Archivi. 138



 

==================================

ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

==================================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 138 del 15 marzo 2013

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di marzo 2006

2. Leo Sassicaldi: Una dichiarazione di voto

3. Eutichio Silvestroni: Una dichiarazione di voto

4. Scandalosa la solita omissione, penosa la solita ambiguita'

5. Il ritorno di Ippocrate

6. Riccardo Luigi Pitocante: Una dichiarazione di voto

7. Gontardo Scardanelli: Una dichiarazione di voto

8. Per Israele e per la Palestina

9. Aristarco Bacchettoni: Una dichiarazione di voto

10. Fortunato Delistrazzi: Una dichiarazione di voto

11. Due postille

12. I digrignamenti di Bofonchione

13. Nico Accidiosi: Ancora su questa giraffa

14. Tom

15. Dallo stupidario di Bietolone

16. Giobbe Santabarbara: E' schene' tu theu'. Una lettura laica di Apocalisse, 21, 3

17. Cinque truci pensieri del vecchio Scarpante

18. Intorno al fuoco

19. Anna Moffo

20. Anna Moffo

21. Oggi a Roma

22. Movimento per la pace, un esame di coscienza

23. "Ghe diro' 'na paroleta che ghe resti dopo el vin"

24. Rachel Corrie

25. La regola delle regole

26. Dove

27. Auguri a Renato Solmi, per i suoi 79 anni

28. Tzvetan Todorov

29. Una dichiarazione di voto

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI MARZO 2006

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di marzo 2006.

 

2. LEO SASSICALDI: UNA DICHIARAZIONE DI VOTO

 

Alle prossime elezioni politiche andro' a votare per difendere la legalita' costituzionale, della Costituzione figlia della Resistenza e della Liberazione dal nazifascismo.

Costituzione, Resistenza, Liberazione: quali brutte parole so ancora dire. Alle prossime elezioni andro' a votare anche per poterle dire ancora senza dover temere per questo.

 

3. EUTICHIO SILVESTRONI: UNA DICHIARAZIONE DI VOTO

 

Tra la Costituzione di Ferruccio Parri e quella della P2, tra lo stato di diritto e il regime della televisione, tra la sovranita' popolare e l'asservimento a un imperatore, tra gli immortali principi dell'89 e l'alleanza dei razzisti dei neofascisti e dei mafiosi, c'e' bisogno di dire per cosa votero' alle prossime elezioni politiche?

 

4. SCANDALOSA LA SOLITA OMISSIONE, PENOSA LA SOLITA AMBIGUITA'

 

Ancora un appello per la pace, ancora una manifestazione per la pace, in cui scandalosamente si omette la parola, e la scelta, decisiva per poter davvero costruire la pace, per poter davvero contrastare la guerra, l'oppressione, la violenza.

Quella parola, quella scelta, e' la nonviolenza. Senza la quale tutto resta mera predicazione, inane, o peggio.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Pensare di potersi impegnare per la pace, e non assumere e dichiarare la nonviolenza come scelta teorica e pratica e come orizzonte concettuale e politico, e' illusorio e subalterno, e' complice della cultura e della prassi dei signori della guerra e del terrore, delle logiche della sopraffazione e della disumanizzazione che occorre contrastare, ma che e' possibile contrastare appunto solo facendo la scelta limpida e intransigente della nonviolenza.

*

A chi ci legge questo diciamo: di qui al 18 marzo 2006 facciamo in modo che le ambiguita' e le compromissioni delle burocrazie autoproclamate pacifiste (tuttora subalterne - e sovente per complicita' di casta o comunanza di interessi - ai politicanti bombardieri, squadristi e stragisti o degli stragisti laudatori e fin favoreggiatori), siano superate di slancio dalla forza della verita' delle donne e degli uomini di pace.

Facciamo in modo che il 18 marzo sia una giornata nel nome e nel segno della nonviolenza.

 

5. IL RITORNO DI IPPOCRATE

 

Diciamolo in parole semplici. La medicina ha come scopo di curare e salvare la vita delle persone. Non di ucciderle. Basterebbe ricordarsi di questo elementare principio per negare per sempre ogni complicita' da parte di ogni operatore sanitario alle pratiche della tortura e dell'omicidio. Ricordarsi del giuramento di Ippocrate: il resto viene da se'.

Ricordarsi di quell'antico principio: "Non uccidere". Il resto viene da se'.

 

6. RICCARDO LUIGI PITOCANTE: UNA DICHIARAZIONE DI VOTO

 

Alle prossime elezioni politiche andro' a votare contro chi vuole impormi la credenza che la mafia sia una simpatica combriccola con cui convivere, che picchiare e uccidere la gente sia gaio un gesto di esuberanza o una sportiva impresa, che nello scatenare guerre e terrorismo consista la civilta' e vi sia una benedizione, che le pratiche della corruzione e del saccheggio meritino di essere incluse nel novero delle belle arti, che fascismo e razzismo siano i segni distintivi del vero gentiluomo, e che gli asini volino.

In ossequio alla par condicio aggiungo che sugli asini volanti sarei anche disposto a discutere.

 

7. GONTARDO SCARDANELLI: UNA DICHIARAZIONE DI VOTO

 

Alle prossime elezioni politiche andro' a votare contro l'ordine mafioso, contro l'ordine ariano, contro l'ordine imperiale, contro l'ordine patriarcale.

Per un altro ordine, quello che seppero pensare Olympe de Gouges e Giacomo Leopardi, gli operai torinesi e con loro quel giovane che continua a vivere nei quaderni che Piero Sraffa salvo'.

Per antichi e nuovi, piu' profondi e piu' alti doveri, quei doveri che ogni persona facilmente puo' apprendere leggendo i tragici greci, o le Tre ghinee di Virginia Woolf, o l'autobiografia di Nelson Mandela.

Per la Costituzione della Repubblica Italiana come la scrissero le e i superstiti della seconda guerra mondiale, come la scrissero le donne e gli uomini che si erano opposte e opposti all'orrore e avevano sconfitto il nazifascismo.

Per un'umanita' di persone libere e responsabili, eguali in diritti, fraterne e sororali.

Alle prossime elezioni politiche andro' a votare per l'ideale di Guglielmo Jervis.

 

8. PER ISRAELE E PER LA PALESTINA

 

Giustamente il popolo palestinese rivendica il suo diritto a uno stato sovrano, indipendente, dotato di continuita' territoriale, ove vivere in liberta' e sicurezza.

E giustamente il popolo israeliano rivendica lo stesso diritto a vivere in liberta' e sicurezza nel suo stato.

Entrambi i popoli si sentono minacciati e oppressi: il popolo palestinese dalla brutale occupazione militare israeliana; il popolo israeliano dal terrorismo, dai regimi degli stati confinanti, dalle ideologie in Medio Oriente dominanti abbeveratesi all'eredita' hitleriana.

Il popolo palestinese ancora non ha veduto riconosciuto il suo diritto a un proprio stato; il popolo israeliano continua a sentire che il suo stato e' costantemente minacciato di distruzione.

Non si puo' essere solidali con il popolo palestnese se non si e' solidali con il popolo israeliano, e viceversa.

Non ci si puo' impegnare perche' nasca lo stato palestinese se non ci si impegna anche per difendere l'esistenza dello stato di Israele, e viceversa.

L'unica via e' la convivenza, il riconoscimento reciproco, l'impegno comune per la pace e la giustizia.

E a questo fine tutti i paesi del mondo dovrebbero impegnarsi: l'Europa in particolare, su cui pesa la vergogna del colonialismo, del razzismo, dei pogrom e della Shoah.

Aiutare due popoli e due stati; favorire la pace e la convivenza; contrastare ogni oppressione, ogni razzismo; riconoscere che una e' l'umanita'; opporsi a tutte le uccisioni.

 

9. ARISTARCO BACCHETTONI: UNA DICHIARAZIONE DI VOTO

 

Voglio dirlo in forma piana, in parole semplici.

Alle prossime elezioni politiche andro' a votare contro i delinquenti che usano del potere politico per depenalizzare i reati che hanno commesso in precedenza e procacciarsi cosi' l'impunita'; andro' a votare contro i ministri razzisti e istigatori all'omicidio; andro' a votare contro i rappresentanti e i manutengoli della mafia in parlamento; andro' a votare per difendere la legalita' costituzionale e lo stato di diritto.

Andro' a votare contro il regime della corruzione e dell'eversione.

 

10. FORTUNATO DELISTRAZZI: UNA DICHIARAZIONE DI VOTO

 

Per questo votero'.

Contro la riduzione del parlamento a una camarilla di cortigiani del principe.

Contro l'abolizione dell'indipendenza della magistratura.

Contro chi usa il potere esecutivo per far strame del diritto e della morale.

Contro chi pratica la sistematica menzogna come arte di governo e fondamento delle relazioni umane, contro chi ha fatto del razzismo un esplicito programma e infame una politica, contro chi si allea alla mafia e ad altri poteri assassini, occulti e palesi.

Per questo votero'.

Per la democrazia, per lo stato di diritto, per la dignita' umana.

 

11. DUE POSTILLE

 

La prima: la differenza tra credenti e non credenti, chiediamo venia, ci sembra di gran lunga meno essenziale rispetto alla questione per noi cruciale: quella tra violenza e nonviolenza, che ugualmente interpella tutti gli esseri umani quali che siano i loro convincimenti filosofici e/o religiosi.

Massime dopo Auschwitz ed Hiroshima, l'ammissione della violenza come mezzo di regolazione sociale e organizzazione politica ci sembra una scelta palesemente scellerata e catastrofica per l'umanita' intera; non solo alla luce della riflessione morale e politica, ma anche in base al piu' banale e gretto calcolo di convenienza, il piu' seccamente realistico e utilitario: scegliere di stoltissimamente continuare con l'ammissione dell'esercizio della violenza come criterio effettualmente principe (e conseguentemente - nel piu' atroce dei circoli viziosi - come prassi onnipervasiva) nelle relazioni umane, significa la distruzione dell'umanita' e del mondo.

Scegliere la nonviolenza e' il compito dell'ora per l'umanita' intera, per ogni persona, ciascuna a partire dal suo vissuto, dai suoi convincimenti, dalle sue credenze che se orentate al bene comune non possono che convergere verso il medesimo impegno di salvaguardia del mondo, di riconoscimento di umanita'.

*

La seconda: esprimiamo il piu' netto dissenso dalla proposta di sanzioni a Israele. E non solo.

Ci sembra che la strategia delle sanzioni dia esiti catastrofici ovunque. Invece di perseverare a proporla, anche nei confronti degli stati dominati da regimi fascisti, razzisti e assassini, crediamo che occorra mettere all'ordine del giorno una opposta strategia di incentivi alla scelta della pace e della democrazia, promuovendo la cooperazione dal basso, rafforzando la societa' civile, recando aiuti umanitari a tutti gli esseri umani, e a fortiori alle persone e alle comunita' che vivono in stati le cui politiche governative in quanto oppressive riteniamo siano da contrastare.

Crediamo cioe' che la comunita' internazionale degli stati e la societa' civile globale debbano porsi l'obiettivo di una strategia nonviolenta (per dirla con una locuzione ossimorica essendo il primo termine di essa inadeguato e obsoleto rispetto al novum concettuale e assiologico che la seconda parola veicola), quindi meglio: un progetto nonviolento, che a tutti i popoli, a tutti i paesi, a  tutti gli ordinamenti giuridici sappia esprimere una volonta' di concreto aiuto al diritto alla vita delle persone, un aiuto materiale che ipso facto faccia crescere fiducia reciproca tra le persone e i popoli, faccia crescere la democrazia, faccia crescere relazioni internazionali, interculturali e interdipendenti fondate sull'incontro, il dialogo, la cooperazione.

Una politica internazionale, sia degli organismi e delle agenzie internazionali, sia statuale tanto multilaterale quanto bilaterale, sia pubblica decentrata, sia associativa nelle piu' variegate forme, che si basi non su criteri punitivi (che reduplicano l'oppressione che le popolazioni vittime di regimi non democratici gia' subiscono) ma costruttivi: la solidarieta' e l'aiuto umanitario gratuito alle persone e ai popoli; una politica internazionale che si opponga a ogni guerra, a ogni riarmo, a ogni embargo, a ogni discriminzione e abbandono, e che invece promuova autentici e concreti aiuti umanitari a chi ne ha bisogno, e cosi' costruisca la pace e sconfigga ogni razzismo, ogni terrorismo, ogni forma di vessazione, di ignoranza, di pregiudizio.

Una politica internazionale nonviolenta, di una nonviolenza giuriscostituente.

Di quella nonviolenza politica e globale che, giusta l'espressione di Aldo Capitini, e' - essa si' - "il varco attuale della storia".

La nonviolenza in cammino di cui - se ci e' lecito concludere riaffermando questa nostra fondamentale persuasione - la piu' luminosa, concreta e coerente incarnazione storica autocosciente e' stata ed e' il movimento e la riflessione delle donne.

 

12. I DIGRIGNAMENTI DI BOFONCHIONE

[Il nostro povero Bofonchione, quante gli tocca sentirne]

 

Strategie. Sento tanto, troppo cianciare di "scelta strategica della nonviolenza", ma la "scelta strategica della nonviolenza" semplicemente non e' la scelta della nonviolenza, e' solo un'ennesima operazione trasformistica, che la parola nonviolenza prostituisce a designare bieca e meschina un'ideologia di ricambio che della nonviolenza e' l'antitesi.

*

Parole. Sembra che esimi autoproclamati dirigenti del cosiddetto movimento per la pace ancora non siano stati informati che nonviolenza significa altra cosa dal mero astenersi dal compiere il male, o dal piagnucolare, o svignarsela giunti al paragone. Nonviolenza significa lottare contro la violenza, lottare contro la menzogna, contrastare il male. Chi ancora non ha capito che la nonviolenza e' lotta, nulla di essa ha inteso.

Ed e' sintomatico che molti sembra neppure abbiano avuto notizia del fatto che la parola "nonviolenza" designa tutt'altra cosa dall'infelice locuzione "non violenza" o anche dall'orecchiato esterofilo composto "non-violenza": nel primo caso siamo di fronte al termine coniato da Aldo Capitini per tradurre ed unificare i concetti gandhiani di ahimsa e satyagraha (e scusate se e' poco). Negli altri due casi siamo in presenza di fraintendimenti non dissimili dagli stereotipi e dalle caricature con cui i fascisti di tutte le divise credono irridere cio' che non conoscono.

Chi vuole parlare di nonviolenza dovrebbe almeno prendersi cura di sapere di cosa parla. Chi non nutre attenzione e rispetto non ha per le parole che usa, come puo' presumere che la sua parola sia ascoltata, che altri ad essa prestino fede, valore attribuiscano?

 

13. NICO ACCIDIOSI: ANCORA SU QUESTA GIRAFFA

[Ringraziamo il nostro buon amico Laconico Accidiosi per questo intervento, il cui anacondesco titolo originale era "Ancora di questa giraffa che chiamiamo nonviolenza e che scriviamo con l'inchiostro verde fatti avvertiti da secolari (nel senso di braccio secolare) esperienze"]

 

La nonviolenza non e' un canone di autori, ma un insieme di pratiche storiche di liberazione e di solidarieta', di riconoscimento e di condivisione, e l'autocoscienza che ad esse s'intreccia (e illumina e alimenta questo cammino comune, questa comune ricerca, la nostra comune lotta, di tutte e tutti la dignita', e il preservare dalla catastrofe quest'unico fragile e intricatissimo mondo che abbiamo e di cui siamo parte).

 

14. TOM

 

In un sacco di plastica, in una discarica, bucata

dai proiettili e' stata ritrovata

la salma di Tom Fox. Gli assassini

cosi' la ridussero.

 

L'anima no. Essa risplende

per sempre nella gloria,

nella memoria dell'umanita'.

 

15. DALLO STUPIDARIO DI BIETOLONE

 

Assoluta e relativa

Quando sento discutere di una presunta (e inesistente) "nonviolenza assoluta" contrapposta a un'altrettanto presunta (e inesistente del pari) "nonviolenza relativa" penso che chi questi termini usa non sappia quel che si dice. Perche' solo degli imbroglioni, o degli ingenui che ingannano prima se stessi e di conseguenza anche gli altri, possono credere che ci possa essere una nonviolenza "assoluta" e una "relativa", una nonviolenza "metafisica" e una "pragmatica", e simili schizofrenie.

La nonviolenza e' altro, e nulla ha a che vedere con certi sofismi, certe fumisterie. Essa e' complessa e pluridimensionale, insieme di insiemi, ma e' altresi' caratterizzata da un elemento essenziale, senza del quale non si da' nonviolenza: la scelta di lottare contro la violenza, contro la menzogna, contro le uccisioni.

E' nonviolenza la massima parte della Resistenza contro il nazifascismo.

E' nonviolenza tutto cio' che di vero e di alto, di cosciente e di coerente, vi e' nella storia del movimento operaio.

E' nonviolenza - la sua estrinsecazione piu' integra e aggettante - la teoria e la prassi del movimento delle donne.

E' nonviolenza la coscienza ecologica, ed e' nonviolenza la proclamazione e la difesa intransigente di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

Nulla vi e' di astratto nella nonviolenza, tutto vi e' concreto.

Nella scelta della nonviolenza tutto e' dialettico e contestuale, storia di esperimenti con la verita': la nonviolenza non e' un'ideologia, ma una prassi storica di liberazione.

*

Allo studio e al lavoro

Questo penso: che se la campagna elettorale sara' solo quella della televisione e dei giornali vincera' ancora il fascismo.

Per rovesciare i rapporti di forza vi e' un solo metodo, e antico, che e' quello di andare quartiere per quartiere, piazza per piazza, strada per strada, casa per casa, a parlare con le persone una per una, guardandosi negli occhi, e chiedendo a ogni persona di ragionare e decidere: ogni persona, tutte le persone.

Di ragionare e decidere se si deve stare dalla parte dei ricchi rapinatori sempre piu' ricchi o dei poveri rapinati sempre piu' poveri; se si deve stare dalla parte dei complici della mafia o dalla parte delle vittime della mafia; se si deve stare dalla parte dei razzisti o dalla parte dell'umanita'; se si deve stare dalla parte di quel primo ministro che insulta le vittime del fascismo e aggredisce i magistrati o dalla parte di Gramsci e di Falcone, di Gobetti e di Borsellino.

Ragionare insieme, decidere tutti: e' la forza della democrazia.

*

Pensieri semplici

Chi pensa di poter far uso della violenza, della violenza si fa schiavo.

Chi crede di potersi servire della menzogna, dalla menzogna viene asservito.

 

16. GIOBBE SANTABARBARA. E' SCHENE' TU THEU'. UNA LETTURA LAICA DI APOCALISSE, 21, 3

[Accadde al povero Giobbe Santabarbara, ateista di sette cotte e filologo impenitente, di leggere all'assemblea questo passo dell'Apocalisse di Giovanni durante il funerale con rito religioso di un amico come lui ateista - ma ne' lui ne' quell'amico davano grande importanza a certe piccole differenze come quella tra chi ritiene che tutti gli esseri umani vadano rispettati e aiutati poiche' tutti sono fratelli e sorelle in quanto figli e figlie di Dio, il Dio clemente e misericordioso, e chi materialisticamente pensa la stessa cosa poiche' tutte le persone umane sono in quanto tali portatrici di dignita' e diritti]

 

Apocalisse, 21, 3: E sentii una grande voce dal trono che diceva: "Ecco la tenda di Dio tra gli esseri umani, e piantera' la sua tenda tra loro, e loro saranno il suo popolo, e proprio lui, Dio, sara' tra loro".

*

Interpreto: il sommo bene non e' fuori del nostro accampamento, ma nell'accampamento degli esseri umani.

Dio viene come nomade tra nomadi, migrante tra migranti, vive nella tenda con noi, come noi; non e' fuori del consorzio umano, e' la verita' del consorzio umano, l'autoriconoscimento dell'umanita'. Dio e' tra e nel suo popolo, il popolo umano: Dio e' col suo popolo, il suo popolo in cammino.

Nel linguaggio di una tradizione religiosa qui si afferma la solidarieta' umana, il nostro comune cammino, il riconoscersi in dignita' e amore, la lotta comune contro il male e la morte. Principio responsabilita', riconoscimento dell'altra e dell'altro, movimento dall'io al noi, dal tu a tutti. La verita' che unisce e che libera. Satyagraha.

 

17. CINQUE TRUCI PENSIERI DEL VECCHIO SCARPANTE

[Il vecchio Scarpante, trinariciuto amico della nonviolenza, ne ha viste tante, e mai porto' pazienza]

 

Primo: penso che Berlusconi avesse pianificato il colpo di teatro in televisione di cui tutti gli imbonitori da domenica belano. Cosi' ancora una volta l'attenzione pubblica e' adescata e corrotta dalle pagliacciate e distratta dalle cose che contano: invece di parlare dei rapporti di produzione e di proprieta', invece di parlare della legalita' costituzionale infranta dal governo della malavita, invece di ragionare sulla catastrofe civile e morale, economica e culturale del nostro paese, catastrofe prodotta anche e soprattutto (non solo: ma anche e soprattutto) da un quinquennio di governo del blocco che unisce manutengoli della mafia, razzisti, neofascisti e corrotti e corruttori piu' volte smascherati, ebbene, si perde tempo a cianciare di spettacolini di bassa lega, analoghi a quelli che nelle fiere di paese della nostra gioventu' i truffatori ordivano coi loro compari.

Secondo: penso che la televisione sia la fogna delle fogne, e che tutti quelli che credono di poter delegare alla televisione alcunche' siano degli sciocchi o dei mascalzoni. L'unica riforma per la televisione che mi sentirei di sottoscrivere sarebbe quella che propose Pasolini tanti anni fa: abolirla.

Terzo: penso che Berlusconi sappia quel che faccia, e che certe sue presunte gaffes altro non siano che fumo negli occhi per gli sprovveduti, cortine fumogene, tattiche diversive. E che un ceto politico che non sa sottrarsi dall'accodarsi alla sua agenda e dall'interloquire con le sue piu' mistificanti improvvisazioni gli sia peggio che subalterno: gli sia consapevolmente complice in piu' misfatti di quanto non si dica. E che tanta parte del centrosinistra sia da un bel pezzo cosi' berlusconizzata che difficilmente riesco a trovare differenze apprezzabili tra l'uno e l'altro prominente di un ceto politico sempre piu' omologato ed asservito al peggio.

Quarto: so anche che molte delle accuse piu' perfide e infami che Berlusconi rivolge al centrosinistra sono veritiere. Non ho mai avuto dubbi su questo, e rivendico alla mia storia personale, ed a quella sinistra cui appartengo (minoritarissima nella sua visibilita' pubblica, ma maggioranza dell'umanita' poiche' essa altro non e' che la lotta di tutti gli oppressi quando giunge all'autocoscienza e si fa scelta di solidarieta', di liberazione, di rivendicazione della dignita' e del diritto a vivere dell'umanita' intera), di aver sempre lottato - noi si', e solo noi - contro la corruzione, contro lo sfruttamento e contro il totalitarismo.

Quinto: penso che l'esito delle elezioni di aprile sia tutt'altro che scontato, e credo che ogni persona di retto sentire debba fare quanto in suo potere affinche', con la forza della democrazia, Berlusconi e il blocco di cui e' catalizzatore ed espressione sia sconfitto dal responso delle urne: ritengo necessario non solo votare per il centrosinistra, ma anche chiedere ad altri di votare per il centrosinistra, senza farsi illusioni sulla qualita' morale e politica dei personaggi sovente squallidi e gia' rotti alle piu' laide esperienze che lo guidano. Senza farsi illusioni. Ma con la consapevolezza della necessita' e dell'urgenza di ripristinare lo stato di diritto, la legalita' costituzionale, la democrazia sostanziale ed effettuale, che il golpe bianco berlusconiano sta distruggendo giorno dopo giorno.

 

18. INTORNO AL FUOCO

 

Vorrei essere chiaro.

Ci sono persone che discettano sulla violenza senza sapere cosa dicono, e senza rendersi conto che quel loro discettare persuade altri a praticarla la violenza, a commettere crimini, e ad averne le vite distrutte.

*

Non sono piu' giovane, ero un militante, anzi un dirigente di uno dei partiti della sinistra rivoluzionaria negli anni Settanta, uno di quelli che cercarono allora di opporsi alla violenza: gia' allora mi era chiaro che solo la scelta della nonviolenza era coerente con la lotta per la liberazione dell'umanita', e che la violenza e' sempre l'arma degli oppressori.

Non sono piu' giovane, ho subito pestaggi e cariche, e mentre venivo picchiato o travolto pensavo che quei ragazzini non sapevano quel che facevano, e che bastava un colpo appena un po' piu' duro e potevano uccidermi, come in un gioco.

Non sono piu' giovane, non pochi dei miei piu' antichi compagni di giochi e di scuola sono stati ammazzati dall'eroina e dall'aids; alcuni dei miei amici hanno passato anni e anni in galera; alcuni si sono tolti la vita, ad altri l'hanno rapita: quando sento chi irresponsabile incita i giovani a bruciarsi l'anima e i giorni, io rivedo quei volti.

Non sono piu' giovane, e quando sento persone che come conseguenza dei loro scellerati proclami e ancor piu' scellerati silenzi hanno ancora le mani sporche del sangue fatto versare trent'anni fa o ancora all'inizio di questo decennio, che oggi professori, editorialisti, parlamentari pontificano ancora, strazio e disgusto invadono il mio cuore.

Non sono piu' giovane, m'indigno quando sento ancora ingannare i ragazzi e mandarli al macello.

Non sono piu' giovane, mi ripugna chi un giorno inneggia alla guerriglia e il giorno dopo al pacifismo, senza avvedersi della contraddizion che nol consente.

Non sono piu' giovane, troppi ne ho visti che hanno fatto la loro carriera passando su cataste di cadaveri.

*

So quanto sorda sia la violenza del potere, e quanto ogni potere sia esposto a diventar prepotenza, abuso, vessazione.

Conosco la violenza dei potenti, degli sfruttatori, dei regimi, anche di quello che in Italia illegalmente effettualmente domina.

E so l'orrore delle guerre e delle mafie, del fascismo e del razzismo, dell'imperialismo e del totalitarismo, dei terrorismi tutti. E so che questo orrore tutti abbiamo il dovere di contrastare.

*

Ma so anche che le guerriglie hanno imbarbarito ben piu' che liberato. E assassinato sempre.

So anche che l'opposizione squadrista agli squadristi e' reduplicazione dello squadrismo, e quindi fascismo ulteriore che al fascismo si aggiunge.

So anche che le rivoluzioni condotte ammettendo i metodi omicidi hanno sovente prodotto regimi totalitari e fin genocidi.

So che le guerre non hanno mai prodotto pace. Che dal terrore solo nuovo terrore nasce. Che la zanna e l'artiglio lacerano, straziano, distruggono, non risanano.

Ho letto per tempo Silone e Orwell, Koestler e Camus, Solzenicyn.

Queste cose non le so solo io, molti le sanno. Ma per dirle con chiarezza occorre avere animo saldo e una storia limpida. Una volta di piu', gli ipocriti non sono nostri compagni di lotta.

Ai miei studenti dico sempre di prendere sul serio la violenza, e faccio studiar loro le teorizzazioni che tragicamente pretendono giustificarne l'uso, dall'Atene del V secolo alla teologia medioevale, da Machiavelli a Weber, da Fanon a Guevara. Poi quegli argomenti smontiamo uno per uno, con la dura replica dei fatti. La scelta della nonviolenza la costruiamo proprio attraverso l'analisi materialistico-storica della violenza e lo smascheramento del suo effettuale orrore, la denuncia della sua feroce ignominia, l'accertamento pieno del suo mostruoso fallimento ai fini della liberazione e degnificazione dell'umanita', ricavando da questa indagine sulla violenza il suo ripudio una volte per tutte.

*

La nonviolenza infatti non e' rassegnazione, non e' ritrarsi, non e' astensione, non e' fuga, non e' vilta': e' il contrario esatto di tutto cio'.

La nonviolenza e' lotta. Lotta contro la violenza. Lotta la piu' nitida e la piu' intransigente. Lotta contro la violenza sempre, senza cedimento alcuno, senza menzogna veruna, senza asservirsi giammai, senza giammai acchetarsi.

Perche' la nonviolenza e' quella lotta cosi' esigente e cosi' cosciente che sa e decide che per contrastare la violenza che opprime e degrada ed aliena e divora bisogna altresi' non riprodurla, bisogna anzitutto combatterla in se stessi. Se lottando contro Hitler diventi uguale a Hitler non sconfiggi Hitler, lui ha sconfitto te.

E cosi' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita': l'umanita' intera, e l'umanita' in ciascuna e ciascuno di noi.

E quindi se oggi vuoi lottare contro la guerra e contro il terrorismo, contro il fascismo e contro il razzismo, o scegli la nonviolenza, o il tuo impegno, quantunque generoso, non serve a nulla. A nulla.

*

Non sono piu' giovane. Sono uno di quelli che hanno saputo resistere. Non ho fatto carriere. Non ho avuto cedimenti. Ho pagato prezzi non lievi. La mia parola ha un valore. Ho la fortuna di essere ancora vivo. Sono contrario a tutte le menzogne. Sono contrario a tutte le uccisioni.

 

19. ANNA MOFFO

 

Ricordi, quando il canto era canto

e noi eravamo giovani e la vita

lucente. A quel tempo

tutti amavamo Anna Moffo.

 

Io la ricordo Serpina

in quel trattato magno di dialettica

di storia e coscienza di classe, d'interpretazione

(ironica e capovolta - diderotiana, certo)

dei sogni avanti lettera, ed insieme

smascheramento della complicita'

tra patriarcato e rendita, il potere

del capitale che tutto aliena e rompe.

 

Quanto mi sono interrogato, e ancora

continuo a interrogarmi su quel gioco,

tragico gioco, e quel muto Vespone,

e doppia e tripla l'ansia e la passione

in uno specchio e come per enigma

di Oberto che non sa pensare a se'.

 

E quella voce di cristallo e argento

che era di Anna Moffo reco incisa

nel cuore come acqua che scintilla

e limpida la luna che rischiara.

 

20. ANNA MOFFO

 

Una volta per sempre: Cathy Berberian e' stata la nostra maestra di meraviglia, di sapienza e felicita'.

Ma certo se a una donna dell'evo moderno puo' attribuirsi quell'antico numinoso nome, il nome di diva, Maria Callas e' colei. "Cantami, o diva", recita Omero, e compare Maria Callas. E desio ci pungerebbe di aggiungere tutta lussureggiante l'efflorescenza del completo suo nome di Cecilia Sofia Anna Maria Kalogeropoulos: ma un simile barocchismo onomastico a una cosi' classica figura non si conviene.

Eppure, eppure - e non saprei perche' - anche Anna Moffo rechiamo sovrana nelle pieghe dell'animo. E di tanta gioia che la sua voce, il suo volto ci ha donato, qui la ringraziamo ancora.

 

21. OGGI A ROMA

 

La manifestazione di oggi a Roma e' cosa buona e giusta.

Ma essa deve superare alcune ambiguita', scandalose ambiguita', che tuttora persistono nei documenti redatti dal comitato organizzatore, documenti che palesemente non rappresentano cio' che di piu' vivo, luminoso e aggettante vi e' oggi nell'impegno per la pace e nell'autocoscienza dell'umanita'.

La prima ambiguita' da sciogliere: occorre dire una parola chiara ed esplicita, definitiva, contro il terrorismo, contro lo squadrismo, contro l'uccidere.

La seconda ambiguita' da sciogliere: occorre esplicitare una scelta antimilitarista e disarmista integrale, senza delle quali si resta culturalmente subalterni alla guerra e al terrorismo.

La terza ambiguita' da sciogliere: occorre dire chiaramente che e' necessario passare dal generico pacifismo alla nonviolenza. La nonviolenza: che e' lotta contro tutte le violenze, lotta contro tutte le oppressioni, lotta contro tutte le vilta', lotta contro tutte le menzogne.

*

Poiche' solo la scelta della nonviolenza puo' contrastare ad un tempo la guerra e il terrorismo, lo sfruttamento e l'ingiustizia, la menzogna e la complicita', il totalitarismo e il patriarcato, il razzismo e l'ignavia.

Solo la nonviolenza e' adeguata a contrastare la violenza, quella dispiegata e quella cristallizzata, quella occulta e quella palese, quella selvaggia e quella tecnologica, quella disperata e quella istituzionalizzata.

Solo la nonviolenza e' lotta la piu' nitida e la piu' intransigente contro tutte le menzogne, contro tutte le uccisioni.

Solo la nonviolenza, che e' riconoscimento e inveramento di umanita', che e' costruzione di convivenza: civile.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. Nell'epoca di Auschwitz ed Hiroshima dovrebbe essere ormai evidente a tutte le persone ragionevoli.

 

22. MOVIMENTO PER LA PACE, UN ESAME DI COSCIENZA

 

Ci sara' pure un motivo per cui il movimento per la pace in questi anni ha contato meno del due di coppe nella politica mondiale (per non dire di quella italiana).

*

Senza perifrasi

Mentre e' continuato l'assalto alla diligenza dei pubblici erari da parte delle Ong per attivita' di cui sovente i maggiori beneficiari sono i membri delle ong stesse; mentre sono continuate le carriere di chi passando sui cadaveri degli assassinati e' assurto agli onori degli scranni e dei tubi catodici (dimenticando prontamente i giovanili ardori antimilitaristi e disarmisti appena messo piede nella stanza dei bottoni, o nelle coalizioni che si candidano al governo del rione o dello stato); mentre e' continuato il turismo convegnistico e festaiolo di chi ha il privilegio di poterselo permettere, e frattanto i poveri sono sempre piu' poveri, la natura sempre piu' devastata e i rapinatori sempre piu' ricchi e feroci; mentre e' continuata la sostituzione del mondo dei simulacri al mondo reale di chi puo' rifugiarsi e si perde nei paradisi artificiali delle diecimila cose in internet che da internet non escono e che sono quindi nulla piu' che brezza ed ebbrezza, evanescenti bolle di sapone, regno di Alcina e castelli di Atlante; mentre si continua a ripetere ecolalicamente la formula tanto ridicola quanto psicotica secondo cui il movimento per la pace sarebbe "la seconda superpotenza mondiale" (e qui non si tratta di reduplicare la stolta ironia di Stalin sulle armate del Vaticano: il Vaticano e' una potenza mondiale pur non disponendo di armate, il movimento per la pace no, se non nel mondo - fittizio, parassitario, cortigiano e  complice degli assassini - dei talk-show e dei videofonini). Mentre tutto questo accade, i fatti sono ben diversi dalla rappresentazione che ne fanno i cantori del proprio ombelico in una retorica tanto alienata quanto perversa e corruttrice.

Ed i fatti sono che il movimento per la pace, che pure rappresenta gli interessi generali dell'umanita', che pure ha colto che la pace non e' un problema e un obiettivo tra tanti, ma la condizione stessa non solo della politica come civile convivenza, ma della sopravvivenza tout court dell'umanita', ebbene, con tutto cio' il movimento per la pace oggi non e' ancora un soggetto politico e culturale adeguato alla bisogna, tragica bisogna.

E non lo e' per responsabilita' nostre, di noi tutte e tutti che ad esso pur diamo vita.

Non lo e' per il semplice, banalissimo fatto che il movimento per la pace non ha ancora fatto la scelta della nonviolenza, e' ancora imprigionato in scandalose subalternita', ambiguita' e infine complicita' con le strutture, le culture e i poteri della violenza e della menzogna dominanti.

Subalternita', ambiguita' ed effettuale complicita' che occorre rompere una volta per tutte. E per romperle questo occorre: la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.

Ed anche oggi siamo riusciti a farci qualche nuovo amico.

*

Di sabbie e di struzzi

Sintomatico e' che anche la presa del movimento per la pace sulla sinistra italiana e' diventata nulla, anzi, peggio che nulla: i gruppi dirigenti di un partito o due addirittura si proclamano per la nonviolenza prostituendo questo nome a una prassi che della nonviolenza e' l'esatto contrario; altri dicono di essere per la pace "senza se e senza ma" (quest'altra formula nevrotica e totalitaria che la dice lunga sulla follia o la mascalzonaggine di chi la usa) e frattanto assumono posizioni piu' bushiste di Bush.

Questa e' la situazione. E' meglio tenere la testa sotto la sabbia, e fare gli indifferenti (magari in cambio un paio di seggi in parlamento - dacche' le vie della corruzione sono infinite)? Diremmo proprio di no.

*

Uscire dalle ambiguita'

Questo, questo occorre.

Farla finita, o Ermione, con la favola bella che ieri ti illuse: della violenza buona e della guerra giusta, dell'eterogenesi dei fini, del dialettico capriolare, della violenza forcipe della storia, della rivoluzione sulla canna del fucile, dell'assassino umano, troppo umano.

Basta con simili infamie. Nessuna violenza e' buona. Nessuna guerra e' giusta. Dal male non nasce il bene, chi uccide non libera, la civilta' e' il contrario della sopraffazione, ogni essere umano ha diritto a vivere, e solo se si riconosce a tutti ed ognuno il diritto a non essere ucciso si puo' stipulare un patto sociale che anche a te garantisca il tuo diritto a vivere: solo nel riconoscimento reciproco e comune di tutti i diritti umani per tuti gli esseri umani ogni essere umano e l'umanita' intera possono trovare la via per uscire da questa distretta, si puo' superare questa preistoria dell'umanita', si puo' costruire un mondo fondato sul diritto e la dignita'. Chiamiamo pace un mondo abitabile dagli esseri umani. Chiamiamo nonviolenza la scelta - la scelta di azione, la scelta di lotta, la scelta conflittuale e costruttiva a un tempo - che questo mondo consente, che questo mondo schiude.

Condannare la guerra e condannare il terrorismo devono essere una cosa sola.

Condannare gli eserciti regolari e condannare quelli irregolari devono essere una cosa sola. Uccidere e' il crimine dei crimini sia quando lo compie uno stato, sia quando lo compie una banda, sia quando lo compie un singolo. Uccidere e' un crimine sempre.

E lo squadrismo, l'autoritarismo, il totalitarismo, il maschilismo, il burocratismo che ancora opprimono il movimento per la pace e lo rendono incoerente e nemico a se stesso, anch'essi devono essere ripudiati e sconfitti. Senza esitazione alcuna.

E ugualmente occorre ripudiare l'uso della menzogna (e delle mezze verita', che sono gia' compiute menzogne), poiche' la menzogna e' gia' la violenza.

Dove si uccide la verita' poi si uccideranno le persone.

E' possibile essere per la pace ed ammettere gli eserciti? No.

E' possibile essere per la pace ed ammettere l'uso delle armi? No.

E se ci decidiamo a dire no agli eserciti e alle armi, gli eserciti occorre abolire, gli arsenali occore smantellare, il commercio e la produzione delle armi occorre proibire. Sara' un lungo cammino. Ragion di piu' per cominciare al piu' presto a percorrerlo.

Questa uscita dalle ambiguita', questa uscita dalla subalternita', questa uscita dalla soggezione, dalla complicita', noi la chiamiamo con una formula semplice e secca: e' la scelta della nonviolenza.

Occorre questo, questo.

*

Decisive tre eredita'

Si pone oggi, e' evidente, al movimento per la pace l'intero arco dei problemi che si posero e incessantemente si ripropongono al movimento operaio e socialista (non a caso una delle due piu' grandi esperienze storiche della nonviolenza in cammino). Abbiamo una storia: esperienze e riflessioni che occorre porre a verificare, ereditare, superare in quanto vi e' di caduco ed errato e fin tragicamente, orribilmente errato, e recare innanzi in quanto vi e' di vero, di buono, di giusto.

Si pone oggi, e' evidente, al movimento per la pace l'intero arco dei problemi che si posero e incessantemente si ripropongono al movimento delle donne (la piu' grande, e la decisiva, delle esperienze storiche della nonviolenza in cammino). Abbiamo una storia: esperienze e riflessioni alla cui scuola tutte e tutti collocarci.

Si pone oggi, e' evidente, al movimento per la pace l'intero arco dei problemi che si posero e incessantemente si ripropongono alla resistenza antifascista, antirazzista, anticoloniale, antitotalitaria. Abbiamo una storia: giacche' il cuore pulsante di tutte le resistenze dell'umano contro l'inumano e' la nonviolenza viva e in cammino.

*

Che fare?

Rispetto agli anni Sessanta, quando - nel contesto della guerra fredda - Capitini ritenne opportuno che vi fosse un movimento per la pace ampio e variegato nelle posizioni, e insieme che fosse necessario creare un piccolo nucleo, il Movimento Nonviolento appunto, che costruisse una piu' rigorosa e adeguata cultura e prassi di pace, oggi la situazione, anche grazie al lavoro di Capitini e dei suoi compagni e dei prosecutori della sua azione, la nonviolenza e' cresciuta, in termini oggettivi e in termini soggettivi: in termini oggettivi come necessita' storica e attore-chiave nel mutato contesto storico; in termini soggettivi come autocoscienza e capacita' di egemonia: oggi dunque - questa e' la nostra persuasione - occorre aprire esplicito il conflitto anche nel movimento per la pace affinche' la nonviolenza divenga koine', linguaggio comune; affinche' smascheri, contrasti e sconfigga subalternita' e ambiguita', rassegnazione e asservimenti; affinche' si faccia persuasione di tutte e tutti, divenga scelta condivisa e motrice.

E per farlo occorre uscire anche da un'ulteriore subalternita': non c'e' nessun motivo per credere che quattro burocrati e quattro ragazzini maneschi che abitano le capitali e le televisioni del nord del mondo siano piu' rappresentativi di chi vive nei villaggi e fila il cotone. E' vero il contrario: la nonviolenza e' anche la scelta di ripudiare strutture accentrate e tecnologie violente, sistemi gerarchici e metodologie autoritarie; la nonviolenza e' la scelta del potere di tutti, "omnicrazia" diceva Aldo Capitini. Certo, occorrera' pensare forme organizzative ed istituzionali adeguate, ma e' gia' un primo passo - un primo passo indispensabile - revocare ogni delega.

*

E per aggiungere cio' che piu' dispiace

Chi scrive queste righe della nonviolenza propone una nozione dialettica e contestuale, e sa che la nonviolenza esiste solo nel conflitto, nella lotta contro la violenza, che non si da' mai in condizioni asettiche, ma sempre nell'ingorgo storico ed esistenziale.

Chi scrive queste righe sostiene che la scelta della nonviolenza e' componibile con diverse tradizioni di pensiero, poiche' essa non e' ne' un'ideologia di ricambio ne' un repertorio di tecniche buone per ogni uso, ma una scelta ad un tempo epistemologica, assiologica, metodologica, operativa e progettuale; una guida per l'azione fondata sul rigore morale e intellettuale, sulla coerenza tra i mezzi e i fini, sulla scelta di lottare contro la violenza e la menzogna sempre.

La nonviolenza non ti chiede di cambiare le tue idee: ti chiede di pensarle piu' profondamente, piu' coerentemente, piu' rigorosamente, piu' limpidamente, piu' autenticamente.

Chi scrive queste righe pensa che pressoche' tutte le grandi tradizioni di pensiero orientate alla liberazione degli oppressi, alla civile convivenza, alla solidarieta' tra le persone e tra i popoli (e tra le persone, i popoli e la natura), alla degnificazione umana, sono componibili con la nonviolenza, sono suscettibili di approdare alla scelta della nonviolenza, possono valorizzare la nonviolenza e creativamente e maieuticamente intrecciarvisi, e originalmente svolgerla, svilupparla, coevolvendo.

Se fino a ieri anche illustri e longeve tradizioni di pensiero pensavano di dover rendere omaggio alla violenza, e con cio' stesso se ne lasciavano infeudare, oggi e' giunta l'ora, il kairos, in cui tutte le grandi tradizioni di pensiero possono - e quindi devono - fare la scelta della nonviolenza, e cosi' aprire un varco all'umanita' verso un futuro in cui l'essere umano cessi di essere un lupo per l'essere umano.

Siamo giunti al paragone.

*

Prima che ci uccidano

O l'umanita' riuscira' ad abolire la guerra, o la guerra estinguera' l'umanita'. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. Qui e' Rodi, qui devi fare il salto.

 

23. "GHE DIRO' 'NA PAROLETA CHE GHE RESTI DOPO EL VIN"

 

Manifestare per la pace e non fare la scelta della nonviolenza: che sciocchezza, che ipocrisia, quale effettuale complicita' con la guerra.

Scrivere documenti per la pace e non dire mai una parola di esplicita opposizione al terrorismo e allo squadrismo chiamati col loro nome: che sciocchezza, che ipocrisia, quale effettuale complicita' con la guerra.

Non vedere che unico e' il destino dell'umanita', e continuare in mediazioni di piccole camarille burocratiche e parassitarie che ad ogni omissione e ad ogni ambiguita' rivelano i meschini interessi di questo e quel gruppo, di questa o quella cordata, di questo o quell'interesse particolare: mentre il mondo va in frantumi.

Usare ancora dell'allusione e della menzogna, della mezza verita' che e' compiuta menzogna, dello sguardo dimidiato e della parola retrattile: che senso ha?

Occorre fare il passo dal pacifismo alla nonviolenza, uscire dalla menzogna e dalla complicita'. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

24. RACHEL CORRIE

 

Rachel Corrie, giovane pacifista nonviolenta americana, nata a Olympia (Washington) nel 1979, impegnata nell'associazione umanitaria International Solidarity Movement come osservatrice per i diritti umani e in azioni di accompagnamento ed interposizione nonviolenta, il 16 marzo 2003 veniva uccisa da un bulldozer dell'esercito israeliano a Rafah, nella striscia di Gaza, mentre cercava di impedire l'abbattimento di una casa interponendo il proprio corpo. Aveva 23 anni.

Le seguenti e-mail di Rachel Corrie sono state rese pubbliche dalla sua famiglia e dai suoi amici subito dopo la sua morte. Le abbiamo riprese dal sito www.obiezione.it che a sua volta le ha ripresa dal quotidiano "Il manifesto" del 31 marzo 2003, nella traduzione dall'inglese a cura di Miguel Martinez, Lucia De Rocco, Silvia Lanfranchini, Nora Tigges Mazzone, Andrea Spila, dei "Traduttori per la pace".

Sono lettere di una giovane generosa impegnata a recare umana solidarieta' e ad opporsi all'ingiustizia con la forza della nonviolenza in una realta' tremenda. Vanno lette come una preziosa testimonianza, e se qualche espressione potesse sembrare inadeguata o inesatta o insufficiente si consideri che si tratta appunto di lettere familiari, e che la profonda verita' che esse recano e' appunto nella loro nuda umanita'.

Persuasi come siamo che al popolo palestinese e al popolo israeliano deve essere offerta tutta la nostra solidarieta', e che ambedue hanno diritto a vivere in un proprio stato, lo stato di Palestina e quello di Israele, in pace, sicurezza e benessere; e che le conseguenze degli errori e degli orrori commessi dai governi e dalle leadership israeliane e palestinesi del passato e del presente non devono ricadere sulle popolazioni provocando ulteriori indicibili sofferenze in una atroce catena di sangue e dolore; e che solo con il dialogo e la scelta della comprensione, solo con il ripudio di tutte le uccisioni e di tutte le sopraffazioni, solo con la scelta del riconoscimento e della convivenza, in un comune cammino delle vittime e degli eredi delle vittime verso la costruzione della pace si potra' creare un futuro di liberta', felicita' e solidarieta' per tutti; e che li' come ovunque occorre scegliere la nonviolenza e sostenere quanti sulla via della nonviolenza si sono gia' posti; di tutto cio' persuasi, valga questa testimonianza come segnavia di una fraternita' e sororita' che a tutti gli esseri umani si offre e si affida.

 

25. LA REGOLA DELLE REGOLE

 

C'e' una regola delle regole che fonda la civile convivenza: non uccidere.

 

26. DOVE

 

Dove si comincia col mentire si finisce con l'uccidere.

 

27. AUGURI A RENATO SOLMI, PER I SUOI 79 ANNI

 

Lunedi' 27 marzo Renato Solmi compie 79 anni.

Anni operosi di un maestro di cultura e di impegno civile.

Ancora il 18 marzo a Torino, in piazza Castello, durante la manifestazione contro la guerra nel terzo anniversario dell'attacco all'Iraq Renato Solmi e' intervenuto con un appello alla coscienza civile perche', nelle prossime scelte democratiche, si difenda e garantisca la Costituzione dalle aggressioni che subisce.

Mercoledi' scorso presso il Centro Studi "Sereno Regis" di Torino e' stato festeggiato dagli amici del Movimento Internazionale della Riconciliazione e del Movimento Nonviolento.

*

Immenso ci sembra sia il debito della cultura civile italiana nei confronti di Renato Solmi. Perche' Renato Solmi e' da oltre mezzo secolo uno dei grandi educatori all'impegno civile.

Generazioni di persone impegnate per la verita' e la giustizia si sono nutrite del suo magistero, sovente cosi' profondamente da non averne piu' superficiale particolare memoria, come talora accade con i maestri autentici.

A voler dire solo di uno dei suoi doni, quello recato dalla sua attivita' di traduttore, innumerevoli sono le persone che molto hanno imparato leggendo i Minima moralia di Theodor Adorno e i saggi di Walter Benjamin raccolti in Angelus novus, o alcuni capolavori di Guenther Anders e l'abbecedario antibellico di Bertolt Brecht, o le tragiche lettere del non riconciliato pilota di Hiroshima, o le testimonianze degli obiettori americani reduci dalla guerra del Vietnam, e se quei testi hanno incontrato, ed hanno potuto nutrirsene come si fa con quei classici che - scrisse all'incirca il poeta di Augusta - li puoi pure dimenticare, ma sono stati come scale su cui sei salito per giungere a un luogo da cui piu' lontano si vede e piu' profondamente si sente, ebbene, e' stato perche' Renato Solmi li aveva tradotti e introdotti in Italia. Non ultimo dei suoi meriti grandi.

*

Anche noi qui lo salutiamo, e lo ringraziamo ancora. Per l'alto suo magistero, per l'esempio di rigore morale e intellettuale, per l'impegno acuto e costante di verita' e giustizia, di pace e di solidarieta', per la finissima capacita' di ascolto del cuore e della voce altrui, la gentilezza infinita, la luminosa generosita'.

 

28. TZVETAN TODOROV

 

Tzvetan Todorov e' uno degli autori la cui riflessione ci appare imprescindibile. Libri come La conquista dell'America, Di fronte all'estremo, Una tragedia vissuta, L'uomo spaesato, Memoria del male, tentazione del bene, costituiscono letture - e testimonianze - che raccomandiamo a chiunque.

 

29. UNA DICHIARAZIONE DI VOTO

 

Naturalmente votero' per la coalizione di centrosinistra.

E la votero' non perche' il programma mi persuada, non perche' io ne stimi i leader, non perche' io senta una particolare vicinanza ad alcuna delle forze politiche che la compongono.

La votero' in stato di necessita'.

*

Perche' ritengo che il razzismo sia un crimine oltre che una follia. E la coalizione berlusconiana ha portato i razzisti al governo.

Perche' ritengo che la mafia sia nemica dell'umanita'. E nella coalizione berlusconiana vi sono - e con ruoli di rilievo - personaggi contigui alla mafia.

Perche' ritengo che la partecipazione italiana alla guerra irachena sia illegale, criminale, corresponsabile delle stragi e fomentatrice di terrorismo. E la coalizione berlusconiana ci ha precipitato e ci tiene tuttora in questa guerra.

Perche' ritengo che per difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani occorre una politica che contrasti il privilegio che uccide, lo sfruttamento che aliena, la corruzione che degrada, l'ingiustizia che distrugge la civile convivenza. E la coalizione berlusconiana ha governato favoreggiando il privilegio, lo sfruttamento, la corruzione, l'ingiustizia.

Perche' ritengo che l'uso della menzogna sia il primo passo sulla via che conduce alle piu' efferate violenze. E la coalizione berlusconiana fin nel suo vertice pratica la menzogna in forme spudorate fino all'allucinazione.

*

So bene che anche nella coalizione del centrosinistra vi sono partiti e personaggi la cui condotta trovo peggio che riprovevole, infame. Ma nell'insieme essa mi pare essere significativamente meno disonesta e meno feroce della coalizione berlusconiana. E questa e' una differenza non dappoco.

*

Ma c'e' una differenza che conta ancor piu', infinitamente di piu', ed e' la seguente: la coalizione berlusconiana, e il suo vertice innanzitutto, mi sembra essere apertamente golpista.

Golpista nel pretendere l'impunita' per i reati commessi.

Golpista nel tentativo di dissolvere l'ordinamento giuridico italiano in alcuni suoi elementi basilari, nell'aggredire lo stato di diritto, nel vulnerare la democrazia, nel sovvertire la Costituzione.

Golpista nella volonta' di rompere la separazione dei poteri e di impedire l'indipendenza e l'azione della magistratura.

*

Voto per la coalizione di centrosinistra per impedire che il golpe della coalizione berlusconiana, gia' assai avanzato, possa giungere a compimento.

Voto per la coalizione di centrosinistra nella speranza che si riesca a salvare gli istituti e gli spazi di legalita', di democrazia, di civile convivenza ancora esistenti.

*

Poi, certo, sono lieto che tra le candidate e i candidati della coalizione di centrosinistra vi siano anche alcune persone - non molte, in verita' - che stimo e cui voglio bene, e che spero di cuore vadano in Parlamento: a fare delle buone leggi, ad abolirne di pessime.

 

==================================

ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

==================================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 138 del 15 marzo 2013

 

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

 

Per non riceverlo piu':

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web

http://web.peacelink.it/mailing_admin.html

quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

 

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:

http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

 

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it