Nonviolenza. Femminile plurale. 353



 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 353 del 25 maggio 2011

 

In questo numero:

1. Rosa Luxemburg: Pazienza

2. Silvia Vegetti Finzi: Il luogo dell'utopia

3. Bia Sarasini: Un'occupazione al femminile nella citta' da ricostruire

4. Marco Deriu: La violenza maschile e il linguaggio

5. Letizia Lanza: Christine de Pizan

6. Angela Giuffrida: Presentazione de "La razionalita' femminile unico antidoto alla guerra"

7. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento

8. Contro la guerra una proposta agli enti locali

9. Riferimenti utili per l'informazione sui referendum. Per fermare il nucleare e per l'acqua bene comune

 

1. MAESTRE. ROSA LUXEMBURG: PAZIENZA

[Da Rosa Luxemburg, Lettere 1893,-1919, Editori Riuniti, Roma 1979, p. 226. E' un frammento di una lettera dal carcere di Wronke a Marta Rosenbaum dell'aprile 1917.

Rosa Luxemburg, 1871-1919, e' una delle piu' limpide figure del movimento dei lavoratori e dell'impegno contro la guerra e contro l'autoritarismo. Assassinata, il suo cadavere fu gettato in un canale e ripescato solo mesi dopo; ci sono due epitaffi per lei scritti da Bertolt Brecht, che suonano cosi': Epitaffio (1919): "Ora e' sparita anche la Rosa rossa, / non si sa dov'e' sepolta. / Siccome ai poveri ha detto la verita' / i ricchi l'hanno spedita nell'aldila'"; Epitaffio per Rosa Luxemburg (1948): "Qui giace sepolta / Rosa Luxemburg / Un'ebrea polacca / Che combatte' in difesa dei lavoratori tedeschi, / Uccisa / Dagli oppressori tedeschi. Oppressi, / Seppellite la vostra discordia". Opere di Rosa Luxemburg: segnaliamo almeno due fondamentali raccolte di scritti in italiano: Scritti scelti, Einaudi, Torino 1975, 1976; Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976 (con una ampia, fondamentale introduzione di Lelio Basso). Opere su Rosa Luxemburg: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg, Mondadori, Milano 1977; Paul Froelich, Rosa Luxemburg, Rizzoli, Milano 1987; P. J. Nettl, Rosa Luxemburg, Il Saggiatore 1970; Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneita' rivoluzionaria, Mursia, Milano 1974; AA. VV., Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista, Mazzotta, Milano 1977]

 

Oggi dobbiamo avere pazienza con la storia, voglio dire una pazienza che non si scoraggia e impiega al massimo l'energia, quando puo' sembrare che, temporaneamente, si stia mordendo il granito, una pazienza che non dimentica mai che la brava talpa della storia scava senza posa giorno e notte, fino a che si fa strada verso la luce.

 

2. MAESTRE. SILVIA VEGETTI FINZI: IL LUOGO DELL'UTOPIA

[Da Silvia Vegetti Fini, Storia della psicoanalisi, Mondadori, Milano 1986, 1994, p. 424.

Silvia Vegetti Finzi (Brescia 1938), psicologa, pedagogista, psicoterapeuta, docente universitaria, saggista, e' una prestigiosa intellettuale femminista. Su Silvia Vegetti Finzi dal sito dell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche (www.emsf.rai.it) riprendiamo la seguente notizia biografica: "Silvia Vegetti Finzi e' nata a Brescia il 5 ottobre 1938. Laureatasi in pedagogia, si e' specializzata in psicologia clinica presso l'Istituto di psicologia dell'Universita' cattolica di Milano. All'inizio degli anni '70 ha partecipato a una vasta ricerca internazionale, progettata dalle Associazioni Iard e Van Leer, sulle cause del disadattamento scolastico. Inoltre ha lavorato come psicoterapeuta dell'infanzia e della famiglia nelle istituzioni pubbliche. Dal 1975 e' entrata a far parte del Dipartimento di Filosofia dell'Universita' di Pavia ove attualmente insegna psicologia dinamica. Dagli anni '80 partecipa al movimento femminista, collaborando con l'Universita' delle donne 'Virginia Woolf' di Roma e con il Centro documentazione donne di Firenze. Nel 1990 e' tra i fondatori della Consulta (laica) di bioetica. Dal 1986 e' pubblicista del 'Corriere della Sera' e successivamente anche di 'Io donna' e di 'Insieme"' Fa parte del comitato scientifico delle riviste: 'Bio-logica', 'Adultita'', 'Imago ricercae', nonche' dell'Istituto Gramsci di Roma, della 'Casa della cultura' di Milano, della 'Libera universita' dell'autobiografia' di Anghiari. Collabora inoltre con le riviste filosofiche 'Aut Aut' e 'Iride'. Molti suoi scritti sono stati tradotti in francese, inglese, tedesco e spagnolo. E' membro dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, della Societa' italiana di psicologia; della Societe' internationale d'histoire de la psychoanalyse. Nel 1998 ha ricevuto, per i suoi scritti di psicoanalisi, il premio nazionale 'Cesare Musatti', e per quelli di bioetica il premio nazionale 'Giuseppina Teodori'. Sposata con lo storico della filosofia antica Mario Vegetti, ha due figli adulti, Valentina e Matteo. Gli interessi di Silvia Vegetti Finzi seguono quattro filoni: il primo e' volto a ricostruire una genealogia della psicoanalisi da Freud ai giorni nostri, intesa non solo come storia del movimento psicoanalitico ma anche come storia della cultura; il secondo, una archelogia dell'immaginario femminile, intende recuperare nell'inconscio individuale e nella storia delle espressioni culturali, elementi di identita' femminile e materna cancellati dal prevalere delle forme simboliche maschili: a questo scopo ha analizzato i sogni e i sintomi delle bambine, i miti delle origini, i riti di iniziazione femminile nella Grecia classica, le metafore della scienza, l'iconografia delle Grandi Madri; il terzo delinea uno sviluppo psicologico, dall'infanzia all'adolescenza, che tenga conto anche degli apporti psicoanalitici. Si propone inoltre di mettere a disposizione, tramite una corretta divulgazione, la sensibilita' e il sapere delle discipline psicologiche ai genitori e agli insegnanti; il quarto, infine, si interroga sulla maternita' e sugli effetti delle biotecnologie, cercando di dar voce all'esperienza e alla sapienza delle donne in ordine al generare". Tra le opere di Silvia Vegetti Finzi: (a cura di), Il bambino nella psicoanalisi, Zanichelli, Bologna 1976; (con L. Bellomo), Bambini a tempo pieno, Il Mulino, Bologna 1978; (con altri), Verso il luogo delle origini, La Tartaruga, Milano 1982; Storia della psicoanalisi, Mondadori, Milano 1986; La ricerca delle donne (1987); Bioetica, 1989; Il bambino della notte. Divenire donna, divenire madre, Mondadori, Milano 1990; (a cura di), Psicoanalisi al femminile, Laterza, Roma-Bari 1992; Il romanzo della famiglia. Passioni e ragioni del vivere insieme, Mondadori, Milano 1992; (con altri), Questioni di Bioetica, Laterza, Roma-Bari 1993; (con Anna Maria Battistin), A piccoli passi. La psicologia dei bambini dall'attesa ai cinque anni, Mondadori, Milano 1994; Freud e la nascita della psicoanalisi, 1994; (con Marina Catenazzi), Psicoanalisi ed educazione sessuale, Laterza, Roma-Bari 1995; (con altri), Psicoanalisi ed identita' di genere, Laterza, Roma-Bari 1995; (con Anna Maria Battistin), I bambini sono cambiati. La psicologia dei bambini dai cinque ai dieci anni, Mondadori, Milano 1996; (con Silvia Lagorio, Lella Ravasi), Se noi siamo la terra. Identita' femminile e negazione della maternita', Il Saggiatore, Milano 1996; (con altri), Il respiro delle donne, Il Saggiatore, Milano 1996; Volere un figlio. La nuova maternita' fra natura e scienza, Mondadori, Milano 1997; (con altri), Storia delle passioni, Laterza, Roma-Bari 1997; Il fantasma del patriarcato, Alma Edizioni, 1997; (con altri), Fedi e violenze, Rosenberg & Sellier, 1997; (con Anna Maria Battistin), L'eta' incerta. I nuovi adolescenti, Mondadori, Milano, 2000; Parlar d'amore, Rizzoli, Milano 2003; Silvia Vegetti Finzi dialoga con le mamme, Fabbri, Milano 2004; Quando i genitori si dividono, Mondadori, Milano 2005; Nuovi nonni per nuovi nipoti, Mondadori, Milano 2008; La stanza del dialogo, Casagrande, Bellinzona 2009]

 

Non e' dal pensiero notturno o presimbolico che potremo attenderci alternative alla nostra angustia presente ma da un recupero del desiderio alla razionalita' secondo il noto motto di Freud "Dove era l'Es deve subentrare l'Io". Se all'Es spetta la dimensione del passato, all'Io compete un compito, realizzare il futuro. L'Io come soggettivita' anticipante diviene il luogo dell'utopia, di cio' che ancora non e' ma che nulla ha dimostrato impossibile.

Cosi' intesa l'utopia non designa un mondo di domani che possa consolare dalla miseria di oggi. Se e' vero che l'atteggiamento utopico coinvolge la dimensione temporale del futuro, esso implica anzitutto un particolare approccio al presente. L'occhio non si proietta al di la' della realta' ma proprio in essa sa cogliere i germi di cio' che ancora non e', e che tuttavia ha la possibilita' di divenire.

 

3. INIZIATIVE. BIA SARASINI: UN'OCCUPAZIONE AL FEMMINILE NELLA CITTA' DA RICOSTRUIRE

[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso sul quotidiano "Il Manifesto" del 10 maggio 2011.

Bia Sarasini, prestigiosa giornalista, intellettuale femminista, ha diretto "Noi donne" ed e' cofondatrice del sito "DeA"]

 

Occupare una casa all'Aquila. Un atto simbolico, un gesto politico. Scegliere una Casa delle donne nella citta' tutta da ricostruire, nella citta' che a due anni dal terremoto non ha ancora un piano di ricostruzione, per il quale il governo non ha ancora preparato una legge che lo finanzi. Una casa dopo il terremoto. E' successo il 5 maggio scorso all'Aquila, e' stato il gesto inaugurale dell'incontro voluto dalle donne Terre-Mutate, che hanno invitato tutte a sostenerle nel loro progetto, nel desiderio di una casa che sia loro e di tutta la citta'. E all'Aquila le donne sono venute da tutta Italia il 7 e l'8 maggio, per rispondere al loro invito.

"Vogliamo mostrarvi quello che non passa in televisione - aveva scritto il comitato promotore (Donne in nero, Biblioteca delle donne Melusine e il Centro antiviolenza, tutti dell'Aquila e la rivista "Leggendaria") - farvi vedere la citta' che in tanti hanno guardato senza vederla veramente". Cosi' sono arrivate in circa 600 delle piu' varie provenienze - Trieste, Napoli, Bolzano, Roma, da Torino, Vicenza, Brescia, Livorno, Milano, Ravenna, Venezia, Firenze, Fano, Verona, Grosseto. Per due giorni hanno tessuto una fitta trama di incontri, riflessioni, osservazioni, esplorazioni della citta' insieme alle aquilane. Una presenza forte in un centro storico che prima del loro arrivo colpiva per il silenzio e il vuoto, anche nelle piazze e nelle strade che ora sono agibili.

"E' la prima volta che tante persone vengono da fuori a vedere come stanno le cose, a parlare con noi, ascoltarci" raccontavano in piazza Duomo mentre si muoveva il corteo guidato dal coro del gruppo di resistenza musicale permanente che andava verso piazza Palazzo per chiudere la manifestazione davanti alla "casa occupata". A parlare era un gruppo di donne e uomini che non avevano partecipato ai lavori, molto contenti di constatare un interesse per loro, la loro citta'. Qualcosa che da' fiducia, mi hanno detto, e la fiducia qui si e' persa, stiamo tutti sparsi, lontani. "Veniamo la domenica. Veniamo per vedere le nostre strade. I nostri posti". Duro l'impatto con la zona chiusa, tra il silenzio e l'odore di cose finite, e lo strano effetto di rovine tenute insieme da puntelli che sono quasi una seconda pelle, una fasciatura che nasconde il crollo. "Dietro queste facciate c'e' il vuoto, l'interno e' imploso" spiega l'architetto Camilla Inverardi, "non si capisce perche' si e' tenuto in piedi anche quello che si dovra' per forza abbattere. Non c'e' un progetto. Eppure le possibilita' sono immense. Si potrebbe farne una citta' medievale e supertecnologica". Altrettanto sconvolgenti quelle che tutti chiamano "le casette". Perfino carine, nel sembrare case di montagna. Senza una piazza, nulla dove poter stare. E alla fine l'unico luogo di incontro, per esempio per i ragazzi, sono i garage dei centri commerciali.

Condividere l'esperienza di questi luoghi, di questi spazi pensati e gestiti da altri, e' stata la base del confronto andato in scena per due giorni nelle stanze preparate dalle donne Terre-Mutate. La camera da letto. dove si e' parlato di corpi violati e corpi desideranti. La cucina dedicata alla cultura come antidoto al mercantilismo, il giardino luogo del consumo sostenibile, il soggiorno sede dei beni comuni e della legalita', la biblioteca, donne in resistenza contro la militarizzazione dei territori. Come a volte avviene, il filo e' stato comune, e comune il desiderio di trovare pratiche e azioni politiche da condividere, per fare dell'Aquila, e' stato detto, un punto di partenza per tutta l'Italia. Per cosa? Per una politica che parta dall'esperienza della resistenza, resistenza alla violazione, della terra come dei corpi. Una resistenza che e' resilienza, cioe' creativa, attiva. Per cui le donne possono trovare pensieri e parole che si rivolgono a tutti. Perche' la resistenza delle donne e' insistenza sull'esistenza di pratiche per rifondare non soltanto L'Aquila, ma tutte le realta' terre-mutate che esistono. Obiettivo immediato. Il referendum per l'acqua. L'Aquila viene da acqua, non dall'aquila federiciana. L'acqua, bene comune nelle terre-mutate.

 

4. RIFLESSIONE. MARCO DERIU: LA VIOLENZA MASCHILE E IL LINGUAGGIO

[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "Un altro linguaggio tra uomini e donne" e il sommario "La rimozione della violenza maschile anche nel linguaggio".

Marco Deriu, sociologo e saggista, docente universitario, e' stato direttore della rivista "Alfazeta" dal 1996 al 1999; consulente culturale per diversi enti pubblici e privati, ha seguito in particolare la progettazione e le attivita' del "Laboratorio per la cultura della pace" dell'assessorato ai servizi sociali della Provincia di Parma; , e' impegnato nell'esperienza di "Maschile Plurale". Tra le opere di Marco Deriu: (a cura di), Gregory Bateson, Bruno Mondadori, Milano 2000; (a cura di), L'illusione umanitaria. La trappola degli aiuti e le prospettive della solidarieta' internazionale, Emi, Bologna 2001; (a cura di, con Pietro Montanari e Claudio Bazzocchi), Guerre private, Il ponte, Bologna 2004; La fragilita' dei padri. Il disordine simbolico paterno e il confronto con i figli adolescenti, Unicopli, Milano 2004; Dizionario critico delle nuove guerre, Emi, Bologna 2005]

 

Uno dei problemi, forse il principale, nell'affrontare la violenza maschile sulle donne e' legato al fatto che i termini - gli schemi di lettura, le categorie, le parole stesse - che usiamo sono gia' espressione della cultura e delle visioni che supportano quella stessa violenza.

Il primo esempio, macroscopico, e' che nella comunicazione "standard" si continua a parlare di "violenza sulle donne", mettendo l'accento sulla vittima, e non di "violenza maschile" o di "violenza maschile sulle donne", che sottolineerebbe invece l'autore e la responsabilita' maschile. Tale rimozione nel linguaggio permette o supporta altre rimozioni. Per esempio siamo abituati a leggere sui giornali o a sentire in televisione espressioni quali "un siciliano" oppure "un maghrebino" o "un rumeno" ha commesso una certa violenza su una donna. Cosi' si mette l'accento su un fatto secondario e si sottrae all'attenzione il dato piu' comune ma anche piu' rilevante, ovvero che si tratta di maschi.

L'insistenza sulla vittima che lascia sullo sfondo l'autore, permette inconsapevolmente di "demonizzare" o "disumanizzare" il carnefice anziche' farci realmente i conti. Permette inoltre di non interrogarsi sulle dinamiche sociali e relazionali che invischiano insieme carnefice e vittima, rendendo difficile sottrarsi a una relazione patologica tanto a chi la subisce, tanto a chi tale violenza l'agisce magari proprio con l'idea di mantenerla in quel modo legata a se'. In altre parole il linguaggio che usiamo attualmente per parlare della violenza ci preclude la possibilita' di porre l'attenzione e di mettere a fuoco il tema delle relazioni. Delle forme della relazione affettiva, di coppia, famigliare, ma anche delle relazioni di lavoro, delle relazioni politiche.

Nei pochi casi in cui nella comunicazione sociale ci si rivolge agli uomini, si finisce per confermare degli stereotipi. "Gli uomini picchiano le donne" sentenziava il manifesto di un partito di sinistra, con una generalizzazione che rischia paradossalmente di "naturalizzare" la violenza maschile e di impedire invece di domandarsi criticamente perche' alcuni (molti) uomini sono violenti e (molti) altri no. O per fare un esempio diverso, dire "I veri uomini non picchiano" non significa inconsapevolmente confermare l'esistenza di una categoria di "veri uomini" anziche' aiutare gli uomini a rivendicare la loro soggettivita' e la loro responsabilita'?

Dichiararsi contro la violenza sulle donne non significa essere a favore della liberta' o dell'autonomia delle donne. Ci sono commentatori e forze politiche che si scagliano contro la violenza sulle donne proponendo "punizioni esemplari" o ronde per "proteggere le donne". In questo modo sdoganano una "violenza buona" in opposizione a quella "cattiva" e impediscono di comprendere la connessione simbolica tra l'affermazione virile sulle donne e quella della loro "protezione", poiche' entrambe le posture risparmiano agli uomini di mettersi di fronte a una donna disarmati e sullo stesso piano.

Noi non parliamo semplicemente della violenza. Piuttosto siamo parlati dal linguaggio della violenza. E mentre maturiamo come uomini e nelle nostre relazioni dobbiamo maturare nel nostro linguaggio, nel nostro modo di pronunciare il mondo e le relazioni. Un linguaggio magari che ci aiuti a nominare e a dialogare con le nostre emozioni, i nostri desideri, i nostri bisogni. Con le nostre paure e fragilita' di fronte alle esperienze di unione e di abbandono, di fiducia o di tradimento nella loro intrinseca apertura e ambivalenza.

 

5. PROFILI. LETIZIA LANZA: CHRISTINE DE PIZAN

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Letizia Lanza e' una prestigiosa intellettuale e poetessa; laureata in lettere antiche presso l'Universita' degli Studi di Padova (con una tesi in archeologia cristiana), perfezionatasi presso l'Universita' degli Studi di Urbino (con una tesi in scienze dell'antichita' - Indirizzo filologico), da lunghi anni interessata alla attivita' di ricerca persegue una prospettiva di indagine di filologia storico-femminile, esplicandola sia al riguardo dei documenti del passato sia nei confronti delle voci letterarie (italiane e straniere) del presente: nell'ambito della classicita', suoi filoni privilegiati di studio sono la poesia epica, essenzialmente "omerica" (con la dotta contre-partie rappresentata dalla produzione parodica), la lirica greca arcaica, la tragedia di Sofocle ed Euripide, ampi stralci della produzione storica e letteraria della latinita'; a cio' si aggiungono, ora piu' frequenti, le appassionate incursioni nel mondo dell'archeologia; nell'ambito della modernita', i suoi interessi si appuntano principalmente su presenze femminili "forti" quali Christine de Pizan, Emily Dickinson, Virginia Woolf, Maria Zambrano, Ingeborg Bachmann - sia pure non trascurando, di entrambi i generi, voci magari piu' recenti e vicine (bastino tra tanti i nomi di Cesare Ruffato e Paolo Valesio); sul piano socio-politico e' impegnata anche con interventi scritti in difesa dell'ambiente, della biodiversita', della pace, della convivenza aperta nei confronti dell'altro/a, quindi aliena da violenza; oltre all'attivita' di scrittura, assieme all'impegno in seminari o lezioni universitarie (facolta' di lettere di Bologna e Padova) ha preso parte a conferenze, convegni e iniziative presso varie strutture (fondazioni, associazioni, musei, istituzioni culturali le piu' varie) e collaborato a molte riviste  e siti web; ha collaborato tra l'altro con la Fondazione Scientifica Querini Stampalia Onlus di Venezia, con l'Associazione Iasos di Caria, con la rivista della Boemia meridionale "Relationes Budvicenses", con la rivista veneziana "Nexus", con la Fondazione Luciano Bianciardi di Grosseto, con il sito de "L'araba fenice", con la rivista on line "Senecio"; fa parte dell'Associazione italiana di cultura classica, sezione di Venezia; fa parte della Societa' italiana delle letterate; assieme a Luana Castelli, Francesca Dissera, Anna Ponti e altre amiche veneziane fa parte del gruppo di ricerca "Geografia di genere - Geografia di citta'" coordinato da Tiziana Plebani. Tra le opere di Letizia Lanza: Archestrato, il cuoco degli dei (scritto in collaborazione con C. D'Altilia, illustrato da M. Vulcanescu), Abano Terme, Piovan Editore 1988; Sofocle. Problemi di tradizione indiretta (scritto in collaborazione con L. Fort, premessa di M. Geymonat), Padova, Editoriale Programma 1991; Ritorno ad Omero. Con due appendici sulla poesia africana, Venezia, Supernova 1994; Scritti di donna, Venezia, Supernova 1995; Il gioco della parola (1987-1995), Venezia, Supernova 1995; Eidola. Immagini dal fare poetico, Venezia, Supernova 1996; Scripta selecta. Da oggi a oggi, Venezia, Supernova 1997; Vipere e demoni. Stereotipi femminili dell'antica Grecia, Venezia, Supernova 1997; Donne greche (e dintorni). Da Omero a Ingeborg Bachmann, Venezia, Supernova 2001; Grecita' femminile. L'altra Penelope, Venezia, Supernova 2001; Frustoli di scrittura. Tra paganesimo e misticismo (postfazione di M. Ferrari), Venezia, Supernova 2002; Il diavolo nella rete (premessa di F. Santucci, postfazione di G. Lucini), Novi Ligure, Edizioni Joker 2003; Diabolica. Da oggi a ieri, Venezia, Supernova 2004; Poesie soffocate, Venezia, Poligrafica 2005; Ludi, ghiribizzi e varie golosita', Venezia, Supernova 2005; Levia Gravia 2004-2005, Venezia, Poligrafica 2006; Le donne e l'antico. Ed. L. Fort - I. Lisovy, Ceske' Budejovice-Venezia, Johanus 2006; Litora vitae honestae. Disputationes de magistro nostro, collega et amico, Professore Franco Sartori (1922-2004). Ed. I. Lisovy - L. Lanza, Ceske' Budejovice-Venezia, Lafoli 2006; Vino donne amori (di varia antichita'), Venezia, Supernova 2006. Cfr. anche l'ampia intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 253.

Su Cristina di Pizan cfr. anche la "voce" di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 324]

 

Cristiana di Tommaso da Pizzano (poi addolcito in Pisano) nasce a Venezia nel 1365 ca. e muore, probabilmente a Poissy, nel 1430 ca.

Il padre, medico e astrologo, versato in matematica e in filosofia della natura, gia' cattedratico dell'Ateneo bolognese, quindi medico e consigliere della Serenissima Repubblica, nel 1368 ca. viene chiamato alla corte francese di Carlo V il Saggio. Cristiana (poi Christine) ha cosi' modo di attingere una vasta cultura alla ricchissima Biblioteca Reale del Louvre.

A soli 15 anni andata in sposa a Etienne de Castel, giovane notaio segretario del re, rimasta precocemente vedova nel 1390 con la responsabilita' di tre figli piccoli e della madre, vedova anch'essa e lasciata dal marito in relativa poverta', Christine si volge con disperato impegno allo studio e alla scrittura, tanto da produrre e vendere cento ballate in soli due anni (Cent balades d'Amant et de Dame). Con ogni probabilita', nei primi tempi lavora pure come copista e addirittura dirige uno scriptorium di maestri miniatori - se e' vero che al Louvre, alla presenza di Filippo di Borgogna, si reca assieme ai suoi aiutanti (avec mes gens).

La straordinaria metamorfosi da donna a uomo, descritta nel Livre de la Mutacion de Fortune (23.636 ottonari, composti tra il 1400 e il 1403) viene a simbolizzare, per Pizan, tanto una maggior assunzione di responsabilita' quanto il cambiamento che genera la sua vocazione di scrittrice, comunque ancora mestiere da uomo. Pressante e angoscioso rimane infatti in lei il problema della difesa delle donne e l'intento di stabilirne l'autorita' attraverso la riscrittura della tradizione. Se gia' nell'Epistre au Dieu d'Amours (1399) Christine sferra un attacco deciso contro la tradizione androcentrica e misogina, nel periodo 1401-1402, con l'Epistres du Debat sur le "Roman de la Rose" e il Dit de la Rose essa partecipa pubblicamente alla querelle sul Romanzo della Rosa, accusando con parole di fuoco la triviale tracotanza di Jean Chopinel de Meung-sur-Loire, prete e scrittore misogino, continuatore, attorno al 1270, dell'incompiuto racconto d'amore di Guillaume de Lorris.

Negli anni dal 1399 al 1403 Christine inizia a comporre l'immane corpus di poesie per cui diviene celebre (lavoro che dura fino al 1415). Oltre al poemetto dedicato al Dieu d'Amours e ai piu' che 6.000 versi del Livre de la Mutacion, scrive l'Epistre d'Othea, la Deesse que elle envoya a' Hector de Troie, quant il estoit en l'aage de quinze ans (100 quartine) e il Livre du

chemin de long Estude (6.392 versi), senza contare le ballate (tradizionali o "retrogade"), i versi "leonini", i "divertimenti da societa'" (jeux a' vendre). Le sue creazioni riscuotono notevole successo, cosi' da procurarle illustri committenti: solo nella famiglia reale i fratelli di Carlo V, Jean, duca di Berry e il duca Filippo di Borgogna; la regina Isabella di Baviera, cui Pizan dedica il lussuoso manoscritto miniato di tutte le sue opere (attualmente noto come Harley 4431 e conservato nella British Library); Luigi, duca d'Orleans e sua moglie Valentina Visconti. Christine e' ormai una professionista della scrittura: si fa ritrarre nella solitudine del suo studio, intenta a leggere o calligrafare un testo; cura personalmente la capillare diffusione dei suoi libri; compie ogni sforzo per conquistarsi una salda e durevole fama. Nel 1404 scrive in prosa il Livre des Fais et Bonnes Meurs du Sage Roy Charles V, attuando in esso il passaggio dalla biografia alla storiografia - a dimostrazione di come memoria, fama, historia siano sempre congiuntamente intrecciate.

Si giunge cosi' al Livre de la Cite' des Dames, fondamentale per la strategia pizaniana di valorizzazione del femminile, congiuntamente al suo corollario, il Livre des Trois Vertus - sorta di vademecum della perfetta moglie medievale dedicato alla delfina, Margherita di Borgogna duchessa di Guyenne.

Scritto nell'inverno 1404-1405 e illustrato da Anastasia, la piu' accreditata miniaturista di Parigi, a confutazione sia del malevolo Liber Lamentationum Matheoli (XIII secolo) sia del boccacciano De Mulieribus Claris, il provocatorio Livre de la Cite' consente a Christine, assistita da Ragione, Rettitudine e Giustizia, di progettare - grandiosa costruzione allegorica - una Citta' fortificata in difesa delle virtuose oltraggiate. La Citta' e' il Libro e il Libro e' la Citta': opere entrambe perfette e insostituibili.

Negli anni che seguono l'Avision Christine, sorta di autobiografia spirituale risalente al 1405, subito prima della disfatta di Azincourt, nel 1415, Pizan scrive le Lamentations sur le maux de la guerre civile; nel 1418, l'Epistre de la Prison de vie humaine, dedicata alle francesi orribilmente provate dalle violenze della guerra. Si ritira quindi presso sua figlia monaca, nel convento delle Domenicane di Poissy, dove, probabilmente nel 1425, morto in esilio il figlio Jean, scrive un'opera sulla maternita' crocefissa di Maria: Heures de contemplacion sur la Passion de notre Seigneur. Nel 1429, all'indomani della liberazione di Orleans, la fecondissima scrittrice compone il Ditie' de Jehanne d'Arc, poemetto in 67 strofe di versi sciolti dedicato alla gloriosa pulzella, suo estremo impegno poetico a celebrazione dell'eroismo femminile. Christine tace infatti nel 1431, quando la Santa guerriera viene condotta al rogo: con ogni probabilita' e' gia' morta.

Opere: Oeuvres Poetiques de Christine de Pisan, publiees par M. Roy, Paris, Firmin Didot, vol. 1-3, 1886, 1891, 1896; L'Avision-Christine, edited by M. L. Towner, Washington D. C., The Catholic University of America, 1932; Le Livre des Fais et Bonnes Meurs du Sage Roy Charles V, edite' par S. Solente, Paris, H. Champion, 1940, 2 voll.; Le Livre de la Mutacion de Fortune, edite' par S. Solente, Paris, Picard, 1959-1966, 4 voll.; Epistres sur le "Roman de la Rose" in Ch. de Pisan - J. Gerson - J. De Montreuil - G. e P. Col, Le Debat sur le Roman de la Rose, edite' par E. Hicks, Paris, H. Champion, 1977; Le Ditie' de Jehanne d'Arc, edited by A. J. Kennedy - K. Varty, Oxford, Society for the Study of Medieval Languages and Literature, 1977; Epistre a la Royne, ed. by J. A. Wisman, New York-London, Garland, 1984; Le Livre des Trois Vertus, edite' par C. C. Willard - E. Hicks, Paris, H. Champion, 1989; Le Livre du Corps de Policie, edite' par A. J. Kennedy, Paris, H. Champion, 1998; Epistre Othea, edite' par G. Parussa, Geneve, Droz, 1999; Le Chemin de Longue Etude, edite' par A. Tarnowski, Paris, Librairie generale francaise, 2000. Traduzioni italiane: La Citta' delle Dame, a cura di P. Caraffi. Edizione di E. J. Richards, Milano-Trento, Luni Editrice, 1998.

Bibliografia: G. Mombello, La tradizione manoscritta dell'"Epistre Othea" di Christine de Pizan: prolegomeni all'edizione del testo, Torino, Accademia delle Scienze, 1967; Culture et politique en France a' l'epoque de l'Humanisme et de la Renaissance, ed. par F. Simone, Torino, Accademia delle Scienze, 1974; P. de Winter, Christine de Pizan, ses enlumineurs et ses rapports avec le milieu bourguignon in "Actes du 104eme Congres des Societes Savantes", Paris, 1982, 335-376; Ideals for Women in the Works of Christine de Pizan, ed. by D. Bornstein, "Medieval and Renaissance Monograph Series", Detroit, Michigan, Consortium for Medieval and Early Modern Studies, 1981; C. C. Willard, Christine de Pizan. Her Life and Works, New York, Persea Books, 1982; J. Laidlaw, Christine de Pizan. An Author's Progress, "Modern Language Review" 78, 1983, 532-550; A. J. Kennedy, Christine de Pizan: A Bibliographical Guide, London, Grant and Cutler, 1984; Medieval Woman Writers, ed. by K. M. Wilson, Manchester, Manchester University Press, 1984; Women of the Medieval World, ed. by J.Kirschner - S. Wemple, Oxford-New York, Basil Blackwell, 1985; J. Laidlaw, Christine de Pizan: a Publisher's Progress, "Modern Language Review" 82, 1987, 35-75; M. Thiebaux, The Writings of Medieval Women, New York - London, Garland, 1987; E. Yenal, Christine de Pisan. A Bibliography of Writings by Her and about Her, Metuchen, N. J. and London, Scarecrow Press, 1989; E. Carrara, Christine de Pizan. Biografia di una donna di lettere del XV secolo, "Quaderni Medievali" 29, 1990, 65-81; Modernite' au Moyen Age: le defi du passe', ed. par B. Cazelles - C. Mela, Geneve, Droz, 1990; S. Delany, Medieval Literary Politics. Shapes of Ideology, Manchester, Manchester University Press, 1990; A. Guiducci, Medioevo inquieto. Storia delle donne dall'VIII al XV secolo d. C., Firenze, Sansoni, 1990, 279-303; The Reception of Christine de Pizan from the Fifteenth through the Nineteenth Centuries. Visitors to the City, ed. by G. McLeod, Lewiston-Queenston-Lampeter, The Edwin Meller Press, 1991; M. Quilligan, The Allegory of Female Authority, Ithaca and London, Cornell University Press, 1991; Politics, Gender and Genre. The Political Thought of Christine de Pizan, ed. by M. Brabant, San Francisco-Oxford, Westview Press-Boulder, 1992; Reinterpreting Christine de Pizan, ed. by E. J. Richards, Athens and London, University of Georgia Press, 1992; Dear Sister. Medieval Women and the Epistolary Genre, ed. by K. Cherewathuk - U. Wiethaus, Philadelphia, University of Pennsylvania Press, 1993; J. Cerquiglini, La couleur de la melancolie. La frequentation des livres au XVIeme siecle. 1300-1415, Paris, Hatier, 1993; M. Zimmermann - D. De Rentiis, The City of Scholars. New Approaches to Christine de Pizan, Berlin-New York, Walter de Gruyter, 1994; Une femme de Lettres au Moyen Age. Etudes autour Christine de Pizan, articles inedits reunis par L. Dulac - B. Ribemont, Orleans, Paradigme, 1995; Gender and Texte in the Later Middle Ages, ed. by J. Chance, Orlando, Miami, University Press of Florida, 1996; R. Pernoud, Storia di una scrittrice medievale: Cristina da Pizzano, edit. di L. Cocito, trad. di A. Tombolini, Milano, Jaca Book, 1996; L. Lanza, Frustoli di scrittura. Tra paganesimo e misticismo, postfazione di M. Ferrari, Venezia, Supernova, 2002, pp. 11-26.

 

6. LIBRI. ANGELA GIUFFRIDA: PRESENTAZIONE DE "LA RAZIONALITA' FEMMINILE UNICO ANTIDOTO ALLA GUERRA"

[Ringraziamo Angela Giuffrida (per contatti: frida.43 at libero.it) per averci messo a disposizione la seguente presentazione del suo ultimo libro.

Angela Giuffrida e' docente di filosofia ed acuta saggista. Opere di Angela Giuffrida: Il corpo pensa, Prospettiva edizioni, Roma 2002; La razionalita' femminile unico antidoto alla guerra, Editore Bonaccorso, Verona 2011]

 

Angela Giuffrida, La razionalita' femminile unico antidoto alla guerra, Editore Bonaccorso, Verona 2011, pp. 427, 20 euro.

*

Il saggio porta alla luce un problema che caratterizza tutte le comunita' androcentriche senza eccezioni e tuttavia rimane nascosto ed è invisibile ai piu', malgrado sia di un'evidenza abbagliante. Tale problema e' l'oblio del vivente e delle sue necessita'. L'ignoranza di cio' che il vivente e' sostanzia la singolare predilezione maschile per la distruzione e la morte, che si traduce in uno stato di guerra permanente e senza quartiere alla vita, di cui la guerra guerreggiata e' solo l'aspetto piu' eclatante. Travalicando i campi di battaglia, la guerra impronta le organizzazioni sociali in ogni parte e ad ogni livello. Siamo sempre in guerra, come dimostrano l'universale, feroce repressione delle madri della specie, la politica del dominio, l'economia del profitto, l'insozzamento e la spoliazione dissennata della natura che ci alimenta. Elevando la guerra a fondamento dell'ordine sociale Michel Foucault conferma il suddetto assunto.

I rinnovati inni alla sovrumana bellezza della guerra, da parte di Alessandro Baricco (1) e di James Hillman (2), mettendo in scena senza veli la sinistra attrazione degli uomini per la distruttivita', definita da Freud "istinto di morte", scoprono la mancanza di significative cognizioni riguardanti il vivente. Infatti, si puo' definire bella, addirittura sublime la guerra solo omettendo le sofferenze e i lutti che essa comporta; ma una simile omissione e' possibile a condizione di non riconoscere se stessi e gli altri ne' come umani ne' tantomeno come viventi, di considerare la propria e l'altrui vita un orpello insignificante, senza valore alcuno. Il pensiero filosofico registra tale carenza ignorando l'organismo che viene ridotto a mero contenitore della ragione.

La domanda a cui bisogna prioritariamente e urgentemente dare risposta e', dunque, come mai il vivente sia assente nell'assetto cognitivo dominante. La teoria del corpo pensante, esposta estesamente in un precedente saggio (3) e ripresa nel primo capitolo di questo, e' riuscita nell'intento, permettendo di comprendere l'origine dell'irragionevole, insana avversione maschile per la vita e dei meccanismi che rendono inevitabile il ricorso alla violenza. Ha potuto farlo perche' ha attribuito convenientemente il pensiero all'organismo vivente, considerandolo un sistema cognitivo, capace di trasformare l'esperienza in conoscenza. La mente e' un processo del corpo biologico che, pertanto, risulta il vero soggetto pensante, autore responsabile, nella sua interezza, della conoscenza.

Il problema del sistema di pensiero dominante e' che non coglie l'organismo come soggetto conoscente e agente. Il corpo e la ragione sono "cose" (non a caso Cartesio ha chiamato entrambe res) situate su poli opposti, percio' in conflitto tra loro. Non riconoscendo nel corpo vivente il produttore del pensiero, il soggetto diventa un essere immateriale - ragione, anima o spirito che dir si voglia - di cui si ignora l'origine, ma che assume l'esclusiva dell'individualita' e del valore. La bizzarra sparizione dell'organismo dall'orizzonte concettuale maschile e' dovuta al modo di intenzionare il mondo, che e' diverso per donne e uomini in quanto deriva dall'esperienza riproduttiva, la piu' importante perche' fonda la specie e ne permette l'esistenza.

Gli uomini, in sintonia con l'esperienza del loro corpo, non recepiscono il reale complessivamente, ma fissano un singolo dato; privato del contesto, percio' assolutizzato ed entizzato, esso richiama il suo opposto che ha subito lo stesso trattamento. I due dati si misurano in uno scontro frontale, il cui esito non puo' che essere l'eliminazione dell'uno o dell'altro. Le donne assumono invece il reale nell'insieme, per cui scorgono tra i poli innumerevoli altre variabili che permettono di trovare soluzioni diverse. La tendenza a non radicalizzare i conflitti, salvaguardando i contendenti, deriva anche dal fatto che dall'esperienza materna esse ricavano la capacita' di privilegiare le connessioni. Poiche' lo costruiscono e se ne prendono cura conoscono l'organismo, che svanisce nella mente maschile frantumato, come tutta la realta', in parti irrelate e appiattite su coppie di contrari in perenne conflitto.

Descrivendo i meccanismi di tale mente, la teoria del corpo pensante e' in grado di spiegare le incongruenze e le disfunzioni che fanno delle comunita' androcratiche veri e propri manicomi a cielo aperto. Riesce laddove il pensiero dominante ha fallito, essendo quanto mai lontano "da una visione scientifica della guerra che risulti soddisfacente" (4). Motivando l'inclinazione maschile a decostruire e il piacere da essa derivante, ne rivela la tramutazione, attraverso la mescolanza con altri fattori, in quella violenza distruttiva di cui la guerra guerreggiata e' solo l'espressione piu' vistosa. Mostrando, inoltre, i ferrei limiti che l'approccio cognitivo analitico impone al reale e la sua estrema pericolosita' per gli organismi viventi, ne indica il superamento in un radicale cambio di prospettiva che solo le donne possono assicurare perche' stanno al mondo e lo concepiscono in un modo affatto diverso.

Il presente saggio e' un'applicazione della superiore teoria. I meccanismi mentali che essa ha individuato sono fatti scaturire socraticamente da un dialogo ideale con le autrici e gli autori presi in considerazione, che avviene attraverso la discussione di stralci dei loro saggi, riportati estesamente per evidenziare le contraddizioni in cui il pensiero dominante si impantana, bloccato da insuperabili aporie. Il confronto serrato non avviene solo con chi fa discorsi rapiti sulla guerra, come i citati Baricco e Hillman, ma anche col variegato mondo della nonviolenza che, pur avvertendo la necessita' e l'urgenza di un cambiamento, non vede che gli ideali di riconoscimento e rispetto dell'altro a cui si ispira, per essere concretamente realizzati, necessitano di un'altra impostazione mentale. Gli interlocutori sono Gandhi, Capitini, King, considerati i maggiori ispiratori dei movimenti nonviolenti, il cui idealismo rende inefficaci in radice gli onesti sforzi tesi a realizzare la pace perseguita. Anche il soggetto del loro pensiero, infatti, non e' un organismo integro, ma uno spirito trascinato dal corpo in cui soggiorna verso il basso mondo della materia e degli istinti, che ostacola il raggiungimento di alte quanto imprendibili idealita'. Come l'uomo neutro universale - l'incongruente concetto chiave del pensiero politico moderno - essendo inficiato da parzialita', astrattezza e genericita', non rappresenta gli esseri umani singoli e concreti. C'e' da chiedersi quando mai potremo essere riconosciuti e rispettati, quando mai potremo vedere soddisfatte le nostre reali esigenze se non esistiamo nel pensiero unico che governa indebitamente il mondo.

La permanenza nell'apparato concettuale dominante ha finora impedito anche alle donne di far irrompere nella sfera pubblica la viva esperienza umana. Uscite dal privato grazie al femminismo, la nascita, la sessualita', la malattia e la morte, non potendo essere attribuite al soggetto umano nella sua interezza, ne hanno seguito la parcellizzazione e la conseguente deformazione. Il pensiero femminista, non solo italiano, si affatica nella decostruzione dei modelli maschili senza aggredire la logica che li informa. Malgrado il fine dichiarato sia il superamento dell'economia binaria, le filosofe continuano ad occupare il polo opposto o a situarsi all'esterno rispetto alle categorie del logos, che inopinatamente rafforzano. Cosi' la riduzione del soggetto metafisico di origine cartesiana  nelle cosiddette personalita' multiple e senza centro, portando alla sparizione dell'idea stessa di soggetto, approda nel mondo fantasmatico in cui brancoliamo da millenni. Per non essere irrigidito in un'astratta ipostatizzazione ne' smembrato in frammenti instabili, il soggetto deve essere incardinato sul corpo biologico che si trasforma e diviene senza perdere la sua stabilita'. Cio' che bisogna cancellare, quindi, non sono i soggetti - cosa peraltro impossibile - ma le categorie maschili di riferimento. In questo momento storico, pero', in generale il femminismo sembra impermeabile all'istanza di una messa in discussione globale del sistema di pensiero dominante, malgrado la sua inadeguatezza sia visibile ad occhio nudo e le sue ricadute scortichino letteralmente la nostra pelle.

La teoria del corpo pensante e' al momento l'unica in grado di far scaturire l'insufficienza del sistema direttamente dai suoi fondamenti. Numerose ricerche condotte in tutto il mondo - di cui nel saggio sono riportate le piu' significative - confermano la difformita' mentale fra i due sessi, mostrando come siano le donne a possedere il tipo di razionalita' funzionale alla vita, perche' capace di comprendere quei sistemi aperti che vanno sotto il nome di viventi. Ritrovare il punto di vista femminile sul mondo e' condizione necessaria per porre fine alle inutili stragi ed alle infinite, gratuite sofferenze, dovute ad un carente e disordinato ordine mentale.

*

Note

1. Alessandro Baricco, Omero, Iliade, Feltrinelli 2004.

2. James Hillman, Un terribile amore per la guerra, Adelphi 2005.

3. Angela Giuffrida, Il corpo pensa. Umanita' o femminita'?, Prospettiva Edizioni 2002.

4. Theodor Ropp, in Un terribile amore per la guerra, op. cit.

 

7. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Giova ripetere le cose che e' giusto fare.

Tra le cose sicuramente ragionevoli e buone che una persona onesta che paga le tasse in Italia puo' fare, c'e' la scelta di destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.

"Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli". Cosi' recita la "carta programmatica" del movimento fondato da Aldo Capitini.

Sostenere il Movimento Nonviolento e' un modo semplice e chiaro, esplicito e netto, per opporsi alla guerra e al razzismo, per opporsi alle stragi e alle persecuzioni.

Per destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' sufficiente apporre la propria firma nell'apposito spazio del modulo per la dichiarazione dei redditi e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione: 93100500235.

Per contattare il Movimento Nonviolento, per saperne di piu' e contribuire ad esso anche in altri modi (ad esempio aderendovi): via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

8. INIZIATIVE. CONTRO LA GUERRA UNA PROPOSTA AGLI ENTI LOCALI

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Proponiamo a tutte le persone amiche della nonviolenza di inviare al sindaco del Comune, al presidente della Provincia ed al presidente della Regione in cui si risiede, una lettera aperta (da diffondere quindi anche a tutti i membri del consiglio comunale, provinciale, regionale, ed ai mezzi d'informazione) con cui chiedere che l'assemblea dell'ente locale approvi una deliberazione recante il testo seguente o uno analogo.

*

"Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... ripudia la guerra, nemica dell'umanita'.

Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.

Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.

Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.

Richiede al Governo e al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

Solo la pace salva le vite".

 

9. REPETITA IUVANT. RIFERIMENTI UTILI PER L'INFORMAZIONE SUI REFERENDUM. PER FERMARE IL NUCLEARE E PER L'ACQUA BENE COMUNE

[Riproponiamo la seguente segnalazione]

 

Segnaliamo il sito del Comitato nazionale "Vota si' per fermare il nucleare": www.fermiamoilnucleare.it

Segnaliamo il sito del Comitato referendario "2 si' per l'acqua bene comune": www.referendumacqua.it

Segnaliamo anche il sito del Forum italiano dei movimenti per l'acqua: www.acquabenecomune.org

Quattro si' ai referendum: per la legalita' e la dignita', per la democrazia ed il bene comune, per la biosfera e per l'umanita'.

 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 353 del 25 maggio 2011

 

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