Telegrammi. 1260



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1260 del 30 aprile 2013

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Alfio Pannega, che salvo' il Bullicame per Viterbo e per l'umanita'

2. In ricordo di Pio La Torre

3. Richie Havens

4. Un incontro di studio su Bertha von Suttner

5. Alcuni testi del mese di febbraio 2001 (parte prima)

6. A Genova la nonviolenza

7. Il Criticone e i lillipuziani

8. Parola di Rosicone: un pentalogo che finisce in amnesia

9. Una lettera agli amici suoi di Genova

10. L'almanacco dello Zuccarone: perche' nonviolenza si scrive nonviolenza

11. Programma del corso di educazione alla pace a Gubbio

12. Una presentazione di questo notiziario

13. La "Carta" del Movimento Nonviolento

14. Per saperne di piu'

 

1. MEMORIA. ALFIO PANNEGA, CHE SALVO' IL BULLICAME PER VITERBO E PER L'UMANITA'

 

Il 30 aprile 2010 Alfio Pannega ci lasciava.

Fino alla sua ultima ora impegnato nella lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani e in difesa della biosfera.

La lotta che aveva cominciato fin dalla piu' giovane eta': con l'opposizione al fascismo, con la militanza comunista per la liberazione dell'umanita', con la scelta della nonviolenza, con la sua fatica di proletario e la sua poesia di uomo libero e generoso, con la partecipazione fin dall'inizio all'esperienza del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", con l'impegno contro la guerra e contro il razzismo, con la lotta in difesa del Bulicame, con la lotta per il diritto di tutti alla casa, con la luminosa funzione educativa svolta nei confronti dei giovani e dei giovanissimi che lo hanno conosciuto e da lui - dal suo concreto esempio di vita oltre che dalle sue sapienti e appassionate parole - hanno appreso cosa sia la dignita' umana e l'umana solidarieta', cosa sia la Resistenza contro ogni menzogna ed ogni ingiustizia.

Fu tra i fondatori e i costanti animatori del comitato che ha salvato la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bulicame di dantesca memoria, Bulicame che una lobby affaristica di estrema destra voleva devastare irreversibilmente realizzando nel suo cuore un nocivo e distruttivo, illegale e insensato mega-aeroporto.

Era impegnato in questa lotta, e nella lotta per il diritto di tutti alla casa, quanto la morte lo colse.

Solo nel gennaio 2013 il Ministero dei Trasporti ha riconosciuto che il mega-aeroporto a Viterbo non poteva e non doveva essere realizzato. Alfio aveva quindi infine vinto. La sua lotta aveva dunque salvato il Bullicame per tutti i viterbesi e per l'umanita'.

Anche di questo gli siamo grati. Anche per questo lo ricordiamo come esempio vivente di come l'umanita' potrebbe e dovrebbe essere.

*

Il comitato che si e' opposto al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti

Viterbo, 29 aprile 2013

Il comitato che si e' opposto al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti ha promosso e guidato dal 2007 la vittoriosa mobilitazione popolare che ha difeso la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bulicame di dantesca memoria dalla minaccia di una illegale ed irreversibile devastazione. Il comitato e' animato da alcune delle piu' stimate personalita' dell'impegno morale e civile nell'Alto Lazio, come il professor Osvaldo Ercoli; portavoce del Comitato e' la dottoressa Antonella Litta; tra i suoi fondatori anche il compianto Alfio Pannega (1925-2010), luminoso maestro di dignita', simbolo indimenticabile della Viterbo popolare, antifascista e solidale.

 

2. MEMORIA. IN RICORDO DI PIO LA TORRE

 

Il 30 aprile 1982 la mafia assassinava Pio La Torre.

Ma Pio La Torre vive ancora nelle lotte per la pace e per il pane, per il lavoro e per la dignita', contro i poteri criminali, contro lo sfruttamento, contro ogni menzogna e contro ogni oppressione.

Ogni volta che delle donne e degli uomini si levano a rivendicare giustizia e liberta', ogni volta che delle donne e degli uomini lottano per l'uguaglianza di diritti e per la verita', ogni volta che delle donne e degli uomini insorgono contro il male per affermare il bene comune e la solidarieta' che ogni essere umano raggiunge e l'intera biosfera difende, li' Pio La Torre vive ancora.

 

3. LUTTI. RICHIE HAVENS

 

Tutta l'energia di Woodstock si concentro' in quell'improvvisazione. E tutta la tristezza e tutta la speranza e tutta la gioia avvenire dell'umanita'.

 

4. INCONTRI. UN INCONTRO DI STUDIO SU BERTHA VON SUTTNER

 

Si e' svolto lunedi' 29 aprile 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sul tema: "Alle radici del movimento per la pace: la riflessione e l'azione di Bertha von Suttner".

*

Bertha von Suttner, 1843-1914, scrittrice, straordinaria militante pacifista, ricevette il premio Nobel per la pace nel 1905.

Opere di Bertha von Suttner: Giu' le armi, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1989; Abbasso le armi! Storia di una vita, Centro stampa Cavallermaggiore (Torino) 1996.

Opere su Bertha von Suttner: Nicola Sinopoli, Una donna per la pace, Fratelli Palombi, Roma 1986. Su Bertha von Suttner segnaliamo anche i testi di Marta Galli (comprensivo di un'utile sitografia) e di Rosangela Pesenti apparsi rispettivamente nei nn. 850 e 845 de "La nonviolenza e' in cammino", l'ampio saggio di Verdiana Grossi ripubblicato nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 306, la voce di Giancarla Codrignani nei "Telegrammi" n. 514.

Di seguito riportiamo un'epigrafe per Bertha von Suttner gia' apparsa anni fa sul notiziario "La nonviolenza e' in cammino":

 

Nessuno si puo' fare piu' illusioni:

occorre sceglier tra le armi e il pane

solo la pace salva vite umane

solo il disarmo ferma le uccisioni.

 

5. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI FEBBRAIO 2001 (PARTE PRIMA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di febbraio 2001.

 

6. A GENOVA LA NONVIOLENZA

 

Provo ad esprimere la mia opinione nel modo piu' sintetico possibile:

1. La contestazione del vertice del G8 a Genova deve essere rigorosamente nonviolenta: chi pensa di usare questa occasione per giocare alla guerriglia mettendo in pericolo l'incolumita' e le vite dei manifestanti, delle forze dell'ordine, delle altre persone casualmente presenti, e' un irresponsabile che non deve avere la nostra complciita', si fa scimmia della violenza del potere che ad un tempo presume contestare ed effettualmente riproduce e rafforza, la sua azione danneggia la lotta degli oppressi, aiuta gli oppressori, non giova alla chiarezza ed aggiunge male a male.

2. Chi ha gia' fatto la scelta di accostarsi alla nonviolenza non puo' permettersi di essere ambiguo: poiche' l'ambiguita' significa divenire complici della violenza dei potenti e delle loro scimmie (ingenue o astute che siano) ed evidenzia una subalternita' alla logica della violenza che e' proprio cio' contro cui dobbiamo in primo luogo lottare.

3. Occorre essere limpidi: se vogliamo difendere il diritto ad esistere, e ad una esistenza dignitosa, per tutta l'umanita' e quindi per ciascun essere umano, allora dobbiamo agire compiendo solo quegli atti che l'umanita' altrui non denegano; la nonviolenza e' rottura della complicita' con tutti i poteri oppressivi e facitori di male.

4. La nonviolenza e' lotta: ma quella specifica forma di lotta che ha a cuore l'esistenza di tutti; quella specifica forma di lotta che contrasta e ripudia la violenza dei potenti e si impone di non riprodurla; quella specifica forma di lotta che nel suo farsi istituisce rapporti responsabili e solidali, costruisce una societa' di liberi ed eguali fondata sul rispetto della vita e della dignita' di tutti gli esseri umani.

5. E dunque: chi vuole giocare alla guerriglia urbana ad uso delle telecamere e' un idiota o un mascalzone; e dunque, chi flirta con gli irresponsabili e' un irresponsabile anche lui; e dunque: agli amici della nonviolenza chiediamo di essere limpidi, di negare complicita' a tutte le violenze, di chiedere a tutti i manifestanti contro il vertice del G8 di attenersi a regole di condotta che salvaguardino l'incolumita' di tutti.

 

7. IL CRITICONE E I LILLIPUZIANI

[Dal devotissimo nostro burbero e dispeptico amico e compagno di vicissitudini riceviamo e volentieri pubblichiamo]

 

Direttore mio amabile,

discutiamo con asprezza di cio' che ci sta a cuore.

L'interessante ed apprezzabile, anche se logorroico e burocratico, documento che di sopra viene riprodotto, il testo "Una riflessione sulle strategie lillipuziane di mobilitazione" del Tavolo Intercampagne promotore della Rete di Lilliput, mi pare rechi ancora le tracce - linguistiche e concettuali - di ambiguita' e subalternita' originarie ed a mio modesto avviso inaccettabili, ma documenti altresi' come si cominci, sia pure a fatica e con attrito e detriti, anche nel discorso comune e nel ragionamento condiviso da parte dei suoi estensori a muoversi con sempre minori reticenze e con sempre maggiore sicurezza nella direzione della piena limpidezza e coerenza di ragionamento e di condotta, cioe' del rigore intellettuale e morale: limpidezza, coerenza, rigore che sono programma, aspirazione, promessa e speranza della rete lillipuziana, cui va il nostro affetto e la nostra stima, di noi eterni brontoloni, per quanto la sua riflessione e la sua pratica possa essere ancora ai nostri occhi ingenua ed approssimativa ed in certi tratti sgradevolmente machiavellica e stenterella.

Se la Rete di Lilliput, e quindi il Tavolo Intercampagne che (diciamolo in modo antipatico, ma cerchiamo di essere espliciti) ne e' una sorta di livello direttivo di fatto, nel suo programma fondamentale ha posto, per fortuna e con sommo nostro sollievo, la scelta della nonviolenza, come effettivamente ha esplicitamente e solennemente dichiarato, allora non e' ammissibile per nessuno dei soggetti coinvolti in tale esperienza e programma continuare in atteggiamenti ambigui e conniventi con l'uso della violenza da qualunque soggetto agita nel corso delle iniziative e riflessioni in cui Rete e Tavolo sono coinvolti o peggio nel corpo stesso di Tavolo e Rete.

Chiediamo a tutti di essere sinceri con se stessi: la scelta della nonviolenza deve essere una scelta libera, meditata, pienamente consapevole (e naturalmente anche revocabile qualora si mutasse pensiero), ma se la si fa, e finche' la si mantiene e dunque la si dichiara, deve essere una scelta impegnativa ed intransigente; a questo mondo ci sono gia' troppi mistificatori ed irresponsabili.

Cosicche' la scelta della nonviolenza implica che la critica alla violenza non e' di carattere tattico o strategico o organizzativo, e non e' subordinata all'efficacia ed alla realpolitik: la scelta della nonviolenza o e' di principio o non e'. Crediamo che certe ipocrisie debbano essere rigettate, certe ambiguita' debbano cessare, un uso menzognero delle parole e dei concetti smascherato e ripudiato, e soprattutto la subalternita' di molti ai violentisti e violentatori debba essere denunciata e sconfitta.

Chi scrive queste righe per ragioni anagrafiche e per storia personale ha conosciuto gli anni del sangue per le strade, e credeva allora e crede tuttora che a quell'orrore nessuno deve essere corrivo, a nessuno deve essere consentito di spaccar teste, a nessuno deve essere permesso di impancarsi a boia, a nessuno concesso di usare violenza nelle altrui carni e menti; di vendicatori mascherati e di guerrieri comunque dipinti non vi e' nessun bisogno; di fascisti e stalinisti, di bombaroli e sprangatori, di energumeni da rissa e di sacerdoti del sacrificio ve ne sono stati e ve ne sono gia' troppi, e contro di essi, come contro tutti gli eserciti e tutte le guerre e tutti i poteri della violenza e della disumanizzazione occorre lottare, lottare appunto in modo rigorosamente nonviolento, rompendo ogni complicita', uscendo da ogni subalternita', ripudiando e contrastando ogni violenza.

Mi sembra che sia pur timidamente, Tavolo Intercampagne e Rete Lilliput queste cose abbiano cominciato a dirle con sempre maggior nettezza, con sempre minor titubanza: bene, avanti.

E ci si passi l'asprezza del nostro dire: di cio' che ci sta a cuore discutiamo con franchezza.

Direttore mio amabile, mi creda il suo devotissimo

Criticone

 

8. PAROLA DI ROSICONE: UN PENTALOGO CHE FINISCE IN AMNESIA

[Nel dibattito sulle forme di lotta nonviolente di contestazione del vertice del G8 a Genova, e dintorni, riceviamo e volentieri pubblichiamo questo ennesimo predicozzo]

 

Sor direttor mio bello,

leggendo di questa discussione sul "quid agendum" genovese, mi aggraderebbe dire - nella modesta forma di cinque postille cinque - anche l'opinion mia. E cosi' sia, perdinci.

1. La guerra, e quella forma cristallizzata e cronicizzata di essa che e' l'imperialismo (ho sempre trovato un po' ipocrita chiamarlo "globalizzazione", "neoliberismo" o con simili pseudonimi, quasi che anche noi avessimo paura di usare questo termine che ci viene da una grande tradizione di lotta contro l'inumano che tutti ci opprime), o si contrasta davvero, concretamente e non solo simbolicamente, oppure se ne e' complici; e la violenza o si contrasta ripudiandola del tutto, o la si riproduce. L'unica forma di lotta concreta e coerente contro la violenza della guerra e dell'imperialismo e' la nonviolenza. Chi, dopo Auschwitz ed Hiroshima, vuol ancora giocare al piccolo Napoleone, gia' per questo e' complice della violenza imperiale, la riproduce e col suo stesso agire prefigura una societa' oppressiva, omologata all'orrore presente, incapace di futuro, divoratrice di carne umana.

2. Sono contro il farsi del male gratis: nella mia lingua si chiama masochismo.

3. Sono contro i nipotini di Talleyrand (quelli che "la parola serve a mascherare il pensiero"); vorrei che si usassero le parole per farsi capire e non per confondere gli altri. Chi usa la menzogna disprezza la dignita' altrui. Chi inganna un altro essere umano lo denega nella sua qualificazione decisiva: l'intelligenza; ed ha quindi gia' cominciato ad ucciderlo.

4. Una cosa e' scegliere la nonviolenza, altra cosa e' il mero usare le tecniche della nonviolenza: anche i peggiori criminali hanno talora usato le tecniche della nonviolenza, poiche' chiunque puo' usarle, ma il fatto di usarle non qualifica in senso nonviolento chi le usa. La scelta della nonviolenza e' un'altra cosa, ben piu' impegnativa. (Poi, e' ovvio, e' comunque sempre assolutamente preferibile che nei conflitti si usino le tecniche nonviolente anche da parte dei non nonviolenti, perche' cosi' ci si fa meno male tutti; ed e' bene che tutti siano formati e addestrati a queste tecniche; ma e' necessario non confondere tra un uso strumentale di tecniche, e la persuasa adesione a una scelta di valore: morale, o anche politica).

5. C'era un'altra cosa importante che volevo dire, ma l'ho dimenticata mentre scrivevo. L'aggiunga il lettore, e grazie.

Sor direttore mio e lettori belli,

sono e mi sottoscrivo servitor suo e vostro obbedientissimo

Rosicone

 

9. UNA LETTERA AGLI AMICI SUOI DI GENOVA

 

Cari amici,

tardo e lento e plantigrado come sono, continuo a non vederci chiaro.

La contestazione al vertice del G8, contestazione giusta e necessaria, deve essere nonviolenta.

Ma non per motivi tattici o strategici o di furbizia o di opportunismo. E non di una nonviolenza accettata obtorto collo, e designata dai maestri di doppiezza come "pragmatica" (dopo aver smascherato, decenni orsono, la non neutralita' della scienza, c'e' ancora qualcuno che crede all'ideologia della neutralita' al punto da applicarla addirittura alla nonviolenza?). No.

Deve essere nonviolenta per convinzione intima, per chiarezza di ragionamento, per coerenza di condotta, per amore di verita'; perche' non lotta per la liberazione dell'umanita' chi pensa di poter usare violenza ad altri, ovvero di poter denegare l'umanita' nella persona del suo avversario o piu' banalmente della persona diversa da se'.

Deve essere nonviolenta perche' solo con la scelta e la forza della nonviolenza ci possiamo opporre in modo limpido e coerente, e quindi efficace, alla violenza dei poteri che stanno portando il mondo alla catastrofe.

Leggo alcuni dei materiali che circolano nella rete telematica. Vedo ancora una gran confusione, vedo ancora reticenze e ambiguita'. Vedo ancora nomi e sigle fin autorevolissime che non dicono una parola chiara, ma nuotano nell'equivoco. Non mi piace, me ne cruccio.

Vorrei dare una mano a chi senza timidezze usa questa calda ed esatta parola, questo nitido e saldo concetto: nonviolenza; vorrei dare una mano a coloro che senza imbarazzi la pongono come discriminante al nostro agire; vorrei dare una mano a quelle ed a quelli che sanno che a fare le scimmie dei potenti e dei prepotenti si diventa come loro, che sanno che il male compiuto e' irreversibile, che sanno che la solidarieta' o e' onesta o non e'; che sanno che la dignita' umana o viene affermata per tutti gli esseri umani o e' annichilita alla radice.

Ma il solo aiuto che riesco a darvi e' questo: di chiedervi, dal profondo del cuore, di vincolare tutti i manifestanti che prenderanno parte alle iniziative da voi tutti a Genova promosse ad assumere almeno in quelle circostanze una condotta rigorosamente nonviolenta.

Di dirla e scriverla questa parola, questa scelta, questo discrimine che e' anche un segno di speranza  e un invito ad una piu' limpida lotta (lotta anche interiore, intima, poiche' ogni essere umano e' una particola dell'umanita', e la lotta contro l'oppressione e' anche lotta entro noi stessi), nei vostri appelli ed incontri e programmi.

Finche' si continuera' a parlare di azioni dirette senza specificare che devono essere nonviolente; finche' si continuera' a parlare genericamente ed evasivamente di iniziative "pacifiche e non violente" e non si dice invece precisamente "nonviolente" (che come e' noto esprime ben altra scelta e ben piu' impegnativo concetto rispetto all'incerta debole formula "non violente" aperta ad ogni fraintendimento), si resta nell'equivoco, e forse nella pusillanimita', e si corre follemente il rischio di essere promotori di occasioni in cui a chi vi si trovi possa accadere di subire e commettere cose indegne e temibili.

Porre la discriminante della scelta nonviolenta apre alla possibilita' di una comunicazione chiara e persuasiva; apre alla possibilita' di una partecipazione piu' ampia e piu' serena e quindi piu' forte, decisa, veritiera; apre alla possibilita' di far valere gli argomenti rispetto alle grida; apre alla possibilita' di far crescere un movimento umanizzante nel suo stesso agire; apre alla possibilita' di una resistenza e una lotta piu' nitide e piu' incisive.

Apre alla coerenza tra mezzi e fini, tra l'obiettivo ideale e l'agire concreto.

E della violenza del potere tutto ripudia; della violenza dei potenti smaschera e rigetta l'orrore e il contagio; ed insieme dimostra che essa non e' fatale, non e' ineluttabile. Ne contesta radicalmente l'egemonia.

E dimostra quindi che ci sono alternative, immediatamente praticabili, per un'umanita' di liberi ed eguali, ed eguali perche' diversi; che ci sono alternative di lotta e di costruzione di rapporti disalienati, alternative che qui e adesso sono figura ed esempio, appello e sperimentazione, di relazioni sociali e forme politiche degne dell'umanita'.

Rispetto a questa prospettiva, che ridicolaggine e bestialita' diventano le sassaiole o gli sfondamenti di cordoni per raschiare trenta secondi di immagini sui telegiornali. Che scempiaggine e che crimine le molotov e le randellate. Che bestemmia le furberie di tutti i falsificatori e i soverchiatori, di quelli di regime e di quelli di movimento.

La nonviolenza e' in cammino, ed e' la rivoluzione interiore e collettiva, la "metanoia" personale e sociale che ci chiama all'ascolto, all'illimpidimento, all'impegno; alla responsabilita' tematizzata da Emmanuel Levinas e da Hans Jonas: che a Genova si possa fare tutti un passo in avanti: con rigore di ragionamento, con coerenza di comportamenti; consapevoli del rapporto che vi e' tra mezzi e fini: che e' quello tra il seme e la pianta.

Un abbraccio.

 

10. L'ALMANACCO DELLO ZUCCARONE: PERCHE' NONVIOLENZA SI SCRIVE NONVIOLENZA

[Dal nostro puntiglioso filologo riceviamo e volentieri pubblichiamo]

 

Caro direttore,

sul quotidiano "Il manifesto" la manchette che ieri annunciava il convegno su "La sinistra e la nonviolenza" (convegno, che si preannuncia di grande interesse, che avra' luogo in Roma martedi 13 febbraio e di cui il prestigioso giornale e' uno dei promotori) per designare il movimento fondato da Capitini scrive, ohibo', "movimento non violento" invece che "Movimento Nonviolento".

Ora, chiunque vuole occuparsi di nonviolenza sa che questa parola (coniata da Capitini) designa non la mera e banale assenza di violenza, ma la lotta contro la violenza: l'opposizione alla violenza e l'adesione alla verita', unendo i campi semantici dei due termini gandhiani di ahimsa e satyagraha. Cosicche' l'aggettivo "nonviolento" da essa derivante e' ben altra cosa che "non violento"; e quando parliamo del Movimento Nonviolento intendiamo una esperienza specifica (e, mi sia consentito, di peculiare carattere e cospicuo valore), laddove un generico "movimento non violento" potrebbe indicare qualunque aggregato umano che agisce per fini che non siano l'infliggere lesioni, dal circolo filatelico alla gilda dei buongustai.

Una prova in piu' della necessita' che la sinistra anche meno barbara cominci perlomeno ad informarsi di cosa la nonviolenza sia, e quali siano le sue esperienze, almeno le piu' rilevanti. Scoprirebbe che dopo Auschwitz ed Hiroshima l'aggiunta nonviolenta e' indispensabile per un impegno ispirato all'uguaglianza e alla dignita' di tutti gli esseri umani, cosa che molti militanti della sinistra di base hanno capito da soli da un bel po' di tempo.

Seguiti, la prego, a considerarmi il suo affezionatissimo

Zuccarone

 

11. PROGRAMMA DEL CORSO DI EDUCAZIONE ALLA PACE A GUBBIO

[Inizia venerdi 16 febbraio a Gubbio presso l'Istituto Tecnico Industriale Sperimentale un corso di educazione alla pace; riportiamo di seguito un ampio estratto del programma]

 

Progetto di corso di educazione alla pace rivolto a studenti e insegnanti delle scuole medie superiori di Gubbio ed aperto a tutti gli uditori interessati, articolato in 6 incontri, di cui 5 incontri di studio ed esercitazioni, ed un incontro di autovalutazione.

*

Parte prima: una necessaria premessa

Perche' un corso di educazione alla pace?

1. Quando parliamo di pace di cosa stiamo parlando?

La risposta non e' semplice, ed il corso che qui si propone intende rendere consapevoli della complessita' e delle difficolta' del concetto di pace, ed a maggior ragione della difficolta' di costruire la pace in un mondo in cui pressoche' tutti i poteri vigenti si dichiarano per la pace ed insieme usano la violenza, l'ingiustizia, la guerra per opprimere, sfruttare, eliminare gli "altri".

Nello stesso tempo costruire la pace e' necessario ed urgente poiche' i poteri dominanti attuali (economici, politici, militari, ideologico-mediali...) stanno distruggendo non solo un numero enorme di vite umane con le guerre, l'ingiustizia, la fame, la contaminazione dell'ambiente; ma stanno altresi' devastando e degradando irreversibilmente la biosfera ad un ritmo tale che se l'attuale "modello di sviluppo" non viene urgentemente, profondamente e radicalmente modificato e' ragionevole temere la distruzione della civilta' umana cosi' come noi l'abbiamo conosciuta e la desertificazione e contaminazione di una parte notevole della superficie del pianeta.

2. E quando parliamo di educazione alla pace di cosa stiamo parlando?

Se la pace e' cosa complessa e difficile ed insieme un impegno necessario ed urgente, l'educazione alla pace e' anch'essa tutt'altro che un semplice apprendere le buone maniere, o un elenco di banali precetti di buona condotta. L'educazione alla pace e' un impegno anch'esso insieme complesso, difficile e urgente. Ma e' altresi' un tema su cui ancora poca chiarezza vi e' tra gli stessi studiosi che da decenni se ne occupano in modo approfondito. Studiosi diversi e ugualmente autorevoli ne danno definizioni diverse e fin contraddittorie, e la confusione che vi e' intorno al suo stesso statuto e' ovviamente ancora piu' grande quanto ai metodi, ai curricoli, alle forme di organizzazione e valutazione.

Noi qui ci limitiamo a rilevare: a) che occorre formare alla pace, e che la scuola pubblica in quanto principale agenzia formativa della nostra societa' e del nostro ordinamento giuridico deve assumere tale impegno; b) che l'educazione alla pace non deve essere ne' "una materia in piu'", ne' un rozzo e precario collegamento trasversale tra le discipline curricolari, ma un approccio diverso e ulteriore e soprattutto - a questo stadio della riflessione e della pratica - un appello e una sperimentazione, che diversamente connetta i campi del sapere sussumendoli a un criterio e un impegno precisi, e proponga pertanto scelte metodologiche e percorsi di ricerca suoi propri.

3. La presente proposta di corso di educazione alla pace, valorizzando l'opportunita' data dai Piani dell'Offerta Formativa, intende formulare, sperimentare e verificare un percorso di ricerca (ad un tempo di metodo, di tecniche e di saperi; di relazioni e di contenuti) e di azione formativa atto anche a fornire alla sua conclusione piu' precise indicazioni per l'agire futuro.

*

Parte seconda: programma del corso

1.  Primo incontro: pensare la pace per costruire la pace (logica, comunicazione, esistenza, società).

Temi che verranno proposti nel primo incontro:

- il rigore logico come premessa per il rigore morale

- centralita' della comunicazione e teorie della conoscenza

- un approccio esistenziale

- un approccio sociologico

2. Secondo incontro: l'umanita' dopo Auschwitz (la storia).

Temi che verranno proposti nel secondo incontro:

- letture da Primo Levi

- lettura de "L'obbedienza non e' piu' una virtu'" di Lorenzo Milani

3. Terzo incontro: l'umanita' dopo Hiroshima (la scienza, la tecnologia).

Temi che verranno proposti nel terzo incontro:

- lettura de "Le tre verita' di Hiroshima" di Ernesto Balducci

- lettura delle "Tesi sull'eta' atomica" di Guenther Anders

4. Quarto incontro: il diritto e la dignita' umana (diritto, economia ed ecologia, etica).

Temi che verranno proposti nel quarto incontro:

- il diritto e la dignita' umana

- l'interazione sociale e la civile convivenza

- l'economia e l'ecologia

- la riflessione etica sul crinale apocalittico

- principio responsabilita' e azione collettiva

5. Quinto incontro: la nonviolenza.

Temi che verranno proposti nel quinto incontro:

- la nonviolenza come insieme di valori

- la nonviolenza come insieme di tecniche

- la nonviolenza come strategia e come progetto

- le tecniche deliberative nonviolente

6. Incontro di autovalutazione del corso

- stesura collegiale ed approvazione della relazione conclusiva del corso

*

Parte terza: proposta di calendario e questioni organizzative

1. Calendario

Si propone di iniziare il corso in febbraio.

- Incontri a cadenza settimanale di tre ore ciascuno;

- orario 14-17 (e con richiesta agli studenti frequentanti di puntualita' assoluta).

2. Partecipazione

Tutti gli incontri possono essere aperti a tutti gli interessati (che ovviamente devono rigidamente attenersi alle regole di condotta che valgono per i corsisti);

- se vi sono molte adesioni tra gli studenti e dopo le prime due lezioni la presenza media dovesse essere superiore a 40 persone, allora si potrebbero duplicare gli incontri facendo due gruppi.

- per gli studenti la partecipazione al corso vale ai fini dell'acquisizione del previsto credito formativo (per accedere al credito occorre aver preso parte ad almeno 4 lezioni effettive ed aver ottenuto un giudizio positivo nella relazione conclusiva);

- qualora ne venisse posta la richiesta eventualmente si potrebbe anche realizzare, in connessione al corso o in coincidenza con esso, una iniziativa ad hoc per gli insegnanti che possa valere come corso di aggiornamento;

- qualora lo si ritenesse opportuno da parte degli enti di servizio civile presenti nel territorio, il corso potrebbe essere utilizzato anche come corso di formazione per obiettori di coscienza in servizio civile.

3. Cosa e' richiesto ai partecipanti

A tutti i partecipanti e' richiesto:

- puntualita' assoluta e rispetto di orari e regole condivise;

- presentarsi muniti di un quaderno e una penna;

- un atto di fiducia nei confronti del coordinatore del corso in relazione all'ordine dei lavori ed alla scansione dei tempi, essendo il tempo assai limitato rispetto alla molteplicita' e densita' degli argomenti proposti.

4. Registro delle presenze e verbale degli incontri

Ovviamente si terra' un registro delle presenze ed un verbale degli incontri, verbale la cui stesura verra' affidata di settimana in settimana ad un diverso corsista.

5. Materiali di studio e pubblicizzazione

5.1. Il coordinatore-relatore mettera' a disposizione:

a) una copia di due testi di riferimento complessivi, da fotocopiare per distribuirli a tutti i partecipanti al corso;

b) una copia dei testi (dispense) che fungeranno da materiale di studio e di verifica di settimana in settimana, da fotocopiare per distribuirli a tutti i partecipanti al corso;

c) due comunicati-stampa per ogni settimana, uno precedente ed uno successivo all'incontro svoltosi nella settimana stessa, da diffondere via fax e via e-mail da parte della scuola e/o delle scuole e degli enti che organizzano-fruiscono-partecipano-patrocinano il corso;

d) il testo della relazione conclusiva, da fotocopiare per distribuirla a tutti i partecipanti al corso.

5.2. La scuola e/o le scuole e gli enti che organizzano-fruiscono-partecipano-patrocinano il corso garantiranno:

5.2.1. Quanto alla documentazione:

- le fotocopie per tutti i partecipanti del materiale messo a disposizione dal coordinatore-relatore (consistente nel programma, nei due testi di riferimento complessivi, nelle dispense che di volta in volta verranno diffuse e su cui saranno condotte le letture e le esercitazioni, nella relazione conclusiva);

5.2.2. Quanto alla pubblicizzazione:

- la diffusione via fax e via e-mail a tutti i mezzi d'informazione locali ed a quelli nazionali indicati dal coordinatore-relatore dei comunicati stampa relativi al corso ed alle singole lezioni;

- la realizzazione e distribuzione per affissione a livello cittadino e provinciale (nelle scuole, negli enti locali, nelle sedi delle istituzioni ed associazioni interessate) di un manifesto o locandina con il calendario del corso;

5.2.3. Quanto allo svolgimento degli incontri:

- un'aula capiente con possibilita' di disporre i tavoli (o banchi) in modo di fare un solo grande tavolo con tutti i partecipanti seduti intorno;

- disponibilita' di una lavagna luminosa con relativo schermo;

- presenza di un'unita' di personale nell'edificio in cui si tengono gli incontri che garantisca l'assistenza minima e la vigilanza dell'edificio durante gli incontri.

 

12. UNA PRESENTAZIONE DI QUESTO NOTIZIARIO

[Il testo seguente, di presentazione di questo nostro notiziario, e' apparso sul fascicolo di gennaio-febbraio 2001 di "Azione nonviolenta" (che ringraziamo per la generosa ospitalita')]

 

Per documentare, estendere, ed approfondire la riflessione e le iniziative viterbesi in preparazione della marcia Perugia-Assisi per la nonviolenza del 24 settembre 2000, il Centro di ricerca per la pace di Viterbo ha realizzato nelle settimane precedenti la marcia un notiziario quotidiano diffuso per e-mail dal titolo "In cammino verso Assisi".

E per proseguire il comune ragionare dopo la marcia, e proporne gli esiti ad interlocutori ulteriori, e per cosi' dire continuare il cammino lungo le prospettive tracciate dal programma della marcia e dagli interventi in essa pronunciati, ha successivamente impreso a pubblicare un notiziario quotidiano, prosecuzione del precedente, con il titolo "La nonviolenza e' in cammino", che viene inviato per e-mail a diversi movimenti, istituzioni, mezzi d'informazione ed a tutti coloro, singoli e  gruppi, che ne fanno richiesta.

Ogni fascicolo ha dalle 15 alle 20 pagine di solo testo, e reca materiali vari: estratti da testi di autori classici della nonviolenza e dell'impegno per la pace e i diritti umani; interventi originali di testimonianza, di dibattito e di approfondimento; schede informative, comunicati e segnalazioni varie.

Ha destinatari diversi e diverse funzioni; schematizzando:

a) far conoscere la nonviolenza a interlocutori che non la conoscono affatto o che ne hanno una nozione superficiale, stereotipata, se non addirittura banalizzata e fin caricaturale;

b) far conoscere a chi gia' si e' accostato alla nonviolenza, altre riflessioni ed esperienze che possano arricchirne la strumentazione teorica e pratica, il dibattito e le iniziative;

c) ospitare un confronto a piu' voci su molte questioni (la nonviolenza e' un campo di ricerche vasto ed aperto);

d) segnalare e sostenere appelli e iniziative;

e) contribuire all'incontro degli amici della nonviolenza ed a fare della nonviolenza organizzata un soggetto politico, ed una cultura politica, in grado di essere egemone nel discorso pubblico, e di mutare, su cruciali questioni ed in forme e in tempi verificabili, la gestione della cosa pubblica, della produzione e riproduzione sociale, della vita quotidiana.

E' forse superfluo rilevare che la redazione non ha la pretesa di dare risposte o di indicare rotte, non detiene verita' e non dispensa dogmi o ricette o patenti, semplicemente mette a disposizione dei materiali, documenta esperienze e riflessioni, propone un dibattito che valorizzi la polifonia, la pluralita' delle vie, delle visioni, delle esperienze. Della nonviolenza abbiamo e proponiamo una nozione aperta, sperimentale, non dogmatica, non autoritaria. Che poi anche chi redige materialmente il notiziario abbia le sue radicate convinzioni, questo e' naturale; ma l'intenzione e' quella di promuovere il dialogo, la capacita' di ascolto, l'attenzione all'altro da se' e la responsabilita'.

Sebbene diffuso per e-mail, "La nonviolenza e' in cammino" e' redatto in una forma non tipica delle cose che prevalentemente circolano nella rete telematica, ed ha piuttosto le caratteristiche del notiziario cartaceo, del giornale tradizionale: scorrendo i cui titoli il destinatario decide se e cosa meriti di essere letto tra quanto il fascicolo del giorno propone.

Come sempre accade, e' una esperienza nata dalla spinta e l'intreccio di una motivazione immediata ed un vecchio convincimento.

La motivazione immediata: contribuire al cammino ulteriore della marcia del 24 settembre e del programma da essa proposto; programma di cui "Azione nonviolenta" ha gia' dato notizia ampia ed accurata cosicche' non occorre riassumerlo qui.

Il vecchio convincimento: che la nonviolenza costituisca un campo di ricerche, di proposte e di pratiche cosi' ampio, ricco ed evoluto, tale da meritare un dibattito ed una presenza informativa con periodicita' quotidiana. Cosa che si potrebbe anche dire diversamente: che la nonviolenza e' una proposta di pensiero e di azione cosi' benefica e necessaria che occorre diffonderla con costanza ed estensione tali da progressivamente raggiungere i molti (tendenzialmente: i tutti) che ad essa aderirebbero con tutto il cuore se solo ne avessero adeguata notizia, tale che consentisse loro di percepire e verificare che essa e' ad un tempo energica e creativa, coerente e concreta, limpida ed efficace, ed ha gia' saputo condurre esperienze e riflessioni memorabili, e promuovere e vincere lotte eroiche, contrastando e sconfiggendo ingiustizie ed oppressioni, e producendo esiti e costruendo cambiamenti di fondamentale importanza. Un notiziario quotidiano che si affianchi alle voci storiche ed alle numerose pubblicazioni di vario genere gia' esistenti, puo' costituire uno strumento in piu' per l'informazione, la sensibilizzazione, la discussione, la ricerca, la documentazione.

Per ricevere il notiziario e' sufficiente richiederlo alla redazione indicando un indirizzo di posta elettronica a cui inviarlo.

La redazione e' presso il Centro di ricerca per la pace, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

14. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1260 del 30 aprile 2013

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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