Telegrammi. 553
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- Date: Thu, 12 May 2011 00:33:54 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 553 del 12 maggio 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Mao Valpiana: Quarantasettesimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta per opporsi alla guerra e al nucleare
2. Si e' svolta l'11 maggio a Viterbo una conferenza di informazione, sensibilizzazione e riflessione contro la guerra e contro il razzismo
3. Barbara Antonelli: La lotta nonviolenta di Zeinab Al-Khawaja
4. Tiziana Bartolini intervista Iman Sabbah
5. Francesca Corrao: La lunga tradizione della lotta delle donne nei paesi arabi
6. Cecilia Dalla Negra intervista Halima Jouini
7. Carolina Popolani: La lotta nonviolenta di Suheir Atassi
8. Piera Francesca Mastantuono intervista Sister Fa
9. Barbara Gabotto: Francesca Caccini
10. Per sostenere il Movimento Nonviolento
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: QUARANTASETTESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]
Mentre si avvicina la data del 12 giugno, che potrebbe segnare la chiusura definitiva del nucleare in Italia grazie al referendum, le notizie e le immagini della catastrofe ecologica di Fukushima sono totalmente scomparse dai telegiornali. Il piu' grande incidente atomico, dalle conseguenze inimmaginabili, e' stato derubricato fra le notiziole degli esteri.
Anche le notizie dalla guerra in Libia e in Afghanistan sono state retrocesse, e nelle case degli italiani non giungono le immagini dei bombardamenti, dei corpi lacerati, degli edifici colpiti, del sangue versato.
Il nucleare crea terrore. La guerra produce morte.
Queste verita' fanno paura.
Ma la nonviolenza e' la forza della verita'.
Il digiuno che stiamo conducendo e' un gesto di nonviolenza attiva, e' un atto di speranza, e' un fatto concreto contro la guerra e la sua preparazione, contro il nucleare che uccide il presente e il futuro.
Sono piu' di 140 le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno finora aderito al digiuno promosso dal Movimento Nonviolento "per opporsi alla guerra e al nucleare".
Questa iniziativa nonviolenta prosegue dal 27 marzo scorso, e nuovi aderenti hanno gia' annunciato la loro partecipazione almeno fino a domenica 22 maggio. Ma altri ancora si stanno aggiungendo, e si proseguira' oltre. Si digiuna in ogni parte d'Italia, da Trieste a Palermo, da Torino a Venezia, da Verona a Bari.
La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore, che sta proseguendo da 47 giorni.
Chi desidera aderire al digiuno lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).
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Di seguito l'elenco dei digiunanti aggiornato alle ore 18,30 dell'11 maggio 2011.
Hanno finora digiunato a staffetta: Mao Valpiana (Verona), Caterina Del Torto (Ferrara - Verona), Elisabetta Pavani (Ferrara), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Lucia Grieco (Mestre - Venezia), Sergio Paronetto (Verona), Daniele Lugli (Ferrara), Maddalena Soffi (Verona), Domenico Letizia (Caserta), Alessandro Pizzi (Soriano - Viterbo), Luca Giusti (Genova), Massimiliano Pilati (Trento), Piercarlo Racca (Torino), Angela Dogliotti Marasso (Torino), Enrico Peyretti (Torino), Rocco Pompeo (Livorno), Caterina Bianciardi (Livorno), Mirella Martini (Mestre - Venezia), Vincenzo Benciolini (Verona), Gabriella Falcicchio (Bari), Albachiara Orlando e Stefano Daga (Oristano), Gavina Galleri (Cagliari), Giovanni e Graziella Ricchiardi (Torino), Mira Mondo (Condove - Torino), Claudia Pallottino (Torino), Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi), Pier Cesare Bori (Bologna), Marzia Manca (Cagliari), Tommaso Gradi (Ferrara), Laura Cappellari (Pedavena - Verona), Aurora Bedeschi (Ferrara), Marco Baleani (Gubbio), Silvana Valpiana (Verona), Claudia Capra (Brescia), Paolo Predieri (Brescia), Adriano Moratto (Brescia), Anna Zonari (Ferrara), Tiziana Valpiana (Verona), Marina Nardovino (Verona), Carmine Buro (Prato), Pier Cesare Bori (Bologna), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Maria Erminia Satta (Tempio Pausania), Andrea Zanetti (Orvieto), Lucia Agrati (Roma), Claudia Bernacchi (Padova), Marzia Manca (Cagliari), Maria Elena Sulis (Cagliari), Ignazio Carta (Cagliari), Frate Antonio Santini (Trieste), Ettorina Rubino (Trieste), Massimiliano Brignone (Torino), Danilo Villa (Monza), Maria Grazia Misani (Monza), Stefano Panozzo (Padova - Bruxelles), Tiziana Cimolino (Trieste), Francesca Cimolino (Trieste), Arianna Salan (Verona), Beatrice Pascucci (Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Liliana Obad (Trieste), Gianfranco Aldrovandi (Guastalla), Paolo Predieri (Brescia), Pier Cesare Bori (Bologna), Giorgio Pellis (Trieste), Marzia Manca (Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Marco Baleani (Gubbio), Paola, Giovanni, Benedetta Baleani (Gubbio), Alessandro Capuzzo (Trieste), Giorgio Pellis (Trieste), Anna Bellini (Ferrara), Claudia Pallottino (Torino), Massimiliano Brignone (Torino), Serena Pulcini (Trieste), Gloria Germani (San Casciano - Firenze), Teresa Piras (Iglesias), Edvino Ugolini (Trieste), Cristina Cometti (Milis - Oristano), Enrico Peyretti (Torino), Peppe Sini (Viterbo), Pasquale Dioguardi (Livorno), Mao Valpiana (Verona), Jolanda Spallitta (Alessandria), Enrico Gabbioneta (Sesto ed Uniti - Cremona), Raffaele Barbiero (Forli' - Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Anna Bellini (Ferrara), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Tiziana Cimolino (Trieste), Rosaria Totino (Trieste), Antonio Poce (Ferentino - Frosinone), Tiziana Valpiana (Verona), Alessandro Natalini (Perugia), Loretta Viscuso (Verona), Cinzia Picchioni (Torino), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Salerno), Liliana Obad (Trieste), Caterina Giustolisi (Firenze), Andrea Ferralasco (Genova), Paolo Predieri (Brescia), Loredana Caletti (Sesto ed Uniti - Cremona), Antonio Santini (Trieste), Luciano Ferluga (Trieste), Tonino Bisceglia (Varazze - Savona), Furio Semerari (Bari), Gabriella Falcicchio (Bari), Gianni D'Elia (Rivalta di Torino), Ettorina Rubino (Trieste), Alessio Di Florio (Casalbordino - Chieti), Andrea Salvoni (Barga - Lucca), Marzia Manca (Cagliari), Samuele Venturi (Castel San Pietro Terme - Bologna), Graziella Prendivoi (Trieste), Luca Dorizzi (Verona), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Anna Bellini (Ferrara), frate Antonio Santini (Trieste), Francesco Spagnolo (Roma), Adriano Moratto (Brescia), Francesco Montanari (provincia Pesaro-Urbino), Aldo Matzeu (Settimo San Pietro - Cagliari), Francesco Comina (Bolzano/Bozen), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Luca Alberghi (Faenza - Ravenna), Massimiliano Brignone (Barbania - Torino), Claudia Pallottino (Barbania - Torino), Cinzia Picchioni (Torino), Teresa Gargiulo (Castellamare di Stabia - Napoli), Giovanni Mannino (Acireale - Catania), Lorenzo Porta (Firenze), Massimiliano Pilati (Lavis - Trento), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Anna Pau (Settimo San Pietro - Cagliari), Saverio Ciarrocchi (San Benedetto del Tronto), Silvana Valpiana (Verona), Elena Buccoliero (Ferrara), Daniele Lugli (Ferrara), Maria Longhi (Vicenza), Saverio Ciarrocchi (San Benedetto del Tronto), Antonio Saulle (Trieste), Marco Iannelli (Roma), Paolo Predieri (Brescia), Franca Maria Bagnoli (Pescara), Antonio Santini (Trieste), Liliana Obad (Trieste), Maddalena Soffi (Verona), Michele Boato (Mestre), Maria Cossu (Mestre), Marzia Manca (Cagliari), Giusi Danelon (Trieste), Anna Bellini (Ferrara), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Anna Bravo (Torino), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Adalgisa Freddi (Marcheno - Brescia), Maurizio Grotta (Verona), Cinzia Picchioni (Torino), Graziella Prendivoi (Trieste), Anna Pau (Settimo San Pietro - Cagliari), Sandro Capuzzo (Trieste), Bruno Salvador (Treviso), Massimiliano Brignone (Barbania - Torino), Raffaele Ibba (Cagliari), Aldo Matzeu (Settimo San Pietro - Cagliari), Ignazio Carta (Cagliari), Maria Elena Sulis (Cagliari), Giovanni Chianchini (Chieti), Adriano Sincovich (Trieste), Daniele Taurino (Fiumicino - Roma), Tiziana Cimolino (Trieste), Pasquale Dioguardi, Rosaria Totino (Trieste), Silvana Valpiana (Verona), Marino Bergagna (Trieste), Francesco Lo Cascio (Palermo), Adriano Moratto (Brescia), Ettorina Rubino (Trieste), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Castellamare di Stabia - Napoli), Giovanni Mannino (Acireale - Catania), Paola e Marco Baleani (Gubbio), Marco Iannelli (Roma), Marzia Manca (Cagliari), Aldo Matzeu (Settimo San Pietro - Cagliari), Anna Pau (Settimo San Pietro - Cagliari), Tiziana Cimolino (Trieste), Saverio Ciarrocchi (San Benedetto del Tronto), Giovanni Chianchini (Chieti), Marco Iannelli (Roma), Antonio Santini (Trieste), Serena Pulcini (Trieste), Giovanni Baleani (Gubbio - Pg), Aris Elezeri (Gubbio - Pg), Leone Faccio (Gubbio - Pg), Jyotis Medici (Pietralunga - Pg), Raydas Medici (Pietralunga - Pg), Daniela Medici (Pietralunga - Pg), Manuele Medici (Pietralunga - Pg), Jaimal Preta (Pietralunga - Pg), Maria Cossu (Mestre - Venezia), Michele Boato (Mestre - Venezia), Mirella Mancini (Mestre - Venezia), Pasquale Dioguardi (Livorno), Gianluca D'Andrea (Potenza), Rosaria Totino (Trieste), Oriana Gorinelli (Rivalta di Torino), Serena Lapel (Trieste), Anna Pau (Settimo San Pietro - Cagliari), Tiziana Volta (Brescia), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Adalgisa Freddi (Marcheno - Brescia), Anna Bellini (Ferrara), Elisa Tessarotto (Trieste), Giovanni Commare (Firenze).
Proseguono: giovedi' 12 maggio: Igor Kocijancic (Trieste); venerdi' 13 maggio: Rocco Altieri (Pisa), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Castellamare di Stabia - Napoli), Giovanni Mannino (Acireale - Catania), Paola e Marco Baleani (Gubbio), Massimiliano Brignone (Barbiana - Torino); sabato 14 maggio: Anna Xausa (Zugliano - Vicenza); domenica 15 maggio: Gloria Germani (San Casciano - Firenze); mercoledi' 18 maggio: Franco Perna (Padenghe sul Garda), Giovanni Commare (Firenze); domenica 22 maggio: Franco Perna (Padenghe sul Garda).
Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra; Gianluca D'Andrea e Pasquale Dioguardi digiuneranno tutti i lunedi'; Oriana Gorinelli digiunera' tutti i martedi'; Anna Bellini, Adalgisa Freddi, Marco Palombo e Marco Rizzinelli digiuneranno tutti i mercoledi'; Rocco Altieri, Paola e Marco Baleani, Teresa Gargiulo, Raffaele Ibba e Giovanni Mannino digiuneranno tutti i venerdi'; Marco Iannelli digiunera' tutti i venerdi' e i sabato; Giovanni Cianchini digiunera' tutti i sabato. Alessandro Natalini e Marzia Manca digiuneranno un giorno a settimana.
2. INCONTRI. SI E' SVOLTA L'11 MAGGIO A VITERBO UNA CONFERENZA DI INFORMAZIONE, SENSIBILIZZAZIONE E RIFLESSIONE CONTRO LA GUERRA E CONTRO IL RAZZISMO
Mercoledi' 11 maggio si e' svolta a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace" una conferenza di informazione, sensibilizzazione e riflessione contro la guerra.
Nel corso dell'incontro il responsabile della struttura pacifista viterbese ha analizzato la tragica situazione presente, interpretandola particolarmente alla luce delle riflessioni di grandi figure della cultura della pace, da Mohandas Gandhi a Aldo Capitini, da Simone Weil a Primo Levi, da Hannah Arendt a Ernesto Balducci, da Martin Luther King a Luce Irigaray, da Luce Fabbri a Nelson Mandela, da Virginia Woolf a Vandana Shiva.
L'incontro era specificamente rivolto a giovani e studenti, cui sono stati messi a disposizione alcuni testi di riferimento; i partecipanti hanno espresso un vivo, persuaso impegno ad opporsi alla guerra e al razzismo con la scelta della nonviolenza.
3. RIFLESSIONE. BARBARA ANTONELLI: LA LOTTA NONVIOLENTA DI ZEINAB AL-KHAWAJA
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "Angry Arabiya" e il sommario "Amo la democrazia e la liberta'; cosi' scrive Zeinab Al-Khawaja sul suo account Twitter in Bahrein"
Barbara Antonelli, Giornalista pubblicista, collabora con diverse testate on-line e vive tra Roma e Gerusalemme. Ha lavorato come addetta alla comunicazione per la Focsiv e poi come assistente di Luisa Morgantini seguendo la questione israelo-palestinese]
Il suo account twitter si chiama "Angry Arabiya"; oltre 8.000 "seguaci" leggono i suoi messaggi, dove scrive di "amare la democrazia e la liberta'" e "di odiare i dittatori arabi e il neo-colonialismo americano". Si chiama Zeinab Al-Khawaja, i suoi tweet sono preziose testimonianze per aggiungere un tassello di conoscenza a quello che sta avvenendo in Bahrein. E' una delle giovani donne che si sono attivate contro la monarchia assoluta di Hamad Bin Isa al Khalifa. Chiedono, come gli uomini, vere riforme democratiche e una piena uguaglianza con la minoranza sunnita, nel piccolo regno del Golfo, lontano dai riflettori. Una partecipazione che, come in altri paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, e' cominciata proprio cosi', come un passaparola, postato sui nuovi mezzi disponibili in rete.
27 anni, Zeinab Al-Khawaja, un figlio di un anno, ha iniziato nella capitale del piccolo stato del golfo, Manama, uno sciopero della fame: rifiutera' il cibo fino a quando suo padre non sara' liberato. Ex presidente del Centro per i diritti umani del Bahrein, Abdulhadi Al-Khawaja e' come altri attivisti, giornalisti, oppositori del regime, tra i tanti arrestati (in alcuni casi col sostegno dei soldati sauditi e dei poliziotti arrivati dagli Emirati su richiesta di Bin Isa al Khalifa) per aver chiesto dalla meta' di febbraio, sull'onda delle proteste che hanno scosso il mondo arabo, una piena riforma democratica. Secondo i dati delle organizzazioni internazionali sarebbero oltre 400 gli attivisti detenuti finora. Dal 3 aprile poi, sono stati almeno tre i casi di decessi "sospetti" di detenuti (secondo Human Rights Watch).
L'11 aprile Zeinab, aveva postato sempre su "Angry Arabyia", diventato anche un seguitissimo blog, una sua lettera indirizzata a Barack Obama, Presidente di quel paese, gli Usa, dove la stessa Zeinab ha studiato: sono proprio gli Usa, che in Bahrein hanno la base navale della V Flotta, ad aver mantenuto finora un atteggiamento indulgente nei confronti delle repressioni messe in atto dal regime e denunciate piu' volte dalle organizzazioni in difesa dei diritti umani. In quella lettera racconta di come le forze governative siano entrate in casa sua e abbiano terrorizzato la sua famiglia, senza mostrare alcun mandato di perquisizione. "Il crimine di mio padre e' quello di essere un attivista per i diritti umani", scrive. "Le scale di casa nostra mostrano ancora le tracce del sangue di mio padre", picchiato mentre veniva portato via. "Come figlia e moglie, rifiuto di rimanere in silenzio mentre mio padre e mio marito vengono torturati nelle prigioni bahrenite" scrive ancora ad Obama. Perche' non solo suo padre, ma tutti gli uomini della sua famiglia sono finiti in carcere: suo marito, uno zio e suo cognato. Per sostenere la sua battaglia, e' nata subito anche una pagina Facebook, "We are Zainab Al-Khawaja", che ricalca l'idea della pagina del social network dedicata a Khaled Said, il giovane ventottenne egiziano di Alessandria, picchiato a morte da due poliziotti. Un caso che suscito' decine di proteste in tutto l'Egitto.
Come Zeinab, tante altre donne bahrenite sono scese in piazza, la Piazza della Perla, diventato il simbolo della rivolta, la Piazza Tahrir del Bahrein. Nelle loro lunghe vesti nere, l'abaya, erano li' anche lo scorso 8 marzo, sfilavano lungo gli ampi viali della piazza, protagoniste della rivolta. "Non si puo' parlare di un movimento separato di donne" dice l'accademica Munira Fakhro. "La lotta per la democrazia per un Bahrein senza discriminazioni verso gli sciiti, si fonde pero' ad una lotta che e' anche di genere", afferma la giornalista e attivista Reem Khalifa, del quotidiano indipendente "Wasat".
Nonostante i diritti delle donne siano stati un cardine delle riforme politiche di re Hamad, tanto che dopo gli emendamenti alla Costituzione nel 2002 le donne hanno ottenuto il diritto al voto e hanno potuto candidarsi alle elezioni, persiste una totale mancanza di leggi chiare che regolino lo statuto personale e familiare, lasciando questioni come il divorzio e la custodia dei minori a discrezione delle corti islamiche della Sharia. La donna rimane ancora soggetta a norme patriarcali e il tasso di disoccupazione e' il doppio rispetto a quello tra gli uomini.
Il blog di Zeinab Al-Khawaja: http://angryarabiya.blogspot.com/
4. RIFLESSIONE. TIZIANA BARTOLINI INTERVISTA IMAN SABBAH
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "Un solo modello di liberta'" e il sommario "Giovani e donne dai social network alle piazze dei paesi arabi. Intervista ad Iman Sabbah"
Tiziana Bartolini, giornalista e saggista, e' direttrice di "Noi donne" ed animatrice e partecipe di molte iniziative di pace, solidarieta', giustizia, liberazione, per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Dal sito di "Noi donne" riprendiamo la seguente scheda: "Direttora di 'noidonne' dal 2000. Nata a Roma ha due figli. Laureata in storia e filosofia, giornalista, esperta di comunicazione sociale, ha collaborato con riviste e quotidiani nazionali e con la Rai per il terzo settore. E' stata coordinatrice editoriale di 'Mondo Sociale', ha maturato competenze nel campo della pubblica amministrazione"]
"I segnali c'erano da tempo e per capire veramente che il mondo arabo e' variegato e che ogni Stato e ogni popolo ha una sua storia bisogna tornare indietro fino alla fine del colonialismo". Iman Sabbah, giornalista araba-israeliana e volto noto di Rainews24, spiega a "Noidonne" la complessita' di quanto sta accadendo sull'altra sponda del Mediterraneo, a partire dal fatto che le rivolte hanno colto tutti di sorpresa. "Dopo l'11 settembre l'occidente ha iniziato a percepire quell'area solo come la culla del fondamentalismo islamico e del terrorismo, si e' alzato un muro. L'altro elemento era il dittatore amico e servitore insieme ad una societa' ignorante piu' semplice da gestire. I dittatori dei paesi arabi sono stati tutti i benvenuti in occidente: Zine El Abidine Ben Ali, Housni Mubarak e persino Mouammar Gheddafi con tanto di baciamano e frecce tricolori. Controllato cosi' il vicino oriente, bisognava evitare brutte sorprese nei paesi 'canaglia', ed ecco l'idea di esportare la democrazia con le guerre per garantire la sicurezza. Intanto nel cuore dei paese arabi cresceva una nuova generazione, giovani laureati in cerca di una vita migliore, di un lavoro, di politici onesti e soprattutto di liberta'".
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- Tiziana Bartolini: Le rivolte sono state determinate piu' dalla richiesta di democrazia e di diritti civili o dal sottosviluppo economico e dalla poverta'?
- Iman Sabbah: Sia l'uno che l'altro. Ma non le chiamerei rivolte del pane, nelle piazze c'e' soprattutto la voglia di liberta' e di democrazia. E' vero, le proteste sono iniziate per la crisi economica e per i rincari dei generi di prima necessita', ma sono andate subito contro i governi colpevoli di non aver saputo gestire la crisi e di consumare le risorse pubbliche per l'interesse di pochi.
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- Tiziana Bartolini: E' vero che tra i fattori scatenanti c'e' stato l'uso dei social network?
- Iman Sabbah: Il ruolo di internet e' stato determinante. I social network sono diventati lo strumento di comunicazione, una sorta di bar virtuale dove condividere le idee, confessare le proprie paure, cercare solidarieta' e darsi appuntamento sfuggendo cosi' al controllo serrato che i regimi avevano dei sistemi di comunicazione tradizionali. Non va sottovalutato nemmeno il ruolo delle televisioni satellitari libere e delle "all news" panarabe come Al Jazeera e Al Arabiya. Ma l'elemento fondamentale e' che la gioventu' araba dal Maghreb al Mashreq e' bilingue. Non c'e' un giovane che non parli inglese o francese e questo e' stato fondamentale per comunicare all'occidente cosa stava realmente accadendo senza filtri ne' censure.
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- Tiziana Bartolini: Abbiamo visto anche le donne nelle piazze, ma non sempre e non ovunque. Che ruolo hanno avuto in generale ed in quali Paesi hanno davvero potuto essere protagoniste?
- Iman Sabbah: Le donne hanno dimostrato al mondo intero che essere arabe non vuol dire necessariamente essere velate e che il velo non e' sinonimo di sottomissione. Sono in prima fila in Iran, in Tunisia, in Egitto e oggi anche nello Yemen (paese costantemente minacciato dal fondamentalismo islamico e dove le donne non hanno mai visto da vicino la liberta' e l'uguaglianza). Basta citare alcune nomi: Neda Agha Soltan uccisa a Tehran perche' gridava liberta' contro il regime di Mahmoud Ahmadinijad. Amal Mathlouthi con la sua musica per la liberta' in Tunisia e Tawakkol Karman, trentaduenne egiziana il cui slogan e' "guardate all'Egitto, vinceremo".
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- Tiziana Bartolini: Secondo lei i media italiani hanno dato una corretta rappresentazione del ruolo delle donne in quei Paesi e in quelle lotte?
- Iman Sabbah: La voglia di liberta' delle popolazioni arabe ha spiazzato l'occidente. Il modello di fare informazione e di coprire 24 ore su 24 gli eventi nel mondo intero di Al Jazeera e di Al Arabiya fa invidia alle televisioni occidentali. Ed ecco che i giornalisti di tutto il mondo, compreso quelli italiani, si sono precipitati nelle piazze per raccontare da vicino la rivolta dei giovani, scoprendo che uomini e donne, musulmani e cristiani, mettevano a rischio la loro vita per la liberta'. In Italia e' stato fatto un buon lavoro ma l'auspicio e' che il sipario resti alzato anche dopo la fine dello spettacolo delle piazze. Oggi siamo impegnati a raccontare la guerra (anche se al momento non sappiamo contro chi) in Libia e le rivolte in Siria. Raccontiamo l'immigrazione dal nord Africa, ma dobbiamo essere sempre vigili sulla Tunisia e sull'Egitto perche' lo spettacolo non puo' finire se la trama non e' finita.
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- Tiziana Bartolini: Ci saranno oggettivi miglioramenti per le donne?
- Iman Sabbah: Le donne non hanno lottato in prima fila accanto agli uomini invano. La loro richiesta di liberta' e' autentica e se non dovessero ottenere i loro diritti torneranno in piazza. Pero' il problema del fondamentalismo islamico rimane. l'Islam fa paura quando diventa politico e quando vuole imporre le legge della sharia. Ma il grido di liberta' delle piazze arabe fa sperare che ne' la dittatura ne' il fondamentalismo abbiano piu' spazio.
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- Tiziana Bartolini: Lei da undici anni vive in Italia e ha potuto conoscere il percorso che ha portato liberta' alle occidentali. Le donne arabe sono interessate ad imitare il nostro modello di liberta'?
- Iman Sabbah: La liberta' e' una e non esistono modelli di liberta'. Per ottenerla bisognerebbe cominciare dal rispetto della dignita' della donne. E francamente spesso in occidente questa dignita' viene calpestata.
5. RIFLESSIONE. FRANCESCA CORRAO: LA LUNGA TRADIZIONE DELLA LOTTA DELLE DONNE NEI PAESI ARABI
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "Verso l'emancipazione" e il sommario "Le donne che hanno partecipato alle rivolte per la liberta' hanno alle spalle una lunga tradizione di lotte per l'emancipazione".
Francesca Maria Corrao e' docente di lingua e letteratura araba all'Istituto Universitario Orientale di Napoli, acuta saggista e fine traduttrice. Tra le opere di Francesca Maria Corrao: Giufa' il furbo, lo sciocco, il saggio, Mondadori, Milano 1991; (diretta da), Antologia della poesia araba, E-ducation.it - Gruppo editoriale L'Espresso, Firenze-Roma 2004]
Il cambiamento nell'attitudine di una persona contribuisce a cambiare l'ambiente, ossia con il mutare dell'atteggiamento varia la situazione; cosi' recita un saggio orientale. Negli ultimi due secoli nelle societa' arabe molto e' cambiato grazie agli sforzi dei coraggiosi che hanno aperto nuovi percorsi. In particolare la donna ha fatto dei progressi notevoli se si considera che hanno uno statuto di eterna minore: il padre la da' in sposa, il marito ne diventa il tutore, e nell'eredita' ancora oggi prende la meta' dei maschi. Pur essendo la condizione della donna di liberta' limitata, dai racconti di testimoni, quali Fatima Mernissi ne La terrazza proibita, si evince che la cultura era ritenuta un elemento importante nella formazione delle ragazze.
Le donne che hanno partecipato alle lotte per la liberta' e la giustizia nelle piazze delle capitali arabe hanno alle spalle una lunga tradizione di lotte per l'emancipazione economica e culturale. Tra le prime in Egitto si ricorda Hoda Shaarawi fondatrice di riviste e scuole per le ragazze, protagonista della rivoluzione del 1919 contro l'occupazione britannica; piu' di recente l'esperienza di lotta dal carcere narrata in Firdaus da Naawal al-Saadawi perseguitata per l'attivismo a favore delle donne. L'arduo percorso dell'emancipazione e' descritto da Latifa Zayyat in Carte private di una femminista. Leggendo si scopre che molte scelgono il velo per potere lavorare e difendere la propria dignita'; si apprende che alcune scrittrici come la siriana Ghada al-Samman e la libanese Etel Adnan hanno creato le proprie case editrici per riuscire a pubblicare.
Nel mondo arabo la protesta femminile per l'emancipazione non e' mai stata separata dalla piu' generale lotta per la liberazione dal colonialismo. Il film La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo e' testimone dell'importante contributo dato dalle donne alla rivolta antifrancese. Finite le rivoluzioni la nuova classe dirigente le ha rispedite a casa a sostenere i costruttori dello stato nazionale.
La forte crescita culturale ha portato molte donne alla laurea e al mondo del lavoro. La presenza di scrittrici, giornaliste, professioniste e' cresciuta sino a superare, in molti paesi, il 20% rispetto agli uomini. In Arabia Saudita una giovane blogger e' divenuta famosa pubblicando il libro "Le ragazze di Riyad". Con la crisi pero' le prime a tornare a casa sono state loro, ma adesso grazie ad internet non sono rimaste isolate. Con i blog e gli sms hanno sfondato il muro della separazione per unirsi alla lotta dei lavoratori e della societa' civile; cosi' le giovani sono entrate nello spazio pubblico. Un esempio viene dall'egiziana Asma Mahfuz, che dal blog ha sollecitato i giovani a rivendicare liberta' e giustizia. Musulmani, cristiani e laici hanno accolto l'appello che nulla sarebbe cambiato senza il loro impegno contro il malgoverno: "Iddio non muta mai la Sua grazia ad un popolo, avanti ch'essi non mutino quel che hanno in cuore" (XIII, 11). Per continuare la lotta in piazza Tahrir da al-Jazeera le faceva eco la giornalista Nawara Negm: "Da qui non ci spostiamo finche' non ci dite che ci avete capiti".
6. RIFLESSIONE. CECILIA DALLA NEGRA INTERVISTA HALIMA JOUINI
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "La Lotta comincia adesso" e il sommario "In Tunisia Halima Jouini, esponente del principale sindacato tunisino, l'Ugtt, e membro del comitato esecutivo dell'Associazione delle Donne democratiche (Afdt)".
Cecilia Dalla Negra e impegnata nell'"Associazione per la pace"]
La parola d'ordine e' "se tornano loro torniamo anche noi". "Loro" sono gli uomini che hanno permesso al regime di Zine El-Abidine Ben Ali di sopravvivere per 23 anni. "Noi" le donne e gli uomini che hanno dato vita a una rivolta senza leader che si e' fatta rivoluzione. Nelle piazze di Sid Bousidi e Kasserine, dove le proteste sono esplose per risalire fino a Tunisi, i presidi permanenti dei giovani sono ancora in corso. Ma al posto di manifesti e striscioni, ad essere esposti sono diplomi scolastici e certificati di laurea, privi di valore laddove il futuro viene negato in partenza. E' una sorta di questione meridionale tunisina che si e' sviluppata in queste zone interne del Paese, tagliate fuori dal business del turismo costiero, dimenticate nei piani di rinnovamento infrastrutturale, dove la disoccupazione giovanile, negli ultimi anni, e' schizzata alle stelle. E' qui che Mohamed Bouazizi, classe '84, venditore ambulante laureato, si e' dato fuoco il 17 dicembre 2010, diventando il simbolo di una rivolta mossa prima di tutto contro il peggiore dei ricatti. Quello che pretendeva di imporre al popolo la scelta tra pane e diritti, tra dignita' e liberta'. Ma la fase attuale e' delicata, la rivoluzione ancora in divenire, e con la fuga del dittatore, il 14 gennaio 2011, un'epoca si e' chiusa per far posto al futuro. Il lavoro vero comincia adesso, e la data di scadenza attesa e' quella del 24 luglio, quando si svolgeranno le elezioni per l'Assemblea Costituente che dovra' scrivere le regole della nuova Tunisia. Consapevoli dell'importanza storica di questa occasione, e preoccupate per come andra' a finire, sono soprattutto le donne, vere protagoniste di una rivolta che le ha viste al centro della scena politica: lavoratrici, studentesse, sindacaliste o militanti di lungo corso, che hanno lottato contro una duplice oppressione maschile: quella del Rcd (Rassemblement Constitutionnel Democratique), il partito unico di Ben Ali; e quella degli integralisti, seppur marginali in un Paese che ha conosciuto, in passato, il riformismo di Habib Bourguiba. Tra queste donne anche Halima Jouini, esponente del principale sindacato tunisino, l'Ugtt, e membro del comitato esecutivo dell'Associazione delle Donne democratiche (Afdt). E' proprio verso il sindacato che muove le prime critiche: "E' ancora troppo maschilista, c'e' tanto da lavorare". Ci tiene a ricostruire il percorso di questa rivoluzione, degna conclusione di un lungo cammino di lotta, che aveva gia' conosciuto un apice nel 2008, quando erano state le donne impiegate nel bacino minerario e nel settore tessile ad organizzare sit-in e proteste per rivendicare uguaglianza, dignita', parita' salariale.
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- Cecilia Dalla Negra: Halima, qual e' stato il ruolo delle associazioni femministe e delle donne nella rivoluzione che ha portato al rovesciamento del regime?
- Halima Jouini: Assolutamente centrale, la nostra associazione come altre e' stata al fianco della rivolta sin dall'inizio. Anche nel 2008, durante le proteste delle lavoratrici, sono stati i nostri legali ad assisterle e le nostre militanti ad organizzare giornate di solidarieta' e di lotta a Tunisi. Abbiamo accompagnato e tentato di proteggere le nostre attiviste, impegnate in prima linea contro la repressione del regime. Con l'Afdt siamo all'interno della Marcia mondiale delle donne contro la poverta' e la violenza, una rete femminista internazionale che raccoglie oltre 600 organizzazioni, e abbiamo partecipato alla costruzione dell'ultimo Forum Sociale di Dakar. E' dentro questa dinamica che siamo sempre state, ed e' qui che continuiamo a lottare. Siamo militanti femministe e laiche, e pensiamo che i diritti umani e quelli delle donne non possano essere separati in un percorso di rivendicazione, cosi' come non possono esserlo i diritti sociali da quelli civili, economici e culturali. Questo il nostro popolo lo ha compreso, ed e' su questa interconnessione che ha impostato la propria lotta.
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- Cecilia Dalla Negra: Esistono delle connessioni tra i movimenti femministi tunisini e quelli presenti negli altri paesi del Maghreb che sono stati al centro delle rivolte di questi mesi?
- Halima Jouini: Moltissime naturalmente. Partiamo dal presupposto che marginalizzazione, oppressione e maschilismo siano dei disvalori universali, che ci legano tutte. Il sistema sociale patriarcale e' una forma di discriminazione globale, ma dobbiamo tenere presente che puo' assumere aspetti differenti a seconda delle aree geografiche. Noi conosciamo le dinamiche tipiche della mentalita' maschile e patriarcale tunisina ed e' probabile che siano molto simili a quelle che subiscono le donne egiziane, marocchine o palestinesi. Ecco perche' e' importante costruire una connessione ancora piu' specifica fra i paesi del Maghreb e del mondo arabo.
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- Cecilia Dalla Negra: Qual e' stato il punto centrale della vostra riflessione collettiva?
- Halima Jouini: Abbiamo riflettuto a lungo su come le religioni possano essere un veicolo primario di discriminazione e oppressione delle donne, cosi' come la lingua e la grammatica sono spesso strumenti di potere dei sistemi sociali androcratici. Allora cerchiamo di costruire dei ponti tra noi e tra i diversi Paesi in modo che la caratterizzazione delle nostre lotte non sia un limite all'aspirazione universale delle rivendicazioni femminili, ma un valore aggiunto. Essere protagoniste delle battaglie per la dignita', la liberta' e l'uguaglianza fa parte del ruolo che abbiamo assunto, e c'e' ancora tanto da lavorare, anche in Tunisia. Nel mio sindacato il 50% degli attivisti sono donne e i settori piu' battaglieri e organizzati sono quelli che vedono una maggiore partecipazione femminile. Eppure la stessa percentuale non vale per i ruoli di rappresentanza dirigenziale. Rivendichiamo un'uguaglianza ancora da costruire e la fine di tutte le discriminazioni. Lo facciamo come femministe, e speriamo che il sindacato lotti al nostro fianco.
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- Cecilia Dalla Negra: Quali sono le vostre priorita' in questa fase e cosa temete di piu'?
- Halima Jouini: E' un momento delicato, nel quale rischiamo di perdere tutte le conquiste ottenute finora. Abbiamo paura che il Rcd si riorganizzi e si presenti alle elezioni con altre sigle, e che gli integralisti escano rafforzati dal percorso rivoluzionario. Soprattutto temiamo che anche i nostri compagni piu' radicali siano tentati di scendere a compromessi elettorali sacrificando le questioni femminili. Noi questo non possiamo permetterlo. La nostra priorita' e' definire una Costituzione, questo e' il momento di scrivere la storia, non ce ne sara' un altro. Dobbiamo farlo per i nostri figli, che possano vivere liberi e consapevoli dei propri diritti; per questa generazione piena di vita e di speranza, perche' la mia ha pagato un prezzo troppo alto. Fare la rivoluzione e' semplice: difficile e' portare a termine gli obiettivi che ci siamo posti. Per noi tunisine la lotta comincia adesso.
7. RIFLESSIONE. CAROLINA POPOLANI: LA LOTTA NONVIOLENTA DI SUHEIR ATASSI
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "La paura non ferma la voglia di liberta'. Suheir Atassi, una donna nell'inferno della Siria".
Carolina Popolani e' una documentarista italiana di madre siriana. Tra i suoi film: Cairo Downtown]
E' il 16 marzo 2011 e il vento della primavera araba partito da Tunisi ora soffia anche su Damasco. Suheir Atassi, nota attivista siriana, partecipa ad un sit-in silenzioso nei pressi del ministero degli interni, a sostegno dei prigionieri politici. Seppure pacifica, la protesta non piace alle autorita' siriane che arrestano 37 persone. Tra queste Suheir, 38 anni, gia' famosa per aver fondato il Jamal Atassi Forum, dal nome del padre defunto, strenuo oppositore del regime siriano e del partito Baath.
L'ufficio del Forum viene chiuso nel 2005, ma Suheir continua la sua attivita' su Facebook. Primo obiettivo sconfiggere la paura, sentimento che domina la societa' siriana: paura di essere denunciati e arrestati anche solo per aver criticato in casa propria o al telefono l'operato del governo. Frutto avvelenato delle leggi d'emergenza in vigore da quasi 50 anni, orecchie tese ad ascoltare in ogni casa, dietro ogni angolo di strada: c'e' sempre un mukhabarat (membro della polizia segreta) pronto a "riferire". Ma c'e' un'altra paura ancor piu' diffusa: la possibile islamizzazione del Paese, il timore che i Fratelli Musulmani prendano il sopravvento. Per questo nella patria di Saladino, dove decine di minoranze etniche e religiose convivono come in nessun altro luogo al mondo, la maggior parte della popolazione ha stretto un patto con il regime: meglio stare zitti, anche di fronte ai peggiori abusi, perche' in fondo timide riforme economiche avanzano, in una nazione tenuta insieme in nome della laicita'.
La protesta, finora repressa nel sangue, vede in prima linea proprio gli islamisti, pronti a tutto pur di rovesciare il regime della famiglia Assad. Ma oggi anche in Siria aumentano gli attivisti laici, come Suheir, 5.000 amici su Facebook, in nome della liberta' di espressione e della difesa dei diritti umani. Dopo l'arresto in piazza la paura e' di non farcela ad uscire dal carcere, e decide di fare lo sciopero della fame. Il 3 aprile scorso viene liberata e quello stesso giorno riparte, in strada e nella rete, la protesta di una donna decisa a continuare la sua battaglia di liberta'.
8. RIFLESSIONE: PIERA FRANCESCA MASTANTUONO INTERVISTA SISTER FA
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "La donna del mese. Sister Fa. Una rapper senegalese canta contro le mutilazioni genitali femminili".
Piera Francesca Mastantuono scrive su "Noi donne"]
Sister Fa e' una giovane cantante e rapper senegalese ed ha iniziato a fare musica nel 2000. Il suo interesse per i diritti umani l'ha portata poi ad impegnarsi in iniziative e progetti contro le mutilazioni genitali femminili, come il tour del 2008 "Education sans mutilation" organizzato in Senegal proprio per portare il suo messaggio anche nei villaggi piu' lontani del Paese. Recentemente (marzo 2011) ha poi partecipato, a Roma, al festival "Afrodisia - Women on Waves" dedicato proprio alla forza delle donne che levano alta la voce contro le mutilazioni genitali femminili. Grazie alla collaborazione dell'Aidos, una delle associazioni che hanno organizzato l'evento, siamo riuscite a raggiungere questa sorprendente artista per qualche domanda sulla sua musica, sui suoi progetti e sulle sue aspettative future.
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- Piera Francesca Mastantuono: Quali caratteristiche della sua musica sono funzionali alla trasmissione del messaggio sociale contro le mutilazioni genitali femminili?
- Sister Fa: Sono partita dalla musica rap per raccontare innanzitutto la mia storia, consapevole che sono poche le donne che hanno il coraggio di parlare del tema delle mutilazioni genitali femminili; io per affrontarlo ho voluto radunare migliaia di giovani in concerti all'aperto durante i quali ho cercato di trasmettere questo messaggio, sempre naturalmente nel massimo rispetto di ciascuno.
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- Piera Francesca Mastantuono: Da dove viene il suo impegno contro l'escissione? E come pensa di concretizzarlo?
- Sister Fa: Nel mio villaggio in Casamance ho visto donne respinte dalla loro comunita' perche' non erano escisse, ed ho deciso di impegnarmi come artista per sensibilizzare le persone contro le mutilazioni genitali femminili ed anche per raccontare alle popolazioni i pericoli che sono direttamente legati a questa pratica. Nel concreto, cerco di realizzare il mio impegno attraverso l'utilizzo combinato di musica, teatro, danza tradizionale, break dance, proiezioni di film, organizzazione di seminari e molto altro ancora. Naturalmente sono necessari anche i mezzi finanziari per supportare tutto cio' ed a questo scopo vendo i miei CD, organizzo dei concerti di beneficenza e vendo degli articoli con il mio logo "Sister Fa". Sono inoltre supportata anche da alcune organizzazioni la cui sede principale si trova in Germania. Tra i molteplici obiettivi che cerco di raggiungere c'e' sicuramente quello di riuscire a mobilitare i giovani intorno ad un soggetto importante come questo che tocca i diritti umani e che parla delle violenze fatte ai danni delle donne, sottolineando l'importanza dell'educazione e della conoscenza, invece che dell'escissione, di fronte alle future generazioni. E' fondamentale rendere consapevoli le giovani ragazze come sia possibile crescere con tutte le parti del proprio corpo e di essere al contempo ben educate riuscendo anche a trovare un buon marito, tutto questo senza essere escisse. E per quelle donne che gia' hanno subito la mutilazione, vorrei evidenziare come sia possibile conservare una propria identita' culturale senza il bisogno di mescolarvi pratiche nocive per la salute della donna. Inoltre e' parimenti necessario ribadire anche agli uomini che e' possibile sposare una donna che non e' stata sottoposta ad escissione senza incorrere in alcun tipo di conseguenze e tantomeno di condanne morali.
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- Piera Francesca Mastantuono: Ogni anno ci sono circa due milioni di nuovi casi di mutilazioni genitali femminili, quali sono le azioni concrete per combattere questa dilagante situazione?
- Sister Fa: Attualmente, oltre il progetto e gli obiettivi precedentemente esposti, penso che l'educazione possa realmente essere la soluzione a questo problema, il che vuol dire fare anche leva sui governi dei paesi colpiti dalla pratica dell'escissione, affinche' includano questo tema all'interno del programma scolastico in modo che le giovani generazioni apprendano e comprendano l'argomento sin dalle scuole, attraverso le spiegazioni dei loro stessi insegnati. Ed inoltre sarebbe auspicabile che le persone che hanno la possibilita' finanziaria provassero ad aiutare le organizzazioni o dei progetti che mirino a dei buoni fini! Insomma una sinergia di forze per il raggiungimento di un medesimo obiettivo.
9. PROFILI. BARBARA GABOTTO: FRANCESCA CACCINI
[Dal sito www.arabafelice.it riprendiamo la seguente scheda biobibliografica della serie "Dominae" (segnaliamo che queste schede risalgono ad alcuni anni fa).
Su Barbara Gabotto dal sito www.milanocosa.it riprendiamo la seguente notizia biografica essenziale: "Nata a Pisa, ha vissuto in molte citta' italiane, tra nord e sud; attualmente risiede a Milano, dove svolge professionalmente l'attivita' di fotografa, grafica e illustratrice, per l'editoria, l'industria e la pubblicita'. Parallelamente si occupa di musica, pittura e scrittura prevalentemente poetica. Per il teatro ha sempre alternato recitazione e canto; fu tra i costituenti di un gruppo itinerante di teatro e musica, che si occupava anche della rivalutazione della musica popolare internazionale, col quale effettuo' numerose tournee in Italia ed Europa e la registrazione di alcuni lp di musica di impegno sociale. Come pittrice ha esposto, dagli anni '80, in mostre personali e collettive; recentemente ha realizzato sequenze pittoriche ispirate a testi poetici (taluni pubblicati, in plaquette con CD, da Pulcino Elefante). Sue poesie sono apparse su antologie, riviste culturali (cartacee e telematiche), quotidiani; opera anche nel campo della sperimentazione per il web con ipertesti multimediali, presenti nel sito Poemus (www.poemus.it) che cura assieme a Giacomo Guidetti. Da circa quindici anni canta un repertorio di poesie musicate, e recita, talvolta su partiture musicali, in performance di poesia. E' membro di diverse associazioni e cooperative culturali ed e' impegnata sul piano politico-sindacale nel Sindacato Nazionale Scrittori".
Su Francesca Caccini cfr. anche la voce (piu' recente, ampia e aggiornata) in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 328]
Figlia e allieva di Giulio, fu strumentista e cantante, soprannominata "La Cecchina", di grande successo nelle maggiori corti europee, particolarmente a Parigi, dove si esibiva con la sorella Settimia, e a Firenze presso i Medici dove svolse anche il lavoro di liutista e clavicembalista. Di lei ci restano poche, pregevoli composizioni vocali.
Bibliografia: Enrico Magni Dufflocq, Storia della musica, Societa' Editrice Libraria, Milano 1933; Enrico Magni Dufflocq, La musica contemporanea, Societa' Editrice Libraria, Milano 1937; F. G. Fetis, Biographie universelle des Musiciens et Bibliographie generale de la musique, Paris 1866-1870; H. H. Stuckenschmidt, La musica moderna, Einaudi, Torino 1960; AA.VV., La nuova enciclopedia della musica, Garzanti, Milano 1983; Cansos de Trobairitz, Songs of the women trobadours - Allegato al disco omonimo Emi 1978, Virgin 1996.
10. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Luciana Castellina, Ribelliamoci. L'alternativa ca costruita, Aliberti, Roma 2011, pp. 80, euro 7,90.
- Valeria Manferto De Fabianis (a cura di), John Lennon. Una rivoluzione in musica, testi di John Blaney, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2011, pp. 272, euro 12,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" e al settimanale "L'Espresso").
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Riletture
- Jack London, La legge della vite e altri racconti, Bompiani, Milano 1994, pp. 400.
- Jack London, Ricordi di un bevitore. L'incontro fatale con John Barleycorn, Demetra, Sommacampagna (Vr) 1994, pp. 240.
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 553 del 12 maggio 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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