Telegrammi. 555



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 555 del 14 maggio 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Se tu non ti arrendi

2. Balberto Balbettoni: Non lo racconta la televisione

3. Mao Valpiana: Quarantanovesimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta per opporsi alla guerra e al nucleare

4. Letizia Lanza: Ingeborg Bachmann

5. Letizia Lanza: Sara Copio Sullam

6. Giulio Vittorangeli: Alla ricerca di una politica della speranza

7. Giulio Vittorangeli: Il presente e la storia

8. Giulio Vittorangeli: Limiti, ombre, contraddizioni

9. Per sostenere il Movimento Nonviolento

10. Segnalazioni librarie

11. La "Carta" del Movimento Nonviolento

12. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: SE TU NON TI ARRENDI

 

Il fascismo non puo' vincere, se tu non ti arrendi.

Per quanto grande e distruttiva possa essere la forza del regime della violenza, la nonviolenza e' piu' forte.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

2. SILENZI. BALBERTO BALBETTONI: NON LO RACCONTA LA TELEVISIONE

[Ringraziamo il nostro buon amico Balberto Balbettoni per questo mefitico sonetto]

 

Non lo racconta la televisione

la puzza del tuo corpo che marcisce

lo squarcio aperto dove incancrenisce

e invermina la carne, l'impressione

 

che dalle viscere cola e fluisce

insieme la tua vita e la ragione

la tua dignita' infranta e la passione:

resta il letame e l'anima svanisce.

 

Dalla televisione vedi solo

l'areo che veleggia nell'azzurro

la nuvoletta del colpo azzeccato

 

e quelle bombe ci hanno massacrato

di noi facendo stracci in un sussurro

disfatti in pozza di brago e di bolo.

 

3. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: QUARANTANOVESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

La guerra uccide anche a distanza. Scompaiono nelle onde le vittime che fuggono dalla violenza bellica: quelli che scappano dalle bombe sui vinti, e quelli che scappano dalla furia dei vincenti. Tutto si mescola e tutto viene nascosto dall'indifferenza e dalla menzogna.

Negli abissi del mare affondano pezzi di umanita' e pezzi di verita'.

Il digiuno che stiamo conducendo e' un gesto di nonviolenza attiva, e' un atto di speranza, e' un fatto concreto contro la guerra e la sua preparazione, contro il nucleare che uccide il presente e il futuro.

Sono 150 le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno finora aderito al digiuno promosso dal Movimento Nonviolento "per opporsi alla guerra e al nucleare".

Questa iniziativa nonviolenta prosegue dal 27 marzo scorso, e nuovi aderenti hanno gia' annunciato la loro partecipazione almeno fino a domenica 22 maggio. Ma altri ancora si stanno aggiungendo, e si proseguira' oltre. Si digiuna in ogni parte d'Italia, da Trieste a Palermo, da Torino a Venezia, da Verona a Bari.

La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore, che sta proseguendo da 49 giorni.

Chi desidera aderire al digiuno lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).

*

Di seguito l'elenco dei digiunanti aggiornato alle ore 12,30 del 13 maggio 2011.

Hanno finora digiunato a staffetta: Mao Valpiana (Verona), Caterina Del Torto (Ferrara - Verona), Elisabetta Pavani (Ferrara), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Lucia Grieco (Mestre - Venezia), Sergio Paronetto (Verona), Daniele Lugli (Ferrara), Maddalena Soffi (Verona), Domenico Letizia (Caserta), Alessandro Pizzi (Soriano - Viterbo), Luca Giusti (Genova), Massimiliano Pilati (Trento), Piercarlo Racca (Torino), Angela Dogliotti Marasso (Torino), Enrico Peyretti (Torino), Rocco Pompeo (Livorno), Caterina Bianciardi (Livorno), Mirella Martini (Mestre - Venezia), Vincenzo Benciolini (Verona), Gabriella Falcicchio (Bari), Albachiara Orlando e Stefano Daga (Oristano), Gavina Galleri (Cagliari), Giovanni e Graziella Ricchiardi (Torino), Mira Mondo (Condove - Torino), Claudia Pallottino (Torino), Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi), Pier Cesare Bori (Bologna), Marzia Manca (Cagliari), Tommaso Gradi (Ferrara), Laura Cappellari (Pedavena - Verona), Aurora Bedeschi (Ferrara), Marco Baleani (Gubbio), Silvana Valpiana (Verona), Claudia Capra (Brescia), Paolo Predieri (Brescia), Adriano Moratto (Brescia), Anna Zonari (Ferrara), Tiziana Valpiana (Verona), Marina Nardovino (Verona), Carmine Buro (Prato), Pier Cesare Bori (Bologna), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Maria Erminia Satta (Tempio Pausania), Andrea Zanetti (Orvieto), Lucia Agrati (Roma), Claudia Bernacchi (Padova), Marzia Manca (Cagliari), Maria Elena Sulis (Cagliari), Ignazio Carta (Cagliari), Frate Antonio Santini (Trieste), Ettorina Rubino (Trieste), Massimiliano Brignone (Torino), Danilo Villa (Monza), Maria Grazia Misani (Monza), Stefano Panozzo (Padova - Bruxelles), Tiziana Cimolino (Trieste), Francesca Cimolino (Trieste), Arianna Salan (Verona), Beatrice Pascucci (Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Liliana Obad (Trieste), Gianfranco Aldrovandi (Guastalla), Paolo Predieri (Brescia), Pier Cesare Bori (Bologna), Giorgio Pellis (Trieste), Marzia Manca (Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Marco Baleani (Gubbio), Paola, Giovanni, Benedetta Baleani (Gubbio), Alessandro Capuzzo (Trieste), Giorgio Pellis (Trieste), Anna Bellini (Ferrara), Claudia Pallottino (Torino), Massimiliano Brignone (Torino), Serena Pulcini (Trieste), Gloria Germani (San Casciano - Firenze), Teresa Piras (Iglesias), Edvino Ugolini (Trieste), Cristina Cometti (Milis - Oristano), Enrico Peyretti (Torino), Peppe Sini (Viterbo), Pasquale Dioguardi (Livorno), Mao Valpiana (Verona), Jolanda Spallitta (Alessandria), Enrico Gabbioneta (Sesto ed Uniti - Cremona), Raffaele Barbiero (Forli' - Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Anna Bellini (Ferrara), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Tiziana Cimolino (Trieste), Rosaria Totino (Trieste), Antonio Poce (Ferentino - Frosinone), Tiziana Valpiana (Verona), Alessandro Natalini (Perugia), Loretta Viscuso (Verona), Cinzia Picchioni (Torino), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Salerno), Liliana Obad (Trieste), Caterina Giustolisi (Firenze), Andrea Ferralasco (Genova), Paolo Predieri (Brescia), Loredana Caletti (Sesto ed Uniti - Cremona), Antonio Santini (Trieste), Luciano Ferluga (Trieste), Tonino Bisceglia (Varazze - Savona), Furio Semerari (Bari), Gabriella Falcicchio (Bari), Gianni D'Elia (Rivalta di Torino), Ettorina Rubino (Trieste), Alessio Di Florio (Casalbordino - Chieti), Andrea Salvoni (Barga - Lucca), Marzia Manca (Cagliari), Samuele Venturi (Castel San Pietro Terme - Bologna), Graziella Prendivoi (Trieste), Luca Dorizzi (Verona), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Anna Bellini (Ferrara), frate Antonio Santini (Trieste), Francesco Spagnolo (Roma), Adriano Moratto (Brescia), Francesco Montanari (provincia Pesaro-Urbino), Aldo Matzeu (Settimo San Pietro - Cagliari), Francesco Comina (Bolzano/Bozen), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Luca Alberghi (Faenza - Ravenna), Massimiliano Brignone (Barbania - Torino), Claudia Pallottino (Barbania - Torino), Cinzia Picchioni (Torino), Teresa Gargiulo (Castellamare di Stabia - Napoli), Giovanni Mannino (Acireale - Catania), Lorenzo Porta (Firenze), Massimiliano Pilati (Lavis - Trento), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Anna Pau (Settimo San Pietro - Cagliari), Saverio Ciarrocchi (San Benedetto del Tronto), Silvana Valpiana (Verona), Elena Buccoliero (Ferrara), Daniele Lugli (Ferrara), Maria Longhi (Vicenza), Saverio Ciarrocchi (San Benedetto del Tronto), Antonio Saulle (Trieste), Marco Iannelli (Roma), Paolo Predieri (Brescia), Franca Maria Bagnoli (Pescara), Antonio Santini (Trieste), Liliana Obad (Trieste), Maddalena Soffi (Verona), Michele Boato (Mestre), Maria Cossu (Mestre), Marzia Manca (Cagliari), Giusi Danelon (Trieste), Anna Bellini (Ferrara), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Anna Bravo (Torino), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Adalgisa Freddi (Marcheno - Brescia), Maurizio Grotta (Verona), Cinzia Picchioni (Torino), Graziella Prendivoi (Trieste), Anna Pau (Settimo San Pietro - Cagliari), Sandro Capuzzo (Trieste), Bruno Salvador (Treviso), Massimiliano Brignone (Barbania - Torino), Raffaele Ibba (Cagliari), Aldo Matzeu (Settimo San Pietro - Cagliari), Ignazio Carta (Cagliari), Maria Elena Sulis (Cagliari), Giovanni Chianchini (Chieti), Adriano Sincovich (Trieste), Daniele Taurino (Fiumicino - Roma), Tiziana Cimolino (Trieste), Pasquale Dioguardi, Rosaria Totino (Trieste), Silvana Valpiana (Verona), Marino Bergagna (Trieste), Francesco Lo Cascio (Palermo), Adriano Moratto (Brescia), Ettorina Rubino (Trieste), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Castellamare di Stabia - Napoli), Giovanni Mannino (Acireale - Catania), Paola e Marco Baleani (Gubbio), Marco Iannelli (Roma), Marzia Manca (Cagliari), Aldo Matzeu (Settimo San Pietro - Cagliari), Anna Pau (Settimo San Pietro - Cagliari), Tiziana Cimolino (Trieste), Saverio Ciarrocchi (San Benedetto del Tronto), Giovanni Chianchini (Chieti), Marco Iannelli (Roma), Antonio Santini (Trieste), Serena Pulcini (Trieste), Giovanni Baleani (Gubbio - Pg), Aris Elezeri (Gubbio - Pg), Leone Faccio (Gubbio - Pg), Jyotis Medici (Pietralunga - Pg), Raydas Medici (Pietralunga - Pg), Daniela Medici (Pietralunga - Pg), Manuele Medici (Pietralunga - Pg), Jaimal Preta (Pietralunga - Pg), Maria Cossu (Mestre - Venezia), Michele Boato (Mestre - Venezia), Mirella Mancini (Mestre - Venezia), Pasquale Dioguardi (Livorno), Gianluca D'Andrea (Potenza), Rosaria Totino (Trieste), Oriana Gorinelli (Rivalta di Torino), Serena Lapel (Trieste), Anna Pau (Settimo San Pietro - Cagliari), Tiziana Volta (Brescia), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Adalgisa Freddi (Marcheno - Brescia), Anna Bellini (Ferrara), Elisa Tessarotto (Trieste), Giovanni Commare (Firenze), Igor Kocijancic (Trieste), Claudio Bedussi (Brescia), Rocco Altieri (Pisa), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Castellamare di Stabia - Napoli), Giovanni Mannino (Acireale - Catania), Paola e Marco Baleani (Gubbio), Massimiliano Brignone (Barbiana - Torino).

Proseguono: sabato 14 maggio: Anna Xausa (Zugliano - Vicenza), Giovanni Chianchini (Chieti), Marco Iannelli (Roma); domenica 15 maggio: Gloria Germani (San Casciano - Firenze), Geni Sardo (Trieste); lunedi' 16 maggio: Franca Maria Bagnoli (Pescara), Pasquale Dioguardi (Livorno), Gianluca D'Andrea (Potenza); martedi' 17 maggio: Oriana Gorinelli (Rivalta di Torino); mercoledi' 18 maggio: Franco Perna (Padenghe sul Garda), Giovanni Commare (Firenze), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Adalgisa Freddi (Marcheno - Brescia), Anna Bellini (Ferrara); domenica 22 maggio: Franco Perna (Padenghe sul Garda).

Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra; Gianluca D'Andrea e Pasquale Dioguardi digiuneranno tutti i lunedi'; Oriana Gorinelli digiunera' tutti i martedi'; Anna Bellini, Adalgisa Freddi, Marco Palombo e Marco Rizzinelli digiuneranno tutti i mercoledi'; Claudio Bedussi digiunera' tutti i giovedi'; Rocco Altieri, Paola e Marco Baleani, Teresa Gargiulo, Raffaele Ibba e Giovanni Mannino digiuneranno tutti i venerdi'; Marco Iannelli digiunera' tutti i venerdi' e i sabato; Giovanni Cianchini digiunera' tutti i sabato. Alessandro Natalini e Marzia Manca digiuneranno un giorno a settimana.

 

4. PROFILI. LETIZIA LANZA: INGEBORG BACHMANN

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).

Letizia Lanza e' una prestigiosa intellettuale e poetessa; laureata in lettere antiche presso l'Universita' degli Studi di Padova (con una tesi in archeologia cristiana), perfezionatasi presso l'Universita' degli Studi di Urbino (con una tesi in scienze dell'antichita' - Indirizzo filologico), da lunghi anni interessata alla attivita' di ricerca persegue una prospettiva di indagine di filologia storico-femminile, esplicandola sia al riguardo dei documenti del passato sia nei confronti delle voci letterarie (italiane e straniere) del presente: nell'ambito della classicita', suoi filoni privilegiati di studio sono la poesia epica, essenzialmente "omerica" (con la dotta contre-partie rappresentata dalla produzione parodica), la lirica greca arcaica, la tragedia di Sofocle ed Euripide, ampi stralci della produzione storica e letteraria della latinita'; a cio' si aggiungono, ora piu' frequenti, le appassionate incursioni nel mondo dell'archeologia; nell'ambito della modernita', i suoi interessi si appuntano principalmente su presenze femminili "forti" quali Christine de Pizan, Emily Dickinson, Virginia Woolf, Maria Zambrano, Ingeborg Bachmann - sia pure non trascurando, di entrambi i generi, voci magari piu' recenti e vicine (bastino tra tanti i nomi di Cesare Ruffato e Paolo Valesio); sul piano socio-politico e' impegnata anche con interventi scritti in difesa dell'ambiente, della biodiversita', della pace, della convivenza aperta nei confronti dell'altro/a, quindi aliena da violenza; oltre all'attivita' di scrittura, assieme all'impegno in seminari o lezioni universitarie (facolta' di lettere di Bologna e Padova) ha preso parte a conferenze, convegni e iniziative presso varie strutture (fondazioni, associazioni, musei, istituzioni culturali le piu' varie) e collaborato a molte riviste  e siti web; ha collaborato tra l'altro con la Fondazione Scientifica Querini Stampalia Onlus di Venezia, con l'Associazione Iasos di Caria, con la rivista della Boemia meridionale "Relationes Budvicenses", con la rivista veneziana "Nexus", con la Fondazione Luciano Bianciardi di Grosseto, con il sito de "L'araba fenice", con la rivista on line "Senecio"; fa parte dell'Associazione italiana di cultura classica, sezione di Venezia; fa parte della Societa' italiana delle letterate; assieme a Luana Castelli, Francesca Dissera, Anna Ponti e altre amiche veneziane fa parte del gruppo di ricerca "Geografia di genere - Geografia di citta'" coordinato da Tiziana Plebani. Tra le opere di Letizia Lanza: Archestrato, il cuoco degli dei (scritto in collaborazione con C. D'Altilia, illustrato da M. Vulcanescu), Abano Terme, Piovan Editore 1988; Sofocle. Problemi di tradizione indiretta (scritto in collaborazione con L. Fort, premessa di M. Geymonat), Padova, Editoriale Programma 1991; Ritorno ad Omero. Con due appendici sulla poesia africana, Venezia, Supernova 1994; Scritti di donna, Venezia, Supernova 1995; Il gioco della parola (1987-1995), Venezia, Supernova 1995; Eidola. Immagini dal fare poetico, Venezia, Supernova 1996; Scripta selecta. Da oggi a oggi, Venezia, Supernova 1997; Vipere e demoni. Stereotipi femminili dell'antica Grecia, Venezia, Supernova 1997; Donne greche (e dintorni). Da Omero a Ingeborg Bachmann, Venezia, Supernova 2001; Grecita' femminile. L'altra Penelope, Venezia, Supernova 2001; Frustoli di scrittura. Tra paganesimo e misticismo (postfazione di M. Ferrari), Venezia, Supernova 2002; Il diavolo nella rete (premessa di F. Santucci, postfazione di G. Lucini), Novi Ligure, Edizioni Joker 2003; Diabolica. Da oggi a ieri, Venezia, Supernova 2004; Poesie soffocate, Venezia, Poligrafica 2005; Ludi, ghiribizzi e varie golosita', Venezia, Supernova 2005; Levia Gravia 2004-2005, Venezia, Poligrafica 2006; Le donne e l'antico. Ed. L. Fort - I. Lisovy, Ceske' Budejovice-Venezia, Johanus 2006; Litora vitae honestae. Disputationes de magistro nostro, collega et amico, Professore Franco Sartori (1922-2004). Ed. I. Lisovy - L. Lanza, Ceske' Budejovice-Venezia, Lafoli 2006; Vino donne amori (di varia antichita'), Venezia, Supernova 2006. Cfr. anche l'ampia intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 253.

Ingeborg Bachmann, scrittrice e poetessa austriaca (Klagenfurt 1926 - Roma 1973) di straordinaria bellezza e profondita', maestra di pace e di verita'. Opere di Ingeborg Bachmann: versi: Il tempo dilazionato; Invocazione all'Orsa Maggiore; Poesie. Racconti: Il trentesimo anno; Tre sentieri per il lago. Romanzi: Malina. Saggi: L'elaborazione critica della filosofia esistenzialista in Martin Heidegger; Ludwig Wittgenstein; Cio' che ho visto e udito a Roma; I passeggeri ciechi; Bizzarria della musica; Musica e poesia; La verita' e' accessibile all'uomo; Il luogo delle donne. Radiodrammi: Un affare di sogni; Le cicale; Il buon Dio di Manhattan. Saggi radiofonici: L'uomo senza qualita'; Il dicibile e l'indicibile. La filosofia di Ludwig Wittgenstein; La sventura e l'amore di Dio. Il cammino di Simone Weil; Il mondo di Marcel Proust. Sguardi in un pandemonio. Libretti: L'idiota; Il principe di Homburg; Il giovane Lord. Discorsi: Luogo eventuale; Letteratura come utopia. Prose liriche: Lettere a Felician. Opere complete: Werke, 4 voll., Piper, Muenchen-Zuerich. Interviste e colloqui: Interview und Gespraeche, Piper, Muenchen-Zuerich. In edizione italiana cfr. almeno: Poesie, Guanda, 1987, Tea, Milano 1996; Invocazione all'Orsa Maggiore, SE, Milano 1994, Mondadori, Milano 1999; Il dicibile e l'indicibile. Saggi radiofonici, Adelphi, Milano 1998; Il buon Dio di Manhattan, Adelphi, Milano 1991; Il trentesimo anno, Adelphi, Milano 1985, Feltrinelli, Milano 1999; Tre sentieri per il lago, Adelphi, Milano 1980, Bompiani, Milano 1989; Malina, Adelphi, Milano 1973; Il caso Franza, Adelphi, Milano 1988; La ricezione critica della filosofia di Martin Heidegger, Guida, Napoli 1992; In cerca di frasi vere, Laterza, Roma-Bari 1989; Letteratura come utopia. Lezioni di Francoforte, Adelphi, Milano 1993. Opere su Ingeborg Bachmann: un'ampia bibliografia di base e' nell'apparato critico dell'edizione italiana di Invocazione all'Orsa Maggiore, cit.]

 

Ingeborg Bachmann, nata a Klagenfurt il 25 giugno 1926, muore a Roma il 17 ottobre 1973.

La sua formazione subisce l'influenza fondamentale del Neopositivismo viennese. Legato al Wiener Kreis, costituitosi nel 1928 e scioltosi nel 1939, a seguito delle persecuzioni naziste e dell'assassinio di M. Schlick, alla base del movimento stanno il Tractatus logico-philosophicus (1922) di Ludwig Wittgenstein e l'opera di Rudolf Carnap. Entrambi teorizzano una pratica della filosofia come analisi del linguaggio scientifico, intesa a determinare le regole formali e generali che devono presiedere alla formazione di qualsiasi linguaggio: il che evidentemente comporta l'eliminazione di quei problemi metafisici, propri della filosofia, che si rivelano invece privi di senso quando il linguaggio venga ricondotto a tali regole.

Ingeborg fa altresi' parte del Gruppo '47, fondato a Monaco (appunto nel 1947) per iniziativa principalmente di H. W. Richter e A. Andersch, con il primario scopo di sottolineare le possibilita' di intervento degli scrittori e delle scrittrici nella societa'. Ad esso aderiscono tra gli/le altri/e I. Aichinger, H. Boell, H. M. Enzensberger, G. Grass, P. Weiss; si riunira' per l'ultima volta nel 1977.

Autrice di poesie, racconti, romanzi, testi teatrali, saggi, negli anni tra il 1952 e il 1958 Bachmann lavora come redattrice e soggettista per le emittenti di Vienna e di Monaco di Baviera, avendo cosi' agio di trasmettere i suoi numerosi drammi e saggi radiofonici.

Giustamente considerata una delle grandi voci poetiche del Novecento e tra le piu' autorevoli rappresentanti della scrittura femminile, animata dal pensiero di Hannah Arendt e di Simone Weil, Bachmann ricerca le "frasi vere" e individua la verita' nell'esattezza, nella corrispondenza delle parole alle cose essendo appunto il linguaggio, anzi tutto il linguaggio femminile, specchio del mondo, e delimitando esso, con i suoi confini, i confini stessi del mondo.

Opere: Werke. Hrsg. von Ch. Koschel, I. Weidenbaum (von), C. Muenster, Muenchen, R. Piper, 1982; Sonderausgabe 3, Aufl., Muenchen-Zuerich, 1984, 4 voll.: 1. Gedichte; Hoerspiele; Libretti; Uebersetzungen; 2. Erzhalungen; 3. Todesarten: Malina und unvollendete Romane; 4. Essays, Reden, Vermischte Schriften: Anhang. Principali traduzioni italiane: a) poesie: Poesie, a cura di M. T. Mandalari, Milano, Tea, 1996; b) racconti: Tre sentieri per il lago e altri racconti, trad. di A. Pandolfi, I. Pizzetti, Milano, Adelphi, 1986; Il trentesimo anno, trad. di M. Olivetti, Milano, Bompiani, 1988; Tre sentieri per il lago e altri racconti, trad. di A. Pandolfi, Milano, Tascabili Bompiani, 1992; c) romanzi: Malina, trad. di M. G. Manucci, Milano, Adelphi, 1987; Il caso Franza - Requiem per Fanny Goldmann, trad. di M. Olivetti, Milano, Adelphi, 1988; d) drammi radiofonici: Il buon dio di Manhattan - Un negozio di sogni - Le cicale, cura e trad. di C. Romani, Milano, Adelphi, 1991; e) saggi e scritture varie: In cerca di frasi vere. Colloqui e interviste, trad. di C. Romani, Roma-Bari, Laterza, 1989; Letteratura come utopia: lezioni di Francoforte, trad. di V. Perretta, Milano, Adelphi, 1993; Il dicibile e l'indicibile. Saggi radiofonici, trad. di B. Agnese, Milano, Adelphi, 1998.

Bibliografia: A. Barbanti Tizzi, Il compromesso della Bachmann, Bologna, Edizioni scientifiche, 1979; F. Cambi, La recezione della filosofia del linguaggio di L. Wittgenstein nell'opera di Ingeborg Bachmann, Pisa, Giardini editori e stampatori, 1979; F. Cambi, Il doppio volto della metafora tra realta' e utopia in R. Musil e I. Bachmann, Pisa, Tipografia editrice pisana, 1984; A. Hapkemeyer, Ingeborg Bachmann: Entwicklungslinien in Werk und Leben, Wien, Oesterreichische Akademie der Wissenschaften, 1990; Ingeborg Bachmann: neue Beitrage zu ihrem Werk: Internationales Symposion, Munster, 1991, herausgegeben von D. Gottsche und H. Ohl, Wurzburg, Koenigshausen & Neumann, 1993; A. Cavarero, Corpo in figure. Filosofia e politica della corporeita', Milano, Feltrinelli, 1995, pp. 228-235; A. G. Gargani, Il pensiero raccontato: saggio su Ingeborg Bachmann, Roma-Bari, Laterza, 1995; L. Lanza, Donne greche (e dintorni). Da Omero a Ingeborg Bachmann, Venezia, Supernova, 2001, pp. 185-189; R. Svandrlik, Ingeborg Bachmann: i sentieri della scrittura: poesia, prosa, radiodrammi, Roma, Carucci, 2001.

 

5. PROFILI. LETIZIA LANZA: SARA COPIO SULLAM

[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae"]

 

Nasce a Venezia tra il 1588 e il 1590 da Simone e Rebecca (o Ricca) e muore nella citta' Serenissima il 15 febbraio 1641.

La famiglia, forse di origine mantovana, dedita al commercio, e' annoverata tra le piu' ricche e ragguardevoli della comunita' ebraica veneziana; forse originario di Mantova e' pure Giacobbe Sullam (o Sulam), che sposa Sara intorno al 1613.

Oltre al precettore Numidio Paluzzi, il celebre letterato e rabbino Leon Modena che le dedica la tragedia Ester (1619) deve avere non piccola parte nell'istruzione della bellissima quanto colta fanciulla. Nonostante la salute cagionevole, Sara e' abile nel comporre musica e versi (ma anche brava a ricamare); profonda conoscitrice dell'Antico Testamento nonche' di storia, religione, tradizioni ebraiche; dedita agli studi di filosofia, teologia, astrologia, letterature classiche; in grado di leggere in lingua originale testi latini, ebraici, francesi, spagnoli. Ricca di estro e di sensibilita', generosa quanto energica sostenitrice di una politica culturale "aperta" e dunque in contrasto con le direzioni prevalenti nel rabbinato veneziano, essa riesce ad affermare la propria versatile personalita' e a difenderla dagli attacchi dei numerosi detrattori: i quali, comunque, contribuiscono a far parlare di lei.

Della sua vita matrimoniale poco si conosce: un'epigrafe di mano del rabbino Modena (pubblicata da Berliner), informa che nel 1615 Copio perde una figlia di soli dieci mesi, mentre la prima lettera da lei indirizzata a Ceba', poeta genovese (di cui apprezza entusiasticamente il poema eroico La Reina Ester e al quale nel 1623 dedichera' un sonetto in mortem), ricorda un parto abortivo nel 1618. Non si conoscono altre maternita'. A ogni modo l'epitaffio, dettato dallo stesso Modena e scolpito sulla pietra tombale del cimitero di S. Niccolo' del Lido, esalta di Sara l'immagine tradizionale di donna "saggia tra le mogli, appoggio ai miseri", piu' che il valore come poeta, benche' non ne disconosca l'"alto ingegno".

La fama di Sara Copio resta legata anzitutto al rinomato salotto in Ghetto Vecchio, favorito anche dal padre e dal marito, aperto sia agli ebrei sia ai gentili e frequentato da autorevoli studiosi. In questo clima di dotti conversari nasce pure il carteggio, durato quattro anni dal maggio del 1619 all'aprile del 1622 con Ansaldo Ceba', il quale tra l'altro tenta di convertire al cristianesimo la dotta israelita. Ma essa resta fieramente fedele al proprio credo, tanto da rispondere a un analogo tentativo di conversione - compiuto dall'intellettuale cremonese Baldassarre Bonifacio (poi vescovo di Capo d'Istria) con il pretesto della sua negazione dell'immortalita' dell'anima - tramite il veemente Manifesto (che taluni peraltro, come Angelico Aprosio detto il Ventimiglia, giudicano spurio). In effetti, nonostante Sara venga definita da Crescimbeni "non men bella che scienziata donna; e molto vaga della nostra Poesia, nella quale compose presso che bene"; benche' tre dei suoi sonetti figurino nell'autorevole antologia di lirica femminile curata da Luisa Bergalli; sebbene il cosi' detto Codice di Giulia Soliga (pubblicato da Boccato) raccolga una serie di attestazioni sulla moralita', virtu', qualita' di Copio ­ tristamente offesa dai raggiri di loschi figuri, tra cui lo stesso Paluzzi; per quanto, soprattutto, i "criteri interni" consentano un'attribuzione relativamente agevole delle varie opere: a dispetto di cio' il dubbio sull'autenticita' della produzione copiana, da piu' parti insinuato, perdura presso taluni critici e storici, che non vanno oltre una generica, troppo rapida valutazione del suo spessore letterario.

Poco rimane della scrittura di Sara - anche a causa della reticenza dell'autrice ad affidarsi alle stampe - e in sostanza si riduce, oltre al ristretto corpus dei sonetti pervenuti (14), al famoso Manifesto: un testo di stampo apologetico attentamento articolato, ove la prosa spesso ironica o sarcastica, ricca di citazioni, si alterna sapientemente a brani in versi. E tuttavia, nell'ambito della produzione in volgare degli Ebrei d'Italia fino all'eta' del Ghetto, dopo Immanuel Romano detto Manoello - contemporaneo e imitatore di Dante - il nome di Sara Copio Sullam e' quello che merita la maggior attenzione.

Opere: Manifesto di Sarra Copia Sulam Hebrea. Nel quale e' da lei riprovata e detestata l'opinione negante l'immortalita' dell'anima, falsamente attribuitale dal Sig. Baldassare Bonifaccio, Venezia, Alberti, 1621 (poi Venezia, Pinelli, 1621); L. Modona, Sara Copio Sullam. Sonetti editi ed inediti raccolti e pubblicati insieme ad alquanti cenni biografici, Bologna, Soc. Tip. gia' Compositori, 1887 (non sempre corretto).

Bibliografia: A. Ceba', La Reina Ester, Genova, Pavoni, 1615; L. Modena, L'Ester. Tragedia tratta dalla Sacra Scrittura. Per Leon Modena Hebreo da Venetia riformata. In Venetia, presso G. Sarzina, 1619; B. Bonifacio, Dell'immortalita' dell'Anima - Discorso di Baldassare Bonifaccio, Venezia, Pinelli, 1621; B. Bonifacio, Risposta al Manifesto della Signora Sara Copia del Signor Baldassare Bonifaccio, Venezia, Pinelli, 1621; A. Ceba', Lettere di Ansaldo Ceba' scritte a Sara Copia e dedicate a Marc'Antonio Doria, Genova, Pavoni, 1623; L. Bergalli, Componimenti poetici delle piu' illustri rimatrici d'ogni secolo, Venezia, Mora, 1726; G. M. Crescimbeni, Comentarj intorno alla sua Historia della Volgar poesia, Venezia, Basegio, 1730; Lettere di donne italiane del secolo XVI, raccolte e pubblicate da B. Gamba, Venezia, dalla Tipografia di Alvisopoli, 1832, pp. 251-265; E. A. Cicogna, Notizie intorno a Sara Copio Sulam, coltissima ebrea veneziana del secolo XVII, "Memorie del Regio Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti" 12, 1865, pp. 1-20; E. David, Sara Copia Sullam. Une heroine juive au XVIIe siecle, Paris, Wittersheim e C., 1877; A. Berliner, Luchoth 'Abhanim. Hebraeische Grabschriften in Italien 1, Frankfurt a M., Kauffmann, 1881, pp. 78-81; G. Bassani, Il giardino dei Finzi Contini, Torino, Einaudi, 1962, p. 182 (Sara e' citata come Enriquez o Enriques Avigdor); C. Boccato, Un episodio della vita di Sara Copio Sullam: il "Manifesto sull'immortalita' dell'anima", "La Rassegna Mensile di Israel", 39, 1973, pp. 633-646; C. Boccato, Lettere di Ansaldo Ceba', genovese, a Sara Copio Sullam, poetessa del Ghetto di Venezia, "La Rassegna Mensile di Israel", 40, 1974, pp. 169-191; C. Boccato, Un altro documento inedito su Sara Copio Sullam: il "Codice di Giulia Soliga", ibid., pp. 303-316; G. Busetto, Copio (Coppio, Copia, Coppia), Sara (Sarra), in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1983, s. v.; C. Boccato, Il presunto ritratto di Sara Copio Sullam, "La Rassegna Mensile di Israel", 52, 1986, pp. 191-204; C. Boccato, Sara Copio Sullam, la poetessa del ghetto di Venezia: episodi della sua vita in un manoscritto del secolo XVII, "Italia", 6, 1987, pp. 104-218; U. Fortis, Il ghetto sulla laguna, Venezia, Storti, 1987; C. Boccato, Una disputa secentesca sull'immortalita' dell'anima. Contributi d'archivio, "La Rassegna Mensile di Israel", 54, 1988, pp. 593-606; G. Busetto, Sara Copio Sullam in Le stanze ritrovate. Antologia di scrittrici venete dal '400 al '900, a cura di A. Arslan, A. Chemello, G. Pizzamiglio, Mirano, Eidos, 1991, pp. 109-116; U. Fortis, Il dialogo negato. Per una lettura della poesia di Sara Copio Sullam in "Miscellanea di Studi 3" (edita dal Liceo Ginnasio Statale "R. Franchetti" di Venezia-Mestre), Venezia, Storti, 1998, pp. 109-151; Umberto Fortis, Sara Copio Sullam, poetessa del ghetto di Venezia del '600, Torino, S. Zamorani Editore, 2003.

 

6. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: ALLA RICERCA DI UNA POLITICA DELLA SPERANZA

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento.

Per un profilo di Giulio Vittorangeli - che e' da sempre uno dei principali collaboratori di questo foglio e uno degli amici piu' cari - dall'ampia intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 325 riprendiamo la seguente breve notizia biobibliografica "Giulio Vittorangeli e' nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili. E' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni. Ha partecipato alla realizzazione, stesura e pubblicazione di tre libri: Que linda Nicaragua!, Associazione Italia Nicaragua, Fratelli Frilli editori, Genova 2005; Nicaraguita, la utopia de la ternura, Terra Nuova, Managua, Nicaragua, 2007; Nicaragua. Noi donne le invisibili, Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, Davide Ghaleb editore, Vetralla (Vt) 2009. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Attualmente cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"]

 

Dalle cronache da basso impero che quotidianamente avvelenano il nostro vissuto, emerge una societa' lacerata e avvelenata da troppi umori xenofobi, piena di paure e di risentimento.

La Lega veicola, con la sua campagna contro gli immigrati, una parte dello smarrimento sociale di fronte al peggioramento delle condizioni di vita e l'assenza di visibili alternative di sinistra, a conferma che la crisi non e' solo economica ma anche civile e sociale. Certo, dobbiamo essere estremamente umili nel comprendere le condizioni che portano ad adesioni di massa alle campagne emergenziali, quanto determinati a sostenere il nostro punto di vista.

Quel che piu' impressiona e' la rassegnazione malsana che impedisce di andare oltre le lamentele. Sembra che in Italia non emozionino ne' coinvolgano piu' di tanto le rivoluzioni arabe in Nordafrica e Medioriente. La' dove un popolo di giovani scolarizzati e disoccupati sta riuscendo in quello che in Italia non riusciamo piu' a fare e molti nemmeno a sperare: liberarsi dal regime eversivo vigente. L'infelice paese nel quale ci e' dato vivere rischia di diventare un deserto in cui si aggirano morti viventi che non sanno di essere morti. Hanno smesso di desiderare il cambiamento, cioe' la vita. Non sanno piu' immaginare ed emozionarsi, percio' restano abbarbicati alla fragile certezza della loro vita fittizia. Si teme cio' che puo' avvenire, si teme il futuro.

E' un'aria che si respira, che si nutre di una forte carica di rassegnazione. Certo, nessuno chiama tutto questo "rassegnazione"; si preferisce chiamarlo "realismo": la rassegnazione, per essere convincente, parla sempre il linguaggio "ragionevole" e senza enfasi del "realismo". Forse e' anche una chiave di lettura dei tempi nuovi, di questo secolo.

Il Novecento - si dice - e' stato l'eta' dell'utopia, il secolo dei sogni. Ma i sogni si sono infranti e la storia ha scottato gli utopisti; cosi' il XXI secolo sembra aprirsi come il secolo delle passioni limitate, dei sogni compressi. Il secolo della morte dell'attesa di futuro, in cui "sperare" e "sognare" sono verbi di vago sapore donchisciottesco.

Tutto questo e' stato possibile, ed e' possibile, perche' si e' smarrita una strategia politica di respiro mondiale (l'internazionalismo e' atrofizzato, la solidarieta' internazionale e' declinata come elemosina), da parte di quelle forze (partiti, sindacati e movimenti sociali) che possono costituire leve reali di intervento sulla democrazia rappresentativa. Una strategia che sarebbe invece indispensabile come prospettiva, condizione, visione, fondamento per ciascuna forza politica e sociale reale di cambiamento dell'esistente, in ciascuna parte di ciascun continente.

Per tutto questo bisogna tornare a sperare: "E - vi preghiamo - quello che succede ogni giorno / non trovatelo naturale. / Di nulla sia detto: e' naturale / in questo tempo di sanguinoso smarrimento, / di ordinato disordine, di meditato arbitrio, / di umanita' disumana, / cosi' che nulla valga / come cosa immutabile" (Bertolt Brecht), se vogliamo rilanciare una sfida credibile per la pace e che non resti inutilmente confinata nell'azzurro dei cieli. Pretendere, cosi', che l'Onu ritorni ad essere fedele a se stessa, al suo compito, alla sua ragion d'essere, quella di "salvare le future generazioni dal flagello della guerra".

Con la consapevolezza, certo, che la speranza da sola non basta, in mancanza di una lettura del mondo e di una adeguata pratica politica che dia loro corpo. Ma senza speranza non puo' nascere nessuna pratica politica capace di avere una idea sull'avvenire, concepire piani e progetti; soprattutto liberarci dallo schiacciamento della prospettiva sull'esclusiva dimensione temporale del presente: la politica del giorno per giorno, con il suo pragmatismo privo di principi, di valori, di motivazioni etiche.

Con la consapevolezza che la speranza non sta in aria in attesa di essere afferrata dagli uomini. La speranza e' nella storia quella che noi costruiamo, senza di essa un progetto di vita e di societa' non potrebbero nemmeno darsi. Nessuno che voglia uscire dal pantano in cui siamo sprofondati, con l'obiettivo di ridare prospettive e dignita' al paese, puo' esimersi dal partire da qui.

La speranza e' una costruzione sociale, collettiva, si crea: "La Speranza e' quella cosa piumata / che si viene a posare sull'anima. / Canta melodie senza parole / e non smette - mai. / E la senti, dolcissima, nel vento. / E dura deve essere la tempesta / capace di intimidire il piccolo uccello / che ha dato calore a tanti. / Io l'ho sentito nel paese piu' gelido / e sui mari piu' alieni. / Eppure mai, nemmeno allo stremo, / ha chiesto una briciola di me" (Emily Dickinson).

 

7. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: IL PRESENTE E LA STORIA

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento]

 

Essere contro la guerra e' sempre piu' difficile ed essere per la pace lo e' ancora di piu'. E' lontanissimo il 2003, con la moltitudine delle bandiere arcobaleno appese alle finestre contro la guerra in Iraq.

Intanto, dopo lo tusnami e il disastro atomico atomico giapponese, e' esplosa in maniera improvvisa e dirompente la guerra di Libia, appendice insanguinata della breve stagione dei gelsomini che ci ha entusiasmato con le manifestazioni di Tunisi e dell'Egitto.

Non dovrebbe essere cosi' difficile comprendere che il regime di Gheddafi e' un regime criminale, cosi' come lo e' il dominio delle potenze coloniali ed imperiali. "Lo stadio piu' alto dello sviluppo industriale mondiale nella produzione capitalistica trova espressione nello straordinario sviluppo tecnico e nella capacita' distruttiva degli strumenti di guerra", ha scritto Rosa Luxemburg. Crediamo che la giustizia si costruisce con la pace, il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti.

Cosi' come crediamo che sia urgente accogliere ed assistere tutti i profughi.

Non ci e' mai appartenuta la mentalita' sciagurata per cui "il nemico del mio nemico e' mio amico"; non puo' bastare che un governo sia antimperialista perche' sia difeso come amico. Il Gheddafi al servizio del potere imperiale nella gestione dei migranti ci basta a consideralo per quel che ormai e': un pezzo dell'impero e del dominio esercitato sui corpi delle donne e degli uomini. Il regime di Tripoli e' una dittatura familiare abile nel fare affari con mezzo mondo, notoriamente razzista verso le popolazioni e i paesi piu' poveri dell'Africa, repressivo e antidemocratico. Quando cadra', sara' una liberazione per il suo popolo e gran parte del mondo.

Certo bisogna interrogarsi, ed a fondo (la storia non si semplifica in due parole), sul perche' uomini e movimenti sui quali sovente erano state riposte tante speranze e talora erano stati magnifici nelle lotte di liberazione siano arrivati al punto di sollevare il rancore di tanta parte del loro popolo. "Non e' una domanda diversa da quella che dovremmo farci sul perche' le rivoluzioni comuniste hanno subito la stessa sorte" (Rossana Rossanda).

Allo stato attuale delineare degli scenari su quello che succedera' realmente nel prossimo futuro e' praticamente impossibile, vista e considerata la complessita' politica che caratterizza il Nord Africa e le tante incognite e i tanti attori protagonisti chiamati in gioco.

Intanto una cosa possiamo e dobbiamo farla subito. Far cessare la guerra in cui l'Italia e' stata trascinata violando l'articolo 11 della nostra Costituzione, tanto inutilmente e ipocriticamente sbandierato negli ultimi tempi, quanto sostanzialmente stravolto e deformato.

Cosi' come volutamente non si ricorda che l'Italia e' stata una potenza coloniale in Libia, con "le italiche famiglie inviare a lavorare la fertile terra di Libia" durante il fascismo. Quest'anno ricorre proprio il centenario di quella aggressione, e almeno questo tragico trascorso avrebbe consigliato di astenersi completamente dal bombardare il territorio libico da parte della nostra aviazione militare. A molte finestre vediamo ancora le bandiere italiane, esposte per i 150 anni, e ci chiediamo se a qualcuno viene in mente che e' la stessa bandiera dei caccia che vanno a bombardare.

Forse le radici storiche della nostra desolante quotidianita' risiedono nella contraddittoria e complessa nascita del nostro Paese. Basta vedere il bel film di Mario Martone "Noi credevamo". Proprio le polemiche per i 150 anni dell'unita' hanno fatto emergere una crisi d'identita' che il paese non riesce ancora a superare. La contrapposizione tra monarchici e repubblicani e' l'aspetto che dal tempo del Risorgimento contraddistingue tutta la storia d'Italia a venire e il nostro stesso presente.

Questa divisione si e' ripresentata in tutte le forme che la nostra storia successiva ha conosciuto, passando ovviamente attraverso fascismo e antifascismo e arrivando ai nostri giorni. Un'idea d'Italia monarchica e autoritaria da un lato, e un'idea d'Italia repubblicana e democratica dall'altro. Un dualismo mai cessato che contribuisce a spiegare perche' subiamo un personaggio come Berlusconi. Sembra davvero che vi sia nella nascita della nostra Nazione tutta la strutturale debolezza di una classe che ha accolto, favorito e acclamato sempre i peggiori.

 

8. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: LIMITI, OMBRE, CONTRADDIZIONI

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento]

 

Il primo maggio, il giorno in cui il movimento operaio celebra la festa dei lavoratori, e' stato beatificato Karol Wojtyla - Giovanni Paolo II, in tutta fretta ed in deroga alle norme canoniche. Non entriamo in merito, ricordiamo solo che gia' nel dicembre 2006 autorevoli esponenti del mondo teologico e del cattolicesimo di base avevano messo per iscritto le loro obiezioni alla canonizzazione di Wojtyla; ma dato che non ci e' mai appartenuta la fascinazione, o la mitizzazione, della figura di Giovanni Paolo II, non possiamo ignorare i limiti, le ombre e le contraddizioni del suo pontificato, ad iniziare dal tentativo di screditare la Teologia della Liberazione, considerata "contaminata da elementi marxisti" e contro la quale mosse una dura repressione.

Si spiegano cosi' (solo per citare alcuni dei casi piu' eclatanti) l'isolamento ecclesiale in cui fu tenuto mons. Oscar Arnulfo Romero (ucciso, il 24 marzo 1980, dagli squadroni della morte a San Salvador); il silenzio sull'assassinio, sempre da parte degli squadroni della morte nel novembre 1989, dei sei gesuiti dell'Universita' Centro-americana; la politica di "debolezza" verso i governi dittatoriali del Salvador, Argentina, Guatemala e Cile.

In America Latina si contrapponevano due anime della chiesa cattolica: da una parte quella "ufficiale" di obbedienza curiale, amica delle oligarchie e delle dittature (purche' anticomuniste); dall'altra una chiesa popolare di base, in cerca di una giustizia anche terrena, rappresentata dal motto nicaraguense "non c'e' contraddizione tra cristianesimo e rivoluzione". Il risultato fu che preti, vescovi, teologi, religiosi e religiose, catechisti, missionari, furono sovente massacrati: tranne che in Nicaragua durante i dieci anni del governo sandinista.

Proprio in Nicaragua, nel marzo 1983, il pontefice ("il grande comunicatore") avrebbe subito l'unica contestazione di piazza della sua storia, nel vano tentativo di zittire le madri degli uccisi dai "contras", la guerriglia antisandinista sostenuta illegalmente dagli Stati Uniti. E' una delle immagini simbolo del pontificato di Wojtyla, unitamente al dito puntato minacciosamente contro il prete Ernesto Cardenal, ministro della cultura, inginocchiato ai suoi piedi, colpevole di aver accettato di far parte del governo rivoluzionario sandinista. Immagini che hanno fatto il giro del mondo, con la stampa che ha parteggiato per il papa, raccontando con ampiezza tutti i particolari della "offesa" arrecata al pontefice dalla folla che assisteva alla messa, mettendo anche in evidenza la "disubbidienza" di Cardenal che, in quanto sacerdote, non avrebbe dovuto mantenere una carica politica. Cio' che successe realmente e' stato ampiamente raccontato dallo stesso Cardenal nell'articolo "Benvenuto nel Nicaragua libero grazie a Dio ed alla rivoluzione": "Piu' volte aveva detto che il Nicaragua era la sua 'seconda Polonia' e questo fu un grande errore perche' il Nicaragua non era la Polonia". Ma forse chi interpreto' nel modo migliore la maggioranza di coloro che colmarono la piazza fu un venditore ambulante che disse: "Il Papa non ci ha detto niente, ci ha lasciato un vuoto".

 

9. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Francoise Sagan, Al cinema, Barbes Editore, Firenze 2010, pp. 126, euro 6.

- Tiziano Terzani, Mustang. Un viaggio, Fandango, Roma 2011, pp. 80, euro 10. Catalogo della mostra "Tiziano Terzani. Clic! 30 anni d'Asia. La mostra", Roma, Palazzo Incontro, 23 marzo - 29 maggio 2011.

*

Riedizioni

- Ernesto "Che" Guevara, Il sogno internazionalista, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2011, pp. 96, s.i.p. (in supplemento al settimanale "L'Espresso").

- Wilhelm Reich, Psicologia di massa del fascismo, Einaudi, Torino 2002, Fabbri - Rcs Libri, Milano 2007, 2008, pp. LXII + 430, euro 9,90.

*

Testi di riferimento

- Il Corano, Mondadori, Milano 2010, pp. LXXII + 912, euro 20.

 

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

12. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 555 del 14 maggio 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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