Nonviolenza. Femminile plurale. 349
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 349
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- Date: Thu, 19 May 2011 14:02:53 +0200 (CEST)
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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 349 del 19 maggio 2011
In questo numero:
1. Franca Ongaro Basaglia: La violenza e la pericolosita'
2. Il 19 maggio un incontro a Nepi con l'"Associazione italiana medici per l'ambiente" per discutere di arsenico e potabilita' delle acque
3. Il 20 maggio un incontro a Cerveteri con la partecipazione dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente" sulla tutela della salute dei cittadini e la difesa dei beni comuni
4. Il 21 maggio un incontro a Maccarese sull'impatto ambientale e sanitario del trasporto aereo con la partecipazione dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente"
5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
6. Contro la guerra una proposta agli enti locali
7. Riferimenti utili per l'informazione sui referendum. Per fermare il nucleare e per l'acqua bene comune
8. Laura Colombo: Quello che la legge non potra' mai dare e dire
9. Natalia Aspesi presenta "Ave Mary" di Michela Murgia
10. Un estratto da "Ave Mary" di Michela Murgia
11. Edda Melon presenta "Poetiche politiche" a cura di Cristina Bracchi
1. MAESTRE. FRANCA ONGARO BASAGLIA: LA VIOLENZA E LA PERICOLOSITA'
[Da Franca Basaglia Ongaro, Manicomio perche'?, Emme Edizioni, Milano 1982, p. 27.
Franca Ongaro Basaglia, intellettuale italiana di straordinario impegno civile, pensatrice di profondita', finezza e acutezza straordinarie, insieme al marito Franco Basaglia e' stata tra i protagonisti del movimento di psichiatria democratica; e' deceduta nel gennaio 2005. Tra i suoi libri segnaliamo particolarmente: Salute/malattia, Einaudi, Torino 1982; Manicomio perche'?, Emme Edizioni, Milano 1982; Una voce: riflessioni sulla donna, Il Saggiatore, Milano 1982; Vita e carriera di Mario Tommasini burocrate scomodo narrate da lui medesimo, Editori Riuniti, Roma 1987; in collaborazione con Franco Basaglia ha scritto La maggioranza deviante, Crimini di pace, Morire di classe, tutti presso Einaudi; ha collaborato anche a L'istituzione negata, Che cos'e' la psichiatria, e a molti altri volumi collettivi. Ha curato l'edizione degli Scritti di Franco Basaglia. Dalla recente antologia di scritti di Franco Basaglia, L'utopia della realta', Einaudi, Torino 2005, da Franca Ongaro Basaglia curata, riprendiamo la seguente notizia biobibliografica, redatta da Maria Grazia Giannichedda, che di entrambi fu collaboratrice: "Franca Ongaro e' nata nel 1928 a Venezia dove ha fatto studi classici. Comincia a scrivere letteratura infantile e i suoi racconti escono sul "Corriere dei Piccoli" tra il 1959 e il 1963 insieme con una riduzione dell'Odissea, Le avventure di Ulisse, illustrata da Hugo Pratt, e del romanzo Piccole donne di Louise May Alcott. Ma sono gli anni di lavoro nell'ospedale psichiatrico di Gorizia, con il gruppo che si sta raccogliendo attorno a suo marito Franco Basaglia, a determinare la direzione dei suoi interessi e del suo impegno. Nella seconda meta' degli anni '60 scrive diversi saggi con Franco Basaglia e con altri componenti del gruppo goriziano e due suoi testi - "Commento a E. Goffman. La carriera morale del malato di mente" e "Rovesciamento istituzionale e finalita' comune" - fanno parte dei primi libri che documentano e analizzano il lavoro di apertura dell'ospedale psichiatrico di Gorizia, Che cos'e' la psichiatria (1967) e L'istituzione negata (1968). E' sua la traduzione italiana dei testi di Erving Goffman Asylums e Il comportamento in pubblico, editi da Einaudi rispettivamente nel 1969 e nel 1971 con saggi introduttivi di Franco Basaglia e Franca Ongaro, che traduce e introduce anche il lavoro di Gregorio Bermann La salute mentale in Cina (1972). Dagli anni '70 Franca Ongaro e' coautrice di gran parte dei principali testi di Franco Basaglia, da Morire di classe (1969) a La maggioranza deviante (1971), da Crimini di pace (1975) fino alle Condotte perturbate. Nel 1981 e 1982 cura per Einaudi la pubblicazione dei due volumi degli Scritti di Franco Basaglia. Franca Ongaro e' anche autrice di volumi e saggi di carattere filosofico e sociologico sulla medicina moderna e le istituzioni sanitarie, sulla bioetica, la condizione della donna, le pratiche di trasformazione delle istituzioni totali. Tra i suoi testi principali, i volumi Salute/malattia. Le parole della medicina (Einaudi, Torino 1979), raccolta delle voci di sociologia della medicina scritte per l'Enciclopedia Einaudi; Una voce. Riflessioni sulla donna (Il Saggiatore, Milano 1982) che include la voce "Donna" dell'Enciclopedia Einaudi; Manicomio perche'? (Emme Edizioni, Milano 1982); Vita e carriera di Mario Tommasini burocrate scomodo narrate da lui medesimo (Editori Riuniti, Roma 1987). Tra i saggi, Eutanasia, in "Democrazia e Diritto", nn. 4-5 (1988); Epidemiologia dell'istituzione psichiatrica. Sul pensiero di Giulio Maccacaro, in Conoscenze scientifiche, saperi popolari e societa' umana alle soglie del Duemila. Attualita' del pensiero di Giulio Maccacaro, Cooperativa Medicina Democratica, Milano 1997; Eutanasia. Liberta' di scelta e limiti del consenso, in Roberta Dameno e Massimiliano Verga (a cura di), Finzioni e utopie. Diritto e diritti nella societa' contemporanea, Angelo Guerrini, Milano 2001. Dal 1984 al 1991 e' stata, per due legislature, senatrice della sinistra indipendente, e in questa veste e' stata leader della battaglia parlamentare e culturale per l'applicazione dei principi posti dalla riforma psichiatrica, tra l'altro come autrice del disegno di legge di attuazione della "legge 180" che diventera', negli anni successivi, testo base del primo Progetto obiettivo salute mentale (1989) e di diverse disposizioni regionali. Nel luglio 2000 ha ricevuto il premio Ives Pelicier della International Academy of Law and Mental Health, e nell'aprile 2001 l'Universita' di Sassari le ha conferito la laurea honoris causa in Scienze politiche. E' morta nella sua casa di Venezia il 13 gennaio 2005"]
La violenza e la pericolosita' si riducevano man mano che si riducevano le costrizioni e le minacce, e man mano che aumentavano le possibilita' di vita e di espressione.
2. INCONTRI. IL 19 MAGGIO UN INCONTRO A NEPI CON L'"ASSOCIAZIONE ITALIANA MEDICI PER L'AMBIENTE" PER DISCUTERE DI ARSENICO E POTABILITA' DELLE ACQUE
[Dall'Associazione italiana medici per l'ambiente (per contatti: tel. 3383810091, e-mail: isde.viterbo at gmail.com) riceviamo e diffondiamo.
Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi. E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate a consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione]
A Nepi giovedi' 19 maggio 2011, con inizio alle ore 17,30, nella Sala Nobile del Comune, l'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) terra' una relazione medico-scientifica sul tema: "L'arsenico nelle acque destinate a consumo umano: problematiche ambientali e sanitarie, e proposte d'intervento".
La dottoressa Antonella Litta, referente dell'associazione, relazionera' sui meccanismi di azione e d'interazione dell'arsenico, elemento tossico e cancerogeno, e le patologie neoplastiche e le malattie correlate all'esposizione cronica a questo elemento soprattutto attraverso l'assunzione cronica di acque contaminate e di alimenti preparati con le stesse.
Saranno anche illustrate le proposte dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente" per realizzare subito interventi efficaci per fornire acqua dearsenificata alle popolazioni, in particolare alle donne in gravidanza e ai bambini che, come raccomandato dalla comunita' scientifica internazionale e dall'Organizzazione mondiale della sanita', deve avere come obiettivo di qualita' un contenuto di arsenico pari a zero (o al piu', e in via transitoria, di 5 microgrammi/litro) nelle acque destinate a consumo umano come vera e sicura tutela della salute pubblica.
3. INCONTRI. IL 20 MAGGIO UN INCONTRO A CERVETERI CON LA PARTECIPAZIONE DELL'"ASSOCIAZIONE ITALIANA MEDICI PER L'AMBIENTE" SULLA TUTELA DELLA SALUTE DEI CITTADINI E LA DIFESA DEI BENI COMUNI
[Dall'Associazione italiana medici per l'ambiente (per contatti: tel. 3383810091, e-mail: isde.viterbo at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]
Venerdi' 20 maggio con inizio alle ore 18 a Cerveteri, presso la sala Ruspoli, in piazza Santa Maria, si svolgera' un convegno sul tema: "Tutela della salute dei cittadini e difesa dei beni comuni".
L'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) di Viterbo e' stata invitata ad intervenire con una relazione medico-scientifica che avra' per argomento: "La potabilita' e salubrita' dell'acqua, bene comune e risorsa da tutelare per garantire pienamente anche il diritto alla salute".
La relazione sara' tenuta dalla dottoressa Antonella Litta; particolare attenzione sara' dedicata alle problematiche sanitarie e ambientali determinate dalla presenza dell'arsenico nelle acque destinate a consumo umano.
4. INCONTRI. IL 21 MAGGIO UN INCONTRO A MACCARESE SULL'IMPATTO AMBIENTALE E SANITARIO DEL TRASPORTO AEREO CON LA PARTECIPAZIONE DELL'"ASSOCIAZIONE ITALIANA MEDICI PER L'AMBIENTE"
[Dall'Associazione italiana medici per l'ambiente (per contatti: tel. 3383810091, e-mail: isde.viterbo at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]
Sabato 21 maggio a Maccarese, presso la cooperativa "Sant'Antonio", in viale di Porto 681, nell'ambito del convegno "Un'altra idea di aeroporto", alle ore 17,15 si terra' una tavola rotonda su: "Ambiente, territorio e salute".
Ad essa partecipa la dottoressa Antonella Litta, dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia), che illustrera' i danni ambientali e sanitari derivanti dal trasporto aereo con particolare riferimento alla situazione dell'aeroporto di Ciampino.
5. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Riproponiamo il seguente appello]
Giova ripetere le cose che e' giusto fare.
Tra le cose sicuramente ragionevoli e buone che una persona onesta che paga le tasse in Italia puo' fare, c'e' la scelta di destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
"Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli". Cosi' recita la "carta programmatica" del movimento fondato da Aldo Capitini.
Sostenere il Movimento Nonviolento e' un modo semplice e chiaro, esplicito e netto, per opporsi alla guerra e al razzismo, per opporsi alle stragi e alle persecuzioni.
Per destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' sufficiente apporre la propria firma nell'apposito spazio del modulo per la dichiarazione dei redditi e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione: 93100500235.
Per contattare il Movimento Nonviolento, per saperne di piu' e contribuire ad esso anche in altri modi (ad esempio aderendovi): via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
6. INIZIATIVE. CONTRO LA GUERRA UNA PROPOSTA AGLI ENTI LOCALI
[Riproponiamo il seguente appello]
Proponiamo a tutte le persone amiche della nonviolenza di inviare al sindaco del Comune, al presidente della Provincia ed al presidente della Regione in cui si risiede, una lettera aperta (da diffondere quindi anche a tutti i membri del consiglio comunale, provinciale, regionale, ed ai mezzi d'informazione) con cui chiedere che l'assemblea dell'ente locale approvi una deliberazione recante il testo seguente o uno analogo.
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"Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... ripudia la guerra, nemica dell'umanita'.
Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.
Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.
Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.
Richiede al Governo e al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
Solo la pace salva le vite".
7. REPETITA IUVANT. RIFERIMENTI UTILI PER L'INFORMAZIONE SUI REFERENDUM. PER FERMARE IL NUCLEARE E PER L'ACQUA BENE COMUNE
[Riproponiamo la seguente segnalazione]
Segnaliamo il sito del Comitato nazionale "Vota si' per fermare il nucleare": www.fermiamoilnucleare.it
Segnaliamo il sito del Comitato referendario "2 si' per l'acqua bene comune": www.referendumacqua.it
Segnaliamo anche il sito del Forum italiano dei movimenti per l'acqua: www.acquabenecomune.org
Quattro si' ai referendum: per la legalita' e la dignita', per la democrazia ed il bene comune, per la biosfera e per l'umanita'.
8. RIFLESSIONE. LAURA COLOMBO: QUELLO CHE LA LEGGE NON POTRA' MAI DARE E DIRE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente intervento.
Laura Colombo partecipa all'esperienza della Libreria delle donne di Milano, del cui sito internet www.libreriadelledonne.it insieme a Sara Gandini e' "webmater"]
Comunicare il senso di una politica che mira alla creazione di liberta' e non alla conquista dei diritti e' spesso un'impresa difficile. Riconoscimento dei diritti e divenire della liberta' sono due modi incommensurabili dell'azione politica, vale a dire non possiamo metterli direttamente in relazione tra loro, anche se hanno il medesimo intento: rendere piu' vivibile lo stesso mondo. Tuttavia c'e' un primato della liberta' sui diritti che non e' temporale, bensi' ontologico.
Pensiamo per esempio ai neri d'America: il Proclama di Emancipazione di Lincoln, che abolisce la schiavitu', e' del 1863, ma la politica e la cultura restano ancora per molto tempo segregazioniste. Un secolo dopo sara' Rosa Parks ad accendere la rivolta dei neri, rifiutandosi di cedere il posto a un bianco sull'autobus. Stanca di arrendersi alle ingiustizie, indichera' la via senza ritorno della ribellione e della liberta'.
Voglio dire che il problema sociale esiste, ma riguarda in grande misura la sfera interiore: se hai sempre avuto sotto gli occhi il modello della superiorita' dei bianchi, non riesci a immaginare qualcosa di diverso. La sfida dell'azione politica che fa leva sulla liberta' e' proprio di immaginare qualcosa che non c'e', creare cio' di cui hai bisogno (come diceva Carla Lonzi).
Altro esempio: fino a pochi decenni fa, le donne hanno avuto forti modelli di sottomissione all'uomo. Il femminismo degli anni '70 ha criticato l'ordine simbolico patriarcale e ha scelto di separarsi dai luoghi misti, per disegnare un ambito di autonomia femminile. Sappiamo che non si e' trattato solo di una critica alla realta' data, e' stato soprattutto la ricerca di nuove possibilita' perche' l'esperienza femminile autentica potesse trovare parole. Leggendo il Diario di Carla Lonzi avvertiamo i dubbi, gli smarrimenti e le invenzioni che una donna deve affrontare quando nega l'identita' femminile precostituita, il posto che gli uomini hanno previsto per le donne. Da questo rifiuto e' nata la liberta' che oggi si riflette in conquiste sociali stabili: puoi studiare, uscire di casa senza sposarti, viaggiare con le amiche, avere o no un figlio, amare chi vuoi, stare da sola, cose impensabili fino a pochi decenni fa. A livello legislativo, questa liberta' e' registrata, per esempio, nel nuovo diritto di famiglia del 1975, dove sparisce la figura del capofamiglia e si stabilisce che ogni decisione sulla coppia e i figli debba essere presa di comune accordo.
Si potrebbe pensare che una buona legge faccia il lavoro per me, che il legislatore, con lungimiranza, predisponga quello spazio in cui potro' agire la mia sconosciuta liberta'. Ma la vera prima mossa e' lo scatto interiore di consapevolezza, la messa a fuoco, insieme ad altre, dei miei bisogni.
Prendiamo la legge sui congedi parentali del 2000, che prevede permessi per la cura dei figli anche per il padre. Gli uomini, per lo piu', non colgono questa occasione. Non c'e' da stupirsene: solo quando riusciranno a fare una mossa interiore di liberta', capiranno di se' cio' che la legge non potra' mai dare e dire.
Le nostre schiavitu' non finiranno a colpi di legge, sono vincoli che abitano la nostra mente. E' da li' che devono cominciare a sparire.
9. LIBRI. NATALIA ASPESI PRESENTA "AVE MARY" DI MICHELA MURGIA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente recensione apparsa sul quotidiano "La Repubblica" del 12 maggio 2011 col titolo "Eva e Maria, cosi' la Chiesa ha sacrificato la donna" e il sommario "Michela Murgia e il suo saggio: dalle Madonne di ieri e di oggi fino agli stereotipi patriarcali. 'Ave Mary' intreccia sacre scritture e vita. E ricorda come una certa teologia ignori le immagini femminili di Dio. La scrittrice sarda, che e' credente, smitizza Madre Teresa di Calcutta e cita Giovanni Paolo I".
Natalia Aspesi e' una prestigiosa giornalista e scrittrice, acuta e brillante osservatrice dei fenomeni di costume, critica cinematografica e di altre espressioni artistiche e forme di spettacolo; e' nata, vive e lavora a Milano, dove ha iniziato l'attivita' giornalistica alla "Notte", diventando successivamente inviata del "Giorno" e poi di "Repubblica", giornale cui collabora dalla fondazione. E' stata tra le promotrici dell'appello "Se non ora, quando" con cui e' stata convocata la manifestazione delle donne del 13 febbraio 2011.
Su Michela Murgia dal sito della casa editrice Einaudi riprendiamo la seguente scheda: "Michela Murgia e' nata a Cabras nel 1972. Nel 2006 ha pubblicato con Isbn Il mondo deve sapere, il diario tragicomico di un mese di lavoro che ha ispirato il film di Paolo Virzi', Tutta la vita davanti. Per Einaudi ha pubblicato nel 2008 Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell'isola che non si vede, nel 2009 il romanzo Accabadora, vincitore del Premio Campiello 2010, e nel 2011 Ave Mary". Cfr. anche il sito: www.michelamurgia.com]
Pare di sentire il sussurro di decine di computer con cui geniali signore stanno scrivendo libri sugli errori e gli orrori del mondo verso le donne, e la fonte di tali orrori-errori, perpetrati ovviamente dagli uomini, sembra inesauribile: e' un boom attuale che aveva gia' trionfato negli anni del femminismo militante e vincente, e poi si era spento verso la meta' degli anni '90, quando una valanga di altre intrepide signore, adattandosi all'intorpidimento generale, si era messa a scrivere sulle meraviglie del mondo verso le donne, tipo come fare shopping, come non restare single, come assomigliare alle top model, cosa fare proficuamente a letto.
Da un paio di anni per fortuna c'e' stato un risveglio di brontolii femminili colti, intelligenti, creativi, appassionanti, impeccabili, sotto forma di saggi di successo, che entusiasmano i maschi piu' maschilisti (tanto sanno che non cambia nulla) e vengono regolarmente massacrati dai talk-show rimasti ancorati alla necessita' di banalizzare sia l'esposizione del corpo delle donne che la loro lapidazione, per essere sicuri di fare audience. In questo fervore di scrittura femminile molto terrena, che chiama in causa i poteri contemporanei, la politica, la televisione, la pubblicita', le escort e le ministre col tacco a spillo, appare finalmente il personaggio piu' inaspettato, umano e celestiale, antico ed eterno, celebre e sconosciuto, mitico ed universale, da imitare e inimitabile: la Madonna, Maria di Nazareth, per Michela Murgia semplicemente Mary: Ave Mary, come si intitola il suo nuovo libro (Einaudi Stile libero), sottotitolo "E la chiesa invento' la donna".
Si sa che la scrittrice sarda, 39 anni, che con il suo romanzo Accabadora ha vinto il Campiello, il SuperMondello e il Dessi', e' una credente "organica, non marginale", come si definisce lei, che rivendica il diritto di critica dall'interno della Chiesa che, con gli ultimi due papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, sta vivendo una lunga continuita' conservatrice. E mentre racconta l'uso spesso distorto che e' stato fatto e si continua a fare di Maria di Nazareth, la placida e ferrea signora di Cabras ricorda quanto sia ancora difficile per le Mary di oggi, credenti e no, fuori e dentro la Chiesa, sfuggire agli stereotipi incongruentemente patriarcali, essere davvero libere. Per secoli la Madonna ritratta dagli artisti e' stata una giovane madre bellissima, talvolta anche carnale, addirittura a seno nudo, riccamente abbigliata, con in braccio il suo bambino: vengono per esempio in mente la rinascimentale Adorazione dei magi di Jan Gossaert attualmente nella mostra dedicata all'artista cinquecentesco fiammingo alla National Gallery di Londra; oppure la meravigliosa Madonna dei Pellegrini di Caravaggio, una affascinante popolana dall'abito scollato, che incrociando le gambe e tenendo in braccio il suo piccino, si affaccia curiosa da una porta. Poi, dalla meta' del XIX secolo, con i nuovi dogmi mariani e i veggenti di Lourdes e di Fatima, Maria smise di essere madre, lascio' da qualche parte il suo piccino, si vesti' solo di bianco e azzurro, adombrando il viso dentro un velo, si sistemo' su una nuvola con le mani raccolte in preghiera, rivolse gli occhi al cielo e assunse un'espressione afflitta, quella della Mater Dolorosa, che in altre raffigurazioni luttuose si sarebbe inginocchiata ai piedi del figlio crocefisso.
Finalmente si era trovato il vero destino delle donne, un'ascesa verginale alla solitudine e alla sofferenza, per accollarsi la sofferenza degli altri, prendersene cura e nel caso personale di Maria, assistere al sacrificio del figlio, in un moltiplicarsi di drammatiche Pieta' che, come quelle di Michelangelo, non intaccano la giovinezza della Madre, rimasta sedicenne, ad accogliere sul suo grembo il corpo martoriato del figlio trentenne. Non esistono immagini della Madonna vecchia (e neppure morta), se non di sfuggita in qualche film non convenzionale, e non si vorrebbe essere blasfemi imputando anche a questa scelta santa il fatto che pure oggi, anzi soprattutto oggi, invecchiando le donne sembrano scomparire nel nulla, perdere senso e potere. Ancora e' difficile capire per quale ragione a un certo punto della storia del mondo le donne furono considerate nemiche del genere umano, e per terrorizzarci Murgia cita l'irritatissimo apologeta Tertulliano, vissuto tra il II e il III secolo: "Ogni donna dovrebbe camminare come Eva nel lutto e nella penitenza", "La condanna di Dio verso il tuo sesso permane ancora oggi", "Tu sei la porta del demonio! A causa di cio' che hai fatto il figlio di Dio e' dovuto morire!".
Ogni fregatura femminile nei secoli e' dunque partita dalla disubbidiente Eva (e infatti le donne ancora oggi si sentono dire dai maschi di famiglia, ubbidisci!, segue gestaccio da parte delle signore) e dal suo peccato originale, che fece cacciare Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre e condanno' l'uomo a lavorare con sudore e la donna a partorire con dolore. Quando dalla meta' dell'800 la scienza comincio' a studiare la possibilita' di separare il parto dal dolore con l'anestesia (e dal 1930 con l'epidurale), il dibattito teologico, tutto maschile, si fece rovente; come osava la scienza eliminare la punizione divina obbligatoria per le donne? Finalmente nel 1956 Papa Pio XII defini' "non illecito" il parto indolore, anche se la maternita' dolorosa restava la maledizione specifica per le figlie di Eva. A me pare che nessun teologo ando' in crisi quando il diffondersi delle macchine aiuto' gli uomini a non faticare e quindi a non sudare. Michela Murgia ha una cultura teologica vasta e una avventurosa esperienza di vita: ha lavorato in un call center e ha fatto il portiere di notte, l'insegnante di religione, la venditrice di multiproprieta', l'animatrice dell'Azione Cattolica, la dirigente di una centrale termoelettrica, e' stata per anni lo scandalo del suo paese andando a vivere col suo fidanzato (ignominia!), poi sposandolo civilmente (che e' sempre peccato!), infine, cristianamente convinta, in chiesa.
Ave Mary intreccia sapienza e ironia, Sacre Scritture e vita, non dando tregua a tutti gli errori e le stupidaggini che credenti chic e atei devoti hanno scritto e soprattutto diffuso attraverso la televisione. Smitizza Madre Teresa di Calcutta, premio Nobel per la Pace, beatificata, essenziale esempio di femminilita' sacrificale, che per la Chiesa cattolica "non rappresentava solo una campionessa di carita', era soprattutto una vestale della sua dottrina morale sulla vita, quella che maggiormente interferiva con la liberta' delle donne di disporre di se stesse". Rilegge per noi Mulieris Dignitatem, il documento del 1988 in cui Giovanni Paolo II usa per la prima volta l'espressione "genio femminile": e rifiutando l'eguaglianza tra uomo e donna, sceglie la differenza, come una parte importante del femminismo, pero' riconfermando la subordinazione sociale e familiare della donna, "non piu' enunciata in nome di una inferiorita' di genere, ma fondata su una pretesa superiorita' di ruolo spirituale...".
Dara' certamente fastidio al rumoroso e ingombrante divismo dei nostri atei devoti, la grazia con cui ricorda come la Chiesa abbia deliberatamente ignorato nella Bibbia le decine di immagini femminili di Dio, "privando le donne del diritto di riconoscersi immagine di Dio, in un Dio che fosse anche a loro immagine". E il modo malizioso in cui rispolvera una frase molto pericolosa pronunciata nel 1978 da quel povero Giovanni Paolo I dal brevissimo papato: "Noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile: e' papa', piu' ancora e' madre". Panico in Vaticano, terrore di uno spaventoso abisso teologico e simbolico, subito sepolto con la morte di papa Luciani. Ma Joseph Ratzinger quando era ancora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ci ricorda l'implacabile credente devota Murgia, "si espresse con molta chiarezza in merito alla questione del Dio Madre che ancora si aggirava per i corridoi vaticani come una patata bollente: 'Non siamo autorizzati a trasformare il Padre Nostro in una Madre Nostra: il simbolismo usato da Gesu' e' irreversibile, e' fondato sulla stessa relazione uomo-Dio che e' venuto a rivelarci'".
10. LIBRI. UN ESTRATTO DA "AVE MARY" DI MICHELA MURGIA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente estratto apparso sul quotidiano "l'Unita'" del 13 maggio 2011 col titolo "Maria la ribelle che con un si' rovescio' le regole" e il sommario "Il paradosso della Madonna e' stato trasformarla in icona della passiva docilita', mentre il suo percorso e' quanto di piu' distante dall'ordine patriarcale: e' la tesi del nuovo libro di Michela Murgia. Da oggi in libreria 'Ave Mary. E la Chiesa invento' la donna' di Michela Murgia (pp. 170, euro 16, Einaudi). Un libro non sulla Madonna, ma sulle donne. Riportiamo un brano"]
Maria di Nazareth e' la persona che ha subito il torto piu' grande nel dipanarsi di questa colossale struttura di dominio. E' stata strumentalmente trasformata in icona della piu' passiva docilita', in muta testimonial del silenzio-assenso, e ha finito in modo paradossale per essere proposta come esempio luminoso di donna funzionale ai piani altrui, lei che i piani altrui li aveva sovvertiti tutti senza pensarci su neanche un istante. Il si' di Maria all'annunciazione andrebbe studiato in tutte le circostanze in cui si ragiona di donne, perche' e' quanto di piu' distante dall'ordine patriarcale si possa sperare di vedere. Immaginiamola nel suo contesto questa ragazzina forse sedicenne, ipotetica figlia di un padre che aveva ancora potesta' su di lei, e certamente legata a un promesso sposo che quella potesta' l'avrebbe invece avuta a breve. Immaginiamola ricevere la piu' misteriosa delle visite, e sentirsi dire che presto avra' un figlio. Non e' un ordine quello che riceve Maria dal messaggero misterioso, ma una richiesta importante, una di quelle che in un sistema patriarcale si avanzano al padre, non certo alla figlia. Il Signore annuncio' ad Abramo, e non a Sara, che sarebbe rimasta incinta di Isacco. Fu Zaccaria e non Elisabetta a ricevere l'annuncio della gravidanza in tarda eta' di quel figlio che poi sarebbe diventato Giovanni il Battista. Invece questo misterioso visitatore non rispetta le regole, evita tutti i passaggi rituali del sistema tribale giudaico per rivolgersi direttamente a Maria, rendendola soggetto protagonista della scelta che piu' la riguarda, come e' giusto oggi, ma come non era certo normale nel I secolo. L'angelo del Signore e' un anticonformista, ma la fanciulla d'Israele non ha certo la stessa autonomia. Una fanciulla per bene davanti alla proposta sconcertante di restare incinta senza conoscere uomo avrebbe dovuto nel migliore dei casi rifiutare, nel peggiore chiedere tempo. Dire qualcosa di molto assennato e prudente, tipo "ne parlo con mio padre". Oppure con qualcuno piu' grande, piu' esperto, piu' potente. Poteva parlarne con il suo promesso sposo, per esempio. Se la fidanzata deve restare incinta per opera dello Spirito Santo, forse sarebbe meglio che il futuro sposo ne sia prima informato. Maria si guarda bene dal fare tutto questo. Se l'angelo e' un anticonformista, lei lo e' di piu'. Per questo non accetta subito, ma si permette anche gli spazi della trattativa; al messaggero del Signore osa chiedere persino spiegazioni: "Come e' possibile?". Lui e' paziente, molto piu' paziente di quanto non sia stato con l'incredulo Zaccaria, le annuncia le modalita' con cui puo' avvenire il prodigio. Evidentemente per lei sono sufficienti, perche' alla fine dice il famoso si': "Sia fatto di me secondo la tua parola". Il si' di Maria sara' suonato molto bene nell'alto dei cieli, ma a tutti gli effetti nella terra degli uomini restava un suicidio. Essere rimasta incinta prima di andare a stare nella stessa casa con il promesso sposo non era un fatto che consentisse molte interpretazioni: o lui non l'ha rispettata fino alle nozze, o lei si e' concessa a qualcun altro. La gente forse avrebbe pensato che fosse vera la prima ipotesi, e sarebbe stato gia' molto grave, ma Giuseppe avrebbe pensato sicuramente alla seconda, e questo poteva significare solo una cosa per Maria: pietre.
Persino una ragazza tanto sciocca da accettare l'offerta del messaggero del Signore a questo punto sarebbe tornata in se' e sarebbe corsa dal padre, dal fidanzato, dallo zio, dal sommo sacerdote o da una donna piu' vecchia per raccontare che cosa era successo, cercando di farlo capire e accettare prima che cominciasse a vedersi sul suo corpo. Eppure Maria non fa nulla di tutto questo. Si tiene il suo segreto, la sua visita misteriosa e il suo bambino che le cresce nel ventre, e non dice niente a nessuno. Anzi, fa proprio quello che potrebbe aumentare agli occhi di tutti la sua colpevolezza: si mette in viaggio e va a trovare sua cugina Elisabetta, l'unica che si accorgera' che e' incinta. Quando tre mesi dopo Maria torna a casa, la pancia e' abbastanza grande perche' anche Giuseppe la veda; solo il suo buon cuore fara' scartare al falegname di Nazareth l'ipotesi di farla ammazzare a colpi di pietra per adulterio.
Sara' un sogno a distoglierlo dalle idee di ripudio e a convincerlo che quello che sta avvenendo e' volere di Dio: da quel momento lui di Maria e del suo bambino misterioso diventera' il protettore piu' scaltro e attento. Ma in tutto questo Maria ha fatto solo quello che ha voluto, nei tempi e nei modi che ha deciso, a condizioni stabilite da lei, costringendo di fatto a piegarsi alla sua liberta' di dire si' tutto il sistema che la circondava e pretendeva di dettarle legge.
Affonda anche qui l'originaria natura destabilizzante del cristianesimo e Maria lo capisce molto bene. Il canto liberatorio del Magnificat che l'evangelista le mette sulle labbra a casa della cugina Elisabetta rappresenta a tutti gli effetti un inno al sovvertimento dello status quo. Il Dio che ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili ha anche destabilizzato una volta per sempre la gerarchia patriarcale tra l'uomo e la donna, facendo di una ragazza la massima complice della salvezza del mondo. Quel Dio ha fatto di lei, l'ultima delle ragazze di Israele, una il cui nome sara' benedetto da tutte le generazioni a venire. Maria puo' permettersi di cantare quelle parole perche' con il suo si' ha fatto saltare il tavolo, ha stabilito le condizioni del riscatto, ha voltato la carta della storia di Israele e non c'e' piu' nessuno che potra' farle credere che qualcosa non e' possibile a una donna. Con una simile madre non c'e' da stupirsi se Cristo per tutta la sua vita pubblica ha usato alle donne un'attenzione altrettanto anticonformista rispetto al contesto in cui e' vissuto. Non c'e' niente come la Scrittura per rivelarci quanto sia falsa l'idea di Maria che vogliono darci a bere come docile e mansueta, stampino perfetto di tutte le donnine per bene.
11. LIBRI. EDDA MELON PRESENTA "POETICHE POLITICHE" A CURA DI CRISTINA BRACCHI
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente recensione apparsa sul quotidiano "Il manifesto" del 12 maggio 2011 col titolo "Voci di donne tra due lingue" e il sommario "Autrici migranti in Poetiche politiche, al centro di un incontro oggi a Torino".
Edda Melon, vive e lavora a Torino, dove insegna Letteratura francese moderna e contemporanea all'Universita'. Aderisce al Cirsde (Centro interdipartimentale di ricerca e studi delle donne) dell'Universita' di Torino e alla Societa' Italiana delle Letterate. Tra il 1978 e il 1984 e' stata cofondatrice delle edizioni La Rosa. Ha scritto rilevanti lavori su Violette Leduc, Antonin Artaud e su Marguerite Duras, curando, con Ermanno Pea, il volume Duras mon amour (Marcos, 1992); le sue ricerche sono orientate su Otto e Novecento, si sono svolte sopratutto in ambito di comparatistica, letteratura e psicanalisi, autobiografia, corrispondenze, Women's Studies; ha collaborato a riviste quali "L'indice", "Leggere", "Pulp". Ha tradotto Rousseau, Zola, i Goncourt, i dadaisti, Artaud, Duras, Kristeva]
Fresco di stampa, Poetiche politiche. Narrative, storie e studi delle donne, a cura di Cristina Bracchi (Il Poligrafo, pp. 211, euro 22), che sara' presentato oggi alle 12 al Salone del libro nell'area Lingua Madre, raccoglie gli atti del settimo convegno della Societa' Italiana delle Letterate che si e' svolto a Torino nel 2008. Come e' nella prassi di questa comunita' di docenti, studiose, giornaliste, autrici, fondata nel 1994, ogni incontro - oltre a verificare i risultati delle diverse pratiche di ricerca e di esperienza - si pone l'obiettivo di aprire scenari e intersezioni inedite. L'indice del volume da' dunque l'idea di un'architettura molto suggestiva. Troviamo, all'inizio, i risultati del lavoro svolto con studenti di alcuni licei, insegnanti, professioniste della politica e organizzatrici culturali: per chi insegna, infatti, scrive Cristina Bracchi che lo ha organizzato, "l'indicazione prima e' spiegare l'esistenza di uomini e donne che incarnano una differenza inscritta nei loro corpi differenti e che filtrano e restituiscono differentemente l'esperienza del mondo".
Dalla formula del titolo, tutt'altro che scontata, si diramano tre sezioni, o meglio tre "poetiche politiche".
Nella prima ci si interroga sulle conseguenze dell'amore (per la letteratura o per la filosofia), e la relazione tra queste due posizioni viene incarnata nel dialogo tra Monica Farnetti e Federica Giardini e nei testi incrociati a distanza di Bianca Tarozzi e Giulia Niccolai a proposito della filosofa Marcella Tarozzi Goldsmith.
Nella seconda, "Narrative politiche del testo. L'etica e la felicita'", Bracchi ripropone la questione della narrabilita' del femminismo, convocando diverse figurazioni dell'altra necessaria (Arendt, Cavarero); per Nerina Milletti, anche occuparsi di storia lesbica e' un gesto politico, in questo caso e' la memoria ad essere l'altra necessaria, anche se "per la nostra felicita' sono necessarie tutte le Altre". Liliana Ellena analizza le vicissitudini della storiografia femminista, azzardando che oggi rischi di apparire come "una passione triste", perche' "quella 'storia' da tempo non appartiene piu' a un unico soggetto, generazione o luogo, ma si affaccia da spazi inediti e si riscrive in lingue impreviste". Analogamente, come trasformare lo studio della letteratura in una passione felice - si chiede Monica C. Storini - se non ricorrendo alla pratica dell'affettivita', eccentrica rispetto alle metodologie del sapere canonizzato? Particolarmente interessanti, in questa sezione, le suggestioni provenute dal pubblico, verbalizzate in forma di appunti, per il lavoro futuro.
Nella "terza poetica politica" leggiamo la registrazione di due incontri, preceduti dalle considerazioni di Clotilde Barbarulli che presenta Kaha Mohamed Aden e Ribka Sibhatu, somala l'una, eritrea l'altra, e di Nadia Setti in dialogo con Leila Sebbar (un breve testo di ciascuna scrittrice e' pubblicato a chiusura del volume). Con Sebbar riprendiamo dall'inizio, cioe' dal titolo, nel quale - osserva la scrittrice - si coniuga "la dimensione del poetico e del politico: il mio dominio della lingua francese e' politico e il mio tentativo di avvicinarmi alla parte del padre e della lingua araba e' il poetico". Tuttavia sta a ciascuna/o l'impresa di declinare la formula alla propria maniera. "La poetica e' il piano su cui si struttura il discorso, e' il linguaggio dell'arte. Farne questione politica dipende dal temperamento poetico" (Bracchi). O dal temperamento tout court, cioe' dal soggetto. Ammonisce Ribka Sibhatu, citando un proverbio indiano: "Con i nostri occhi vediamo il mondo intero eccetto i nostri stessi occhi". Traduce limpidamente Barbarulli: "I testi migranti, che ci fanno vedere la percezione che l'altra ha di noi, sono particolarmente importanti nell'attuale preoccupante clima di esclusione e di razzismo in cui viviamo".
Ogni riga di questo libro insomma ci riporta all'oggi, al nostro dissenso da quella politica spettacolo che vediamo montare di ora in ora.
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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Numero 349 del 19 maggio 2011
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