Telegrammi. 576



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 576 del 4 giugno 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Gli assassini dei migranti morti in mare

2. Mao Valpiana: Settantesimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta per opporsi alla guerra e al nucleare

3. L'8 giugno a Roma ricordando Aldo Capitini

4. Il 9 giugno a Blera una conferenza su "Acqua: bene e responsabilita' di tutti"

5. Lago di Vico. Ritardi inammissibili e scandalosa irresponsabilita'

6. Saverio Santamaita: Raffaele Laporta

7. Per sostenere il Movimento Nonviolento

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: GLI ASSASSINI DEI MIGRANTI MORTI IN MARE

 

E' la politica razzista e filomafiosa dell'Italia e dell'Unione Europea la causa prima che provoca le stragi di migranti in mare.

Si riconoscesse a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi liberamente su tutto il pianeta, casa comune dell'umanita' intera, quelle persone sarebbero vive.

I primi responsabili di questi massacri siedono nella Commissione Europea, siedono nei governi europei.

I primi complici delle mafie degli scafisti, dei trafficanti di esseri umani, degli schiavisti, siedono nella Commissione Europea, siedono nei governi europei.

Basterebbe applicare quanto stabilisce la Costituzione della Repubblica Italiana, quanto stabilisce la Dichiarazione universale dei diritti umani, e' quelle vite umane sarebbero salve.

 

2. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: SETTANTESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Davanti ai corpi dei migranti morti annegati nel Mediterraneo, dobbiamo chiedere perdono per non aver saputo impedire questa tragedia. Dobbiamo rafforzare l'impegno contro la guerra, contro le leggi razziste, contro le spese militari che rubano risorse ad una politica internazionale di apertura, accoglienza, cooperazione, amicizia, fratellanza.

Il digiuno che stiamo conducendo e' un gesto di nonviolenza attiva, e' un atto di speranza, e' un fatto concreto contro la guerra e la sua preparazione, contro il nucleare che uccide il presente e il futuro.

Sono piu' di 160 le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno finora aderito al digiuno promosso dal Movimento Nonviolento "per opporsi alla guerra e al nucleare". C'e' chi digiuna anche se malato in ospedale, chi in una cella di convento o di carcere, chi partecipa ma preferisce non farlo sapere pubblicamente e chi, non potendo aderire per vari motivi, lo fa spiritualmente.

Questa iniziativa nonviolenta prosegue dal 27 marzo scorso, e nuovi aderenti hanno gia' annunciato la loro partecipazione almeno fino a giovedi' 9 giugno. Ma altri ancora si stanno aggiungendo, e si proseguira' oltre. Si digiuna in ogni parte d'Italia, da Trieste a Palermo, da Torino a Venezia, da Verona a Bari.

La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore, che sta proseguendo da 70 giorni.

Chi desidera aderire al digiuno lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).

*

Di seguito l'elenco delle persone che digiuneranno nei prossimi giorni.

Sabato 4 giugno: Giovanni Chianchini (Chieti), Marco Iannelli (Roma), Jolanda Spallitta (Alessandria); Giovanna Pacini (Firenze); domenica 5 giugno: Peppe Sini (Viterbo); lunedi' 6 giugno: Giovanni Sarubbi (Monteforte Irpino - Avellino), Pasquale Dioguardi (Livorno), Gianluca D'Andrea (Potenza), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Adalgisa Freddi (Marcheno - Brescia), Peppe Sini (Viterbo); martedi' 7 giugno: Oriana Gorinelli (Rivalta di Torino), Giovanna Pacini (Firenze), Peppe Sini (Viterbo); mercoledi' 8 giugno: Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Anna Bellini (Ferrara); giovedi' 9 giugno: Claudio Bedussi (Brescia).

Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra; Gianluca D'Andrea, Pasquale Dioguardi, Adalgisa Freddi, Marco Rizzinelli e Giovanni Sarubbi digiuneranno tutti i lunedi'; Oriana Gorinelli digiunera' tutti i martedi'; Anna Bellini e Marco Palombo digiuneranno tutti i mercoledi'; Claudio Bedussi digiunera' tutti i giovedi'; Rocco Altieri, Paola e Marco Baleani, Teresa Gargiulo, Piero P. Giorgio, Raffaele Ibba e Giovanni Mannino digiuneranno tutti i venerdi'; Marco Iannelli digiunera' tutti i venerdi' e i sabato; Giovanni Cianchini digiunera' tutti i sabato. Alessandro Natalini e Marzia Manca digiuneranno un giorno a settimana.

 

3. INCONTRI. L'8 GIUGNO A ROMA RICORDANDO ALDO CAPITINI

[Dalle amiche e dagli amici del Cipax (per contatti: Cipax - Centro interconfessionale per la pace, via Ostiense 152/b, 00154 Roma, tel. e fax: 0657287347, e-mail: cipax.roma at gmail.com) riceviamo e diffondiamo.

Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Roberto Mancini, nato a Macerata nel 1958, docente di filosofia teoretica e di ermeneutica filosofica presso la facolta' di lettere e filosofia dell'Universita' di Macerata, ha dato rilevanti contributi alla riflessione nonviolenta. Tra le opere di Roberto Mancini: L'uomo quotidiano. Il problema della quotidianita' nella filosofia marxista contemporanea, Marietti, Casale Monferrato 1985; Linguaggio e etica. La semiotica trascendentale di Karl Otto Apel, Marietti, Casale Monferrato 1988; Comunicazione come ecumene. Il significato antropologico e teologico dell'etica comunicativa, Queriniana, Brescia 1991; L'ascolto come radice. Teoria dialogica della verita', Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1995; Esistenza e gratuita'. Antropologia della condivisione, Cittadella Editrice, Assisi 1996; Etiche della mondialita'. La nascita di una coscienza planetaria, Cittadella Editrice, Assisi 1997 (in collaborazione con altri); Il dono del senso. Filosofia come ermeneutica, Cittadella Editrice, Assisi 1999; Il silenzio, via verso la vita. (Il codice nascosto. Silenzio e verita'), Edizioni Qiqajon, Magnago 2002; Senso e futuro della politica. Dalla globalizzazione a un mondo comune, Cittadella Editrice, Assisi 2002; L'uomo e la comunita', Qiqajon, Magnago 2004; Il senso del tempo e il suo mistero, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Esistere nascendo. La filosofia maieutica di Maria Zambrano, Citta' Aperta, 2007; Desiderare il futuro. Fede cristiana e unita' della speranza umana, Pazzini, 2008; L'umanita' promessa. Vivere il cristianesimo nell'eta' della globalizzazione, Qiqajon, Magnago 2009; con  Fabiola Falappa, Carla Canullo, Per una antropologia della creaturalita', Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2009; La laicita' come metodo. Ragioni e modi per vivere insieme, Cittadella, Assisi 2009; L'ascolto come radice, Edizioni Scientifiche Italiane, 2009; Sperare con tutti, Qiqajon, Magnago 2010; Il servizio dell'interpretazione. Modelli di ermeneutica nel pensiero contemporaneo, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2010; Per un'altra politica, Cittadella, Assisi 2010; Idee eretiche. Trentatre' percorsi verso un'economia delle relazioni, della cura e del bene comune, Altreconomia, Milano 2010. Si veda anche l'intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 402 e quella nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 420.

Flavio Lotti e' coordinatore nazionale della Tavola della pace, la principale rete pacifista italiana, organizzatrice della marcia Perugia-Assisi.

Su Fabrizio Truini dall'intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 346 riprendiamo quetsa breve notizia autobiografica: "Non oso definirmi nonviolento, ma un semplice amico della nonviolenza, che ha cercato di divulgare il pensiero e l'opera di quanti hanno vissuto con il sogno della pace da realizzare. Mi sono sforzato di mettermi al servizio di questa grande idea, che per me cristiano incarna nei nostri giorni il messaggio biblico ed evangelico dell'amore universale. Ne fanno fede i due libri che ho scritto: una biografia di Capitini, Edizioni cultura della pace, Fiesole 1989; e La pace in Tommaso d'Aquino, Citta' Nuova, Roma 2008; oltre ad alcuni articoli sparsi qua e la' su varie riviste. Sono stato poi l'autore del documentario su Aldo Capitini trasmesso da Raiuno nel 1979. Infine devo confessarvi che aderisco all'associazione cattolica di Pax Christi e al Movimento Nonviolento. Come si vede un semplice credente nella nonviolenza, e un modesto lettore, e per quanto possibile un propagatore di un affascinante messaggio di pace, che attende sempre nuovi e creativi testimoni"]

 

Carissime, carissimi,

vi invitiamo all'incontro del Cantiere di pace dedicato ad  Aldo Capitini, maestro di pace importantissimo, considerato il Gandhi italiano, morto a Perugia il 19 ottobre 1968 e iniziatore della marcia per la pace Perugia-Assisi.

Il tema e' "Aldo Capitini, apostolo della nonviolenza". Ne parleranno Roberto Mancini,  professore di Filosofia teoretica all'Universita' di Macerata, Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace, e Fabrizio Truini, autore del libro Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace.

L'incontro si terra' mercoledi' 8 giugno alle ore 18 nel salone della Comunita' di San Paolo in via Ostiense 152/b a Roma.

Seguira' un momento conviviale, per il quale vi invitiamo a portare le vostre specialita'...

Auguriamo pace e gioia,

gli amici e le amiche del Cipax

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Per informazioni e contatti: Cipax - Centro interconfessionale per la pace, via Ostiense 152/b, 00154 Roma, tel. e fax: 0657287347, e-mail: cipax.roma at gmail.com

 

4. INCONTRI. IL 9 GIUGNO A BLERA UNA CONFERENZA SU "ACQUA: BENE E RESPONSABILITA' DI TUTTI

[Dalle amiche e dagli amici della cooperativa "Il Vignale" di Blera (per contatti: tel. 3475988431 - 347811696, e-mail: ilvignale at gmail.com) riceviamo e diffondiamo.

Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi. E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate a consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione]

 

Giovedi' 9 giugno 2011, alle ore 17,30, presso la Biblioteca Comunale di Blera (Vt), in via Roma n. 61, la cooperativa agricola "Il Vignale" organizza una conferenza dal titolo: "Acqua: bene e responsabilita' di tutti".

Relazione della dottoressa Antonella Litta, medico, dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia)".

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Cooperativa "Il Vignale"

per informazioni: tel. 3475988431 - 347811696, e-mail: ilvignale at gmail.com

 

5. RIFLESSIONE. LAGO DI VICO. RITARDI INAMMISSIBILI E SCANDALOSA IRRESPONSABILITA'

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Nei mesi scorsi, come hanno fatto anche vari altri comitati, associazioni e movimenti, abbiamo piu' volte interpellato vari soggetti istituzionali affinche' venissero adottati urgentemente i provvedimenti necessari per il risanamento del lago di Vico e per garantire acqua potabile alla popolazione dei comuni circumlacuali di Caprarola e Ronciglione.

Dopo molti mesi dobbiamo constatare come la situazione resti gravissima e le istituzioni competenti continuino in un atteggiamento assolutamente inammissibile.

L'ambiente e' un bene primario. La salute e' un diritto fondamentale. Senza acqua l'organismo umano non puo' vivere.

Se le pubbliche amministrazioni non intervengono adeguatamente per il rispetto dell'ambiente e per la tutela della salute della popolazione, ebbene, vengono meno a loro precise responsabilita', violano la legge, danneggiano gravemente le comunita' amministrate e mettono in pericolo la salute delle persone.

Rinnoviamo pertanto la richiesta di un intervento non piu' procrastinabile.

E denunciamo le dilazioni, le sottovalutazioni, gli scaricabarile, l'omerta' e le mistificazioni di amministratori - e soggetti gestori di servizi - insipienti ed irresponsabili.

L'acqua e' un prezioso bene comune, l'accesso all'acqua potabile e' un diritto umano (e naturalmente rinnoviamo l'invito a votare si' ai referendum del 12-13 giugno).

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Le persone partecipanti all'incontro di formazione alla nonviolenza presso il centro sociale "Valle Faul" del 29 maggio 2011

Viterbo, 3 giugno 2011

 

6. MEMORIA. SAVERIO SANTAMAITA: RAFFAELE LAPORTA

[Dal sito www.unich.it riprendiamo la seguente nota biografica di Saverio Santamaita su Raffaele Laporta (scritta prima della scomparsa dell'illustre pedagogista nel 2000).

Saverio Santamaita insegna Storia della Pedagogia alla Facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' di Chieti; ha svolto attivita' formative e progetti di ricerca per conto di numerosi enti pubblici e privati; si e' occupato di attivismo pedagogico, di educazione degli adulti ed educazione permanente, anche in prospettiva storica, di formazione iniziale e di formazione in servizio degli insegnanti, di Fad e di E-learning. Tra le opere di Saverio Santamaita: Educazione, comunita', sviluppo. L'impegno educativo di Adriano Olivetti, Fondazione Olivetti, Roma 1987; L'aggiornamento. Dalla parte degli insegnanti, Mursia, Milano 1989; con G. Bonetta, Scuola ed emancipazione civile nel Mezzogiorno, Franco Angeli, Milano 1992; Non di solo pane. Lo sviluppo, la societa', l'educazione nel pensiero di Giorgio Ceriani Sebregondi, Fondazione Olivetti, Milano 1998; Storia della scuola. Dalla scuola al sistema formativo, Bruno Mondadori, Milano 1999, 2010; Laurearsi in Scienze della formazione. Progetto, ricerca, scrittura, Carocci, Roma 2009; con Antonio Santoni Rugiu, Il professore nella scuola italiana dall'Ottocento a oggi, Laterza, Roma-Bari 2011.

Raffaele Laporta (1916-2000) e' una delle grandi figure dell'impegno civile e pedagogico in Italia nel Novecento]

 

L'11 marzo del 1916 Raffaele Laporta nasce a Pescara o meglio, come egli stesso ama ricordare, a Castellamare Adriatico. La differenza sta tutta nel fatto che Castellamare era allora un centro collinare ed agrario che gia' agli ultimi decenni del secolo scorso aveva iniziato ad avvicinarsi all'Adriatico ed alla foce dell'Aterno-Pescara. Sull'altra sponda di quel fiume sorgeva Pescara, l'antico porto romano di Ostia Aterni, la Piscaria medioevale divenuta infine fortezza militare di Carlo V. I due centri furono unificati nel 1927 quando Pescara assorbi' l'antico insediamento collinare e fu elevata al rango di provincia del regno.

L'educazione del giovane Laporta si svolge in famiglia anche in anni nei quali i suoi coetanei frequentavano le scuole, pubbliche o private. Si trattava di un'usanza consentita ma gia' allora sempre meno diffusa ed e' in qualche modo singolare che colui che sarebbe diventato uno degli studiosi piu' acuti delle problematiche connesse ai processi educativi che si sviluppano nella scuola, alla scuola sia stato sottratto nei primi anni della sua formazione.

Conseguita la maturita' classica presso il Regio Liceo Ginnasio di una Pescara ai suoi primi passi, Raffaele Laporta si iscrive alla Facolta' di Giurisprudenza dell'Universita' di Roma, seguendo in cio' almeno una inclinazione, se non una vera e propria tradizione, familiare. Durante gli anni dello studio universitario, iscritto d'ufficio al G.U.F. (Gruppo Universitario Fascista) della sua citta' si occupa di questioni culturali e partecipa nel 1937-38 ai "Pre-Littoriali" vincendo un titolo in "Dottrina del Fascismo", con una relazione con la quale contesta il concetto di razza, gia' nell'aria, in quanto irriducibile all'idealismo gentiliano. Si accosta allora attraverso Agostino Nasti al gruppo bottaiano di "Primato". Nel 1937 consegue la laurea che tuttavia non utilizza per frequentare la aule dei tribunali, ne' per dedicarsi ai rogiti notarili: tre anni dopo, infatti, nel 1939, lo troviamo in veste di ordinario di ruolo di Filosofia, Pedagogia e Storia negli istituti secondari di secondo grado, tra i quali lo stesso Regio Liceo Classico che pochi anni prima aveva frequentato come studente.

Quelli tuttavia non erano gli anni piu' propizi per iniziare carriere scolastiche. Il sottotenente di fanteria Raffaele Laporta va alla guerra prima sul fronte occidentale e poi su quello greco-albanese fino a quando, dal settembre del 1943 al dicembre del 1944, partecipa con il suo reparto della Divisione "Pinerolo", prima alle operazioni in Albania, nella zona di Monastir, poi all'occupazione della Grecia in Tessaglia ed in Macedonia occidentale. Sopraggiunto l'armistizio, con il suo reparto aderisce al patto stipulato dal Generale Infante, comandante la Divisione, con il comando alleato in Grecia ed il comando delle forze partigiane elleniche. Il suo reparto viene inquadrato nella IX Divisione Ellas (esercito popolare greco), partecipando cosi' alla guerra di liberazione in Macedonia occidentale. Si trattera' complessivamente di un'esperienza molto dura della quale tuttavia Laporta parlera' anche a distanza di tempo come di una grande scuola di vita e di umanita'. Dei suoi soldati ama ricordare sopratutto le molte cose che ha imparato da loro, contadini ed artigiani, esponenti di quella cultura meridionale e di quelle classi subalterne alle quali, in anni successivi, egli avrebbe dedicato passione civile e fervore di studi.

Finita la guerra, Raffaele Laporta partecipa alle vicende politiche della ricostruzione prima nel Partito d'Azione, successivamente in Unita' Popolare e nel Psi, collaborando con Tristano Codignola, conosciuto attraverso il padre Ernesto. In Abruzzo si impegna localmente in iniziative regionaliste pubblicando tra l'altro un Annuario delle Genti d'Abruzzo ed un Discorso agli Abruzzesi (Pescara, 1949).

Riprende l'insegnamento ed e' all'incirca in questi anni che incomincia ad occuparsi di pedagogia occasionalmente; ma la sua esperienza scolastica motiva in lui interessi piu' insistenti stimolati da un incontro e via via da una frequentazione con Ernesto ed Anna Maria Codignola (1950-52) e da visite alla Scuola-Citta' "Pestalozzi" di Firenze. A partire dal 1951 partecipa alle esperienze di movimenti didattici e padagogici allora nuovi in Italia e poco noti: l'importazione nel nostro Paese delle tecniche Freinet, la nascita e lo sviluppo del Movimento di Cooperazione Educativa, i Cemea, la Lega per l'educazione nuova.

A partire da questi anni e da queste esperienze, e' possibile tentare una periodizzazione che, pur essendo arbitraria e convenzionale come tutte le operazioni del genere, ha tuttavia una sua discreta funzionalita'.

Si puo' cosi' individuare un primo decennio che va, all'incirca, dalla fine della guerra fino a poco oltre la meta' degli anni Cinquanta, cioe' dal ritorno alla vita civile fino al conseguimento della libera docenza in Pedagogia (1957).

Si tratta di un arco di tempo nel corso del quale si viene strutturando una delle caratteristiche piu' peculiari del modo di lavorare di Laporta: unire strettamente la teoria alla pratica, nel duplice senso di praticare le cose che viene teorizzando e di riflettere teoricamente sulle cose delle quali si occupa.

Cosi', ad esempio, il suo interesse per i temi della liberta', della democrazia, della responsabilita', dell'impegno personali, alimenta (ed e' sua volta incrementato da) una didattica quotidiana, innovativa rispetto agli schemi correnti, interessante e rigorosa, anche nelle testimonianze dei suoi allievi che ancor oggi ne ricordano l'insegnamento.

Come pure l'impegno civile e politico diventa promozione di molteplici iniziative associative, culturali e pubblicistiche che ben presto travalicano i confini della piccola citta' di provincia per aprirsi all'orizzonte nazionale ed europeo.

In questi anni Laporta partecipa con Lamberto Borghi, Aldo Visalberghi, M. Corda Costa, Aldo Capitini, Mario Alighiero Manacorda, alla fondazione ed alla direzione di organismi che hanno segnato la storia culturale e pedagogica del nostro Paese, dal Movimento di cooperazione educativa (Mce) alla New Education Fellowship, alla Federazione nazionale degli insegnanti di scuola media (Fnism); lavora con la delegazione fiorentina dei Cemea, collabora con Margherita Zoebeli fondatrice del Centro Educativo Italo-Svizzero di Rimini, con Riccardo Bauer e con Mario Melino nella Societa' Umanitaria di Milano, con Lamberto Borghi e "Fraternita' mondiale".

L'inizio del sodalizio con Ernesto e, soprattutto, con Tristano (Pippo) Codignola e con l'ambiente fiorentino, stabiliscono un legame ed una frequentazione che connotano la seconda fase della nostra convenzionale periodizzazione.

Possiamo collocare il periodo fiorentino nell'arco di tempo che va dal 1957 al 1965, dal conseguimento della libera docenza, cioe', fino all'anno in cui Laporta lascera' l'insegnamento di Pedagogia (che era stato di Giovanni Calo') nella Facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' di Firenze.

Nel 1957 Laporta consegue la libera docenza in Pedagogia e nell'anno successivo viene chiamato da Ernesto Codignola alla direzione della Scuola-Citta' "Pestalozzi" di Firenze, un'esperienza per piu' versi rara e preziosa, a partire dal fatto che quella che era una delle pochissime scuole private di orientamento laico. Vi si ritrovavano ragazzi ed insegnanti diversi per estrazione sociale, per orientamento religioso (cattolici, ebrei, valdesi) e politico (anarchici e liberi pensatori compresi), che della tolleranza e della comprensione reciproca facevano una regola di vita piuttosto che un argomento per bei temi di italiano. Inoltre era una scuola largamente sperimentale: sul piano piu' specificamente didattico, come anche su quello dell'organizzazione democratica della vita comunitaria.

Chi conosce lo svolgimento del pensiero di Laporta, o si limita anche solo a scorrere i suoi primi libri, avra' modo di ritrovare in questi anni ed in queste esperienze la maturazione di una rete di concetti di fondamentale importanza in tutta la sua opera: i rapporti della liberta' dell'individuo con le forme della vita associata e, in riferimento a tale difficile equilibrio, il valore ed i rischi di un processo educativo che voglia tener conto delle esigenze dell'una e delle altre.

Il periodo fiorentino, che comprende anche l'insegnamento come incaricato di Pedagogia nella Scuola di Servizio Sociale dell'Universita' di Siena (1958-60), e' certamente uno dei piu' vividi, non solo per la vicenda personale e culturale di Raffaele Laporta, ma anche per lo stesso sviluppo, in questo dopoguerra, della pedagogia italiana di orientamento laico.

Intorno ai nomi di Codignola, Borghi, De Bartolomeis, Visalberghi e Laporta si raccoglie se non una vera e propria "scuola di Firenze", come pure e' stato detto, certamente una tendenza forte nel nostro dibattito pedagogico. Tanto forte da superare l'ambito fiorentino, gia' in se' tutt'altro che ristretto, e richiamare in un comune impegno di approfondimento molteplici energie, che erano diverse in origine e che resteranno tali anche negli anni successivi.

Si pensi alla diffusione in Italia del pensiero di Dewey, vero e proprio "manifesto" di tutto il gruppo fiorentino, ed all'ampio spettro di letture che ne scaturi', da quella classica, di Borghi e di Visalberghi, a quelle piu' radicali e libertarie di Capitini e De Bartolomeis; si pensi alla polemica "provinciale" sui rapporti tra fini e contenuti nel processo educativo, che vide la pedagogia marxista di Lombardo Radice contrapporsi a quella socialista e libertaria di Codignola e De Bartolomeis; si pensi, ancora, alla funzione che svolsero una rivista come "Scuola e Citta'" ed una casa editrice come La Nuova Italia, in anni nei quali Firenze era punto di riferimento di studiosi come Antonio Santoni Rugiu, Angelo Broccoli, Lydia Tornatore, Tina Tomasi.

Il periodo fiorentino, come detto, si conclude nel 1965 quando Laporta, che gia' nel 1963 aveva vinto la cattedra universitaria di Pedagogia e che dal 1964 aveva passato a Lydia Tornatore la direzione della Scuola-Citta' "Pestalozzi", lascia l'Ateneo fiorentino ed inizia un quinquennio di nomadismo accademico.

Nel 1965, dunque, Raffaele Laporta si trasferisce da Firenze all'Universita' di Cagliari, in qualita' di straordinario di Pedagogia e di Direttore dello stesso Istituto; vi resta due anni dopo i quali, nel 1967, diviene ordinario di Pedagogia presso la Facolta' di Magistero dell'Universita' di Bologna, dopo si ferma per altri due anni. Di quest'ultimo periodo in particolare Laporta conserva un bellissimo ricordo legato ai giovani colleghi, oggi tutti in cattedra (il compianto Mario Gattullo, Vittorio Telmon e Franco Frabboni, operanti intorno a G. M. Bertin, figura verso la quale nutre ancora sentimenti di affettuosa amicizia). Dopo il biennio bolognese, nel 1969 passa alla Facolta' di Magistero dell'Universita' La Sapienza di Roma, dove restera' fino al 1982, succedendo nella Direzione dell'Istituto (1970-75) a Luigi Volpicelli, al quale fin dai primi anni Cinquanta lo univa il comune interesse per gli aspetti educativi del cinema e della televisione.

Pertanto, l'arco di tempo che va dal 1965 fino all'incirca al 1970 puo' essere considerato, nella nostra convenzionale ricostruzione cronologica, come un terzo periodo, al quale ne succede un quarto, quello romano, comprendente tutti gli anni Settanta ed i primissimi anni Ottanta.

Uno dei difetti maggiori delle periodizzazioni, e certo anche di quella qui proposta, consiste nel creare cesure artificiali all'interno delle vicende che intendono ricostruire; queste ultime, al contrario, conoscono raramente le svolte radicali che certe date sembrano indicare.

Cosi', nel nostro caso, la partenza di Laporta da Firenze, l'insegnamento nelle Universita' di Cagliari e di Bologna, l'approdo alla Sapienza di Roma, segnano indubbiamente altrettanti cambiamenti, ma contengono anche elementi di continuita' non meno numerosi ed importanti.

Non si puo', ad esempio, trascurare che gli anni Sessanta, considerati nel loro complesso e nel quadro delle vicende del nostro Paese, mostrano una loro continuita' e costituiscono un periodo dai contorni in qualche misura definiti. E' la stagione del riformismo e del Centro-sinistra nel corso della quale, e per quanto qui interessa, il nostro sistema di istruzione divenne il laboratorio nel quale si sperimentarono, o si tentarono, riforme anche profonde, dalla scuola materna all'Universita'. Successivamente quello stesso terreno sviluppo' le tensioni e le ansie di rinnovamento che segneranno, con la fine del decennio, una svolta nella nostra storia sociale.

Quale che sia il giudizio che se ne voglia dare, si e' trattato di un riformismo scolastico di alto profilo, al quale Laporta reca un contributo tutt'altro che secondario. Egli non vi partecipa sul versante delle responsabilita' stituzionali, ma svolge le sue battaglie su un altro fronte, a lui piu' congeniale. E' il fronte dell'impegno scientifico, culturale ed anche civile a diretto contatto con la scuola, con i suoi dirigenti, con gli insegnanti e le loro associazioni per un'azione che, prima ancora di guardare all'innovazione didattica, faccia giustizia sommaria della retorica del rinnovamento della scuola.

Laporta, che conosce bene il mestiere dell'insegnante e le difficolta' che lo ostacolano, ha sempre combattuto i discorsi generici sulla "crisi della scuola", le declamazioni acritiche del riformismo scolastico, ed ha invece preferito impegnarsi a favore di una mobilitazione di energie che faccia funzionare la scuola che c'e', come primo indispensabile passo verso la costruzione della scuola che si vorrebbe. E della scuola che si vorrebbe egli chiede di conoscere non solo i criteri di fondo, le grandi ispirazioni ideali e culturali, ma anche e soprattutto le modalita' di funzionamento, le condizioni che giorno per giorno rendano possibile il lavoro di un insegnante e della sua classe.

Per queste ragioni Raffaele Laporta, anche negli anni durante i quali e' stato autorevole componente della commissione scuola del partito socialista, non ha mai scelto il versante politico, quello della politica pura, come il fronte unico o il principale sul quale combattere le sue battaglie per una scuola migliore. La sua attivita' politica si e' svolta tutta nell'ambito di organizzazioni come l'Adsn (Associazione per la difesa della scuola nazionale) e l'Adesspi (Associazione per la difesa e lo sviluppo della scuola pubblica italiana).

Un ruolo istituzionale, in realta', Laporta lo ha ricoperto, ma si e' trattato di un incarico accettato quasi per forza, in una sede per meta' amministrativa e per meta' riformatrice. Infatti nel 1970 gli viene offerto di entrare a far parte della I sezione del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, un organismo tecnico di cattedratici prestigiosi, investito di un potere consultivo nei confronti del Ministro della Pubblica Istruzione, in ordine al regolare svolgimento della vita universitaria ed alle possibili riforme del suo ordinamento.

La I sezione del Consiglio Superiore era allora un consesso sul punto di essere soppresso, accreditato di pochi mesi di vita, considerato l'orientamento della maggioranza del Parlamento favorevole ad una sua rapida riforma. Laporta accetta l'invito di Tristano Codignola ad entrarvi con intenti soprattutto liquidatori; la sua permanenza nell'organismo ministeriale si protrae, per ragioni e vicende politiche, lungo un periodo di nove anni, fino al 1979. All'interno di tale organismo egli, tra le altre cose, contribuisce come relatore, superando resistenze interne ed esterne, all'istituzione nell'Universita' italiana del Corso di Laurea in Psicologia, ed alla riforma dello Statuto dell'Istituto Orientale di Napoli.

Attraverso questa esperienza Laporta entra in contatto con personaggi e situazioni del nostro mondo accademico, ne conosce fatti e misfatti, consolida la propria competenza sugli aspetti giuridici ed istituzionali che regolano la vita degli Atenei: da quelli di carattere scientifico a quelli riguardanti il personale.

Gli anni romani, che lo vedono collaborare con Mauro Laeng, Anna Lorenzetto, Fabrizio Ravaglioli e molti altri piu' giovani docenti del suo Istituto, sono ricordati da Laporta soprattutto per le ricerche sul campo condotte sul problema della prima formazione degli insegnanti, condotte con Clotilde Pontecorvo, Renzo Carli e molti altri.

Negli stessi anni partecipa all'attivita' di numerosi organismi e commissioni, spesso con funzioni di responsabilita' e di direzione, e collabora, in qualita' di consulente, con i piu' importanti centri scientifici e culturali. Per quanto non sia possibile ricordarli tutti, alle istituzioni gia' citate in precedenza vanno aggiunti la partecipazione a commissioni di studio presso l'Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori), il Censis, il Formez, l'Ires-Cgil, la condirezione della rivista "Scuola e Citta'", il comitato scientifico della Scuola-Citta' Pestalozzi, e quello della rivista "Cultura e Scuola", la collaborazione con il Cie (Centro educativo italo-svizzero) di Rimini, con l'Unla (Unione nazionale per la lotta contro l'analfabetismo), con l'Mcc (Movimento di collaborazione civica), l'attivita' nel comitato misto Mpi-Rai per i programmi educativi radiotelevisivi (1973-78), diverse commissioni del Ministero della Pubblica Istruzione [per la sperimentazione scolastica, per gli Orientamenti della scuola materna di Stato (1969), per la prima formazione degli insegnanti (1983-87), per i nuovi programmi della della scuola elementare del 1985], e del Ministero del Bilancio e della Programmazione economica (per la redazione del programma economico nazionale 1971-75), la Presidenza (1966) della Giuria internazionale della Mostra del Film per ragazzi nell'ambito della Biennale di Venezia di arte cinematografica, ed ancora collaborazioni con il Coni, l'Alitalia, il Cirses (Centro di iniziative e di ricerca educative e scolastiche), con la redazione per i programmi educativi e multimediali dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani", e l'elenco potrebbe continuare a lungo. Anche per questi incarichi, ma piu' in generale per la sua attivita' scientifica e culturale, Raffaele Laporta e' stato insignito della Medaglia d'oro dei Benemeriti della Scienza, della Cultura e dell'Arte (1979), ed ha ricevuto la Laurea ad honorem in Pedagogia da parte dell'Universita' di Urbino (agosto 1985).

Tra i periodi piu' onerosi della sua attivita' va senza dubbio considerato quello che lo vede trasferirsi, nel 1982, dall'Universita' La Sapienza di Roma alla Facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' di Chieti. Qui egli continua ad insegnare e nel 1985 viene eletto Preside di Facolta', incarico dal quale si dimette nel 1987, anno della sua collocazione fuori ruolo; nel 1991 sopraggiungera' il pensionamento e nel 1992 il riconoscimento della qualifica di Professore Emerito di Pedagogia.

La scelta di trasferirsi in Abruzzo rappresenta una decisione difficile e coraggiosa, e sbaglierebbe chi pensasse che essa sottintenda una volonta' di ripiegamento, quasi un "ritorno a casa" dopo anni di febbrile attivita' in giro per l'Italia.

Il magistero abruzzese di Raffaele Laporta implica piuttosto uno sforzo per costruire, questa volta nella sua stessa regione, le condizioni di quella trasformazione culturale, di quel lavoro di lunga durata, che la situazione di Roma non consentiva piu' per le condizioni accademiche ne', soprattutto, per quelle sociali e civili.

Che l'Universita' debba svolgere una precisa funzione di servizio nei confronti del proprio territorio, Laporta lo aveva teorizzato gia' da tempo; che le regioni meridionali, con le loro aree di arretratezza e di marginalita', fossero bisognose di particolari interventi in direzione dello sviluppo dei rapporti interculturali, era una lezione del suo L'autoeducazione delle comunita' del 1979; che l'Abruzzo, nel quadro del Mezzogiorno, presentasse caratteri di relativa crescita economica, priva pero' di analoghi segni di sviluppo culturale e di progresso della societa' civile, era ed e' una convinzione che Laporta condivide con molti altri.

In questo contesto l'Universita' abruzzese "G. D'Annunzio" di Chieti, che era stata fondata nel 1965 ed era stata statizzata appena nel 1982, poteva apparire non tanto una terra di frontiera da colonizzare, quanto piuttosto una riserva di possibili risorse, una sorta di avamposto nel tessuto sociale della regione e di questa parte del Mezzogiorno, dal quale partire per mobilitare energie, per scuotere torpori, per avviare processi di trasformazione culturale.

Vanno in questa direzione le iniziative assunte da Laporta in campo universitario: l'incremento delle scienze dell'educazione nell'Ateneo abruzzese; la costituzione e la direzione sia dell'Istituto di Pedagogia e Psicologia (1986), che del Centro di ricerca sulle tecnologie dell'istruzione (1987); i corsi integrativi ed i seminari scientifici organizzati intorno all'insegnamento ufficiale di Pedagogia. Nella stessa direzione si muovono le attivita' svolte fuori dall'Universita' a piu' diretto contatto con il territorio: la presidenza del comitato scientifico dell'Istituto per la formazione di dirigenti d'azienda nel Mezzogiorno (Ifdam); la collaborazione allo sviluppo dell'Universita' della Terza Eta' di Chieti; la fondazione e l'animazione di un gruppo scuola-universita' per lo studio di modelli di formazione in servizio degli insegnanti; lo svolgimento di iniziative di aggiornamento in numerose scuole della regione, in collegamento con diverse associazioni professionali di insegnanti; l'organizzazione di un ciclo di incontri del mondo scolastico regionale con l'editoria nazionale specializzata nei settori didattico e pedagogico; la consulenza prestata ad alcune cooperative giovanili operanti nel campo dei servizi sociali.

L'elenco potrebbe continuare e testimonierebbe, nei fatti, come alla base della scelta di Laporta di tornare in Abruzzo sia possibile rinvenire, insieme ad ovvie motivazioni personali e familiari, una tenace volonta' di ricominciare daccapo nel suo lavoro di costruzione e di trasformazione culturale. Si tratta di un impegno perseguito per decenni con rigore scientifico e con grande disponibilita' umana, un impegno da continuare.

 

7. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Miquel Alberti', La creativita' matematica. Come funzionano le menti straordinarie, Mondo Matematico - Rba Italia, Milano 2011, pp. 160, s.i.p. (ma euro 9,99).

*

Riletture

- Maria Antonietta La Torre, Ecologia e morale, Cittadella, Assisi 1990, pp. 160.

- Rosemary Ruether, Per una teologia della liberazione della donna, del corpo, della natura, Queriniana, Brescia 1976, pp. 240.

*

Riedizioni

- Philip Roth, Il seno, Einaudi, Torino 2005, Il sole 24 ore, Milano 2011, pp. 78, euro 2 (in supplemento al quotidiano "Il sole 24 ore).

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 576 del 4 giugno 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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