Telegrammi. 566



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 566 del 25 maggio 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Ai ballottaggi votare contro l'eversione dall'alto berlusconiana

2. Maria G. Di Rienzo: Utili risorse

3. Mao Valpiana: Sessantesimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta per opporsi alla guerra e al nucleare

4. Si e' svolto il 24 maggio a Viterbo un incontro di studio su "Pace, ambiente, diritti umani: uno stesso impegno"

5. Giulio Vittorangeli: Quelli "dell'altra parte"

6. Raffaello Saffioti: Aldo Capitini tra memoria e profezia

7. Per sostenere il Movimento Nonviolento

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: AI BALLOTTAGGI VOTARE CONTRO L'EVERSIONE DALL'ALTO BERLUSCONIANA

 

Ai ballottaggi delle elezioni amministrative occorre votare contro l'eversione dall'alto berlusconiana.

Occorre quindi conseguentemente necessariamente votare i candidati dell'area almeno nominalmente democratica ed almeno nominalmente antifascista che si oppone a Berlusconi (beninteso: a condizione che quei candidati non siano assolutamente indecenti).

La cosa piu' importante in questa specifica circostanza e' contrastare il blocco ideologico e sociale - di consenso, e quindi di potere - del governo golpista, razzista, illegalitario; e' sconfiggere con la forza del voto l'azione barbarica e onnidissolutrice del governo berlusconiano e della sua macchina politica e ideologica.

Da Milano a Napoli, occorre votare contro l'eversione dall'alto berlusconiana.

Senza peraltro farsi nessuna illusione sui candidati, le coalizioni e i programmi dell'area almeno nominalmente democratica ed almeno nominalmente antifascista che al ballottaggio si contrapporranno ai candidati berlusconiani: del ceto politico del campo antiberlusconiano almeno nominalmente democratico ed almeno nominalmente antifascista non ci sfuggono le mille ambiguita' e cedimenti e complicita' con la guerra e il razzismo, con la devastazione della biosfera e la violazione dei diritti umani. Ma occorre votare contro l'eversione dall'alto berlusconiana. Una ennesima vittoria berlusconiana sarebbe una ulteriore catastrofe dagli effetti vieppiu' devastanti e per un non breve periodo probabilmente irreversibili.

E dunque: ai ballottaggi occorre votare contro l'eversione dall'alto berlusconiana. Come mero interiore ed incondizionato dovere. Come scelta, se ci si consente questa semplice formulazione, kantiana. Vi sono momenti e circostanze in cui anche questo occorre.

 

2. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: UTILI RISORSE

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento.

Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Cfr. il suo blog lunanuvola.wordpress.com Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81; si veda anche l'intervista in "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 250, e quella nei "Telegrammi" n. 425]

 

Nel maggio dello scorso anno, un consiglio di chierici afgani a Herat emana una "fatwa" che proibisce alle donne di viaggiare. A meno che non siano accompagnate da padre o fratello o altro "mahram" (parente non sposabile), spiega il capo del consiglio Muhammad Kababeyane, le donne che viaggiano da sole sarebbero in fallo anche se stessero facendo il pellegrinaggio alla Mecca. Inoltre, aggiunge, non dovrebbe essere loro permesso di usare cosmetici fuori dalle mura di casa propria. Chiusura: il fiero consiglio "non intende chiudere gli occhi sulla situazione" e chiede al governo di emanare le leggi necessarie. Quindi, il peggio che Kababeyane e i suoi accoliti vedono in un paese occupato militarmente, devastato da trent'anni di guerra, tuttora non unito e teatro di scontri armati, dove la maggioranza delle persone non ha ancora accesso ai servizi di base e non ha cibo sufficiente, cos'e'? Il fatto che una donna viaggi da sola, magari con un po' di rossetto sulle labbra.

Sempre nel 2010, a novembre, il consiglio locale di Baliayan, Uttar Pradesh, India, bandisce l'uso del telefono cellulare alle giovani donne non sposate: il problema e' che tramite telefono si mettono d'accordo con gli uomini che amano e li sposano anche se ambo le famiglie sono contrarie, spesso rompendo le divisioni di casta. Ai giovani scapoli l'uso del cellulare e' permesso, dice il portavoce del consiglio Satish Tyagisi, si consiglia pero' ai genitori di vigilare. L'India ha seri problemi di poverta', discriminazione, dissesto ambientale, femminicidio, ma a Baliayan hanno individuato il piu' grave e urgente: il fatto che una donna sposi chi vuole.

All'inizio di quest'anno, in gennaio, il gruppo islamista al-Shabab che controlla gran parte del centro e del sud della Somalia (il paese non ha un governo unico e stabile sin dal 1991), proibisce le strette di mano fra uomini e donne nella citta' di Jowhar. Maschi e femmine che non siano parenti non possono altresi' camminare insieme o parlare insieme in pubblico. Il gruppo ha in precedenza bandito, nell'area, l'ascoltare musica e il suonarla. Gli ultimi vent'anni di scontri fra gruppi "insorgenti" in Somalia hanno prodotto un milione di morti ed un milione e duecentomila rifugiati interni. Un terzo del paese morirebbe letteralmente di fame se privo degli aiuti umanitari. Ma la cosa impellente qual e'? Impedire alle persone di stringersi le mani.

E' difficile trovare una spiegazione razionale agli eventi citati, pero' mi rifiuto di credere che tutti questi decisori siano mentalmente labili, incapaci di intendere o sotto l'effetto costante di stupefacenti. Voi capite, per esempio, che quando si deve imporre un comportamento per legge questo comportamento non ha niente a che fare con gli usi o le tradizioni. Al nostro governo, che pure di idiozie ne fa parecchie e persino di criminali, non verrebbe mai in mente di imporre per decreto che gli italiani mangino spaghetti: il piatto fa parte della nostra tradizione culinaria e lo mangiamo gia' senza bisogno che nessuno ci obblighi. Quindi la scappatoia consueta, "sono i loro diversi costumi che siamo tenuti a rispettare", non funziona. Non va bene neanche la fuga in seconda battuta, "e' la loro religione, sono obblighi di fede", perche' sfido chiunque a trovare nei testi sacri la prescrizione dell'accompagnamento coatto in viaggio e del matrimonio forzato, o il bando della stretta di mano.

L'unica idea che ho al proposito e' questa: i religiosi afgani, i consiglieri indiani, i guerriglieri somali la rovina che hanno intorno la vedono sin troppo bene. Sanno anche di esserne corresponsabili, ma non hanno il coraggio di affrontare la situazione, di rivedere mezzi e scopi, di ammettere errori e di emendarli. Le risorse materiali a loro disposizione sono scarse e cio' fa si' che si sentano sia impotenti sia minacciati. La gente che vogliono "guidare" in un senso o nell'altro potrebbe pensare, e financo dire, che loro non stanno facendo proprio niente per il benessere generale. Allora finiscono per chiedersi: cosa c'e' a disposizione per stornare l'attenzione, chi possiamo biasimare affinche' il biasimo non cada su di noi?

Sono piu' di vent'anni che sento rubricare le donne sotto la voce "risorse non utilizzate". Vedete bene che e' una menzogna, vero?

 

3. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: SESSANTESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Con il trucco e con l'inganno vogliono togliere ai cittadini il diritto di esprimere il proprio parere, tramite referendum, sul nucleare. Martedi' 24 maggio il Parlamento, votando la fiducia, si e' prostituito all'arroganza del potere ed ha abdicato alla propria dignita'.

Con il trucco e con l'inganno hanno da tempo calpestato l'articolo 11 della Costituzione, e anziche' ripudiare la guerra, alla guerra si sono venduti e ne sono divenuti schiavi.

Le persone oneste, che ancora credono nei principi fondamentali della Dichiarazione universale deii diritti umani e nel preambolo della Carta delle Nazioni Unite, devono trovare nella nonviolenza la forza per opporsi a due grandi mali che affliggono l'umanita': la guerra e il nucleare. Sono due mali assoluti, creati dall'uomo, e quindi l'uomo li puo' abolire.

Noi abbiamo fame di pace e di democrazia. E per questo digiuniamo.

Il digiuno che stiamo conducendo e' un gesto di nonviolenza attiva, e' un atto di speranza, e' un fatto concreto contro la guerra e la sua preparazione, contro il nucleare che uccide il presente e il futuro.

Sono piu' di 150 le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno finora aderito al digiuno promosso dal Movimento Nonviolento "per opporsi alla guerra e al nucleare". C'e' anche chi ha aderito solo spiritualmente, chi digiuna anche se malato in ospedale, chi digiuna in una cella di un convento o di un carcere, e chi partecipa ma preferisce non farlo sapere pubblicamente.

Questa iniziativa nonviolenta prosegue dal 27 marzo scorso, e nuovi aderenti hanno gia' annunciato la loro partecipazione almeno fino a lunedi' 30 maggio. Ma altri ancora si stanno aggiungendo, e si proseguira' oltre. Si digiuna in ogni parte d'Italia, da Trieste a Palermo, da Torino a Venezia, da Verona a Bari.

La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore, che sta proseguendo da 60 giorni.

Chi desidera aderire al digiuno lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).

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Di seguito l'elenco delle persone che digiuneranno nei prossimi giorni.

Mercoledi' 25 maggio: Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma),  Anna Bellini (Ferrara); giovedi' 26 maggio: Claudio Bedussi (Brescia), Asma Haywood (Padenghe sul Garda); Venerdi' 27 maggio: Rocco Altieri (Pisa), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Castellamare di Stabia - Napoli), Giovanni Mannino (Acireale - Catania), Paola e Marco Baleani (Gubbio), Piero P. Giorgio (Gargnano - Brescia), Maria Bernarda Cursano (Macapa' - Brasile), Asma Haywood (Padenghe sul Garda), Aurelio Iarrusso (San Giorgio del Sannio - Benevento), Anna Pau (Settimo San Pietro - Cagliari); sabato 28 maggio: Asma Haywood (Padenghe sul Garda), Giovanni Chianchini (Chieti), Marco Iannelli (Roma), Aurelio Iarrusso (San Giorgio del Sannio - Benevento); domenica 29 maggio: Asma Haywood (Padenghe sul Garda), Aurelio Iarrusso (San Giorgio del Sannio - Benevento); lunedi' 30 maggio: Paolo Lupattelli (Citta' di Castello), Giovanni Sarubbi (Monteforte Irpino - Avellino), Pasquale Dioguardi (Livorno), Gianluca D'Andrea (Potenza), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Adalgisa Freddi (Marcheno - Brescia), Aurelio Iarrusso (San Giorgio del Sannio - Benevento).

Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra; Gianluca D'Andrea, Pasquale Dioguardi, Adalgisa Freddi, Marco Rizzinelli e Giovanni Sarubbi digiuneranno tutti i lunedi'; Oriana Gorinelli digiunera' tutti i martedi'; Anna Bellini e Marco Palombo digiuneranno tutti i mercoledi'; Claudio Bedussi digiunera' tutti i giovedi'; Rocco Altieri, Paola e Marco Baleani, Teresa Gargiulo, Piero P. Giorgio, Raffaele Ibba e Giovanni Mannino digiuneranno tutti i venerdi'; Marco Iannelli digiunera' tutti i venerdi' e i sabato; Giovanni Cianchini digiunera' tutti i sabato. Alessandro Natalini e Marzia Manca digiuneranno un giorno a settimana.

 

4. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 24 MAGGIO A VITERBO UN INCONTRO DI STUDIO SU "PACE, AMBIENTE, DIRITTI UMANI: UNO STESSO IMPEGNO"

 

Martedi' 24 maggio si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace" un incontro di studio su "Pace, ambiente, diritti umani: uno stesso impegno".

Nel corso dell'incontro e' stata ribadita la condanna di ogni guerra, ed e' stato confermato l'impegno affinche' l'Italia cessi di partecipare alle guerre in Afghanistan e in Libia e torni al rispetto della legalita' costituzionale e del diritto internazionale che la partecipazione a quelle guerre proibiscono.

E' stata ribadita altresi' la necessita' che ai prossimi referendum vi sia una grande partecipazione popolare e vincano i si' a tutti i quesiti referendari: per difendere ambiente, salute, legalita', democrazia, giustizia.

E' stata ribadita infine la condanna del colpo di stato razzista in Italia compiuto dal governo dell'eversione dall'alto; ed e' stato confermato l'impegno per il rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani e quindi il dovere di accogliere ed assistere tutte le persone che giungono in Italia in fuga da fame, guerre e dittature.

I partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta la convinzione della necessita' della scelta della nonviolenza come unica via per affermare la dignita' umana e difendere la biosfera. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

5. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: QUELLI "DELL'ALTRA PARTE"

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento.

Per un profilo di Giulio Vittorangeli - che e' da sempre uno dei principali collaboratori di questo foglio e uno degli amici piu' cari - dall'ampia intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 325 riprendiamo la seguente breve notizia biobibliografica "Giulio Vittorangeli e' nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili. E' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni. Ha partecipato alla realizzazione, stesura e pubblicazione di tre libri: Que linda Nicaragua!, Associazione Italia Nicaragua, Fratelli Frilli editori, Genova 2005; Nicaraguita, la utopia de la ternura, Terra Nuova, Managua, Nicaragua, 2007; Nicaragua. Noi donne le invisibili, Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, Davide Ghaleb editore, Vetralla (Vt) 2009. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Attualmente cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"]

 

Le recenti elezioni amministrative sono state da molti interpretate come l'inizio della fine del berlusconismo e del populismo italiano. Ma e' presto per festeggiare l'inizio di una nuova stagione. Credo che nessuno dubiti del profondo degrado in cui versa la societa' italiana e della difficolta' per uscirne.

Aver accettato la guerra come normalita' (non piu' solo strumento delle controversie politiche internazionali, ma presenza continua e polivalente), ha provocato un imbarbarimento del vivere civile, il dispiegarsi dell'orrore. Certo piangiamo le morti dei nostri soldati, ma manteniamo nel silenzio quelli "dell'altra parte", quelli uccisi dalle bombe degli eserciti occidentali. E' degno della nostra umanita' continuare a trattare come dei semplici numeri tutti i poveri morti che giornalmente affollano le cronache distratte di quelle guerre lontane? "Sarebbe necessario e doveroso specchiarsi in quei volti, imparar a fare i conti con chi e' morto anche per colpa del nostro silenzio e della nostra acquiescenza; con quelli che non hanno nessuno che li difenda o che almeno ne rivendichi la memoria e il rispetto" (Franco Cardini).

Ed ancora, "l'altra parte" delle vite spezzate dei migranti, che fuggono dalla fame, o dalle persecuzioni o dalle guerre, per finire nella persecuzione nostrana, vittime dello scatenamento della violenza xenofoba, delle leggi razziste e incostituzionali (n. 94 del 15 luglio 2009, il cosiddetto "pacchetto sicurezza") che prefigurano un regime di apartheid, facendo a pezzi la Costituzione della Repubblica Italiana. Regime al quale dobbiamo opporci nella difesa della legalita', per la civilta' e l'umanita'. Con la consapevolezza che il razzismo istituzionale (che drammaticamente riflette il razzismo diffuso nella societa'), non sara' mai in grado di fermare l'immigrazione e finisce solo con spingere gli immigrati nell'illegalita', consegnandoli cosi' al controllo delle mafie. Invece una politica a garanzia della sicurezza non solo non esclude, ma implica la massima integrazione degli immigrati, attraverso il riconoscimento della loro dignita' di persone e la garanzia di tutti i diritti della persona.

Specchio dell'ulteriore degrado sociale e' la vicenda sessuale e politica del nostro "Piccolo Cesare", purtroppo cancellata nei commenti elettorali. Colui che - come nessun altro - ha modernizzato il maschilismo italiano, dove l'uso sistematico del sistema di scambio sesso-danaro-potere denota un indecente disprezzo delle donne, camuffato da seduzione e galanteria, parla del degrado della cosa pubblica. Dell'uso privato delle istituzioni e del potere. Dell'asservimento dell'informazione - non tutta, ma la maggior parte - con conseguente aggressione ai pochi spazi di liberta' e di critica.

E segnala una questione di civilta', riconoscendo finalmente che "la violenza sulle donne non dipende dall'ignoranza (= disagio sociale) e dalla follia (= disagio psichico), ma e' frutto della cultura di sopraffazione e dominio che l'uomo - in pieno possesso delle sue facolta' mentali, colto (dati Istat), in altre parole normale - porta avanti da secoli. Quell'uomo che considera la donna, il suo corpo, la sua vita come una sua proprieta', un oggetto di cui poter disporre a proprio piacimento; che vuole la donna oggetto di tutela e non soggetto di diritti; che utilizza il corpo della donna per affermare una superiorita', un potere che vede sempre piu' vacillare" (Centro Donna Lisa, Associazione Donne in Genere, Roma).

La storia insegna che nelle fasi di degrado sociale, economico e politico (come quella attuale), la violenza cresce, si mortificano la giustizia e la solidarieta' e si trasformano in misera beneficenza o feroce prevaricazione, e gli stessi fondamenti della convivenza civile vengono messi in serio pericolo. Ogni attenuazione, ogni incrinatura, ogni elusione, ogni rottura della solidarieta' (nazionale e internazionale), si riversa sull'eguaglianza, la dissolve.

La solidarieta' infranta, l'eguaglianza ripudiata non chiamano in causa solo i movimenti pacifisti, le associazioni antirazziste, ecc., calpestando, frantumando, distruggendo la loro ragione d'essere, i loro ideali, i loro obiettivi; ma la democrazia, la civilizzazione e l'umanita' del nostro Paese. In questo riveste un'importanza fondamentale la capacita' di annodare legami, tessere reti, stringere nodi, riannodare fili tagliati, per costruire relazioni libere e vite di donne e uomini non sottomesse, in Italia come in come in ogni parte del mondo. Una solidarieta', quindi, che interroga la dimensione politica, lontana anni luce dal mero assistenzialismo e peggio ancora dal bieco affarismo. Le vittime dell'ordine economico mondiale non sanno che farsene dell'elemosina, hanno sete di giustizia.

 

6. RIFLESSIONE. RAFFAELLO SAFFIOTI: ALDO CAPITINI TRA MEMORIA E PROFEZIA

[Ringraziamo Raffaello Saffioti (per contatti: rsaffi at libero.it) per questo intervento dal titolo completo "Aldo Capitini tra memoria e profezia. La marcia per la pace Perugia-Assisi (1961-2011). Un contributo all'incontro del Cipax (Roma, 8 giugno 2011)".

 

Raffaello Saffioti, amico della nonviolenza, infaticabile promotore di iniziative di pace, solidarieta', cultura, e' animatore dell'esperienza della Casa per la pace "Domenico Antonio Cardone" di Palmi, collabora con il Centro Gandhi di Pisa e i "Quaderni Satyagraha".

 

Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org]

 

 

 

L'incontro del prossimo 8 giugno a Roma organizzato dal Centro interconfessionale per la pace (in sigla: Cipax) con altre associazioni su "Aldo Capitini, apostolo della nonviolenza", con l'intervento di Roberto Mancini, Flavio Lotti e Fabrizio Truini, puo' servire al ricordo e all'attualizzazione del pensiero e dell'opera di uno dei maestri della nonviolenza, essendo l'incontro inquadrato nel programma del Cipax "La pace in cammino: attualita' di maestri, esperienze e metodi".

 

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Conoscere per ricordare. Nella memoria del passato cercare la traccia del futuro

Per conoscere Capitini, una prima chiave di lettura si puo' cercare nel suo scritto autobiografico Attraverso due terzi del secolo. In esso leggiamo: "Nel campo della nonviolenza, dal 1944 ad oggi, posso dire di aver fatto piu' di ogni altro in Italia. Ho approfondito in piu' libri gli aspetti teorici, ho organizzato convegni e conversazioni quasi ininterrottamente, ho lavorato per l'obiezione di coscienza, ho promosso, attraverso il Centro di Perugia per la nonviolenza, i convegni Oriente-Occidente, la Societa' vegetariana, la Marcia della Pace da Perugia ad Assisi del 24 settembre 1961, e poi il Movimento nonviolento per la pace e il periodico "Azione nonviolenta" che dirigo. (...) Sono, insomma, riuscito a far dare ampia cittadinanza, nel largo interesse per la pace, alla tematica nonviolenta. Come teoria e come proposte di lavoro, la nonviolenza in Italia ha una certa maturita'" ("Attraverso due terzi del secolo", 1968, in Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Perugia, Protagon, 1992, p. 11).

Se poi si scorrono i titoli delle opere che scandiscono le vicende della sua vita, si possono notare i temi prevalenti e ricorrenti.

"Libero religioso e rivoluzionario nonviolento", sono le parole dell'epigrafe dettata per la tomba di Capitini dal suo amico Walter Binni.

"Il carattere peculiare dell'opera capitiniana risiede nell'unione, meglio nella fusione, di religione e politica" (Norberto Bobbio nella Introduzione a A. Capitini, Il potere di tutti, Firenze, La Nuova Italia, 1969, p. 16).

"La dimensione religiosa e' cio' che accomuna la prassi rivoluzionaria di tutti i grandi profeti della nonviolenza (Tolstoj, Gandhi, Capitini, King), e volerla elidere porterebbe a uno snaturamento e a una riduzione della nonviolenza ad antimilitarismo, o a tecnica strumentale della politica per conseguire alcuni risultati... Capitini e' stato un profeta, e come tutti gli autentici profeti era in anticipo di decenni sulla storia italiana, pagando di persona una estrema solitudine. Ma e' la sua profezia che lo rende estremamente attuale, e la sua presenza e' destinata a crescere sempre di piu' in uno scenario di crollo delle ideologie, che era forse necessario affinche' il suo messaggio trovasse un maggiore successo pratico... Il destino singolare del profeta e' quello di farsi portatore di una novita' che risulta 'sgradevole' e spaventa i contemporanei, per cui paga la sua missione con una condizione di estrema solitudine: prima irriso, poi perseguitato e solo alla fine ascoltato e rispettato" (Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 1998, pp. 9, 117, 119).

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Capitini, tra i "filosofi profeti"

Il filosofo calabrese Domenico Antonio Cardone (Palmi, 1902-1986), candidato al Premio Nobel per la Pace del 1963, amico di Capitini, promotore di una "intesa etica tra i filosofi di tutto il mondo", richiamando la grande tradizione della filosofia profetica, lo colloco' tra i "filosofi profeti" del  nostro tempo, "nella non nutrita schiera di quei pensatori (...) che, lungi dal limitarsi al crogiolamento teoretico nelle coclearie accademiche, hanno cercato di fare della filosofia un continuo fermento di vita nuova" (Recensione del libro di Arrigo Colombo, Il destino del filosofo, del 1971, nella rivista "La Cultura", X, 1972).

Cosa direbbe oggi Capitini? Come ricordarlo nel Cinquantesimo anniversario della prima Marcia per la Pace Perugia-Assisi?

Capitini ormai appartiene non solo alla storia d'Italia ma anche alla storia mondiale della nonviolenza. In questi cinquant'anni l'Italia ed il mondo sono profondamente cambiati.

"Il varco attuale della storia" di cui aveva detto Capitini si e' allargato, e la nonviolenza e' in cammino, pur tra ambiguita' e contraddizioni. La teoria e la pratica della nonviolenza hanno avuto notevoli sviluppi. Capitini ha fatto scuola e hanno fatto scuola altri grandi maestri. Il movimento per la nonviolenza si e' sviluppato e puo' essere considerato tra i movimenti storici piu' importanti del XX secolo, uno dei segni del nostro tempo. Si e' sviluppato anche all'interno del mondo cattolico, come dimostra  questo incontro.

Ma rimangono attuali ancora le parole di don Milani nella "Lettera ai giudici" del 1965: "Ho evitato apposta di parlare da nonviolento. Personalmente lo sono. (...) Ma la nonviolenza non e' ancora la dottrina ufficiale di tutta la Chiesa".

Possiamo dire con Capitini che la nonviolenza fu innominata e incompresa dal Concilio.

Capitini che era andato due volte a Barbiana per parlare di nonviolenza scrisse, concludendo, in Severita' religiosa per il Concilio (1966): "Ma gli esseri sono piu' delle istituzioni; i cattolici, con nuovo fervore, cercano, incontrano, discutono, s'impegnano. Severita' religiosa per il Concilio; rispetto per la Chiesa; affetto per i cattolici".

C'e' un passato che non va ignorato, ne' rimosso. Non dobbiamo dimenticare la storia del rapporto di Capitini con la Chiesa cattolica. Non dobbiamo dimenticare il Decreto del Sant'Uffizio del 1956 con il quale veniva condannato e inserito nell'"Indice dei libri proibiti" il libro Religione aperta, e che manifesti a stampa affissi alle porte delle chiese di Perugia "davano la notizia della scomunica e invitavano i fedeli a disertare il C.O.R." (Maurizio Cavicchi).

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Cosa significa oggi "l'opposizione integrale alla guerra"?

Le guerre non sono finite e la violenza ha rinnovato le sue tecniche e le sue strategie.

Rimane piu' che mai attuale il primo punto della "Carta" del Movimento Nonviolento, che lo ha riaffermato come "La prima fondamentale direttrice d'azione" nella rivista "Azione nonviolenta" (n. 4, aprile 2011).

La Tavola della Pace e il Movimento Nonviolento stanno lavorando insieme nell'organizzazione della Marcia ed e' impegnativo il documento sottoscritto da Flavio Lotti e Mao Valpiana, nel quale si legge: "La celebrazione del 50mo anniversario della Marcia per la pace Perugia-Assisi e' una grande occasione per riflettere su quella straordinaria iniziativa e sull'energia che ha generato e per riscoprire la figura e il messaggio di Aldo Capitini. Nonviolenza e' la prima delle sette parole che abbiamo posto al centro del percorso che ci portera' alla Marcia Perugia-Assisi del 25 settembre 2011. Una parola e un valore che abbiamo bisogno di riscoprire, rivalutare e ricollocare nella nostra vita come nella societa'".

Su "Azione nonviolenta" (n. 1-2, 2011) Mao Valpiana ha scritto: "Nessuno vuole che questa storica Marcia rischi di diventare una ritualita' o una tradizione".

La Marcia e' un banco di prova della cultura della nonviolenza ed ha bisogno di proposte nuove e molteplici per non tradire il suo spirito originario e quello del messaggio capitiniano.

Le ultime guerre (cinque negli ultimi venti anni: Golfo Persico, Kosovo, Iraq, Afghanistan, Libia) interpellano sia il movimento per la pace che il movimento nonviolento e non possiamo ignorare il dibattito che si e' acceso sulla stampa sul "nuovo pacifismo" dopo lo scoppio della guerra in Libia, come non possiamo ignorare la domanda: perche' il movimento pacifista non e' riuscito ad impedire il sorgere di questa nuova guerra?

Abbiamo notato come la cultura del dominio operi, oltre che con le armi tradizionali, anche con la perversione del senso delle parole in generale e, in particolare, delle stesse parole "guerra" e "pace", fino a parlare di "guerra umanitaria". C'e' una grande confusione, le parole vengono manipolate e svuotate del loro significato autentico. La pace con le armi e' follia (Giovanni XXIII: "bellum alienum a ratione").

La Marcia dovra' dire solennemente, anche con un cartello, un forte e univoco: "Non ci sono 'guerre umanitarie'".

Abbiamo un grande bisogno di informazione.

L'incontro del Cipax e la preparazione della Marcia debbono servire a diffondere la notizia che  la Camera ha approvato il 9 marzo 2011 la Proposta di Legge su "Disposizioni per la promozione e la diffusione della cultura della difesa attraverso la pace e la solidarieta'", n. 2596-3287-A, il cui testo approvato all'unanimita' e' passato al Senato. La Proposta di Legge, gia' nella formulazione del titolo, si rivela ambigua e contraddittoria e piu' ancora nell'articolo 1 che recita: "La presente legge e' finalizzata alla promozione, alla diffusione e alla crescita della cultura della difesa attraverso la pace e la solidarieta', intesa come l'insieme delle conoscenze poste alla base della condivisione consapevole dei cittadini delle politiche di sicurezza e di difesa della nazione e dell'azione delle Forze armate".

Cosi' avviene lo svuotamento del senso autentico delle parole "guerra" e "pace". La cultura della guerra cerca di insinuarsi nell'educazione, la scuola rischia la militarizzazione e l'educazione alla solidarieta' e alla pace viene affidata ai militari (leggere: Pasquale Pugliese, "La pedagogia della scuola delegata ai militari", in "Azione nonviolenta", n. 1-2, gennaio-febbraio 2011).

Lo scorso anno Flavio Lotti, a nome della Tavola della Pace aveva rivolto l'appello "Diciamo no alla legge Balilla" contro un progetto con la firma congiunta dei Ministri La Russa, Meloni e Tremonti.

Ora e' il caso di richiamare l'invito rivolto con una lettera nello scorso aprile da Rocco Altieri, per il Centro Gandhi, a Flavio Lotti e Mao Valpiana ad alzare la voce per "contestare questa legge nefasta che reintroduce un militarismo edulcorato e che rappresenterebbe una pietra tombale per l'obiezione di coscienza e le aspirazioni sincere a educare i giovani alla pace". Seguiva la richiesta di "attivare tutte le strade possibili perche' sia scongiurato proprio nel cinquantesimo anniversario della Marcia Perugia-Assisi, un simile smacco alla memoria di Aldo Capitini".

C'erano gia' stati alcuni segnali anticipatori della Proposta di Legge come il Progetto "Allenati per la vita" promosso dal Ministro della Istruzione con il Ministro della Difesa e come la "Giornata della solidarieta'" del Comune di Pisa il 27 aprile scorso con i bambini delle scuole nella caserma della Folgore. Questa iniziativa, pero', ha incontrato una forte opposizione espressa con lo slogan "No ai bambini in caserma", ampiamente documentata da un blog.

Dall'incontro del Cipax uscira' l'impegno per una grande mobilitazione con una campagna di informazione per impedire l'approvazione definitiva della legge?

In una foto della prima Marcia per la Pace (riprodotta sulla copertina del libro di Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita Editore, 2005) si vede Aldo Capitini reggere un grande cartello con su scritto "Scuole non caserme".

Un cartello con la scritta "No ai bambini in caserma" puo' aprire la Marcia del Cinquantenario?

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Una proposta conclusiva: no ai cappellani militari

Un momento centrale del programma della predetta "Giornata della solidarieta'" era la celebrazione della Messa in caserma. Con la mia Lettera aperta all'Arcivescovo di Pisa "La coscienza dice no alla Messa in caserma" ("Mosaico di pace", n. 4, aprile 2011), rilevavo l'ideologia militarista sottesa a quella manifestazione che ho visto come occasione per richiamare il pensiero di Aldo Capitini sul  Concordato del 1929. Con esso la Chiesa aveva ottenuto, tra altri privilegi, la presenza dei cappellani militari tra le forze armate italiane.

Per Capitini era un tradimento del Vangelo da parte della Chiesa cattolica.

"Guardando il fascismo, vedevo che lo avevano sostenuto in modo decisivo due forze: la monarchia (...); l'alta cultura (...). C'era una terza forza: la Chiesa di Roma. Se essa avesse voluto, avrebbe fatto cadere, dispiegando una ferma noncollaborazione, il fascismo in una settimana. Invece aveva dato aiuti continui. Si venne alla Conciliazione tra il governo fascista e il Vaticano. La religione tradizionale istituzionale, cattolica, che aveva educato gli italiani per secoli, non li aveva affatto preparati a capire, dal '19 al '24, quanto male fosse nel fascismo; ed ora si alleava in un modo profondo, visibile, perfino con frasi grottesche, con prestazioni di lavoro disgustose, con reciproci omaggi di potenti, che deridevano alla 'scuola liberale' e ai 'conati socialisti', come cose ormai vinte! Se c'e' una cosa che noi dobbiamo al periodo fascista, e' di aver chiarito per sempre che la religione e' una cosa diversa dalla istituzione romana. (...) La Chiesa romana credette di ottenere cose positive nel sostenere il fascismo, e realmente le ottenne. Ma per me quello fu un insegnamento intimo che vale piu' di ogni altra cosa" (Aldo Capitini, "La mia opposizione al fascismo", estratto da "Il ponte", anno XVI, n. 1, gennaio 1960, pp. 3-4).

L'incontro del Cipax dovrebbe proporre per la prossima Marcia un cartello con la scritta "No ai cappellani militari".

Il pensiero di Capitini sul Concordato, visto nel contesto del suo pensiero religioso e politico, rimane quanto mai attuale, considerata la quasi inesistenza del movimento anticoncordatario. Si tratta di un tema molto scomodo, ma richiama alla fedelta' verso il messaggio autentico di Capitini.

 

7. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Tzvetan Todorov, Gli altri vivono in noi, e noi viviamo in loro. Saggi 1983-2008, Garzanti, Milano 2011, pp. 528, euro 25.

- Vite antiche di Maometto, Mondadori, Milano 2007, pp. XLVI + 410, euro 17. A cura di Michael Lecker, testi scelti e tradotti da Roberto Tottoli.

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Riedizioni

- Mario Sabattini, Paolo Santangelo, Storia della Cina, Laterza, Roma-Bari 1986, 2005, Mondadori, Milano 2011, pp. VI + 748, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori).

- Paul Watzlawick, Il linguaggio del cambiamento. Elementi di comunicazione terapeutica, Feltrinelli, Milano 1980, 2009, pp. 176, euro 8.

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 566 del 25 maggio 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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