La domenica della nonviolenza. 255



 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 255 del 10 luglio 2011

 

In questo numero:

1. Malvolio Malvolenti: Lo chiedo a lorsignori ciambellani

2. Alcuni testi dei mesi di dicembre 2004 e gennaio 2005

3. Presidente, non ci uccida

4. Tre note su "Donne disarmanti" di Maria G. Di Rienzo e Monica Lanfranco

5. Come parlare senza farsi del male

6. Tre note su "Gente bella" di Augusto Cavadi

7. Alcune note a proposito di "Pagine di storia della Polizia italiana" di Pasquale Marchetto e Antonio Mazzei

8. Cosa deve fare l'Europa: i corpi civili di pace, la scelta della nonviolenza

9. Due catastrofi

10. Eugenio Garin, Ermanno Gorrieri, Eliseo Milani

11. Nonviolenza, femminile singolare

12. Tre tesi sulla nonviolenza

13. Tre note su "Conflittualita' nonviolenta" di Andrea Cozzo

14. La nonviolenza, un'idea nata in Africa

15. Per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso della nonviolenza. Ieri dicevamo

16. La morte con la coda

17. Donne che insegnano, donne che generano l'umanita'

 

1. EDITORIALE. MALVOLIO MALVOLENTI: LO CHIEDO A LORSIGNORI CIAMBELLANI

 

Lo chiedo a lorsignori ciambellani:

ma del pubblico erario quanti, quanti

spendono soldi i nostri governanti

per ammazzare libici ed afgani,

 

per far morire giovani italiani,

per affogare e schiavizzar migranti?

Che' di denari ne bisognan tanti

per trucidare tanti esseri umani.

 

Cosi' e' necessario fare i tagli

a sanita', istruzione ed assistenza;

e poi ci son le spese pei bavagli,

 

quelle per spargere l'indifferenza

sulla sorte dei miseri bersagli...

Dell'arte di governo ecco la scienza.

 

2. HERI DICEBAMUS. ALCUNI TESTI DEI MESI DI DICEMBRE 2004 E GENNAIO 2005

 

Riproponiamo alcuni testi apparsi sul nostro notiziario nei mesi di dicembre 2004 e gennaio 2005.

 

3. HERI DICEBAMUS. PRESIDENTE, NON CI UCCIDA

 

Che tristezza il presidente della Repubblica che si degrada ad araldo dei trafficanti d'armi.

E tutti noi ne proviamo una tale vergogna, come quando un parente anziano e autorevole e molto amato commette un'enormita', che nessuno sembra avere il coraggio di dirgli: presidente, guardi che le armi servono a uccidere, guardi che gli eserciti sono macchine assassine, guardi che solo il disarmo puo' salvare l'umanita'.

Presidente, non ci uccida.

 

4. HERI DICEBAMUS. TRE NOTE SU "DONNE DISARMANTI" DI MARIA G. DI RIENZO E MONICA LANFRANCO

 

Non crediamo ci faccia velo l'amicizia con le due autrici e curatrici (anche curatrici, perche' il libro ospita oltre i loro testi anche contributi di Vandana Shiva, Starhawk, Tiziana Plebani, Lidia Menapace, Rosangela Pesenti, Imma Barbarossa, Dawn Peterson, Luisa Morgantini, Giancarla Codrignani) se affermiamo che questo libro (Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003, pp. 290, euro 13; per richieste alla case editrice: tel. 081290988, o anche 081290720, e-mail: awander at tin.it, sito: www.intramoenia.it) ha un'importanza fondamentale nello spazio pubblico italiano.

Primo: perche' vi si tematizza una convinzione che e' anche di questo foglio: che il pensiero e la prassi, i vissuti e il discorso, l'agire e l'elaborare, il prendersi cura e il prendere parola del movimento, del pensiero e delle pratiche delle donne (nelle loro molteplici e assai variegate espressioni) e' l'esperienza decisiva e trainante della nonviolenza in cammino.

Secondo: perche' il pensiero delle donne nel corso degli ultimi cent'anni ha elaborato tutto cio' che di decisivo per l'umanita' e' stato pensato. Certo, ci sono stati nel Novecento anche pensatori maschi che molto ammiriamo: ma sono state delle donne a pensare e dire, e concretamente testimoniare e agire, tutto cio' che sentiamo essere decisivo per l'umanita' intera nella distretta in cui ci troviamo: da Virginia Woolf a Simone Weil, da Etty Hillesum a Hannah Arendt, da Edith Stein a Maria Zambrano, da Rosa Luxemburg a Simone de Beauvoir, da Carla Lonzi a Germaine Greer, da Helene Cixous ad Adrienne Rich, da Luce Irigaray a Rigoberta Menchu', da Susan George a Vandana Shiva, da Assia Djebar a Wangari Maathai.

Terzo: perche' crediamo che l'unico programma politico che oggi ci sentiremmo di sottoscrivere toto corde e' quello lasciatoci da Virginia Woolf con le Tre ghinee: con la decisiva rivelazione del nesso che lega patriarcato, fascismo e guerra, e con quella proposta che troviamo luminosa e folgorante della "societa' delle estranee".

Poi, certo, del libro di Maria G. Di Rienzo e di Monica Lanfranco ci piace anche trovarvi i nomi di persone amiche e maestre care, ci piace il prendersi cura anche del che fare qui e adesso, ci piace la sua articolazione e apertura: consapevoli come sono le autrici che la nonviolenza investe molti e diversi campi del nostro convivere e confliggere, consistere e sentire, cercare e trovare; e consapevoli come sono anche che la nonviolenza e' un cantiere sempre aperto, e che esistono tante percezioni ed interpretazioni e pratiche della nonviolenza quante sono le persone che si accostano ad essa, ognuna portando la sua sensibilita', la sua riflessione, le esperienze sue proprie.

 

5. HERI DICEBAMUS. COME PARLARE SENZA FARSI DEL MALE

[Il testo seguente e' la "scaletta" degli argomenti su cui si e' articolato l'incontro del 20 dicembre 2004 del corso di educazione alla pace del liceo scientifico di Orte (Vt), incontro dedicato al tema "Come parlare senza farsi del male". Forse puo' non essere disutile pubblicarla qui, sia pur nella sua estrema schematicita' di testo la cui unica funzione era di promemoria a supporto del ragionamento svolto nel vivo conversare]

 

- sentirsi

- sentire gli altri

- ascoltare

- comunicare

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- il pudore

- il volto

- lo sguardo

- la voce, la musica, il silenzio

- il corpo

*

- respirare

- l'attenzione

- la lentezza, la profondita'

*

- la relazione interpersonale

- ermeneutica, maieutica, dialogica, cooperativa

*

- struttura della comunicazione

- emittente, ricevente, feedback

- messaggio, contenuto, relazione, veicolo (medium), codice

- parlare e ascoltare

- comunicare, agire, interagire

- le ambiguita' del linguaggio

- la necessita' di dire la verita'

- il punto di vista dell'altro

- interpretazione e cooperazione

*

- coscienza, ragione, emozioni, esistenza

- pensiero e linguaggio

*

- oralita' e scrittura

- la retorica classica: inventio, dispositio, elocutio, memoria, actio

*

- informazione, chiarezza, ridondanza

*

- esercitazioni: alla lettura, al canto, al conversare, all'ascolto

 

6. HERI DICEBAMUS. TRE NOTE SU "GENTE BELLA" DI AUGUSTO CAVADI

 

La benemerita casa editrice trapanese "Il pozzo di Giacobbe" ha da poco pubblicato un nuovo libro di Augusto Cavadi, Gente bella. Volti e storie da non dimenticare, Trapani 2004, pp. 200, euro 15. Per richieste: Libreria editrice "Il pozzo di Giacobbe", corso Vittorio Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax: 923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito: www.ilpozzodigiacobbe.com

*

1. Un libro che giova, un libro che l'affamato puo' afferrare come uno strumento di lotta.

Quattordici dialoghi, tra il 1985 e il 2004, con altrettanti testimoni: Cosimo Scordato, Sergio Cipolla, Carlo Molari, Ortensio da Spinetoli, Giovanni La Fiura, Francesco Michele Stabile, Pietro Valdo Panascia, Luigi Lombardi Vallauri, Simona Mafai, Baldassare Meli, Franco Cassano, Vincenzo Sorce, Amelia Crisantino, Pietro Barcellona.

Poi sei profili in memoria: di Candida Di Vita, Pino Puglisi, Francesco Lo Sardo, Lucio Schiro' D'Agati, Giorgio La Pira, Peppino Impastato.

Incorniciano questi ritratti un'introduzione dell'autore ("Due parole su questo libro"), e una delicata, appassionata lettera che Maria D'Asaro scrive nel 2002 a Peppino Impastato, assassinato dalla mafia nel 1978.

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2. Amo questi libri che riscattano dall'oblio l'umanita', e che dicono i compiti dell'ora, e che istituiscono dialogo, che parlano alle persone (quella funzione che e' designata nell'etimo dalla parola profezia).

Ed amo questo titolo brechtiano che rovescia e smaschera il linguaggio logorato e servile e ci restituisce una parola sorgiva, nativa, una parola bella, la rosa fragrante.

Ed amo questo autore, non solo per quello che dice, ma per quello che fa, e facendolo insegna (che e' l'unico modo di insegnar qualcosa, come spiegava il priore di Barbiana: dando l'esempio col proprio agire).

I libri di Augusto Cavadi, tutti, sono scritti cosi': tu vedi il dolore del mondo, tu vedi lo splendore delle anime, tu vedi e quindi sai: quindi agisci, falla tu la cosa giusta. Falla adesso.

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3. Una parola mi resta da dire sullo stile terso e insieme denso, limpido e concentrato, della scrittura bella dell'autore che anche in questo libro si dispiega: la prosa buona, nitida, attenta con cui l'autore interroga, argomenta, accoglie e sa trascrivere in fedelta' ferma e soave la voce e il volto altrui; il gioco musicale del dire e dell'ascoltare, delle parole e dei silenzi, delle verita' trovate e di quelle ancora da cercare; il movimento del pensiero e le orme delle esistenze; la prosa senza lenocinii e senza sciatterie in cui dovremmo scrivere sempre, in cui dovremmo scrivere tutti. La prosa esatta che funge da correlativo all'esigenza di rigore intellettuale e morale che questo libro pone, e insieme e' segno e gesto di amicizia, dialogo, pietas. Ed altresi' appello, e anche e ancora - per dirla con le parole di Franco Fortini - "ironia che resiste / e contesa che dura": l'ironia che e' attenzione, pazienza, mitezza, serena disposizione alla ricerca e all'ascolto e all'impegno, ripudio anche della presunzione e tracotanza nostra, maieutica; e la contesa, il conflitto, la lotta che tu, che tutti abbiamo da condurre contro la mafia, i fascismi, il terrore, la guerra.

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In cauda. Solo una spina costi' mi punge, e sarei ipocrita se qui non ne dicessi: quella pagina 5 che e' ad un tempo la prova di un'amicizia la cui gentilezza e' sconfinata, e un motivo di confusione del destinatario, che sa di non meritare tanta generosita', e arrossisce anche di dover scrivere qui questa cosa piccina.

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Breve un profilo dell'autore: Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com), prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa).

 

7. HERI DICEBAMUS. ALCUNE NOTE A PROPOSITO DI "PAGINE DI STORIA DELLA POLIZIA ITALIANA" DI PASQUALE MARCHETTO E ANTONIO MAZZEI

 

Per iniziativa dell'Associazione nazionale Polizia di Stato e del Centro studi e ricerche sulla storia della Polizia di Stato, e' stato recentemente pubblicato l'utilissimo volume di Pasquale Marchetto e Antonio Mazzei, Pagine di storia della Polizia italiana. Orientamenti bibliografici, Neos Edizioni, Rivoli (To) 2004, pp. 64, euro 5. Per richieste alla casa editrice: tel. 0119576450, fax: 0119576449, e-mail: commerciale at subalpina.it, sito: www.neosedizioni.it

Il libro reca, oltre al saggio bibliografico "Oltre 30 anni di polizie. Indicazioni bibliografiche 1970-2003" di Pasquale Marchetto e Antonio Mazzei, una presentazione di Paolo Valer, una introduzione "Per lo studio delle polizie nell'Italia contemporanea" di Nicola Labanca, un saggio "Alle origini dell'ordinamento di polizia dell'Italia liberale (1847-1868)" di Milo Julini. Tutti pregevoli (e del resto gli autori sono studiosi egregi).

Impreziosisce la pubblicazione un ricco apparato iconografico.

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1. Il volume colma una lacuna da tempo avvertita: ci auguriamo che questo eccellente strumento bibliografico possa contribuire a promuovere gli studi in materia, studi di cui vi e' grande bisogno.

Noi che redigiamo questo notiziario siamo particolarmente interessati a questo tema e siamo assai grati agli autori per il lavoro svolto.

Siamo particolarmente interessati, come persone amiche della nonviolenza, in primo luogo perche' riteniamo la funzione della difesa dell'incolumita' e della dignita' delle persone, la difesa della democrazia, la difesa del civile convivere, un compito decisivo e condiviso, una responsabilita' che - in misura e forme certo diverse in considerazione del proprio ruolo e attivita' - deve essere sentita come propria da ogni persona.

In secondo luogo perche' e' nella gestione della sicurezza pubblica, piu' che in altri ambiti istituzionali e della vita associata, che si rivela quanto una societa' sia democratica e sollecita del bene comune, rispettosa dei diritti di ogni essere umano, quanto essa informi il suo agire ai fondamentali principi sanciti dalle grandi carte giuriscostituenti in cui l'umanita' ha saputo trascrivere i valori e le scelte che chiamiamo civilta', e nello specifico costituiscono elementi portanti della civlta' giuridica: dalla Costituzione della Repubblica Italiana alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, e naturalmente molti altri esempi si potrebbero fare.

In terzo luogo perche' e' nostro convincimento che la nonviolenza abbia molto da proporre in questo ambito. Anzi, moltissimo. E da alcuni anni in Italia (con una accelerazione dopo la tragedia delle orribili violenze verificatesi a Genova) si e' avviato un percorso di riflessione, di formazione, di proposta fin legislativa, che sta mettendo al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica l'inderogabile necessita' che tuti gli appartenenti alle forze dell'ordine si formino alla conoscenza della nonviolenza, come strumento ermeneutico ed operativo di fondamentale importanza per l'adempimento del loro cosi' rilevante e cosi' delicato lavoro.

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2. Ad esempio a Palermo: dove il professor Andrea Cozzo, illustre docente dell'Universita' di quella citta', sta gia' tenendo corsi di formazione alla nonviolenza per appartenenti alle forze dell'ordine. Ad esempio a Milano: grazie alla professoressa Marianella Sclavi, prestigiosa docente universitaria in quella citta'. Palermo, Milano: in tutta Italia sarebbe non solo cosa buona, ma necessaria e urgente, promuovere queste esperienze formative.

E sarebbe bene che riprendesse, svolgesse e recasse a positiva conclusione il suo iter la proposta di legge presentata a suo tempo da numerosissimi senatori e deputati di tutti gli schieramenti politici (ripetiamo: di tutti gli schieramenti politici), primo firmatario il senatore Achille Occhetto, affinche' si statuisca per legge la formazione di tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e alla capacita' di impiego delle straordinarie risorse che la nonviolenza mette a disposizione, massime nelle situazioni piu' critiche e nelle incombenze piu' gravose; nel percorso formativo curricolare di quanti devono svolgere l'impegnativa funzione della difesa dei diritti e dell'incolumita' di tutte le persone e' indispensabile lo studio specifico della nonviolenza come insieme di valori, come metodologia ermeneutica, come modalita' d'intervento, come insieme di tecniche operative.

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3. Ma e' necessario anche che le persone amiche della nonviolenza, e piu' in generale le persone impegnate per la pace e i diritti, comincino tutte a riflettere su questi temi: la si faccia finita con i discorsi generici e astratti, e si entri nel merito; innanzitutto con la conoscenza di cio' di cui si tratta, con la comprensione, con lo studio. Che nelle forze dell'ordine vi siano persone che non riescono a controllare le proprie pulsioni sadiche, che vi siano irresponsabili ed energumeni che forti del potere loro attribuito dall'indossare una divisa commettono crimini infami, che vi siano comandi inadeguati alla gravosita' del compito, e' cosa di cui non mancano esempi drammatici. Ma proprio per questo, a maggior ragione, occorre che le persone amiche della nonviolenza pongano a tutta la societa' italiana l'esigenza di un impegno corale con le forze dell'ordine contro i poteri criminali, e con le forze dell'ordine contro quegli irresponsabili e quei criminali che sciaguratamente si trovano all'interno di esse e che le disonorano commettendo talora piccoli ignobili abusi, talora crimini fin aberranti.

Proprio perche' le persone amiche della nonviolenza si oppongono all'uso delle armi, si oppongono alla violenza dispiegata come a quella strutturale e a quella culturale, a maggior ragione dobbiamo farci carico di offrire strumenti e modalita' alternative di intervento nei conflitti, dobbiamo farci carico di proporre modalita' altre e non meno ma piu' efficaci di contrasto del crimine, dobbiamo farci carico di costruire insieme migliori forme e migliori contenuti, migliori strutture e migliori percorsi, per difendere la dignita' e l'incolumita' delle persone tutte, per inverare i principi della Costituzione e delle grandi carte giuridiche che sanciscono i fondamentali diritti umani di ogni essere umano.

E' possibile? E' necessario.

Si', e' necessario, ma e' anche possibile? Si', e' anche possibile.

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4. E del fatto che sia possibile, prova ne e' che in un paese uscito da una storia di oppressione tremenda, come il Sudafrica finalmente liberato dal regime della segregazione razziale, la nonviolenza ha avuto la capacita' di entrare nel merito nel campo apparentemente (ma solo apparentemente) ad essa piu' estraneo: il campo penale.

In Sudafrica, con l'esperienza della Commissione per la verita' e la riconciliazione, fortemente voluta da Nelson Mandela e autorevolmente presieduta dal vescovo Desmond Tutu, la nonviolenza ha saputo impedire il rischio di un bagno di sangue; ha saputo restituire dignita' umana, umana responsabilita', riconoscimento di umanita', alle vittime e ai carnefici di ieri; ha saputo indicare come essa, la nonviolenza, sia matura per essere principio ispiratore fin nel campo della legislazione penale, nel campo dell'amministrazione della giustizia, nel campo della gestione dell'ordine pubblico, della pubblica sicurezza, della civile convivenza nell'ambito delle istituzioni come della societa' civile.

La nonviolenza ci e' riuscita nel Sudafrica devastato da decenni di regime dell'apartheid: puo' ben riuscire anche nel nostro paese. E il momento di cominciare e' adesso. E' giunto il momento che la nonviolenza ispiri anche l'attivita' legislativa, le pratiche amministrative, le funzioni dello stato, la gestione della cosa pubblica in tutti gli ambiti di loro pertinenza.

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5. Molto e' da fare, e presto, e bene, anche nell'ambito specifico di cui qui ci stiamo occupando.

Estendere le esperienze di formazione alla nonviolenza attraverso corsi di aggiornamento organizzati prefettura per prefettura, questura per questura, in tutti i commissariati di polizia, in tutte le stazioni dei carabinieri, in tutti gli uffici della guardia di finanza, in tutte le strutture ove opera la polizia penitenziaria, in tutte le articolazioni del corpo forestale, ed in tutte le polizie locali: quelle delle amministrazioni provinciali, quelle delle amministrazioni comunali.

Chiedere ai prefetti e ai questori, ai presidenti delle province e ai sindaci dei comuni di promuovere iniziative in tal senso.

E coinvolgere le Universita' che gia' da anni hanno istituito dipartimenti e corsi di peace-research e di educazione alla gestione nonviolenta dei conflitti.

E chiedere alle agenzie formative specifiche delle varie polizie italiane, quelle di dimensioni nazionali e quelle di dimensioni locali, di introdurre nei loro curricula formativi lo studio della teoria, delle tecniche, delle esperienze storiche e delle metodologie specifiche della nonviolenza.

E chiedere al parlamento di esaminare in tempi brevi e condurre a buon fine la proposta di legge per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza.

Tutto cio' e' doveroso fare, e farlo quanto prima.

Sarebbe un dono grande a tutti i cittadini ed in primo luogo a quei cittadini che lavorano nelle forze dell'ordine e che hanno grande bisogno di essere meglio addestrati, meglio sostenuti, di avere a disposizione altre e migliori risorse: e quelle che offre la nonviolenza sono risorse straordinarie.

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L'appassionante lettura di questo libro ci ha condotti a riformulare ancora una volta proposte che riteniamo di decisiva rilevanza. Anche di questo stimolo siamo grati agli autori della meritoria opera che qui abbiamo segnalato.

 

8. HERI DICEBAMUS. COSA DEVE FARE L'EUROPA: I CORPI CIVILI DI PACE, LA SCELTA DELLA NONVIOLENZA

 

L'Europa e' ancora un fantasma sulla scena politica internazionale. Eppure avrebbe le risorse per svolgere un ruolo grande e finalmente vantaggioso per l'umanita' intera, dopo che per secoli ha rapinato e sterminato i popoli del mondo. Oggi puo' essere soggetto promotore di una politica internazionale fondata sulla nonviolenza, inverando i principi stabiliti nella Carta delle Nazioni Unite, nella Dichiarazione universale dei diritti umani e in tanti altri testi giuridici fondamentali.

La scelta della nonviolenza come principio ispiratore della politica europea, la grande intuizione e iniziativa di Alexander Langer quando persuase il parlamento europeo della necessita' di istituire corpi civili di pace come alternativa agli strumenti della guerra; la decisiva proposta di Lidia Menapace e della Convenzione di donne contro le guerre per "un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta", su cui nel 2003 si sviluppo' una riflessione condivisa che tocco' molti soggetti, ma che non fu minimamente recepita di li' a poco dalle organizzazioni politiche impegnate nelle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo, che hanno continuato col solito penoso tran tran subalterno alla guerra, agli eserciti, alle armi: guerra, eserciti, armi che servono a uccidere esseri umani, che sono quindi intrinsecamente in contrasto col fondamentale principio morale e giuridico affermato da tutte le grandi tradizioni di pensiero: "Tu non uccidere".

La proposta di Lidia Menapace, la proposta di Alexander Langer: un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta. A noi sembra che questa sia la chiave di volta per una politica europea che sia di pace con mezzi di pace; la politica necessaria ed urgente. Su questo vorremmo riprendere con rinnovata energia un impegno corale.

 

9. HERI DICEBAMUS. DUE CATASTROFI

 

Due catastrofi. In Asia. In Iraq.

Per quanto e' in potere degli esseri umani questo occorre fare: smettere di uccidere; soccorrere i superstiti. Salvare le vite umane invece di sopprimerle.

 

10. HERI DICEBAMUS. EUGENIO GARIN, ERMANNO GORRIERI, ELISEO MILANI

 

Si prova pudore e quasi vergogna a ricordare qui la morte di tre maestri, mentre nel diluvio dell'Asia e nella fornace irachena le salme sono innumerevoli.

Ma anche il ricordo di un solo essere umano, la pietas per ogni singola persona, il compianto per ogni decesso, vuol essere omaggio all'umanita' intera, affetto fraterno e sororale per tutte e tutti, poiche' ogni persona e' figura dell'umanita' intera, tutta intera l'umanita' ognuna ed ognuno di noi reca dentro di se'. E tu abbine cura, di questa povera umanita'.

Cosi' diremo qui di Eugenio Garin e di Ermanno Gorrieri e di Eliseo Milani che in modi diversi tutti ci hanno donato qualcosa di prezioso, di autentico, di vivo. Avremo altre occasioni per ricordarli meglio, qui solo volevamo testimoniare una gratitudine che non si estingue. Come non si estingue il valore delle vite buone.

 

11. HERI DICEBAMUS. NONVIOLENZA, FEMMINILE SINGOLARE

 

Uno dei convincimenti fondamentali della redazione di questo foglio e' che le esperienze e le riflessioni dei movimenti delle donne, e il pensiero delle donne, costituiscano la corrente calda della nonviolenza in cammino, ovvero di quel plurale e aperto progetto di liberazione agito tanto nella storia quanto nella quotidianita', tanto nelle relazioni quanto nelle strutture profonde del pensare, del sentire e del linguaggio, che a tutti gli esseri umani attribuisce piena dignita' e diritto alla solidarieta', e che propone e pratica la coerenza tra mezzi e fini, il prendersi cura delle altre e degli altri e del mondo, il reciproco riconoscimento di comune e personale umanita' in eguaglianza di diritti e diversita' - singolarita' - di esistenze, la difesa della biosfera, il dono come modalita' relazionale primaria. La prassi e il pensiero delle donne: nonviolenza in cammino, non un'ideologia di ricambio, ma la nascita di un'umanita' liberante e autocosciente.

Per questo la riflessione svolta da donne sull'orrore del carcere di Abu Ghraib ci sembra cosi' intensa, preziosa, decisiva: dialogica e maieutica per tutte e tutti.

Una riflessione cosi' ampia, profonda, aggettante, diramata, diversificata. E fin divergente in feconda dialettica su molti aspetti su cui lo scandaglio della riflessione scopre e interroga, interroga e cerca ancora - e si scopre, s'interroga, si cerca: in timore e tremore, in autocoscienza sempre piu' vigile, sempre piu' tenera, sempre piu' concentrata (l'attenzione di Simone Weil) e sempre piu' abbandonata (quel concetto densissimo espresso nell'etimo dalla parola araba islam, che ci pare essere come il correlativo - dal versante dell'essere umano -, in un movimento di sistole e diastole, di quello sconvolgente e ricchissimo concetto ebraico di tzimtzum - nella qabbalah di Luria). Non solo logos, non solo ruah.

E a questa riflessione di donne abbiamo voluto dedicare questo fascicolo de "La domenica della nonviolenza". Altri materiali abbiamo gia' pubblicato nei giorni scorsi su "La nonviolenza e' in cammino", altri pubblicheremo nei prossimi giorni.

 

12. HERI DICEBAMUS. TRE TESI SULLA NONVIOLENZA

 

1. Nella storia dell'umanita' le guerre costituiscono la parte minima e peggiore; la civilta' umana come processo unitario di autoriconoscimento e comune lotta per vivere e convivere e' stata eminentemente non solo l'altro, ma precisamente l'opposto della guerra.

2. Poiche' tutto cio' che e' civilta' umana in senso pieno e forte in questo consiste: opporsi alla morte, ed opporsi a maggior ragione a quell'attivita' antiumana che e' l'uccidere, attivita' antiumana di cui la guerra e' la manifestazione estrema.

3. La nonviolenza, che del principio del "non uccidere" e' la rigorizzazione logica e assiologica, e l'estrinsecazione storica ed esistenziale concreta e cogente in quanto opposizione assoluta e reale alla violenza che offende e distrugge, e' quindi la civilta' umana presa sul serio.

 

13. HERI DICEBAMUS. TRE NOTE SU "CONFLITTUALITA' NONVIOLENTA" DI ANDREA COZZO

 

1. Credo che questo libro (Andrea Cozzo, Conflittualita' nonviolenta. Filosofia e pratiche di lotta comunicativa, Mimesis, Milano 2004, pp. 336, euro 18) sia uno dei libri piu' importanti se non il libro piu' importante pubblicato in Italia nel corso dell'ultimo anno, e forse non solo.

E' forse il primo lavoro effettivamente sistematico sulla nonviolenza scritto in lingua italiana, paese e lingua in cui pure esistono opere stupende di grandi figure della nonviolenza, da Aldo Capitini a Danilo Dolci, da Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto a Ernesto Balducci, ma nessuno di loro scrisse un'opera sistematica.

L'unico lavoro adeguatamente sistematico disponibile prima di questo, a mio modesto avviso e per quanto e' a mia conoscenza, e' l'eccellente saggio introduttivo di Giuliano Pontara premesso all'altrettato eccellente antologia gandhiana da lui curata (Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1973, 1996 - in questa nuova edizione ampliato e con l'opportuno titolo "Il pensiero etico-politico di Gandhi").

Ci sono ovviamente motivi peculiari e cogenti per cui in Italia, da parte delle studiose e degli studiosi che alla nonviolenza si sono accostate e accostati, si sono privilegiati altri approcci: spesso si e' scritto avendo presenti soprattutto le lotte da condurre e le esperienze da socializzare; spesso si e' scritto per fornire materiali di lavoro immediatamente fruibili; infine molto ha pesato per un verso la tradizione storicistica e per l'altro la diffidenza verso l'"esprit de systeme". Infine non poco ha influito la tradizionale separazione tra ambiti di ricerca che la nonviolenza "de facto" ma anche "de jure" (se cosi' possiamo esprimerci) unifica, beninteso in adeguate e complesse articolazioni, per mediazioni critiche ed aperture ermeneutiche.

Stando cosi' le cose, dopo il grande saggio di Pontara, questa a noi pare essere la prima opera sistematica sulla nonviolenza scritta in Italia.

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2. Che il lavoro di Andrea Cozzo abbia carattere sistematico, non significa che sia un'opera chiusa. E' opera aperta: nel duplice senso che rinvia all'"opera aperta" di cui scrisse Eco, e all'apertura della nonviolenza di cui scriveva Capitini.

Ed e' opera feconda: poiche' la nonviolenza e' tra l'altro un vasto campo di ricerche e un continuo ricercare e sperimentare, un confronto critico tra diverse tradizioni di pensiero e diversi ambiti di teoria e di prassi, e' critica creativa e creativita' critica: etica, politica, metafisica; ma anche analisi concreta delle situazioni concrete, materialita' delle cose pensate e teoreticita' delle cose materiali. Principio responsabilita' e sogno di una cosa. Qui e altrove, di fronte e attraverso.

Abbiamo altre volte detto, e qui non ripetiamo se non per cenni, che nulla coglie della teoria-prassi nonviolenta chi pretendesse di ridurla a formulario, a repertorio, a dogma, a "ideologia di ricambio".

La nonviolenza (termine con cui Capitini traduce nella nostra lingua il densissimo e complesso concetto che Gandhi esprime con i due termini dedotti dal sanscrito di ahimsa e satyagraha) e', secondo l'approccio che chi redige questo notiziario propone, un "insieme di insiemi" (un concetto logico-assiologico; un insieme di modalita' e tecniche ermeneutiche, maieutiche, deliberative ed operative; un insieme di proposte costruttive; un insieme di esperienze storiche e avventure teoretiche; un insieme di testimonianze aggettanti), infinitamente aperto e creativo, essendovi di fatto tante immagini e declinazioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano.

Ma questa complessita' e dialetticita' della nonviolenza, che e' pratica concreta di oppposizione alla violenza, quindi sempre contestuale e relazionale nel suo darsi, farsi, pensarsi, e' anche, ed eminentemente, un invito al rigore morale e intellettuale, alla coerenza tra mezzi e fini, al riconoscimento di umanita': al sentire rettamente e rettamente agire, in un atteggiamento per cui la propria vita si fa - in umilita' e splendore, in timore e tremore, in ricerca e scoperta - esperienza ed esperimento di verita', accostamento all'altro e all'altra, apertura al volto altrui, infinita domanda, infinito prendersi cura.

Essa nonviolenza, quindi, non consiste in una generica benevolenza (che pure e' atteggiamento che molto onoriamo), ma nell'opposizione alla violenza, nella pratica del conflitto contro ogni violenza, interiore ed esteriore, flagrante ed occulta, dispiegata o subdola, palesemente riconoscibile o - per essersi cristallizzata in longeve strutture - piu' difficilmente individuabile. La nonviolenza e' lotta contro la menzogna, l'ingiustizia, l'oppressione che denega la qualita' umana degli esseri umani, la violenza che lacera la trama delle relazioni, che distrugge il mondo, che inquina la vita. La nonviolenza e' lotta, ma quella specifica forma di lotta che e' insieme anche comunicazione, apertura all'altro, all'altra, riconoscimento di umanita', degnificazione e dono.

E' quella lotta che vuole la salvezza di tutti, che alla violenza in nulla cede, che limpida ed intransigente ripudia di farsi invadere, contaminare, insignorire da essa violenza, per non riprodurla giammai, per non accrescerla in alcun modo. La nonviolenza: una grande idea e speranza per l'umanita' intera in questa tragica distretta in cui intera l'umanita' si trova oggidi'.

Ma anche: un habitus e una esigenza di rigorizzazione logica, di scientificita', di conoscenza verificabile. La nonviolenza si studia, oltre a praticarla; ad essa ci si prepara, per poterla praticare. Chi pensa di sapere gia' tutto di essa prima ancora di essersi ad essa accostato ne ignorera' per sempre i tesori e il tessuto, il dono e il valore.

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3. Il libro di Andrea Cozzo propone campi e percorsi di ricerca, rievoca esperienze e teorie, analizza con acutezza ed empatia vicende storiche e mentali di profonda densita'. Convoca una strumentazione euristica che si svolge in campi del sapere che vanno dalla psicologia alla religione, dall'etica alla politica, dalle scienze umane ed esatte alle tradizioni sapienzali.

E' un libro che propone una ricerca, che interroga. Va letto cosi', innanzitutto come un invito. Anche laddove i riferimenti e l'itinerario di chi legge sono altri; anche laddove ci si dispiacesse della mancanza di questo o quella relazione, figura, vicenda o tradizione specifica che per chi legge hanno particolarmente contato; anche laddove alcune formule o proposte si ritenessero parziali o diverse da quanto si ha in animo e si vorrebbe discutere. Molte sono le vie che alla scelta della nonviolenza possono condurre; il libro di Andrea Cozzo non ha la pretesa di segnalarle tutte, propone un approccio, una modalita', nella coscienza che altri e altre se ne diano.

E' un contributo grande. Un libro da leggere e discutere. Non solo dalle persone amiche della nonviolenza.

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Per richieste alla casa editrice: Mimesis, alzaia nav. pavese 34, 20136 Milano, tel. 0289403935, cell. 3474254976, e-mail: mimesised at tiscali.it, sito: www.mimesisedizioni.it

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L'autore: Andrea Cozzo (per contatti: acozzo at unipa.it) e' docente universitario di cultura greca, studioso e amico della nonviolenza, promotore dell'attivita' didattica e di ricerca su pace e nonviolenza nell'ateneo palermitano, tiene da anni seminari e laboratori sulla gestione nonviolenta dei conflitti, ha pubblicato molti articoli sulle riviste dei movimenti nonviolenti, fa parte del comitato scientifico dei prestigiosi "Quaderni Satyagraha". Tra le sue opere recenti: Se fossimo come la terra. Nietzsche e la saggezza della complessita', Annali della Facolta' di Lettere e filosofia di Palermo. Studi e ricerche, Palermo 1995; Dialoghi attraverso i Greci. Idee per lo studio dei classici in una societa' piu' libera, Gelka, Palermo 1997; (a cura di), Guerra, cultura e nonviolenza, "Seminario Nonviolenza", Palermo 1999; Manuale di lotta nonviolenta al potere del sapere (per studenti e docenti delle facoltà di lettere e filosofia), "Seminario Nonviolenza", Palermo 2000; Tra comunita' e violenza. Conoscenza, logos e razionalita' nella Grecia antica, Carocci, Roma 2001; Saggio sul saggio scientifico per le facolta' umanistiche. Ovvero caratteristiche di un genere letterario accademico (in cinque movimenti), "Seminario Nonviolenza", Palermo 2001; Filosofia e comunicazione. Musicalita' della filosofia antica, in V. Ando', A. Cozzo (a cura di), Pensare all'antica. A chi servono i filosofi?, Carocci, Roma 2002, pp. 87-99; Sapere e potere presso i moderni e presso i Greci antichi. Una ricerca per lo studio come se servisse a qualcosa, Carocci, Roma 2002; Lottare contro la riforma del sistema scolastico-universitario. Contro che cosa, di preciso? E soprattutto per che cosa?, in V. Ando' (a cura di), Saperi bocciati. Riforma dell'istruzione, discipline e senso degli studi, Carocci, Roma 2002, pp. 37-50; Scienza, conoscenza e istruzione in Lanza del Vasto, in "Quaderni Satyagraha", n. 2, 2002, pp. 155-168; Dopo l'11 settembre, la nonviolenza, in "Segno" n. 232, febbraio 2002, pp. 21-28; Conflittualita' nonviolenta. Filosofia e pratiche di lotta comunicativa, Edizioni Mimesis, Milano 2004.

 

14. HERI DICEBAMUS. LA NONVIOLENZA, UN'IDEA NATA IN AFRICA

 

La nonviolenza e' nata in Sudafrica.

E' in Sudafrica che Mohandas Gandhi scopre la nonviolenza, le si accosta, la elabora, la mette in atto: fa di essa la teoria e la prassi che possono salvare l'umanita' intera dalla catastrofe.

Dal Sudafrica all'India Gandhi svolge e sperimenta e propone e lascia in eredita' all'umanita' intera non solo una modalita' di lotta, non solo uno strumento conoscitivo, non solo un acquisto ermeneutico ed assiologico, ma una scelta di vita, e un progetto di solidarieta' e di liberazione, l'unico che possa sconfiggere la violenza, l'unico che possa inverare l'umanita' di tutti e di ciascuno, l'unico che adempia alla speranza di Leopardi: un'umanita' unita contro il male e la morte; l'unico che realizzi quel "sogno di una cosa" che fu di Diotima e di Gesu', e di infinite altre ed altri.

Ahimsa: restituzione di umanita' nell'opposizione alla violenza; satyagraha: attaccamento alla verita' come forza coesiva e salvifica, forza dell'amore.

Dal Sudafrica, all'India, al mondo intero.

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Ed e' in Sudafrica che la nonviolenza ispira, guida e porta alla vittoria la piu' grande lotta di liberazione contro la piu' infame e crudele delle violenze, la violenza che nega la dignita' umana di ogni essere umano, il razzismo eretto a regime.

Nel paese della piu' feroce oppressione razzista, proprio qui la nonviolenza ha ottenuto la piu' luminosa vittoria della dignita' umana, sconfiggendo il regime razzista dell'apartheid con la forza della verita', della solidarieta' umana, del riconoscimento di umanita, con la coerenza tra mezzi e fini, con la resistenza piu' intransigente che e' ad un tempo incessante impegno di riconciliazione, con la lotta contro l'ingiustizia per la liberazione, il riscatto, dell'umanita' intera.

E' la lotta dell'African National Congress guidato da figure come Albert Luthuli, uno dei grandi maestri della nonviolenza, insignito del premio Nobel per la pace nel 1960; e come Nelson Mandela,  insignito del premio Nobel per la pace nel 1993, che per decenni resiste dal carcere per affermare la dignita' dell'umanita' intera, fino ad abbattere il regime della segregazione, fino a portare il Sudafrica alla democrazia, ottenendo anche il miracolo politico che il dolore degli oppressi non degeneri in collera e vendetta e nuova oppressione, ottenendo il miracolo politico di realizzare quel programma di civile convivenza, di comune liberta', di dignita' a tutti riconosciuta, che aveva enunciato nel suo storico discorso al processo di Rivonia. Lo stesso Nelson Mandela che si battera' vittoriosamente contro le multinazionali farmaceutiche per il diritto di tutti gli esseri umani alla vita e alla salute.

E' la lotta di Desmond Tutu, il vescovo anglicano premio Nobel per la pace, che forte del suo prestigio di intransigente lottatore nonviolento contro il regime razzista, dopo la vittoria della democrazia presiedera' ed animera' e sara' saldo garante di quella straordinaria esperienza di introduzione della nonviolenza finanche nell'ambito della legislazione e della giurisdizione penale che e' stata la Commissione per la verita' e la riconciliazione.

E' la lotta di Nadine Gordimer, scrittrice insigne, premio Nobel per la letteratura, che contro il razzismo (e il maschilismo, e ogni forma di discriminazione e sopraffazione e sfruttamento e violenza) ha lottato anche - per usare una formula pasoliniana - "con le armi della poesia".

E' la lotta di Miriam Makeba, profonda e limpida voce dell'Africa e dell'umanita', musicista che alla musica restituisce il suo fulgido e denso significato etimologico.

E' la lotta di un popolo intero che con la forza della nonviolenza ha sconfitto la vergogna dell'umanita'; la lotta di persone indimenticabili come Steve Biko, Ruth First, Benny Nato, e di innumerevoli altre ed altri.

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Ma non solo. In Sudafrica la nonviolenza non ha sconfitto solo il regime razzista, ha anche saputo curare ferite, ha contrastato l'odio, ha costruito riconciliazione, ha cambiato la stessa legislazione donando alla democrazia una piu' ferma consapevolezza, un piu' acuto sguardo, un consistere piu' autentico.

L'esperienza della Commissione per la verita' e la riconciliazione e' oggi il punto piu' avanzato della riflessione giuridica in campo penale a livello internazionale: ha dimostrato che la cruda logica del restituire male per male puo' essere rovesciata, ha inverato quel principio giuridico che da Beccaria in poi e' la gloria della civilta' del diritto, e uno dei vettori del progredire delle istituzioni e dei costumi, del concreto inveramento dell'umanita' nella storia.

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La nonviolenza, nata in Sudafrica, in Sudafrica ha sperimentato e sta sperimentando, nel vivo di contraddizioni e conflitti, le piu' avanzate frontiere della convivenza, ed alla speranza apre vie nuove ed antiche, antiche come le montagne.

Anche per questo l'Africa oggi testimonia non solo il nostro tragico presente, ma il nostro unico possibile futuro.

Poiche' questo ormai sappiamo, e lo sappiamo una volta per sempre: la lotta per la dignita' umana di tutti gli esseri umani, la lotta per la difesa della biosfera, la lotta della vita contro la morte, o sara' nonviolenta o non sara'.

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Per saperne di piu'

Per un accostamento a Mohandas Gandhi il miglior libro disponibile in italiano e' l'antologia a cura di Giuliano Pontara, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1973, 1996.

Sulla lotta antiapartheid si veda almeno il libro autobiografico di Nelson Mandela, Lungo camino verso la liberta', Feltrinelli, Milano 1995.

Un breve profilo di Albert Luthuli è nel libro di Eugenio Melandri, I protagonisti, Emi, Bologna 1984.

Di Desmond Tutu si veda almeno Anch'io ho il diritto di esistere, Queriniana, Brescia 1985; il fondamentale Non c'e' futuro senza perdono, Feltrinelli, Milano 2001; e il recentissimo Anche Dio ha un sogno, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2004.

Per un avvio alla conoscenza di Nadine Gordimer, Vivere nell'interregno, Feltrinelli, Milano 1990.

Sull'esperienza della Commissione per la verita' e la riconciliazione cfr. almeno Marcello Flores (a cura di), Verita' senza vendetta, Manifestolibri, Roma 1999; Antonello Nociti, Guarire dall'odio, Angeli, Milano 2000; Danilo Franchi, Laura Miani (a cura di), La verita' non ha colore, Comedit 2000, Milano 2002, 2003, e il libro di Desmond Tutu, Non c'e' futuro senza perdono, citato sopra.

 

15. HERI DICEBAMUS. PER LA FORMAZIONE DELLE FORZE DELL'ORDINE ALLA CONOSCENZA E ALL'USO DELLA NONVIOLENZA. IERI DICEVAMO

 

Riproponiamo di seguito alcuni tra molti altri testi redatti e diffusi nel 2000 e nel 2001 concernenti la proposta della formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso della nonviolenza, e particolarmente il disegno di legge che tale proposta reca, e che sottoscritto e presentato da numerosi senatori e deputati nel 2001, da allora attende di divenire norma dello stato, una norma a nostro avviso utile, necessaria, urgente.

Ma naturalmente l'iniziativa promossa dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo nel 2000-2001 non solo alla realizzazione di una legge ad hoc mirava, ma anche alla diffusione subito di esperienze di formazione alla nonviolenza nei corpi di polizia di dimensione nazionale ed in quelli locali. Qualcosa da allora e' stato fatto (meritoria quant'altre mai e' ad esempio l'iniziativa condotta dal professor Andrea Cozzo dell'Universita' di Palermo, che oltre ad aver realizzato corsi di formazione alla nonviolenza con appartenenti alle forze dell'ordine ha recentemente pubblicato un importante testo che puo' anche costituire un fondamentale supporto manualistico), ma molto, moltissimo e' ancora da fare. Ed e' utile, necessario, urgente fare.

Ripresentando oggi alcuni materiali risalenti a ormai non pochi anni fa, intendiamo anche riprendere e riproporre quella proposta, quell'iniziativa, quell'esigenza. Di civilta'.

 

16. HERI DICEBAMUS. LA MORTE CON LA CODA

 

Ho disgusto degli empi dichiaratori sempre in agguato a balzare sulle spoglie degli uccisi, e calpestarle sentenze vomitando, per carpire due righe sui giornali.

Li sento complici degli assassini.

 

17. HERI DICEBAMUS. DONNE CHE INSEGNANO, DONNE CHE GENERANO L'UMANITA'

 

C'e' un piccolo mistero su cui raramente si riflette: sono le donne che generano gli esseri umani, e consentono cosi' all'umanita' di continuare ad esistere.

E c'e' un altro piccolo mistero: sono le donne che soprattutto insegnano ai cuccioli della specie umana a divenire persone adulte, comunicano loro memoria e sapere, e li comunicano nell'unico modo in cui si insegna senza ferire, si offre senza obbligare, si alimenta senza deformare, si dona conoscenza senza imporre ideologia: con l'amore, la cura, la forza della verita', la relazione vissuta.

E c'e' un terzo piccolo mistero di cui vogliamo qui ancora dire: quanto delicato e complesso sia questo processo del far nascere e dell'educare, e quanto prezioso e rischioso ad un tempo, e decisivo.

E un quarto infine: che vi e' un solo modo per restare fedeli al nascere e all'educare, per restare fedeli all'umanita': che e' di opporsi alla guerra, all'uccidere, alla violenza. Che e' la scelta della nonviolenza: la nonviolenza partoriente e levatrice, la nonviolenza maestra e amante, la nonviolenza che ti cerca e ti cura, la nonviolenza che ti convoca ad essere persona, persona bella come tu sei.

 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 255 del 10 luglio 2011

 

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