Telegrammi. 545



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 545 del 4 maggio 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Non so perche'

2. Assunte al ministero le streghe di Macbeth

3. Il terrorista e il ridanciano

4. Gli assassinii e chi li elogia

5. Pax Christi: Appello ai parlamentari italiani. Fermatevi, rinsavite, basta coi bombardamenti, cessate il fuoco

6. Mao Valpiana: Trentanovesimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta per opporsi alla guerra e al nucleare

7. Andrea Cozzo: La civilta' dell'Occidente

8. Simone Weil: Un cattivo modo

9. Giulio Giorello ricorda Enrico Bellone

10. Pietro Greco ricorda Enrico Bellone

11. Cesare Segre ricorda Ernesto Sabato

12. Edoardo Boncinelli ricorda Giuliano Toraldo di Francia

13. Piergiorgio Odifreddi ricorda Giuliano Toraldo di Francia

14. Per sostenere il Movimento Nonviolento

15. Segnalazioni librarie

16. La "Carta" del Movimento Nonviolento

17. Per saperne di piu'

 

1. CASI CLINICI. NON SO PERCHE'

 

Non so perche', ma ogni volta che bevo un bicchier d'acqua all'arsenico - che e' l'acqua che esce dal rubinetto di casa mia - mi vengono cattivi pensieri sul governo, sui soldi del pubblico erario spesi per fare le guerre, e finanche sul capitalismo.

Devo ricordarmi di parlarne al mio dottore.

 

2. COME TI ERUDISCO IL PUPO. ASSUNTE AL MINISTERO LE STREGHE DI MACBETH

 

Conclusi come tutti sanno i fasti del Ventennio, si ricomincio' a far guerre nel 1991, poi di bel nuovo nel 1999 e in questo nuovo secolo nascente non si e' piu' smesso. Di far guerre, di commettere stragi.

Le streghe di Macbeth vennero assunte dal governo italiano come interpreti della Costituzione.

Si prenda l'articolo 11, quello che "ripudia la guerra".

Che e' di una chiarezza cristallina nel proibire la guerra sia "come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli", sia "come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".

Nemiche giurate della vetusta logica aristotelica, le streghe di Macbeth argomentano brillantemente che la seconda parte dell'articolo consentirebbe di fare l'esatto contrario di quanto stabilito dalla prima, cosicche' quel medesimo articolo sosterrebbe che l'Italia ad un tempo ripudia la guerra e ripudia quel ripudio, si oppone alla guerra e la fa.

E del resto, aggiungono strizzando l'occhio, per ripudiare bisogna pure aver prima sposato, no?

Plaude La Russa, si sdilinquisce Bersani.

*

Ora, o si diagnostica un'inopinata schizofrenia dell'assemblea costituente, o la si pianta di far macabri giochi di parole.

La seconda parte dell'articolo 11 ovviamente rafforza e non rovescia quanto dichiarato nella prima: basta leggere il testo con quel briciolo di intelligenza necessario a mettere in file le parole ed a cogliere il legame che le unisce (si chiama: ragionamento). Che e' cosa che i governanti assassini profondamente detestano: dalla loro condotta e' del tutto palese che a loro non piace leggere, e meno che mai leggere le leggi; a loro piace la guerra, a loro piace ordinare di uccidere. Sola igiene del mondo. Primavera di bellezza.

 

3. PATRIE LETTERE. IL TERRORISTA E IL RIDANCIANO

 

Che uno stato che compie azioni terroriste debba essere denunciato come terrorista, a noi poveri vecchierelli sembra evidente.

Che uno stato che compie azioni terroriste debba essere contrastato come terrorista, a noi poveri vecchierelli sembra evidente.

Perche' a noi poveri vecchierelli sembra evidente che un omicidio e' un crimine, che una strage e' un crimine, che una guerra e' un crimine. Ci sta a cuore la vita di ogni essere umano.

*

Ma un giornalista in carriera mi scrive una frivola e piccata letterina per dirmi che definir terrorista lo stato padrone del mondo suscita a un tempo il suo sdegno e il suo sghignazzo.

Cosa ci sia da ridere dinanzi alle stragi proprio non riesco a capire.

 

4. PAROLIBERI VECCHI E NUOVI. GLI ASSASSINII E CHI LI ELOGIA

 

Che i regimi russo e cinese si congratulino con il governo statunitense per aver assassinato una persona, nessuno se ne stupisce.

Che facciano capriole di gioia politicanti di paesi come il nostro che la pena di morte non ammette, e specialmente politicanti che infinite volte si sono dichiarati alla pena di morte contrari, la dice lunga sul valore da attribuire alla parola di codesti messeri. A meno che la loro opposizione alla pena di morte fosse un'opposizione alle lungaggini dell'iter giudiziario, consentendo invece toto corde all'uccisione senza processo.

Si e' in fervida attesa di una proposta di legge ("bipartizan", come si dice oggi) per l'introduzione del linciaggio nel codice penale e - perche' no - nella nuova Costituzione secondo i dettami della P2; e di un decreto del ministero dei beni culturali per il recupero e la valorizzazione di auguste e virili tradizioni culturali (e certamente nazional-popolari, e di sicura resa spettacolare) come la faida, il taglione, il delitto d'onore e naturalmente la tortura (la buona, cara, amorevole tortura che certa sinistra laicista e bolscevica - quel Beccaria, quei Verri, quel Manzoni... - ha cosi' a lungo e cosi' indegnamente calunniato).

Ah, par di tornare giovani, coi nostri labari, coi nostri gagliardetti...

 

5. APPELLI. PAX CHRISTI: APPELLO AI PARLAMENTARI ITALIANI. FERMATEVI, RINSAVITE, BASTA COI BOMBARDAMENTI, CESSATE IL FUOCO

[Dagli amici di Pax Christi riceviamo e diffondiamo]

 

Fermatevi, rinsavite, basta coi bombardamenti, cessate il fuoco!

Da Lamezia Terme, in un Mezzogiorno che non vuole essere "arco di guerra" ma "arca di pace", l'Assemblea nazionale di Pax Christi rivolge ai parlamentari italiani un forte accorato appello.

In nome della dignita' umana, ripensate la scelta dei bombardamenti in Libia. Fermatevi.

Ascoltate le parole di Benedetto XVI: Cessate il fuoco, usate altri strumenti piu' saggi ed efficaci a disposizione della comunita' internazionale.

Ascoltate il vescovo di Tripoli: Rinsavite. Nessuna bomba e' "intelligente". Le persone non sono "effetti collaterali".

Chi tra voi ha celebrato la beatificazione di Giovanni Paolo II, ricordi il suo magistero promotore di un nuovo diritto internazionale basato sul valore supremo della pace lontano da ogni atto di guerra sempre "avventura senza ritorno" e "spirale di lutto e di violenza".

Le vite umane sono piu' importanti di ogni calcolo politico.

*

Assemblea nazionale di Pax Christi

Lamezia Terme, primo maggio 2011

 

6. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: TRENTANOVESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

La guerra e' un atto di terrorismo. Il terrorismo e' un atto di guerra. Noi ci opponiamo alla guerra e al terrorismo. Lo facciamo con la nonviolenza. Oggi lo facciamo con il digiuno.

Il nucleare e' un atto contro la vita e la natura. Noi ci opponiamo al nuclerare civile e militare. Lo facciamo con la nonviolenza. Oggi lo facciamo con il digiuno.

Queste sono semplici verita', che hanno una forza in se', nel momento stesso in cui le diciamo. La nonviolenza e' forza della verita'.

Il digiuno che stiamo conducendo e' un gesto di nonviolenza attiva, e' un atto di speranza, e' un fatto concreto contro la guerra e la sua preparazione, contro il nucleare che uccide il presente e il futuro.

Sono piu' di 130 le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno finora aderito al digiuno promosso dal Movimento Nonviolento "per opporsi alla guerra e al nucleare".

Questa iniziativa nonviolenta prosegue dal 27 marzo scorso, e nuovi aderenti hanno gia' annunciato la loro partecipazione almeno fino a mercoledi' 11 maggio. Ma altri ancora si stanno aggiungendo, e si proseguira' oltre. Si digiuna in ogni parte d'Italia, da Trieste a Palermo, da Torino a Venezia, da Verona a Bari.

La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore, che sta proseguendo da 39 giorni.

Chi desidera aderire al digiuno lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).

Di seguito l'elenco dei digiunanti aggiornato alle ore 17,30 del 3 maggio 2011.

Hanno finora digiunato a staffetta: Mao Valpiana (Verona), Caterina Del Torto (Ferrara - Verona), Elisabetta Pavani (Ferrara), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Lucia Grieco (Mestre - Venezia), Sergio Paronetto (Verona), Daniele Lugli (Ferrara), Maddalena Soffi (Verona), Domenico Letizia (Caserta), Alessandro Pizzi (Soriano - Viterbo), Luca Giusti (Genova), Massimiliano Pilati (Trento), Piercarlo Racca (Torino), Angela Dogliotti Marasso (Torino), Enrico Peyretti (Torino), Rocco Pompeo (Livorno), Caterina Bianciardi (Livorno), Mirella Martini (Mestre - Venezia), Vincenzo Benciolini (Verona), Gabriella Falcicchio (Bari), Albachiara Orlando e Stefano Daga (Oristano), Gavina Galleri (Cagliari), Giovanni e Graziella Ricchiardi (Torino), Mira Mondo (Condove - Torino), Claudia Pallottino (Torino), Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi), Pier Cesare Bori (Bologna), Marzia Manca (Cagliari), Tommaso Gradi (Ferrara), Laura Cappellari (Pedavena - Verona), Aurora Bedeschi (Ferrara), Marco Baleani (Gubbio), Silvana Valpiana (Verona), Claudia Capra (Brescia), Paolo Predieri (Brescia), Adriano Moratto (Brescia), Anna Zonari (Ferrara), Tiziana Valpiana (Verona), Marina Nardovino (Verona), Carmine Buro (Prato), Pier Cesare Bori (Bologna), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Maria Erminia Satta (Tempio Pausania), Andrea Zanetti (Orvieto), Lucia Agrati (Roma), Claudia Bernacchi (Padova), Marzia Manca (Cagliari), Maria Elena Sulis (Cagliari), Ignazio Carta (Cagliari), Frate Antonio Santini (Trieste), Ettorina Rubino (Trieste), Massimiliano Brignone (Torino), Danilo Villa (Monza), Maria Grazia Misani (Monza), Stefano Panozzo (Padova - Bruxelles), Tiziana Cimolino (Trieste), Francesca Cimolino (Trieste), Arianna Salan (Verona), Beatrice Pascucci (Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Liliana Obad (Trieste), Gianfranco Aldrovandi (Guastalla), Paolo Predieri (Brescia), Pier Cesare Bori (Bologna), Giorgio Pellis (Trieste), Marzia Manca (Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Marco Baleani (Gubbio), Paola, Giovanni, Benedetta Baleani (Gubbio), Alessandro Capuzzo (Trieste), Giorgio Pellis (Trieste), Anna Bellini (Ferrara), Claudia Pallottino (Torino), Massimiliano Brignone (Torino), Serena Pulcini (Trieste), Gloria Germani (San Casciano - Firenze), Teresa Piras (Iglesias), Edvino Ugolini (Trieste), Cristina Cometti (Milis - Oristano), Enrico Peyretti (Torino), Peppe Sini (Viterbo), Pasquale Dioguardi (Livorno), Mao Valpiana (Verona), Jolanda Spallitta (Alessandria), Enrico Gabbioneta (Sesto ed Uniti - Cremona), Raffaele Barbiero (Forli' - Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Anna Bellini (Ferrara), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Tiziana Cimolino (Trieste), Rosaria Totino (Trieste), Antonio Poce (Ferentino - Frosinone), Tiziana Valpiana (Verona), Alessandro Natalini (Perugia), Loretta Viscuso (Verona), Cinzia Picchioni (Torino), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Salerno), Liliana Obad (Trieste), Caterina Giustolisi (Firenze), Andrea Ferralasco (Genova), Paolo Predieri (Brescia), Loredana Caletti (Sesto ed Uniti - Cremona), Antonio Santini (Trieste), Luciano Ferluga (Trieste), Tonino Bisceglia (Varazze - Savona), Furio Semerari (Bari), Gabriella Falcicchio (Bari), Gianni D'Elia (Rivalta di Torino), Ettorina Rubino (Trieste), Alessio Di Florio (Casalbordino - Chieti), Andrea Salvoni (Barga - Lucca), Marzia Manca (Cagliari), Samuele Venturi (Castel San Pietro Terme - Bologna), Graziella Prendivoi (Trieste), Luca Dorizzi (Verona), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Anna Bellini (Ferrara), frate Antonio Santini (Trieste), Francesco Spagnolo (Roma), Adriano Moratto (Brescia), Francesco Montanari (provincia Pesaro-Urbino), Aldo Matzeu (Settimo San Pietro - Cagliari), Francesco Comina (Bolzano/Bozen), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Luca Alberghi (Faenza - Ravenna), Massimiliano Brignone (Barbania - Torino), Claudia Pallottino (Barbania - Torino), Cinzia Picchioni (Torino), Teresa Gargiulo (Castellamare di Stabia - Napoli), Giovanni Mannino (Acireale - Catania), Lorenzo Porta (Firenze), Massimiliano Pilati (Lavis - Trento), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Anna Pau (Settimo San Pietro - Cagliari), Saverio Ciarrocchi (San Benedetto del Tronto), Silvana Valpiana (Verona), Elena Buccoliero (Ferrara), Daniele Lugli (Ferrara), Maria Longhi (Vicenza), Saverio Ciarrocchi (San Benedetto del Tronto), Antonio Saulle (Trieste), Marco Iannelli (Roma), Paolo Predieri (Brescia), Franca Maria Bagnoli (Pescara), Antonio Santini (Trieste), Liliana Obad (Trieste), Maddalena Soffi (Verona), Michele Boato (Mestre), Maria Cossu (Mestre), Marzia Manca (Cagliari), Giusi Danelon (Trieste), Anna Bellini (Ferrara), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Anna Bravo (Torino), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Adalgisa Freddi (Marcheno - Brescia), Maurizio Grotta (Verona), Cinzia Picchioni (Torino), Graziella Prendivoi (Trieste), Anna Pau (Settimo San Pietro - Cagliari), Sandro Capuzzo (Trieste), Bruno Salvador (Treviso), Massimiliano Brignone (Barbania - Torino), Raffaele Ibba (Cagliari), Aldo Matzeu (Settimo San Pietro - Cagliari), Ignazio Carta (Cagliari), Maria Elena Sulis (Cagliari), Giovanni Chianchini (Chieti), Adriano Sincovich (Trieste), Daniele Taurino (Fiumicino - Roma), Tiziana Cimolino (Trieste), Pasquale Dioguardi, Rosaria Totino (Trieste), Silvana Valpiana (Verona), Oriana Gorinelli (Rivalta di Torino).

Proseguono: mercoledi' 4 maggio: Marino Bergagna (Trieste), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Adalgisa Freddi (Marcheno - Brescia), Anna Bellini (Ferrara); giovedi' 5 maggio: Francesco Lo Cascio (Palermo); venerdi' 6 maggio: Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Castellamare di Stabia - Napoli), Giovanni Mannino (Acireale - Catania), Marco Baleani (Gubbio), Aldo Matzeu (Settimo San Pietro - Cagliari), Anna Pau (Settimo San Pietro - Cagliari), Marco Iannelli (Roma), Marzia Manca (Cagliari); sabato 7 maggio: Giovanni Chianchini (Chieti), Marco Iannelli (Roma); lunedi' 9 maggio: Mirella Mancini (Mestre - Venezia); mercoledi' 11 maggio: Tiziana Volta (Brescia).

Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra; Pasquale Dioguardi digiunera' tutti i lunedi'; Oriana Gorinelli digiunera' tutti i martedi'; Anna Bellini, Adalgisa Freddi, Marco Palombo e Marco Rizzinelli digiuneranno tutti i mercoledi'; Marco Baleani, Teresa Gargiulo, Raffaele Ibba e Giovanni Mannino digiuneranno tutti i venerdi'; Marco Iannelli digiunera' tutti i venerdi' e i sabato; Giovanni Cianchini digiunera' tutti i sabato. Alessandro Natalini e Marzia Manca digiuneranno un giorno a settimana.

 

7. RIFLESSIONE. ANDREA COZZO: LA CIVILTA' DELL'OCCIDENTE

[Ringraziamo Andrea Cozzo (per contatti: acozzo at unipa.it) per questo intervento.

Andrea Cozzo e' docente universitario di cultura greca, studioso e amico della nonviolenza, promotore dell'attivita' didattica e di ricerca su pace e nonviolenza nell'ateneo palermitano, tiene da anni seminari e laboratori sulla gestione nonviolenta dei conflitti, ha pubblicato molti articoli sulle riviste dei movimenti nonviolenti, fa parte del comitato scientifico dei prestigiosi "Quaderni Satyagraha". Tra le sue opere recenti: Se fossimo come la terra. Nietzsche e la saggezza della complessita', Annali della Facolta' di Lettere e filosofia di Palermo. Studi e ricerche, Palermo 1995; Dialoghi attraverso i Greci. Idee per lo studio dei classici in una societa' piu' libera, Gelka, Palermo 1997; (a cura di), Guerra, cultura e nonviolenza, "Seminario Nonviolenza", Palermo 1999; Manuale di lotta nonviolenta al potere del sapere (per studenti e docenti delle facolta' di lettere e filosofia), "Seminario Nonviolenza", Palermo 2000; Tra comunita' e violenza. Conoscenza, logos e razionalita' nella Grecia antica, Carocci, Roma 2001; Saggio sul saggio scientifico per le facolta' umanistiche. Ovvero caratteristiche di un genere letterario accademico (in cinque movimenti), "Seminario Nonviolenza", Palermo 2001; Filosofia e comunicazione. Musicalita' della filosofia antica, in V. Ando', A. Cozzo (a cura di), Pensare all'antica. A chi servono i filosofi?, Carocci, Roma 2002, pp. 87-99; Sapere e potere presso i moderni e presso i Greci antichi. Una ricerca per lo studio come se servisse a qualcosa, Carocci, Roma 2002; Lottare contro la riforma del sistema scolastico-universitario. Contro che cosa, di preciso? E soprattutto per che cosa?, in V. Ando' (a cura di), Saperi bocciati. Riforma dell'istruzione, discipline e senso degli studi, Carocci, Roma 2002, pp. 37-50; Scienza, conoscenza e istruzione in Lanza del Vasto, in "Quaderni Satyagraha", n. 2, 2002, pp. 155-168; Dopo l'11 settembre, la nonviolenza, in "Segno" n. 232, febbraio 2002, pp. 21-28; Conflittualita' nonviolenta. Filosofia e pratiche di lotta comunicativa, Edizioni Mimesis, Milano 2004; La tribu' degli antichisti, Carocci, Roma 2006; Gestione creativa e nonviolenta delle situazioni di tensione. Manuale di formazione per le Forze dell'ordine, Gandhi Edizioni, Pisa 2007; (a cura di), Le orecchie e il potere. Aspetti socioantropologici dell'ascolto nel mondo antico e nel mondo contemporaneo, Carocci, Roma 2010. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 421]

 

Si grido' allo scandalo, all'immoralita', alla barbarie, quando, dopo la strage provocata dall'attacco alle Torri Gemelle, nei telegiornali e su internet si videro le immagini - davvero sconvolgenti - di quei palestinesi che festeggiavano l'evento. Il civile Occidente non sopportava che qualcuno potesse gioire della sofferenza di qualcun altro. Non sopportava questo? O semplicemente che qualcuno gioisse delle sue sofferenze? La risposta, a dieci anni di distanza, puo' essere trovata - limpida, cristallina, evidente - nelle voci e nelle immagini televisive che ci mostrano tutti quegli americani scesi nelle piazze a gridare la loro gioia per l'assassinio di Osama Bin Laden. Tristemente impressionanti, del resto, anche le parole del presidente degli Stati Uniti Barack Obama che ha commentato l'uccisione di un uomo con le parole: "giustizia e' fatta". Perche', benche' G.W. Bush abbia cambiato il nome originario della guerra in Afghanistan "Giustizia infinita", in quello, piu' commercializzabile, di "Liberta' duratura", l'idea della vendetta ha continuato ad essere dominante nella mente di molti.

Sara' il caso, forse, che ogni popolo mediti, innanzitutto, sulla propria barbarie...

 

8. MAESTRE. SIMONE WEIL: UN CATTIVO MODO

[Da Simone Weil, Quaderni. II, Adelphi, Milano 1985, 1991, p. 41.

Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil. Biografia di un pensiero, Garzanti, Milano 1981, 1990; Eadem, Simone Weil. Una donna assoluta, La Tartaruga edizioni, Milano 1991, 2009; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Eadem, Simone Weil. Un'intima estraneita', Citta' Aperta, Troina (Enna) 2006; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]

 

Vi e' un cattivo modo di credere di avere dei diritti, e un cattivo modo di credere di non averne.

 

9. LUTTI. GIULIO GIORELLO RICORDA ENRICO BELLONE

[Dal "Corriere della sera" del 17 aprile 2011 col titolo "Molte nature e molti mondi nell'universo di Bellone"]

 

I nostri discorsi non devono vertere "su un mondo di carta", ma su quello "vero e reale": era la battuta di Galileo Galilei piu' amata da Enrico Bellone, fisico e storico del pensiero scientifico, nonche' per lungo tempo direttore della rivista "Le Scienze", "ripensamento" italiano del prestigioso "Scientific American".

Ma Enrico, scomparso all'eta' di 72 anni (era nato a Tortona il 14 agosto 1938), aveva dedicato uno dei suoi saggi di maggior successo in Italia e all'estero proprio a quel Mondo di carta (Mondadori, 1976; apparso nella Biblioteca della Est, Edizioni scientifiche e tecniche, diretta da Edgardo Macorini). Non e' che Enrico fosse nostalgico dell'epoca in cui, nel dibattito scientifico, veniva invocata l'autorita' dei volumi di Aristotele. Piuttosto, egli era convinto della necessita', per la crescita della scienza, di quel variegato universo dei libri cui gli scienziati consegnano le loro ipotesi, prove, dimostrazioni circa quel "mondo vero e reale" che cercano di comprendere pur facendone inevitabilmente parte, visto che loro stessi sono oggetti fisici tra altri oggetti fisici, organismi biologici tra altri organismi biologici, "macchine pensanti" tra altre macchine pensanti, come i cervelli elettronici ideati da ingegnosi matematici e realizzati da sofisticati tecnologi. Il mondo di carta e', insomma, quello delle teorie scientifiche e delle grandi tradizioni di ricerca, un mondo creato dagli esseri umani grazie a quei "venti o poco piu' caratteruzzi" che, come diceva gia' Galileo nel tessere l'elogio dell'arte della stampa, consentivano che si potesse "dialogare" con quanti si trovano dall'altra parte del globo, e anche con le generazioni future, persino coloro che verranno "tra mille anni", quando noi non ci saremo piu'. A differenza di quello celeste di Platone, si tratta pero' di un mondo costituito non solo da idee, ma da manufatti, ove accanto ai libri troviamo oggi telescopi e microscopi, acceleratori di particelle e computer, sonde spaziali e apparati sanitari. Le teorie e le tradizioni sono certo ragione; ma soprattutto sono ragione incarnata in corpi e in tecnologie.

C'e' una bella espressione di Jorge Luis Borges che vale la pena ricordare: "Pensare, analizzare, inventare non sono atti anomali, sono il respiro normale dell'intelligenza". Compito dello storico della scienza, secondo Bellone, era quello di capire come tutto cio' potesse avvenire a partire dall'attivita' dei neuroni nel nostro cervello, fino all'espressione del pensiero sulle pagine dei libri o nelle fibre della Rete. E si dovevano inoltre ricostruire i motivi per cui alcuni di quei manufatti - concetti o macchine che fossero - erano riusciti a imporsi nella cultura umana, in una selezione culturale non meno severa di quella naturale teorizzata da Darwin per le specie viventi. Strumenti di adattamento tra i piu' raffinati, e insieme dotati di una necessaria fisicita', erano cosi' riusciti a produrre, accanto alla natura con cui l'uomo si era confrontato fin dal suo affacciarsi alla storia, altre Molte nature (come recita il titolo di un altro saggio di Bellone, Raffaello Cortina, 2008).

Enrico e' mancato la notte tra venerdi' e sabato. Intellettuale insofferente delle concezioni falsamente profonde dei "metafisici", per i quali "la scienza non pensa", portato invece, con grande concretezza, a guardare in faccia le difficolta' dell'esistenza, l'ho visto negli ultimi anni amareggiato per una politica come quella del nostro Paese, caratterizzata da riforme velleitarie e inerzia conservatrice, costellata di tanta retorica pseudo-umanistica e altrettanta diffidenza per la sobrieta' scientifica. Ma Enrico e' rimasto fino all'ultimo dell'opinione che la scienza sia cultura a pieno diritto, anzi un tipo di cultura libero e liberante. Ci piaceva, insieme, rammentare una frase di John Warr, inquieto spirito indipendente dell'Inghilterra di Cromwell: con l'andar degli anni ci rendiamo conto di come vengano bruciati i nostri sogni giovanili di rinnovare la societa' in cui ci siamo trovati a vivere; ma "resta sempre una scintilla nella cenere".

 

10. LUTTI. PIETRO GRECO RICORDA ENRICO BELLONE

[Dal quotidiano "L'Unita'" del 18 aprile 2011 col titolo "Le due passioni di Enrico Bellone, la fisica e la democrazia"]

 

Enrico Bellone, storico della fisica, gran comunicatore della scienza, che i lettori dell'"Unita'" ben ricordano, e' morto sabato scorso, 16 aprile, a Tortona, dove era nato 72 anni fa. Si era laureato in fisica a Genova, aveva poi collaborato con Ludovico Geymonat e Paolo Rossi, dando un formidabile contributo a una disciplina, la storia della scienza, che forse solo con la sua generazione ha avuto in Italia un momento felice. Prima, ma ahime' anche dopo, ha avuto spazi molto stretti nelle universita' italiane. E questo si e' rivelato (si rivela tuttora) come un bel guaio. Perche' senza memoria storica non c'e' cultura scientifica. E senza cultura scientifica diffusa il nostro paese - anche se ha espresso grandi scienziati (Bellone era un grande esperto di Galileo) e tuttora ne esprime - vive in un'eterna crisi di incompiutezza: sociale, economica e politica, oltre che strettamente cognitiva.

A ben vedere questo era il quadro in cui Enrico Bellone ha svolto la sua attivita' sia di storico della fisica (che lo ha portato alla Cattedra Galileana di Storia della Scienza presso l'universita' di Padova) sia di comunicatore (e' stato per anni il direttore di "Le Scienze", edizione italiana della piu' prestigiosa rivista di divulgazione scientifica del mondo, lo "Scientific American"). Un'attivita' che in entrambe le dimensioni ha svolto sempre con straordinario rigore e formidabile passione. Parlando chiaro. Nel duplice senso di scrivere i suoi articoli, i suoi saggi, i suoi libri con stile brillante e comprensibile e di entrare nel vivo della discussione, senza guardare in faccia a nessuno. Poteva sembrare, a tratti, brusco: era solo animato da onesta' intellettuale.

Gli era stato conferito, di recente il premio Preti "per il dialogo tra scienza e democrazia". Ma era molto amareggiato, negli ultimi anni. Proprio perche' vedeva, nel paese di Galileo, calpestata ancora una volta la scienza e, quindi, erosa ancora una volta la democrazia.

 

11. LUTTI. CESARE SEGRE RICORDA ERNESTO SABATO

[Dal "Corriere della sera" del primo maggio 2011 col titolo "Ernesto Sabato, l'ultimo eroe"e il sommario "Arte, scrittura, ma anche impegno: le indagini sui desaparecidos"]

 

E' morto mentre si preparava ai festeggiamenti per i suoi cent'anni (era nato a Rojas il 24 giugno del 1911). Da tempo Ernesto Sabato s'era isolato nella sua casa di Santos Lugares (periferia di Buenos Aires), colpito severamente dalla malattia. Ripensava certo alla sua gioventu', alla laurea in fisica a La Plata, al suo lavoro presso la Fondazione Curie a Parigi, alla borsa di studio al Mit di Boston, e alla ricerca sui raggi cosmici; e poi alle sue prime simpatie per gli anarchici, e alla virata verso la letteratura, ai suoi libri, pochi ma talora imponenti, come Sopra eroi e tombe (1961), il capolavoro, o come L'angelo dell'abisso (1974) - meno voluminoso Il Tunnel (1948); e a quelli che facevano corona attorno, di critica, di riflessione (magnifiche le pagine sul tango), di ricordi, come Prima della fine (1998). Rievocava certo gli anni angosciosi trascorsi a indagare sui "desaparecidos", nella Commissione nazionale che lo aveva avuto presidente, dopo il ritorno dell'Argentina alla democrazia, e la stesura della relazione finale (pubblicata con il titolo Nunca mas "mai piu'" ). Tutti gli occhi del paese erano stati fissi su di lui, mentre le madri e le vedove dei "desaparecidos" facevano le loro ultime manifestazioni. In quei momenti, si era persino ammutolita la proverbiale, approssimativa leggenda di una sua rivalita' con l'altro grande scrittore argentino, Borges, leggenda che ora si ripresenta, addirittura in queste prime ore di lutto (alludo a un articolo su "La Voz").

Le vicende biografiche rispecchiano la vastita' e varieta' degli interessi di Sabato, che non sopportava di essere definito soltanto scrittore. Ricordo un nostro incontro a Washington, in cui mi espresse il suo scetticismo sul mito del progresso, citandomi, con esatta informazione, gli orrori del Medio Oriente e della Bosnia, il traffico di bambini latinoamericani, i disastri prodotti dalla globalizzazione; conosceva le statistiche sulla fame nel mondo, e si domandava se il neoliberalismo dominante sia in grado di migliorare qualcosa. Nei suoi scritti di attualita' prevaleva un atteggiamento razionale, tanto razionale da sfociare nello scetticismo; ma in quelli narrativi la ragione si confrontava sempre con l'irrazionale, che pareva anzi un possibile vincitore.

Specialmente in Sopra eroi e tombe, Sabato ha inventato un antimondo sotterraneo, ostile al nostro mondo: una luminosa Buenos Aires, descritta con partecipe realismo, cela una vita sotterranea, che si svolge in caverne, pozzi, grotte, fognature, tane di mostri. L'antimondo manda oscuri messaggi, tramite creature diaboliche, spesso ciechi, visti come una setta esiziale, impegnata a scalzare la nostra ragione. Ecco insomma il Male. Sabato mette in movimento una fantasia costruttiva, che si rivela in un progetto rigoroso; ma il mondo delle tenebre, agìto da una diversa fantasia, pare voler comunicare con noi tramite magia, telepatia, messaggi enigmatici. Anche questi contengono delle verita', dato che spingono a una discesa verso le Madri, una discesa al termine della quale i tunnel e le caverne finiscono per sostituire simbolicamente l'utero. Una sessualita' primigenia attira e confonde gli uomini della luce, tanto che l'incesto e' la molla dei personaggi principali, attori di incesti verticali (genitori-figli) e orizzontali (fratelli), e il detonatore della tragedia finale. Ma il male non e' solo registrato e censito. C'e' anche, nel romanzo, una decisa apertura alla storia, presente e passata, della nazione. Il mitico generale Lavalle, vinto in una delle numerose guerre d'indipendenza dell'Argentina, compie un'epica ritirata con i suoi fedeli per sottrarsi alle truppe dei governativi; una ritirata che continuera' anche dopo la sua morte, perche' le truppe di Lavalle proseguiranno, portando con loro il suo cadavere. E la lotta per la liberta' che Lavalle incarnava nel passato, nel mondo contemporaneo viene da Sabato simboleggiata in Che Guevara (anch'egli argentino, si ricordi), di cui ricostruisce, con una polifonia di testimonianze, la cattura e l'assassinio.

Lo sforzo di Sabato e' quello di trovare un senso alle cose. Anche il protagonista del Tunnel, Castel, vede il mondo ricomporsi e riordinarsi nel momento in cui l'amante Maria focalizza un particolare di un suo quadro sfuggito a tutti. Quando pero' la sua lucida paranoia lo portera' a uccidere Maria, di cui ha scoperto segreti dolorosi, ma anche fantasticato turpi moventi, il mondo ripiombera' nel caos. La ricerca del senso passa attraverso la creazione di uno stile realista e fantastico insieme. Sabato lo aveva anche asserito in termini generali: e' l'arte stessa che attua la sintesi di realismo e fantasia, perche' "in lei si coniugano tutte le facolta' dello spirito umano, essendo essa un regno intermedio fra il sogno e la realta', fra l'inconscio e il conscio, tra sensibilita' e intelligenza".

 

12. LUTTI. EDOARDO BONCINELLI RICORDA GIULIANO TORALDO DI FRANCIA

[Dal "Corriere della sera" del 28 aprile 2011 col titolo "Toraldo Di Francia, un fisico umanista"]

 

Quando vengono a mancare certe personalita', non e' rilevante che siano morte quanto piuttosto che siano vissute, e abbiano arricchito con la loro presenza questo nostro "viver terreno". Fisico, filosofo della conoscenza, umanista e uomo di cultura di statura leonardesca, Giuliano Toraldo di Francia e' stato una di queste personalita', e adesso ci lascia all'eta' di 94 anni, dopo aver traversato quasi un secolo di vita e di passioni intellettuali.

Fiorentino di nascita e, a differenza di Dante, di costumi, Toraldo di Francia e' stato uno dei piu' grandi fisici della nostra epoca, dedicandosi sia alla ricerca che all'insegnamento, prima dell'ottica, conosciuta da lui come da pochi altri, poi delle radiazioni elettromagnetiche in generale, come della relativita' e dell'elettronica quantistica, nomi arcani di materie che lui sapeva rendere vivissime e quasi trasparenti al nostro intelletto. Perche' erano trasparenti al suo, instancabile indagatore della realta' in tutte le sue forme. Ho detto tante volte che ci vuole piu' lucidita' e immaginazione a contemplare la realta' com'e' davvero, tutta avvolta nei misteri dei quali la natura si compiace, che nel fingersela e inventarsela. Toraldo e' stato tutta la vita un esempio di un occhio al quale niente era celato: "vedeva" dentro un laser come dentro una molecola in rotazione, dentro un fluido come dentro l'inferno di una stella. O dentro il purgatorio di una cellula. Da questo punto di vista il suo capolavoro e' rappresentato da L'indagine del mondo fisico (Einaudi, 1976), un libro senza uguali che parla della fisica, sia quella fondamentale che quella vertiginosa, ma anche del suo fondamento conoscitivo: la fisica e' cosi', sembra dirci, perche' noi siamo cosi'. Con queste premesse non stupisce che nella seconda parte della sua vita egli si sia messo a studiare i fondamenti stessi della conoscenza scientifica, sia quella intrinsecamente problematica rappresentata dagli abissali dilemmi proposti dalla fisica quantistica, sia quella piu' consueta e quotidiana del significato della parola "misurare". Ne sono usciti, tra gli altri, Le teorie fisiche (Bollati Boringhieri, 1981) e Introduzione alla filosofia della scienza (Laterza, 2000), entrambi scritti a quattro mani con la compagna di queste sue audaci peregrinazioni, Marisa Dalla Chiara.

Negli ultimi anni della sua vita Toraldo era soprattutto un filosofo della scienza, mai dimentico di essere un fisico, ma orgoglioso di fare fruttuose escursioni nelle ardue selve del pensiero filosofico contemporaneo. Non si seppe invero nemmeno limitare a questo. In numerosi interventi, tanto sui quotidiani (collaboro' al "Corriere" dal 1981 al 1984) quanto in pubblicazioni specifiche, volle dire la sua anche sulle piu' scottanti questioni del presente, portando sempre la luce del suo intelletto, la sua onesta' intellettuale e una certa dose di buon senso, che costa tanto poco, ma puo' essere a volte cosi' utile. Ne nacque ad esempio Il rifiuto. Considerazioni semiserie di un fisico sul mondo di oggi e di domani (Einaudi 1978) e diversi altri godibilissimi libretti da intendere come testimonianze di bruciante intelligenza. Appassionatissimo di musica classica, non ha mai cessato di ascoltare e frequentare le maggiori personalita' del Lied romantico europeo, dell'amicizia di molte delle quali si onorava. Leggeva piu' spesso che poteva i classici italiani e quelli di altre letterature, spesso in lingua originale.

Diventato amico del figlio Cristiano, oggi affermato architetto, ho frequentato nella prima giovinezza la sua casa di Bellosguardo a Firenze, dove ho visto passare personaggi di grande rilievo della scienza e delle arti di tutto il mondo. La' ho ascoltato sempre musica meravigliosa e sbirciato libri che hanno costituito i fondamenti delle mie personali letture di ieri e di oggi. Posso dire di averlo frequentato da vicino, anche se la sua statura mi incuteva grande soggezione. E' stato in tutto e per tutto il mio Maestro. Non sono mai riuscito, anche in tarda eta', a dargli del tu. Ma oggi posso contravvenire a tale autodivieto e dire: Grazie Giuliano, per quello che hai fatto e per quello che hai rappresentato. Per me e per noi tutti.

 

13. LUTTI. PIERGIORGIO ODIFREDDI RICORDA GIULIANO TORALDO DI FRANCIA

[Dal quotidiano "La Repubblica" del 28 aprile 2011 col titolo "Addio a Toraldo di Francia scienziato e divulgatore" e il sommario "E' stato un pioniere di un'arte assai poco diffusa nel nostro paese"]

 

Alcuni decenni fa, quando ancora la divulgazione scientifica anglosassone non aveva la diffusione che ha oggi, in Italia c'era qualcuno che gia' se l'era inventata e che la praticava con successo. Era l'epoca in cui usciva la rivista "Le Scienze" (fondata alla fine degli anni Sessanta da Felice Ippolito e che e' stata diretta fino a poco tempo fa da Enrico Bellone, recentemente scomparso) tesoro inestimabile per gli italiani appassionati. Ebbene, proprio allora, avevamo la fortuna di avere, sommersa ma decisiva, anche un'altra divulgazione, meno giornalistica ma altrettanto affascinante: quella praticata da accademici isolati come Giuliano Toraldo di Francia, morto ieri a 94 anni.

L'avevo incontrato nel 1975: ero un giovane appena laureato che stava affrontando un dottorato di logica. Eravamo ad un convegno a Santa Margherita Ligure e passeggiavamo sul lungomare di questa cittadina: li' ci colpi' una coppia singolare. Lei, Maria Luisa dalla Chiara Scabia, filosofa della scienza, e lui, il professor Toraldo di Francia, signore alto magro e brizzolato. I due camminavano insieme cantando arie d'opera. La stessa seria leggerezza e competenza, il professore la metteva nelle sue ricerche e nei suoi libri. Professore emerito di fisica superiore all'Universita' di Firenze, era stato anche direttore dell´Istituto di ricerche sulle onde elettromagnetiche del Cnr e presidente della Societa' italiana di fisica dal 1968 al 1973. E mentre stava nell'accademia scriveva libri che spiegavano a tutti come funzionava la scienza: da L'amico di Platone (Vallecchi, 1985), a La scimmia allo specchio (Laterza, 1988), fino a Un universo troppo semplice. La visione storica e la visione scientifica del mondo (Feltrinelli, 1990). Si occupava di meccanica quantistica e ci sapeva spiegare la filosofia che c'era in quelle teorie. Fino all'ultimo ha saputo mantenere il suo umorismo: a 90 anni partecipava ancora a molte iniziative e all'ultima a cui l'ho visto si lamentava perche' alcuni guai fisici l'avevano costretto a smettere di giocare a tennis.

La sua figura e' stata importantissima: in un paese che ha spesso affidato la divulgazione scientifica a giornalisti di formazione umanistica lui rappresentava una felice anomalia. Insieme a Roberto Vacca e a Tullio Regge e' stato un grande pioniere, mettendo in pratica una cosa semplicissima che pero' non faceva nessuno. E cioe': pur essendo professori e universitari si puo' cercare di spiegare a tutti la bellezza della fisica, dell'astronomia o della chimica. Cosi' se oggi la situazione e' molto cambiata lo si deve proprio a loro. Ora gli scienziati "scendono in campo", scrivendo sui giornali, facendo conferenze per il largo pubblico, partecipando ai festival e andando anche in tv. Ma il merito e' di persone come Toraldo di Francia, nato nel 1916 a Firenze, figlio e padre di un'altra Italia. Bisognerebbe non dimenticare mai la sua lezione.

 

14. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

15. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Heinrich Boell, Perche' la citta' si e' fatta straniera. Dialoghi con Heinrich Vormweg, Editori Riuniti, Roma 1987, pp. 152.

- Pierre Bornecque, Profil d'une oeuvre: La Fontaine, Fables, Hatier, Paris 1979, pp. 80.

- Jan Myrdal, Rapporto da un villaggio cinese, Einaudi, Torino 1965, 1974, pp. 452.

*

Riedizioni

- Giovanni Paolo II con Vittorio Messori, Varcare la soglia della speranza, Mondadori, Milano 1994, 2011, pp. XXIV + 262, euro 10,90.

 

16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

17. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 545 del 4 maggio 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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