Voci e volti della nonviolenza. 452



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 452 del 22 novembre 2011

 

In questo numero:

Nadia Angelucci: Verso il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. I numeri del femminicidio

 

ITALIA. NADIA ANGELUCCI: VERSO IL 25 NOVEMBRE, GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE. I NUMERI DEL FEMMINICIDIO

[Dal sito: www.noidonne.org riprendiamo il seguente articolo]

 

Nel bel libro di Barbara Spinelli "Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale" il femminicidio e' definito come una "categoria di analisi socio-criminologica delle discriminazioni e violenze nei confronti delle donne per la loro appartenenza al genere femminile. E' un neologismo con il quale si nomina ogni forma di discriminazione e violenza rivolta contro la donna 'in quanto donna'. E' la violenza di genere in ogni sua forma. E' l'esercizio di potere che l'uomo e la societa' esercitano sulla donna affinche' il suo comportamento risponda alle aspettative dell'uomo e della societa' patriarcale, e' la violenza e ogni forma di discriminazione esercitata nei confronti della donna che disattende queste aspettative... Il femminicidio attraversa ogni epoca, ogni cultura, ogni luogo" (http://femminicidio.blogspot.com/).

Le categorie della violenza contro le donne sono cosi' varie e diffuse e hanno dato luogo all'espressione Femminicidio (femicide), diffusa per la prima volta da Diana Russell nel 1992 nel libro "Femicide: The Politics of woman killing", che riconosce come "causa principale degli omicidi nei confronti delle donne: una violenza estrema da parte dell'uomo contro la donna 'perche' donna'... Il concetto di femminicidio si estende al di la' della definizione giuridica di assassinio e include quelle situazioni in cui la morte della donna rappresenta l'esito / la conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine". La teoria di Russell viene utilizzata da numerose scienziate per analizzare le varie forme di femminicidio (delitto d'onore, lesbicidio, ecc.) e viene ripresa dalle sociologhe, antropologhe e criminologhe messicane per analizzare i fatti di Ciudad Juarez, per descrivere non solo le uccisioni di genere, ma ogni forma di violenza e discriminazione contro la donna "in quanto donna".

Per Marcela Lagarde e' "la forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine - maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria, istituzionale - che comportano l'impunita' delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l'uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all'insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia".

Una ricerca sul femminicidio in Italia condotta per il 2010 dalla Casa delle donne per non subire violenza di Bologna che riguarda delitti, riportati sulla stampa locale e nazionale, che si concludono con la morte della donna commessi in Italia nel corso dell'anno 2010 e legati alla morte della donna per motivi di genere, ci dice che nel 2010 le donne uccise per mano di uomini (loro mariti, ex, compagni, parenti o sconosciuti) sono 127, cioe' 8 in piu' dell'anno precedente, 15 in piu' che nel 2008, e 20 in piu' se si guarda al 2007. I dati sul rapporto di profonda, spesso intima conoscenza tra uccisore e donna uccisa dimostrano che spesso il luogo piu' pericoloso per una donna e' proprio la famiglia: nel 31% dei casi l'assassino e' il partner, mentre aumentano le percentuali degli ex che quest'anno giungono al 23%, cio' significa che nel 54% dei casi la donna trova la morte all'interno della relazione di coppia, o a causa della sua interruzione, mentre soltanto nel 4% dei casi l'autore e' uno sconosciuto. Assolutamente in controtendenza rispetto alle campagne stampa degli ultimi anni il dato sulla provenienza dell'autore: nel 2010 nel 79% dei casi il femminicidio e' stato commesso da un italiano. Un dato che addirittura tende ad aumentare nel corso degli anni: infatti nel 2009 era italiano il 76%, il 62,8% nel 2008.

In Italia la violenza contro le donne e' un fenomeno in continuo aumento che coinvolge donne di tutte le classi sociali, lavoratrici e non, di estrazione culturale differenti, di tutte le eta'. E' una violenza che fortunatamente non sempre porta alla morte, ma che lascia segni profondi e sconvolgimenti nella vita di chi l'ha subita. E nel nostro paese sono tantissime quelle che sono oggetto di violenza.

Secondo l'Indagine Istat 2007 "La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia in Italia", realizzata su un campione di 25.000 donne tra i 16 e i 70 anni, intervistate su tutto il territorio nazionale da gennaio a ottobre 2006, in Italia 6,7 milioni di donne tra i 16 e i 70 anni (che corrisponde al 31,9% delle donne in questa fascia di eta') hanno subito violenza fisica o sessuale nel corso della vita; 7,1 milioni di donne hanno subito o subiscono violenza psicologica; 2,7 milioni di donne hanno subito comportamenti persecutori (stalking). Il 69,7% degli stupri e' opera di un partner ex o attuale. il 17,4 % degli stupri e' opera di un conoscente e solo il 6,2% e' opera di estranei. Ma delle donne che subiscono maltrattamenti solo il 18,2% considera la violenza subita in famiglia un reato e il 45,2% di chi subisce violenza dal partner attuale non ne parla con nessuno. Cio' e' molto grave e fa emergere che il fenomeno della violenza e' molto piu' diffuso di quanto si sappia, considerando anche che il 93% delle violenze causate da un partner non viene denunciato.

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Numero 452 del 22 novembre 2011

 

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