. Pensieri di Ireneo Funes, uno che e' stanco: ragazzi
5. Presentazione de "Gli altri"
6. Il vocabolario di Scarpantibus: intimo, libro, poesia
7. Pensieri di Ireneo Funes, uno che e' stanco: impronte
8. Pensieri di Ireneo Funes, uno che e' stanco: clima
9. Programma del secondo corso di educazione alla pace a Orte
10. Johann Wolfgang Goethe, il canto di Linceo
11. Miguel de Cervantes, un giudizio di Sancho Panza
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI DICEMBRE 2000 (PARTE PRIMA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di dicembre 2000.
2. PENSIERI DI IRENEO FUNES, UNO CHE E' STANCO: MURAGLIE
In Italia da due anni sono stati rimessi in funzione i campi di concentramento, trionfo postumo di Hitler. Fossimo meno stanchi e vecchi e irranciditi, fossimo migliori amici della nonviolenza, dovremmo andare tutti ad abbatterli con le nostre nude mani quei reticolati, quelle muraglie. Per poter tornare a guardarci negli occhi senza vergognarci, per ripristinare la legalita' costituzionale in Italia.
3. UN EDITORIALE IN UNA SOLA RIGA
Vogliamo dirlo chiaro: non si costruisce la pace se non si lotta contro il potere mafioso.
4. PENSIERI DI IRENEO FUNES, UNO CHE E' STANCO: RAGAZZI
In Italia c'e' ancora una legge che mette milioni di ragazzi a rischio di galera per un consumo voluttuario di massa (il fumo dei derivati della cannabis indica) che essi sanno essere di gran lunga meno nocivo di mille consumi che la televisione pubblicizza in tutti i caroselli.
Milioni di ragazzi vengono da essa legge messi in contatto con l'illegalita', spinti verso l'illegalita' come pratica, come struttura, come mentalita'.
Milioni di ragazzi vengono cosi' a forza educati al sotterfugio, alla menzogna, alla paura, alla vilta', alla tracotanza, al disprezzo di se' e del mondo.
Milioni di ragazzi conoscono cosi' la legge e i suoi istituti non come difesa del debole e sostegno del giusto, ma come mera persecuzione e follia.
Milioni di ragazzi sentono le loro vite messe a rischio dalla criminale stupidita' dello stato che gelidamente mantiene ed applica una normativa pluriomicida. Molti hanno avuto l'esistenza distrutta, molti sono morti. Di questo dovremmo discutere.
E dovremmo abolire senza pensarci due volte le norme che da un decennio stanno distruggendo la vita e la dignita' di milioni di giovani in questo paese.
La cosiddetta "legge Craxi" o "Russo Jervolino-Vassalli" sulle tossicodipendenze, il DPR 9 ottobre 1990, n. 309. Una legge criminale e criminogena.
5. PRESENTAZIONE DE "GLI ALTRI"
"Gli altri", periodico di tutti gli emarginati della societa', fondato da Rosanna Benzi. E' giunta al venticinquesimo anno di pubblicazione la bella rivista trimestrale che gli amici di Rosanna continuano a pubblicare anche dopo la sua scomparsa.
Una rivista orgogliosa: sulla quarta di copertina di ogni fascicolo la scritta "Niente pubblicita'. Questa rivista non ha pubblicita' e nemmeno ne accetta. I motivi sono abbastanza chiari: non intendiamo pubblicare una sola riga dettata da ragioni diverse dal nostro impegno. Una volta tanto con i soldi non si compra niente, almeno qui. La nostra pubblicita' sei tu".
Una rivista tenera: per la semplicita' e la limpidezza con cui ha saputo affrontare questioni tabu', per la dolcezza e la serenita' con cui ha saputo dire parole energiche e proporre iniziative fondamentali.
Una rivista politica: che ha dato un contributo straordinario a rendere politiche questioni decisive che si volevano chiudere nel ghetto di cio' di cui non si parla, perche' ha consentito a persone oppresse e denegate di passare dall'emarginazione sociale al protagonismo politico.
Una rivista militante: come era militante Rosanna, che dal polmone d'acciaio in cui viveva seppe contribuire alla lotta di liberazione di tante e tanti; Rosanna a cui Primo Levi ha scritto parole dolcissime, Rosanna che non dimenticheremo mai.
(...)
6. IL VOCABOLARIO DI SCARPANTIBUS: INTIMO, LIBRO, POESIA
Intimo: una volta designava i nostri sentimenti piu' delicati, i piu' profondi convincimenti, quel che rendeva degna la nostra esistenza; oggi nel gergo dell'eta' del consumismo (della "vita scaduta" di Adorno) significa la biancheria sulle pudende.
*
Libro: si capisce subito che e' qualcosa che ha a che fare con la liberta'. E prova ne e' che si compone di fogli di carta, che hanno questa duplice bizzarra caratteristica: trattengono e riverberano parole e pensieri e memoria, e bruciano bene. Ebbe a scrivere Heinrich Heine, se ben ricordiamo, che la' dove si bruciano i libri poi si bruceranno gli uomini.
Scarpone e' uno che in mezzo al mercato si ferma a leggere i fogli di giornale con cui si incarta il pesce; e chi lo vede li' col foglio umido e puzzolente in una mano, e il pesce nell'altra, certo pensa qualcosa; ma su cosa pensi Scarpa e cosa pensi chi lo vede (e cosa costui pensi che Scarpone pensi), e cosa se ne debba pensare di quei duplici e triplici pensieri e di quella situazione e dei limiti dell'interpretazione (e della rappresentazione, anche), ebbene, ci pensi, di grazia, il gentile nostro lettore.
*
Poesia: tutti i burocrati e tutti gli aguzzini hanno come segno di riconoscimento il seguente motto: "non facciamo poesia". Si potrebbe aggiungere la seguente osservazione, che la parola poesia designa originariamente proprio il fare, la creazione, il lavoro del costruttore. Cosicche' quei burocrati ed aguzzini ci rivelano senza saperlo (la lingua, talvolta, e forse sovente, smaschera il pensiero e denuda le intenzioni: ad onta di tutti i furbastri e con buona pace di Talleyrand) che il loro lavoro e' ordinato al nulla, al disfare, alla morte. Ricordatevelo questo trucchetto, ammiccante ammonisce Scarpante, fine psicologo da osteria, della baruffa amante, ed avvocato delle cause perse.
7. PENSIERI DI IRENEO FUNES, UNO CHE E' STANCO: IMPRONTE
In Italia un razzista forse ubriaco anni addietro propose, forse per far ridere certi suoi compari, di prendere le impronte dei piedi agli immigrati, e tutta Italia ne provo' disgusto.
Passa qualche anno ed illustri autorevoli rappresentanti del governo propongono di prendere agli immigrati le impronte delle mani, e quasi nessuno si accorge che e' la stessa cosa, solo che chi la propone adesso è un razzista sobrio, ed i suoi compari non ne ridono.
Chiesero una volta a uno: dove porta questo treno?
- In Polonia, alla stazione di Auschwitz.
- E perche' ci sono delle persone in quei carri bestiame?
- Non lo so e non me ne frega niente, rispose quello seccato; se sono li', un buon motivo ci sara'.
8. PENSIERI DI IRENEO FUNES, UNO CHE E' STANCO: CLIMA
La tanto attesa e tanto decisiva conferenza internazionale sul clima si e' dunque conclusa, recitano le gazzette, con due risultati.
Primo: che sappiamo con tutta certezza che se non si interviene subito per modificare l'attuale modello di sviluppo e porre dei vincoli alle attivita' economiche, il clima e quindi la vita sul pianeta verranno irreversibilmente sempre piu' danneggiati, e il tempo e' poco ormai che ne e' concesso.
Secondo: che i potenti della terra non hanno la benche' minima intenzione di rispettare la biosfera e privilegiare l'interesse generale e comune dell'umanita' rispetto ai loro immediati profitti: sporchi, maledetti e subito.
Lo dicevo a Isidoro, il barbiere, e lui: non sara' il caso di sbrigarsi a rovesciare questi quattro pescecani prima che distruggano il mondo?
Isidoro e' il mio barbiere da quando i barbieri davano ai clienti certi calendarietti profumati con sopra figurine di fanciulle discinte; e lui invece gia' allora spacciava vecchi opuscoli anarchici. Mi sono sempre chiesto perche' ha cosi' pochi clienti.
9. IL PROGRAMMA DEL SECONDO CORSO DI EDUCAZIONE ALLA PACE A ORTE
[Riportiamo qui di seguito un ampio estratto del programma del corso di educazione alla pace che si sta svolgendo presso il liceo scientifico di Orte (VT); il corso e' articolato in 14 incontri, di cui i primi due si sono gia' svolti l'11 e il 20 dicembre 2000]
1. Parte prima: alcune opportune premesse
1.1. Quando parliamo di pace di cosa stiamo parlando?
La risposta non e' semplice, ed il corso che qui si propone, dopo la positiva esperienza svoltasi presso il liceo scientifico di Orte nel febbraio-aprile 2000, intende rendere consapevoli della complessita' e delle difficolta' del concetto di pace, ed a maggior ragione della difficolta' di costruire la pace in un mondo in cui pressoche' tutti i poteri vigenti e le logiche dominanti si dichiarano per la pace, la giustizia, la solidarieta', ed insieme praticano la violenza, l'ingiustizia, la guerra per opprimere, sfruttare, eliminare gli "altri".
Nello stesso tempo costruire la pace e' necessario ed urgente poiche' le logiche e i poteri dominanti attuali (economici, politici, militari, ideologico-mediali...) stanno distruggendo non solo un numero enorme di vite umane con le guerre, l'ingiustizia, la fame, la contaminazione dell'ambiente; ma stanno altresi' devastando e degradando irreversibilmente la biosfera in proporzioni e ad un ritmo tali che se l'attuale "modello di sviluppo" non viene urgentemente, profondamente e radicalmente modificato e' ragionevole temere in non ampio volger di tempo la distruzione della civilta' umana cosi' come noi l'abbiamo conosciuta e la desertificazione e contaminazione di una parte notevole della superficie del pianeta.
1.2. E quando parliamo di educazione alla pace di cosa stiamo parlando?
Se la pace e' cosa complessa e difficile, ed insieme un impegno necessario ed urgente, l'educazione alla pace e' anch'essa tutt'altro che un semplice apprendere le buone maniere, o un elenco di banali precetti di buona condotta, o un repertorio di formule diplomatiche. L'educazione alla pace e' un impegno anch'esso insieme complesso, difficile e urgente.
Ma e' altresi' un tema, e un ambito di studi e ricerche, su cui ancora poca chiarezza vi e' tra gli stessi studiosi che da decenni se ne occupano in modo approfondito. Studiosi diversi e ugualmente autorevoli ne danno definizioni diverse e fin contraddittorie, e la confusione che vi e' intorno al suo stesso statuto e' ovviamente ancora piu' grande quanto ai metodi, ai curricoli, alle forme di organizzazione, sperimentazione e valutazione.
Senza entrare qui nel merito del dibattito che vede protagonisti personalita' come Galtung, Visalberghi, Pontara e tanti altri illustri studiosi, ci limitiamo a rilevare:
a) che occorre formare alla pace, e che la scuola pubblica in quanto principale agenzia formativa della nostra societa' e del nostro ordinamento giuridico deve assumere tale impegno;
b) che l'educazione alla pace non deve essere ne' "una materia in piu'", ne' un rozzo e precario collegamento trasversale tra le discipline curricolari; ma un approccio diverso e specifico e soprattutto - a questo stadio della riflessione e della pratica - un appello e una sperimentazione, che peculiarmente connetta i campi del sapere sussumendoli a un criterio e ad un impegno precisi, e proponga pertanto scelte metodologiche e percorsi di ricerca suoi propri.
1.3. La presente proposta di corso di educazione alla pace, valorizzando l'opportunita' data dal Piano dell'Offerta Formativa, intende formulare, sperimentare e verificare un percorso di ricerca (ad un tempo di metodi, di tecniche e di saperi, di relazioni e di contenuti) e di azione formativa atto anche a fornire alla sua conclusione piu' precise indicazioni per l'agire futuro, sia per i partecipanti, sia per la scuola.
1.4. Ovviamente la proposta presente tiene conto dell'esperienza condotta presso il liceo scientifico di Orte tra febbraio ed aprile 2000 (nell'anno scolastico 1999-2000), raccoglie le indicazioni contenute nel documento conclusivo, propone una piu' ampia articolazione ed un impegno piu' intenso.
1.5. In primo luogo ovviamente si recepisce l'esigenza di avviare il corso con maggior tempestivita' rispetto al calendario dell'anno scolastico, cosi' da avere piu' tempo e non mettere in difficolta' gli studenti del quinto liceo nel periodo di piu' ravvicinata preparazione agli esami di maturita'.
In secondo luogo, mantenendo la cadenza settimanale e l'ora di inizio alle 14, si recepisce la proposta di una riduzione dell'orario delle singole lezioni, proponendo che esso sia non piu' di tre ore a lezione, ma di due ore e mezza, ovvero fino alle 16,30 (fermo restando che iniziando gli incontri alle ore 14, si e' gia' constatato che e' possibile per gli studenti provenienti da altri paesi che si servono di mezzi pubblici di trasporto fermarsi senza grande sacrificio fino alle ore 17, cosicche' le due ore e mezza di lezione possono essere piene, e qualora se ne dia il caso si puo' prolungare l'incontro senza disagio fino alle ore 17).
1.6. In terzo luogo, essendosi constatata sulla base nell'esperienza condotta la necessita' di aumentare il numero degli incontri onde poter trattare piu' approfonditamente gli argomenti proposti, cosi' come essendosi verificata l'opportunita' di intercalare degli incontri riassuntivi che consentano anche ad altre persone che non hanno assistito alle lezioni precedenti di aggregarsi al corso a tutti gli effetti (e quindi anche ai fini dell'acquisizione del credito formativo) anche in fase di inoltrato svolgimento, si propone un numero di incontri maggiore, per un totale di 14 incontri, di cui:
- 12 incontri di lezioni ed esercitazioni (articolati in 4 cicli rispettivamente di 2, 4, 4, 2 incontri - inclusivi di due incontri riassuntivi intermedi -);
- un incontro di autovalutazione e di stesura della relazione conclusiva;
- un incontro finale di verifica dell'intero corso e di approvazione della relazione conclusiva di autovalutazione.
1.7. Si mantiene il metodo di lavoro adottato nella precedente esperienza ed apprezzato dai corsisti, consistente nel valorizzare la partecipazione attiva e la discussione collegiale; scopo del corso e' infatti non solo la trasmissione di conoscenze, ma anche la comprensione e verifica di metodi e tecniche, ed altresi' la sperimentazione di relazioni; conoscenze, metodi, relazioni orientate e sussunte alla elaborazione teorico-pratica di una cultura della pace, della democrazia, della solidarieta', della dignita' umana.
1.8. Il coordinatore del corso ritiene altresi' opportuno dedicare piu' tempo alla lettura, illustrazione e discussione di testi di quanto non si sia riusciti a fare nella precedente esperienza; e ritiene altresi' opportuno confermare e rendere piu' rilevante anche la proposta dello studio individuale di testi o argomenti su cui ogni singolo corsista sara' chiamato a riferire e per cosi' dire "tenere lezione" nell'incontro successivo.
1.9. Ovviamente ancora una volta si verifichera' "in situazione" quanto di cio' che si e' programmato si riuscira' a realizzare effettivamente, tenuto conto che si preferira' valorizzare l'approfondimento e la discussione, anziché la mera illustrazione dei temi proposti (da cio' consegue che e' ben probabile che delle letture che ci si propone di effettuare in ogni incontro potra' avvenire che gia' la prima dia luogo ad una discussione seminariale tale da monopolizzare la parte per cosi' dire "teorica" dell'incontro; ugualmente potra' accadere che la relazione di un corsista in apertura di incontro dia essa luogo a sviluppi tali da occupare gran parte della lezione).
2. Parte seconda: programma e calendario del corso
2.1. Dicembre
Primo ciclo di incontri: pensare la pace per costruire la pace
Premesse metodologiche ed assiologiche per una cultura della pace
2.1.1. Primo incontro: il pensiero e la morte
- giro di presentazione dei partecipanti
- presentazione del corso
- presentazione e lettura di testi: di Hannah Arendt, Ernesto Balducci, Elias Canetti
- discussione seminariale
- esercitazione
- giro di valutazione dell'incontro
- attribuzione compiti
2.1.2. Secondo incontro: comunicazione, esistenza, societa'
- giro di presentazione e verifica compiti svolti
- presentazione e lettura di testi: di Miguel de Cervantes, Ronald Laing, Franca Ongaro Basaglia
- discussione seminariale
- esercitazione
- giro di valutazione dell'incontro
- attribuzione compiti
2.2. Gennaio
Secondo ciclo di incontri: l'umanita' dopo Auschwitz ed Hiroshima
Riflessioni su storia, scienza e tecnologia, diritto, economia ed ecologia
2.2.1. Terzo incontro: l'umanita' dopo Auschwitz
- giro di presentazione e verifica compiti svolti
- presentazione e lettura di testi: di Paul Celan, Bartolome' de Las Casas, Primo Levi
- discussione seminariale
- esercitazione
- giro di valutazione dell'incontro
- attribuzione compiti
2.2.2. Quarto incontro: l'umanita' dopo Hiroshima
- giro di presentazione e verifica compiti svolti
- presentazione e lettura di testi: di Guenther Anders, Francesco Gesualdi, Vandana Shiva
- discussione seminariale
- esercitazione
- giro di valutazione dell'incontro
- attribuzione compiti
2.2.3. Quinto incontro: diritti e dignita' umana oggi
- giro di presentazione e verifica compiti svolti
- presentazione e lettura di testi: di Norberto Bobbio, Franz Kafka, Jean Ziegler
- discussione seminariale
- esercitazione
- giro di valutazione dell'incontro
- attribuzione compiti
2.2.4. Sesto incontro: "L'obbedienza non e' piu' una virtu'"
- giro di presentazione e verifica compiti svolti
- illustrazione riassuntiva delle lezioni e delle esercitazioni svolte nel ciclo
- presentazione e lettura di testi: di Eduardo Galeano, Lorenzo Milani, Sofocle
- dibattito
- esercitazione
- giro di valutazione dell'incontro
- attribuzione compiti
2.3. Febbraio
Terzo ciclo di incontri: la proposta della nonviolenza
Riflessione etica, azione collettiva e principio responsabilita'
2.3.1. Settimo incontro: la riflessione etica contemporanea
- giro di presentazione e verifica compiti svolti
- presentazione e lettura di testi: di Ingeborg Bachmann, Emmanuel Levinas, Simone Weil
- discussione seminariale
- esercitazione
- giro di valutazione dell'incontro
- attribuzione compiti
2.3.2. Ottavo incontro: azione collettiva e principio responsabilita'
- giro di presentazione e verifica compiti svolti
- presentazione e lettura di testi: di Bertolt Brecht, Albert Camus, Hans Jonas
- discussione seminariale
- esercitazione
- giro di valutazione dell'incontro
- attribuzione compiti
2.3.3. Nono incontro: la nonviolenza come insieme di valori e di tecniche
- giro di presentazione e verifica compiti svolti
- presentazione e lettura di testi: di Aldo Capitini, Giuliano Pontara, Gene Sharp
- discussione seminariale
- esercitazione
- giro di valutazione dell'incontro
- attribuzione compiti
2.3.4. Decimo incontro: la nonviolenza come strategia e come progetto
- giro di presentazione e verifica compiti svolti
- illustrazione riassuntiva delle lezioni e delle esercitazioni svolte nel ciclo
- presentazione e lettura di testi: di Danilo Dolci, Jean Marie Muller, Alessandro Zanotelli
- dibattito
- esercitazione
- giro di valutazione dell'incontro
- attribuzione compiti
2.4. Prima meta' di marzo
Quarto ciclo di incontri: sperimentare la democrazia
La gestione dei conflitti e le tecniche deliberative nonviolente
2.4.1.Undicesimo incontro: la gestione dei conflitti
- giro di presentazione e verifica compiti svolti
- presentazione e lettura di testi: di Mohandas Gandhi, Vangelo secondo Giovanni, Virginia Woolf
- discussione seminariale
- esercitazione
- giro di valutazione dell'incontro
- attribuzione compiti
2.4.2. Dodicesimo incontro: le tecniche deliberative nonviolente
- giro di presentazione e verifica compiti svolti
- presentazione e sperimentazione del metodo del consenso
- analisi della proposta di griglia per l'autovalutazione
- discussione
- analisi della proposta di schema della relazione conclusiva
- discussione
- giro di valutazione dell'incontro
- attribuzione compiti
2.5. Seconda meta' di marzo
Incontri finali di autovalutazione e verifica
2.5.1. Tredicesimo incontro: incontro di autovalutazione del corso
- giro di presentazione e verifica compiti svolti
- stesura collegiale della relazione conclusiva del corso
- giro di valutazione dell'incontro
2.5.2. Quattordicesimo incontro: incontro di approvazione della relazione conclusiva e di verifica
- giro di presentazione
- illustrazione della relazione conclusiva
- dibattito
- approvazione della relazione conclusiva
- giro di valutazione dell'incontro e congedo.
10. JOHANN WOLFGANG GOETHE: IL CANTO DI LINCEO
Nell'atto quinto della seconda parte del Faust la drammatica scena della "notte profonda" si apre con il canto di Linceo, di vedetta dalla torre del castello, di una felicita' ed un mistero che abbagliano.
In una canzone di Bob Dylan nell'esecuzione di Jimi Hendrix e' evocata una situazione analoga (ed insieme disperatamente diversa, ed analoga appunto per questo), e vibra una emozione ugualmente intensa: si tratta, naturalmente, di All along the watchtower.
Linceo e' anche, va da se', un ennesimo autoritratto di Goethe, ma e' anche un si' alla vita e alla bellezza e all'umanita' che commuove come l'onda schilleriana di An die Freude che irrompe nel quarto movimento della nona sinfonia di Beethoven.
Il Faust, ahinoi, va letto in tedesco. E letta in tedesco questa lirica e' magnifica. Ai nostri lettori ne proponiamo due versioni italiane che per motivi diversi - di cui qui adesso non mette conto dire - particolarmente ci piacciono...
11. MIGUEL DE CERVANTES: UN GIUDIZIO DI SANCHO PANZA
[Il testo seguente e' estratto dalla seconda parte del Chisciotte, e precisamente dal capitolo LI, "Di come procedeva il governo di Sancho Panza, e di altri eventi davvero interessanti": ivi per una burla a don Chisciotte e a Sancho, a costui viene attribuito il governo di un'isola (che poi non e' un'isola, va da se') e la responsabilita' di amministrarvi la giustizia, imponendogli altresi' di consumare ben magri pasti con la motivazione "che i cibi scarsi e delicati avvivano l'ingegno; il che era la cosa piu' importante per le persone rivestite di comando e di alte cariche, in cui si deve far uso non tanto delle forze fisiche quanto di quelle dell'intelletto". A Sancho viene sottoposto il caso di seguito descritto, affinche' egli giudichi.
Questo testo e' stato oggetto di una esercitazione nell'ambito dell'incontro del 20 dicembre 2000 del corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di Orte. Ai corsisti, divisi in gruppi di cinque persone, e' stata presentata la situazione che il testo descrive, ed e' stato chiesto di risolvere il problema. Solo dopo che ogni gruppo aveva formulato una soluzione e che tutti i portavoce avevano riferito, e' stato letto il testo e quindi resa nota e brevemente commentata la soluzione data da Sancho Panza, dopo della qual cosa i gruppi sono stati ricomposti per una ulteriore riflessione su quella soluzione, e dopo che i portavoce hanno nuovamente riferito e' seguita ancora una breve riflessione comune di tutti i partecipanti.
Quello che a prima vista pare essere un mero paradosso logico, ed in quanto tale irresolubile, si rivela essere invece un problema morale (il problema morale per eccellenza, il problema morale terribile: decidere della vita di un uomo), ed in quanto tale risolvibile alla luce di una scelta di valore: la "misericordia", dice Sancho. E' un brano che ad ogni rilettura ci procura una rinnovata intensa commozione (ma lo stesso vale per tutto il Chisciotte).
Su Cervantes per un primo accostamento cfr. Franco Meregalli, Introduzione a Cervantes, Laterza, Roma-Bari 1991; segnaliamo anche l'interessante saggio di Rosa Rossi, Ascoltare Cervantes, Editori Riuniti, Roma 1987. In italiano e' disponibile una buona traduzione completa di Cervantes, Tutte le opere, 2 voll., Mursia, Milano, 1972, 1978 (a cura di Franco Meregalli); ivi la traduzione del Chisciotte e' di Letizia Falzone, ed e' la traduzione da noi seguita (abbiamo proceduto ad un sommario riscontro sul testo spagnolo, ma non abbiamo ritenuto di darne una nuova traduzione nostra).
Sul Chisciotte per un primo avvio cfr. l'antologia di saggi critici di AA. VV., a cura di Giuliana Di Febo e Rosa Rossi, Interpretazioni di Cervantes, Savelli, Roma 1976, con testi di Hegel, Heine, Marx, Unamuno, Lorenzo, Lukacs, Sklovskij, Castro, Foucault, Vilar, Mann, Salinas, Borges, Guevara; segnaliamo anche almeno l'intero capolavoro di Unamuno, le Meditaciones di Ortega, e il fondamentale confronto tra il Don Chisciotte di Cervantes e Il castello di Kafka di Marthe Robert, L'antico e il nuovo, Rizzoli, Milano 1969; ma fermiamoci qui]
Con queste sofisticherie Sancho pativa la fame; e tale che in cuor suo malediceva il governo, e anche chi gliel'aveva dato; eppure, nonostante la fame e la marmellata, quel giorno attese a fare il giudice, e la prima cosa che gli occorse fu una domanda rivoltagli da un forestiero, in presenza del maggiordomo e degli altri che lo accompagnavano; cioe' questa:
"Signore, un grosso fiume divideva i confini d'una stessa proprieta'... e stia bene attenta la signoria vostra, perche' il caso e' importante e alquanto difficile. Dico, dunque, che su questo fiume c'era un ponte e, in capo ad esso, una forca e una specie di tribunale, dove di solito stavano quattro giudici che applicavano la legge imposta dal padrone del fiume, del ponte e della proprieta', che era redatta in questa forma: 'Se qualcuno vorra' passare da una parte all'altra per questo ponte, deve prima dichiarare con giuramento dove e a quale scopo va; e se giurera' il vero, lo si lasci passare; ma se dicesse il falso muoia, a causa di cio', impiccato sulla forca che li' si vede, senza alcuna remissione'. Conosciuta questa legge e la sua rigorosa condizione, molti passavano perche' subito, in cio' che giuravano, si riscontrava che avevano detto la verita' e i giudici li lasciavano passare liberamente. Ora avvenne che un tale da cui si prendeva il giuramento disse, cio' facendo, che in virtu' del giuramento che prestava, andava a morire su quella forca la' e non per altro. I giudici rifletterono su tale giuramento e dissero: 'Se lasciamo che quest'uomo passi liberamente, ha giurato il falso, e, secondo la legge, deve morire; ma se l'impicchiamo, egli ha giurato che andava a morire su quella forca e, avendo giurato il vero, per la stessa legge deve esser libero'. Si chiede alla signoria vostra, signor governatore, che cosa i giudici devono fare di quest'uomo; perche' fino a questo momento sono ancora dubbiosi e perplessi. E, avendo avuto notizia dell'acuto ed elevato intelletto della signoria vostra, hanno mandato me a supplicarla da parte loro di dare il suo parere in tanto intricato e dubbio caso".
Al che Sancho rispose:
"Per certo quei signori giudici che vi mandano da me se lo potevano risparmiare, perche' io sono un uomo che ha piu' di tondo che di acuto; ma, con tutto cio', ripetetemi un'altra volta la faccenda in modo che la capisca; forse potrei dare nel segno".
L'interrogante torno' a ripetere una e due volte ancora cio' che aveva detto prima, e Sancho disse:
"Secondo me, questa faccenda posso risolverla in due battute; cioe' cosi': quell'uomo giura che va a morire sulla forca, e se vi muore ha giurato la verita', e per la legge stabilita merita di esser libero e di passare il ponte; e se non l'impiccano ha giurato il falso, e per la stessa legge merita di essere impiccato".
"E' proprio come dice il signor governatore", confermo' il messaggero; "e, quanto al perfetto intendimento del caso, non si puo' desiderare di meglio ne' c'e' nulla da dubitare".
"Ora, dunque, io dico", replico' Sancho, "che di quest'uomo si lasci passare la parte che ha giurato la verita', e sia impiccata quella che ha detto il falso, e in questa maniera si adempira' letteralmente la condizione del passaggio".
"Allora, signor governatore", replico' l'interrogante, "sara' necessario che quest'uomo sia diviso in due parti, una menzognera e una veritiera; e se si divide deve morire per forza; pertanto non si consegue nulla di quel che esige la legge, mentre e' obbligo espresso che sia adempiuta".
"Sentite qua, signor buon uomo", rispose Sancho: "questo passeggero che dite, o io sono un bietolone o e' tanto giusto che muoia quanto che viva e passi il ponte; perche' se la verita' lo salva, la menzogna lo condanna ugualmente; ed essendo cosi' la cosa, com'e', sono del parere che diciate a quei signori i quali vi hanno mandato da me che, siccome le ragioni di condannarlo o assolverlo si bilanciano, lo lascino passare liberamente, perche' e' sempre piu' lodato far il bene che il male; e questo lo sottoscriverei col mio nome se sapessi firmare, ne' in questo caso ho parlato di mio, perche' m'e' venuto in mente un precetto, tra molti altri che mi diede il mio signor don Chisciotte la sera avanti che venissi a fare il governatore di quest'isola: e fu che quando la giustizia fosse in dubbio, propendessi e mi attenessi alla misericordia; e Dio ha voluto che ora me ne ricordassi, perche' in questo caso viene bene a proposito".
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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Numero 762 del 3 maggio 2013
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