Telegrammi. 731



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 731 del 6 novembre 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Dopo il 4 novembre

2. Peppe Sini: Il prossimo anno, ogni giorno, adesso

3. Claudia Cernigoi: Nel vedere lo scempio della Liguria

4. Franca Maria Bagnoli: Seminiamo semi di vita

5. Massimo Grandicelli: Un futuro disarmato

6. Paola Mancinelli: Un forte segnale

7. Gianfranco Monaca: Ad Asti

8. Elena Pulcini: Un mondo che ha bisogno di noi

9. Daniela Thomas: Nesso

10. Il 5 novembre si e' svolto a Viterbo un incontro di riflessione sulla commemorazione nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele"

11. Un appello del Movimento Nonviolento, dell'Associazione per la pace, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele

12. La "Carta" del Movimento Nonviolento

13. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. DOPO IL 4 NOVEMBRE

 

Ha avuto quest'anno molte prestigiose adesioni (anche di rilevanti personalita' rappresentative delle istituzioni democratiche) ed e' stata realizzata in molte citta' d'Italia l'iniziativa nonviolenta tenutasi il 4 novembre "Ogni vittima ha il volto di Abele", di commemorazione delle vittime delle guerre - in nitida alternativa ai grotteschi "festeggiamenti" dei decisori politici e degli apparati bellici che di quelle vittime la morte hanno provocato.

Iniziativa nonviolenta che nella sua assoluta compostezza ed addolorata austerita' ha costituito altresi', nel ricordo e nel nome delle vittime, un esplicito appello all'impegno per la cessazione delle guerre, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti; per la pace, la democrazia, la legalita' che salva le vite; per la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Si tratta ora di valorizzare questa esperienza: sia rinnovandola il prossimo anno estendendola ancor piu'; sia e soprattutto proseguendo nel concreto impegno nonviolento quotidiano.

 

2. EDITORIALE. PEPPE SINI: IL PROSSIMO ANNO, OGNI GIORNO, ADESSO

 

Sara' opportuno cominciare fin d'ora a preparare per il prossimo anno le iniziative nonviolente del 2 ottobre per la Giornata internazionale della nonviolenza e del 4 novembre "Ogni vittima ha il volto di Abele".

E prepararle come si deve: ovvero lottando oggi affinche' tra un anno nel nostro paese la nonviolenza sia effettivamente progredita in estensione ed in profondita'.

Ovvero occorre in questi mesi suscitare e guidare - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, con l'affermazione della legalita' che salva le vite e della democrazia che ogni essere umano riconosce e raggiunge - movimenti di impegno civile per ottenere esiti di pace e di solidarieta' necessari ed urgenti.

E tra i principali immediati obiettivi vi sono i seguenti: la cessazione della partecipazione italiana alla guerra; la cessazione della persecuzione razzista dello stato italiano nei confronti di migranti e viaggianti; l'abrogazione delle misure legislative ed amministrative anomiche e disumane in cui si e' concretizzato il colpo di stato razzista; la cessazione del colossale infame sperpero dei pubblici denari per le armi, gli armigeri, le guerre e le stragi; le dimissioni del governo della guerra e del razzismo, delle uccisioni e delle persecuzioni; il ritorno al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana che ripudia la guerra e riconosce e sostiene la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Pace, disarmo, smilitarizzazione, rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani e difesa della biosfera, riconversione nonviolenta della gestione della produzione e riproduzione sociale e dell'amministrazione della cosa pubblica come delle relazioni internazionali.

Questo lavoro che attende ogni persona amica della nonviolenza richiede altresi' la fuoriuscita da ogni subalternita', ambiguita', marginalita', infantilismo e confusione. Richiede il passo della politica: ovvero che la nonviolenza si proponga come soggetto politico, programma politico, azione politica, ed anche amministrazione pubblica.

Richiede la scelta della ricostruzione della sinistra italiana facendo perno sulla nonviolenza, e quindi sul femminismo e sull'ambientalismo, sul socialismo antitotalitario e il libertarismo solidale della responsabilita' per il mondo.

Richiede farsi carico non solo dell'opposizione al disordine costituito, ma anche della costruzione della salvezza comune dell'umanita'.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

La nonviolenza e' in cammino.

 

3. EDITORIALE. CLAUDIA CERNIGOI: NEL VEDERE LO SCEMPIO DELLA LIGURIA

[Ringraziamo Claudia Cernigoi (per contatti: nuovaalabarda at yahoo.it) per questo intervento.

Claudia Cernigoi, nata a Trieste nel 1959, dove ha conseguito la maturita' scientifica, ha cominciato l'attivita' giornalistica all'interno di Radio Citta' Trieste Canale 89, la prima radio libera (nel senso di politicamente impegnata a sinistra) alla fine degli anni Settanta. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1990 dirige il periodico triestino "La Nuova Alabarda". E' stata tra i fondatori di Radio Onda Libera nel 1980, ha collaborato per diversi anni con l'emittente radiofonica bilingue "Radio Opcine" di Trieste ed ha diretto per alcuni anni "il Movimento", periodico del Movimento dei Finanzieri democratici. Il suo ambito di ricerca verte sulla seconda guerra mondiale, il neofascismo, la strategia della tensione. E' stata una dei consulenti storici per la difesa di Oskar Piskulic  nel cosiddetto "processo per le foibe" di Roma. Di formazione storica marxista, negli anni '70 ha militato nella nuova sinistra (Partito di Unita' Proletaria per il comunismo, aderendo successivamente al progetto di Democrazia Proletaria); ha poi fatto parte dell'Associazione culturale Civilta' Mitteleuropea ed e' stata attiva nel Movimento Trieste, emanazione politica dell'associazione. Si e' impegnata (e si impegna tuttora) in numerose battaglie ambientaliste ed e' attiva nei movimenti contro tutte le guerre. E' stata iscritta a Rifondazione comunista tra il 1999 ed il 2000, partito col quale ha collaborato anche successivamente, ed oggi e' vicina al progetto della Federazione della Sinistra. Pubblicazioni: "Operazione foibe a Trieste" (Kappa Vu Udine 1997); "La memoria tradita" (con Mario Coglitore, Zeroincondotta Milano 2002); "Operazione foibe tra storia e mito" (Kappa Vu Udine 2005). Cura la collana i dossier de "La Nuova Alabarda" (disponibili anche nel sito Internet del periodico www.nuovaalabarda.org), all'interno della quale ha pubblicato i seguenti titoli: "Luci ed ombre del Cln di Trieste" (2003); "L'ombra di Gladio. Le foibe tra mito ed eversione" (2003); "La "foiba" di Basovizza" (2005); "Le inchieste dell'ispettore De Giorgi" (2005); "1972. Ricordi della strategia della tensione" (2003); "La strategia dei camaleonti" (2004); "No Gud. Breve dossier sulla cultura fascista"(2005); "Strani casi di morte a Trieste" (2007); "Operazione Plutone" (2010); "La Banda Collotti: appunti su Resistenza e repressione al confine orientale" (2010); "Lo sguardo di Almirante" (2011); "Il caso Norma Cossetto" (2011), ed "I Diari di Diego de Henriquez" (2006) in collaborazione con Vincenzo Cerceo. Ha partecipato come relatrice a svariati convegni sulla tematica della seconda guerra mondiale e del neofascismo. Nelle pubblicazioni degli atti del convegno internazionale svoltosi ad Ancona il 10 febbraio 2007 ("La frontiera orientale, conflitti relazioni memorie", atti pubblicati a cura di Nazareno Re, Ancona 2007) e del convegno di Sesto San Giovanni (Mi) "Foibe: la verita'. Contro il revisionismo storico" del 9 febbraio 2008 (atti pubblicati in "Revisionismo di Stato e amnesie della repubblica", Kappa Vu, Udine 2008) si trovano anche i suoi interventi. Ha pubblicato anche una raccolta di poesie dal titolo "Anch'io son poeta!" (2006)]

 

Nel vedere lo scempio della Liguria, la sofferenza di chi sta vivendo una tragedia che si potrebbe definire "annunciata", non posso fare a meno, dopo avere espresso tutta la mia solidarieta' per il dolore di chi sta vivendo questi giorni terribili, di ribadire che quando noi ambientalisti cercavamo di fermare i fautori del "progresso" e delle grandi opere, della cementificazione selvaggia e della distruzione del territorio perche' dicevamo che non era il caso di andare avanti cosi', che prima o dopo sarebbero accadute delle disgrazie, venivamo accusati di essere dei "khomeinisti" (dato il termine usato, potete capire quanto tempo fa questo accadeva, visto che Khomeini e' morto da un bel po' di tempo) del verde.

Oggi le nostre previsioni si stanno purtroppo avverando, eppure sembra che non si sia ancora capito che questo pianeta non puo' reggere il tipo di sviluppo che certa gente vuole, a partire dal progetto Tav per finire con la distruzione delle ultime zone verdi per la speculazione edilizia.

Ecco perche' ritengo prioritario l'impegno per la difesa dell'ambiente.

 

4. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. FRANCA MARIA BAGNOLI: SEMINIAMO SEMI DI VITA

[Ringraziamo Franca Maria Bagnoli (per contatti: francamaria at gmail.com) per questo intervento.

Franca Maria Bagnoli e' nata a Roma nel 1927. Ha frequentato il ginnasio liceo Giulio Cesare di Roma. Si e' laureata alla Sapienza di Roma con una tesi sul valore e il significato del precetto evangelico "Fate agli altri quello che volete sia fatto a voi". Vinto un concorso a cattedre, ha insegnato Filosofia, Storia, Pedagogia e Psicologia nei licei classico e scientifico e, poi, nel vecchio Istituto Magistrale. Dal 1981 pratica l'obiezione di coscienza alle spese militari. Ha subito vari pignoramenti, riuscendo a farsi pignorare libri sulla pace. Nel 1992 ha contribuito ad aprire una Bottega del Mondo per il Commercio equo e solidale, nella citta' in cui vive: Pescara.E' socia della Rete Radie' Resch che opera nel segno della giustizia, attraverso autotassazioni mensili, libere. Nel 1998 ha vinto il Premio Andersen con la favola"La giraffa ficcanaso". Ha partecipato al concorso indetto dal Comune di Roma, in memoria del Sindaco Petroselli, ottenendo una segnalazione per il racconto "I vecchi Borghi". Ha pubblicato due libri: "Bambini e animali" per le edizioni "Qualevita" e un romanzo, "Una vita negata", per l'edizione "Il foglio letterario" di Gordiano Lupi. In questo romanzo la figura di Santippe, la moglie di Socrate, viene assunta a metafora della discriminazione sessuale che ha accompagnato le donne lungo i secoli. Dal 1990 Franca Bagnoli e' pensionata, dopo circa 40 anni di insegnamento. Cfr. anche l'ampia intervista in "Coi piedi per terra" n. 303]

 

Il 4 novembre ho pensato all'inutile strage e il mio ricordo e' andato alle vittime, che non sapremo mai che cosa avrebbero dato all'umanita'.

Ogni guerra e' una ferita inferta all'umanita', una ferita che non si rimargina. E' assurdo celebrare la "vittoria": quei morti ci chiedono di rispettarli.

Nel loro nome seminiamo semi di vita e continuiamo umilmente il nostro compito pedagogico indirizzato alle giovani generazioni nella speranza che riescano a costruire un mondo di pace.

 

5. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. MASSIMO GRANDICELLI: UN FUTURO DISARMATO

[Ringraziamo Massimo Grandicelli (per contatti: maxigr at tiscali.it) per questo intervento.

"Dirigente di azienda in pensione, attivista di Amnesty International e impegnato marginalmente ma costantemente sul piano politico e referendario". Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 292 che contiene anche un'ampia notizia autobiografica]

 

C'e' stato un tempo nel quale quelli della mia eta' accarezzarono il sogno di contribuire al venir meno dell'ideologia basata sulla violenza.

I "santi" laici, che sostenevano la nostra visione decisamente "di rottura" sotto il profilo storico, si chiamavano Mohandas Karamchand Gandhi, Martin Luther King, Aldo Capitini, don Lorenzo Milani, che per noi tutti resta "laico" indipendentemente dall'abito talare. E faccio torto a tanti altri, solo per motivi di sintesi.

Quelli della mia eta' sono nati sotto il piu' grande pogrom organizzato che la Storia abbia mai registrato: i giovani devono ricordarsene e tramandarlo a loro volta, perche' il nostro tempo e' ormai in scadenza.

La sensazione di rinascita conseguita con la fine del conflitto, costato all'umanita', tra azioni dirette e indirette, sessanta milioni di morti, ha ispirato la proposta e lo sviluppo di una visione pacifica della vicenda umana, alla quale contribuirono anche molti scienziati e studiosi, testimoni oculari degli orrori dei campi di sterminio, di Dresda, di Hiroshima e Nagasaki.

Abbiamo avuto cosi', quasi subito, la Dichiarazione universale dei diritti umani e la nostra bella Costituzione, poi, nel '61, la nascita di Amnesty International e, in Italia, il Movimento Nonviolento.

Sembro' per un periodo di tempo - non lungo in verita', oggi che possiamo guardarvi in un prospettiva storica - che la strada per un mondo migliore fosse in discesa.

Ma, come quando si sorveglia un campo ben coltivato non basta badare allo stato delle giovani pianticelle, dovendosi prestare la massima attenzione allo sviluppo di erbacce infestanti, per quanto precoci, diversi sintomi avrebbero dovuto metterci in stato di piu' vigile attenzione.

In Italia, ad esempio, i ranghi della pubblica amministrazione rimasero saturi di elementi compromessi con la visione violenta e razzista propria del fascismo solo apparentemente superato. Quanti ricordano o sanno che essendo riusciti solo dopo otto lunghi anni a istituire nel '56 una Corte Costituzionale, come previsto dalla Carta del '48, non si trovo' di meglio che chiamare a presiederla quell'Azzariti gia' presidente del Tribunale della Razza?

Egualmente, nulla si trovo' da ridire che permanesse la celebrazione fascista del IV novembre, in nome di un malcelato senso di celebrazione di una "vittoria" quale che fosse, forse a respingere freudianamente la frustrazione indotta dall'andamento del secondo conflitto.

Piu' d'uno di noi non ebbe a obiettare: si disse che si trattava della "Festa delle Forze Armate" e come tale della celebrazione dei cittadini che servono in armi la patria, per la sua Difesa, come perentoriamente recita il mandato costituzionale.

Non si comprese subito la debolezza del ragionamento: perche', allora, non istituire una celebrazione dei cittadini che servono la Patria alla catena di montaggio? Dei metalmeccanici, quale esempio? E perche' no, dei marinai o dei piloti? E cosi' via.

E poiche' fermi restando i nomi, i significati sono sempre un portato dei tempi, rieccoci oggi, mutatis mutandis, a osservare questa celebrazione per tanto tempo quasi sussurrata, divenire nuovamente ostentata manifestazione di propaganda di un concetto di "forza" che sempre piu' appare non come antitesi, bensi' anticipazione della violenza.

Tanto, con abile semantica, si puo' sempre costruire un ragionamento ad hoc per travestire da "difesa" quella che e' una guerra ne' piu' ne' meno che le tante del passato, in oltraggio al dettato costituzionale.

Per fortuna, a indurci la speranza che siamo in presenza solo di una fluttuazione in quello che ci auguriamo tutti essere un cammino irreversibile, constatiamo il successo delle commemorazioni delle vittime delle guerre che in pari data da tempo i nonviolenti celebrano in favore di un futuro disarmato.

Con gioia osserviamo quindi la partecipazione crescente di personalita' anche politiche alle nostre iniziative, e tanto piu' grottesco appare il contrasto con coloro che non trovano di meglio che inneggiare alla risoluzione conflittuale anziche' negoziale dei dissidi che inevitabilmente contraddistinguono la condizione umana.

Cari amici e soprattutto cari giovani, la sfida continua sempre. La genetica ci delude nella speranza che l'uomo cambi nel breve periodo, e per questo tanto piu' alta dovremo mantenere tutti la nostra attenzione.

Non trascuriamo i segnali anche apparentemente insignificanti.

E parliamo con la gente; dobbiamo crescere ancora, anche in numero.

 

6. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. PAOLA MANCINELLI: UN FORTE SEGNALE

[Ringraziamo Paola Mancinelli (per contatti: mancinellipaola at libero.it) per questo intervento.

Paola Mancinelli e' nata ad Osimo (An) il 28 giugno 1963 e vive a Castelfidardo (An). Dottore di ricerca in filosofia teoretica presso l'Universita' di Perugia, ed e' ora docente al Liceo Classico Leopardi di Recanati. Membro della Societa' Filosofica italiana, sezione di Ancona, e del Coordinamento delle Teologhe Italiane, zona Umbria-Marche, si e' sempre impegnata sul fronte del dialogo fra filosofia e teologia, occupandosi tra l'altro del rapporto fra mistica e filosofia e la violenza del sacro in Rene' Girard, del pensiero neoebraico di Rosenzweig e dell'influenza dell'ebraismo nel rinnovamento dell'ontologia. Fra le pubblicazioni principali: Cristianesimo senza sacrificio. Filosofia e teologia in Rene' Girard, Cittadella, Assisi 2001; Homo revelatus, homo absconditus, di alcune tracce kierkegaardiane in Rene' Girard", in AA.VV., Nota Bene, Quaderni di studi kierkegaardiani, Citta' Nuova, Roma 2002. Di recente e' stata pubblicata la sua tesi dottorale con il titolo di Pensare altrove. Rivelazione e linguaggio in Franz Rosenzweig, Quattroventi, Urbino 2006. Nel 2008 sono stati pubblicati i suoi saggi di estetica, raccolti in un'opera dal titolo Lo stupore del bello, per i tipi di Polistampa, Firenze. Collabora alle riviste Filosofia e teologia, Quaderni di Scienze Religiose, Dialeghestai e Reportata. Attualmente e' collaboratrice della Rivsta Leussein delle Edizioni Universitarie Romane, ove sono stati pubblicati i suoi brevi studi su Petrarca ed Agostino e sulle tracce agostiniane in Heidegger e la sua traduzione di un inedito di G. Lukacs. Poetessa, ha al suo attivo diverse raccolte. Cfr. anche le interviste nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 247 e n. 421 e in "Voci e volti della nonviolenza" 385]

 

L'iniziativa nonviolenta del 4 novembre "Ogni vittima ha il volto di Abele" e' un forte segnale che c'e' un risveglio politico, ad una politica partecipata che scuote le indifferenze e i sonni rassegnati, e che riaccende la passione per il possibile. Questo segnale umile e non retorico contiene un'enorme riserva critica: il totalmente altro atteso ed esperito come nostalgia puo' e deve divenire anche la misura di un'umanita' nuova creduta e perseguita.

Auspichiamo che sia anche un modo di scuotere le rassegnazioni che molto spesso consumano di noia e delusione i giovani, li appiattiscono sul comodo, sull'utile immediato e cieco, rubando loro non solo il futuro ma anche la capacita' progettuale di costruire una civilta' democratica.

 

7. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. GIANFRANCO MONACA: AD ASTI

[Ringraziamo Gianfranco Monaca (per contatti: astensis at promotus.it) per questo intervento.

"Gianfranco Monaca, Asti 31 luglio 1934, Giac responsabilita' diocesana Asti 1950-54, seminario, ordinazione presbiterale Asti 1959, animazione pastorale e socio-culturale vari ambienti, pastorale migranti in Belgio (Seraing) e licence en sciences cathechese a Luouvain con Francois Houtart 1965-1970, rientro in Asti, animazione socio-culturale ambiente rurale, intanto laurea sociologia a Torino con Luciano Gallino, passaggio alla formazione/socializzazione giovani handicappati (Ial Cisl, poi comune di Asti) 1974-1990, direzione centro documentazione didattica musei civici Asti 1990-1999 (funzionario comunale), Pensione Inpdap. Attivita' volontariato editoria e grafica con Ldc Leumann catechesi e biblica per ragazzi, pubblicazioni varie storia locale, immigrazione, collaborazione a "Tempi di Fraternita'" (testi e immagini). Attivita' nell'Associazione culturale Tempi di fraternita' (onlus) prevalentemente sui temi della sicurezza sul lavoro, immigrazione, riscoperta e valorizzazione del pensiero alfieriano; in collaborazione con "Noi siamo Chiesa" promozione della memoria e dell'opera di Ernesto Buonaiuti". Molto attento alle realta' sociali, politiche e religiose, ha anche fatto diverse mostre personali e ricevuto numerosi riconoscimenti come artista (ha esposto la prima volta ad Asti nel 1952); dal sito www.astilibri.com riprendiamo il seguente piu' ampio profilo autobiografico: "Sono nato ad Asti il 31 luglio del 1934. Ho scoperto molto tardi che non era stata una giornata felice per l'Europa: il cancelliere austriaco Dollfuss fu assassinato quel giorno dai nazisti, allo scopo di prendere il potere in Austria. Penso che questo fatto abbia creato un clima avvelenato di paura e di insicurezza che ha condizionato in un modo o nell'altro la vita della gente in quegli anni. L'anno dopo la guerra in Africa Orientale per la conquista dell'impero, nel '36 la guerra di Spagna, nel '38 le leggi razziali, nel '39 l'invasione della Polonia da parte della Germania nazista, poi della Francia, del Belgio, dell'Olanda... e l'entrata in guerra dell'Italia, per potersi sedere al tavolo della "pace" con qualche centinaio di morti e spartire con la Germania il bottino di guerra. Avevo cinque anni quando venne ad Asti Mussolini. Ricordo l'aspetto strano della citta' addobbata con grandi drappi neri e tricolore. Probabilmente in casa non se ne diceva un gran bene, perche' ricordo che mi tenevo nascosto al di sotto del davanzale del balcone e avevo paura di guardare, poi vinse la curiosita'. Il duce passava in piedi su una macchina scoperta, ma visto dall'alto non era niente di speciale e mi tranquillizzai. Ma furono pochi attimi. Poi vennero i tempi dei bombardamenti, degli sfollati, della resistenza. Mio fratello era partigiano e i miei genitori dovettero darsi alla macchia per non essere presi come ostaggi. Finche' non mi resi conto di queste cose non capii perche' in casa nostra si rideva cosi' poco. Riempivo lunghe ore di solitudine divorando i libri della "Scala d'oro" della Utet e tentando di disegnare i castelli e i cavalieri di cui pullulavano quelle letture. Mi mandarono a prendere qualche lezione di musica dal maestro Baroncini, ma non se ne fece niente; non era affar mio. Provarono con il professor Rosa e con la pittura e il disegno le cose andarono meglio, ma l'impegno nelle attivita' delle organizzazioni giovanili era cio' che mi gratificava di piu'. Dopo la maturita' classica all'Alfieri frequentai per un anno la facolta' di architettura a Torino, ma l'impegno sociale e politico mi attirava con maggiore forza, e piu' ancora il lavoro di riflessione filosofica e teologica e quello dell'intervento pedagogico. A diciannove anni decisi di intraprendere gli studi teologici, che portai a termine con successo. L'attivita' di animazione culturale e pastorale mi andava bene, mi pareva fosse esattamente quello che avevo sempre desiderato, purche' l'avessi potuta svolgere con creativita' e fantasia. Questo mi condusse a inventarmi percorsi nuovi e a vivere esperienze esaltanti: lavorai per cinque anni in Belgio tra gli emigrati nella cintura carbosiderurgica di Liegi e conseguii la laurea in scienze religiose all'universita' di Lovanio nel pieno del periodo della contestazione, con una tesi di cui fu relatore Francois Houtart, uno dei piu' vivaci teologi e sociologi del mondo, ancor oggi punta di diamante del rinnovamento conciliare, irriducibile oppositore del revisionismo e della normalizzazione. Pubblicai piu' tardi su questa esperienza "Come alberi che camminano" per l'Editrice Esperienze, a cura dell'Istituto per la Storia della Resistenza di Asti. Rientrato in Italia, mentre lavoravo al recupero e inserimento dei giovani handicappati (e ci lavorai fino al '91, dopo che la struttura passo' alla gestione comunale), avendo attivato alcuni corsi di formazione professionale speciale nell'ambito dello Ial-Cisl di Asti, preparai gli esami e mi laureai nel 1975 in Sociologia a Torino con una tesi sulle "Centocinquanta ore", istituite per legge nel 1973. Pubblicai "Bestiario intimo" per le Edizioni Omega, collaborai ad alcune collane dei Fratelli Fabbri e della Elledici, di argomento pedagogico. Su invito di Francesco Coppo ho fatto alcune mostre personali e ho partecipato a lungo, per le cortesi insistenze dello squisito amico Giovanni Arri jr, alle mostre collettive della Promotrice. Fu un antico e valente mio insegnante di esegesi biblica, Pietro Daquino, a coinvolgermi in alcune sue ricerche sulla storia locale e nella redazione della rivista "Il Platano". Forse era destino, visto che gia' nel '61 don Alfredo Bianco mi aveva chiesto una piccola collaborazione per la sua "Asti medioevale". Giovanni Boano, come presidente della Cassa di Risparmio di Asti, mi affido' il compito di "raccontare" il duomo, e ne nacque "Asti: un duomo, una citta'" nel 1988. Per la Cassa avevo gia' fatto "La storia di Asti, quasi una controstoria" e "Vittorio Alfieri", combinando insieme il testo e i disegni, ma senza produrre un "fumetto" come si intende di solito questo genere. Dal 1991 questo divento' il mio mestiere, essendo passato a dirigere il Centro per la documentazione didattica dei Musei Civici. La citta' mi si veniva presentando come un'immensa enciclopedia di tutti i saperi, e mi entusiasmava - e ancora mi entusiasma - scoprire e far scoprire dagli altri (i concittadini e i giovani innanzitutto) gli aspetti sorprendenti di cio' che frettolosamente si costeggia ogni giorno senza avvedersene. Che e', tutto sommato, una metafora della vita stessa. Cosi' ho "raccontato" la chiesa e il quartiere di San Secondo in "Asti: San Secondo dei mercanti". E subito dopo ho fatto con Saviolo "Attenzione immigrati", una serie di epigrammi disegnati di impegno sociale; nello stesso senso va la mia collaborazione con il mensile "Tempi di fraternita'", del quale curo particolarmente la pagina dedicata all'"Elogio della Follia" e che ha pubblicato "Grand Hotel Giubileo", una raccolta di umorismo grafico. Teologia, sociologia, storia, umorismo grafico e vita civile sono modi diversi per "incarnare" (con maggiore o minor successo, ma almeno ci provo) l'eterno nel quotidiano, come agitando senza sosta un barattolo in cui materia e spirito rischiano continuamente di separarsi depositandosi a differenti livelli"]

 

Ad Asti abbiamo iniziato una tradizione: ignorando la celebrazione ufficiale del 4 novembre, abbiamo realizzato una celebrazione alternativa, nella sede del consiglio comunale, con la lettura di alcuni testi autoprodotti da parte di una quinta elementare che ha lavorato molto sulla nonviolenza.

Iniziata in sordina, con questa classe e le famiglie dei ragazzi, piu' alcuni giovani dell'Asti Social Forum e il bandierone della pace al balcone del municipio, cercheremo di farla diventare "l'altro quattro novembre".

 

8. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. ELENA PULCINI: UN MONDO CHE HA BISOGNO DI NOI

[Ringraziamo Elena Pulcini (per contatti: e_pulcini at unifi.it) per questo intervento.

Elena Pulcini e' professore ordinario di Filosofia sociale presso il Dipartimento di filosofia dell'Universita' di Firenze. Ha conseguito il titolo di Nouveau Doctorat nel giugno 1991 presso l'Universita' di Paris III - Sorbonne Nouvelle di Parigi. La sua ricerca verte su temi di antropologia filosofica e di filosofia sociale e politica. Al centro dei suoi interessi e' il tema delle passioni nell'ambito della teoria dell'individualismo moderno e delle forme del legame sociale, con un'attenzione anche al problema della soggettivita' femminile. Su questi temi ha tenuto varie comunicazioni a convegni nazionali e internazionali (Universite' libre di Bruxelles, Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, Universite' de Paris 8, Istituto Universitario Europeo di Firenze, Institute of Philosophy - Czech Academy of Sciences di Praga, Institut fur die Wissenschaften vom Menschen di Vienna; Festival internazionale di filosofia di Modena, Universita' Puc e Unisinos del Brasile, Humboldt Universitat di Berlino, ecc.). Tra i suoi lavori: La famiglia al crepuscolo, Editori Riuniti, Roma 1987; Teorie delle passioni (a cura di), Kluwer, Dordrecht-Bologna 1989;  Amour-passion e amore coniugale. Rousseau e l'origine di un conflitto moderno, Venezia, Marsilio 1990 (traduzione francese presso Champion-Slatkine, Parigi 1998); (a cura di, con P. Messeri), Immagini dell'impensabile. Ricerche interdisciplinari sulla guerra nucleare, Marietti, Genova 1991. Ha pubblicato numerosi saggi su riviste nazionali e internazionali e in volumi collettanei. Ha curato opere di Jean-Jacques Rousseau e Georges Bataille. Tra le sue pubblicazioni piu' recenti: L'individuo senza passioni. Individualismo moderno e perdita del legame sociale, Bollati Boringhieri, Torino 2001, ristampa 2005 ("menzione speciale" al Premio Internazionale di filosofia Salvatore Valitutti; "menzione speciale" al Premio Internazionale di filosofia Viaggio a Siracusa), la traduzione tedesca e' stata pubblicata presso l'editore Diaphanes, Berlino 2004; Sulla teoria del soggetto femminile ha pubblicato, oltre a numerosi saggi, il volume Il potere di unire. Femminile, desiderio, cura, Bollati Boringhieri, Torino 2003. E' inoltre co-autrice (con E. Skaerbaek, D. Duhacek, M. Richter) del libro Common Passion, Different Voices. Reflections on Citizenship and Intersubjectivity, Raw Nerve Books, York 2006; e del libro Teaching Subjectivity. Travelling Selves for Feminist Pedagogy, Athena, Utrecht University 2009 (pubblicato nell'ambito delle attivita' del gruppo "Travelling Concepts", afferente al network europeo di Gender Studies "Athena"). Le sue ricerche vertono di recente sulle trasformazioni dell'identita' e del legame sociale in eta' globale. Su questi temi ha curato (con Dimitri D'Andrea) il volume collettivo Filosofie della globalizzazione, Ets, Pisa 2001; e (con Mariapaola Fimiani e Vanna Gessa Kurotschka) il volume Umano post-umano. Potere, sapere, etica nell'eta' globale, Editori Riuniti, Roma 2004. Il suo recente libro: La cura del mondo. Paura e responsabilita' in eta' globale, Bollati Boringhieri, Torino 2009, ha ricevuto il I Premio di Filosofia "Viaggio a Siracusa", e' inoltre prevista la traduzione inglese presso l'editore Springer. Il suo piu' recente libro e' Invidia. La passione triste, Il Mulino, Bologna 2011. E' membro del Comitato di consulenza della rivista "Iride" (Il Mulino) e del Comitato scientifico della rivista "Iris" (Florence University Press); fa parte del Comitato scientifico di varie riviste tra cui "La societa' degli individui" (Angeli), "Quaderno di comunicazione" (Meltemi), "Politica & societa'" (Carocci). E' stata membro, per l'Universita' di Firenze, del progetto europeo "Athena" (European Thematic Network Project for Women's Studies Athena) diretto da Rosi Braidotti (Universita' di Utrecht). Ha fatto parte (per due mandati consecutivi) della Giunta direttiva della Societa' Italiana di Filosofia Politica (Sifp)]

 

Accade spesso che le commemorazioni siano rituali vuoti e ripetitivi, ai quali si partecipa per un superficiale senso del dovere.

Ma commemorare significa in primo luogo rammemorare, cioe' far rivivere attraverso la memoria eventi e realta' che non devono essere dimenticati. Una memoria condivisa anche da chi non ha direttamente vissuto quegli eventi, perche' esiste sempre una memoria collettiva che ci unisce indipendentemente dall'esperienza, che ci viene trasmessa di generazione in generazione e che rappresenta il prezioso filo attorno a cui legare le nostre vite. E' questo indubbiamente il caso dell'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele" che ha fatto rivivere il 4 novembre il dolore delle vittime della guerra, di ogni guerra.

Non c'e' vera memoria senza partecipazione affettiva, senza condivisione austera e dolorosa  di qualcosa che e' accaduto e che non dovrebbe mai piu' accadere. Purtroppo la nostra memoria trova una rovente riattualizzazione di fronte al perpetuarsi della guerra, delle guerre che infestano il pianeta producendo inedite atrocita'. A volte assistiamo inermi e impotenti a quanto accade ancora intorno a noi, chiusi nella solitudine della nostra indifferenza, spettatori passivi di una realta' che ci appare immodificabile in quanto gestita da poteri forti che non riusciamo a controllare. Commemorare insieme significa uscire da quella solitudine e da quella passivita' per ridiventare attori di un mondo che ha bisogno di noi, del nostro impegno e della nostra "cura" per ritrovare il senso della solidarieta' e di un futuro libero dalla violenza.

 

9. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. DANIELA THOMAS: NESSO

[Ringraziamo Daniela Thomas (per contatti: daniela.thomas at ymail.com) per questo intervento.

In un precedente intervento sul nostro foglio cosi' Daniela Thomas si presentava: "mi occupo di simbologia del profondo, mitologia, scrivo (anche se finora ho pubblicato un solo libro di racconti, "Segni di vita", ed. La Zisa), sono operatrice alla Biblioteca dei Bambini e dei Ragazzi "le Balate" di Palermo. E di questo sono orgogliosa, perche' e' la sola biblioteca per bambini che ci sia a Palermo, perche' si trova in un quartiere molto difficile in cui la violenza e' all'ordine del giorno sin dal primo istante di vita e perche' andiamo avanti senza il sostegno delle istituzioni ma con il nostro lavoro e il sostegno dei privati, e gia' abbiamo 5000 libri. Mi occupo anche, con un piccolo gruppo di donne che abbiamo chiamato Domodama, di informare le mamme sull'importanza del parto naturale e dell'allattamento al seno, che sono il primo gesto nonviolento di accoglienza, eccoti il link del blog su cui scriviamo (io col nome di Samina): http://domodama.wordpress.com "]

 

Un tempo, prima che la parola "nesso" fosse un semplice sostantivo, era un nome proprio. Nesso era una creatura simbolica: un centauro che faceva da traghettatore tra le due sponde del fiume Eveno. Oggi, lontani dal mondo del mito e del simbolo che com-pone e ricompone le sponde degli opposti, viviamo solo da un lato o dall'altro del fiume, attestati su una sponda, senza renderci conto di stare infliggendo una profonda ferita al nostro essere vita, fiume che scorre, fluire.

La nonviolenza e' cio' che ci restituisce il Nesso fra noi e noi stessi: la possibilita' di convivere con la nostra parte animale, come un Centauro, significa simbolicamente integrare le parti di noi che non vorremmo riconoscere; traghettare da una parte all'altra di un fiume vuol dire sapere che due rive contrapposte non sono nemiche, ma contengono e canalizzano la corrente. Guerra, violenza, prevaricazione, sono assenza di dialettica, di scambio, di confronto. Eppure nelle parole che usiamo e' gia' presente ogni cosa:  guardate com'e' bella la parola "incontro", per esempio. "In" indica un movimento "verso" qualcosa o qualcuno; "contra", indica una contrapposizione: e messi insieme, diventano l'immagine di due persone che, provenendo da fronti contrapposti, come due nemici, vanno l'uno verso l'altro e provano vicendevolmente a riflettersi.

E' significativo questo mito, perche' ci mostra, con un'immagine diretta e immediata, come solo entrando in risonanza con noi stessi possiamo fare lo stesso all'esterno. La violenza che in questo momento storico predomina su tutti i piani e' specchio della frammentazione della nostra interiorita': per questo manifestazioni come quella nonviolenta del 4 novembre "Ogni vittima ha il volto di Abele" vanno sostenute e proposte attivamente in ogni situazione e in ogni luogo, insieme a riflessioni sempre piu' profonde sulla conoscenza di noi stessi. Noi siamo in-dividui, cioe' indivisibili: da noi stessi e dall'ambiente che ci circonda. Siamo chi soccombe e chi prevarica; siamo il corpo nostro e insieme quello della Terra. Imparare a riconoscere noi stessi e' riconoscere l'unita' di tutte le cose che s'in-contrano senza scontrarsi.

 

10. INCONTRI. IL 5 NOVEMBRE SI E' SVOLTO A VITERBO UN INCONTRO DI RIFLESSIONE SULLA COMMEMORAZIONE NONVIOLENTA "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"

 

Sabato 5 novembre 2011 si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace" un incontro di riflessione sulla commemorazione nonviolenta delle vittime di tutte le guerre "Ogni vittima ha il volto di Abele" tenutasi il 4 novembre.

E' stato espresso grande apprezzamento per l'efficacia e la diffusione dell'iniziativa, che quest'anno ha raggiunto decine di citta' italiane in ogni regione del paese. Ed e' stato espresso l'impegno a promuovere anche il prossimo anno le commemorazioni nonviolente delle vittime delle guerre.

*

Il responsabile della struttura pacifista viterbese ha evidenziato che "e' dovere primario di ogni persona opporsi alla commissione di omicidi, e poiche' le guerre esattamente della commissione di omicidi consistono, e' dovere di ogni persona opporsi alle guerre. Analogamente e' dovere di ogni ordinamento giuridico democratico opporsi alla commissione di omicidi, e quindi alle guerre. Le guerre sono sempre nemiche dell'umanita'. E quindi l'unico modo adeguato di commemorare le vittime delle guerre e' impegnarsi, come persone e come istituzioni democratiche, per far cessare le guerre e le uccisioni. Dal ricordo sincero e addolorato delle vittime della guerra scaturisce il dovere morale e civile di far cessare le guerre, e quindi il dovere morale e civile del disarmo e della smilitarizzazione dei conflitti, il dovere morale e civile dell'umana solidarieta', della difesa della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano. Vi e' una sola umanita', ogni vittima ha il volto di Abele".

 

11. DOCUMENTAZIONE. UN APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO, DELL'ASSOCIAZIONE PER LA PACE, DI PEACELINK E DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO PER IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

*

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Associazione per la pace

per contatti: e-mail: luisamorgantini at gmail.com, sito: www.assopace.org

Peacelink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

13. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 731 del 6 novembre 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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