Telegrammi. 581



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 581 del 9 giugno 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. L'orrore delle stragi tripoline

2. Annamaria Rivera: Il dito e la luna. Napolitano e l'ecatombe dei rifugiati

3. Mao Valpiana: Settantacinquesimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta per opporsi alla guerra e al nucleare

4. L'illusione di un avvenire

5. Giorgio Nebbia: Quattro si'

6. Prima del disastro

7. Oggi a Blera una conferenza dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente" su "Acqua: bene e responsabilita' di tutti"

8. "Azione nonviolenta" di giugno 2011

9. Federico Rampini: Malcolm X

10. Spike Lee: Malcolm X

11. Peppe Sini: Malcolm X

12. Per sostenere il Movimento Nonviolento

13. Segnalazioni librarie

14. La "Carta" del Movimento Nonviolento

15. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. L'ORRORE DELLE STRAGI TRIPOLINE

 

Che fa la Nato a Tripoli? Ridurla

intende a Coventry, a Falluja, a Gaza?

Che fa l'Italia a Tripoli? Ripete

le gesta di Graziani e Mussolini?

L'orrore della stragi tripoline

l'intero popolo italiano convoca

ad arrestare questo mostruoso

crimine contro l'intera umanita'.

Noi non vogliamo essere assassini.

Cessi la guerra subito. Ritorni

l'Italia a rispettare la sua legge.

 

Chi non si oppone alla guerra ne e' complice.

Le stragi terroriste della Nato

sono un crimine contro l'umanita' che e' una.

Ed i governi che le stragi avallano

con cio' si rendono palesi terroristi

e come tali vanno revocati

e processati.

 

Solo la pace salva le vite.

Vi e' una sola umanita'.

 

2. EDITORIALE. ANNAMARIA RIVERA: IL DITO E LA LUNA. NAPOLITANO E L'ECATOMBE DEI RIFUGIATI

[Dal blog di Annamaria Rivera nel sito di "MicroMega" (blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it) riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 7 giugno 2011.

Annamaria Rivera, antropologa, vive a Roma e insegna etnologia all'Universita' di Bari. Fortemente impegnata nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ha sempre cercato di coniugare lo studio e la ricerca con l'impegno sociale e politico. Attiva nei movimenti femminista, antirazzista e per la pace, si occupa, anche professionalmente, di temi attinenti. Al centro della sua ricerca, infatti, sono l'analisi delle molteplici forme di razzismo, l'indagine sui nodi e i problemi della societa' pluriculturale, la ricerca di modelli, strategie e pratiche di concittadinanza e convivenza fra eguali e diversi. Fra le opere di Annamaria Rivera piu' recenti: (con Gallissot e Kilani), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave, Dedalo, Bari 2001; (a cura di), L'inquietudine dell'Islam, Dedalo, Bari 2002; Estranei e nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, DeriveApprodi, Roma 2003; La guerra dei simboli. Veli postcoloniali e retoriche sull'alterita', Dedalo, Bari 2005; Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo, Dedalo, Bari 2009; La Bella, la Bestia e l'Umano. Sessismo e razzismo senza escludere lo specismo, Ediesse, Roma 2010]

 

Avete letto bene: secondo il Presidente della Repubblica, responsabili delle stragi di migranti e profughi nel Mediterraneo non sono le politiche proibizioniste europee, i crudeli dispositivi della guerra ai migranti, ancor meno l'ingerenza "umanitaria" in Libia, che egli ha tanto caldamente sostenuto. No, unici colpevoli sono i "criminali" che organizzano le partenze dalla Libia "di folle disperate di uomini, donne, bambini su vecchie imbarcazioni ad alto rischio di naufragio".

Volendo trarre dall'appello del Presidente la deduzione coerente, si dovrebbe concludere che gli infelici cittadini di paesi subsahariani - in primis somali ed eritrei, i nostri ex colonizzati - dovrebbero starsene serenamente dove sono a scommettere se moriranno d'inedia nei loro nascondigli, se saranno uccisi negli scontri fra i rivoltosi e l'esercito di Gheddafi oppure massacrati dai bombardamenti Nato. Agendo con calma e senso di responsabilita', essi aiuterebbero "le nazioni civili" e la "comunita' europea e internazionale" a stroncare "questo traffico di esseri umani" e a "prevenire nuove, continue partenze per viaggi della morte".

Ci dispiace dirlo: la replica di Napolitano all'intervento di Claudio Magris sul "Corriere della sera" manca il bersaglio. Egli, infatti, sembra ignorare che il primo dovere della comunita' internazionale sarebbe stato predisporre efficaci corridoi umanitari per evacuare tutti i rifugiati, piuttosto che buttarsi a capofitto nell'ennesima avventura militare senza sbocco, punteggiata dai soliti, numerosi "danni collaterali". Non ci sembra che egli si sia prodigato fino allo spasimo perche' si realizzasse l'unica missione in Libia che meriti d'essere detta umanitaria.

Inoltre, a che pensa il Capo dello Stato quando afferma che si devono "prevenire nuove, continue partenze per viaggi della morte"? Forse a nuove norme che assicurino l'effettivita' e l'allargamento del diritto d'asilo? Alla creazione di un'unica regione euromediterranea che garantisca la liberta' di circolare e insediarsi nei paesi di entrambe le rive? Ne dubitiamo. E' piu' probabile che abbia in mente il rafforzamento di Frontex e di altri dispositivi dissuasivi e repressivi, e la stipula di accordi bilaterali piu' cogenti con i governi che scaturiranno dalle insurrezioni arabe. Cosi' da imporre loro, di nuovo, il ruolo di gendarmi feroci dell'Europa Fortezza.

Per inciso, smemorati come siamo, non ricordiamo che il Capo dello Stato sia mai intervenuto a deplorare gli inviti reiterati, espliciti o impliciti, dei leghisti, compreso il ministro dell'Interno, ad affondare i barconi dei migranti. Ne' rammentiamo che egli abbia reagito ai numerosi appelli della societa' civile affinche' non firmasse le nuove leggi razziali, dissimulate sotto il nome di pacchetto-sicurezza.

Infine, per quanto a malincuore, ci spetta dire che oggi suonano vaghe e vane, sebbene dotte, anche le parole di chi mette l'accento solo sull'indifferenza collettiva che nascerebbe spontaneamente "dalla ripetizione di quei drammi e dall'inevitabile assuefazione che ne deriva" (Claudio Magris). E' vero, la reiterazione di uno stesso genere di tragedia puo' produrre rimozione, quindi indifferenza. Ma nel caso specifico a favorire questo sentimento diffuso ha concorso la pedagogia di massa - ideologica e pratica - esercitata dai precettori politici del razzismo, insediati fin nelle massime istituzioni nazionali ed europee. A fare scuola, insomma, e' stato il loro magistero, teso ad affermare il principio che "clandestini" e profughi, anche donne e bambini, semplicemente non facciano parte dell'umanita'.

 

3. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: SETTANTACINQUESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Nei momenti bui della storia, bisogna trovare le motivazioni piu' profonde per rinnovare la fede nella nonviolenza.

Gandhi ci aiuta con questa riflessione: "Il mondo e' tenuto insieme da vincoli d'amore e dedizione. La storia non registra i quotidiani episodi d'amore e dedizione. Registra solo quelli di conflitto e guerra. Gli atti d'amore e generosita' sono molto piu' frequenti dei conflitti e delle dispute".

Sono 166 le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno finora aderito al digiuno promosso dal Movimento Nonviolento "per opporsi alla guerra e al nucleare". C'e' chi digiuna anche se malato in ospedale, chi in una cella di convento o di carcere, chi partecipa ma preferisce non farlo sapere pubblicamente e chi, non potendo aderire per vari motivi, lo fa spiritualmente.

Questa iniziativa nonviolenta prosegue dal 27 marzo scorso, e nuovi aderenti hanno gia' annunciato la loro partecipazione fino alla consultazione referendaria del 12-13 giugno. Si digiuna in ogni parte d'Italia, da Trieste a Palermo, da Torino a Venezia, da Verona a Bari.

La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore, che sta proseguendo da 75 giorni.

Chi desidera aderire al digiuno lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).

*

Di seguito l'elenco delle persone che digiuneranno nei prossimi giorni.

Giovedi' 9 giugno: Claudio Bedussi (Brescia), Franca Venturi (Sassari), Pierpaolo Brovedani (Trieste), Massimiliano Brignone (Barbiana - Torino); venerdi' 10 giugno: Rocco Altieri (Pisa), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Castellamare di Stabia - Napoli), Giovanni Mannino (Acireale - Catania), Paola e Marco Baleani (Gubbio), Piero P. Giorgio (Gargnano - Brescia), Maria Bernarda Cursano (Macapa' - Brasile); sabato 11 giugno: Marco Iannelli (Roma); domenica 12 giugno: Sergio Lamonea (Verona); lunedi' 13 giugno: Mao Valpiana (Verona).

Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra; Gianluca D'Andrea, Pasquale Dioguardi, Adalgisa Freddi, Marco Rizzinelli e Giovanni Sarubbi digiuneranno tutti i lunedi'; Oriana Gorinelli digiunera' tutti i martedi'; Anna Bellini e Marco Palombo digiuneranno tutti i mercoledi'; Claudio Bedussi digiunera' tutti i giovedi'; Rocco Altieri, Paola e Marco Baleani, Teresa Gargiulo, Piero P. Giorgio, Raffaele Ibba e Giovanni Mannino digiuneranno tutti i venerdi'; Marco Iannelli digiunera' tutti i venerdi' e i sabato; Giovanni Cianchini digiunera' tutti i sabato. Alessandro Natalini e Marzia Manca digiuneranno un giorno a settimana.

 

4. EDITORIALE. L'ILLUSIONE DI UN AVVENIRE

 

Tu non permettere che vinca il male.

Che questo sia il piu' misero dei mondi

d'accordo, ma la vita vi e' reale

tu non lasciare che tutto sprofondi.

 

Che morte e vita siano un'uguale

cloaca di miasmi nauseabondi

pozzo di niente, e niente niente vale,

sono sofismi perfidi ed immondi.

 

Anche se non vi fosse ne' speranza

ne' senso, ne' diritto, ne' concerto,

difendila l'umanita' che avanza

 

povera carovana nel deserto,

resta fedele alla buona alleanza

salva le vite e lotta a viso aperto.

 

5. EDITORIALE. GIORGIO NEBBIA: QUATTRO SI'

[Ringraziamo Giorgio Nebbia (per contatti: nebbia at quipo.it) per averci messo a disposizione il seguente articolo originariamente apparso su "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 7 giugno 2011.

 

Giorgio Nebbia, nato a Bologna nel 1926, docente universitario di merceologia, gia' parlamentare, impegnato nei movimenti ambientalisti e pacifisti, e' una delle figure di riferimento della riflessione e dell'azione ecologista nel nostro paese. Dal sito di Peacelink riprendiamo la seguente piu' ampia scheda: "Giorgio Nebbia, nato a Bologna nel 1926, professore ordinario di merceologia dell'Universita' di Bari dal 1959 al 1995, ora professore emerito, e' stato deputato e senatore della sinistra indipendente. Giorgio Nebbia si e' dedicato all'analisi del ciclo delle merci, cioe' dei materiali utilizzati e prodotti nel campo delle attivita' umane, agricole e industriali. Nel settore dell'utilizzazione delle risorse naturali ha condotto ampie ricerche sull'energia solare, sulla dissalazione delle acque e ha contribuito all'elaborazione dell'analisi del flusso di acqua e materiali nell'ambito di bacini idrografici. Nel corso delle sue ricerche, di ambito nazionale e internazionale, ha studiato il rapporto fra le attivita' umane e il territorio, con particolare riferimento al metabolismo delle citta', allo smaltimento dei rifiuti e al loro recupero, ai consumi di energia. Giorgio Nebbia e' autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche e di alcuni libri divulgativi: L'energia solare e le sue applicazioni (Feltrinelli); Risorse merci materia (Cacucci); Il problema dell'acqua (Cacucci); Sete (Editori Riuniti); La merce e i valori. Per una critica ecologica del capitalismo (Jaca Book). Si e' occupato inoltre di storia della tecnica ed ha fatto parte di commissioni parlamentari sulle condizioni di lavoro nell'industria. E' unanimemente considerato tra i fondatori e i principali esponenti dell'ambientalismo in Italia". Tra le sue molte pubblicazioni segnaliamo particolarmente: Lo sviluppo sostenibile, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991; La merce e i valori. Per una critica ecologica del capitalismo, Jaca Book, Milano; cfr. anche: Il problema dell'acqua, Cacucci, Bari 1965, 1969; La societa' dei rifiuti, Edipuglia, Bari 1990; Sete, Editori Riuniti, Roma 1991; Alla ricerca di un'Italia sostenibile, Tam tam libri, Mestre 1997; La violenza delle merci, Tam tam libri, Mestre 1999; tra le opere recenti: con Virginio Bettini (a cura di), Il nucleare impossibile. Perche' non conviene tornare al nucleare, Utet Libreria, Torino 2009; Ambientiamoci, Nuovi Equilibri, Viterbo 2011. Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 360 (che contiene anche la seguente risposta a una domanda sulla sua biografia: "Sono nato nel 1926 in una famiglia piccolo borghese, ho il diploma di liceo classico, sono laureato in chimica. Dopo la laurea sono stato assunto come assistente di Merceologia, una disciplina che si insegna (sempre meno) nelle Facolta' di Economia, ho avuto quindi l'occasione di vivere una strana esperienza di una persona di educazione naturalistica fra docenti di cultura umanistica (economisti, storici, giuristi). A 32 anni ho "vinto il concorso" alla cattedra di Merceologia nella Facolta' di Economia e Commercio dell'Universita' di Bari dove ho insegnato fino alla pensione, nel 1995. Ho una laurea honoris causa in Discipline economiche e sociali nell'Universita' del Molise e due laurea in Economia e Commercio delle Universita' di Bari e di Foggia. Sono stato coinvolto nei movimenti di difesa dei consumatori, di difesa dell'ambiente, nelle lotte contro l'inquinamento, la caccia e l'energia nucleare, nella protesta contro tutte le forme di armi, a cominciare da quelle nucleari, e contro la guerra. Sono stato impegnato nella diffusione delle conoscenze sulle fonti di energia rinnovabili, soprattutto solare, e mi sono impegnato nell'insegnamento del carattere violento di molte tecnologie, di molte macchine, di molte forme urbane. Sono stato candidato ed eletto al Parlamento come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano e ho fatto parte del gruppo della Sinistra Indipendente alla Camera (1983-1987, collegio di Bari) e al Senato (1987-1992, collegio di Brindisi). Mi sono sposato nel 1955 con una donna che mi ha accompagnato per tutto la vita con una presenza silenziosa e continua anche nelle scelte scomode e che e' morta dopo 54 anni di matrimonio felice nell'agosto 2009. Ho un figlio nato nel 1956, laureato in architettura, impiegato nel campo dell'informatica. Sono un cattolico credente e turbato")]

 

Settimana di referendum ecologici, questa; domenica e lunedi' prossimi, 12 e 13 giugno 2011, saremo chiamati ad esprimere il parere su alcune leggi di notevole importanza. Uno di questi, quello con la scheda "grigia", chiede ai cittadini se si vuole o no abrogare una legge che rende possibile l'installazione di centrali nucleari in Italia. Nel 2008 il governo ha deciso di costruire, con i francesi, quattro centrali nucleari di grande potenza e da allora ha emanato varie leggi che stabilivano i criteri di insediamento delle centrali, di scelta delle localita' in cui le centrali sarebbero state installate, ed ha stabilito la costituzione di una agenzia per la sicurezza nucleare.

Nei mesi successivi si e' sollevato un vasto movimento di protesta, sulla base del ricordo dei disastri alle centrali di Three Mile Island in America (nel 1979) e di Chernobyl in Ucraina (1986). Molte popolazioni ricordavano che i loro territori erano gia' stati riconosciuti non adatti ad "ospitare" centrali nucleari perche' esposti a terremoti e alluvioni o perche' povere di acqua. La legge e i successivi decreti stabilivano anche i criteri per seppellire le migliaia di tonnellate di scorie nucleari ancora esistenti in Italia, e ancora una volta molti hanno ricordato le contestazioni alle scelte di Scanzano in Basilicata, di Saluggia in Piemonte, dove gia' si trovano molti materiali nucleari. Insomma e' nato un movimento che ha depositato la richiesta di referendum per abrogare tali leggi.

Poi e' arrivata la catastrofe di Fukushima nel marzo scorso, e la conferma che le centrali nucleari non sono sicure, sono inquinanti e non sono neanche convenienti economicamente; anche il governo italiano si e' spaventato e ha immaginato che, al referendum gia' fissato per il giugno di quest'anno, ci sarebbe stata una bocciatura del suo programma nucleare, e ha emanato in tutta fretta un'altra legge che ha abrogato alcune norme di quella precedente, ma ha lasciato intatto un "articolo 5" che lascia aperta la porta alla costruzione di centrali nucleari e dei depositi di scorie, quando fosse passato lo spavento. Ebbene chi scrive "si'" sulla scheda "grigia" vuole che venga cancellata qualsiasi velleita' di futuro nucleare, chiede che vengano abrogate anche questa norme residue, dichiara di non volere in Italia quelle centrali che ormai non vogliono piu' Germania, Svizzera e altri paesi.

Due referendum riguardano un altro delicato problema: l'acqua che arriva nelle nostre case e' distribuita da aziende che gestiscono i pozzi di raccolta, le reti di trasporto dell'acqua, la potabilizzazione dell'acqua che viene poi immessa nelle reti finali di distribuzione fino ad arrivare nelle nostre case, che riscuotono una tariffa per l'acqua distribuita e che hanno anche l'obbligo di depurare le acque usate per evitare l'inquinamento del sottosuolo e del mare. Queste aziende sono diversissime, dai piccoli acquedotti comunali, ad alcune imprese private, ad acquedotti di proprieta' degli enti locali fino a grandi organismi pubblici come l'Acquedotto Pugliese che disseta quattro milioni di persone.

Molte imprese private, italiane e straniere, da tempo cercano di conquistare la maggioranza delle azioni o il controllo degli acquedotti pubblici; calcolano di ricavare dei buoni profitti dalle tariffe che inevitabilmente aumenterebbero per i cittadini. Il governo, invece di difendere il carattere pubblico degli acquedotti, e' riuscito a far approvare una legge che autorizza non solo l'intervento di capitali privati nelle aziende di distribuzione e depurazione delle acque, ma impone addirittura una maggioranza dei capitali privati e autorizza la modificazione delle tariffe in modo da assicurare un guadagno ai capitali investiti.

Anche in questo caso e' sorto un movimento che ha depositato un referendum con due quesiti, uno per abrogare le norme sull'intervento dei capitali privati in maggioranza nelle aziende dell'acqua (scheda "rossa") e uno per evitare l'aumento delle tariffe (scheda "gialla"). Votare "si'" su ciascuna significa che si vuole che la gestione dell'acqua, bene primario, il piu' indispensabile e delicato per la vita, resti nelle mani delle autorita' pubbliche in modo che i soldi delle tariffe siano investiti per migliorare le reti di distribuzione, evitare le perdite e gli sprechi, migliorare la depurazione delle acque di fogna e in modo da tenere basse le tariffe stesse.

L'ultimo referendum riguarda un problema che chiamerei di ecologia sociale, di giustizia: votare "si'" sulla scheda "verde" significa che si vuole abrogare una strana norma di legge secondo cui il presidente del consiglio e i ministri, chiunque siano oggi o in futuro, possono trovare delle scuse per non presentarsi nei processi che riguardano le violazioni della legge che hanno commesso non in quanto uomini di stato, ma come privati cittadini. Votare "si'" significa, quindi, riconoscere che tutti i cittadini, anche se ricoprono alte cariche, sono uguali davanti alla legge, una cosa che sembra abbastanza ovvia.

Io votero' quattro si' ed e' importante che si vada a votare.

 

6. APPELLI. PRIMA DEL DISASTRO

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Prima che un ulteriore e piu' vasto disastro atomico travolga l'umanita', fermiamo la criminale follia nucleare.

Prima che logiche scellerate di sfruttamento, contaminazione e devastazione dell'ambiente privino la maggior parte dell'umanita' dell'accesso all'acqua, fermiamo la criminale follia della privatizzazione e mercificazione di uno degli elementi indispensabili alla vita del pianeta e dell'organismo umano.

Prima che il regime dell'eversione dall'alto frantumi irreversibilmente la legalita' e la democrazia, difendiamo il principio che ogni persona e' uguale dinanzi alla legge, che nessun potere e' al di sopra delle leggi, che ogni essere umano e' parimenti portatore di piena dignita' ed inalienabili diritti.

Ai quattro referendum del 12-13 giugno 2011 votiamo si'.

Si' alla vita.

Si' all'ambiente.

Si alla salute.

Si' all'uguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani.

*

Le persone partecipanti agli incontri di formazione alla nonviolenza presso il centro sociale "Valle Faul" di Viterbo

Viterbo, 8 giugno 2011

 

7. INCONTRI. OGGI A BLERA UNA CONFERENZA DELL'"ASSOCIAZIONE ITALIANA MEDICI PER L'AMBIENTE" SU "ACQUA: BENE E RESPONSABILITA' DI TUTTI"

[Dall'Associazione italiana medici per l'ambiente (per contatti: tel. 3383810091, e-mail: isde.viterbo at gmail.com) riceviamo e diffondiamo.

Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi. E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate a consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione]

 

Su invito della cooperativa agricola "Il Vignale", giovedi' 9 giugno 2011 alle ore 17,30, presso la Biblioteca Comunale di Blera (Vt) in via Roma n. 61, la dottoressa Antonella Litta, dell'Associazione italiana medici per l'ambiente, terra' una conferenza sul tema: "Acqua: bene e responsabilita' di tutti".

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L'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia)

Viterbo, 8 giugno 2011

 

8. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI GIUGNO 2011

[Dalla redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo]

 

E' uscito il numero di giugno 2011 di "Azione nonviolenta", rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

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In questo numero: Follie repubblicane o la Repubblica folle, di Mao Valpiana; I giovani siriani meritano il Nobel per la pace contro Al Qaida, di Gianluca Solera; Petrolio in esaurimento, ma l'alternativa c'e' gia', di Giorgio Nebbia; La meglio gioventu' per la sconosciuta coscrizione, di Davide Balisteri; L'insorgenza nel meridione pacificato con mezzi non pacifici, di Paolo Macina; Un premio a suor Carolina Lavazzo, che sottrae i giovani alla 'ndrangheta, a cura della Fondazione Nesi; Narayan Desai, il cantastorie che racconta la vita di Gandhi, di Elisa Rebecchi; Mozione del popolo della pace: Ripudiare la guerra, non la Costituzione, documento a cura del Movimento Nonviolento; Il Comune di Pisa arruola i bambini in caserma, di Rocco Altieri.

Le rubriche: Mafie e antimafie. Morte di un giornalista tra omerta' e informazione, a cura di Roberto Rossi; Osservatorio internazionale. Il "no" giapponese al nucleare da Hiroshima a Fukushima, a cura di Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti; Servizio civile. La consulta nazionale degli obiettori e dei volontari, a cura di Francesco Spagnolo; Per esempio. Le sante con stetoscopio, dignita' e salute per tutti, a cura di Maria G. Di Rienzo; Educazione. Al di qua del conflitto. Limiti e potenzialita' del sistema educativo (prima parte), a cura di Gabriella Falcicchio; Cinema. V(u)oti a rendere per traballanti democrazie, a cura di Enrico Pompeo; Religioni e nonviolenza. L'idea monoteista fondamento all'uguaglianza, a cura di Enrico Peyretti; Il calice. Annusare, sentire, odorare, a cura di Christoph Baker.

In copertina: Non lasciamoli soli.

In seconda: Indice.

In terza di copertina: Materiale disponibile.

In ultima: L'ultima di Biani, Diritti umani. Sorvolare.

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Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 32 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

9. MEMORIA. FEDERICO RAMPINI: MALCOLM X

[Dal quotidiano "La Repubblica" del 5 giugno 2011 col titolo "La vera storia di Malcom X" e il sommario "Aveva trentanove anni quando fu ucciso mentre teneva un comizio nella Audubon Ballroom di Harlem. Chi sparo' e chi diede l'ordine? Un libro riaccende i riflettori sulla vita e sulla morte del leader piu' amato e piu' temuto che l'America black abbia mai avuto".

Federico Rampini (Genova, 1956), giornalista e saggista, e' stato allievo di Raymond Aron all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, e di Mario Monti all'Universita' Bocconi di Milano; ha iniziato la sua attivita' di giornalista nel 1977 a "La citta' futura", poi a "Rinascita", "L'Espresso", "Mondo Economico"; in seguito e' stato vicedirettore de "Il Sole 24 Ore"; poi capo della redazione milanese ed in seguito editorialista e inviato del quotidiano "La Repubblica" a Parigi, Bruxelles, San Francisco, Pechino; ha collaborato come opinionista a "Le Figaro", "L'Express" e "Politique etrangere" in Francia; ha insegnato alle universita' di Berkeley e Shanghai; e' consulente dell'Institut Francais des relations internationales; membro del comitato scientifico della rivista "Critique Internationale" pubblicata dalla Fondation Nationale des Sciences Politiques di Parigi, e della rivista italiana di geopolitica "Limes". Tra le opere di Federico Rampini: La germanizzazione. Come cambiera' l'Italia, Laterza, 1996; (con Massimo D'Alema), Kosovo, Mondadori, 1999; New Economy. Una rivoluzione in corso, Laterza, 2000; Dall'euforia al crollo. La seconda vita della New Economy, Laterza, 2001; Effetto Euro, Longanesi, 2002; Le paure dell'America, Laterza, 2003; Tutti gli uomini del Presidente. George W. Bush e la nuova destra americana, Carocci, 2004; San Francisco-Milano, Laterza, 2004; Il secolo cinese. Storie di uomini, citta' e denaro dalla fabbrica del mondo, Mondadori, 2005; L'ombra di Mao. Sulle tracce del Grande Timoniere per capire il presente di Cina, Tibet, Corea del Nord e il futuro del mondo, Mondadori, 2006; L'impero di Cindia. Cina, India e dintorni: la superpotenza asiatica da tre miliardi di persone, Mondadori, 2006; La speranza indiana. Storie di uomini, citta' e denaro dalla piu' grande democrazia del mondo, Mondadori, 2007.

Su Malcolm X riproponiamo questa scheda che redigemmo anni fa: "Malcolm X, nato come Malcolm Little nel 1925, figlio di Earl Little (pastore battista e poi esponente dell'Unia, perseguitato dal Ku Klux Klan e morto in uno strano incidente - molto probabilmente assassinato dal Klan -, quando Malcolm aveva sei anni); studente brillante, poi giovane criminale, arrestato nel 1946, in carcere incontra la setta della Nazione dell'Islam (i "Musulmani neri"), ad essa si converte, studia da autodidatta. Scarcerato nel '52, diventa uno dei piu' energici e visibili esponenti della Nazione dell'Islam, portavoce settario e aggressivo, in aspra polemica anche con altri movimenti ed esperienze di lotta antirazzista. Tra il '63 e il '64 rompe con la Nazione dell'Islam e sviluppa la sua nuova e piu' profonda proposta politica, finalmente trovata liberandosi dal settarismo; fonda l'Organizzazione per l'unita' afro-americana, svolge una febbrile attivita' anche internazionale con viaggi in Africa e contatti con i leader emersi dalla lotta anticolonialista, sono mesi di impegno estremo tra crescenti pericoli per la vita sua e della sua famiglia, minacciato sia da parte del potere bianco, sia da parte della setta che ha abbandonato. Cade assassinato nel 1965. Se qualche lettore ritenesse abusiva la presenza di questo nome in un repertorio di "uomini di pace", quel lettore preghiamo di voler leggere l'autobiografia di Malcolm X, di considerarne la vicenda esistenziale, il percorso teorico e politico, per così dire la cifra e la traiettoria della lotta e della meditazione di quest'uomo, e il duro contesto, e feconda l'eredita'. Opere di Malcolm X: ovviamente l'Autobiografia di Malcolm X (redatta con la collaborazione di Alex Haley ed apparsa postuma); Ultimi discorsi; Con ogni mezzo; tutti presso Einaudi, Torino. Opere su Malcolm X: George Breitman, Malcolm X. L'uomo e le idee, Erre Emme, Roma; AA. VV., Dialogo su Malcolm X, Manifestolibri, Roma; segnaliamo inoltre il bel film di Spike Lee, Malcolm X"]

 

New York. L'America ha dovuto aspettare un presidente nero che sa parlare all'Islam, cresciuto da bambino all'ombra dei minareti di Jakarta, poi star di Harvard, depurato di ogni "accento nero" linguistico e ideologico, lo statista che osa pensare una societa' pacificata e post-razziale. Solo nell'era di Barack Obama diventa possibile riaprire un grande tabu', una pagina di storia lacerante. E' la vicenda di Malcolm X. Oggi avrebbe 86 anni e mori' che ne aveva 39, centrato dagli spari mentre arringava la folla nella Audubon Ballroom di Harlem. Quel 21 febbraio del 1965, nel giorno di una morte violenta che lui stesso aveva prevista e annunciata, Malcolm X si porto' nella tomba tanti segreti: a cominciare dall'identita' dei suoi assassini e dei mandanti. Per piu' di quarant'anni un grande intellettuale nero, lo storico Manning Marable, ha lavorato per venire a capo del mistero. Marable, fondatore del dipartimento di studi afroamericani alla Columbia University, e' morto due mesi fa. Uscita postuma, la sua opera monumentale Malcolm X: a Life of Reinvention, aiuta a capire i perche' di tante reticenze e omerta'. Un altro storico, Stephen Howe, ricorda cosa fece di Malcolm X l'eroe di una generazione: "Straordinario oratore, divenne lo schermo sul quale milioni di neri proiettarono le loro speranze. Aveva molto degli improvvisatori di musica jazz, anticipo' i futuri rapper. Incarnava il mito del fuorilegge vendicatore, in una societa' di neri senza diritti". Artista della reinvenzione di se stesso, Marable lo descrive come una costruzione di "maschere multiple": da zotico di provincia a delinquente, da uomo di spettacolo a intellettuale autodidatta, esponente radicale del nazionalismo nero, predicatore religioso, musulmano ortodosso. Acerrimo rivale di Martin Luther King, poi sul punto di riconciliarsi con lui: firmando cosi' la propria condanna a morte. Dopo l'assassinio di Malcolm X tre uomini vengono arrestati, processati, condannati velocemente. Due saranno messi in liberta' negli anni Ottanta e mai hanno smesso di proclamarsi innocenti. Solo il terzo, Talmadge Hayer, rilasciato dal carcere l'anno scorso, e' reo confesso. C'era solo lui quel giorno a sparare? La minuziosa indagine di Marable ricostruisce una verita' diversa: fu un commando di cinque sicari a firmare l'esecuzione. Chi sparo' il primo colpo, mortale, non e' mai stato disturbato dalla giustizia. Ha 72 anni, oggi vive a Newark sotto il nome di William Bradley. E' un ex campione di basket, celebrato nel Newark Athletic Wall of Fame. La pista dei mandanti si biforca in due direzioni, verso forze tra loro opposte ma ugualmente interessate a far fuori Malcolm X e poi a seppellirlo nell'oblio. Da una parte c'e' l'Fbi che intercettava sistematicamente le sue telefonate, ignoro' le minacce di morte che si moltiplicavano, fece di tutto perche' l'attentato procedesse indisturbato. Dall'altra c'e' il radicalismo nero, a cominciare dalla Nation of Islam e un leader come Louis Farrakhan che a Marable ha confessato: "Potrebbero trascinarmi davanti a un gran giuri' anche oggi, non esiste prescrizione per gli omicidi". Le prove accumulate dall'autore appena scomparso sono schiaccianti, Michael Eric Dyson della Georgetown University ne e' convinto: "Questo libro impone di riaprire l'indagine". Peter Goldman, reporter che intervisto' piu' volte Malcolm X, e' altrettanto convinto che non succedera': "Fare giustizia oggi, risalendo lungo la catena di comando? Colpire chi diede l'ordine di ucciderlo? Nessuno lo vuole".

L'ultimo revival d'interesse risale alla fine degli anni Novanta: il fascino di Malcolm X conquista il regista Spike Lee che mette in scena la sua vita affidando la parte a Denzel Washington. Nel '99 le poste gli dedicano perfino un francobollo. Ma poi arriva l'11 settembre: nell'epoca della "guerra globale al terrorismo" proclamata da George Bush, guai a ricordare che un'Islam radicale e violento ha messo le radici da tempo nella societa' americana, tra i neri, non come fenomeno d´importazione dal mondo arabo.

All'Islam il giovane Malcolm Little di Omaha, Nebraska, arriva dopo numerose reincarnazioni, scandite da cambi d'identita': Jack Carlton, Detroit Red (quando si tinge i capelli), Satan, El-Hajj Malik El-Shabazz. Da ultimo quella X, simbolo di ribellione contro dei cognomi che erano stati affibbiati agli schiavi dai padroni bianchi. Figlio di un pastore battista forse lui stesso assassinato (da bianchi), Malcolm cresce in una famiglia cosi' povera che spesso a cena la madre puo' cuocere solo erbacce di strada. Diventa spacciatore, poi capo di gang di ladri, a Detroit e a Harlem. In carcere per rapina dal 1946 al 1952, alla Norfolk Prison Colony del Massachusetts. Qui si converte all'Islam, abbandona il fumo e il gioco d'azzardo, studia la storia degli afroamericani e insieme Erodoto, Kant, Nietzsche. Li' avviene il passaggio fra due ruoli egualmente popolari nella mitologia dei neri: il bandito spregiudicato vendicatore degli oppressi, e il predicatore chiamato a salvare le loro anime. La reinvenzione della propria immagine continua fino alla celebre Autbiografia di Malcolm X: affidata a un ghost-writer ultramoderato, il giornalista nero di fede repubblicana Alex Haley che diventera' poi famoso con Radici. In quell'autobiografia, fonte del film di Spike Lee, viene esagerato il curriculum criminale di Malcolm X, per rendere ancora piu' spettacolare la sua redenzione religiosa.

All'apice della sua fama Malcolm diventa il portavoce della Nation of Islam e contribuisce ad allargarne i ranghi fino a 500.000 iscritti. E' il periodo della sua radicalizzazione estrema. Quando in un incidente aereo muoiono 62 ricchi bianchi di Atlanta per lui e' "la prova che Dio esiste". Reagisce all'assassinio di John Kennedy dicendo che se l'e' meritato. Recluta nelle carceri, creando una commistione totale fra militanza politica e criminalita'. Invoca la lotta armata, difende il terrorismo contro la polizia, diventa il precursore teorico delle Black Panther. Immagina una "nazione nera" che fa secessione dentro l'America, al punto da incontrarsi con esponenti del Ku Klux Klan per progettare assieme "la separazione tra le due razze". The Nation of Islam, spiega Howe, con Malcolm X diventa "una bizzarra mescolanza di teologia, fantascienza, fanatismo razziale. Teorizza la malvagita' intrinseca della razza bianca e in particolare degli ebrei, l'inferiorita' delle donne". Il divorzio matura all'improvviso. Per ragioni anche personali: il leader spirituale della Nation of Islam, Elijah Muhammad, mette incinta la donna con cui Malcolm aveva avuto una lunga relazione. E poi c'e' il viaggio alla Mecca, l'incontro con un Islam moderato e multirazziale. Un'altra conversione: alla fede sunnita. E' il "tradimento" che arma i suoi assassini. Proprio quando Malcolm comincia a recuperare il dialogo con Martin Luther King, fino allora dipinto come uno "zio Tom", servo sciocco dei bianchi. "Ci sono cose - aveva detto Malcolm in tono sprezzante contro King - piu' importanti del diritto a sedersi insieme coi bianchi in un ristorante".

Per il poeta nero Amiri Baraka non aveva torto, Malcolm X, e la sua eredita' e' meno negativa di quanto sembri: "Senso d'identita', indipendenza, con questi valori l'ala dura del movimento di liberazione dei neri ebbe un impatto enorme nella societa' americana, senza di lui non ci sarebbe Obama". Anche su questo i neri continuano a dividersi. Tra chi vede in Malcolm il paladino di un orgoglio di razza, e chi fa risalire a lui il vittimismo permanente: l'etichetta del "nero arrabbiato" che Obama e' riuscito a togliersi con una fatica enorme, sopportando stoicamente le insulse accuse sulla sua nazionalita' keniota o la sua religione islamica. E quando nel luglio 2009 questo presidente ha preso le difese di un professore nero di Harvard, Henry Louis Gates, vittima di un sopruso da parte della polizia, l'America bianca benpensante e conservatrice e' saltata addosso a Obama. Sperando che reagisse coi nervi a fior di pelle. Sognando di ritrovare come avversario un Malcolm X: un Satana.

 

10. MEMORIA. SPIKE LEE: MALCOLM X

[Dal quotidiano "La Repubblica" del 5 giugno 2011 col titolo "Ecco un uomo che ha ancora molto da dirci" e la nota "testo raccolto da Silvia Bizio".

Spike Lee, regista cinematografico african-american, acutissimo indagatore delle contraddizioni e delle violenze della societa' statunitense. Tra i suoi film segnaliamo particolarmente: Fa' la cosa giusta, 1989; Jungle fever, 1991; Malcolm X, 1992; Clockers, 1995. Cfr. anche "Voci e volti della nonviolenza" n. 303, fascicolo monografico dedicato al regista]

 

Avevo quattordici anni quando ho letto l'Autobiografia di Malcolm X scritta da Alex Haley, frequentavo le superiori, ad Atlanta, in Georgia. Quel libro mi cambio' la vita, non avevo mai letto niente del genere prima, cambio' radicalmente il modo in cui osservavo il mondo, e fino ad oggi resta il libro piu' importante che io abbia letto.

Cio' che mi tocco' di piu' furono l'onesta' e la forza di Malcolm X. Malcolm diceva quello che tutti noi avevamo paura di dire. Sono rimasto attratto dalla sua intera vita, dall'evoluzione del suo personaggio.

Anni dopo, quando io stesso cominciai a scriverne per la sceneggiatura del mio film, feci un mare di ricerche su Malcolm X: documenti, registrazioni audio, video, parlai con la sua famiglia, con i suoi collaboratori, con sua sorella, e dai loro racconti imparai tantissimo sul calore e sullo spirito di quell'uomo. E credo che questa intuizione sia stata un elemento molto importante per il film, perche' Malcolm era certamente un gigante ma noi volevamo anche far vedere l'essere umano, il padre, il marito. Era una persona dotata di un grande senso dell'umorismo, rideva in modo forte e quasi sguaiato, ed era un grande amante della vita. Denzel (Washington - ndr) ha saputo cogliere perfettamente questi aspetti del carattere di Malcolm, la sua recitazione e' stata fenomenale. Non avevo dubbi sul fatto che avrebbe potuto farcela, lo avevo visto recitare la stessa parte in una commedia dell'off Broadway dieci anni prima. E comunque gli ci volle un anno pieno per prepararsi al ruolo, si mise a studiare il Corano, si sottopose a una dieta rigidissima per ripulirsi, e cosi' divento' Malcolm. Per me e' stata la sua migliore interpretazione, Oscar o non Oscar. Nel film ha interpretato quattro Malcolm diversi, perche' il Malcolm che alla fine si converte all'Islam non ha nulla a che vedere con Detroit Red.

I miei critici, quelli che mi dicevano che avrei distrutto l'eredita' di Malcolm X, che mi stavo concentrando troppo sui giorni in cui era un gangster, alla fine si sono dovuti ricredere. Fino all'uscita del film l'immagine di Malcolm X era stata un'immagine angusta, limitata a quello che la gente aveva recepito attraverso i media bianchi. Il mio obiettivo, con il film, e' stato proprio quello di cambiare quell'immagine stereotipata, di far si' che la gente uscisse dalle sale sentendosi ispirata, motivata e spiritualmente sollevata. Non volevo che il film fosse solo un documento storico, un pezzo da museo. Volevo far vedere che Malcolm ha ancora molto da dirci, e che le cose di cui parlava allora sono ancora con noi oggi.

 

11. MEMORIA. PEPPE SINI: MALCOLM X

 

Ai miei giovani studenti racconto spesso che nel mio accostamento alla nonviolenza ben poco - o affatto - ha contato la pubblicistica accademica e quella predicatoria e molto invece hanno contato le vicende, le riflessioni e le opere di Ernesto Guevara, Frantz Fanon, Malcolm X; e' stato anche studiando le loro storie e i loro scritti, prendendo sul serio i problemi che si posero e ci pongono, cogliendone le aperture e le aporie, le ragioni e le contraddizioni, le verita' e gli errori, le scommesse e la tragedia, e soprattutto non eludendo la questione delle questioni: se la violenza possa essere uno strumento di lotta per la liberazione dell'umanita', che sono giunto alla nonviolenza. Cosicche' Guevara, Fanon e Malcolm X mi sono stati quindi fondamentali maestri di nonviolenza (non solo loro, naturalmente; ma anche loro), poiche' per me la nonviolenza e' innanzitutto una teoria-prassi di lotta per la liberazione dell'umanita', per la difesa della biosfera, per un civile, dignitoso, responsabile e solidale condursi, comprendersi e convivere; ed e', dopo i gulag ed i lager, dopo Auschwitz ed Hiroshima, l'unica via per dare una speranza di futuro decente all'umanita'; essendo in riferimento ai compiti dell'ora - dell'ora presente, del Novecento e del secolo attuale - cio' che il socialismo scientifico era stato per il movimento operaio ottocentesco e primonovecentesco, quanto di vero e di forte nel socialismo scientifico c'e' ereditando ed inverando, ed insieme criticando e dialetticamente integrando nella verifica ad esempio con la condizione contadina, con la questione ecologica, con la cruciale riflessione femminista.

Non mi sono mai nascosto cio' che di Malcolm X e' scandaloso; cio' che e' talvolta grottesco e sovente patetico; ma in quel tragitto esistenziale e religioso e militante ho colto una metanoia e una sincerita' il cui esito ultimo (ultimo perche' la sua vita fu stroncata dalle pallottole, ma ultimo anche perche' era ormai acquisizione teoretica e finanche radicalmente antropologica ed intimamente sentita e vissuta, e quindi pratica - scilicet: morale, ed essendo morale, politica - definitiva ed irreversibile) sostanzialmente null'altro era che l'indicazione della necessita' per la nostra comune lotta della scelta della nonviolenza, della nonviolenza in cammino.

 

12. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Platone, Opere complete, Laterza, Roma-Bari 1966, 1992, 9 voll.

- Platone, Tutte le opere, Sansoni, Firenze, 1974, 1988, pp. XVI + 1568.

- Platone, Tutte le opere, Newton Compton, Roma 1997, 5 voll.

 

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

15. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 581 del 9 giugno 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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