Ogni vittima ha il volto di Abele. 11
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- Date: Fri, 14 Oct 2011 19:31:26 +0200 (CEST)
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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 11 del 14 ottobre 2011
In questo numero:
1. Mao Valpiana: La guerra e' sempre tragedia, lutto, violenza
2. Patrizia Caporossi: "Tra uccidere e morire, c'e' una terza via: vivere"
3. Luigi Fasce: Guerra assassina
4. Antonio Lombardi: Una colossale bugia
5. Anselmo Palini: 4 novembre 1918 - 4 novembre 2011: un invito a riflettere sulla necessita' di lavorare per la pace contro ogni guerra
6. Un appello del Movimento Nonviolento, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele
1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: LA GUERRA E' SEMPRE TRAGEDIA, LUTTO, VIOLENZA
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer Stiftung; fa parte del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta istituito presso L'Ufficio nazionale del servizio civile; e' socio onorario del Premio nazionale "Cultura della pace e della nonviolenza" della Citta' di Sansepolcro; ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]
La guerra e' sempre tragedia, lutto, violenza. I campi di sterminio nazisti, le stragi terroristiche, i bombardamenti sui civili, non sono tragici errori, ma la logica conseguenza della guerra.
Se davvero vogliamo onorare i caduti delle guerre, di tutte le guerre, passate, presenti e future, dobbiamo fare scelte di vita e non di morte, dobbiamo lavorare per abolire ed eliminare gli strumenti che preparano la guerra, primi fra tutti eserciti ed armi.
2. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. PATRIZIA CAPOROSSI: "TRA UCCIDERE E MORIRE, C'E' UNA TERZA VIA: VIVERE"
[Ringraziamo Patrizia Caporossi (per contatti: latuffatrice at virgilio.it) per questo intervento.
Patrizia Caporossi (1951), filosofa e storica delle donne, vive ad Ancona, docente al Liceo classico "Rinaldini" di Ancona. Ha insegnato alla Ssis dell'Universita' di Macerata (1999-2009); gia' dirigente provinciale dell'Unione Donne Italiane di Modena (1976-1978); socia fondatrice dell'Istituto Gramsci Marche (1980); presidente provinciale dell'Istituto di Storia del Movimento di Liberazione delle Marche di Ancona (1985-1986); commissaria della prima Commissione delle Pari Opportunita' delle Marche (1987-1991); socia, sin dalla fondazione, della Societa' delle Storiche Italiane (1989); promotrice dei Seminari Magistrali di Genere "Joyce Lussu" di Ancona (1995); socia della IAph-Associazione Internazionale Filosofe (2009). Cura e conduce corsi di formazione per gruppi di donne (e non solo) con l'approccio di genere dei Women's Studies. Tra le ultime pubblicazioni: Joyce Lussu e la storia, Cagliari 2003; Il giardino filosofico, Falconara 2005; Essere Creare Sapere, Ancona 2008; Il corpo di Diotima. La passione filosofica e la liberta' femminile, Quodlibet 2009, 2011; Donne Metodo e Scienza, Lecce 2010; La matrice del Se', Bologna 2011; Vedere con gli occhi del cuore, Parma 2011; Simone Weil, l'indomabile, Napoli 2011, Donne e Risorgimento: una questione storiografica, Ancona 2011. Cfr. anche l'intervista in "Coi piedi per terra" n. 340]
Ogni vittima ha il volto di Abele: "Per la fede, Abele offri' a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino. A causa della sua fede, Dio lo considero' suo amico e accetto' con soddisfazione le sue offerte. Ed e' per la fede che Abele, anche se e' morto, ancora parla" (Ebrei, 11, 4). Che la morte riesca a parlare e a dirci il senso della vita sta nella riflessione di ogni cuore interrogante, ma la carneficina respira sempre il tratto piu' irrazionale della presunta capacita' umana. Certo non c'e' ragione che tenga di fronte alla fine, ma perseguire obiettivi attraverso la violazione continua dell'essere umano mostra in se' l'assurdo assenso di una civilta' che si depriva di se'. Non c'e' ragione che tenga a spiegare il sacrificio umano come riscatto. C'e' un'in-nocenza che va colta e garantita nella capacita' di non-nuocere, non certo nella passivita' del gesto. Trovare se stessi nell'altro porta alla memoria ogni accadimento della storia anche quando il gesto canta vittoria e osanna una presunta pace conquistata: mera sospensione di guerra. La necessita' presunta politica e' la gabbia del fare che non vive la propria possibilita' di agire il dialogo, quale accesso alla vita, al governo del polemos per quel sentire originario che la filosofa Maria Zambrano reclama come l'urgenza vitale dello stare al mondo. Perche' c'e' nella storia di ieri la dimenticanza dell'oggi (e viceversa) e niente si fa attuale se non la fredda retorica della distanza, del distacco tra chi e' morto nel gesto ordinato della guerra sotto la forza di un comando esterno e distante. Non c'e' partecipazione nell'irragionevolezza di un gesto bellico che strumentalizza di fatto la persona umana. Solo il timore e il tremore porta la coscienza ad avvertirne il peso e la sostanza. Il passato storico va assunto senza prevaricazione immeritevole. "Tra uccidere e morire, c'e' una terza via: vivere" (Christa Wolf). Qui sta il nostro 4 novembre.
3. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. LUIGI FASCE: GUERRA ASSASSINA
[Ringraziamo Luigi Fasce (per contatti: luigi at fasce.it) per questo intervento.
Luigi Fasce e' presidente del "Circolo Guido Calogero e Aldo Capitini" di Genova (sito: www.circolocalogerocapitini.it).
Guido Calogero, figura illustre della cultura e della vita civile italiana del Novecento, nato a Roma nel 1904, filosofo, antifascista, organizzatore del movimento liberalsocialista e del Partito d'Azione, e' scomparso nel 1986. Tra le opere di Guido Calogero segnaliamo particolarmente La scuola dell'uomo, Sansoni, Firenze 1939; Lezioni di filosofia, Einaudi, Torino 1946-1948; Filosofia del dialogo, Comunita', Milano 1962, 1977; Le regole della democrazia e le ragioni del socialismo, Edizioni dell'Ateneo, Roma 1968, poi Diabasis, Reggio Emilia 2001. Su Guido Calogero cfr. anche il n. 1329 de "La nonviolenza e' in cammino" e il supplemento "Voci e volti della nonviolenza" n. 26.
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org]
"La guerra e' la lezione della storia che i popoli non ricordano mai abbastanza" ripete il motto riportato sulla facciata della Casa del Mutilato di Genova.
"Guerra assassina", si', non possiamo che sdegnarci di fronte agli esisti finali delle guerre elencate dalla Storia dell'Uomo dalla sua apparizione sulla Madre Terra; l'ultima, la seconda guerra mondiale ancora tremendamente peggio della prima, che' nella prima la carneficina e' stata fatto su persone umane in divisa, svolta generalmente tra eserciti in guerra di terra quasi per la totalita', di mare, e le prime avvisaglie di cielo. Mentre per con la seconda l'efferata carneficina si e' accanita su popolazioni enermi con l'olocausto degli inermi ebrei voluto luciferinamente da una parte, quella nazista, e su popolazioni civili inermi perpetrate con massicci bombardamenti di citta', alcune rase completamente al suolo, le ultime due, Hiroshima e Nagasaki, mediante bombe atomiche da parte dei liberatori Usa.
Non e', questa, facile retorica, ma pura descrizione della realta' storica.
Pero', senza domandarci perche' l'uomo perseveri nella guerra, ci restera' sempre e solo, dopo la terza guerra mondiale, per chi sopravvivera', ancora una volta l'indignazione.
Personalmente per mia formazione scientifica penso che l'animale uomo ha in se' geneticamente tanto la parte pacifica (cervello mammifero) tanto la parte violenta (cervello rettiliano) e la cultura puo' fare prevalere la persona umana da una parte o dall'altra.
Tutti i santi giorni dobbiamo lavorare per promuovere tanto nella gente tanto a livello internazionale la cultura della cooperazione tra le persone e tra i popoli, attualmente ancora piu' necessaria perche' con il devastante impatto quotidiano ambientale in atto e l'attuale superamento del settemiliardesimo di popolazione sulla terra il rischio di una nuova guerra mondiale diventa sempre piu' possibile.
Finalita' la pace, come esorta Aldo Capitini, dialogo tra i popoli della terra, come indica Guido Calogero: i due personaggi a cui abbiamo dedicato il nostro circolo di cultura politica e diritti del cittadino.
4. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ANTONIO LOMBARDI: UNA COLOSSALE BUGIA
[Ringraziamo Antonio Lombardi (per contatti: lombak at libero.it) per questo intervento.
Antonio Lombardi, pedagogista, mediatore dei conflitti e consulente della comunicazione ad orientamento analitico-transazionale, ha fondato in Campania il Centro per la Nonviolenza nei Conflitti (www.cenocon.it) operante nella formazione, consulenza e mediazione. Da circa trenta anni e' membro del movimento internazionale Pax Christi, del quale e' stato consigliere nazionale per due mandati, negli anni ottanta e duemila. Con Pax Christi si occupa principalmente di educazione alla pace, difesa popolare nonviolenta, smilitarizzazione del territorio. Ha pubblicato il quaderno "Introduzione al Training Nonviolento" (collana I Quaderni di Mosaico di Pace, n. 17), il saggio "Educazione alla nonviolenza e Analisi Transazionale" (in Quaderni Satyagraha, n. 19) e il libro "C'era una volta la guerra... L'educazione alla cittadinanza attiva in prospettiva nonviolenta" (Edizioni La Meridiana, Molfetta 2011)]
Un antico testo cinese di dottrina militare, L'arte della guerra (sec. IV a. C.), insegna con tragica lucidita' che "la guerra si fonda sull'inganno".
Ecco, all'approssimarsi del 4 novembre, vorrei ricordare le vittime di tutte le guerre con questa piu' o meno velata consapevolezza che ha attraversato i secoli: la guerra e' una colossale bugia.
E' una bugia perche' afferma che i conflitti possono essere affrontati efficacemente con la violenza, mentre e' sotto gli occhi di tutti che essa non fa che approfondirli. E' una bugia perche' nasconde, dietro la bandiera della sicurezza, meri interessi di parte il cui perseguimento ci rende tutti piu' insicuri. Ed e' una bugia offerta in pasto non solo alle popolazioni civili, cercando di carpirne il consenso, ma agli stessi giovani che - sovente per sfuggire alla disoccupazione, cioe' alla morte civile - accettano di entrare nelle forze armate. Ad essi, infatti, si lascia credere di intraprendere un'attivita' utile e di alto profilo etico: lavorare per la pace! Mentre, al contrario, li si getta nella mischia per difendere privilegi altrui a prezzo della propria vita.
Onorare le vittime - civili e militari - di tutte le guerre, oggi per me significa smascherare la guerra e le sue bugie, invece di utilizzare i morti per fare propaganda alla guerra stessa che li ha generati.
5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ANSELMO PALINI: 4 NOVEMBRE 1918 - 4 NOVEMBRE 2011: UN INVITO A RIFLETTERE SULLA NECESSITA' DI LAVORARE PER LA PACE CONTRO OGNI GUERRA
[Ringraziamo Anselmo Palini (per contatti: anselmo.palini at alice.it) per questo intervento.
Anselmo Palini, coniugato, tre figli, vive e lavora in provincia di Brescia. E' saggista e docente di materie letterarie nella scuola superiore. Nei suoi studi ha approfondito in particolare i temi della pace, dell'obiezione di coscienza e dei diritti umani. Piu' recentemente ha affrontato le problematiche connesse con i totalitarismi nel XX secolo, ricercando in particolare le testimonianze di chi si e' opposto a tali sistemi dittatoriali. I suoi ultimi libri intendono proprio presentare questi testimoni di pace, di liberta' e di nonviolenza, persone che nella notte dei totalitarismi hanno tenuto accesa la fiammella della speranza ed hanno dimostrato che nella storia l'ultima parola non spetta al male e alla violenza. Fra le sue pubblicazioni, ricordiamo: Aborto. Dibattito sempre aperto, prefazione di Adriano Bausola, gia' rettore dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore, Citta' Nuova, Roma 1992; Bambini e ragazzi nel mondo. I diritti affermati, i diritti negati, Libreria Editrice Vaticana, Roma 2000, con prefazione di Pier Giorgio Liverani, giornalista, gia' direttore di "Avvenire"; Le carte dei diritti, La Scuola, Brescia 2003; Testimoni della coscienza. Da Socrate ai nostri giorni, editrice Ave, Roma 2005 (seconda ristampa 2010), prefazione di Franco Cardini, premio Capri San Michele 2006 sezione Giovani; Voci di pace e di liberta'. Nel secolo delle guerre e dei genocidi, Ave, Roma 2007, prefazione di Paolo Giuntella; Primo Mazzolari. Un uomo libero, Ave, Roma 2009 (prima ristampa 2010), con postfazione di mons. Loris Francesco Capovilla; Don Primo Mazzolari, Brescia e i bresciani, edizione a cura della Fondazione San Francesco di Sales, Brescia 2009, con introduzione di mons. Luciano Monari, vescovo di Brescia; Sui sentieri della profezia. I rapporti fra Giovanni Battista Montini - Paolo VI e Primo Mazzolari, Messaggero, Padova 2010, con prefazione di Bruno Bignami, presidente della "Fondazione Mazzolari" di Bozzolo, e postfazione di Antonio Lanzoni, vicepostulatore della causa di beatificazione di Paolo VI; Oscar Romero. "Ho udito il grido del mio popolo", editrice Ave, Roma 2010, prefazione di Maurizio Chierici, giornalista e scrittore. Questi libri, su richiesta di realta' culturali o associazioni ecclesiali, sono stati presentati dall'autore in varie citta' italiane, da Roma (piu' volte) a Padova (piu' volte), da Parma a Cremona, da Brescia (piu' volte) a Como, da Molfetta a Alba, da Andria a Mantova, da Sezze (Latina) a Ostia, da Fano a Ancona, da Bologna a Crema, da Mondovi' a Trento. Anselmo Palini ha pubblicato inoltre articoli, saggi e inserti su varie riviste, come Humanitas, Vita e pensiero, Scuola Italiana Moderna, Nuova Umanita', Scuola e Didattica, Mosaico di Pace, Azione Nonviolenta, Nuova Secondaria, Dialoghi, Nigrizia, Formazione e lavoro, Civilta' Bresciana, Notiziario Istituto Paolo VI. Alcune interviste ad Anselmo Palini sono apparse nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 254, n. 424, n. 640]
Permettetemi di iniziare questo breve intervento con un ricordo personale, che ci porta alla seconda guerra mondiale.
Nell'inverno 1944 in un campo di concentramento della Siberia tre soldati italiani escono dalla propria baracca e poco lontano si mettono con le mani a scavare per cercare delle patate, dove sanno che probabilmente ne sono rimaste alcune non raccolte. La fame e' insopportabile, al pari del freddo. Una guardia russa li vede e per punizione subito uccide uno dei tre. E' un bresciano, della Bassa. Degli altri due uno era mio padre, che ha trascorso tre anni in Siberia e complessivamente otto anni lontano da casa per la seconda guerra mondiale.
Questa e' la guerra, morire per una patata, morire senza motivo, solo perche' la fame e' troppa e si sta cercando qualcosa da mangiare. Non c'e' poesia nella guerra, non c'e' romanticismo, c'e' solamente il tentativo di sopravvivere a tutti i costi.
Ma la guerra per mio padre e per i suoi due amici voleva dire anche essere in un Paese straniero, in terra d'altri, inviati a combattere per una causa sbagliata, costretti a partire da dei criminali che prima avevano instaurato nel nostro Paese una dittatura e poi portarono il Paese alla guerra accanto a Hitler.
Il 4 novembre ricorda la conclusione di un'altra guerra, il primo conflitto mondiale: sono trascorsi novantatre anni da quando e' terminato per il nostro Paese. E' stata una guerra disastrosa, che si e' conclusa dopo 52 mesi di lotta. Il prezzo pagato dai vari paesi europei, prima di tutto sul piano umano, fu enorme: circa dieci milioni di morti; venti milioni di feriti gravi e mutilati; un'intera generazione di giovani decimata; dei circa sessanta milioni di uomini che vestirono la divisa tra il 1914 e il 1918 solamente un terzo ebbe la fortuna di tornare a casa illeso fisicamente, ma gravemente segnato nello spirito e nell'animo; al nostro paese la guerra causo' oltre 600.000 morti oltre a decine di migliaia di mutilati e di senza tetto. La popolazione europea, indebolita dalle privazioni e dalla fame, subi' anche gli effetti di una terribile epidemia: una violenta forma influenzale, detta "spagnola", che fece nel continente venti milioni di vittime. Per non parlare del costo economico del conflitto: tutti i paesi coinvolti ne uscirono schiantati economicamente. Quanti tornarono dalla guerra si trovarono senza lavoro e con i loro campi ormai incolti poiche' nessuno vi aveva provveduto. La guerra diffuse in tutti i Paesi malcontento, sfiducia, rabbia e qui andranno a pescare a piene mani il fascismo in Italia e il nazismo in Germania.
La guerra non ha niente di poetico, di romantico, di esaltante, di eroico, di positivo. Chi pensa questo e' perche' non ha mai avuto un'esperienza diretta. Chi pensa questo, ascolti quello che ha scritto Erich Maria Remarque, che partecipo' alla prima guerra mondiale nell'esercito tedesco, partendo come volontario, spinto dai suoi insegnanti. E' la narrazione di un momento durante il conflitto: "Vediamo vivere uomini a cui manca il cranio, vediamo correre soldati a cui un colpo ha falciato via i due piedi e che inciampano sui moncherini scheggiati, fino alla prossima buca; un caporale percorre due chilometri sulle mani, trascinandosi dietro i ginocchi fracassati; un altro va al posto di medicazione premendo le mani contro le budella che traboccano; vediamo uomini senza bocca, senza mandibola, senza volto; troviamo uno che da due ore tiene stretta coi denti l'arteria del braccio per non dissanguarsi. Il sole si leva, viene la notte, fischiano le granate, la vita se ne va a goccia a goccia. Ma quel pezzetto di terra sconvolta sul quale siamo, viene mantenuto contro le prevalenti forze nemiche: poche centinaia di metri soltanto si dovettero cedere. E per ogni metro c'e' un morto" (da "Niente di nuovo sul fronte occidentale").
E ancora: "Oggi nella patria della nostra giovinezza noi si camminerebbe come viaggiatori di passaggio; gli eventi ci hanno consumato; siamo divenuti accorti come mercanti, brutali come macellai. Non siamo piu' spensierati, ma atrocemente indifferenti. Sapremmo forse vivere, nella dolce terra: ma quale vita? Abbandonati come fanciulli, disillusi come vecchi, siamo rozzi, tristi, superficiali. Io penso che siamo perduti" (da "Niente di nuovo sul fronte occidentale").
E quando si rifugia in una buca per sfuggire alle granate e nella stessa buca si ripara un soldato francese e lui lo accoltella e lo uccide, Erich Maria Remarque fa queste riflessioni: "Compagno, io non ti volevo uccidere. Se tu solo saltassi qua dentro un'altra volta, io non ti ucciderei, purche' anche tu fossi ragionevole. Ma prima tu eri per me solo un'idea, una formula di concetti nel mio cervello, che determinava questa risoluzione. Io ho pugnalato codesta formula. Soltanto ora vedo che sei un uomo come me. Allora pensai alle tue bombe a mano, alla tua baionetta, alle tue armi: ora vedo la tua donna, il tuo volto e quanto ci somigliamo. Perdonami compagno. Noi vediamo queste cose sempre troppo tardi. Perche' non ci hanno mai detto che siete poveri cani come noi, che le vostre mamme sono in angoscia per voi, proprio come le nostre per noi, e che abbiamo lo stesso terrore, la stessa morte, lo stesso patire. Perdonami, compagno, come potevi tu essere mio nemico? Se gettiamo via queste armi e queste uniformi, potresti essere mio fratello. Prenditi vent'anni della mia vita, fratello, e alzati, prendine di piu', perche' io non so che cosa ne potro' ormai fare" (da "Niente di nuovo sul fronte occidentale").
Erich Maria Remarque per questo suo libro in cui raccontava la guerra come essa realmente e', ossia morte, annientamento, disumanizzazione, bestialita', gia' nel 1932 dovette lasciare la Germania e nel 1937 il governo nazista gli tolse la cittadinanza tedesca: parlare di pace, condannare la guerra non poteva essere accettato dall'ideologia nazista, che si preparava a portare il mondo ad un nuovo disastroso conflitto.
Questo accadde anche in Italia, a un giovane prete che nel 1932, alla predica del 4 novembre, parlo' di pace e condanno' la guerra, lui che era stato interventista e che si era arruolato come cappellano militare. Ha detto in quella predica del 4 novembre 1932: "Vogliamo la pace, desideriamo la pace. La leggete dalle parole scritte sul monumento: Pace a tutti nel segno della croce. Siamo creati custodi della pace.
"Altri non potranno credere alla possibilita' della pace tra gli uomini. Ma noi che non abbiamo interessi egoistici da far valere e vanita' di nessun genere, noi ci crediamo, tanto piu' che sappiamo cos'e' costata. E' il dono dei nostri morti, di tutti i morti della guerra. Contro le cattiverie e gli egoismi di ogni genere, noi prendiamo con riverenza e pieta' i nostri morti e facciamo con essi la barricata contro l'inondare negli animi della guerra.
"Quel Cristo in cui noi ritroviamo tutti i nostri morti, e che ha detto: 'Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato', dara' forza alla nostra fede, al sacrificio dei nostri morti, perche' si riavvicini e si avveri il giorno di un'umanita' in lui riconciliata".
Ma anche nel 1932 parlare di pace non era possibile e quel sacerdote venne denunciato per oltraggio ai caduti: per il fascismo la parola pace era segno di debolezza, di disfattismo. Non andava usata. Quel sacerdote, perseguitato a lungo dal fascismo, costretto negli anni Quaranta a nascondersi in una canonica della bassa bresciana per quattro mesi, e' stato una delle piu' lucide menti del cattolicesimo italiano del Novecento, un anticipatore del Concilio. Si tratta di don Primo Mazzolari, il quale poi nel 1955 con "Tu non uccidere" scrivera' una delle pagine in assoluto piu' alte di condanna della guerra e di indicazione della nonviolenza come metodo di azione.
Anche uno dei nostri piu' grandi poeti e' partito volontario per la prima guerra mondiale, pieno di entusiasmo: si tratta di Giuseppe Ungaretti. Ma gli e' bastato poco per rendersi conto di che cosa era la guerra e ci ha lasciato una raccolta di poesie dal titolo Il porto sepolto, che rappresentano un grande inno per la pace e contro la guerra. Sentiamone solo una.
San Martino del Carso
Di queste case
non e' rimasto
che qualche
brandello di muro.
Di tanti
che mi corrispondevano
non e' rimasto
neppure tanto.
Ma nel mio cuore
nessuna croce manca.
E' il mio cuore
il paese piu' straziato.
La guerra e' dunque il sonno della ragione, una sconfitta per tutti, soprattutto per la povera gente, che non sa perche' deve andare a combattere. La guerra non risolve i problemi, li aumenta a dismisura, esaspera le divisioni, alimenta gli estremismi, da' voce agli istinti piu' bestiali dell'essere umano. Un Papa, Benedetto XV, alzo' la propria voce e disse nel 1917: "In si' angoscioso stato di cose, dinanzi a cosi' grave minaccia, Noi, non per mire politiche particolari, ne' per suggerimento od interesse di alcuna delle parti belligeranti, ma mossi unicamente dalla coscienza del supremo dovere di Padre comune dei fedeli, dal sospiro dei figli che invocano l'opera Nostra e la Nostra parola pacificatrice, dalla voce stessa dell'umanita' e della ragione, alziamo nuovamente il grido di pace, e rinnoviamo un caldo appello a chi tiene in mano le sorti delle Nazioni. Ma per non contenerci piu' sulle generali, come le circostanze Ci suggerirono in passato, vogliamo ora discendere a proposte piu' concrete e pratiche. Siamo animati dalla cara e soave speranza di vederle accettate, e di giungere quanto prima alla cessazione di questa lotta tremenda, la quale ogni giorno di piu' appare inutile strage".
E concludiamo con un altro Papa che ha elevato la propria voce in difesa della pace, facendola risuonare in tutto il mondo. Ricordiamo il memorabile discorso del 4 ottobre 1965 alle Nazioni Unite. Disse papa Paolo VI: "Non gli uni contro gli altri, non piu', giammai! A questo scopo principalmente e' sorta l'Organizzazione delle Nazioni Unite; contro la guerra e per la pace! Ascoltate le chiare parole d'un grande scomparso, di John Kennedy, che quattro anni or sono proclamava: 'L'umanita' deve porre fine alla guerra, o la guerra porra' fine all'umanita''. Non occorrono molte parole per proclamare che questo e' lo scopo delle Nazioni Unite. Basta ricordare che il sangue di milioni di uomini e innumerevoli e inaudite sofferenze, inutili stragi e formidabili rovine sanciscono il patto che vi unisce, con un giuramento che deve cambiare la storia futura del mondo: non piu' la guerra, non piu' la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell'intera umanita'!".
Ecco, il modo migliore per celebrare questo 4 novembre, per ricordare i 93 anni dalla fine della guerra, e' quello di lavorare e impegnarsi per la pace, perche' la guerra, qualsiasi guerra, porta solo morte e distruzione. Il modo migliore per ricordare i milioni di caduti e' pregare per loro e fare in modo che piu' nessuno debba soffrire quello che loro hanno sofferto e debba combattere contro dei propri simili. La storia deve essere realmente maestra di vita. La guerra non ha mai risolto alcun problema. La pace deve essere l'impegno di ognuno. E' questo il modo migliore per onorare i morti di 93 anni fa.
6. INIZIATIVE. UN APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO, DI PEACELINK E DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO PER IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE
[Riproponiamo il seguente appello]
Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
*
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
*
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
*
Movimento Nonviolento
per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Peacelink
per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it
Centro di ricerca per la pace di Viterbo
per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 11 del 14 ottobre 2011
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