Telegrammi. 598



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 598 del 26 giugno 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. La differenza

2. Severino Vardacampi: Mi chiedo perche'

3. Contro la guerra una proposta agli enti locali

4. Il 30 giugno a Blera una conferenza di Paolo Arena su "Stalker" di Andrej Tarkovskij

5. Monica Lanfranco: Genova, si riparte dalle donne

6. Massimo Recalcati: La paura collettiva

7. Piergiorgio Odifreddi presenta "La matematica. Suoni, forme, parole"

8. Eugenio Scalfari presenta "L'umilta' del male" di Franco Cassano

9. Per sostenere il Movimento Nonviolento

10. Segnalazioni librarie

11. La "Carta" del Movimento Nonviolento

12. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. LA DIFFERENZA

 

Se non ti opponi alle stragi, se non ti opponi alla guerra assassina, se non ti opponi alla persecuzione razzista, ebbene, che differenza c'e' tra te e un nazista?

 

2. EDITORIALE. SEVERINO VARDACAMPI: MI CHIEDO PERCHE'

 

Mi chiedo perche' gli afgani non meritino la nostra pieta'. Ma anzi l'Italia partecipi alla guerra terrorista e stragista che continua a massacrarli.

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Mi chiedo perche' i libici non meritino la nostra pieta'. Ma anzi l'Italia partecipi alla guerra terrorista e stragista che continua a massacrarli.

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Mi chiedo perche' i migranti non meritino la nostra pieta'. Ma anzi l'Italia persista in una persecuzione razzista che continua a massacrarli e schiavizzarli.

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Mi chiedo perche' le forze politiche nominalmente democratiche, legalitarie ed antiberlusconiane si indignino per ogni sorta di questione - tra cui non poche sesquipedali scempiaggini -, ma non muovano un dito contro le stragi che lo stato italiano sta commettendo.

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Mi chiedo perche' le diecimila onlus e ong che saccheggiano il pubblico erario si commuovano per diecimila cose, ma non muovano un dito contro le stragi che lo stato italiano sta commettendo.

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Mi chiedo perche' la totalita' dell'intellettualita' italiana pontifichi sull'universo e dintorni e massime su ogni corbelleria, ma non c'e' un intellettuale uno che spenda una parola o muova un dito contro le stragi che lo stato italiano sta commettendo.

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Mi chiedo perche' gli innumerevoli mezzi d'informazione di ogni ordine e grado di tutto straparlino incessantemente, ma non dicano una parola e non muovano un dito contro le stragi che lo stato italiano sta commettendo.

*

Ed infine mi chiedo perche' non siamo capaci di far quello che pure sappiamo di avere il dovere di fare: contrastare con l'azione diretta nonviolenta le stragi che lo stato italiano sta commettendo; realizzare con l'azione diretta nonviolenta il ritorno del nostro paese alla legalita' costituzionale, alla civilta', all'umanita'.

 

3. INIZIATIVE. CONTRO LA GUERRA UNA PROPOSTA AGLI ENTI LOCALI

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Proponiamo a tutte le persone amiche della nonviolenza di inviare al sindaco del Comune, al presidente della Provincia ed al presidente della Regione in cui si risiede, una lettera aperta (da diffondere quindi anche a tutti i membri del consiglio comunale, provinciale, regionale, ed ai mezzi d'informazione) con cui chiedere che l'assemblea dell'ente locale approvi una deliberazione recante il testo seguente o uno analogo.

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"Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... ripudia la guerra, nemica dell'umanita'.

Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.

Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.

Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.

Richiede al Governo e al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

Solo la pace salva le vite".

 

4. INCONTRI. IL 30 GIUGNO A BLERA UNA CONFERENZA DI PAOLO ARENA SU "STALKER" DI ANDREJ TARKOVSKIJ

[Dalle amiche e dagli amici della cooperativa "Il Vignale" di Blera (per contatti: tel. 3475988431 - 3478113696, e-mail: ilvignale at gmail.com) riceviamo e diffondiamo.

Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali e comunicazioni di massa, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che da due anni si svolgono settimanalmente a Viterbo; nella seconda meta' del 2010 insieme a Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Recentemente ha tenuto una conferenza all'Universita' di Roma "La Sapienza" sul cinema di Tarkovskij.

Andrej Tarkovskij, straordinario regista cinematografico (1932-1986): "testimonianza di fervore stilistico altissimo e di grande impegno morale" (Fernaldo Di Giammatteo). Opere di Andrej Tarkovskij: Il rullo compressore e il violino (1961); L'infanzia di Ivan (1962); Andrej Rublev (1969); Solaris (1972); Lo specchio (1974); Stalker (1979); Nostalghia (1983); Sacrificio (1986). Tra le opere su Andrej Tarkovskij: Tullio Masoni, Paolo Vecchi, Andrej Tarkovskij, Il castoro cinema, Milano 1997, 2001]

 

Giovedi' 30 giugno 2011, alle ore 17,30, presso la biblioteca comunale di Blera (Vt), in via Roma n. 61, la cooperativa agricola "Il Vignale" promuove una conferenza su "Il mistero, il dolore, la dignita' umana: una riflessione muovendo da Stalker di Andrej Tarkovskij".

Relatore il critico e saggista Paolo Arena, che su questo argomento ha tenuto recentemente una conferenza presso l'Universita' "La Sapienza" di Roma.

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Cooperativa agricola "Il Vignale"

Per informazioni: tel. 3475988431 - 3478113696; e-mail: ilvignale at gmail.com

Blera, 24 giugno 2011

 

5. INIZIATIVE. MONICA LANFRANCO: GENOVA, SI RIPARTE DALLE DONNE

[Ringraziamo Monica Lanfranco (per contatti: e-mail: monica.lanfranco at gmail.com, sito: www.monicalanfranco.it) per questo articolo.

Monica Lanfranco e' giornalista e formatrice sui temi della differenza di genere e sul conflitto. Ha fondato il trimestrale di cultura di genere "Marea". Ha collaborato con Radio Rai International, con il settimanale "Carta", il quotidiano "Liberazione", con Arcoiris Tv, "Linus". Cura e conduce corsi di formazione per gruppi di donne strutturati (politici, sindacali, scolastici) sulla storia del movimento delle donne e  sulla comunicazione di genere, e sulla risoluzione nonviolenta dei conflitti. Ha insegnato Teoria e tecnica dei nuovi media all'Universita' di Parma. Il suo primo libro e' stato nel 1990 Parole per giovani donne - 18 femministe parlano alle ragazze d'oggi. Nel 2003 ha scritto assieme a Maria G. Di Rienzo, Donne disarmanti - storie e testimonianze su nonviolenza e femminismi. Nel 2005 e' uscito il volume Senza velo - donne nell'Islam contro l'integralismo. Nel 2007 ha prodotto e curato il film sulla vita e l'esperienza politica della senatrice Lidia Menapace dal titolo Ci dichiariamo nipoti politici. Nel 2009 e' uscito Letteralmente femminista. Perche' e' ancora necessario il movimento delle donne (Edizioni Punto Rosso). I suoi siti sono www.monicalanfranco.it, www.altradimora.it, www.mareaonline.it, www.radiodelledonne.org. Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 350]

 

Preparare decine di torte di verdura, cercare una cinquantina di posti letto nelle case delle riottose famiglie genovesi, fare e disfare gli abbinamenti per due, tre notti, lottare contro colleghe e colleghi della stampa sonnacchiosi e poco interessati alle "cose delle femministe" per riuscire ad avere spazi sui media, allestire le sale dove si svolgeranno le varie attivita', non perdere la pazienza (insomma provarci) e avere il batticuore al pensiero che sono passati dieci anni.

Molto altro ci sarebbe da raccontare, di questa vigilia di "Punto G: Genova, genere, globalizzazione", ma gia' il fatto di essere arrivate qui e' parecchio.

Il 25 e 26 giugno 2011 a Genova la rivista "Marea" e altre reti di donne rilanciano lo sguardo femminista sul neoliberismo e i pezzi del movimento delle donne che non hanno perso di vista quell'appuntamento ci sono tutti.

In estrema sintesi alcuni numeri dell'evento: 30 esperte, attiviste, studiose che parleranno in plenaria e faciliteranno i due laboratori,(migranti/native e la terra siamo noi); tre momenti di performance (operaie Omsa con Teatro dei due mondi, Generazioni di donne e Fabbrica), una camminata festosa nel centro della citta', gia' 200 le persone che hanno detto che ci saranno.

Quanto al denaro l'unico finanziamento ricevuto per ora sta in 5.000 euro dati a "Marea" dal Mediterranean Women's Fund, una organizzazione femminista che ha come missione l'aiuto alle associazioni, reti e gruppi di donne che promuovono azioni contro il sessismo e lo squilibrio di potere tra i generi; ci sono poi 500 euro promessi dalla Provincia di Genova, i biglietti del treno per le compagne della Omsa offerti dalla Cgil nazionale e 100 euro dalla Uil di Genova.

Punto G aveva aperto il Social forum, nell'assolato giugno 2001, non senza polemiche per il suo carattere anticipatorio e precisamente focalizzato sul genere; quell'incontro di donne, cosi' diverse tra loro, organizzato con la pressione mediatica addosso per l'imminenza del G8 era stato un evento, perche' accanto alla disamina tradizionale dei temi come lavoro, salute, diritti ed economia si era declinata la globalizzazione attraverso uno sguardo inedito ponendo una domanda: come ci cambia, nei sentimenti e nelle relazioni, l'impatto con questa mutazione che e' anche antropologica? Ne avevano discusso suore comboniane e ragazze dei centri sociali, femministe storiche e sindacaliste, donne del nord e del sud del mondo: era un quesito che appariva laterale e un po' intimista, appunto quelle "cose da femministe" guardate con sufficienza dentro e fuori i movimenti misti, e invece quell'analisi dal sapore cassandresco fu profetica e illuminante.

La imminente ferocia della crisi economica, l'incipiente guerra globale delle armi e quella della violenza maschile sul corpo delle donne (anche attraverso la macelleria mediatica dell'Italia berlusconiana): tutto questo era stato previsto, e predetto, a Punto G.

Quella lettura e quell'approccio, accanto alle proposte di alternativa per una diversa globalizzazione furono oscurati dalla violenza e dal sangue che a luglio segnarono Genova.

Ma, come e' nella natura carsica dei movimenti delle donne, alcune di noi hanno continuato a tenere sveglia l'attenzione, in particolare su uno dei nessi piu' delicati di quello sguardo: la relazione e la connessione con le giovani generazioni, il passaggio del testimone, la genealogia che sta alla base della politica delle donne.

Quanto, infatti, Punto G di dieci anni fa era stato il frutto del bisogno di fare chiarezza sulla autonomia peculiare dei femminismi nei movimenti altermondialisti cosi' oggi l'urgenza e' connettere e riconnettere la forza critica e conflittuale dei femminismi tra donne di diverse generazioni (intercettando anche gli uomini che vogliono far parte del percorso) e rimettere al centro della politica il movimento delle donne come sapere, bene e potenziale comune trasformativo per tutte e per tutti. Non "cose da femministe", ma la politica delle donne come politica tout count. Punto G 2011 vuole essere l'occasione per coinvolgere chi non c'era dieci anni fa nella riflessione sui lati oscuri della globalizzazione e per condividere le pratiche di resistenza e di cambiamento che molti movimenti in questo decennio hanno realizzato: dalle donne di Vicenza a quelle no tav, da quelle contro la mafia e i rifiuti tossici in Calabria a quelle di Trama di terre, di Ife, della Rivoluzione gentile e alle decine di gruppi che anche in piccoli centri tengono viva la relazione tra donne di diverse generazioni.

E sara' proprio dedicata all'intreccio di domande e di risposte l'inedita tavola rotonda di domenica 26 giugno tra alcune protagoniste dei femminismi italiani e alcune giovani under 30: un modo per rendere visibile e dare corpo alla relazione tra generazioni femminili che di recente hanno scosso il paese nell'indignazione contro la mercificazione e lo svilimento del corpo femminile.

Il sito dove sono disponibili il programma, le informazioni, l'elenco delle adesioni e materiali e' http://puntoggenova2011.wordpress.com/

 

6. RIFLESSIONE. MASSIMO RECALCATI: LA PAURA COLLETTIVA

[Dal quotidiano "La Repubblica" del 23 giugno 2011 col titolo "Quel panico dentro di noi" e il sommario "I meccanismi psicologici del fenomeno. La paura collettiva si trasmette non solo perche' ci troviamo esposti al rischio della malattia o dell'impoverimento, ma perche' non ha funzionato il grande Altro che doveva proteggerci".

Massimo Recalcati, psicoanalista e docente universitario. Tra le opere di Massimo Recalcati: con Antonio Di Ciaccia, Jacques Lacan: un insegnamento sul sapere dell'inconscio, Bruno Mondadori, Milano 2000; con Uberto Zuccardi Merli, Anoressia, bulimia e obesita, Bollati Boringhieri, Torino 2006; Sull'odio, Bruno Mondadori, Milano 2004; Elogio dell'inconscio: dodici argomenti in difesa della psicoanalisi, Bruno Mondadori, Milano 2007; L'ultima cena: anoressia e bulimia, Bruno Mondadori, Milano 1997; Clinica del vuoto: anoressie, dipendenze, psicosi, Franco Angeli, Milano 2002; (con contributi di Luigi Colombo, Domenico Cosenza, Paola Francesconi), Introduzione alla psicoanalisi contemporanea: i problemi del dopo Freud, Bruno Mondadori, Milano 2003; Il miracolo della forma: per un'estetica psicoanalitica, Bruno Mondadori, Milano 2007; con Lilia Baglioni (a cura di), La domanda impossibile: dai primi colloqui all'entrata nel gruppo, Franco Angeli, Milano 1995; con Domenico Cosenza, Angelo Villa (a cura di), Civilta' e disagio: forme contemporanee della psicopatologia, Bruno Mondadori, Milano 2006; Lo psicoanalista e la citta': l'inconscio e il discorso del capitalista, Manifestolibri, Roma 2007; L'omogeneo e il suo rovescio: per una clinica psicoanalitica del piccolo gruppo monosintomatico, Franco Angeli, Milano 2005; Forme contemporanee del totalitarismo, Bollati Boringhieri, Torino 2007; Melanconia e creazione in Vincent Van Gogh, Bollati Boringhieri, Torino 2009; L'uomo senza inconscio. Figure della nuova clinica psicoanalitica, Raffaello Cortina, Milano 2010]

 

Il panico collettivo e' un fenomeno che si fonda sulla dimensione psichica del contagio, su quella che Freud aveva denominato "infezione psichica". Quale e' la verita' profonda che si manifesta in questo fenomeno che oggi incontriamo attraverso le reazioni collettive alla diffusione delle notizie sui crolli delle borse, sulle difficolta' economiche di un paese o sulle minacce del batterio-killer? Come faceva notare Freud, sul campo di battaglia il panico esplode quando il generale cade da cavallo. E' la morte o il tracollo del capo a provocare il timore collettivo e lo sbandamento delle truppe. Questo perche' il panico sgretola i legami e mostra cio' che la comunione euforica della massa tiene invece regolarmente occultato; la solitudine fondamentale dell'essere umano, la sua inermita', l'insecuritas che accompagna la nostra vita e che non puo' essere arginata da nessun sistema di difesa.

Ragioniamo ancora un momento su questo passaggio. Consideriamo innanzitutto l'esistenza di una tendenza gregaria propria dell'essere umano. Erich Fromm parlava di "fuga dalla liberta'" per indicare questa tendenza: unirsi, identificarsi in un gruppo, aderire ad un Ideale condiviso, puo' significare provare a salvarsi dalla solitudine e dalla responsabilita' della liberta'. Il conformismo dell'identificazione a massa cementa la nostra identita' promettendo illusoriamente di sottrarla al rischio della scelta individuale. Il padre-capo incarna l'ideale collettivo che garantisce identita' e protezione. Se pero' il padre-capo muore la massa cessa di esercitare la sua funzione di rifugio della vita. In questo senso il diffondersi collettivo del panico, spesso irragionevole e sproporzionato alla minaccia realmente in gioco, mostra il rovescio della medaglia dell'identificazione conformista della massa. Se questa identificazione unifica e rassicura, il panico disperde e genera smarrimento. Quando ci troviamo di fronte alla diffusione per contagio del panico, non e' solo perche' siamo esposti alla minaccia della malattia e della morte - minaccia che la routine della nostra vita quotidiana nasconde -, ma soprattutto perche' il sistema del grande Altro che doveva proteggerci si e' rivelato imperfetto, fallace, bucato, vulnerabile, incapace di assicurare quel controllo totale sul terrificante e sull'imprevedibile. E' questo allora il vero cuore del problema di tutti i fenomeni collettivi di panico: il terrificante non puo' mai essere integralmente scongiurato. La difesa della salute, la difesa della vita dal rischio della sua caducita', cosi' come la difesa dei confini di uno Stato, lascia sempre uno spazio vuoto, un margine di imprevedibilita'. Il timore collettivo che crisi finanziarie, batteri, virus, lettere all'antrace, mucche pazze, viarie, attacchi terroristici, passaggi all'atto folli provocano nella vita della massa rivelano in realta' una verita' assoluta e scabrosa di cui preferiremmo non sapere niente: la vita non puo' mai essere integralmente protetta.

La celebrazione della santita' di un papa o la cerimonia di un matrimonio regale sono anch'essi fenomeni di massa che pero' occultano quello che invece l'esperienza del panico rivela spietatamente; essi insistono nel mostrare la potenza del grande Altro della rassicurazione e della felicita'. Le masse, in questi casi, trovano la loro comunione nell'identificazione collettiva ad un Ideale condiviso. Il contagio del panico invece fa cadere l'Ideale, mostra il generale d'armata nella polvere, il re nudo, mostra come l'ombrello del grande Altro sia sempre troppo piccolo per proteggere la vita.

 

7. LIBRI. PIERGIORGIO ODIFREDDI PRESENTA "LA MATEMATICA. SUONI, ORME, PAROLE"

[Dal quotidiano "La Repubblica" del 23 giugno 2011 col titolo "Il genio matematico da Boulez a Coetzee" e il sommario "L'ultimo volume della grande opera dedicata ai numeri e alle arti. Cezanne professo' un credo simmetrico, un'estetica condivisa da Kandinsky nei suoi manifesti e poi adottata dai maggiori pittori astrattisti del Novecento"

Su Piergiorgio Odifreddi dal sito della casa editrice Einaudi riprendiamo la seguente notizia: "Piergiorgio Odifreddi (1950) ha studiato matematica in Italia, negli Stati Uniti e in Unione Sovietica, e insegna Logica presso l'Universita' di Torino e la Cornell University. Ha pubblicato Classical Recursion Theory (North Holland, 1989 e 1999), Il Vangelo secondo la Scienza (Einaudi, 1999 e 2008), Il computer di Dio (Cortina, 2000), La matematica del Novecento (Einaudi, 2000), C'era una volta un paradosso (Einaudi, 2001), Il diavolo in cattedra (Einaudi, 2003), Penna, pennello e bacchetta (Laterza, 2005), Il matematico impertinente (Longanesi, 2005), La scienza espresso (Einaudi, 2006), Perche' non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) (Longanesi, 2007). Per Einaudi ha curato, con Claudio Bartocci, i volumi de La matematica. Collabora con giornali, radio e televisione. Ha vinto nel 1998 il Premio Galileo dell'Unione Matematica Italiana e nel 2002 il Premio Peano della Mathesis"]

 

Si pensa spesso che le culture scientifica e umanistica siano contrapposte nei metodi e nelle finalita'. Ma questi pregiudizi diffusi vengono messi profondamente in crisi dalla constatazione che scienza e arte, e cioe' le rispettive punte di diamante delle due culture, sono visioni complementari e non contraddittorie del mondo, sia esterno che interno.

La prova piu' esplicita della compatibilita' fra scienza e arte si trova nella matematica, che fornisce a entrambe uno strumento comune per esprimerne gli aspetti essenziali. Ad esempio, nel 1623 Galileo dichiaro' nel Saggiatore che la matematica e' il linguaggio della natura. In una lettera del 1904, invece, Cezanne professo' un credo simmetrico che vedeva nella matematica il linguaggio dell'arte: un'estetica che fu precisata nei due manifesti Lo spirituale nell'arte e Punto, linea, piano di Kandinsky, del 1911 e 1926, e adottata da buona parte dell'arte astratta del Novecento.

Un esempio delle intersezioni delle due discipline e' Suoni, forme, parole, il quarto e ultimo volume della Grande Opera Einaudi sulla matematica, che ho avuto l'onore di curare insieme all'amico e collega Claudio Bartocci.

Il primo volume di quest'opera, dedicato a I luoghi e i tempi, era uscito nell'ottobre 2007, e aveva offerto una visione della storia della matematica focalizzata non sui personaggi, come si fa di solito, bensi' su quei santuari laici che sono state le sedi temporanee delle grandi scuole che hanno forgiato la disciplina: da Atene e Alessandria, a Gottinga e Princeton. Il secondo volume, dedicato a Problemi e teoremi, era seguito nel settembre 2008, e si era concentrato sulle grandi domande che i matematici si sono posti nel corso della storia, e sulle grandi risposte che sono riusciti a dare: dal teorema di Pitagora al teorema di Fermat. Il terzo volume, dedicato a Pensare il mondo, era apparso nel settembre 2010 e aveva esibito le molteplici applicazioni della matematica alle scienze della natura, dalla fisica all'informatica.

Attratti da un comitato editoriale di massimo livello, presieduto da sir Michael Atiyah, medaglia Fields e premio Abel, e composto di una mezza dozzina di menti brillanti, tre delle quali anch'esse medaglie Fields, un centinaio di autori di mezzo mondo hanno fornito nei loro saggi uno sguardo moderno e innovativo alla disciplina piu' complessa e misteriosa che esista. L'ultimo volume esplora le connessioni con la pittura, l'architettura, la musica, la letteratura, la filosofia, la linguistica, il cinema, gli scacchi. E, addirittura, la giocoleria!

Per convincerci, ad esempio, che il legame fra musica e matematica non e' soltanto un'illusione acustica, Suoni, forme, parole isola nella storia momenti di interazione diretta e reciproca fra le due discipline. Persegue cioe', da un lato, la "matematica del senso" nella pratica musicale, scoprendo che molte strutture musicali sono effettivamente riconducibili a classificazioni matematiche, sia concrete che astratte. Dall'altro lato, il volume persegue anche la "musica della ragione" nella teoria matematica, identificandola nel lavoro dei numerosi scienziati che, per piu' di due millenni, si sono dedicati ad applicare le loro competenze specifiche al campo musicale, arrivando in qualche caso ad influenzarne l'evoluzione.

Senza dimenticare, naturalmente, che se i matematici hanno spesso avuto una competenza musicale, una conoscenza diretta della matematica non e' comunque mancata a vari musicisti, che altrettanto spesso non hanno esitato ad esibirla: dal Trattato di musica secondo la vera scienza dell'armonia di Giuseppe Tartini, del 1754, alla Musica formalizzata di Iannis Xenakis, del 1971. Per non parlare, naturalmente, dei musicisti contemporanei laureati in matematica, da Pierre Boulez a Philip Glass.

Poi ci sono i legami della matematica con la letteratura. Al piu' ci si potrebbe aspettare un suo ruolo metaforico, esemplificato dall'assegnazione dei nomi delle sezioni coniche (parabola, iperbole, ellisse) ad alcune figure letterarie. Quel che si scopre invece e' che i matematici possono essere sia autori che protagonisti, e che la matematica puo' essere sia argomento che struttura, di letteratura ai massimi livelli. Valgano fra tutti gli esempi di tre matematici che sono addirittura stati insigniti del premio Nobel per la letteratura: Russell nel 1950, Solzhenitsyn nel 1970 e Coetzee nel 2003. O di Ulrich, protagonista dell'Uomo senza qualita' di Musil, che era appunto un matematico.

Piu' in generale, Suoni, forme, parole, mostra nel suo complesso che i diversi aspetti della cultura sono tutti astrattamente connessi: il ritmo e' simmetria della poesia e della musica, la simmetria e' ritmo della pittura, la poesia e' musica del linguaggio, la musica e' pittura nel tempo, la pittura e' musica nello spazio, l'architettura e' musica pietrificata. E, soprattutto, la matematica e' poesia dell'universo, pittura astratta del mondo, musica delle sfere: espressione, cioe', di cio' che i Greci chiamavano kosmos o logos, e che altro non e' se non l'ordine razionale delle cose percepito attraverso il pensiero astratto. Come volevasi, appunto, dimostrare.

 

8. LIBRI. EUGENIO SCALFARI PRESENTA "L'UMILTA' DEL MALE" DI FRANCO CASSANO

[Dal quotidiano "La Repubblica" del 23 giugno 2011 col titolo "L'uomo tra l'amore di se' e l'amore per gli altri" e il sommario "L'idea che quello che ci accade sia estremamente importante e' un esorcismo creato da noi per combattere l'idea della morte. Questi sono concetti elaborati dalla nostra mente per dare un fondamento morale ai nostri comportamenti. Una discussione sulle polarita' etiche che sono al centro del saggio di Cassano".

Eugenio Scalfari, gia' direttore de "L'Espresso" e fondatore e primo direttore de "La Repubblica", e' uno dei piu' influenti giornalisti italiani. Tra le opere di Eugenio Scalfari: con Ernesto Rossi e Leopoldo Piccardi, Petrolio in gabbia, Bari, Laterza, 1955; con Leone Cattani e Angelo Conigliaro, I padroni della citta', Bari, Laterza, 1957; con Josiah Eccles, Ernesto Rossi e Leopoldo Piccardi, Le baronie elettriche, Bari, Laterza, 1960; Rapporto sul neocapitalismo in Italia, Bari, Laterza, 1961; Il potere economico in Urss, Bari, Laterza, 1962; Storia segreta dell'industria elettrica, Bari, Laterza, 1963; L'autunno della Repubblica. La mappa del potere in Italia, Milano, Etas Kompass, 1969; con Francesco Rosi, Il caso Mattei. Un corsaro al servizio della repubblica, Bologna, Cappelli, 1972; con Giuseppe Turani, Razza padrona. Storia della borghesia di Stato, Milano, Feltrinelli, 1974; Interviste ai potenti, Milano, Mondadori, 1979; con Enzo Biagi, Come andremo a incominciare?, Milano, Rizzoli, 1981; La sera andavamo in Via Veneto. Storia di un gruppo dal Mondo alla Repubblica, Milano, Mondadori, 1986; Incontro con Io, Milano, Rizzoli, 1994; Alla ricerca della morale perduta, Milano, Rizzoli, 1995; Il labirinto, Milano, Rizzoli, 1998; a cura di, Attualita' dell'Illuminismo, Roma-Bari, Laterza, 2001; La ruga sulla fronte, Milano, Rizzoli, 2001; Articoli, Roma, la Repubblica, 2004, 5 voll.; a cura di, Dibattito sul laicismo, Roma, La biblioteca di Repubblica, 2005; L'uomo che non credeva in Dio, Torino, Einaudi, 2008; Per l'alto mare aperto, Torino, Einaudi, 2010.

Franco Cassano, docente universitario, e' un autorevole sociologo e saggista. Dal sito www.comune.benevento.it riprendiamo la seguente scheda di qualche anno fa: "Franco Cassano e' nato ad Ancona nel 1943 e insegna Sociologia della conoscenza nell'Universita' di Bari. E' stato intellettuale di punta del marxismo meridionale, ma ha iniziato, negli anni Ottanta, una riflessione che, senza rinnegare quelle radici, si apriva a nuovi orizzonti. Il pensiero meridiano, ovvero ripensare il Mezzogiorno riconsiderando la sua identita' culturale rispetto a una modernizzazione che non lo ha fatto, e' l'opera che nel 1996 ha aperto il dibattito sull'autonomia del pensiero meridionale. In Approssimazione. Esercizi di esperienza dell'altro (Il Mulino, 1989), partendo dal presupposto dell'assoluta trascendenza dell'altro, chiunque egli sia, venivano analizzati i modi dell'avvicinamento, riconoscendo la necessita' di "una volonta' d'impotenza". Partita doppia. Appunti per una felicita' terrestre (Il Mulino, 1993) era uno straordinario percorso in otto stazioni che cercavano di evidenziare come ogni situazione della vita e della storia sia, appunto, una "partita doppia", abbia vantaggi e svantaggi, schiudendoci spesso all'orizzonte tragico, che e' quello in cui l'uomo e' gettato. Ne Il pensiero meridiano (Laterza, 1996), il suo libro piu' celebre che ha posto le basi teoriche di un nuovo meridionalismo, il Sud del mondo (anche attraverso una riflessione su Camus e Pasolini) viene pensato a partire da parametri nuovi, valorizzandone prima di tutto l'osmosi con il mare, l'"andar lenti", contro il mito moderno dell'"homo currens", la sua dimensione di frontiera. Con Mal di Levante (Laterza, 1997) e Paeninsula (Laterza, 1998) Cassano ha esteso la sua riflessione a Bari e all'Italia, insistendo su temi come la contaminazione tra le culture per risolvere il rapporto con il futuro. Modernizzare stanca (Il Mulino, 2001) raccoglie una serie di saggi in cui Cassano riflette con sobrieta' e ironia su una gran varieta' di aspetti del vivere umano. La modernita' - questa la tesi di fondo - presenta dei coni d'ombra: esistono degli aspetti che non riesce a risolvere in modo soddisfacente, esistono dei valori (favole, preghiere, ricordi infantili, passioni, relazioni affettive) che essa, a volte colpevolmente, trascura, e che possono essere proficuamente riattivati per renderci meno nevrotici. Il suo ultimo lavoro e' una breve saggio su Leopardi, Oltre il nulla (Laterza, 2003), la cui tesi centrale e' che il "nulla" nell'autore de La ginestra e' solo la penultima parola. Il disincanto di cui il recanatese si fece teorico e poeta non coincide con la resa. Nostro compito e' farci carico della verita' senza rassegnarsi. Nello stesso tempo Leopardi va riattivato come poeta civile, alfiere di una "solidarieta' planetaria", che puo' nascere dalla capacita' dello "sguardo da lontano". Cassano appare come uno dei pensatori piu' liberi ed originali del panorama intellettuale italiano, grazie anche alla sua passione e alla sua inesausta curiosita' intellettuale, che rompe barriere tra discipline e ideologie. Fa parte del comitato scientifico del Laboratorio Progetto Poiesis e della redazione della rivista "Da qui". Presiede a Bari il movimento di cittadinanza attiva Citta' plurale"]

 

L'umilta' del male e la superbia del bene sono due polarita' attorno alle quali si svolge il racconto della vita degli individui e delle societa'. Cosi' Franco Cassano imposta la sua ricerca nell'ultimo suo libro che ha suscitato un ampio dibattito dovuto anche all'attualita' del tema. L'umilta' del male (Laterza) e' stato gia' recensito sul nostro giornale, al quale l'autore ha anche rilasciato un'intervista il 2 giugno per fugare alcune interpretazioni e strumentalizzazioni politiche del suo testo, peraltro chiarissimo e affascinante.

Il fascino viene dal tema e dalla scrittura di Cassano che, pur affermando con forza il proprio punto di vista, mantiene aperta la soluzione responsabilizzando il lettore sui dilemmi tra l'essere e il dover essere, l'esistente e il futuribile, gli istinti individuali e la briglia che ad essi pongono le istituzioni. Dall'iniziale polarita' tra il bene e il male ne scaturiscono dunque molte altre che sono state il tessuto della modernita'.

A me il libro di Cassano e' molto piaciuto ma c'e' un punto che mi interessa di porre e spiega la ragione di questo mio intervento; un punto che il dibattito e le recensioni non hanno toccato ed e' l'inesistenza della polarita' sulla quale l'opera di Cassano e' costruita. Il bene e il male. Sono due concetti assoluti o relativi? Quando e perche' nascono nella mente?

Cassano sfiora questi interrogativi senza pero' approfondirne l'analisi. Accenna all'idea di salvezza e di redenzione. Non a caso al centro della sua ricerca c'e' la "Leggenda del Grande Inquisitore" e il lungo monologo del vecchio cardinale spagnolo con Cristo, che e' ricomparso a Siviglia dove erano stati bruciati sul rogo centinaia di eretici condannati dall'Inquisizione.

Quelle mirabili pagine tratte dai Fratelli Karamazov di Dostoevskij sono il fondamento del libro di Cassano; il bene indicato da Cristo nella sua predicazione e il male personificato dalla figura del vecchio cardinale di Siviglia, hanno come punto di riferimento il pane celeste promesso dal Nazareno e il pane terrestre dispensato dall'Inquisitore. La posta dello scontro e' la salvezza. Ma se il concetto della salvezza fosse cancellato dalla mente degli uomini, su che cosa si reggerebbero i concetti di bene, di male, di peccato?

Una risposta, interamente laica, potrebbe riferire quei concetti alla societa': e' bene cio' che aiuta la societa' a durare e crescere ed e' male cio' che minaccia di distruggerla. Per evitare il proprio dissolvimento la societa' crea una rete di istituzioni, di norme e di sanzioni contro chi le viola. Scompare il peccato ma e' sostituito dal reato che e' tutt'altra cosa. Salvezza e redenzione scompaiono anch'esse da questa polarita' puramente terrena.

In questo quadro laico i concetti di bene e di male subiscono una radicale trasformazione, al posto della salvezza si installa il concetto di felicita'. E' un bene perseguire una felicita' puramente individuale e immediata, mirata alla soddisfazione degli istinti, oppure una felicita' di lunga durata, valida per i propri figli e nipoti e connessa alla solidita' delle istituzioni?

Si pone a questo punto la domanda di quali siano le istituzioni piu' idonee a costruire e guidare una societa' giusta e partecipata. Entra in scena il concetto di democrazia e le varie tipologie che lo distinguono. Siamo, come si vede, in pieno Aristotele.

Cassano trasferisce la sua ricerca dal piano della salvezza a quello della felicita' e cerca di mantenere l'analogia con la tesi del Grande Inquisitore. Ma a me sembra che l'analogia poggi su un terreno estremamente friabile.

*

Molti anni fa scrissi un libro dal titolo L'autunno della Repubblica. Era l'anno 1969, il Sessantotto era ancora un movimento studentesco in pieno sviluppo, ma gia' si poteva intuire il riflusso che ne sarebbe seguito e le devianze che ne avrebbero deformato la natura e gli obiettivi.

Avevo guardato con sincero favore alle conquiste di quel movimento, specialmente a quella dell'emancipazione e della liberazione delle donne che del sessantottismo fu uno dei filoni, forse il piu' valido e pieno di futuro.

Nelle ultime pagine di quel libro descrissi tre ipotesi che avrebbero potuto avverarsi paragonando la rivoluzione sessantottina ad un fiume in piena esondato dagli argini che lo contenevano.

La prima ipotesi era che il fiume rientrasse nei propri argini e l'esondazione non avesse altro esito che quello di fecondare il terreno invaso dalle acque. La seconda, che l'esondazione scavasse nuovi argini e il fiume scorresse in un nuovo letto verso una nuova foce. La terza ipotesi: che il fiume si impantanasse diventando una palude piena di miasmi e malarie.

In realta' il risultato del sessantottismo non e' stato univoco, tutte e tre quelle ipotesi si sono parzialmente verificate, una parte del fiume e' tornata a scorrere nei vecchi argini, un'altra parte si e' scavata argini nuovi (non e' stato un vero fiume ma un torrentello con andamenti stagionali), un'altra parte infine - la maggiore - si e' trasformata in palude.

Ricordo queste vicende perche' dimostrano quanto sia importante per ogni generazione, soprattutto per quelle che sono portatrici di emozioni e motivazioni rivoluzionarie, avere ben chiaro il senso del limite. I limiti sono gli argini di quel fiume che e' la vita. Dove non c'e' il senso del limite il fiume (la vita) cessa di scorrere, si arresta il divenire che ha bisogno di passato e di futuro, non ci sono i "dodicimila santi" previsti e biasimati dal Grande Inquisitore, ma solo un eterno presente che coincide con un puzzolente pantano.

*

Il bene e il male sono concetti elaborati dalla nostra mente per dare un fondamento etico ai nostri comportamenti e un senso alla nostra vita. Gli altri esseri viventi - vegetali e animali - ignorano che cosa sia l'etica, non possiedono un'identita' consapevole, non hanno capacita' di pensare se stessi e il mondo.

Noi l'abbiamo quella capacita' e proprio per questo siamo una specie drammaticamente infelice. Lo siamo diventati nel momento stesso in cui l'Arcangelo Gabriele, eseguendo gli ordini del Creatore, ci scaccio' dal Paradiso terrestre e ci precipito' nella storia condannandoci a lavorare, a soffrire e a scontare il peccato d'aver mangiato i frutti dell'albero della conoscenza. E a domandarci se c'e' un senso in questo racconto.

Il senso c'e' se il nostro pensiero si rassicura sull'esistenza di un destino. Cassano cita in proposito Cesare Pavese: "La religione consiste nel credere che tutto quello che ci accade e' straordinariamente importante". Per chi ricorda che la vita ha fatto il suo ingresso nel mondo sotto la forma di un essere monocellulare che si riproduceva per partenogenesi, l'idea che tutto quello che ci accade sia estremamente importante e' un semplice esorcismo creato da noi stessi per combattere l'idea della morte.

La realta' e' che non esiste alcun senso ultimo della vita; siamo noi che ce lo inventiamo per rassicurarci. Il senso viaggia su segmenti di vita, opere da fare, progetti da costruire, desideri da soddisfare. Ed esorcismi per scappare dalla morte incombente. Non esistono i "dodicimila santi" che incarnano il bene e magari lo vivono con solitaria superbia e non esiste il male come divina e diabolica controfigura del bene. Esistono invece l'amore verso se stessi e l'amore verso gli altri. Due istinti che convivono dialetticamente, insiti nella nostra natura e soltanto nella nostra. Due istinti la cui agitata e straordinariamente fertile convivenza tesse il racconto della vita individuale e la storia delle societa' nella quale la nostra socievolezza antropologica ci induce a vivere. Cio' che ci accade dipende in gran parte dalla modulazione di quei due amori e per il resto dal caso.

Faro' anch'io una citazione a proposito del destino e del caso e la traggo da Momenti fatali di Stefan Zweig: "Sul mondo devono sempre scorrere milioni di ore amorfe prima che appaia un'ora veramente storica, un'ora stellare dell'umanita'".

Quando uno di quei due amori di cui ho detto soverchia l'altro ed assume la padronanza del nostro "es" superando la soglia della fisiologia, li' nasce quello che Freud chiamo' "il disagio nella civilta'".

Franco Cassano conclude il suo libro con queste righe: "Il dover essere e l'essere rimangono regni eterogenei e nessuno di essi puo' essere ridotto all'altro".

Non direi cosi'. Il dover essere (io lo chiamo l'amore per gli altri) e l'essere (l'amore per se stessi) convivono e non sono eterogenei perche' sgorgano dal comune istinto di sopravvivenza. Sono entrambi necessari. Il primo mira alla sopravvivenza della specie, il secondo a quella dell'individuo. Questa e' la condizione umana che coincide con la vita fino a quando anche la nostra specie scomparira' come tutte le cose che, essendo nate, e' legge che scompaiano e piu' non ritornino.

 

9. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riedizioni

- Daniel Goleman, Intelligenza ecologica, Rcs, Milano 2009, 2011, pp. XIV + 280, euro 9,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

- Bela Grunberger, Il narcisismo, Einaudi, Torino 1998, Fabbri-Rcs, Milano 2007, 2001, pp. XXX + 300, euro 9,90.

- Franz Kafka, La metamorfosi, Rizzoli, Milano 1985, 2011, Il sole 24 ore, Milano 2011, pp. 80, euro 2 (in supplemento al quotidiano "Il sole 24 ore").

- Mario Liverani, Antico Oriente. Storia societa' economia, Laterza, Roma-Bari 1988, 2011, Mondadori, Milano 2011, pp. X + 900, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori).

- Domenico Quaranta, Warhol, Skira'-Rcs, Milano 2003, 2011, pp. 192, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

 

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

12. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 598 del 26 giugno 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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