Telegrammi. 1038



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1038 dell'8 settembre 2012

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Dei naufragi la scellerata causa

2. Una lettera aperta al Presidente del Senato della Repubblica: "Non un giorno di piu'". Appello per la cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra afgana

3. Tre cose da fare per promuovere la campagna nonviolenta "Non un giorno di piu'"

4. Segnalazioni librarie

5. La "Carta" del Movimento Nonviolento

6. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: DEI NAUFRAGI LA SCELLERATA CAUSA

 

Non avverrebbero i naufragi delle "carrette del mare" nel Mediterraneo in cui tante umane vite vengono spezzate, se l'Europa e l'Italia non avessero imposto contro l'umanita' delle infami misure razziste che ad esseri umani liberi ed innocenti impediscono di muoversi nell'unica casa comune che tutti abbiamo: il pianeta su cui l'umanita' intera viva.

I naufragi in cui perdono la vita tanti migranti non sono fatalita': ma la conseguenza dei diktat razzisti di Schengen, la conseguenza delle politiche hitleriane dei governi dell'Unione Europea e degli stati che ne fanno parte.

Abolire quelle misure razziste e assassine innanzitutto occorre. E riconoscere finalmente a tutti gli esseri umani tutti i diritti umani.

 

2. DOCUMENTAZIONE. UNA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA: "NON UN GIORNO DI PIU'". APPELLO PER LA CESSAZIONE IMMEDIATA DELLA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA AFGANA

 

Signor Presidente del Senato della Repubblica,

nei giorni scorsi abbiamo scritto al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Presidente della Repubblica per chiedere la cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra afgana, e conseguentemente un concreto, autentico impegno del nostro paese per la pace, il disarmo e la smilitarizzazione, per il rispetto della vita, della dignita' e dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Anche a lei rivolgiamo il medesimo appello chiedendole di farsene interprete presso il Senato della Repubblica.

Non e' chi non veda che in Afghanistan e' in corso una guerra, una guerra terrorista e stragista, una guerra che tutto devasta ed imbarbarisce, una guerra che del suo male non solo affligge un intero popolo martoriato e quanti altri vi sono coinvolti, ma contagia altresi' l'intero pianeta, l'umanita' tutta.

La Costituzione della Repubblica Italiana e' nitida ed intransigente nel proibire la partecipazione del nostro paese a una guerra come quella.

Se forse in passato vi fu chi credette che non di guerra si trattasse ma di "operazione di polizia internazionale", di "missione di pace", o altre non meno ingenue o callide formulazioni, da lungo tempo nessuno puo' piu' ingannare se stesso: di guerra si tratta, che consiste di innumerevoli omicidi, di abominevoli stragi.

La guerra e' sempre nemica dell'umanita'.

La guerra e' il contrario della civile convivenza.

La guerra e' la negazione del diritto, del fondamento stesso di ogni diritto: il diritto di ogni essere umano a non essere ucciso.

Il Parlamento italiano puo' e deve tornare alla legalita': legiferando la fine immediata della partecipazione italiana alla guerra afgana.

Le chiediamo, signor Presidente del Senato della Repubblica, di adoperarsi affinche' il Senato compia questo atto di legalita', di civilta', di umanita': deliberando la cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra afgana; e conseguentemente l'impegno del nostro paese per la pace, il disarmo e la smilitarizzazione, per il rispetto della vita, della dignita' e dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Distinti saluti,

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

Viterbo, 7 settembre 2012

 

3. INIZIATIVE. TRE COSE DA FARE PER PROMUOVERE LA CAMPAGNA NONVIOLENTA "NON UN GIORNO DI PIU'"

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Proponiamo a tutte le persone, i gruppi e le esperienze collettive interessati a promuovere una campagna nonviolenta per l'immediata cessazione della partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan, di intraprendere le seguenti iniziative:

1. iniziative locali (dal comunicato ai mezzi d'informazione agli incontri pubblici di informazione e sensibilizzazione);

2. richiedere ad altri soggetti sia individuali (in particolare personalita' autorevoli) che associativi che istituzionali - e soprattutto agli enti locali - di prendere posizione per la cessazione della partecipazione alla guerra;

3. scrivere in tal senso al Governo, al Parlamento ed al Presidente della Repubblica.

*

Proponiamo che il programma fondamentale che unifichi tutte le iniziative della campagna nonviolenta per la cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra afgana sia: "Cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra afgana; pace, disarmo e smilitarizzazione; rispetto della vita, della dignita' e dei diritti umani di tutti gli esseri umani".

*

Proponiamo che il ragionamento alla base dell'iniziativa sia quello dell'appello del 30 agosto che di seguito riportiamo:

Non un giorno di piu'. Una campagna nonviolenta per la cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra afgana

Occorre far cessare la guerra in Afghanistan.

Ed a tal fine la prima e decisiva azione che come cittadini italiani possiamo e dobbiamo svolgere consiste nell'ottenere che l'Italia cessi di partecipare alla guerra.

Perche' l'Italia a quella guerra non avrebbe mai e poi mai dovuto prendere parte, proibendoglielo esplicitamente il dettato della sua legge fondamentale, la Costituzione della Repubblica Italiana.

Occorre quindi costringere governo e parlamento italiani a tornare nella sfera della legalita', a desistere dal crimine: occorre costringere lo Stato italiano a cessare di prendere parte alla guerra e alle stragi di cui essa consiste.

Oltre un decennio di eccidi e barbarie dovrebbe aver aperto gli occhi a chiunque; e del resto ogni persona ragionevole sente e sa che la guerra e' nemica dell'umanita', che solo la pace salva le vite.

Occorre far cessare la guerra in Afghanistan, cominciando con la cessazione della partecipazione italiana.

Dobbiamo far crescere dal basso una vera e propria insurrezione nonviolenta contro la guerra e contro le uccisioni, per la legalita' costituzionale e per il primario diritto di ogni essere umano a non essere ucciso.

Dobbiamo imporre al potere esecutivo e al potere legislativo del nostro paese l'immediata cessazione della partecipazione italiana alla guerra.

E dobbiamo farlo con la forza della verita', con la forza della legalita', con la forza della dignita' e della solidarieta' umana, con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza; dobbiamo farlo con una campagna nonviolenta di massa che faccia rinascere in Italia un movimento per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Una campagna nonviolenta per salvare le vite umane: che nasca dal basso in ogni citta' e in ogni paese, e che abbia questa semplice e chiara finalita': "cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra afgana; pace, disarmo e smilitarizzazione; rispetto della vita, della dignita' e dei diritti umani di tutti gli esseri umani".

*

Proponiamo di non costituire coordinamenti nazionali, portavoce et similia, ma che ogni persona ed ogni gruppo ed ogni esperienza collettiva si impegni sulla base delle proprie convinzioni senza deleghe di rappresentanza e senza burocratismi, favorendo la piu' ampia partecipazione nel rispetto delle differenti opinioni e collocazioni di ciascuno, mantenendo quindi le caratteristiche fondamentali della campagna nonviolenta: iniziativa dal basso, partecipazione su base locale, pluralita' ed apertura.

Chiediamo soltanto che quanti si vogliono impegnare in questa iniziativa utilizzandone la denominazione proposta ("Non un giorno di piu'. Una campagna nonviolenta per la cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra afgana") si attengano rigorosamente al metodo nonviolento cosi' come definito da Aldo Capitini: "metodo nonviolento: che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica".

 

4. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riedizioni

- Anna Genni Miliotti, Quello che non so di me, Rcs, Milano 2006, 2012, pp. 308, euro 5,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

- Gustavo Pietropolli Charmet, Fulvio Scaparro, Belleta', Bollati Boringhieri, Torino 993, Rcs, Milano 2012, pp. XIV + 284, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

 

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

6. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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