Telegrammi. 625
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- Date: Sat, 23 Jul 2011 00:30:55 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 625 del 23 luglio 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Il professor Giorgio Nebbia e la professoressa Annamaria Rivera aderiscono all'appello affinche' il Parlamento non rifinanzi le guerre e le stragi in Afghanistan e in Libia
2. Ma noi che questo siamo
3. Tutto si tiene
4. Alcuni testi del mese di agosto 2006 (parte prima)
5. Pierre Vidal-Naquet
6. Il cane di Alcibiade
7. Chi si rivede, monsieur Jourdain
8. Un piccolo passo
9. Un'obiezione
10. La scelta
11. Non ci sono sottouomini
12. Una netta opposizione
13. Rocco Scotellaro
14. Da una lettera di Sinide Corinzio all'amica sua Eleuteria
15. Alcune necessarie integrazioni
16. La tomba di Periandro
17. Segnalazioni librarie
18. La "Carta" del Movimento Nonviolento
19. Per saperne di piu'
1. INIZIATIVE. IL PROFESSOR GIORGIO NEBBIA E LA PROFESSORESSA ANNAMARIA RIVERA ADERISCONO ALL'APPELLO AFFINCHE' IL PARLAMENTO NON RIFINANZI LE GUERRE E LE STRAGI IN AFGHANISTAN E IN LIBIA
Due illustri personalita' della cultura e dell'impegno civile come il professor Giorgio Nebbia, uno dei "padri nobili" dell'ambientalismo scientifico in Italia, e la professoressa Annamaria Rivera, una delle figure di riferimento dell'impegno antirazzista nel nostro paese, hanno aderito tra i primi all'appello affinche' il Parlamento non rifinanzi le guerre e le stragi in Afghanistan e in Libia.
Ringraziamo di cuore le due prestigiose personalita'.
*
Di seguito riproduciamo il testo integrale dell'appello affinche' il Parlamento non rifinanzi le guerre e le stragi in Afghanistan e in Libia:
"Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona e di retto sentire di far sentire la propria voce al Parlamento italiano affinche' non rifinanzi le guerre e le stragi in Afghanistan e in Libia.
La partecipazione italiana a quelle guerre e' illegale, poiche' viola l'art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana.
La partecipazione italiana a quelle guerre e' gia' costata troppe morti, tra cui quaranta giovani soldati italiani.
La partecipazione italiana a quelle guerre costituisce anche uno sperpero scellerato ed assurdo di enormi risorse finanziarie dello stato italiano.
Quegli ingenti fondi non siano piu' utilizzati per provocare la morte di esseri umani, e siano utilizzati invece per garantire in Italia a tutti il diritto alla casa, alla scuola, alla salute, all'assistenza.
Chiediamo che il Parlamento ripudi la guerra, nemica dell'umanita'.
Chiediamo che il Parlamento riconosca, rispetti e promuova la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.
Chiediamo al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.
Chiediamo al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.
Chiediamo al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
Solo la pace salva le vite".
*
Breve notizia sul professor Giorgio Nebbia
Giorgio Nebbia, nato a Bologna nel 1926, docente universitario di merceologia, gia' parlamentare, impegnato nei movimenti ambientalisti e pacifisti, e' una delle figure di riferimento della riflessione e dell'azione ecologista nel nostro paese. Dal sito di Peacelink riprendiamo la seguente piu' ampia scheda: "Giorgio Nebbia, nato a Bologna nel 1926, professore ordinario di merceologia dell'Universita' di Bari dal 1959 al 1995, ora professore emerito, e' stato deputato e senatore della sinistra indipendente. Giorgio Nebbia si e' dedicato all'analisi del ciclo delle merci, cioe' dei materiali utilizzati e prodotti nel campo delle attivita' umane, agricole e industriali. Nel settore dell'utilizzazione delle risorse naturali ha condotto ampie ricerche sull'energia solare, sulla dissalazione delle acque e ha contribuito all'elaborazione dell'analisi del flusso di acqua e materiali nell'ambito di bacini idrografici. Nel corso delle sue ricerche, di ambito nazionale e internazionale, ha studiato il rapporto fra le attivita' umane e il territorio, con particolare riferimento al metabolismo delle citta', allo smaltimento dei rifiuti e al loro recupero, ai consumi di energia. Giorgio Nebbia e' autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche e di alcuni libri divulgativi: L'energia solare e le sue applicazioni (Feltrinelli); Risorse merci materia (Cacucci); Il problema dell'acqua (Cacucci); Sete (Editori Riuniti); La merce e i valori. Per una critica ecologica del capitalismo (Jaca Book). Si e' occupato inoltre di storia della tecnica ed ha fatto parte di commissioni parlamentari sulle condizioni di lavoro nell'industria. E' unanimemente considerato tra i fondatori e i principali esponenti dell'ambientalismo in Italia". Tra le sue molte pubblicazioni segnaliamo particolarmente: Lo sviluppo sostenibile, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991; La merce e i valori. Per una critica ecologica del capitalismo, Jaca Book, Milano; cfr. anche: Il problema dell'acqua, Cacucci, Bari 1965, 1969; La societa' dei rifiuti, Edipuglia, Bari 1990; Sete, Editori Riuniti, Roma 1991; Alla ricerca di un'Italia sostenibile, Tam tam libri, Mestre 1997; La violenza delle merci, Tam tam libri, Mestre 1999; tra le opere recenti: con Virginio Bettini (a cura di), Il nucleare impossibile. Perche' non conviene tornare al nucleare, Utet Libreria, Torino 2009; Ambientiamoci, Nuovi Equilibri, Viterbo 2011. Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 360 (che contiene anche la seguente risposta a una domanda sulla sua biografia: "Sono nato nel 1926 in una famiglia piccolo borghese, ho il diploma di liceo classico, sono laureato in chimica. Dopo la laurea sono stato assunto come assistente di Merceologia, una disciplina che si insegna (sempre meno) nelle Facolta' di Economia, ho avuto quindi l'occasione di vivere una strana esperienza di una persona di educazione naturalistica fra docenti di cultura umanistica (economisti, storici, giuristi). A 32 anni ho "vinto il concorso" alla cattedra di Merceologia nella Facolta' di Economia e Commercio dell'Universita' di Bari dove ho insegnato fino alla pensione, nel 1995. Ho una laurea honoris causa in Discipline economiche e sociali nell'Universita' del Molise e due laurea in Economia e Commercio delle Universita' di Bari e di Foggia. Sono stato coinvolto nei movimenti di difesa dei consumatori, di difesa dell'ambiente, nelle lotte contro l'inquinamento, la caccia e l'energia nucleare, nella protesta contro tutte le forme di armi, a cominciare da quelle nucleari, e contro la guerra. Sono stato impegnato nella diffusione delle conoscenze sulle fonti di energia rinnovabili, soprattutto solare, e mi sono impegnato nell'insegnamento del carattere violento di molte tecnologie, di molte macchine, di molte forme urbane. Sono stato candidato ed eletto al Parlamento come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano e ho fatto parte del gruppo della Sinistra Indipendente alla Camera (1983-1987, collegio di Bari) e al Senato (1987-1992, collegio di Brindisi). Mi sono sposato nel 1955 con una donna che mi ha accompagnato per tutto la vita con una presenza silenziosa e continua anche nelle scelte scomode e che e' morta dopo 54 anni di matrimonio felice nell'agosto 2009. Ho un figlio nato nel 1956, laureato in architettura, impiegato nel campo dell'informatica. Sono un cattolico credente e turbato").
*
Breve notizia sulla professoressa Annamaria Rivera
Annamaria Rivera, antropologa, vive a Roma e insegna etnologia all'Universita' di Bari. Fortemente impegnata nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ha sempre cercato di coniugare lo studio e la ricerca con l'impegno sociale e politico. Attiva nei movimenti femminista, antirazzista e per la pace, si occupa, anche professionalmente, di temi attinenti. Al centro della sua ricerca, infatti, sono l'analisi delle molteplici forme di razzismo, l'indagine sui nodi e i problemi della societa' pluriculturale, la ricerca di modelli, strategie e pratiche di concittadinanza e convivenza fra eguali e diversi. Fra le opere di Annamaria Rivera piu' recenti: (con Gallissot e Kilani), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave, Dedalo, Bari 2001; (a cura di), L'inquietudine dell'Islam, Dedalo, Bari 2002; Estranei e nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, DeriveApprodi, Roma 2003; La guerra dei simboli. Veli postcoloniali e retoriche sull'alterita', Dedalo, Bari 2005; Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo, Dedalo, Bari 2009; La Bella, la Bestia e l'Umano. Sessismo e razzismo senza escludere lo specismo, Ediesse, Roma 2010.
2. EDITORIALE. MA NOI CHE QUESTO SIAMO
Gli eserciti e le armi a questo servono:
a fare guerra. E la guerra serve
a questo: assassinare le persone.
Ma noi che questo siamo: le persone
che guerre, armi, eserciti assassinano
vogliamo invece vivere, e pertanto
le guerre, e gli eserciti, e le armi
dobbiamo di necessita' abolire.
3. EDITORIALE. TUTTO SI TIENE
I costi mostruosi della guerra e la spietata logica di classe della manovra finanziaria.
Vedi come tutto si tiene.
4. HERI DICEBAMUS. ALCUNI TESTI DEL MESE DI AGOSTO 2006 (PARTE PRIMA)
Riproponiamo alcuni testi apparsi sul nostro notiziario nel mese di agosto 2006.
5. HERI DICEBAMUS. PIERRE VIDAL-NAQUET
Ci ha lasciato un maestro.
Di comprensione dell'umano.
Di resistenza contro l'inumano.
6. HERI DICEBAMUS. IL CANE DI ALCIBIADE
Chi ha votato per la prosecuzione della partecipazione italiana alla guerra afgana ha votato per la guerra: non pretenda di dirsi per la pace.
Chi ha sostenuto che la prosecuzione della partecipazione italiana alla guerra afgana e' cosa buona, sostiene la bonta' della guerra: non pretenda di dirsi per la pace.
Non c'e' un dibattito nel movimento per la pace sulla bonta' della guerra: chi sostiene la guerra ha lasciato il movimento per la pace.
7. HERI DICEBAMUS. CHI SI RIVEDE, MONSIEUR JOURDAIN
Oh, il caro vecchio argomento del salto nel buio. Anche lei qui, mon cher ami?
Quanto tempo era che non la sentivo questa celestiale musica: quando trent'anni e passa orsono chiedevamo profondi cambiamenti per inverare i diritti umani di tutti gli esseri umani, era il refrain preferito dei governanti di allora: nulla si puo' cambiare, volete forse che i cosacchi in piazza San Pietro abbeverino i cavalli? (ingenuo com'ero, una volta che capitai in San Pietro cercai questi grandi abbeveratoi, ma restai assai deluso).
Chi avrebbe immaginato che tanti anni dopo ancor oggi chi governa il paese usasse di bel nuovo le medesime parole. Davvero, per un verso non si finisce mai di imparare, e per l'altro ogni giorno constati come il buon vecchio Qoelet non ne sbagliasse una.
Ma una differenza c'e', in verita': i governanti di allora tramite i servizi cosiddetti deviati e i neofascisti all'uopo addestrati e armati tramavano per ammazzare noi; i governanti di oggi tramite l'esercito contribuiscono alla coalizione che ammazza gli afgani, che tanto sono lontani, e che non c'e' gran pericolo che ci raggiungano, giacche' il previdente governo Prodi d'antan ha pensato bene di riaprire nel '98 i campi di concentramento in cui recludere i migranti in fuga dalla guerra e dalla fame.
*
Diciamolo ancora una volta, chiaro e forte: la partecipazione militare italiana alla guerra afgana e' un crimine.
E' un crimine poiche' la guerra sempre consiste nel far morire degli esseri umani, ed e' un crimine poiche' viola la Costituzione della Repubblica Italiana che la guerra ripudia.
Almeno questo foglio continuera' a sostenere questa ineludibile verita': che la guerra e' un crimine, e chi la fa, chi la vota, chi la giustifica e la propaganda, e' un criminale e un complice di criminali.
8. HERI DICEBAMUS. UN PICCOLO PASSO
La decisione governativa di proporre il dimezzamento del lasso di tempo per ottenere la cittadinanza italiana in quanto residenti in questo paese e' una buona cosa, sebbene cinque anni siano ancora un periodo esageratamente lungo.
Ma la proposta e' del tutto inadeguata rispetto al nocciolo della questione del riconoscimento dei diritti ancora scandalosamente negati alle persone immigrate in Italia, che e' il seguente:
a) va riconosciuto subito l'elettorato attivo e passivo a tutti i residenti per tutte le elezioni amministrative. Non vi sono impedimenti costituzionali a questo. Ed e' cosa assolutamente necessaria e urgente;
b) vanno riconosciuti tutti i diritti sociali e di liberta' a tutti i residenti nel territorio italiano anche se non desiderino assumere la cittadinanza italiana e preferiscano mantenere quella del proprio paese d'origine;
c) occore abolire tutti gli elementi razzisti e fascisti presenti nell'attuale normativa concernente gli immigrati: a cominciare dall'abolizione dei cosiddetti Centri di permanenza temporanea istituiti con la legge Turco-Napolitano, veri e propri campi di concentramento in flagrante contrasto con la Costituzione.
9. HERI DICEBAMUS. UN'OBIEZIONE
Siamo contrari a ogni guerra. E siamo contrari ad ogni terrorismo.
Alcune delle opinioni sostenute nel testo che precede ci trovano pertanto del tutto contrari: dal nostro punto di vista, infatti, ne' la guerra della Nato contro la Jugoslavia del 1999, ne' quelle attualmente in corso in Medio Oriente e in Afghanistan, sono ammissibili. Il che non significa che il terrorismo non vada contrastato: ma la guerra e' essa stessa terrorismo e alimentatrice di terrorismo ulteriore.
Pensiamo che solo la scelta della nonviolenza, da parte delle persone e dei popoli ma anche (e decisivamente) da parte degli ordinamenti giuridici, sia adeguata a inverare civile convivenza e riconoscimento di umanita' per tutti gli esseri umani, sia adeguata a contrastare tutte le uccisioni.
Ma mentre pensiamo che sia necessario procedere in questa direzione rifiutiamo l'ipocrisia di chi non riconosce ad altri i diritti che rivendica per se'. E ci pare che molta retorica corrente nella parte piu' ambigua del cosiddetto movimento pacifista e della solidarieta' internazionale (la parte parastatale, burocratica e carrierista, e quella flagrantemente militarista, squadrista e violentista) sia peggio che superficiale e ignorante, sia retorica disonesta e criminale.
Che la popolazione israeliana sia aggredita dal terrorismo e' una verita'. Che agiscano nel Medio Oriente forze politiche e regimi statali che hanno nella loro agenda o nella loro propaganda la distruzione di Israele e il genocidio della popolazione ebraica e' una verita'. Come e' una verita' che il popolo palestinese e' ferocemente oppresso dall'occupazione israeliana dei Territori. Come e' una verita' che i bombardamenti, le devastazioni e gli omicidi mirati da parte dell'esercito israeliano in Libano e nei Territori palestinesi costituiscono a tutti gli effetti crimini di guerra e crimini contro l'umanita'.
Ne consegue dal nostro punto di vista che ogni solidarieta' con le vittime del terrorismo e della guerra per essere credibile e quindi efficace non puo' essere strabica o reticente: deve solidarizzare con tutte le vittime, deve puntare a salvare tutte le vite, deve sostenere tutte le forze di pace, deve contrastare tutte le organizzazioni assassine.
Noi siamo solidali allo stesso modo con la popolazione israeliana, come con quella palestinese, come con quella libanese. E pensiamo che la solidarieta' internazionale debba attivarsi per aiutare tutte le vittime.
Ci opponiamo a tutte le azioni terroriste e belliche.
Chiediamo pace, sicurezza, convivenza per i popoli e per gli stati di Israele, Libano, Palestina. Crediamo che la nascita dello stato palestinese, con la cessazione dell'occupazione israeliana, sia il passo decisivo da compiere adesso. Crediamo che il riconoscimento esplicito ed ufficiale dell'esistenza di Israele - e del suo diritto alla sicurezza - sia il passo che deve essere compiuto subito e senza reticenze da parte di tutti gli stati e le forze politiche legali dell'area mediorientale. Crediamo che il cessate il fuoco su tutti i fronti sia la richiesta urgente dell'umanita' intera.
10. HERI DICEBAMUS. LA SCELTA
Contro il terrorismo, contro la guerra, contro le armi, contro la violenza.
Per l'umanita'.
11. HERI DICEBAMUS. NON CI SONO SOTTOUOMINI
La guerra intrapresa dallo stato di Israele contro il territorio e la popolazione del Libano e' un orrore inammissibile.
Ed e' un orrore inammissibile la perdurante illegale occupazione e la costante feroce violenza contro la popolazione dei territori palestinesi.
La guerra e l'occupazione devono cessare: ogni persona ragionevole lo pensa e lo sa; ogni persona dunque lo dica, poiche' e' giusto dirlo, poiche' e' necessario che eccidi e sopraffazioni cessino.
*
Ma e' un orrore anche la costante aggressione terroristica contro la popolazione israeliana.
Ed e' un orrore anche la continua riproposizione - da parte sia di forze politiche che di governanti di piu' paesi mediorientali, e nell'indifferenza del mondo - di una esplicitamente proclamata volonta' genocida contro la popolazione israeliana. Far vivere la popolazione di un intero paese sotto la costante minaccia del genocidio non e' anche questo terrorismo?
Non ci sono vittime di prima e di seconda categoria; i diritti umani o valgono per tutti gli esseri umani o non sono nulla.
E non ci sono uccisioni di prima e di seconda categoria: una strage e' una strage, un'uccisione e' un'uccisione, chiunque li commetta.
E lo stesso diritto alla pace e alla liberta' e alla sicurezza deve valere per la popolazione palestinese, per quella libanese, per quella israeliana, ma anche per quella irachena, per quella afgana. Per tutti i popoli e i paesi del mondo.
*
Perche' quando gli europei parlano di Medio Oriente sentiamo risuonare nelle nostre orecchie le salivose urla, le rabbiose urla, le ferine urla del Trionfo della volonta'?
Perche' tanta parte delle persone che solidarizzano col popolo palestinese (ed e' dovere dell'umanita' intera solidarizzare col popolo palestinese) per dchiararlo debbono usare le formule del "Volkische Beobachter"?
Perche' i bambini libanesi commuovono la stampa europea e quelli israeliani no?
Perche' i crimini di guerra e contro l'umanita' commessi dallo stato di Israele sono crimini di guerra e contro l'umanita' (e non vi e' dubbio che lo siano, orribili crimini), mentre gli eccidi - gli eccidi - commessi dai gruppi terroristi antisraeliani e antiebraici - che non fanno mistero di voler portare a compimento la Shoah nazista - vengono considerati bagatelle (le bagatelle di Celine)?
*
Perche' ci si stupisce che la popolazione israeliana si senta aggredita? Forse che non e' vero?
Perche' ci si stupisce che la popolazione israeliana, tra cui molti sono i figli delle vittime della Shoah, non abbia granche' fiducia nei proclami degli europei, tra cui molti sono i figli degli esecutori, dei complici e degli spettatori della Shoah? Forse che non ha ragione?
E cosa dovrebbe pensare la popolazione israeliana di movimenti sedicenti pacifisti europei che contro Israele ripetono pari pari - senza saperlo, forse - le parole d'ordine di due millenni di pregiudizio e persecuzione antiebraica?
E quando cristiani pontificano su cio' che Israele deve o non deve fare, non par di sentir cigolare le porte dei ghetti? Non senti in sottofondo l'eco crepitante degli autos da fe', della furia onnicida dei pogrom? La persecuzione antiebraica da parte del regime nazista e' durata quanto quell'abominevole regime: un decennio e mezzo; quella da parte dei regimi cristiani secoli e secoli e secoli - e senza di essa neppure la Shoah sarebbe stata possibile.
*
E perche' quando la guerra la fa anche l'Italia in Afghanistan e in Iraq, e quando le stragi le fa anche l'Italia come nel '99 in Jugoslavia, allora gli eccidi e la guerra sono cosa buona e giusta, e solo quando le fa l'esercito israeliano la guerra e le stragi tornano ad essere crimini? La guerra e i massacri sono un crimine sempre.
Un governo italiano, un parlamento italiano, un arco di forze politiche italiane unanimi ancor oggi nel sostenere l'atroce infinita guerra afgana, quale credibilita' hanno quando chiedono a Israele di rinunciare a difendersi con le armi dall'aggressione terroristica, e per essere chiari: di organizzazioni terroristiche (non solo, ma anche) che stanno al governo di ordinamenti giuridici: entita' amministrative e stati confinanti?
E vogliamo o no rompere ogni contiguita' con gli idioti e gli sciagurati che senza obiezioni da parte di alcuno nelle manifestazioni pacifiste e di solidarieta' replicano per simboli - i cori, le scritte, i roghi - la notte dei cristalli?
Queste domande ce le vogliamo porre?
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Questo noi pensiamo:
- che occorre opporsi a tutte le guerre; ma anche che ogni persona, ogni popolo e ogni stato legalmente costituito e ordinato ha diritto alla legittima difesa;
- che occorre scegliere la nonviolenza; ma che anche chi non e' persuaso di questo ha comunque il dovere di non uccidere;
- che vi e' una sola umanita'.
*
Ed anche questo noi pensiamo:
- che Israele deve cessare di occupare i territori palestinesi, subito e senza condizioni;
- che deve sorgere subito lo stato palestinese;
- che tutti i paesi e le forze politiche legali dell'area mediorientale devono riconoscere ufficialmente e incondizionatamente l'esistenza dello stato di Israele;
- che nessun atto di terrorismo, e di preparazione e di istigazione ad essi, deve essere tollerato dagli ordinamenti giuridici aventi giurisdizione sui territori da cui tali atti vengono effettuati, organizzati, promossi, coadiuvati, finanziati, propagandati;
- che la guerra in corso deve cessare subito, subito;
- che la comunita' internazionale e la societa' civile internazionale debbono intervenire l'una anche attraverso interventi di polizia internazionale, e l'una e l'altra anche in forme nonviolente di interposizione, di solidarieta' e di riconciliazione a sostegno di tutti i popoli, per i diritti di tutte le persone, per la sicurezza di tutte le popolazioni e tutti gli ordinamenti giuridici legittimi.
*
Ed ancora, ed infine, questo noi pensiamo:
- che ogni colonialismo, ogni razzismo, ogni imperialismo vadano rifiutati e contrastati;
- che ogni propaganda d'odio e disprezzo vada rifiutata e contrastata;
- che e' ormai necessario ed urgente che la nonviolenza entri nelle legislazioni e divenga principio ispiratore e condizione cogente delle relazioni internazionali e della politica tout court;
- che la guerra, le stragi, le uccisioni, e quanto ad esse e' inteso ed ordinato, vadano rifiutati e contrastati sempre.
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Solidali col popolo palestinese, solidali col popolo libanese, solidali col popolo israeliano, solidali con tutte le diaspore.
Contro ogni guerra, contro ogni terrorismo, contro ogni oppressione.
Vi e' una sola umanita'.
E non ci sono sottouomini.
12. HERI DICEBAMUS. UNA NETTA OPPOSIZIONE
Stupisce l'incredibile rozzezza e l'effettuale dereismo di alcune parti di questo intervento di uno studioso solitamente acuto ed autorevole come Galtung, per rconoscimento unanime uno dei maestri maggiori della peace research a livello internazionale, che alla vicenda mediorientale e al conflitto israelo-palestinese ha dedicato in anni passati pregevoli studi che costituiscono un punto di riferimento per tutti gli studiosi e i decisori politici oltre che per gli attivisti impegnati per la pace e la nonviolenza.
*
Attribuire alla politica israeliana sempre e solo intendimenti criminali e contemporaneamente la piu' completa idiozia, che senso ha?
Continuare a paragonare Israele al nazismo e' una infamia e una follia, come si fa a non rendersene conto?
Rappresentare una cospicua e complessa tradizione politica risorgimentale di ascendenza europea ed ottocentesca come il sionismo riducendolo a una ignobile caricatura, che senso ha?
*
Cio' che vi e' di utile e di interessante nel ragionamento di prospettiva di Galtung (che l'autore ha piu' volte proposto nel corso degli anni in interventi assai piu' ampi, approfonditi e argomentati), qui viene purtroppo peggio che indebolito dalla presenza di espressioni bieche, di argomentazioni insostenibili, di esemplificazioni improponibili, di omissioni e travisamenti inammissibili, tali che rendono inaccettabile questo intervento.
Perche' lo abbiamo pubblicato, allora?
Per due motivi: il primo, perche' tuttavia alcune cose degne di attenzione e discussione ovviamente vi sono, e ci piace ritenere che chi legge questo foglio sia abituato a saper discernere quel che vale da quel che non vale; il secondo: perche' le parti peggiori e pessime di questo intervento sono purtroppo non individuali stravaganze di un episodio di scrittura currenti calamo in un momento di deconcentrazione (talvolta anche Omero sonnecchia, sapevano gia' gli antichi - che del resto sapevano tutto, beati e poveri loro), ma un esempio e un sintomo di quella irriflessa koine' che corrompe tanta parte del movimento pacifista internazionale, e forse per una volta poteva esser utile darne un saggio, beninteso senza ad essa koine' essere in alcun modo corrivi.
Galtung ci perdonera' se di questo suo testo abbiamo voluto fare questo uso doppiamente pedagogico: un maestro e' maestro anche nei suoi errori.
*
A onor del vero un'ultima cosa ancora vorremmo aggiungere, che i piu' giovani non sanno, e forse non riescono ad immaginare: che prima del 1989 - intendendo: il crollo dell'Unione Sovietica e la fine con essa non solo del totalitarismo nell'Europa dell'est ma anche di una situazione internazionale fissata dal 1945 nelle sue linee essenziali dalla lotta tra le due superpotenze e dal collocarsi di fatto all'interno di questa cornice delle lotte sociali e politiche in tutto il mondo - altro era il quadro concettuale di riferimento nell'interpretazione delle relazioni internazionali, altra la ratio e la caratterizzazione dei conflitti e dei movimenti di trasformazione sociale, altri gli elementi salienti del pensiero politico e dei sistemi ideologici. Altra cosa era il conflitto mediorientale, altre le letture di esso, altra l'autopercezione dei soggetti coinvolti, altri i programmi. Forse varrebbe la pena un giorno ricostruire questa storia ad uso di chi non c'era, e di chi ha frettolosamente dimenticato (un'amnesia sovente tutt'altro che casuale).
13. HERI DICEBAMUS. ROCCO SCOTELLARO
"E' fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi / con i panni e le scarpe e le facce che avevamo".
Quante volte abbiamo ripetuto questi versi nei comizi della nostra gioventu', quando giravamo le piazze e le campagne e alla fine del comizio sempre c'era chi ci invitava a prendere un caffe' o un bicchiere di vino al bar o all'osteria, in cucina o in cantina, e si continuava a ragionare del costo della vita, degli anziani che non c'erano piu', dell'America Latina e del piano regolatore, delle fogne e del disarmo, di quanto ladro il governo, e dell'internazionale futura umanita'.
La voce e il volto di Rocco Scotellaro sono per noi ben piu' che memoria e cultura, testimonianza acuminata e commovente, esempio di studio e di lavoro, di militanza e di contemplazione, un'eredita' feconda e tormentosa, e un appello alla lotta che continua per un'umanita' di liberi ed eguali.
E' fatto giorno, siamo entrati in gioco anche noi, con i panni e le scarpe e le facce che avevamo.
14. HERI DICEBAMUS. DA UNA LETTERA DI SINIDE CORINZIO ALL'AMICA SUA ELEUTERIA
[Ringraziamo il nostro vecchio amico esercente dalle parti dell'istmo di Corinto nel ramo dei tributi e del legname per averci messo a disposizione questa sua lettera]
Carissima Eleuteria,
solo una banale osservazione: si puo' benissimo sedere in parlamento e votare no alla guerra. La sinistra italiana, con tutti i suoi limiti e difetti, lo ha fatto per tanti anni.
La tesi secondo cui le persone impegnate per la pace non possono stare in parlamento senza rinunciare a un impegno limpido e intransigente per la pace implica che la cosa pubblica possa e debba essere governata solo dagli assassini e dai loro complici, che a fare le leggi siano abilitati solo i bellicosi, che la rappresentanza democratica escluda chi e' contrario ai massacri.
E' vero l'esatto contrario: la Costituzione fa obbligo a ministri e parlamentari di opporsi a una guerra come quella afgana (e ad ogni guerra che non sia strettamente difensiva del territorio, della popolazione e dell'ordinamento giuridico del nostro paese).
Non c'e' bisogno di ricordare quell'aurea opinione di Hannah Arendt ("Si puo' sempre dire un si' o un no") per sapere che alla guerra occorre votare no. Quattro parlamentari lo hanno fatto, tutti gli altri si sono accodati a Berlusconi, che la partecipazione militare italiana alla guerra afgana ha voluto (e naturalmente ne ha votato l'ennesimo rifinanziamento). Amen.
15. HERI DICEBAMUS. ALCUNE NECESSARIE INTEGRAZIONI
Ci siano consentite alcune necessarie osservazioni al testo che precede:
a) la rappresentazione degli eventi attuali che vi si propone sembra sottovalutare il ruolo specifico e la peculiare rilevanza degli attacchi missilistici alle citta' israeliane dalle basi Hezbollah situate in Libano, attacchi che insieme al rapimento di soldati israeliani hanno costituito la causa scatenante dell'attacco militare israeliano al Libano;
b) tra i prigionieri da liberare vi sono anche quelli israeliani nelle mani di gruppi armati;
c) non e' ammissibile non dire una parola di esplicita e specifica condanna dell'azione terroristica di Hezbollah (che e' insieme un gruppo armato che pratica il terrorismo contro Israele - il lancio di razzi sulle citta' cos'altro e' se non terrorismo? -, un movimento fondamentalista che svolge variegate attivita', e un partito politico che fa parte del governo del Libano);
d) non e' ammissibile non dire una parola sulla necessita' del riconoscimento da parte dei governi e dei partiti politici di governo dell'area mediorientale del diritto di Israele a esistere e della popolazione israeliana a non essere costantemente bersaglio di stragi e minacciata da propositi di genocidio.
16. HERI DICEBAMUS. LA TOMBA DI PERIANDRO
Quel ministro afgano non era stato informato della grande menzogna imperante in Italia: che i nostri soldati non sono in Afghanistan come parte della coalizione che sta facendo la guerra, ma come turisti capitati per caso in quell'ameno esotico paese e visto che ci sono danno una mano a fare del bene, anzi del benissimo.
O forse era stato informato, ma avra' pensato che lo stessero prendendo in giro; avra' detto sorridendo imbarazzato ai suoi italici callidissimi interlocutori: andiamo, signori miei, vi sembra il caso di scherzare su cose cosi' serie?
Non poteva immaginare che da cinque anni in Italia il governo in carica (quale che sia il colore della casacca, il siglario e la retorica di cui s'ammanta il mandrino di volta in volta dicasterialmente assiso) fa la guerra ma dice al paese che sta facendo la pace; ne' poteva immaginare che l'intero parlamento italiano appoggia la guerra ma beninteso spacciandola per pace (con quattro sole eccezioni: tanti hanno votato contro la guerra di tutti i mille e passa fra senatori e deputati), facendo strame della legge fondamentale dello stato italiano, quella Costituzione che pure il popolo italiano ha voluto difendere con le unghie e con i denti ancora poche settimane fa; e non poteva infine immaginare che tutte le forze politiche italiane presenti dove si fanno le leggi sono unanimi nel fare la guerra, nel chiamarla pace, nel distruggere la base e la fonte stessa della legalita', nel perseverare nell'abominio delle stragi di cui la guerra consiste.
*
Subito dopo la rivelazione della nudita' del re, la solita solfa, la solita canea, la solita colluvie, la solita logorrea dei dichiaratori a ripetizione. Per smentire quello che smentire non si puo', poiche' il decreto parla chiaro, e tutte le posticce pupazzate della propaganda non possono nascondere l'effettuale realta': l'Italia e' pienamente coinvolta nella guerra afgana, con proprie forze armate sul terreno sotto comando Nato e con proprie unita' navali sotto comando Usa. L'Italia e' li' in palese violazione della legalita' italiana ed internazionale. l'Italia e' li' come complice dell'invasione e dell'occupazione, delle stragi della guerra infinita. L'Italia e' li' a far morire esseri umani.
*
E solo quattro parlamentari su mille si sono opposti alla guerra e alle stragi. E non c'e' un solo partito rappresentato in parlamento che si opponga. E non c'e' un solo giornale o televisione che si opponga.
E dei diecimila movimenti sedicenti pacifisti quasi solo i medici scalzi di Emergency hanno continuato a opporsi alla guerra e alle stragi; e della marea di parole che tracima ogni giorno nella rete telematica quasi solo questo foglio e chi penosamente lo imbastisce ha continuato tutti i giorni a opporsi. Con la forza della verita'. E con un dolore ogni giorno crescente.
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Tutte le guerre la stessa guerra. Tutti gli omicidi lo stesso omicidio. Vi e' una sola umanita'.
17. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riedizioni
- Michel Foucault, Nascita della clinica, Einaudi, Torino 1969, 1998, Fabbri-Rcs, Milano 2007, 2011, pp. XXXVIII + 256, euro 9,90.
- Donald W. Winnicott, Gioco e realta', Armando, Roma 2005, Rcs, Milano 2011, pp. XVI + 228, euro 9,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
19. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 625 del 23 luglio 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
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