Nonviolenza. Femminile plurale. 352



 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 352 del 23 maggio 2011

 

In questo numero:

1. Roberta De Monticelli: Don Milani

2. Soraya Nulliah intervista Rita Banerji

3. Una lettera aperta del 10 maggio 2010 dei comitati di Ciampino, Fiumicino, Frosinone e Viterbo alla presidente della Regione Lazio

4. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento

5. Contro la guerra una proposta agli enti locali

6. Riferimenti utili per l'informazione sui referendum. Per fermare il nucleare e per l'acqua bene comune

 

1. PROFILI. ROBERTA DE MONTICELLI: DON MILANI

[Dal quotidiano "La Stampa" del 19 maggio 2011 col titolo "Don Milani il Vangelo secondo Socrate", il sommario "Anti-idolatrico e anti-ideologico, il priore di Barbiana vedeva se stesso come il maestro che deve risvegliare la liberta' e lo spirito critico dei futuri cittadini" e la notizia "Roberta De Monticelli e' docente di Filosofia della persona presso l'universita' Vita-Salute del San Raffaele di Milano. Il testo di cui pubblichiamo un brano e' tratto dalla premessa a un volume, in uscita per Chiarelettere con il titolo A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca (pp. 112, euro 7), in cui sono raccolti alcuni scritti di don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, relativi alla vicenda che nel 1965 lo coinvolse in un processo per apologia di reato, per avere difeso l'obiezione di coscienza alla leva militare. Don Milani (Firenze 1923-1967) e' stato un prete scomodo per la Chiesa, che nel 1954 lo esilio' in una minuscola comunita' sopra Firenze: Sant'Andrea a Barbiana. Di qui, con i suoi ragazzi avvio' una straordinaria avventura umana e spirituale, culminata nel maggio del 1967 con la pubblicazione di Lettera a una professoressa".

Roberta de Monticelli, acuta pensatrice, docente e saggista. Riproponiamo per stralci la seguente scheda di alcuni anni fa: "Roberta De Monticelli ha studiato alla Scuola Normale e all'Universita' di Pisa, dove si e' laureata nel 1976 con una tesi su Edmund Husserl: dalla Filosofia dell'aritmetica alle Ricerche logiche; ha continuato i suoi studi presso le Universita' di Bonn, Zurigo e Oxford, dove e' stata allieva di Michael Dummett, logico e filosofo del linguaggio. Sotto la sua direzione ha scritto la tesi di dottorato su Frege e Wittgenstein. A Oxford e' stata iniziata allo studio della tradizione platonica da Raymond Klibansky, membro e custode del Circolo Warburg, grande storico delle idee ed editore di numerosi testi medievali e moderni. Ha cominciato la sua carriera universitaria come ricercatrice della Scuola Normale di Pisa, poi trasferita presso il dipartimento di filosofia dell'Universita' statale di Milano, nell'ambito della cattedra di Filosofia del linguaggio (Andrea Bonomi). A Milano ha frequentato per anni i corsi della Facolta' Teologica dell'Italia Settentrionale, approfondendo la sua formazione nel quadro delle sue ricerche sul platonismo, e poi sulla filosofia di Agostino, di cui ha curato per Garzanti un'edizione delle Confessioni con testo a fronte, commento e introduzione (La Spiga 1992). E' stata dal 1989 al 2004 professore ordinario di filosofia moderna e contemporanea all'Universita' di Ginevra, sulla cattedra che fu di Jeanne Hersch (1910-2000, con Hannah Arendt e Raymond Klibansky la migliore allieva di Karl Jaspers). Per valorizzare l'opera di questa pensatrice, fra le piu' significative del Novecento, ha diretto fra l'altro una ricerca d'equipe sull'opera e la figura di Jeanne Hersch, finanziata dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, ricerca che ha gia' portato alla preparazione per la stampa di numerosi inediti, e a svariate traduzioni in italiano e altre lingue di opere della pensatrice ginevrina. A Ginevra ha fondato la scuola dottorale interfacolta' 'La personne: philosophie, epistemologie, ethique', che ha diretto fino al 2004 (corresponsabili: Bernardino Fantini, Faculte' de Medicine, Bernard Rordorf, Faculte' Autonome de Theologie Protestante, Alexandre Mauron, Centre Lemanique d'ethique), scuola dottorale frequentata da studenti di ogni paese europeo, nel quadro della quale ha invitato i migliori specialisti internazionali delle discipline interessate (etica ed etica applicata, ontologia, fenomenologia, filosofia della mente, filosofia della psicologia, scienze cognitive, storia della medicina, filosofia della biologia). Dall'ottobre 2003 e' stata chiamata per chiara fama all'Universita' Vita-Salute San Raffaele, sulla cattedra di filosofia della persona. Un insegnamento di concezione nuova anche nel nome (e' la prima cattedra in Italia con questa denominazione). La persona, la sua realta' e i modi della sua conoscenza sono al centro della sua ricerca, che, pur riconoscendosi erede della grande tradizione, da Platone ad Agostino a Husserl, tenta una fondazione nuova, sul piano ontologico e sulla base del metodo fenomenologico, di una teoria della persona. Sua ambizione e' di costruire un linguaggio limpido e rigoroso per affrontare le questioni che si pongono a ogni esistenza personale matura (identita' personale, sfere della vita personale - cognitiva, affettiva, volitiva -, libero arbitrio, natura della conoscenza morale, fondamenti dell'etica, natura della vita spirituale). Un linguaggio, d'altra parte, capace di contribuire, anche con analisi concettuali e fenomenologiche e un proprio insieme di tecniche d'argomentazione, al dibattito contemporaneo promosso dagli sviluppi della filosofia della mente e delle scienze naturali dell'uomo, biologia, neuroscienze, scienze cognitive...". Tra le opere di Roberta de Monticelli: Dottrine dell'intelligenza - Saggio su Frege e Wittgenstein, De Donato, Bari 1982; (con M. Di Francesco), Il problema dell'individuazione - Leibniz, Kant e la logica modale, Edizioni Unicopli, Milano 1984; Il richiamo della persuasione. Lettere a Carlo Michelstaedter, Marietti, Genova 1988; Le preghiere di Ariele. Garzanti, Milano 1992; L'ascesi filosofica, Feltrinelli, Milano 1995; L'ascese philosophique - Phenomenologie et Platonisme, Vrin, Paris 1997; La conoscenza personale. Introduzione alla fenomenologia, Guerini e associati, Milano 1998; (a cura di), La persona: apparenza e realta'. Testi fenomenologici 1911-1933, Raffaello Cortina, Milano 2000; L'avenir de la phenomenologie - Meditations sur la connaissance personnelle  Aubier-Flammarion, Paris, 2000; Dal vivo, Rizzoli, Milano 2001; El conoscimiento personal, Catedra, Madrid 2002; Le Medecin Philosophe aux prises avec la maladie mentale, Actes du Colloque International Phenomenologie et psychopathologie, Puidoux, 16-18 fevrier 1998 , Etudes de Lettres, Lausanne 2002; Leibniz on Essental Individuality, Proceedings of International Symposium on Leibniz (G. Tomasi, editor,  M. Mugnai, A. Savile, H. Posen), Studia Leibnitiana, 2004; La persona e la questione dell'individualita', in "Sistemi intelligenti", anno XVIII, .33, dic. 2005, pp.419-445; L'ordine del cuore - Etica e teoria del sentire, Garzanti, Milano 2003; (a cura di), Jeanne Hersch, la Dame aux paradoxes - Textes rassembles par Roberta de Monticelli, L'Age d'Homme, Lausanne 2003; L'allegria della mente, Bruno Mondadori Editore, Milano 2004; Nulla appare invano - Pause di filosofia, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006; Esercizi di pensiero per apprendisti filosofi, Bollati Boringhieri, Milano 2006; Sullo spirito e l'ideologia, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2007.

Lorenzo Milani nacque a Firenze nel 1923, proveniente da una famiglia della borghesia intellettuale, ordinato prete nel 1947. Opera dapprima a S. Donato a Calenzano, ove realizza una scuola serale aperta a tutti i giovani di estrazione popolare e proletaria, senza discriminazioni politiche. Viene poi trasferito punitivamente a Barbiana nel 1954. Qui realizza l'esperienza della sua scuola. Nel 1958 pubblica Esperienze pastorali, di cui la gerarchia ecclesiastica ordinera' il ritiro dal commercio. Nel 1965 scrive la lettera ai cappellani militari da cui derivera' il processo i cui atti sono pubblicati ne L'obbedienza non e' piu' una virtu'. Muore dopo una lunga malattia nel 1967; era appena uscita la Lettera a una professoressa della scuola di Barbiana. L'educazione come pratica di liberazione, la scelta di classe dalla parte degli oppressi, l'opposizione alla guerra, la denuncia della scuola classista che discrimina i poveri: sono alcuni dei temi su cui la lezione di don Milani resta di grande valore. Opere di Lorenzo Milani e della scuola di Barbiana: Esperienze pastorali, L'obbedienza non e' piu' una virtu', Lettera a una professoressa, pubblicate tutte presso la Libreria Editrice Fiorentina (Lef). Postume sono state pubblicate le raccolte di Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, Mondadori; le Lettere alla mamma, Mondadori; e sempre delle lettere alla madre l'edizione critica, integrale e annotata, Alla mamma. Lettere 1943-1967, Marietti. Altri testi sono apparsi sparsamente in volumi di diversi autori. La casa editrice Stampa Alternativa ha meritoriamente effettuato nell'ultimo decennio la ripubblicazione di vari testi milaniani in edizioni ultraeconomiche e criticamente curate. La Emi ha recentemente pubblicato, a cura di Giorgio Pecorini, lettere, appunti e carte varie inedite di don Lorenzo Milani nel volume I care ancora. Altri testi ha pubblicato ancora la Lef. Opere su Lorenzo Milani: sono ormai numerose; fondamentali sono: Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte dell'ultimo, Rizzoli, Milano 1993; Giorgio Pecorini, Don Milani! Chi era costui?, Baldini & Castoldi, Milano 1996; Mario Lancisi (a cura di), Don Lorenzo Milani: dibattito aperto, Borla, Roma 1979; Ernesto Balducci, L'insegnamento di don Lorenzo Milani, Laterza, Roma-Bari 1995; Gianfranco Riccioni, La stampa e don Milani, Lef, Firenze 1974; Antonio Schina (a cura di), Don Milani, Centro di documentazione di Pistoia, 1993. Segnaliamo anche l'interessante fascicolo monografico di "Azione nonviolenta" del giugno 1997. Segnaliamo anche il fascicolo Don Lorenzo Milani, maestro di liberta', supplemento a "Conquiste del lavoro", n. 50 del 1987. Tra i testi apparsi di recente: il testo su don Milani di Michele Ranchetti nel suo libro Gli ultimi preti, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1997; David Maria Turoldo, Il mio amico don Milani, Servitium, Sotto il Monte (Bg) 1997; Liana Fiorani, Don Milani tra storia e attualita', Lef, Firenze 1997, poi Centro don Milani, Firenze 1999; AA. VV., Rileggiamo don Lorenzo Milani a trenta anni dalla sua morte, Comune di Rubano 1998; Centro documentazione don Lorenzo Milani e scuola di Barbiana, Progetto Lorenzo Milani: il maestro, Firenze 1998; Liana Fiorani, Dediche a don Milani, Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2001; Edoardo Martinelli, Pedagogia dell'aderenza, Polaris, Vicchio di Mugello (Fi) 2002; Marco Moraccini (a cura di), Scritti su Lorenzo Milani. Una antologia critica, Il Grandevetro - Jaca Book, Santa Croce sull'Arno (Pi) - Milano 2002; Jose' Luis Corzo Toral, Lorenzo Milani. Analisi spirituale e interpretazione pedagogica, Servitium, Sotto il Monte (Bergamo) 2008.

Tra le innumerevoli opere su Socrate segnaliamo introduttivamente, oltre ovviamente alle opere di Platone, di Senofonte e di Aristofane in cui compare ed alle altre fonti antiche, almeno le opere recenti di Francesco Adorno, Introduzione a Socrate, Laterza, Roma-Bari 1970, 1973; Gabriele Giannantoni, Che cosa ha veramente detto Socrate, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1971; Romano Guardini, La morte di Socrate nei Dialoghi di Platone, Morcelliana, Brescia 1981, 1984; Jan Patocka, Socrate, Rusconi Libri, Sant'Arcangelo di Romagna 1999; Giovanni Reale, Socrate. Alla scoperta della sapienza umana, Rcs Libri, Milano 2000, 2001]

 

"E poiche' sei venuto al mondo, sei stato allevato e educato, come puoi dire di non essere, prima di tutto, creatura nostra, in tutto obbligato a noi, tu e i tuoi avi?". Questo dicono le leggi a Socrate, secondo un celeberrimo passo del platonico Critone. Piu' di un padre e una madre sono per Socrate le leggi, senza le quali non esiste Citta' dove ragione si oppone a ragione, ma solo la ragione del piu' forte, la guerra o il dispotismo. Percio' Socrate accetta la morte e non fugge, pur sapendo che la condanna e' ingiusta.

Antigone, nella piu' celebre tragedia di Sofocle, disobbedisce invece alla legge di Tebe e di Creonte: la giovane donna e' "fuorilegge, devota" a una legge non scritta e "misteriosamente eterna", che a quella positiva si oppone.

Nelle figure di Socrate e di Antigone si incarnano i modi dell'obbedienza e della disobbedienza in quanto entrambi espressioni della liberta'. Perche' c'e' obbedienza e obbedienza. Obbedire a una legge cui si consente - e non a un uomo che si pone al di sopra di essa - e' esercizio di liberta' come autonomia, sovranita' su se stessi. E don Milani si rivolge ai ragazzi della sua scuola come ai "sovrani di domani". Come ai cittadini che saranno, il cui esercizio di liberta' e' anche esprimere la volonta' di leggi piu' giuste, e dunque anche obiettare, accettando socraticamente le conseguenze penali, a quelle ingiuste. Invece l'obbedienza che "non e' piu' una virtu'", se mai lo e' stata, non e' un modo della liberta', ma del suo contrario: dell'asservimento, prigionia della mente e servitu' del cuore. Puo' essere l'obbedienza a un uomo e non a una norma legittima, o puo' essere l'obbedienza cieca, o indifferente. Servitu' e' il vero nome di quell'obbedienza che non e' virtu'. Questo e' il cuore del pensiero di don Lorenzo Milani, cittadino e cristiano, che si esprime in questi testi pubblicati nel 1965 in difesa dei primi obiettori di coscienza alla coscrizione militare e in risposta all'accusa di apologia di reato, per la quale don Milani subi' un processo.

L'orrore della servitu' volontaria e' il punto di fusione - al calor bianco - fra il demone di Socrate, che libera dalla prigionia della mente, e la divinita' nell'uomo di Cristo, figlio e non servo, che libera dalla sudditanza del cuore. Don Milani lo sa: lo dice nella Lettera ai Giudici, la sua fiammante, socratica apologia, che ogni ragazzo dovrebbe leggere appena si sveglia al dubbio e all'esistenza. Il Critone e l' Apologia di Socrate, insieme con i quattro Vangeli: ecco le prime due fonti di quella "tecnica di amore costruttivo per la legge" di cui il maestro di Barbiana si fa apprendista, insieme con i suoi ragazzi. [...]

E' importante capirlo: non e' la "legge divina" che suggerisce a don Milani il suo "costruttivo amore" per la legalita' repubblicana, o se lo e', lo e' solo in quanto questa legge divina non decreta affatto il primato, sulla legge dello Stato, di un'altra Sovranita', di una Chiesa, di un Libro o di una Dottrina, ma solo il primato della coscienza individuale; e con questa limpida affermazione, come nella difesa di quei testimoni solitari che erano gli obiettori, sfugge anche alla banalizzazione di chi lo classifica come catto-comunista.

"La dottrina del primato della coscienza sulla legge dello Stato" e' certamente, scrive con candore don Milani, "dottrina di tutta la Chiesa". Era il 1965. E quello fu anche l'anno della Dignitatis humanae, che in coda al Concilio Vaticano II dichiarava: "Gli imperativi della legge divina l'uomo li coglie e li riconosce attraverso la sua coscienza, che e' tenuto a seguire fedelmente... Non si deve quindi costringerlo ad agire contro la sua coscienza". Ecco: quell'anno fu pensata fino in fondo, e dimostrata possibile, la radicale laicita' di un cattolicesimo che veramente avesse voluto rinnovarsi al fuoco dello spirito, o meglio del Vangelo. Se questo pensiero avesse vinto, la storia del nostro paese sarebbe stata diversa, e - per l'influenza della Chiesa - anche la storia del mondo. Percio' e' importante capire fino in fondo questo pensiero, che fu invece sconfitto, e poi calunniato, e poi sepolto.

Che la legge divina consista qui nel liberare da ogni nome di Dio la legge terrena, quella che istituisce e protegge il pubblico confronto delle volonta' e delle ragioni; che la legge divina stessa induca il sacerdote a ritirarsi, in primo luogo, per lasciar posto al maestro, che deve risvegliare la liberta' e la coscienza critica dei futuri cittadini: perche' questo e' tanto importante? Perche' porta alla luce il cuore dell'intuizione cristiana della vita, quel cuore che - se davvero ancora pulsasse - riscatterebbe la religione dalla sua vergogna, la vergogna di avere nei secoli legato la liberta' e reso infante la coscienza. La riscatterebbe, mostrando che Cristo libera l'anima da questa religio. Le chiede di svegliarsi alla verifica personale dei valori e delle loro relazioni delicate, di superiorita' e inferiorita'. Talitha kumi: "svegliati, ragazza". Dietrich Bonhoeffer l'aveva capito, ma quanto piu' arduo sara' stato capirlo per un sacerdote cattolico, quale don Milani voleva essere?

Questo pensiero nutre quella radicalita' anti-idolatrica, o anti-ideologica, per la quale la coscienza parla, certamente, di fronte all'assoluto, ma non in nome dell'assoluto. [...]

Non in nome di Dio dunque don Milani difende la disobbedienza alla legge umana, benche' indubbiamente lo faccia al cospetto del suo Dio. Ecco perche' a differenza di quanto abbiamo fatto noi, per introdurre le due grandi figure della coscienza in relazione alle quali comprendiamo l'obbedire e il disobbedire come modi della liberta', don Milani non parla di Antigone. Che pure sarebbe la figura che rappresenta la legge divina. No, tutto socratico resta il suo ragionare, anche quando cita Gandhi o altri. Certo, il passaggio potrebbe essere anche piu' immediato: non puo' servire un uomo chi serve un dio, e la legge di questo dio, non scritta, vale piu' di quella scritta da un re. Ma non e' il passaggio che fa don Milani. Perche' non e' in nome di un particolare ethos, fosse pure quello della propria fede, che si puo' volere una legge dello Stato.

Una legge dello Stato, che vincola tutti, e' giusta soltanto se la coscienza di chiunque - o almeno di chiunque riconosca la pari dignita' di ciascun essere umano - puo' consentirvi indipendentemente dalla fede che ha, e che obbliga solo chi ce l'ha. Ecco perche' l'ulteriore ragionamento di don Milani e' tutto fatto di ragione umana: parla della Costituzione, del suo articolo 11: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli"; delle guerre di aggressione fatte e subite in passato, dei gerarchi nazisti che si giustificarono con "la virtu' dell'obbedienza". Parla di doveri e diritti, che stanno alla liberta' dei cittadini come la sudditanza al potere illimitato sta alla liberta' dei servi. L'opposizione e' la stessa che corre fra "I care" e "Me ne frego", scrive il sacerdote.

 

2. INDIA. SORAYA NULLIAH INTERVISTA RITA BANERJI

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente estratto di un'intervista dell'aprile 2011 di Soraya Nulliah, artista multimediale, a Rita Banerji, scrittrice ed attivista per i diritti umani, ideatrice della "50 Million Missing Campaign" ("Campagna dei 50 milioni mancanti" - i cinquanta milioni che mancano all'appello sono donne). Per il testo originale cfr. il sito www.sorayanulliah.com]

 

- Soraya Nulliah: Il genocidio femminile nella cultura indiana e' un problema sistemico. Non riguarda solo l'economia, ma e' qualcosa di ben piu' pervasivo. Secondo te, perche' le donne sono cosi' svalutate e disumanizzate?

- Rita Banerji: Come discuto nel mio libro "Sesso e potere", il genocidio femminile in India ha le sue radici profonde nella storia, cultura e religione del paese, che sono estremamente misogine (specialmente l'induismo). Si tratta di gerarchie sociali. Quando un gruppo, come la casta superiore degli uomini hindu, vuole stabilire il proprio dominio e aver poter sugli altri gruppi (donne e caste inferiori) per poter sfruttare, soggiogare ed annichilire a volonta', stabilisce una logica sociale che - per quanto illogica intrinsecamente - diventa la verita' dell'esistenza della comunita'. Il modo migliore per far rinforzare tale logica ed assicurarsi che non cambi e' trasformarla in legge religiosa. Le donne e le caste inferiori, secondo i testi vedici, sono creati dalle parti piu' sporche e basse del corpo: i piedi. La letteratura hindu e' piena dei riferimenti piu' degradanti per le donne: sono avide, hanno il cuore di sciacallo, sono lupi orribili, ingannatrici, infedeli, malvagie peccatrici. C'e' anche la paura stravagante degli uomini per la sessualita' femminile. Credevano che il sangue mestruale potesse uccidere gli uomini. In piu', assieme agli schiavi, agli oggetti e alle case, le donne erano ufficialmente classificate come "proprieta'" degli uomini. E' la forma ultimativa del soggiogamento, il rendere un essere umano bene di proprieta'. Cosi', come per ogni altro bene, tu puoi essere comprata e venduta e di te si puo' disporre a piacere. Durante una guerra, un re poteva dare le sue figlie agli invasori o agli aggressori per tenerli distanti. Questo e' il motivo per cui nel "Mahabharata" Draupadi puo' essere usata come posta in gioco dal marito scommettitore, che aveva perso tutte le sue altre proprieta'. Ci sono inni sull'infanticidio femminile ed il "sati" (il suicidio delle vedove - ndt) nei nostri libri. Sita fu trovata in una pentola sepolta nel terreno: ma questa non e' la Terra che partorisce, e' la piu' antica registrazione del soccorso portato ad una bambina che sarebbe stata vittima dell'infanticidio femminile, si tratta del modo in cui le infanti venivano uccise nell'India del nord.

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- Soraya Nulliah: Una volta che si sia consci del genocidio/ginocidio nella cultura indiana, c'e' qualcosa che si puo' fare? Cosa puo' fare una persona comune?

- Rita Banerji: C'e' un unico modo per fermare qualsiasi tipo di genocidio. Un genocidio, a causa della sua scala e intensita' e della sua natura sistemica richiede sempre una risposta altamente organizzata ed accuratamente coordinata, interdisciplinare. Cio' e' stato vero per ogni genocidio della storia umana. Come dico sempre, se invece delle donne l'India stesse annientando gente di una religione o di un'etnia specifica su questa scala, quale sarebbe la risposta globale? E perche' deve essere diverso se il gruppo preso a bersaglio e' annientato a causa del genere? Continuiamo a dire "genere", ma sono donne! Se una nazione odiasse i bambini e gli uomini e ne spazzasse via milioni, e si finisse con la popolazione di quel paese che conta 50 milioni di donne in piu' rispetto agli uomini, scommetto che i media internazionali avrebbero rivisitato i miti delle Amazzoni e parlato di vendetta. Io credo che la risposta globale al genocidio femminile in India sia in se stessa misogina. Individualmente dobbiamo prenderci la responsabilita' per le scelte che facciamo nelle nostre vite, e per come rispondiamo a cio' che testimoniamo attorno a noi, nelle nostre famiglie e comunita'. La violenza e' l'istanza principale. Ma ti faro' un piccolo esempio. Una signora che conosco era insegnante all'Iim, l'Istituto manageriale d'elite indiano, e fu invitata al ricevimento matrimoniale di uno dei suoi studenti, ma non al matrimonio vero e proprio. La ragione era che questa signora e' vedova e percio', secondo le credenze hindu, sarebbe stata una presenza "infausta" alla cerimonia. Ne rimase assai ferita, ma ando' al ricevimento. Io le dissi che se persino gli indiani piu' altamente scolarizzati non prendono posizione, che speranze abbiamo noi? Non avrebbe dovuto accettare l'invito o avrebbe dovuto chiarire allo sposo che ne pensava. Nel seguire l'usanza silenziosamente questa insegnante ha contribuito alla perpetuazione di un altro costume brutto e distruttivo. Percio' io penso che sia molto importante come ognuno di noi risponde. Se stai zitto e ti adegui al vento che tira sei parte del problema. E questo e' vero anche per le persone che non sono indiane ma vengono in contatto con la comunita' indiana tramite il viaggio, il lavoro, l'amicizia e restano mute o seguono le usanze per "mantenere la pace" o "non offendere gli indiani". Mi spiegate perche'? Non avete una coscienza vostra, indipendente?

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- Soraya Nulliah: Tu hai lavorato con il movimento delle donne Chipko sotto la direzione della dottoressa Vandana Shiva. Quest'esperienza ti ha cambiata e come? Come lavora l'ecofemminismo, come rinforza le donne?

- Rita Banerji: Mi e' veramente piaciuto lavorare con Vandana Shiva, perche' mi ha dato ampia liberta' e uno scopo per il mio giudizio personale, cose di cui ho bisogno per qualsiasi lavoro io faccia. Mi ha dato un paio di progetti fra cui scegliere e da quel momento in poi ero per conto mio. Le presentavo un rapporto settimanale e lo discutevamo. Dovevo creare un erbario delle piante esistenti nel raggio di un chilometro, per stabilire la biodiversita' della regione, e fare un disamina ecologica generale della zona di Sisiyaru-khala (nella valle Doon) dove gli industriale della calce stavano sfruttando intensamente le montagne. Gli abitanti locali mi hanno aiutata a classificare l'erbario dapprima secondo il sistema popolare, che e' basato sull'uso (piante da cibo, piante medicinali, piante da foraggio, eccetera), poi ho classificato l'erbario in modo scientifico e in questa forma e' stato usato come prova in tribunale. Due anni dopo, gli amici di un villaggio mi scrissero che avevano vinto la loro causa e che la cava della loro zona era stata chiusa. Mi sono sentita meravigliosamente. Lavorare con il movimento Chipko ha avuto un grande impatto su di me. L'ecofemminismo, come lo promuovono Vandana Shiva e molte altre, vede il parallelismo fra la produttivita' e lo sfruttamento delle donne e delle risorse naturali da parte di societa' patriarcali. Adesso che sono piu' vecchia e ho piu' esperienza nel campo vedo anche altre cose. Le comunita' isolate, che non hanno strade o acqua corrente e sono molto dipendenti dal loro ambiente naturale si muovono spontaneamente per proteggerlo: perche' per loro significa sopravvivenza. Le donne passano piu' tempo degli uomini nei campi e nelle foreste, ma sia in comunita' di questo tipo sia in assetti piu' urbani e sofisticati ci sono uomini connessi ai ritmi ecologici. Io sono convinta che chiunque puo' entrare in sintonia con essi, non e' cosa che dipende dall'essere maschio o femmina. Rispetto allo sfruttamento della natura, ricordo di una classe seminariale in cui discutevamo delle foreste amazzoniche. C'erano 18 studenti e tre studentesse (me compresa) e l'insegnante era un uomo. Alcuni degli studenti maschi continuavano a parlare dello "stupro" della foresta, della foresta "vergine", come se la foresta fosse una donna. C'era un disagio enorme dipinto sulle facce delle altre due ragazze. Percio' puntualizzai il fatto che l'Amazzonia era una foresta di secondo sviluppo, per cui non cosi' "vergine". E poi chiesi perche' la foresta doveva essere femmina in quanto "vergine" e "stuprata". "Non ci sono uomini vergini? - domandai - Gli uomini non sono mai stuprati?". Penso che dare un genere alla natura non sia la strada giusta. Produttivita', sensibilita', connessione, sono cose umane, non cose da maschi o cose da femmine. Di recente, stavo spiegando ad un gruppo di donne e uomini, in India, che con il divario di genere che si allarga nel nostro paese lo stupro e' diventato il crimine con il maggior tasso di aumento. E gli uomini mi hanno guardata ed hanno detto: "Questo riguarda le donne". Cosi' ho chiesto loro a quale punto del discorso avevo detto "lo stupro di donne", perche' non avevo detto niente del genere. Sapevano qualcosa delle esperienze degli uomini nelle prigioni? Quando non ci sono donne in giro chi stuprano gli uomini? Si stuprano l'un l'altro! Veniamo uccise in tale proporzione che non ci sono abbastanza donne nella societa' indiana ed intere linee matrilineari sono state distrutte. Come si puo' rovesciare questo dato? La prima cosa da sapere e' che non puo' essere rovesciato. La proporzione biologica naturale nelle societa' umane e' circa 1:1, leggermente piu' favorevole alle donne giacche' costoro tendono a vivere un po' piu' a lungo. Quando hai alterato questa proporzione l'hai alterata per sempre. Noi abbiamo circa 50 milioni di uomini in piu', in India. Se vuoi tornare all'1:1 l'unico modo possibile sarebbe probabilmente selezionare a caso cinquanta milioni di famiglie indiane e chiedere loro di uccidere un membro maschio di uno specifico settore d'eta'.

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- Soraya Nulliah: Il tuo libro "Sesso e potere" getta luce sulle diseguaglianze di genere nella nostra cultura. Come e' stato accolto in India? Io mi trovo ad avere a che fare con uno spesso muro di diniego ogni volta in cui parlo della violenza di genere nelle comunita' indiane.

- Rita Banerji: Le ricerche e le citazioni per le argomentazioni che porto nel libro sono assai dettagliate e le recensioni sono state buone. Fino ad ora nessuno ha sollevato obiezioni. La resistenza che io affronto e' piu' legata alla "Campagna 50 milioni mancanti" ed e' una resistenza muta, un rancore sordo, penso. La cosa strana e' che verbalmente non mi contrasta nessuno. Le persone si limitano a diventare silenziose, immusonite, tristi o a disagio. Alcune riescono a dire: "Oh, ma questa cosa sta cambiando!". E tu chiedi in quale direzione sta cambiando, ma loro non desiderano avere nessuna discussione approfondita sul tema. Quando hai fatti, esempi e opinioni loro si ritirano in un angolino molto alla svelta. E' perche' sanno benissimo tutto quel che sai tu, ma continuano a sperare che nessuno lo dica a voce alta. E' lo stesso modo in cui si gestiscono le violenze incestuose nelle famiglie indiane: 1) Tutti sappiamo che sono sbagliate; 2) Tutti sappiamo che stanno accadendo; 3) In un modo o nell'altro ne siamo tutti complici, e quindi siamo tutti colpevoli. E' meglio tenerlo segreto e guardare da un'altra parte. Queste persone provano sconforto quando non c'e' posto in cui nascondersi ed il segreto non puo' piu' restare tale. L'India dovrebbe guardare in faccia la propria vergogna, invece di stare sulla difensiva, perché questa e' la sola strada per il cambiamento.

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- Soraya Nulliah: Tu hai dato inizio alla "50 Million Missing Campaign". Puoi dirci cosa ti ha ispirata a farlo?

- Rita Banerji: La mia indignazione. Sono indiana, sono donna, ed il mio paese mi guarda negli occhi e dice: "Ebbene? Abbiamo schiacciato 50 milioni di mosche come te!". E sono ancora piu' sconcertata dalla risposta a livello globale. Quando gli ebrei venivano annientati in Europa, altri ebrei in tutto il mondo erano oltraggiati, come ogni altra persona decente. Quando i tutsi erano massacrati in Ruanda, gente di colore su tutto il pianeta, africani e no, erano arrabbiati con le Nazioni Unite perche' esse non agivano. Per cui continuo a domandarmi: perche' il sistematico sterminio di donne in India non indigna le altre donne del mondo? La cosa strana e' che i gruppi di donne si agitano e si arrabbiano quando le minoranze etniche e religiose vengono prese a bersaglio, ma non rispondono allo stesso modo se sono le donne ad essere sterminate. Danno invece questi suggerimenti: "istruitele", "Rafforzatele economicamente". Darebbero gli stessi suggerimenti per un genocidio basato su etnia o religione? Naturalmente no. Perche' in quei suggerimenti non ci sono ne' le cause ne' le soluzioni per un genocidio. Crederlo sarebbe superficiale, ingenuo e persino osceno. Perche' quest'approccio apatico al genocidio femminile?

 

3. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA APERTA DEL 10 MAGGIO 2010 DEI COMITATI DI CIAMPINO, FIUMICINO, FROSINONE E VITERBO ALLA PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO

[Riproponiamo ancora una volta il seguente documento]

 

Alla Presidente della Regione Lazio

ai capogruppo dell'opposizione

Oggetto: lettera aperta con richiesta di incontro in relazione all'impatto del trasporto aeroportuale (e delle strutture ad esso finalizzate) nel Lazio, e ad alcune iniziative che la Regione puo' assumere

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Gentile Presidente della Regione Lazio,

gentili capogruppo dell'opposizione al Consiglio Regionale del Lazio,

vi scriviamo in relazione all'impatto del trasporto aeroportuale (e delle strutture ad esso finalizzate) nel Lazio, e ad alcune iniziative che la Regione puo' assumere.

Vi scriviamo in forma assolutamente semplice, chiara e sintetica perche' vorremmo delle risposte altrettanto semplici, chiare e sintetiche.

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1. Ciampino

E' dimostrato dagli studi istituzionali condotti da Arpa Lazio, dal Dipartimento epidemiologico regionale e dalle Asl competenti per territorio, che a Ciampino le norme di legge non sono rispettate e che la salute dei cittadini e' in pericolo. Per questo i cittadini di Ciampino, di Marino e del X Municipio di Roma hanno inviato quasi cinquecento esposti alla Magistratura per chiedere giustizia. I voli su Ciampino vanno immediatamente e drasticamente ridotti.

Chiediamo un impegno e un'iniziativa della Regione Lazio per la riduzione immediata dei voli (cosa intendiamo per immediata? Intendiamo: immediata).

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2. Fiumicino

E' dimostrato che non solo non vi e' alcuna necessita' di ampliare il sedime aeroportuale di Fiumicino, ma e' anzi del tutto evidente che il progetto della societa' Adr (Aeroporti di Roma) che prevede la cementificazione di 1.300 ettari della Riserva del litorale romano e 1.066.000 mq di servizi commerciali, si configura sostanzialmente come una mera speculazione immobiliare e finanziaria, peraltro in palese conflitto di interessi, e come una grave aggressione all'ambiente, il tutto senza nessuna reale prospettiva occupazionale e di sviluppo del territorio.

Chiediamo un impegno e un'iniziativa della Regione Lazio contro ogni ipotesi di ampliamento del sedime aeroportuale di Fiumicino.

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3. Frosinone

E' dimostrato che l'aeroporto di Frosinone-Ferentino non e' sostenibile nella Valle del Sacco, area dichiarata emergenza ambientale-socio-economica nel 2005. E' del tutto evidente che il progetto della societa' Adf (Aeroporto di Frosinone S.p.A.), a seguito dell'avviso di esproprio di oltre 300 ettari di territorio (in gran parte agricolo e residenziale), senza attendere il parere favorevole della Vas, si configura come una  speculazione immobiliare e finanziaria a danno dell'ambiente e dei cittadini . Visti i  pareri negativi degli organi tecnici nella Conferenza dei servizi preliminare, chiediamo un impegno della Regione per  il blocco del progetto e per il recupero dei finanziamenti pubblici fino ad ora messi in bilancio e destinarli nella bonifica e nel rilancio occupazionale della Valle del Sacco.

Chiediamo un impegno e un'iniziativa della Regione Lazio contro la realizzazione di un mega-aeroporto a Frosinone.

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4. Viterbo

E' dimostrato che la realizzazione di un mega-aeroporto a Viterbo avrebbe come immediate conseguenze lo scempio dell'area del Bulicame e dei preziosi beni ambientali e culturali che vi si trovano; la devastazione dell'agricoltura della zona circostante; l'impedimento alla valorizzazione terapeutica e sociale delle risorse termali; un pesantissimo inquinamento di grave nocumento per la salute e la qualita' della vita della popolazione locale (l'area e' peraltro nei pressi di popolosi quartieri della citta'); il collasso della rete infrastrutturale dell'Alto Lazio, territorio gia' gravato da pesanti servitu'; uno sperpero colossale di soldi pubblici; una flagrante violazione di leggi italiane ed europee e dei vincoli di salvaguardia presenti nel territorio.

Chiediamo un impegno e un'iniziativa della Regione Lazio contro la realizzazione di un mega-aeroporto a Viterbo.

*

5. Il trasporto, questione locale

Occorre potenziare la mobilita' sostenibile, adeguata alle esigenze del territorio e della popolazione, con tecnologie appropriate e coerenti con un modello di gestione del territorio che valorizzi e non distrugga i beni ambientali e culturali, le autentiche vocazioni produttive locali, la salute e i diritti della popolazione.

Chiediamo un impegno e un'iniziativa della Regione Lazio per una mobilita' locale centrata sul trasporto ferroviario, pubblico e collettivo al servizio della popolazione, nel rispetto dell'ambiente e del diritto alla salute e alla sicurezza.

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6. Il trasporto aereo, questione globale

Occorre contrastare il dissennato incremento del trasporto aereo a fini voluttuari, alla luce dell'eccesso di aeroporti in Italia e dell'eccesso globale di emissioni inquinanti.

Occorre ripristinare nell'ambito del trasporto aereo il rispetto di fondamentali regole e principii di legalita' e far cessare il favoreggiamento ad imprese speculative, inquinanti e violatrici dei diritti di cittadini e lavoratori.

Chiediamo un impegno e un'iniziativa della Regione Lazio contro il dissennato incremento del trasporto aereo a fini voluttuari, e per una regolamentazione del trasporto aereo che faccia cessare ogni favoreggiamento ad imprese dalla condotta inammissibile.

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Gentile Presidente della Regione Lazio,

gentili capogruppo dell'opposizione al Consiglio Regionale del Lazio,

vi saremmo assai grati di un tempestivo incontro su questi temi.

Restando a disposizione per ogni ulteriore informazione e chiarimento, in attesa di un tempestivo positivo riscontro, vogliate gradire distinti saluti,

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- Il Comitato aeroporto di Ciampino per la riduzione dell'impatto ambientale dell'aeroporto

- Il Comitato Fuoripista di Fiumicino

- Il Comitato No aeroporto Ferentino-Frosinone

- Il Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti

Roma, 10 maggio 2010

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Per approfondire

Vi segnaliamo alcuni siti che propongono utili materiali di riflessione e di documentazione:

a) su Ciampino:

www.comitatoaeroportociampino.it

www.no-fly.info

b) su Fiumicino:

http://comitatofuoripista.blogspot.com

c) su Frosinone:

http://noaeroporto-ferentino-frosinone.blogspot.com

d) su Viterbo:

www.coipiediperterra.org

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Per informazioni e contatti:

a) e-mail: info at comitatoaeroportociampino.it; r.barcaroli at libero.it; comitatofuoripista at gmail.com; silvia_menozzi at virgilio.it; noaeroporto.fr at libero.it; maddalenamarco at libero.it; info at coipiediperterra.org; antonella.litta at gmail.com

b) telefono e fax: dottoressa Antonella Litta, tel. 3383810091, 0761559413, fax: 0761559126.

c) corrispondenza: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo, c/o Centro di ricerca per la pace, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo.

 

4. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Giova ripetere le cose che e' giusto fare.

Tra le cose sicuramente ragionevoli e buone che una persona onesta che paga le tasse in Italia puo' fare, c'e' la scelta di destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.

"Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli". Cosi' recita la "carta programmatica" del movimento fondato da Aldo Capitini.

Sostenere il Movimento Nonviolento e' un modo semplice e chiaro, esplicito e netto, per opporsi alla guerra e al razzismo, per opporsi alle stragi e alle persecuzioni.

Per destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' sufficiente apporre la propria firma nell'apposito spazio del modulo per la dichiarazione dei redditi e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione: 93100500235.

Per contattare il Movimento Nonviolento, per saperne di piu' e contribuire ad esso anche in altri modi (ad esempio aderendovi): via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

5. INIZIATIVE. CONTRO LA GUERRA UNA PROPOSTA AGLI ENTI LOCALI

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Proponiamo a tutte le persone amiche della nonviolenza di inviare al sindaco del Comune, al presidente della Provincia ed al presidente della Regione in cui si risiede, una lettera aperta (da diffondere quindi anche a tutti i membri del consiglio comunale, provinciale, regionale, ed ai mezzi d'informazione) con cui chiedere che l'assemblea dell'ente locale approvi una deliberazione recante il testo seguente o uno analogo.

*

"Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... ripudia la guerra, nemica dell'umanita'.

Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.

Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.

Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.

Richiede al Governo e al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

Solo la pace salva le vite".

 

6. REPETITA IUVANT. RIFERIMENTI UTILI PER L'INFORMAZIONE SUI REFERENDUM. PER FERMARE IL NUCLEARE E PER L'ACQUA BENE COMUNE

[Riproponiamo la seguente segnalazione]

 

Segnaliamo il sito del Comitato nazionale "Vota si' per fermare il nucleare": www.fermiamoilnucleare.it

Segnaliamo il sito del Comitato referendario "2 si' per l'acqua bene comune": www.referendumacqua.it

Segnaliamo anche il sito del Forum italiano dei movimenti per l'acqua: www.acquabenecomune.org

Quattro si' ai referendum: per la legalita' e la dignita', per la democrazia ed il bene comune, per la biosfera e per l'umanita'.

 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 352 del 23 maggio 2011

 

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