Ogni vittima ha il volto di Abele. 10



 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 10 del 13 ottobre 2011

 

In questo numero:

1. Mao Valpiana: Il monumento antimilitarista di Gino Scarsi

2. Un appello del Movimento Nonviolento, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele

3. Comitato pace convivenza e solidarieta' "Danilo Dolci" di Trieste: Quattro novembre a Trieste. Commemorazione delle vittime in Libia ed Afghanistan, e dei migranti morti in mare

4. Anna Bravo: Per un 4 novembre consapevole e storicamente fedele

5. Nicoletta Crocella: Espellere la guerra dalla storia

6. Mimma Ianno' Latorre: In memoria di loro (Ai caduti di tutte le guerre assassine)

7. Maria Luisa Paroni: La guerra dovrebbe diventare un tabu'

8. Giovanni Russo Spena: Contro ogni guerra

9. Olivier Turquet: 4 novembre, nulla da festeggiare

10. Vittorio Venturi: Di fronte all'orrenda carneficina

 

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: IL MONUMENTO ANTIMILITARISTA DI GINO SCARSI

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer Stiftung; fa parte del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta istituito presso L'Ufficio nazionale del servizio civile; e' socio onorario del Premio nazionale "Cultura della pace e della nonviolenza" della Citta' di Sansepolcro; ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Sul finire degli anni '70, lo scultore nonviolento Gino Scarsi (di Canale, in provincia di Cuneo), realizzo' un monumento antimilitarista dedicato "ai caduti di tutte le guerre". Il gruppo scultoreo raffigurava un'idra a tre teste (una con un cilindro con il simbolo del dollaro, una con il fez fascista, la terza con un berretto da generale) e un braccio impugnante un fucile modello '91 con baionetta che trafigge il corpo di un soldato disteso a terra. Il capitalismo, il totalitarismo, il militarismo, sono i carnefici di guerra; i caduti sono le vittime. Quel monumento, reso itinerante da una base munita di ruote, venne donato al Movimento Nonviolento, che lo fece esporre in molte citta' d'Italia.

Lo spirito dell'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele" che si terra' il prossimo 4 novembre, e' lo stesso di quel monumento antimilitarista.

 

2. INIZIATIVE. UN APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO, DI PEACELINK E DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO PER IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

*

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Peacelink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

3. INIZIATIVE. COMITATO PACE CONVIVENZA E SOLIDARIETA' "DANILO DOLCI" DI TRIESTE: QUATTRO NOVEMBRE A TRIESTE. COMMEMORAZIONE DELLE VITTIME IN LIBIA ED AFGHANISTAN, E DEI MIGRANTI MORTI IN MARE

[Dal Comitato pace convivenza e solidarieta' "Danilo Dolci" (per contatti: via Valdirivo 30, Trieste, tel. 3382118453, e-mail: compax at inwind.it) riceviamo e diffondiamo]

 

Si ripropone a Trieste un 4 novembre di pace in memoria delle vittime delle guerre - in particolare di Libia e Afghanistan - e delle migliaia di migranti morti in mare, in contrasto con la Costituzione italiana e la Dichiarazione dei diritti umani. Accogliendo un appello del Movimento Nonviolento, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo, verra' deposto un omaggio al monumento ai caduti di S. Giusto, luogo di partenza della Marcia di Pace ogni primo gennaio. Ci si trasferira' poi presso la caserma ex battaglione "Murge" in via Cumano, sede del Museo della Guerra per la Pace "de Henriquez" - ancora non agibile - dove verranno lette alcune pagine di valore formativo.

Il costo umano della guerra, la cui vittoria viene ricordata ogni 4 novembre, fu per l'Italia di 680.000 morti e 1.050.000 feriti, di cui 675.000 mutilati. Le vittime di tutti i paesi coinvolti furono 10 milioni. Questa la conseguenza di una folle decisione di re e governo, presa contro la volonta' del Parlamento (450 su 508 deputati contrari) col pretesto di liberare Trento e Trieste. 2.405.000 italiani, poveri, contadini, operai, furono uccisi, feriti o mutilati, per conquistare all'Italia le terre "irredente", piu' facilmente ottenibili per via diplomatica.

Ogni vittima ha il volto di Abele. Ricordiamo pertanto, con rispetto e pena, le vittime civili e militari di tutte le guerre, compresa quella contro i migranti. Crediamo di rendere onore alle vittime lavorando per metter fuori la guerra dalla storia; escludendola dalla politica; sciogliendo gli eserciti; istituendo i corpi civili di pace; costituendo la polizia delle Nazioni Unite. In nome degli italiani - anche dei disertori e "decimati" - che non vollero partecipare all'inutile strage, come la defini' Benedetto XV, del 1015-'18. Il sentimento di pace Italiano fu violentato da un militarismo spietato, che avrebbe aperto in breve tempo le porte al fascismo.

Trieste e' un porto militare nucleare, come Capodistria in Slovenia. Vi possono ormeggiare anche unita' impegnate nella guerra di Libia. La base nucleare di Aviano, quella missilistica di Rivolto (della Frecce tricolori), e i diversi reparti italiani di stanza in Friuli Venezia Giulia (Julia, Ariete, Pozzuolo, Piemonte) completano il quadro regionale delle forze operative all'estero. Peroriamo la causa di una Trieste, "cara al cuore degli Italiani", per la pace, non per la guerra. Una citta' che ha scritto Europa nella carne! Proponiamo quindi agli Enti locali e alle associazioni, della provincia e d'oltreconfine, un percorso atto a costruire un Laboratorio di pace. Qui in alto Adriatico, punto d'incontro fra popoli latini, germanici e slavi, i pilastri fondanti dell'edificio europeo.

 

4. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ANNA BRAVO: PER UN 4 NOVEMBRE CONSAPEVOLE E STORICAMENTE FEDELE

[Ringraziamo Anna Bravo (per contatti: anna.bravo at iol.it) per questo intervento.

Anna Bravo e' stata professore associato di Storia sociale all'Universita' di Torino e ha lasciato l'insegnamento anticipatamente. Vive e lavora a Torino.  Si è occupara di resistenza armata e non armata, deportazione, genocidio, e di movimenti sociali. Collabora a varie riviste, fra cui "Lo straniero" e "La nonviolenza e' in cammino". Attualmente sta lavorando sulla nonviolenza. Fra le sue pubblicazioni 2000-2011, tiene a segnalare: Intervista, in Alberto Leiss, Liberta' e conflitti nella citta'-mondo. A dieci anni dal G8 di Genova, Ed. Sagep, 2011; Intervista a Primo Levi ex deportato (a cura di, con Federico Cereja) Einaudi 2011; Sulla zona grigia, al sito Primolevi.it; Un equilibre fragile: les femmes, entre liberte' et violence, in Marc Lazar et Marie-Anne Matard-Bonucci (eds.), L'Italie des annees de plomb - Le terrorisme entre histoire et memoire, Autrement, 2010. Ora anche in Il libro degli anni di piombo.Storia e memoria del terrorismo italiano, Rizzoli 2010; Sulla storia patria (con Guido Crainz), ne "Lo straniero", aprile 2010, n. 118; Fra maternita' ed emancipazione: Sibilla Aleramo e Maria Montessori, in "Pedagogika", n. 2, anno XIV, 2010; Introduzione a Marisa Ombra, La Bella Politica, Seb 2010; Lottare insieme, pensare individualmente, ne "Lo straniero", luglio 2010, n. 121; A colpi di cuore. Storie del sessantotto, Laterza 2008; Storie da scoprire, storie da ripensare, in "Parolechiave. Nonviolenza", 2008/40; Un nuovo ordine del discorso, in "Primapersona. Percorsi autobiografici", n. 19, 2008; Prefazione a Anna Gasco (a cura di), Guerra alla guerra: storie di donne a Torino e in Piemonte tra il 1940 e il 1945, Seb 2007; Il corpo e la memoria, in D. Meghnagi (a cura di), Primo Levi. Scrittura e testimonianza, Firenze, Libriliberi, 2006; Armed and unarmed: struggles without weapons in Europe and in Italy, in "Journal of Modern Italian Studies", 4, dec. 2005; La resistenza senza armi, in Ottosettembre 1943, a cura di Alberto Melloni, Reggio Emilia, Diabasis 2005; The rescued and the rescuers in private and public memories, in J. Zimmerman (ed.), The Jews of Italy under Fascist and Nazi Rule: 1922-1945, Cambridge University Press, 2005; Presentazione a Giuliana Tedeschi, Questo povero corpo, ed. dell'Orso 2005; La resistenza civile delle donne, in Francesca Pelini, Le radici della resistenza. Donne e guerra, donne in guerra, ed. Plus, Pisa  2005; Noi e la violenza. Trent'anni per pensarci, "Genesis", 1, 2004 (2005). Introduzione al numero, con Giovanna Fiume; La resistance civile des femmes pendant la Seconde Guerre Mondiale et la communaute' des historiens, in  C. Veauvy (ed.), Les femmes dans l'espace public. Itineraires francais et italiens, Parigi, Ed. de la Maison des sciences de l'homme 2004; Presentazione di A.M. Bruzzone - R. Farina, La resistenza taciuta, Torino, Bollati Boringhieri 2003; Fragili e ostinate. Memorie in conflitto intorno alle stragi naziste, "Genesis", I/1, 2003; Voce "I Giusti" in Enciclopedia dell'Olocausto (ed. italiana a cura di Alberto Cavaglion) Torino, Einaudi 2003; La Resistenza e la Cura. Uno sguardo su donne e uomini nelle guerre contro i civili, "Una citta'", n. 103, aprile 2002 (disponibile anche nel sito: www.unacitta.it); Il fotoromanzo, Bologna, Il Mulino 2003; Introduzione a D. Ofer - L.Weitzmann, Donne nell'Olocausto, Firenze, le Lettere 2001; Storia sociale delle donne in Italia, Bari-Roma, Laterza  2001 (con M. Pelaja, S. Pescarolo, L. Scaraffia); La resistenza civile, in E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi ed., Dizionario della Resistenza, Torino, Einaudi 2000; I fili della memoria. Donne e uomini nella storia (con A. Foa, L. Scaraffia), manuale di storia per le scuole superiori, Roma-Bari, Laterza 2000; Social Perception of the Shoah in Italy, in B. D. Cooperman and B. Garvin ed., The Jews of Italy. Memory and Identity, Bethesda, University Press of Maryland, 2000; Gli archivi dell'Aned piemontese e la loro importanza per la didattica, in L. Monaco ( a cura di), La deportazione nei lager nazisti. Didattica e ricerca storiografica, Franco Angeli 2000]

 

Aderisco con convinzione e gratitudine all'appello per un 4 novembre consapevole e storicamente fedele.

Dopo aver letto su "La nonviolenza e' in cammino" la traduzione fatta da De Andre' di "Mourir pour des idees", vi allego, sempre di Brassens e tradotta da Svampa e Mascioli, "Les Deux Oncles", ballata precedente (1964) che in Francia aveva sollevato uno scandalo anche maggiore di quello suscitato dal "Deserteur" di Boris Vian.

A proposito del "Deserteur", una notizia che puo' interessare: la versione iniziale degli ultimi due versi era "Que je tiendrai une arme / Et que je sais tirer", ma Vian aveva accettato, su sollecitazione degli amici, di modificarla in "Que je n'aurai pas d'armes / Et qu'ils pourront tirer", per lasciare intatta la sua impronta pacifista.

Quella dei poeti/musicisti anarchici e antimilitaristi, legati da grande amicizia e grandi idee, era una splendida realta' nella Francia anni '50/'60. Riportare il loro sguardo durissimo sulle guerre, su qualsiasi guerra, forse e' contribuire a togliere una pietruzza ai falsificanti, retorici monumenti con cui si ricordano (e si offendono) i milioni di morti.

A tutte e tutti un abbraccio,

Anna Bravo

*

Georges Brassens, "Les Deux Oncles"

(versione italiana di Nanni Svampa e Mario Mascioli, da "Brassens, Tutte le canzoni tradotte da Nanni Svampa e Mario Mascioli")

 

C'era lo zio Martino e c'era lo zio Gastone,

a uno piacevano i Tommi's, all'altro piacevano i Crucchi

Ognuno per i suoi amici, sono morti tutt'e due.

Io, invece, che non prediligevo nessuno, sono ancora vivo.

 

Ora, cari zietti, che il tempo e' trascorso,

che le vostre vedove di guerra finalmente si sono rimaritate,

che sono state rimesse a nuovo nel cielo di Verdun

le stelle appannate del maresciallo Petain,

 

ora che le vostre controversie si sono placate

che sono state spartite le corde degli impiccati,

ora che John Bull ci tiene il muso,

ora che sono finite le liti senza un motivo serio,

 

che le vostre figlie e i vostri figli vanno, mano nella mano,

a fare insieme l'amore e l'Europa di domani,

che si preoccupano delle vostre battaglie

quasi quanto ci si preoccupava delle guerre dei Cent'Anni

 

possiamo confessarvelo ora, cari zietti,

tu, l'amico dei Tommi's, tu l'amico dei Crucchi,

che delle vostre verita', delle vostre controversita'

tutti se ne infischiano all'unanimita'.

 

Delle vostre epurazioni, delle vostre collaborazioni,

dei vostri squallori e delle vostre desolazioni,

dei vostri piatti di crauti e delle vostre tazze di te',

tutti se ne infischiano all'unanimita'.

 

A dispetto di quei ricordi che si commemorano,

delle fiamme che si ravvivano sui monumenti ai caduti,

dei vincitori, degli sconfitti, degli altri e di voi,

con rispetto parlando, tutti se ne fregano.

 

La vita, come si dice, ha ripreso tutti i suoi diritti.

Non fanno molta piu' ombra le vostre due croci,

e a poco a poco eccovi diventati

dei militi ignoti, ma senza l'Arco di Trionfo.

 

Ora, sono sicuro, cari zietti sfortunati,

tu l'amico dei Tommi's, tu l'amico dei Crucchi,

se foste ancora vivi, se foste qui,

sareste voi a cantare questa canzone.

 

Cantereste, brindando insieme alla vostra salute,

che e' da pazzi perdere la vita per delle idee,

delle idee cosi', che vengono e che fanno

tre piccoli giri, tre piccoli morti, e poi se ne vanno,

 

che nessuna idea sulla terra e' degna di una morte,

che bisogna lasciare questo ruolo

a quelli che non ne hanno, che affrontare senza esitazione

il nemico quando arriva, e' cosa inutile;

 

che al posto di spianare il fucile contro un nemico indefinito,

e' meglio aspettarlo un po' per cambiarlo in amico,

' meglio far girare sette volte il calcio dell'arma nella mano,

e' meglio rimandare sempre a domani una scarica.

 

Che gli unici generali che si devono seguire passo passo

sono i generali dei soldatini di piombo.

Cosi' cantereste tutti e due, seguendo

"Malbrough che va alla guerra" nel paese dei bambini.

 

Oh voi, che oggi salite in cielo,

voi allegri bricconi che questa sera vedrete Dio,

quando incontrerete i miei due zii lassu',

offrite loro da parte mia questi "nontiscordardime'",

 

queste due miosotidi fiorite nel mio giardino:

una piccola "forget me not" per mio zio Martino,

una piccola "vergiss mein nicht" per mio zio Gastone,

povero amico dei Tommi's, povero amico dei Crucchi...

 

5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. NICOLETTA CROCELLA: ESPELLERE LA GUERRA DALLA STORIA

[Ringraziamo Nicoletta Crocella (per contatti: nicam6 at gmail.com) per questo intervento.

Nicoletta Crocella, nata a Brescia il 20 maggio 1944, separata, con due figli adulti. Ha lavorato come assistente sociale prima in un istituto per bambini subnormali, poi al centro di rieducazione minorenni del Ministero di Grazia e Giustizia, quindi in un consultorio, per poi passare in Regione Lombardia ad occuparsi della formazione del personale sociale e di orientamento scolastico e professionale. Ora e' in pensione. Da sempre scrive, ha collaborato a varie riviste tra cui per tutta la sua durata alla rivista Interferenze, edita dalle Nuove Edizioni Bresciane, per cui ha curato la rubrica Spazio donna. Dal 2000 risiede stabilmente a Bassano in Teverina (Viterbo) dove collabora alla associazione Stelle Cadenti, per cui e' responsabile delle edizioni. Se scrivere e' importante, diventa sempre piu' significativo anche il contesto, dove, come, e perche'. E al contenuto si aggiunge la cura della "forma" dell'opera nel suo complesso, dai primi giornali di gruppo, ai libri dono per situazioni particolari, alle edizioni Stelle Cadenti, passando per il Laboratorio psicopedagogico delle differenze di Brescia, i suoi quaderni, la rivista Tracce, e la collaborazione alla rivista Interferenze, fonte di ispirazione ed apprendimento anche tecnico. L'ecologia, insieme al femminismo, segnano la sua storia e la sua attenzione al recupero e ad evitare lo spreco delle risorse del pianeta, il rapporto con il bello e la ricerca di intrecciare tutte queste esigenze si riflettono sul suo essere responsabile dell'editoria per l'associazione Stelle Cadenti, con una particolare attenzione al testo ed all'intreccio fra questo e l'opera che lo accompagna. I suoi scritti continuano ad essere segnati dal suo sguardo sul mondo, caratterizzato dallo strabismo di chi guarda insieme dentro e fuori di se'. Pubblicazioni: oltre alle riviste, il racconto dell'esperienza  in "Ho qualcosa anche io di buono: affezionatrice di ogni cosa" edizione Cite Regione Lombardia. Per le edizioni Stelle Cadenti il libri di poesie Frammenti, ed Icona, con intervento di Giancarlo Bulli, ha curato il volume "Poesie di pace al tempo della guerra" e le narrazioni "Attraverso il silenzio", "Purtroppo non so scrivere", "Il nonno, l'uncinetto e Chernobyl", e poi "Corpi persone", "Ridere", "Storie di donne", "Vento", "Il manifesto del libro che rimane", "Storie per fare la pace", seguito sullo stesso tema dal libro piu' corposo "Ci ragione e scrivo", ultimamente con Ilaria Gulla' ha scritto "Non ostante tutto", testo a due voci e dialogo sulla condizione della donna e la progettazione della ricerca del lavoro. Dalla relazione con altre donne nasce "Ci vorrebbero bambine", libro a piu' voci, e piu' immagini, per un mondo migliore. Cfr. anche l'ampia intervista in "Coi piedi per terra" n. 296]

 

Abbiamo bisogno di ricorrenze, per ricordare e segnare i momenti importanti della nostra vita collettiva, e della storia di un popolo.

Il 4 novembre e' stato negli anni il ricordo di una vittoria, che proprio nel suo esser celebrata come vittoria insieme ci ricordava la sconfitta, la perdita, la seconda guerra mondiale, una cesura che ha consentito radicali cambiamenti, che ha chiamato un popolo ad ideali di liberta', di giustizia, ed a voler ripudiare la guerra come metodo per la risoluzione dei conflitti. Verrebbe da pensare che la guerra, quella persa, sia stata scuola di pace, eppure nelle commemorazioni e nella retorica della "vittoria" nessuna parola era spesa per ricordare le vittime, i morti, quei giovani che non diventeranno mai adulti, mai potranno invecchiare. Quei giovani che non hanno scelto di andare a morire, ma che sono stati mandati al macello. Sapevamo che alla guerra e' connaturata la morte, sempre rivestita di belle parole, eroi, sacrificio, onore, patria, dovere... e se mai comminata sul campo ai disertori, a coloro che esitavano, che non volevano morire... e qui le parole sono pesanti come macigni, vergogna, disonore, tradimento...

Non possiamo lasciar passare ancora un 4 novembre rivestito di questi aggettivi. Le commemorazioni sono importanti, le date servono a segnare i momenti della nostra vita, ed attraverso le parole, le espressioni, i modi di dire trasmettiamo pensieri, idee, punti di vista sul mondo, sulla vita e sulla morte, a chi ci osserva, a chi sta crescendo e si deve fare la propria idea sul mondo...

Dobbiamo quindi offrire un pensiero nuovo, una memoria sacra di vite spezzate, di inutile spreco di vite, di persone che hanno interrotto il loro cammino. La saggezza popolare sempre sottolinea come per il povero, per il semplice soldato, non ci sia differenza tra chi ha vinto e chi ha perso: i morti, le vittime, sono tutte o quasi del popolo, le case crollate, la fame, la miseria sono ben note sia ai vincitori che ai vinti, mentre i "grandi" galleggiano su un mare di morti senza volto... e proprio loro dobbiamo ricordare, perche' tutte queste persone morte per violenza, guerra, sono le vittime di una idea di mondo che si governa con la lotta e la violenza, con la divisione, dove il potere strappato con la forza e' la consacrazione del vincitore, mentre al riparo dei rischi, nelle sale del potere si concerta, si discute, ci si dividono le spoglie.

E dobbiamo cominciare ad uscire da questo giorno di lutto con la convinzione che nessuna guerra e' giusta, nessuna causa merita la guerra, che dobbiamo diventare persone migliori, popoli migliori, che veramente lavorano per un mondo di collaborazione e di incontro, e sono disponibili a mettersi in gioco per costruire un mondo di pace giusta, di convivenza, di incontro. Se riusciamo a governare i nostri conflitti per trovare soluzioni positive, se smettiamo di cercare la soluzione drastica e definitiva (sapendo che non e' mai definitiva), per cercare i motivi di incontro e di ascolto e rispetto delle differenze, forse troveremo il modo per trasmettere e fare crescere queste idee, cosi' che sia possibile davvero espellere la guerra dalla storia, perche' rimanga data da ricordare, errore da non ripetere, assurdita' di un tempo barbaro ed incivile.

 

6. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. MIMMA IANNO' LATORRE: IN MEMORIA DI LORO (AI CADUTI DI TUTTE LE GUERRE ASSASSINE)

[Ringraziamo Domenica Ianno' Latorre (per contatti: lkian at tin.it) per questa lirica.

Mimma Ianno' Latorre e' insegnante, impegnata per la pace e i diritti, partecipe di molte esperienze di intercultura e solidarieta', referente del Cem (Centro di educazione alla mondialita'). "Sono, da un anno, una insegnante di scuola primaria in pensione. Spero di riuscire a continuare a dare il mio modesto contributo nel sociale e nell'adesione al movimento Cem. Amo la letteratura italiana e straniera e scrivo poesie e racconti. Alcuni editi, altri in lavorazione... sostengo il movimento della nonviolenza in cammino, appoggiando tutte le campagne che vengono proposte". Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 248]

 

Morti, sono morti. E dormono sugli altari delle patrie,

o polverizzati nei fossi delle antiche trincee,

dispersi sui  valichi alpini innevati,

luccicanti di baionette spietate.

Trasformati, in vellutati edelweiss

colorati di sangue e pensieri frantumati.

 

Martiri consapevoli, eroi del nostro mondo

fratelli affamati, laceri e oppressi

da altri fratelli piu' ricchi,

dotati d'ingegno guerriero e furbescamente

innalzati ai poteri dei regni,

da sterminata plebe desiderosa di pace.

 

Inutili corpi, carne da macello,

brandelli di pelle immolati per un soffio di vita verace.

Soldati, avidi di soldi corrotti

ricevuti in cambio di un pugno di terra

o di donne piu' belle da amare.

 

Prostituzioni antiche dell'animo umano...

Illusioni di liberta' dai gioghi del male.

Come rintocchi lugubri

sui troni di chi non conosce altro volto

che il suo, riecheggiano spari e strazi,

nei cuori delle donne

madri ancora troppo impotenti,

davanti all'arroganza

dell'uomo, suo sposo, figlio e padre.

 

Quando impareremo a scrutare l'amore

inciso sulle pietre del tempo

e a costruire un messaggio nonviolento allora

non ci serviranno le lapidi in memoria ne'

le corone d'alloro e le parate militari.

Ci serviranno soltanto monumenti di gloria,

monumenti alla Pace.

 

7. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. MARIA LUISA PARONI: LA GUERRA DOVREBBE DIVENTARE UN TABU'

[Ringraziamo Maria Luisa Paroni (per contatti: marialuisa.paroni at gmail.com) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera.

"Sono nata nel 1961 a Casalmaggiore ma vivo a Sabbioneta (Mn); sono sposata ed ho due figli. Lavoro in un istituto di credito, sono catechista e svolgo attivita' di volontariato in varie associazioni e comitati ed in passato sono stata in particolare attivista in Amnesty International. Ho aderito con convinzione al motto di don Milani "I care", percio' mi interesso di tutto cio' che ha a che fare con l'educazione, con la giustizia, l'ambiente, i diritti in generale, la cultura e la promozione umana in generale. Cerco di praticare questi interessi non solo nel tempo libero (in quanto tale e' pochissimo), ma intessendoli in tutti i contesti della mia vita, cercando  di superare la frammentazione e di raggiungere una omogeneita' di comportamento, sia nel lavoro, che in famiglia ed in tutti i vari ruoli che mi capita di rivestire. Non ho scritto nessun testo finora e non so nemmeno se mi capitera' di farlo, ma cerco di dare il mio contributo di idee e di costanza in tutte le iniziative che promuovo o alle quali partecipo... penso che ciascuno, partendo da se stesso, con i propri mezzi e nel proprio ambiente, con piccoli passi, puo' contribuire, facendo rete con gli altri, a migliorare la realta' e costruire un mondo piu' giusto". Cfr. anche l'intervista in "Coi piedi per terra" n. 390]

 

... per prima cosa ringrazio tutti coloro che contribuiscono alla stesura del notiziario, per avere riproposto in questa circostanza i testi di Bertolt Brecht, di Quasimodo, di Fabrizio de Andre', di don Milani e di tanti altri che hanno costruito col loro pensiero e la loro azione il patrimonio di cultura della pace a cui, consapevoli o no, ci ispiriamo quando parliamo di pace.

Mi sono molto cari gli scritti di Brecht, di Faber, di don Milani, di don Primo Mazzolari (sono cresciuta nel paese di Bozzolo, in cui egli  ha svolto l'ultima grande parte della sua missione pastorale, fino alla morte, e nel quale ha lasciato un solco profondissimo), ma anche molti altri che non sto ad elencare perche' l'elenco sarebbe molto nutrito...

Proprio questo mi fa pensare che nonostante le apparenze siano molto scoraggianti, il "mosaico di pace" continui in realta' a comporsi, costantemente, tenacemente, grazie ai contributi piu' diversi, originali e variegati, come una sorta di fiume a cui ciascuno puo' affluire ed allo stesso tempo a cui ciascuno puo' dissetarsi, alimentando la propria "nostalgia" di pace e resistendo all'apparente "razionalita'" che da secoli sostiene le ragioni della guerra che invece e' "aliena a ratione" come ha scritto papa Giovanni XXIII.

Credo che in termini filosofici, religiosi e politici sia rimasto ormai ben poco di nuovo da dire che non sia gia' stato detto, ora sarebbe invece il momento di concretizzare cio' che dovremmo aver assimilato a livello mentale, ma in realta' e' ad un livello piu' profondo che si dovrebbe interiorizzare cio' che tutti abbiamo ascoltato e letto fin dall'infanzia: la guerra dovrebbe diventare un tabu', qualcosa che davvero si ripudia (come recita l'art. 11 della Costituzione) e che ripugna...

Invece anche oggi gli Abele si moltiplicano, come del resto i Caino, visto che direttamente o no, il sistema economico mondiale suscita guerre in continuazione ed anche se "noi ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti"...

Il 4 novembre ci dovrebbe ricordare che "prima della guerra sono i poveri a fare la fame, dopo la guerra, sono sempre i poveri a fare la fame ugualmente...", e credo che a ciascuno, nel proprio vissuto, spetti di perseguire la pace in ogni modo e porla in cima alla propria scala di valori, ribaltando l'attuale piramide delle priorita'...

 

8. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. GIOVANNI RUSSO SPENA: CONTRO OGNI GUERRA

[Ringraziamo Giovanni Russo Spena (per contatti: g.russospena at libero.it) per questo intervento.

Giovanni Russo Spena, militante politico, giurista, gia' parlamentare, e' impegnato nella sinistra e nei movimenti per i diritti. Tra le opere di Giovanni Russo Spena: Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riportiamo per minimi stralci la seguente scheda: "Giovanni Russo Spena (Acerra, 10 novembre 1945), laureatosi in giurisprudenza nel 1969, docente universitario a Napoli. Impegnato nel Movimento Politico dei Lavoratori, poi nel Partito di Unita' Proletaria, divenuto poi Pdup per il comunismo, nel 1978 aderi' a Democrazia Proletaria, partito di cui fu segretario nazionale dal 1987 fino al 1991. Sempre nel 1987 fu eletto deputato. Nel 1991 fu favorevole allo scioglimento di Dp in Rifondazione Comunista. Fu riconfermato deputato nel 1992. Nel 1996 fu eletto senatore. Nel 2001 viene rieletto alla Camera. Nel 2006 viene rieletto senatore ed e' presidente del gruppo parlamentare del Prc al Senato. Dopo la caduta del secondo governo Prodi annuncia di non volersi piu' candidare al Parlamento. Dal settembre 2008 e' responsabile del Dipartimento Giustizia del Prc"]

 

Aderisco con convinzione alla splendida iniziativa - che e', tra l'altro, di straordinaria attualita'.

Contro ogni guerra, ma anche per la drastica riduzione delle spese militari e dei sistemi d'arma; e contro l'esercito europeo.

 

9. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. OLIVIER TURQUET: 4 NOVEMBRE, NULLA DA FESTEGGIARE

[Ringraziamo Olivier Turquet (per contatti: olivier.turquet at gmail.com) per questo intervento.

Olivier Turquet e' nato nel 1954. Fiorentino d'adozione risiede attualmente nel Valdarno dove svolge il suo lavoro di maestro elementare. Per hobby si occupa di cambiare il mondo con svariate iniziative nel campo dell'editoria, del giornalismo, della ricerca. In questo senso e' direttore editoriale della casa editrice umanista Multimage (www.multimage.org), fondatore dell'agenzia stampa elettronica "Buone Nuove" (www.buonenuove.org), redattore di "Pressenza", agenzia stampa per la pace e la nonviolenza (www.pressenza.org), redattore di PeaceLink, telematica per la pace (www.peacelink.it) e coordinatore del Centro studi umanisti "Ti con Zero" (www.cmehumanistas.org, www.csuticonzero.org). Fa parte del Movimento Umanista (www.humanistmovement.net), medita e organizza eventi su spiritualita' ed educazione al Parco di studio e riflessione di Attigliano (www.parcoattigliano.eu). Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 347]

 

Quando ero piccolo una festa che non mi e' mai piaciuta era quella del 4 novembre. Non so perche', aria di famiglia antifascista che non amava quella ricorrenza, forse.

Quando sono diventato grande ho confermato quella sensazione, niente di buono negli aerei che sfrecciano e nelle parate che proclamano. Non amo nemmeno il Vittoriano, con il suo ipocrita omaggio al milite ignoto, come se quelli che hanno un nome dovessero essere onorati di meno.

Gli esseri umani sono tutti curiosamente uguali quando vanno nel luogo dove tutti ci incontreremo ma diversa e' la provenienza e unica e' la storia di ognuno. Se dobbiamo fare una commemorazione, il 4 di novembre, ricordiamo tutti coloro che sono morti in tutte le stupide ed inutili guerre che i potenti hanno fatto combattere all'umanita'; e non fa differenza la povera recluta con l'altezzoso generale, il mercenario con l'idealista, perche' alla fine siamo tutti esseri umani e meritiamo tutti di vivere in pace per il tempo che il destino ci ha donato e che ci e' ignoto; che chi vuole determinare questo tempo ed imporlo agli altri cessi finalmente, e definitivamente, di scocciarci!

Cosi' aderiamo all'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele" e commemoreremo i morti di tutte le guerre, con un pensiero grande al futuro dei vivi.

 

10. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. VITTORIO VENTURI: DI FRONTE ALL'ORRENDA CARNEFICINA

[Ringraziamo Vittorio Venturi (per contatti: vittoventuri at libero.it) per questo intervento.

Vittorio Venturi, nato nel 1953, laureato in Filosofia, vive e lavora a Modena. Si avvicina alla nonviolenza negli anni '80, praticando l'obiezione alle spese militari e partecipando al coordinamento modenese. Partecipa in seguito al coordinamento cittadino delle associazioni impegnate sui temi della pace, dei diritti umani e dei popoli, della solidarieta' internazionale. In tale contesto contribuisce, nel 1993, alla nascita della Casa per la Pace di Modena, luogo comune di confronto, progettazione ed iniziativa per la diffusione di una cultura della pace. Si avvicina poi in anni piu' recenti al Movimento Nonviolento, con la convinzione che la teoria e la prassi della nonviolenza offrano strumenti fondamentali di positiva trasformazione, insieme, delle persone e della societa'. Ha a cuore in particolare la formazione, di cui si occupa dal punto di vista organizzativo da alcuni anni, ritenendola strategica, non solo per i giovani]

 

Invidio tutti quelli che sanno elevarsi al di sopra delle basse vicende terrene, dei sentimenti volgari, delle sofferenze, capaci di astrazione e di riconoscere gli obiettivi alti, tanto alti da sorvolare le vicende della gente comune, quella che fa la storia ma non viene mai considerata, quella che soffre ma non interessa a nessuno, quella che muore ma non ha importanza. La Storia con la "s" maiuscola, scritta sui libri di scuola, parla solo dei personaggi importanti, come se fosse tutto merito loro ogni cambiamento del mondo. E' una storia aristocratica, che si piace pensare fatta da pochi grandi. La storia con la "s" minuscola e' un po' volgare, confusionaria e persino puzzolente - lavarsi e' un lusso, a volte -, fatta da una vasta, variegata umanita' che per lo piu' non ha scelto nulla e ha preso parte alle vicende, piu' o meno nobili, piu' o meno per caso.

La retorica seppellisce tutto, chi vince e chi comanda puo' dire quel che vuole, persino santificare la guerra e fare diventare eroi tutti quelli che l'hanno combattuta. Il 4 novembre e' senz'altro una di queste occasioni, una festa misurabile in chilometri quadrati conquistati e in popolazioni straniere annesse (come definire altrimenti i sudtirolesi di lingua e cultura tedesca?), ma non giustificabile di fronte all'orrenda carneficina che la prima guerra mondiale e' stata.

Chi si compiace delle conquiste, e di un'idea di patria che si impone nel mondo con la guerra, puo' anche festeggiare. Chi usa il metro della pieta' e mette sempre al centro le persone, considerando la vita e i diritti beni primari, non puo' che rinnovare il dolore, ogni 4 novembre, per la terrificante strage che quella data ci fa ricordare. Punti di vista, se si vuole, orizzonti diversi per guardare a cio' che e' accaduto e dare un valore alle cose. C'e' chi non resiste: la guerra i suoi strumenti sono troppo affascinanti. Chissa' se sono d'accordo gli studenti di Ingegneria che a Modena passano ogni giorno accanto a un bell'esemplare di F104 (aereo da guerra un po' vecchiotto, ma che ha fatto la sua parte, in giro per il mondo, sarebbe interessante contare le persone che ha ammazzato) che troneggia fuori dalla loro Facolta'.

Noi che non subiamo questo fascino, non pensiamo a nessuna grandezza portata da eserciti ed armi, abbiamo la singolare idea di un mondo fatto da uguali nei diritti - seppur differenti nelle storie - che imparano a rispettarsi nel dialogo, non possiamo festeggiare il 4 novembre, possiamo solo pensare con tristezza al grande dolore che quella data evoca.

 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Numero 10 del 13 ottobre 2011

 

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