Ogni vittima ha il volto di Abele. 12



 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 12 del 15 ottobre 2011

 

In questo numero:

1. Mao Valpiana: La memoria delle vittime, l'impegno contro le guerre

2. Un appello del Movimento Nonviolento, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele

3. Alberto Cacopardo: Be afraid. Remember (commemorando la Grande Guerra)

4. Paolo D'Arpini: La fine di tutte le guerre

5. Massimo Grandicelli: L'"inutile strage"

6. Pietro Lazagna: Guerre, massacri, vittime

7. Anna Pascuzzo: La guerra e' vilta' e crimine

8. Raffaele K. Salinari: La guerra e' l'antitesi della democrazia

 

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: LA MEMORIA DELLE VITTIME, L'IMPEGNO CONTRO LE GUERRE

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer Stiftung; fa parte del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta istituito presso L'Ufficio nazionale del servizio civile; e' socio onorario del Premio nazionale "Cultura della pace e della nonviolenza" della Citta' di Sansepolcro; ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Celebrare l'anniversario della fine del primo conflitto mondiale, ricordarne i caduti, senza condannare le due guerre nelle quali il nostro paese e' oggi coinvolto, significa oltraggiare la memoria dei tantissimi giovani che hanno perso la vita nel 1915-18.

Per questo, il 4 novembre, noi vogliamo organizzare commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro le guerre in Afghanistan e in Libia.

 

2. INIZIATIVE. UN APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO, DI PEACELINK E DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO PER IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

*

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Peacelink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

3. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ALBERTO CACOPARDO: BE AFRAID. REMEMBER (COMMEMORANDO LA GRANDE GUERRA)

[Ringraziamo Alberto Cacopardo (per contatti: alberto.cacopardo at alice.it) per questo intervento.

Per un breve profilo di Alberto Cacopardo da un'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 357 riprendiamo la seguente notizia biografica: "La mia persona ha poca rilevanza. Quello che ho scritto e' soprattutto ricerca etno-antropologica. Ai nonviolenti possono interessare particolarmente i due scritti che ho menzionato piu' sopra e il prossimo libro che pubblichero', chiamato "Chi ha inventato la democrazia?". Chi vuole seguire qualcuno dei miei pensieri, puo' consultare il blog che ho iniziato nel settembre 2010. Si chiama "Politics, poetry and peace" e si trova a: http://albertocacopardo.blogspot.com/ "]

 

Le guerre finiranno, e' sicuro.

Apparterra' al passato, c'e' poco da fare,

questo darsi un nemico da sconfiggere,

questo credersi in diritto di ammazzare.

 

Verra' un futuro in cui tutte le guerre

saranno favola di tempi lontani.

Non ci e' dato sapere se quel futuro

vedra' ancora vivi degli esseri umani.

 

Ricordati, uomo, ricordati, donna

le stragi che videro i padri e le madri.

Davanti a tutto quello che non dura

coltiva per sempre questa memoria.

Ricordati. Abbi paura.

 

4. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. PAOLO D'ARPINI: LA FINE DI TUTTE LE GUERRE

[Ringraziamo Paolo D'Arpini (per contatti: circolovegetariano at gmail.com) per questo intervento.

Paolo D'Arpini e' presidente del Circolo vegetariano di Calcata (in provincia di Viterbo), referente della Rete Bioregionale Italiana, impegnato nel Comitato per la spiritualita' laica, e animatore di rilevanti esperienze ecologiste, di spiritualita', di solidarieta', di incontro tra le persone, le culture, con la natura vivente; "scrittore bioregionale, esperto di erbe selvatiche, dinamizzatore di eventi culturali ed ecologisti", un suo profilo autobiografico e' nel sito www.circolovegetarianocalcata.it]

 

Ci vuole uno scossone intellettuale ed amorevole nella nostra attitudine, occorre avviare un bio-ragionamento all'interno delle istituzioni. Dobbiamo entrare nelle maglie profonde del pensiero umano e del contesto sociale in cui viviamo ed ottemperare al dovere di manifestare la nonviolenza, l'ecologia profonda e la spiritualita' laica in questa societa', sia urbana che rurale, tecnologica e semplicistica, complessa e facile, insomma serve uno scatto di reni e di cervello...

*

Nella teoria iniziale della metempsicosi si ritiene l'anima moralmente neutra, senza rapporti con la vicenda della colpa, della purificazione e della salvezza... Questo descrive una incontaminazione dell'anima in seguito agli eventi vissuti sulla terra, ma dal punto di vista psicologico esiste anche un "animo" ovvero una coscienza individuale collegata all'apparato psicosomatico. Dal punto di vista mentale la contaminazione esiste ed e' in tal senso che si intende la spinta verso il miglioramento etico dell'umanita'.

Alcuni grandi precursori della nonviolenza, tra cui  Buddha seguito da Gesu' e per ultimo Gandhi, avevano come scopo la purificazione del pensiero umano attraverso la rinuncia ad atti, innecessariamente violenti, rivolti  contro altri esseri viventi (qui comprendendovi anche gli animali e persino le piante).

Ed e' in questo filone di pensiero che si pone anche la campagna per l'abolizione delle guerre portata avanti dal movimento nonviolento, fondato da Aldo Capitini. Mi piace sentirmi compartecipe di questo movimento, anche perche' lo stesso Capitini fondo' l'associazione vegetariana italiana di cui sono membro.

Il 4 novembre ricorre l'anniversario della fine della prima guerra mondiale, ma una vera celebrazione dovrebbe essere quella in cui si afferma che la guerra e' finita per davvero. Cioe' che non ci siano piu' guerre di sorta al mondo. Questa mi sembra una buona soluzione per commemorare la fine di quel disastroso primo conflitto che tanti lutti addusse all'umanita'.

La fine di tutte le guerre, ed anche la fine della carneficina perpetrata ignominiosamente nei confronti dei nostri fratelli animali: questa e' vera pacificazione. Ed io ci vorrei inserire anche l'inutile massacro nei confronti del mondo vegetale compiuto per ragioni economiche e consumistiche (le foreste vengono tagliate per far posto all'agricoltura industriale che foraggia gli allevamenti intensivi di animali da macello).

Tutti sappiamo che Buddha fu vegetariano e probabilmente, come gli esseni del suo tempo, lo fu anche Gesu', e lo fu pure Gandhi e anche Aldo Capitini... Quindi e' opportuno seguire il loro esempio.

Elimianiamo dal nostro animo la condizione di sudditanza ad una cultura - religiosa consumista - che nel nome della "fede"  perpetra massacri sempre piu' atroci, specie quando benedetti da allucinati sacerdoti ingannevoli interpreti d'un dio muto. Le ingiunzioni al sacrificio dell'agnello od altri riti sono metafore e non debbono essere prese alla lettera. Penso alla mistificazione compiuta  in particolare dai cristiani, dagli ebrei e dai musulmani che ritengono di santificare le loro feste con macellazioni truculente definite "rituali".

La guerra e' figlia della violenza contro le altre specie. Se possiamo uccidere "sacralmente" gli animali, allora per giuste ragioni possiamo uccidere anche gli uomini... ed e' quello che sovente avviene nelle cosidette "guerre di religione".  Siccome in questo momento prevale il "dio denaro" ecco che le guerre religiose si fanno pure in nome dell'economia e degli affari.

Basta cosi', non voglio fare una predica. Quel che vi chiedo durante le giornate di ricordo dei morti - sino alla celebrazione del 4 novembre -  e' di rinunciare alla carne morta, addirittura di rinunciare anche all'uccisione di piante. Se andate al cimitero o se andate nei sacrari (dove sono  i caduti della guerra) non portate fiori recisi bensi' piantine vive, che potranno in seguito essere trapiantate nel suolo, oppure lasciate in vaso e accudite per la loro sopravvivenza, a memoria del nostro impegno per la pace...

 

5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. MASSIMO GRANDICELLI: L'"INUTILE STRAGE"

[Ringraziamo Massimo Grandicelli (per contatti: maxigr at tiscali.it) per questo intervento.

"Dirigente di azienda in pensione, attivista di Amnesty International e impegnato marginalmente ma costantemente sul piano politico e referendario". Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 292 che contiene anche un'ampia notizia autobiografica]

 

"Inutile strage". Cosi' il Papa Benedetto XV defini' il primo conflitto mondiale, di cui tra non molto ricorre il ricordo.

Per comprendere quanta verita' si celi in questa sintetica qualifica e' necessario ancora una volta ricorrere alla Storia.

E nemmeno e' richiesto di studiarla troppo a fondo, basta persino solo "leggerla", tanto e' evidente la stolidita' dell'impresa, per la sproporzione tra i fini perseguiti e i mezzi impiegati, senza che peraltro sia mai accaduto che essi siano stati raggiunti esaustivamente.

"Rapporto costi/benefici" perdente, diremmo oggi, in tempi di ostinata "materialita'".Nell'immaginario degli italiani, il primo conflitto mondiale e' vivo solo per il richiamo a forme di "nostalgia" del tutto discutibili: il Piave, le leggendarie imprese degli alpini sul fronte di montagna e le azioni a volte "cavalleresche" che si svolsero in quell'ambiente cosi' ostile; poi, Caporetto e Vittorio Veneto.

Non si parla mai di tutto il resto.

Chi ricorda Verdun, sul fronte occidentale, al di la' del nome? Costo' mezzo milione di vittime, ottocentomila tra feriti e intossicati dai gas, duro' undici interminabili mesi e trasformo' il paesaggio, inquinando inoltre l'ambiente, al punto che le conseguenze delle armi, soprattutto dell'artiglieria, sono riconoscibili e rilevabili ancor oggi.

E le conseguenze, soprattutto morali, per i testimoni della strage, duravano ancora venti anni dopo, se in pieno secondo conflitto il generale von Stuelpnagel, arrestato in Francia per la cospirazione contro Hitler, chiese durante il viaggio verso la Germania di fermarsi sulla collina del "Mort Homme", teatro degli scontri tra i piu' sanguinosi di Verdun, dove aveva combattuto e vi tento' il suicidio.

Ma quello che colpisce sul piano della "logica delle cose" e' lo scarso peso strategico dell'operazione.

Alla fine dell'intero conflitto, si puo' ragionevolmente sostenere che esso non termino' per la supremazia effettiva delle azioni di qualcuno, ma solo per l'esaurimento delle risorse; e perse chi le fini' per primo.

Non differentemente ando' nella seconda guerra mondiale.

In questo nostro tempo, dopo il piu' lungo periodo di pace sul proprio territorio che l'Italia abbia mai vissuto, e' superficialmente facile considerare la guerra un gioco.

Dimentichiamo i milioni di morti, gli sfollati, la distruzione del tessuto civile nelle zone di belligeranza attiva; la perdita identitaria e la qualita' di vita sottratte a intere generazioni, la violenza al territorio che fa crescere alberi stenti ancora cent'anni dopo il martellamento degli esplosivi e del piombo.

"Facciamo in modo che il loro sacrificio non sia stato inutile", leggiamo spesso nella retorica delle celebrazioni, quasi sempre volendo intendere con cio' lo stimolo a perseguire le finalita' e a proseguire nelle azioni che indussero al conflitto: ma e' ora di dire forte, invece, che e' proprio l'inutilita' dell'immane stroncamento di vite che deve guidarci a non ripetere l'esperienza: tutto cio' che la guerra persegue e' sempre ottenibile in una quantita' di modi diversi, incluso il perverso arricchimento che le attivita' belliche comportano per alcuni.

Diciamo allora, forte, e una volta per tutte, che la guerra e' stupida, perche' stupido e inutile sono sovente sinonimi, e chiunque la sostenga non puo' sottrarsi allo stesso giudizio.

 

6. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. PIETRO LAZAGNA: GUERRE, MASSACRI, VITTIME

[Ringraziamo Pietro Lazagna (per contatti: pietro.lazagna at alice.it) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera.

"Nato a Genova nel 1936 in una famiglia che mi ha trasmesso valori del rispetto e della dignita' oltre le etichette e le appartenenze. La formazione scout e poi l'incontro con esperienze del cattolicesimo democratico genovese e italiano mi hanno fatto conoscere protagonisti nonviolenti da Jean Goss a Danilo Dolci a don Sirio Politi a Rene' Voillaume a padre Vivarelli.La tesi di filosofia su Emmanuel Mounier mi ha messo a contatto con la cultura francese che ho approfondito per diversi anni. Ho lavorato per molti anni sulla formazione con bambini, adolescenti, operai, carcerati, adulti. Ho partecipato alla nascita del Centro di documentazione contro la guerra a Genova e alla Spezia e alla Ldu. Ho militato nei Verdi  dalla  fondazione nel 1983. Ho collaborato a iniziative editoriali e di lavoro nelle Acli e collaborato saltuariamente a riviste educative. In quest'ottica ho scritto sul Terzo Mondo (Sei, Torino), su Pasolini, "Ultimo traguardo" (Fullservice, Udine) e sulle culture di guerra ( Edizioni Gruppo Abele, Torino e Nuova Italia Scientifica, Roma). Di recente ho collaborato a testi collettivi: "Per Angelo Marchese" (Le citta' del silenzio, Novi Ligure); "Mediterranei" (Diabasis, Reggio Emilia); "Saperi e meraviglie", la biblioteca di Demetrio Canevari (Sagep, Genova); "La donazione Gallo" (Galleria Spinola - Fondazione Canevari, Genova)". Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 346]

 

... il tempo tiranno mi impedisce una riflessione ampia come la questione meriterebbe. Mi limito quindi a esprimere una sintetica opinione sul ruolo degli anniversari e in particolare su cio' che mi chiedi.

Anche scorrendo la letteratura recente mi pare che occasioni  come queste non vadano sciupate: intendo utilizzare le scadenze  per affinare sguardo e conoscenze. Guerre e massacri vengono da lontano e alle vittime manca in genere il tempo per capire cio' che le celebrazioni interessate nascondono. Alle vittime viene taciuto cio' che smaschererebbe il lucro di denaro, potere, immagine. Esse subiscono un processo di estraneazione che le allontana dalla possibilita' di comprendere la microfisiologia degli eventi e specificamente delle guerre patite.

Oggi e' disponibile in merito una letteratura sulla "grande guerra civile europea dal 1914 al 1945" (E. Traverso) che dobbiamo proporre senza soste ai giovani affinche' cresca la loro coscienza critica e la loro capacita' di discernimento. Grande e' l'esercito di ottusi capi rampanti che fidano sulla speculare insipienza di un piu' nutrito esercito di tifosi disponibili per ogni avventura: i Balcani, il Medioriente ed il Nordafrica sono sotto i nostri occhi e il martirio dei popoli attesta l'impotenza del "popolo sovrano" cui manca voce critica e discernimento per assumere poteri e contropoteri. Cio' che don Milani proponeva per i suoi giovani va esteso ai popoli migranti o stanziali: processi di coscientizzazione possono partire dalle occasioni delle celebrazioni che potrebbero "sfrondare gli allori dei regnatori, mostrando ai popoli di che lacrime grondano e di che sangue"...

 

7. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ANNA PASCUZZO: LA GUERRA E' VILTA' E CRIMINE

[Ringraziamo Anna Pascuzzo (per contatti: a.duepascuzzo at tiscali.it) per questo intervento.

Anna Pascuzzo (Catanzaro, 1974), laureata in Lettere moderne con indirizzo psicopedagogico presso la Facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' degli Studi della Calabria (con una tesi di laurea su "Il ruolo dell'educazione nella formazione alla diversita', il valore della differenza), master in "Lavoro, famiglia e leadership femminile" ed ulteriori titoli di studio post-laurea su "Stereotipi femminili fra diritti e discriminazioni ", "Schiavitu' e democrazia: media e politiche a confronto", "Il mercato della prostituzione indoor", "La rappresentanza di genere negli organi politici decisionali. Profili giuridici e sociologici". Tra le sue pubblicazioni scientifiche il libretto informativo "Io consapevole, io libera" sulla legge 194/1978, pubblicato nell'ottobre 2009 con il patrocinio della Commissione per le Pari Opportunita' di Catanzaro. E' stata ideatrice e docente del corso di scrittura creativa "Io scrivo" presso gli Istituti scolastici superiori della citta' di Catanzaro e associazioni di aggregazione giovanile dal 2005 ad oggi; ideatrice e docente del "Laboratorio di lettura creativa"; docente "esperta" nel progetto Pon "Laboratorio di scrittura creativa" tenuto presso l'Istituto Comprensivo di San Vito sullo Ionio dal 18 marzo al 27 maggio 2011; docente di lingua italiana nel "Corso di formazione Shukran" per migranti tenuto a Maida a Marzo 2011; autrice e docente della lezione letteraria "l'Italia unita dalle donne e dagli uomini" (rappresentata per la celebrazione dei 150 anni dell'unita' d'Italia negli istituti scolastici regionali e nei teatri cittadini dal 16 dicembre 2010); docente nel "corso per mediatori transculturali" promosso dall'Asp di Catanzaro, e referente sulla "metodologia di accoglienza" presso i centri antiviolenza delle donne abusate; docente e relatrice sulla "violenza ai minori e psicologia infantile" nell'ambito del "corso per mediatori transculturali"; autrice e interprete (dal 2007) della lezione-spettacolo "Contro i diritti negati" per gli allievi degli istituti scolastici di primo e secondo grado. Autrice dei romanzi: "Storia d'amore, di lotta e liberta'" e "Le colonne di Emma" pubblicati rispettivamente nel 2006 e nel 2008 dalle case editrici Rubbettino e Altromondoeditore. Autrice e interprete del testo teatrale "Contro i diritti negati" premiato da Amnesty International come migliore spettacolo sui diritti umani nell'anno 2008. Fondatrice del movimento antirazzista di Catanzaro (nato il 4 ottobre 2008). Componente della Commissione per le Pari Opportunita' del Comune di Catanzaro (dal 6 giugno 2007). Tra i riconoscimenti ricevuti: vincitrice della Prima edizione del Premio di Poesia "Vivarium"  con la pubblicazione dell'opera "Che fare?" il 14 luglio 2005; vincitrice di un attestato di benemerenza al concorso di poesia "Voci di donne" il 28 giugno 2005; vincitrice del Premio Letterario "Il ramuscello d'ulivo", II edizione 2007, Menzione d'onore - Sezione Narrativa con il romanzo "Storia d'amore, di lotta e liberta'"; vincitrice del Premio di Poesia "Per Giulia", I edizione 2011, con la lirica "A te" (concorso promosso dalla Regione Lazio); presente dal 2006 alla Fiera Internazionale del Libro di Torino con entrambi i romanzi sopra citati. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 292]

 

Se penso che il popolo sapeva cosa fosse una guerra, se solo immagino quei corpi dilaniati, quelle giovani vite fatte a pezzi per nulla, per quel che e' niente adesso ma doveva essere niente anche allora, se penso a tutto questo ho disgusto e lacrime di dolore. Cos'e' una terra, cos'e' il potere davanti alla vita?

L'Italia aveva conosciuto lo scempio della guerra, la morte atroce dei suoi giovani figli e delle figlie per una causa che non la giustifica di certo, eppure alla prima guerra mondiale ne seguira' una seconda, ancora piu' atroce, piu' crudele, piu' folle nel suo disegno criminale.

Mi domando fino a quando gli esseri umani compieranno questo atto di vilta', perche' la guerra null'altro e' che vilta' e crimine e chi non riflette su questa verita' continuera' a generare mostri.

 

8. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. RAFFAELE K. SALINARI: LA GUERRA E' L'ANTITESI DELLA DEMOCRAZIA

[Ringraziamo Raffaele K. Salinari (per contatti: gip2343 at iperbole.bo.it) per questo intervento.

Raffaele K Salinari, nato a Zurigo nel 1954, e' un medico specializzato in chirurgia d'urgenza e pronto soccorso ed Ostetricia e ginecologia. Ha lavorato per oltre un ventennio in Asia, Africa ed America latina come esperto di sviluppo sanitario per Ong internazionali ed Agenzie Onu (Uncef, Who, Unhcr). Attualmente insegna Project Cycle Management presso le universita' di Urbino, Bologna, Parma e Tarragona in Spagna. E' presidente di Terre des Hommes International e membro del Consiglio Internazionale del Forum Sociale Mondiale. Ai temi di una nuova visione geopolitica ha dedicato la sua Trilogia della Re-esistenza edita da Punto Rosso - Carta]

 

La guerra va oltre le parole siano pur esse quelle che vogliamo scrivere per ricordare la Grande Guerra, la Prima Guerra Mondiale che apri' una stagione di conflitti che forse si sono chiusi con la fine della Guerra Fredda, aprendone pero' immediatamente degli altri, quelli che viviamo oggi, e che portano il segno di un Occidente che si scoprire vulnerabile e non amato.

La guerra scava, oltre che le trincee e le voragini, anche nelle coscienze, ma e' questa la parte piu' difficile da accettare, quella che molti rifiutano nel nome di una semplificazione della realta' che trova la sua massima espressione appunto nella guerra.

"Capire la modernita'" diceva una volta quella destra che oggi ritrova nella retorica bellicista contro gli immigrati e le zone povere del mondo le sue radici piu' profonde, come sul "governare la complessita'" si interrogava quella parte della sinistra che oggi vota per le "bombe ed i cerotti" della guerra umanitaria.

Il peso delle bombe da settecento tonnellate che cadono sulla Libia, come quelle che quasi cento anni fa cadevano sui militari in trincea, rischia invero di schiacciare tutte queste fumose foglie di fico in modo definitivo, totale, mortale.

La trovata pubblicitaria del momento e' infatti quella della "guerra a sostegno della democrazia", che ha sostituito l'appannata "guerra tra civilta'"; non importa se in questa fase si tratta di sostenere i ribelli di un regime col quale si erano fatti affari sino al giorno prima, mentre dieci anni or sono, in Afghanistan, si trattava solo di colpire il terrorismo "di matrice islamica".

In realta' noi sappiamo che le civilta' sono molto piu' simili a dei fluidi che si mescolano che a dei corpi geometrici che si contrappongono e che ognuno di noi racchiude in se', come giustamente dice Samir Amin, molto di piu' dell'altro di quanto certe volte vorrebbe.

Quando parliamo di democrazia e sganciamo bombe sui civili, di quale democrazia parliamo? Quando parlavamo di "liberta' duratura" di quale liberta' parlavamo? Puo' la guerra, qualunque guerra, parlare di democrazie e liberta', ieri come oggi? E soprattutto delle liberta' di chi?

L'integrazione del mondo contemporaneo dovrebbe farci riflettere, proprio alla luce della Grande Guerra, che il suo rifiuto e' l'atto di chi ne accetta la complessita', mentre l'accettazione della guerra e' invece il rinunciare a capirlo, lo scegliere una scorciatoia che porta a ripercorrere gli stessi errori di sempre, oggi aggravati da una tecnologia sempre piu' letale ma sempre piu' difficile da controllare, come gli istinti che scatena. Abbiamo già scordato che l'uranio impoverito e' solo il figlio ancora piu' letale dell'Iprite del secolo passato?

Chi vuole un mondo basato sulla giustizia non puo' accettare la guerra e soprattutto queste guerre, private di ogni obiettivo percorribile e di ogni orizzonte temporale minimamente definito.

In realta' non si tratta solo di un "salto di qualita'" del solito ordine mondiale postmoderno costellato di innumerevoli guerre di bassa intensita', ma di una vera e propria mutazione genetica nella maniera di governare il mondo che azzera a cascata tutto quello che abbiamo conosciuto sino ad oggi, l'Onu, la Nato, l'Europa. Non fu l'impotenza della Societa' delle Nazioni, nata gia' condizionata dalla Grande Guerra, ad innescare la spirale che poi porto' alle Seconda? Anche oggi ci si avvia verso un nuovo ordine mondiale senza altra definizione che non sia quella di una diffusa morsa di controllo di ogni dissenso verso il potere del piu' forte.

Dire di no a tutto questo e' imperativo, non si tratta di schierarsi con un blocco contro un altro ma di evitare una spirale che toglie ai cittadini la possibilita' di determinare il proprio destino attraverso istituzioni realmente democratiche. La guerra e' l'antitesi della democrazia, gli ordini si eseguono e non si discutono. Ma soprattutto, come diceva Celine: "Le guerre cominciano, ma non finiscono mai".

 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Numero 12 del 15 ottobre 2011

 

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