Nonviolenza. Femminile plurale. 348



 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 348 del 18 maggio 2011

 

In questo numero:

1. Opporsi alla guerra e al razzismo

2. Lea Melandri: La cura: destino, necessita', scelta?

3. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento

4. Riferimenti utili per l'informazione sui referendum. Per fermare il nucleare e per l'acqua bene comune

5. Contro la guerra una proposta agli enti locali

6. Un'azione diretta nonviolenta per impedire i decolli dei bombardieri

7. Per l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere della pace (alcuni materiali gia' diffusi nel 1999)

 

1. EDITORIALE. OPPORSI ALLA GUERRA E AL RAZZISMO

 

Opporsi alla guerra e al razzismo e' qui e ora il primo dovere di ogni persona decente.

Opporsi alla guerra e al razzismo e' qui e ora la lotta politica necessaria.

Opporsi alla guerra e al razzismo e' qui e ora l'urgenza delle urgenze.

Opporsi alla guerra e al razzismo, salvare le vite umane.

 

2. RIFLESSIONE. LEA MELANDRI: LA CURA: DESTINO, NECESSITA', SCELTA?

[Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso sul sito "Dea - donne e altri" (www.donnealtri.it).

Lea Melandri, nata nel 1941, acutissima intellettuale, fine saggista, redattrice della rivista "L'erba voglio" (1971-1975), direttrice della rivista "Lapis", e' impegnata nel movimento femminista e nella riflessione teorica delle donne. Tra le opere di Lea Melandri segnaliamo particolarmente L'infamia originaria, L'erba voglio, Milano 1977, Manifestolibri, Roma 1997; Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli, Milano 1988, Bollati Boringhieri, Torino 2002; Lo strabismo della memoria, La Tartaruga, Milano 1991; La mappa del cuore, Rubbettino, Soveria Mannelli 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralita' indicibile, Franco Angeli, Milano 2000; Le passioni del corpo, Bollati Boringhieri, Torino 2001; Amore e violenza, Bollati Boringhieri, Torino 2011. Dal sito www.universitadelledonne.it riprendiamo la seguente scheda: "Lea Melandri ha insegnato in vari ordini di scuole e nei corsi per adulti. Attualmente tiene corsi presso l'Associazione per una Libera Universita' delle Donne di Milano, di cui e' stata promotrice insieme ad altre fin dal 1987. E' stata redattrice, insieme allo psicanalista Elvio Fachinelli, della rivista L'erba voglio (1971-1978), di cui ha curato l'antologia: L'erba voglio. Il desiderio dissidente, Baldini & Castoldi 1998. Ha preso parte attiva al movimento delle donne negli anni '70 e di questa ricerca sulla problematica dei sessi, che continua fino ad oggi, sono testimonianza le pubblicazioni: L'infamia originaria, edizioni L'erba voglio 1977 (Manifestolibri 1997); Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli 1988 ( ristampato da Bollati Boringhieri, 2002); Lo strabismo della memoria, La Tartaruga edizioni 1991; La mappa del cuore, Rubbettino 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralita' indicibile. La pratica dell'inconscio nel movimento delle donne degli anni Settanta, Fondazione Badaracco, Franco Angeli editore 2000; Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri 2001. Ha tenuto rubriche di posta su diversi giornali: 'Ragazza In', 'Noi donne', 'Extra Manifesto', 'L'Unita''. Collaboratrice della rivista 'Carnet' e di altre testate, ha diretto, dal 1987 al 1997, la rivista 'Lapis. Percorsi della riflessione femminile', di cui ha curato, insieme ad altre, l'antologia Lapis. Sezione aurea di una rivista, Manifestolibri 1998. Nel sito dell'Universita' delle donne scrive per le rubriche 'Pensiamoci' e 'Femminismi'"]

 

La cura e' una necessita' degli esseri umani, sia come risposta a bisogni essenziali quando non si e' in condizione di autosufficienza - il bambino, l'anziano, il malato -, sia come attenzione, affetto, riconoscimento da parte dei propri simili, di cui ogni individuo ha bisogno per vivere. "Non si vive di solo pane". Si puo' morire di dolore, di solitudine, di indifferenza. Che cosa ha impedito allora che fosse riconosciuta come tale e affrontata con l'impegno collettivo che merita?

Si puo' parlare di scelta quando interviene la consapevolezza di cio' che si presenta a noi come necessario e se ne assume la responsabilita', quando da un meccanico, obbligato "prestare cura" si passa al "prendersi cura", "interessarsi a", dove l'azione materiale che l'altro ci richiede viene fatta propria in tutte le sue contraddittorie implicazioni: fatica, disgusto e piacere, esaurimento e recupero di energie, ritualita' e sorpresa, dovere morale e liberta'. E' una condizione a cui si approda raramente, perche' presuppone una buona conoscenza di se' e un processo formativo che aiuti a prendere distanza da abitudini, comportamenti inveterati, habitus mentali e convinzioni preconcette.

Ora, la prima e la piu' duratura delle pregiudiziali che hanno impedito finora di vedere la cura come necessita', responsabilita' collettiva e scelta, e' il fatto che nella storia che conosciamo e che e' arrivata fino a noi la cura e' diventata il destino "naturale" della donna, considerata come genere e non come individuo. E' dalla capacita' biologica di fare figli, dalla maternita', che vengono fatte discendere, deterministicamente, le doti tradizionali femminili: riproduzione della vita, dedizione all'altro, capacita' di ascolto e di mediazione dei conflitti, responsabilita' della casa e della famiglia.

Nel Disagio della civilta', Freud indica come fondamenti della vita in comune la "coercizione al lavoro" e la "potenza dell'amore", riconoscendo in questo binomio anche la differenziazione tra i ruoli del maschio e della femmina, e il rapporto di potere di un sesso sull'altro. In realta', una separazione netta tra amore e lavoro non c'e' mai stata.

Oggi si puo' dire che, saltati i confini tra privato e pubblico, tra il corpo e la polis, le due sfere si vanno confondendo: da un lato, la cura e il lavoro domestico diventano in parte lavoro salariato, dall'altro le trasformazioni del lavoro produttivo, sempre piu' immateriale, cominciano a considerare le "doti femminili" una "risorsa". Il lavoro di cura entra oggi visibilmente nell'economia, ma i legami ci sono sempre stati. La cura dei figli, della famiglia, della casa sono da sempre, come dice Antonella Picchio, "un grande aggregato dell'economia generale".

La ragione principale dell'occultamento che impedisce tuttora di affrontare alla radice la divisione sessuale del lavoro, e di vedere le conseguenze che ha sulla relazione tra uomini e donne, va ricercata nel fatto che la conservazione della specie si e' venuta a confondere con la maternita' e con l'amore - amore per un figlio, per un uomo, per una persona particolarmente cara -, e con l'intreccio tra amore e dominio. Le cure che le donne elargiscono all'interno della famiglia come madri, mogli, sorelle, nuore, a bambini, malati, anziani, ma anche uomini in perfetta salute, sono al centro di un paradosso, di una contraddizione che oggi arriva, sia pure lentamente, alla coscienza, ma di cui troviamo tracce inequivocabili nel passato.

Per Jean-Jacques Rousseau, la maternita', insieme alla seduzione erotica, e' una delle "attrattive" che rendono la donna potente agli occhi dell'uomo, il quale dipende da lei per la nascita, le prime cure e le prime sollecitazioni sessuali, l'educazione. Ma e' anche, proprio per questo, la ragione della sua esclusione dal "contratto sociale". Nel capovolgimento, che vede il piu' debole diventare il piu' forte, alla donna viene chiesto di vivere "in funzione degli uomini. Piacere e rendersi utili a loro, farsene amare e onorare, allevarli da piccoli, averne cura da grandi, consigliarli, consolarli, rendere loro la vita piacevole e dolce".

Di quanto le donne abbiano a loro volta confuso la forza con la debolezza, l'amore per l'altro con la cancellazione di se', la cura materna di un figlio con la dedizione amorosa a un marito, un amante, sono testimonianza alcuni frammenti di "lucida intuizione" di Sibilla Aleramo. "Impulsi intimi di dedizione, compiacimento nel donarsi e nel far felice l'essere amato anche senza gioia propria. 1908". "Ero schiava della mia forza, della mia creatrice immaginazione ormai... il mio potere era questo, far trovare buona la vita. La mia forza era di conservare tale potere, anche se dal mio canto perdessi ogni miraggio. Amore senza perche', senza soggetto quasi".

Questo "sacrificio di se'" nella cura dell'altro e' quello che la cultura maschile ha ritenuto essere la "naturale" estensione della maternita' e del rapporto madre-figlio a ogni rapporto adulto: madre comunque e sempre, anche se vergine (Mantegazza, Michelet). Il rimprovero che Emilio Cecchi fa all'Aleramo e', in questo senso, illuminante: "Nessuna virtu' materna, o dono incondizionato, che la faccia rivivere nell'altro, negandola. Non ha bisogno che di se'".

Vale la pena di soffermarsi su questo aspetto della cura, perche', al di la' dell'"atto sacrilego" che e' la rinuncia alla propria individualita', la dipendenza materiale a cui tiene vincolato l'uomo-figlio pesa drammaticamente anche sul desiderio di ogni individuo di rendersi autonomo rispetto al corpo che l'ha generato e da cui ha ricevuto le cure necessarie nell'infanzia.

Nel momento in cui non e' riconosciuta alla donna un'individualita' propria, il bisogno legittimo di curarsi di se', di potersi esprimere attraverso una molteplicita' di manifestazioni di vita, la figura che il figlio si lascia alle spalle crescendo resta quella della madre che lo richiama all'antico legame fusionale, che sembra volerlo perennemente bambino, bambina lei stessa che non ha mai smesso di giocare con le bambole.

L'arresto nel processo di individuazione della donna fa scendere inevitabilmente un'ombra minacciosa anche sull'individuazione e sull'autonomia dell'uomo-figlio.

La fissita' nel ruolo di madre innalza la donna immaginariamente come minaccia di dipendenza perenne agli occhi del figlio diventato uomo. Per liberarsi di quell'ombra che dall'infanzia si prolunga sulla sua vita adulta, sembra che l'unica soluzione sia l'assorbimento in se' della madre: negarla come esistenza fuori di lui, perche' possa vivere solo attraverso la sua vita, la sua riuscita nel mondo.

"La mamma e' l'unica persona - scrive Michelstaedter nell'ultima lettera alla madre - che puo' voler bene cosi', senza mai aver bisogno di affermare la sua individualita' e senza che questo le sia un sacrificio".

Per celebrare la sua autonomia nella sfera pubblica, la comunita' storica degli uomini ha avuto bisogno di cancellare i suoi vincoli biologici - la nascita dal corpo femminile ma anche tutto cio' che e' inscritto nell'essere corpo (fragilita', dipendenza, mortalita'). Per esaltare le potenzialita' del pensiero si e' accanita sulla natura fino ad alterarne, forse irrimediabilmente, gli equilibri. La svalutazione del corpo, dei bisogni e delle vicende che lo attraversano - la sessualita', l'invecchiamento, la malattia, ecc. - ricade, di conseguenza, sulle cure necessarie per tenerlo in vita, e sul sesso femminile che ne e' stato considerato depositario per natura.

Confinata nel privato e lasciata alla responsabilita' della donna, la cura ha finito per fare tutt'uno col lavoro domestico, la mole di attivita' richieste dalla quotidianita' di una casa, di una famiglia, ed e' andata a confondersi con i legami affettivi, sessuali, amorosi, piu' intimi. Di qui la gratuita' e l' invisibilita', che hanno impedito finora di vederla come risposta necessaria ai bisogni essenziali dell'umano, una responsabilita' che non riguarda la morale femminile ma l'"etica pubblica" (Joan Tronto).

Il problema della cura, nel suo aspetto duplice di amore e lavoro, nella sua ambiguita' di azione indispensabile alla conservazione della vita, che il piu' "debole", almeno all'apparenza, elargisce al piu' "forte", non e' stata analizzata a fondo neppure dal movimento delle donne, come dimostra il fatto che ricompare lungo tutta la storia dell'emancipazionismo del '900 e di quella che e' oggi la "femminilizzazione" dello spazio pubblico.

Unica eccezione resta il femminismo degli anni '70, che aveva individuato proprio nel corpo - sessualita', maternita' - l'espropriazione di esistenza che le donne hanno subito, e nella riappropriazione di una individualita' intera l'uscita dal destino di mogli e di madri.

Le battaglie delle donne del secolo scorso hanno ricalcato quasi sempre il binomio "uguaglianza-differenza": omologazione al modello maschile o valorizzazione delle "doti femminili", le "virtu' domestiche" da impegnare, come diceva Maria Montessori, nella vita sociale, per opere di assistenza e prevenzione.

Oggi, pur restando ancora predominante nei servizi alla persona, la presenza femminile ha guadagnato terreno: a richiedere "competenze" femminili e' il sistema produttivo stesso, la nuova economia incentrata sul lavoro cognitivo. Alla "differenza femminile" si aprono territori inaspettati, ma ancora una volta fa la sua comparsa come risorsa, merce preziosa, "valore aggiunto", complemento di un intero che non cambia volto e che anzi potenzia, nel ricongiungimento, le sue capacita'.

"Oggi e' dato per scontato che una donna lavori, si occupi della casa, della famiglia. Non c'e' scambio di ruoli tra uomo e donna in casa. Serve una nuova educazione maschile. Schiave di noi stesse, delle nostre ambizioni, delle nostre personali gabbie. Ci siamo scelte un doppio fardello?" (Blog di Daniela Monti, www.corriere.it).

Il tema della "conciliazione", o del "bilanciamento" tra vita e lavoro, come l'ha definito l'"Avvenire" (9 marzo 2011), si e' venuto a trovare non a caso al centro dell'interesse. Ne parlano voci femminili che si esprimono da giorni su blog e siti internet, raccontando gli equilibrismi a cui e' costretta la donna moglie, madre e lavoratrice; ne discutono, nella prospettiva di un migliore rendimento delle imprese, economisti, sociologi, sindacalisti, responsabili del lavoro e delle politiche sociali.

E' chiaro che, se anche si andasse affermando una leadership femminile che da' la priorita' a battaglie di emancipazione - piu' donne nelle istituzioni della politica, dell'economia, della comunicazione, parita' di salario e opportunita' di carriera - non si potra' piu' prescindere dall'analisi delle contraddizioni e dell'ambiguita' in cui e' stata lasciata finora la cittadinanza tardivamente concessa alle donne, o la loro integrazione in una societa' di tradizione decisionale maschile.

La logica della parita', intesa come omologazione a modelli dati, si direbbe che oggi e' quella che piu' risente della rivoluzione femminista: non si parla piu' di "questione femminile" - svantaggio della donna da colmare - ma del rapporto di potere tra i sessi, di una cultura e di un immaginario maschile da mettere in discussione. Che sia stata la civilta' dell'uomo, sotto ogni latitudine, a definire la femminilita', e la violenza del suo dominio a mantenerla subordinata al proprio interesse, e' un'evidenza che si e' fatta strada insieme alla liberta' delle donne di poter decidere della propria vita.

Molto piu' difficile prendere atto che se si vuole affrontare davvero il rapporto uomo-donna, togliere dalle spalle femminili il peso di un doppio fardello, a essere terremotata e' la concezione storica sia del privato che del pubblico: e' la qualita' e l'organizzazione del lavoro, nata sulla messa al bando delle funzioni necessarie alla conservazione della vita, e quindi con un'idea del tempo indifferente ai mutamenti biologici del corpo; ma e' anche la concezione dell'amore, della sessualita', della coppia e dell'assistenza.

Su questo tema essenziale, sul modo di uscire dalla subalternita' a cui si condannerebbe una battaglia fatta solo di rivendicazioni, richiesta di leggi e diritti, il dibattito in corso e' carente: si e' cominciato a portare allo scoperto il potenziale di violenza che si annida nei legami famigliari, ma non si e' detto ancora abbastanza sull'attaccamento delle donne ai ruoli che piu' le hanno penalizzate, come sacrificio di se', negazione della propria individualita'.

E' andata affermandosi la necessita' di un'analisi del sessismo, di una campagna che affronti dal punto di vista educativo il perpetuarsi degli stereotipi di genere, ma non si e' indagato a fondo il peso che possono aver avuto le logiche dominanti del mercato e del consumo nel favorire, nelle donne stesse, la scelta di mettere a profitto il proprio corpo.

E' pensabile oggi un mutamento del rapporto tra i sessi che prescinda dalla prospettiva di un'altra forma di sviluppo e di societa'?

Quanto siamo disposte a lasciare che i bisogni, i disagi, le frustrazioni, le fatiche fisiche e psichiche, legati alla doppia presenza delle donne, fuori e dentro casa, vengano affidati alla "buone prassi" e alla "responsabilita' sociale" delle imprese - che vuol dire: part-time, flessibilita' di luoghi, orari, ferie, asili aziendali, telelavoro, ecc., permessi per motivi famigliari, ecc.?

Si puo' considerare un approccio person friendly, "amico della persona", e non work friendly, "amico del lavoro", quello che l'"Avvenire" descrive come soluzione ideale: "migliorare il clima organizzativo dell'ente, la maggiore soddisfazione del lavorare, il senso di appartenenza all'organizzazione, il migliore rendimento in termini di produttivita', la riduzione dell'assenteismo, il miglioramento dei rapporti famigliari"?

C'e' solo una notazione, da cui si deduce che il 13 febbraio non e' passato invano. Scrive Giovanna Bottani, la coordinatrice della ricerca sulla "conciliazione vita-lavoro": "il termine conciliazione ormai rimanda al rapporto donne-lavoro, invece stiamo parlando di un tema che riguarda anche gli uomini". Ma poi aggiunge: "L'obiettivo e' il benessere del lavoratore, senza distinzioni di genere", e, come si sa, "il benessere del lavoratore favorisce migliori performance lavorative". La "buona vita", il miglioramento del rapporto tra i sessi, restano ancora un mezzo e non un fine in se stessi.

 

3. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Giova ripetere le cose che e' giusto fare.

Tra le cose sicuramente ragionevoli e buone che una persona onesta che paga le tasse in Italia puo' fare, c'e' la scelta di destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.

"Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli". Cosi' recita la "carta programmatica" del movimento fondato da Aldo Capitini.

Sostenere il Movimento Nonviolento e' un modo semplice e chiaro, esplicito e netto, per opporsi alla guerra e al razzismo, per opporsi alle stragi e alle persecuzioni.

Per destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' sufficiente apporre la propria firma nell'apposito spazio del modulo per la dichiarazione dei redditi e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione: 93100500235.

Per contattare il Movimento Nonviolento, per saperne di piu' e contribuire ad esso anche in altri modi (ad esempio aderendovi): via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

4. REPETITA IUVANT. RIFERIMENTI UTILI PER L'INFORMAZIONE SUI REFERENDUM. PER FERMARE IL NUCLEARE E PER L'ACQUA BENE COMUNE

[Riproponiamo la seguente segnalazione]

 

Segnaliamo il sito del Comitato nazionale "Vota si' per fermare il nucleare": www.fermiamoilnucleare.it

Segnaliamo il sito del Comitato referendario "2 si' per l'acqua bene comune": www.referendumacqua.it

Segnaliamo anche il sito del Forum italiano dei movimenti per l'acqua: www.acquabenecomune.org

Quattro si' ai referendum: per la legalita' e la dignita', per la democrazia ed il bene comune, per la biosfera e per l'umanita'.

 

5. INIZIATIVE. CONTRO LA GUERRA UNA PROPOSTA AGLI ENTI LOCALI

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Proponiamo a tutte le persone amiche della nonviolenza di inviare al sindaco del Comune, al presidente della Provincia ed al presidente della Regione in cui si risiede, una lettera aperta (da diffondere quindi anche a tutti i membri del consiglio comunale, provinciale, regionale, ed ai mezzi d'informazione) con cui chiedere che l'assemblea dell'ente locale approvi una deliberazione recante il testo seguente o uno analogo.

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"Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... ripudia la guerra, nemica dell'umanita'.

Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.

Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.

Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.

Richiede al Governo e al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

Solo la pace salva le vite".

 

6. PROPOSTE. UN'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA PER IMPEDIRE I DECOLLI DEI BOMBARDIERI

[Riproponiamo il seguente testo gia' apparso ne "La nonviolenza e' in cammino" n. 475 del 13 gennaio 2003]

 

L'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere della pace" con cui ostruire lo spazio aereo di decollo dei bombardieri, realizzata con successo per alcune ore ad Aviano nel 1999 durante la guerra dei Balcani, aveva due caratteristiche fondamentali:

a) la concretezza anziche' la mera simbolicita', l'efficacia anziche' la mera testimonialita';

b) il fatto che la nonviolenza contrastava una potentissima macchina militare, lo faceva durante una guerra, lo faceva efficacemente e concretamente, operativamente e per cosi' dire "sul campo", valorizzando alcune condizioni a nostro vantaggio (la legislazione italiana; il rispetto e l'amicizia da parte delle forze dell'ordine impegnate cola' - peraltro ovviamente reciproci; la limpidezza del nostro agire ed una preparazione accurata anche nella costruzione di un rapporto corretto con tutti gli interlocutori incluse le controparti);

c) la chiarezza nell'assunzione di responsabilita' in difesa della legalita' costituzionale, dello stato di diritto e della democrazia, del diritto internazionale, della pace e della vita umana; e la nitida scelta di tutelare l'incolumita' di tutti, di promuovere il diritto alla vita di tutti.

Si e' trattato di uno dei pochissimi casi di azione diretta nonviolenta di effettivo, operativo contrasto di una macchina bellica impegnata in guerra. Uno dei pochissimi casi di azione diretta nonviolenta in difesa della legalita' costituzionale, dello stato di diritto e della democrazia, del diritto internazionale, della pace e della vita umana.

E' nostra convinzione che se questa azione diretta nonviolenta venisse fatta propria da un movimento di massa - che naturalmente si attenesse nel modo piu' rigoroso alla nonviolenza - essa potrebbe mettere in effettiva profonda difficolta' la macchina bellica almeno per quanto concerne la parte di essa dislocata nel territorio italiano.

Di seguito riportiamo alcuni materiali relativi all'iniziativa gia' diffusi nel 1999.

 

7. DOCUMENTAZIONE. PER L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA DELLE MONGOLFIERE DELLA PACE (ALCUNI MATERIALI GIA' DIFFUSI NEL 1999)

[Riportiamo qui ancora una volta (riprendendole da "La nonviolenza e' in cammino" n. 475 del 13 gennaio 2003, da cui e' tratta anche questa nota ntroduttiva) alcune parti della nostra "Guida pratica all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri", che diffondemmo in migliaia di copie durante la guerra [dei Balcani nel 1999], opuscolo nel quale presentavamo il ragionamento, la sperimentazione e la proposta dell'azione diretta nonviolenta che per alcune ore blocco' i decolli dei bombardieri ad Aviano. Sottolineiamo ancora una volta che questa azione e' stata l'unica concepita e realizzata in Italia nel periodo della guerra del 1999 con lo scopo preciso di bloccare realmente con la forza della nonviolenza i decolli dei bombardieri, in una logica non simbolica o testimoniale ma concretamente operativa; l'esperienza condotta dimostra che la nonviolenza puo' fronteggiare efficacemente, e - se condotta da un numero adeguato di persone adeguatamente preparate - puo' mettere in scacco la piu' forte macchina bellica del mondo. E' un troppo grande dolore per noi non essere riusciti a persuadere di questo piu' che poche persone; fossimo stati capaci di spostare il movimento pacifista sulle posizioni della nonviolenza, e si fosse stati capaci di passare all'azione diretta nonviolenta a livello di massa, molte vite umane sarebbero state salvate]

 

Quattro regole di condotta obbligatorie per partecipare all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace

I. A un'iniziativa nonviolenta possono partecipare solo le persone che accettano incondizionatamente di attenersi alle regole della nonviolenza.

II. Tutti i partecipanti devono saper comunicare parlando con chiarezza, con tranquillita', con rispetto per tutti, e senza mai offendere nessuno.

III. Tutti i partecipanti devono conoscere perfettamente senso e fini di questa azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", vale a dire:

a) fare un'azione nonviolenta concreta:

- per impedire il decollo dei bombardieri;

- opporsi alla guerra, alle stragi, alle deportazioni, alle devastazioni, al razzismo;

- chiedere il rispetto della legalita' costituzionale e del diritto internazionale che proibiscono questa guerra;

b) le conseguenze cui ogni singolo partecipante puo' andare incontro (possibilita' di fermo e di arresto), conseguenze che vanno accettate pacificamente e onestamente, ed alle quali nessuno deve cercare di sottrarsi.

IV. Tutti devono rispettare i seguenti principi della nonviolenza:

- non fare del male a nessuno (se una sola persona dice o fa delle stupidaggini, o una sola persona si fa male, la nostra azione diretta nonviolenta e' irrimediabilmente e totalmente fallita, e deve essere immediatamente sospesa);

- spiegare a tutti (amici, autorita', interlocutori, interpositori, eventuali oppositori) cosa si intende fare, e che l'azione diretta nonviolenta non e' rivolta contro qualcuno, ma contro la violenza (in questo caso lo scopo e' fermare la guerra, cercar di impedire che avvengano altre stragi ed atrocita');

- dire sempre e solo la verita';

- fare solo le cose decise prima insieme con il metodo del consenso ed annunciate pubblicamente (cioe' a tutti note e da tutti condivise); nessuno deve prendere iniziative personali di nessun genere; la nonviolenza richiede lealta' e disciplina;

- assumersi la responsabilita' delle proprie azioni e quindi subire anche le conseguenze che ne derivano;

- mantenere una condotta nonviolenta anche di fronte all'eventuale violenza altrui.

Chi non accetta queste regole non puo' partecipare all'azione diretta nonviolenta, poiche' sarebbe di pericolo per se', per gli altri e per la riuscita dell'iniziativa che e' rigorosamente nonviolenta.

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Possibili conseguenze penali per chi promuove e per chi partecipa all'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace"

- Chi promuove, propaganda, sostiene ed invita a realizzare l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" puo' essere incriminato per Istigazione a delinquere, reato previsto e punito dall'art. 414 del Codice Penale.

La pena prevista e' da uno a cinque anni di reclusione; l'arresto e' facoltativo in flagranza (vale a dire che si puo' essere effettivamente arrestati); sono consentite le misure cautelari personali (compresa la carcerazione preventiva); la procedibilita' e' d'ufficio.

- Chi esegue o tenta di eseguire l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" puo' essere incriminato per Attentato alla sicurezza dei trasporti, reato previsto e punito dall'art. 432 del Codice Penale.

Anche per questa fattispecie di reato la pena prevista e' da uno a cinque anni di reclusione; l'arresto e' facoltativo in flagranza (vale a dire che si puo' essere effettivamente arrestati); sono consentite le misure cautelari personali (compresa la carcerazione preventiva); la procedibilita' e' d'ufficio.

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Una breve descrizione della nostra proposta (del 15 aprile 1999, diffusa all'assemblea nazionale del movimento per la pace a S. Maria degli Angeli, aprile 1999)

- Passare dalla testimonianza dell'orrore e dell'impotenza all'azione diretta nonviolenta: aggiungere alle manifestazioni locali diffuse ed alle manifestazioni nazionali, una pratica concreta di specifica lotta nonviolenta che contrasti direttamente la macchina bellica; qualificare l'impegno pacifista nel senso della concretezza e dell'intervento diretto nel conflitto con le tecniche della nonviolenza.

- Una proposta di azione diretta nonviolenta: qui in Italia concretamente occorre fermare i bombardieri, che appunto partono dall'Italia; si puo' fermarli al decollo, che e' l'unico momento in cui cio' e' realmente possibile con mezzi nonviolenti (e quindi senza provocare pericoli per la vita di alcuno); l'idea e' di cercare di farlo invadendo lo spazio aereo circostante e sovrastante le basi da cui partono i raid; e di invadere questo spazio aereo con mongolfiere di carte e palloncini gonfiati ad elio con appesi festoni e striscioni con motti pacifisti, e fogli di alluminio o piccoli elementi metallici - fil di ferro e simili - che possano essere di disturbo sia alla visibilita', sia per gli apparecchi elettronici militari di guida dei decolli e di controllo dello spazio aereo.

- Solo con la nonviolenza si puo' contrastare efficacemente la guerra: l'iniziativa deve essere rigorosamente nonviolenta, e non prestare il fianco ne' ad equivoci, ne' a strumentalizzazioni e falsificazioni; l'iniziativa deve essere visibile, creativa, facilmente comprensibile e tale da poter essere accolta e diffusa da tutti, ed altresi' dai mass-media, senza che ne venga distorto il significato, che e' semplicemente quello di cercar di impedire i bombardamenti, di essere una iniziativa per cercar di fermare la guerra, le stragi, le deportazioni; questa iniziativa ha una vera possibilita' di efficacia concreta; ci sembra anche che essa sia riproducibile su ampia scala (perche' e' economica - i materiali usati sono di poco costo -; perche' e' facile da realizzare da parte di chiunque; perche' non implica pericoli ne'  per se' ne' per altri); infine tale iniziativa puo' dimostrare a nostro avviso che con la nonviolenza si puo' intervenire concretamente ed efficacemente nel conflitto, e contrastare realmente i bombardamenti; per quelli di noi che sono "amici della nonviolenza" la realizzazione di questa iniziativa ed il suo successo nel bloccare od ostacolare il decollo dei bombardieri sia pure per poche ore, sarebbe un forte argomento a sostegno della tesi che la nonviolenza, con la sua carica di creativita' ed amore, puo' essere piu' forte anche dei piu' giganteschi e feroci apparati di morte e di distruzione...

- Per concludere: l'opposizione alla guerra deve essere fatta su posizioni limpide e che vadano alla radice; ergo a noi pare che l'opposizione alla guerra debba essere rigorosamente nonviolenta...

- Alcuni suggerimenti pratici: Una iniziativa nonviolenta richiede che si comunichi preliminarmente alle autorita' cosa si intende fare; richiede che i partecipanti siano addestrati alla nonviolenza e si attengano strettamente ad essa, e siano disposti a subire le conseguenze anche giudiziarie del loro gesto; richiede che in nessun caso si faccia del male ad alcuno; richiede una condotta limpida e coerente ed una disponibilita' ad accettare le sofferenze che il proprio impegno richiede; noi sconsigliamo che ad azioni dirette nonviolente partecipino persone non preparate e non informate, o che non accettino le regole condivise della condotta nonviolenta.

*

Modello di cartellino di riconoscimento da indossare durante l'azione diretta nonviolenta

Premessa: e' indispensabile che tutti coloro che sono presenti all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace indossino sugli abiti (attaccandolo con lo scotch in posizione visibile sul petto) un cartellino di riconoscimento: esso costituisce un elemento di responsabilizzazione personale e collettiva, ed un elemento di rassicurazione per tutti (quindi anche per i mass-media, le forze dell'ordine, gli interlocutori, gli eventuali oppositori dell'iniziativa) poiche' tutti sanno perfettamente chi hanno di fronte.

Noi proponiamo due possibili qualifiche sul cartellino: "partecipante", ovvero persona che concretamente partecipa al lancio delle mongolfiere e quindi si assume anche il rischio della denuncia, del fermo e dell'arresto; ed "osservatore", ovvero persona che non partecipa al lancio delle mongolfiere, ed il cui ruolo e' unicamente quello di osservare lo svolgimento degli eventi, di essere imparziale testimone, di contribuire con la sua sola presenza osservante a rasserenare tutti ed a garantire la denuncia di tutte le violenze ed i soprusi che dovessero eventualmente verificarsi (ed a tal fine e' utile che gli osservatori abbiano anche macchine fotografiche, videocamere, registratori).

Proponiamo il seguente modello di cartellino di riconoscimento:

Luogo e data

Azione diretta nonviolenta per la pace e la legalita' costituzionale

Nome e cognome:

Qualifica:

Firma del movimento promotore dell'iniziativa

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Sulla necessita' dei training nonviolenti

Sottolineiamo che e' indispensabile che chi vuole partecipare all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace abbia precedentemente partecipato ad almeno un ciclo di incontri di addestramento alla nonviolenza.

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Schema di richiesta di autorizzazione

Al Sindaco del Comune di ...; al Segretario Comunale; al dirigente dell'Ufficio Tecnico Comunale; al dirigente della Polizia Municipale; a tutti i consiglieri comunali di ...; al Prefetto di ...; al Questore di ...; al Presidente della Provincia di ...; al Comandante della Stazione Carabinieri di ...; al Ministro della Difesa; al Ministro dei Trasporti; al Ministro dell'Interno; al Ministro degli Affari Esteri; e per opportuna conoscenza: al Comandante della base Nato di ...; al Presidente del Consiglio dei Ministri

Oggetto: richiesta di autorizzazione per realizzare a ... a partire dal giorno ... una azione diretta nonviolenta denominata "mongolfiere per la pace" consistente nell'innalzamento di mongolfiere di carta, di palloncini gonfiati ad elio e di aquiloni con appesi festoni di carta con motti umanitari e pacifisti, striscioni di leggere stoffe, corti fogli di alluminio; lancio di mongolfiere che ha lo scopo di invadere lo spazio aereo circostante e sovrastante la pista di decollo delle basi da cui partono i bombardieri che stanno provocando devastazioni e stragi in Jugoslavia, con l'intento di impedire il decollo dei bombardieri cosi' impedendo l'esecuzione dei bombardamenti stragisti (bombardamenti illegali e criminali ai sensi della Costituzione della Repubblica Italiana, dello Statuto dell'Onu e dello Statuto della Nato).

Egregi signori,

con la presente il sottoscritto ..., nato a ... il ... e residente in ..., a nome di ...,

fa richiesta di autorizzazione

per realizzare a ... a partire dal giorno ... una azione diretta nonviolenta denominata "mongolfiere per la pace" consistente nell''nnalzamento di mongolfiere di carta e di palloncini gonfiati ad elio con appesi festoni di carta con motti umanitari e pacifisti, striscioni di leggere stoffe, corti fogli di alluminio; lancio di mongolfiere che ha lo scopo di invadere lo spazio aereo circostante e sovrastante la pista di decollo delle basi da cui partono i bombardieri che stanno provocando devastazioni e stragi in Jugoslavia, con l'intento di impedire il decollo dei bombardieri cosi' impedendo l'esecuzione dei bombardamenti stragisti (bombardamenti illegali e criminali ai sensi della Costituzione della Repubblica Italiana, dello Statuto dell'Onu e dello Statuto della Nato).

Si sottolinea il fatto che tale iniziativa sara' rigorosamente nonviolenta, che non si offendera' nessuno, non si fara' del male a nessuno, si accetteranno tutte le conseguenze della propria condotta, accettando nonviolentemente quindi le decisioni ed i provvedimenti che le autorita' dovessero prendere nei confronti dei nonviolenti che partecipano all'iniziativa (compreso il fermo e l'arresto), ed a tal fine vi invio in allegato i seguenti documenti (che formano parte integrante di questa richiesta; documenti che vi pregherei di leggere con attenzione, ed in relazione a cui vi sarei grato di comunicarmi eventuali vostri pareri e commenti):

1. testo del nostro Appello all'azione diretta nonviolenta per bloccare i decolli dei bombardieri;

2. testo delle nostre Regole di condotta obbligatorie per partecipare all'iniziativa nonviolenta delle mongolfiere per la pace (testo la cui accettazione incondizionata sara' da noi richiesta a tutte le persone che vorranno partecipare o assistere all'iniziativa nonviolenta stessa);

3. testo della nostra Lettera aperta a tutto il personale delle basi aeree da cui partono i bombardamenti sulla Jugoslavia.

In attesa di riscontro alla presente richiesta si comunica l'intendimento di realizzare comunque tale azione diretta nonviolenta a partire dalla data del ..., iniziativa finalizzata a cercar di salvare delle vite umane, a contrastare la guerra, ed a difendere il diritto internazionale e la legalita' costituzionale, in particolare gli articoli 11 e 78 della nostra legge fondamentale che il governo italiano ha sciaguratamente violato.

Restando in attesa di un vostro sollecito riscontro, al nostro recapito postale o piu' tempestivamente al nostro numero telefonico e fax ...,

e restando altresi' a disposizione per ogni opportuno chiarimento o comunicazione,

vogliate gradire distinti saluti ed auguri di ogni bene,

Firma

luogo e data

*

Lettera aperta al personale delle basi Nato

Lettera aperta a tutto il personale delle basi aeree da cui partono i bombardamenti sulla Jugoslavia in cui si enuncia il senso e il fine dell'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" con cui cercheremo di impedire il decollo dei bombardieri che stanno provocando stragi in Jugoslavia, e si invita a far prevalere le ragioni dell'umanita' e della legalita'

Egregi signori,

con questa lettera aperta, nell'impossibilita' di farlo singolarmente, vi informiamo della nostra intenzione di realizzare un'azione diretta nonviolenta consistente nel tentativo di invadere con delle piccole mongolfiere lo spazio aereo sovrastante e circostante le basi da cui si levano in volo gli aerei impegnati nei bombardamenti che stanno massacrando le popolazioni della Jugoslavia; con tale tentativo cerchiamo di impedire che gli aerei assassini decollino, e quindi speriamo di riuscire a salvare delle vite umane, le vite di coloro che le bombe ed i missili scagliati dai bombardieri Nato stanno appunto sopprimendo.

Vi preghiamo pertanto di tener conto di questa nostra iniziativa e di rinunciare a far decollare i bombardieri.

Cercando di impedire i bombardamenti, con questa nostra iniziativa nonviolenta intendiamo anche:

1. fare appello alla vostra coscienza di esseri umani;

2. impedirvi di essere corresponsabili degli omicidi causati dai bombardamenti;

3. proporvi di rifiutare di partecipare ad una guerra assolutamente fuorilegge sia in relazione alle basi stesse del diritto internazionale, sia in relazione agli accordi e le norme dell'alleanza atlantica;

4. con particolar riferimento a quanti di voi sono cittadini italiani (e comunque tutti vi trovate in territorio italiano), vi richiamiamo altresi' al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana, che vi proibisce di prender parte a questa guerra che in base alla nostra Costituzione e' illegale (cfr. art. 11 Cost.).

Abbiamo voluto scrivervi questa lettera perche' vi sia chiaro che non abbiamo alcuna intenzione di nuocere alle vostre persone, e che anzi la nostra iniziativa nonviolenta finalizzata ad impedire, se possibile, il decollo dei bombardieri e quindi le stragi, ha anche la funzione di aiutarvi a veder chiaro in questa terribile situazione e nella vostra stessa coscienza, di aiutarvi a far prevalere la vostra umanita', di pregarvi di non volervi macchiare di crimini efferati.

Un fraterno saluto di pace.

*

Lettera aperta ai responsabili delle basi Nato

Al responsabile della base di ... da cui decollano i bombardieri stragisti

Egregio signore,

come le e' gia' noto, a partire dal pomeriggio del ... eseguiremo l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", con le quali invaderemo lo spazio aereo circostante e sovrastante la base di ... posta sotto la sua responsabilita', per impedire cosi' il decollo dei bombardieri che portano devastazione e morte in Jugoslavia.

La preghiamo pertanto di soprassedere ai decolli dei bombardieri finche' lo spazio aereo sara' ingombrato dalle nostre mongolfiere di carta, dai nostri palloncini gonfiati ad elio, dai nostri aquiloni di carta.

A onor del vero la preghiamo anche, e qui le parliamo da esseri umani ad essere umano, di cessare definitivamente di far decollare i bombardieri che portano devastazione e morte su popolazioni innocenti, che non sono certo responsabili dei crimini dei loro governanti.

E la preghiamo anche di desistere dai bombardamenti, nella nostra qualita' di cittadini italiani, e lei e' ospite del nostro paese, quindi alle nostre leggi deve obbedienza: lei sa, o dovrebbe sapere, che la legge fondamentale dello Stato italiano, la Costituzione della Repubblica Italiana, proibisce all'Italia di avallare o partecipare ad una guerra come questa: illegale secondo la nostra Costituzione (art. 11), illegale secondo i principi del diritto internazionale, illegale secondo la Carta delle Nazioni Unite, illegale secondo lo stesso Statuto della Nato.

Come lei sa, sciaguratamente il nostro governo ha violato la nostra Costituzione, ma questo non rende inefficace la Costituzione della Repubblica Italiana, semplicemente rende fuorilegge il governo che l'ha violata.

Quindi, dal profondo del cuore la preghiamo: desista dal contribuire al protrarsi di stragi, desista da una guerra illegale e criminale. Ascolti la voce delle leggi scritte e delle leggi non scritte che illuminano la sua coscienza di essere umano.

Vorremmo infine che lei fosse certo che la nostra e' un'iniziativa rigorosamente nonviolenta: non nutriamo odio per nessun essere umano, non vogliamo far del male a nessun essere umano. Ci sta a cuore anche l'incolumita' sua e dei suoi uomini.

Un fraterno saluto di pace.

*

"Ma abbiamo il dovere di farlo"

Cercar di salvare delle vite umane e di difendere la legalita' costituzionale attraverso l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere che bloccano i bombardieri puo' costare dieci anni di reclusione. Ma abbiamo il dovere di farlo.

Sabato primo maggio [1999] ad Aviano sono stato denunciato per istigazione a delinquere (art. 414 C. P., che prevede da uno a cinque anni di reclusione) e per attentato alla sicurezza dei trasporti (art. 432 C. P., che prevede anch'esso da uno a cinque anni di reclusione).

Il motivo: aver proposto ed aver cercato di fermare il decollo dei bombardieri Nato che dalle basi italiane portano devastazione e morte alle popolazioni della Jugoslavia.

Ed aver proposto ed aver cercato di farlo con l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace, ovvero invadendo lo spazio aereo circostante e sovrastante le basi Nato con mongolfiere di carta, palloncini gonfiati ad elio, aquiloni.

Ed averlo proposto, ed aver cercato di farlo, per cercar di salvare qualche vita umana, per oppormi a una guerra illegale e criminale, per difendere il diritto internazionale e la Costituzione della Repubblica Italiana che il governo ha sciaguratamente violato.

Ebbene, continuo ad essere convinto che sia dovere di ogni cittadino italiano difendere la legalita' costituzionale ed opporsi ad una guerra fuorilegge; continuo ad essere convinto che sia dovere di ogni essere umano cercar di salvare altre vite umane; continuo ad essere convinto che impedire con un'azione diretta nonviolenta il decollo dei bombardieri stragisti sia azione legittima e giusta.

E quindi continuero' a proporre di farlo a tutte le persone di volonta' buona; e quindi continuero' a cercare di farlo. Con la nonviolenza, senza fare del male a nessuno, con le mongolfiere per la pace.

 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

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Numero 348 del 18 maggio 2011

 

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