Telegrammi. 533



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 533 del 22 aprile 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Tre coltellate ancora

2. Acidonio Macarozzi: Tre odicine delle nuove gesta d'Oltremare

3. Mao Valpiana: Ventisettesimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta per opporsi alla guerra e al nucleare

4. Francesco Comina: Il venerdi' santo dei migranti

5. Si e' svolto il 21 aprile a Viterbo un incontro di riflessione e di iniziativa contro il razzismo, il neocolonialismo e la guerra

6. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Gennaro Abele Avalimi (2010)

7. Per sostenere il Movimento Nonviolento

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: TRE COLTELLATE ANCORA

 

1. Non vi e' dubbio che Gheddafi sia un dittatore sanguinario, e prova ne e' ad esempio che fino a ieri per conto dell'Italia neonazista faceva perseguitare, torturare, rinchiudere in lager ed assassinare i migranti che passando attraverso la Libia cercavano di venire nel nostro paese in fuga da fame, dittature e guerre.

Ma non si capisce come si possa pretendere di spacciare i suo ex-ministri golpisti per eroi della democrazia.

Quel Mustafa Jalil, capo dell'autoproclamato "Consiglio nazionale di transizione" libico, personaggio che fino al febbraio 2011 - due mesi fa, non il secolo scorso - era il ministro della giustizia del governo libico (cioe' del governo "di Gheddafi", come si usa dire ora), nella sua prima sortita nel nostro paese rassicura l'Italia che a golpe riuscito e Gheddafi forse abbattuto (e se il golpe riuscira', sara' grazie alle stragi compiute dall'aviazione della Nato ed al sostegno ed alla direzione sul terreno dei "consiglieri militari" di Francia, Gran Bretagna e Italia, per non dire degli armamenti di cui i suoi miliziani dispongono: armamenti che qualcune deve pur aver fornito e continuato a fornire visto che non si tratta precisamente di coltelli da cucina), ebbene, la Libia continuera' ad essere il gendarme preposto a fermare i migranti che dall'Africa e dall'Asia cercano di giungere in Italia.

Cosa questo significhi, chiunque puo' capire.

Non vi e' dubbio che Gheddafi sia un dittatore sanguinario: ma se dovessimo fare l'elenco di tutti i governanti assassini, sarebbe lungo il conto, e tra di loro non mancherebbero ne' Obama ne' Putin ne' il governo cinese ne' quello italiano.

Una cosa e' la lotta popolare nonviolenta contro la dittatura, e ad essa va sempre il sostegno di ogni persona decente; altra cosa e' la gerarchia golpista e militarista armata e sostenuta dall'imperialismo razzista e neocoloniale, gerarchia golpista e militarista che fin d'ora dichiara che continuera' a perseguitare e trucidare i migranti per conto dell'Europa goebbelsiana.

Una cosa e' la resistenza nonviolenta della popolazione alla violenza del regime; altra cosa e' un esercito armato e guidato dalla Nato e dalle potenze europee che ancora qualche decennio fa dominavano il Maghreb con la sanguinaria ferocia dello sfruttamento coloniale.

Una cosa e' adoperarsi per salvare delle vite, altra cosa e' assassinare coi bombardamenti li', e perseguitare e far morire gli innocenti fuggiaschi in mare e qua, come fanno i regimi razzisti dell'Europa del postumo trionfo hitleriano.

Una cosa e' opporsi a una dittatura, altra cosa e' scatenare una guerra attraverso cui dittatori piu' forti vogliono abbattere un dittatore piu' debole, stati piu' potenti vogliono appropriarsi delle risorse di uno stato meno forte, governi piu' voraci vogliono ulteriormente rapinare popoli due volte vittima.

*

2. Il governo italiano (che fino a due mesi fa era forse il maggior complice a livello internazionale del regime sanguinario di Gheddafi) ha deciso l'invio di consiglieri militari a sostegno dei golpisti in Libia. Come gli Usa a sostegno del regime di Saigon molti anni fa in Vietnam. Gia' si sa cosa ne segue, quale diluvio di sangue e di orrori che agli orrori pregressi si aggiungono.

*

3. Che in Italia pressoche' nessuno versi una lacrima o soffi una parola sull'orrore della guerra afgana alla quale l'Italia da un decennio criminalmente partecipa, e' un fatto che la dice lunga su quanto vasta e profonda sia la complicita' con la guerra assassina, e quanto grave ed abissale quindi sia la corruzione morale e civile nel nostro paese, la disumanizzazione di massa.

Dal capo dello stato a tutte le forze politiche rappresentate in parlamento nella presente e nella passata legislatura (e che gestiscono quindi anche tutti gli enti locali: rendendo effettualmente manutengolo anche ogni pubblico amministratore da loro li' collocato) non vi e' nessun prominente che non sia complice di questo crimine. E tanti che si pretendono pacifisti - e fin "nonviolenti", qualunque cosa con questa parola intendano dire - da anni sono anch'essi complici, e forse i piu' ipocriti e quindi i piu' ripugnanti (e sovente naturalmente ben retribuiti con incarichi, finanziamenti, carriere e prebende di vario genere), di quell'eccidio che tuttora perdura.

Almeno chi scrive queste righe a quell'orrore non si e' prostituito, almeno chi redige questo foglio alla guerra assassina ha continuato ad opporsi.

La guerra e' sempre nemica dell'umanita'.

Opporsi alla guerra e al razzismo, opporsi alla distruzione di vite umane e della biosfera, opporsi al potere maschilista e patriarcale (di tutti questi crimini prima radice e strutturale fondamento), e' il primo dovere di ogni persona decente.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

2. DANNUNZIANESIMI. ACIDONIO MACAROZZI: TRE ODICINE DELLE NUOVE GESTA D'OLTREMARE

 

I.

La quarta sponda del mare nostro

la caccia aperta al lurido mostro

la coalizione della virtu'

contro i meschini piccini laggiu'

sotto i mirini dei voli Nato

frusta e terrore d'ogni malnato.

 

Ah quale gioia volare e colpire

levansi vampe ardono pire

il nostro ufficio di sola igiene

carbonizzando le vili schiene

in tal missione di civilta'

siamo in quaranta piu' Ali' Baba'.

 

II.

Dei libici la colpa e' presto detta:

di sopra quei pezzenti peccatori,

e il gas ed il petrolio sottoterra.

Che scandalo (percio' li bombardiamo).

 

E il nostro piano e la nostra vendetta

e' sotterrare loro e tirar fuori

quel ben di dio, che sia bottin di guerra

del vincitore (e noi ce lo prendiamo).

 

III.

Dall'alto e' come un gioco

accendere le luci degli incendi.

Dal basso crepitante un grido roco

si leva e non l'intendi.

 

Dalla televisione gli assassini

ti arruolano che stai nella poltrona

uccidi anche tu un po' di beduini

se questa sera sei di luna buona.

 

Chiamano terrorista chi ha commesso

funesto un di' un massacro:

povero fesso

ne avesse fatti cento, varrebbe da lavacro.

 

3. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: VENTISETTESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Sono 120 le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno finora aderito al digiuno promosso dal Movimento Nonviolento "per opporsi alla guerra e al nucleare".

Questa iniziativa nonviolenta prosegue dal 27 marzo scorso, e nuovi aderenti hanno gia' annunciato la loro partecipazione almeno fino a sabato 30 aprile. Ma altri ancora si stanno aggiungendo, e si proseguira' oltre. Si digiuna in ogni parte d'Italia, da Bolzano a Catania, da Torino a Venezia, da Verona a Bari.

La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore,  che sta proseguendo da 27 giorni.

Chi desidera aderire al digiuno lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).

Di seguito l'elenco dei digiunanti aggiornato alle ore 20 del 21 aprile 2011.

Hanno finora digiunato a staffetta: Mao Valpiana (Verona), Caterina Del Torto (Ferrara - Verona), Elisabetta Pavani (Ferrara), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Lucia Grieco (Mestre - Venezia), Sergio Paronetto (Verona), Daniele Lugli (Ferrara), Maddalena Soffi (Verona), Domenico Letizia (Caserta), Alessandro Pizzi (Soriano - Viterbo), Luca Giusti (Genova), Massimiliano Pilati (Trento), Piercarlo Racca (Torino), Angela Dogliotti Marasso (Torino), Enrico Peyretti (Torino), Rocco Pompeo (Livorno), Caterina Bianciardi (Livorno), Mirella Martini (Mestre - Venezia), Vincenzo Benciolini (Verona), Gabriella Falcicchio (Bari), Albachiara Orlando e Stefano Daga (Oristano), Gavina Galleri (Cagliari), Giovanni e Graziella Ricchiardi (Torino), Mira Mondo (Condove - Torino), Claudia Pallottino (Torino), Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi), Pier Cesare Bori (Bologna), Marzia Manca (Cagliari), Tommaso Gradi (Ferrara), Laura Cappellari (Pedavena - Verona), Aurora Bedeschi (Ferrara), Marco Baleani (Gubbio), Silvana Valpiana (Verona), Claudia Capra (Brescia), Paolo Predieri (Brescia), Adriano Moratto (Brescia), Anna Zonari (Ferrara), Tiziana Valpiana (Verona), Marina Nardovino (Verona), Carmine Buro (Prato), Pier Cesare Bori (Bologna), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Maria Erminia Satta (Tempio Pausania), Andrea Zanetti (Orvieto), Lucia Agrati (Roma), Claudia Bernacchi (Padova), Marzia Manca (Cagliari), Maria Elena Sulis (Cagliari), Ignazio Carta (Cagliari), Frate Antonio Santini (Trieste), Ettorina Rubino (Trieste), Massimiliano Brignone (Torino), Danilo Villa (Monza), Maria Grazia Misani (Monza), Stefano Panozzo (Padova - Bruxelles), Tiziana Cimolino (Trieste), Francesca Cimolino (Trieste), Arianna Salan (Verona), Beatrice Pascucci (Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Liliana Obad (Trieste), Gianfranco Aldrovandi (Guastalla), Paolo Predieri (Brescia), Pier Cesare Bori (Bologna), Giorgio Pellis (Trieste), Marzia Manca (Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Marco Baleani (Gubbio), Paola, Giovanni, Benedetta Baleani (Gubbio), Alessandro Capuzzo (Trieste), Giorgio Pellis (Trieste), Anna Bellini (Ferrara), Claudia Pallottino (Torino), Massimiliano Brignone (Torino), Serena Pulcini (Trieste), Gloria Germani (San Casciano - Firenze), Teresa Piras (Iglesias), Edvino Ugolini (Trieste), Cristina Cometti (Milis - Oristano), Enrico Peyretti (Torino), Peppe Sini (Viterbo), Pasquale Dioguardi (Livorno), Mao Valpiana (Verona), Jolanda Spallitta (Alessandria), Enrico Gabbioneta (Sesto ed Uniti - Cremona), Raffaele Barbiero (Forli' - Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Anna Bellini (Ferrara), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Tiziana Cimolino (Trieste), Rosaria Totino (Trieste), Antonio Poce (Ferentino - Frosinone), Tiziana Valpiana (Verona), Alessandro Natalini (Perugia), Loretta Viscuso (Verona), Cinzia Picchioni (Torino), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Salerno), Liliana Obad (Trieste), Caterina Giustolisi (Firenze), Andrea Ferralasco (Genova), Paolo Predieri (Brescia), Loredana Caletti (Sesto ed Uniti - Cremona), Antonio Santini (Trieste), Luciano Ferluga (Trieste), Tonino Bisceglia (Varazze - Savona), Furio Semerari (Bari), Gabriella Falcicchio (Bari), Gianni D'Elia (Rivalta di Torino), Ettorina Rubino (Trieste), Alessio Di Florio (Casalbordino - Chieti), Andrea Salvoni (Barga - Lucca), Marzia Manca (Cagliari), Samuele Venturi (Castel San Pietro Terme - Bologna), Graziella Prendivoi (Trieste), Luca Dorizzi (Verona), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Anna Bellini (Ferrara), frate Antonio Santini (Trieste), Francesco Spagnolo (Roma), Adriano Moratto (Brescia).

Proseguono: venerdi' 22 aprile: Francesco Montanari (provincia Pesaro-Urbino), Aldo Matzeu (Settimo San Pietro - Cagliari), Francesco Comina (Bolzano/Bozen), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Luca Alberghi (Faenza - Ravenna), Massimiliano Brignone (Barbania - Torino), Claudia Pallottino (Barbania - Torino), Cinzia Picchioni (Torino), Teresa Gargiulo (Castellamare di Stabia - Napoli), Giovanni Mannino (Acireale - Catania), Lorenzo Porta (Firenze), Mao Valpiana (Verona), Massimiliano Pilati (Lavis - Trento), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Anna Pau (Settimo San Pietro - Cagliari), Saverio Ciarrocchi (San Benedetto del Tronto); sabato 23 aprile: Maria Longhi (Vicenza), Saverio Ciarrocchi (San Benedetto del Tronto); martedi' 26 aprile: Maddalena Soffi (Verona), sabato 30 aprile: Ignazio Carta (Cagliari), Maria Elena Sulis (Cagliari).

Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra; Pasquale Dioguardi digiunera' tutti i lunedi'; Marco Rizzinelli digiunera' tutti i mercoledi'; Marco Baleani, Teresa Gargiulo, Raffaele Ibba e Giovanni Mannino digiuneranno tutti i venerdi'. Alessandro Natalini digiunera' un giorno a settimana.

 

4. INIZIATIVE. FRANCESCO COMINA: IL VENERDI' SANTO DEI MIGRANTI

[Ringraziamo Francesco Comina (per contatti: francesco.comina at gmail.com) per questo "appello alla solidarieta': Il venerdi' santo dei migranti. Circoli silenziosi di riflessione in tutta Italia. Digiuno e silenzio, anche da internet, per i morti nel Mediterraneo", appello promosso a nome del Centro Pace di Bolzano, che ha ricevuto l'adesione di Pax Christi e del Movimento Nonviolento.

Francesco Comina, coordinatore del Centro per la pace del Comune di Bolzano, e' stato uno dei principali punti di riferimento in Italia della campagna di sostegno al si' al referendum brasiliano per proibire il commercio delle armi. Giornalista e saggista, pacifista nonviolento, e' impegnato nel movimento di Pax Christi; nato a Bolzano nel 1967, laureatosi con una tesi su Raimon (Raimundo) Panikkar, collabora a varie riviste. Opere di Francesco Comina: Non giuro a Hitler, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2000; (con Christl Fink, M. Martin Lintner), Due mondi una vita. Luis Lintner. Prete fidei donum martire, Emi, Bologna 2004; (con Marcelo Barros), Il sapore della liberta', La meridiana, Molfetta (Ba) 2005; (con Arturo Paoli), Qui la meta e' partire, La meridiana, Molfetta (Ba) 2005; Il monaco che amava il jazz. Testimoni e maestri migranti e poeti, Il Margine, 2006; ha contribuito al libro di AA. VV., Le periferie della memoria, Anppia - Movimento Nonviolento, Torino-Verona; e ad AA. VV., Giubileo purificato, Emi, Bologna 1999. Si veda anche la sua intervista sulla nonviolenza nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 288]

 

Stiamo vivendo un momento buio della storia. Non solo sul piano politico, istituzionale, civile. Stiamo brancolando nel buio dell'etica, nel crepuscolo dei valori che danno un senso al vivere umano, alla solidarieta' fra i popoli. Hanno ragione i sociologi del disincanto quando dicono che oramai siamo immersi nell'epoca delle passioni tristi, nella modernita' liquida. Dopo aver annunciato la morte di Dio con il folle uomo nietzschano alla fine dell'Ottocento - ha chiarito in maniera limpida lo psicanalista Luigi Zoja in un recente incontro a Bolzano - ora abbiamo decretato la fine della seconda relazione costitutiva dell'essere umano, quella che ha come soggetto il prossimo.

La morte del prossimo coincide con la morte dell'etica, con la fine di ogni valore davvero umano, con lo sprofondamento nell'individualismo che assume i connotati del razzismo e della xenofobia.

Il prossimo non c'e' piu'.

Non solo non si ascolta il suo lamento lasciandolo sulla strada morente, o lasciandolo affogare nel mare dei disperati, ma non ne percepiamo nemmeno piu' la presenza scandalosa.

Il prossimo e' respinto, rifiutato, negato.

Cosa sappiamo delle moltitudini di uomini, donne, bambini che cercano disperatamente di raggiungere le nostre coste per aspirare ad una vita migliore? Chi si preoccupa di ascoltare i loro racconti? Chi attesta se queste persone sono in effettivo pericolo di vita e chiedono un aiuto per poter sopravvivere alla guerra, alla discriminazione, al pericolo, alla fame, all'ingiustizia? Chi sono i migranti che ogni giorno rischiano la vita prendendo la via del mare nella speranza di essere accolti nell'Europa Casa Comune, in quel vecchio continente che si vanta di essere la culla della democrazia?

Il Mediterraneo, il Mare Nostrum, e' diventato Mare Monstrum.

Ogni giorno divora, nelle sue viscere, i disperati che azzardano la sfida del tempo e della precarieta'. Il cimitero del prossimo e' li', nei fondali di un mare dove sono sepolti gli anonimi respinti dal governo, i poveri Cristi su cui ogni giorno si depositano le lingue di fuoco dell'intolleranza e del razzismo. Sono i dannati della terra che oltre tutti gli oltraggi sono costretti a subire le piu' indicibili violenze verbali e le piu' ributtanti chiusure politiche. Ci sono braccia che si allungano, ci sono uomini che si lanciano nell'aiuto. Ma sono i volenterosi che presidiano le coste. Altri vorrebbero dispiegare la marina, chiudere il varco con gli eserciti e addirittura ipotizzare di sparare al prossimo, annientandolo anche fisicamente.

Un cinismo non solo italiano. Il prossimo e' morto. Nessuno lo riconosce. Perfino le piu' avanzate democrazie europee, che nei decenni passati hanno avuto pressioni migratorie molto piu' cospicue delle nostre, oggi dicono: "Non c'e' posto, non venite, non azzardatevi".

Il prossimo e Dio, uniti nella morte e nella denigrazione.

Fra pochi giorni festeggeremo la pasqua di resurrezione del Signore. Una pasqua che passa inevitabilmente per il Venerdi' santo. Il giusto viene condannato a morte con i sigilli del potere e con il clamore manipolato del popolo.

E' la stessa morte dei migranti, divorati dal Mediterraneo inospitale, rifiutati con i sigilli del potere, respinti dalle leggi, inascoltati dal clamore di un popolo allarmato da una propaganda martellante di morte, di paura, di insicurezza, di paranoie identitarie, di pregiudizi e di vittimismo.

Non si puo' celebrare il venerdi' santo senza i migranti. Non avrebbe alcun significato.

Ricordiamo il monito di Bonhoeffer durante il nazismo: "Come possiamo cantare il gregoriano nelle nostre chiese mentre si ammazzano col gas gli ebrei?".

E noi, possiamo cantare nelle nostre chiese la pasqua di resurrezione senza pensare agli anonimi che ogni giorno muoiono nel mare, con il sogno, ancora vigile, di un riscatto possibile? Possiamo celebrare la messa pasquale senza pensare ai bambini stramazzati dal freddo, dalla fame, dal naufragio? Senza pensare alle donne annegate e trascinate dall'acqua?

Venerdi' santo si ricorda la morte del giusto.

Noi ricorderemo le morti anonime trafitte dall'intolleranza e dal rifiuto. Credenti e non credenti che hanno a cuore i valori profondi dell'umanita' possono ritrovarsi davanti al comandamento di Dio: "Ama il prossimo tuo come te stesso". Non come un altro distaccato da te, ma come il tuo te prolungato, come la parte di te.

Fare digiuno il venerdi' santo significa entrare in un rapporto di empatia con i poveri dimenticati, con il dramma di quei barconi affondati nel mare, con la sofferenza e la disperazione dei familiari che sono sopravvissuti perdendo figli, mogli, mariti, amici.

Fare silenzio significa uscire dal caos delle parole e commemorare la morte del prossimo.

E' una nonviolenza dei segni.

Venerdi' santo sara' una giornata dedicata ai migranti morti nel Mediterraneo. Il venerdi' santo dei migranti. Ognuno di noi si impegnera' a fare digiuno (anche di internet) e a fare silenzio immergendoci con la mente e con il cuore nei fondali del mare, portando un segno di amicizia nel cimitero dei dannati. Possiamo darci la mano nelle varie realta' d'Italia, scendere per strada in circoli per fare silenzio e commemorare la morte dei prossimi divenuti tremendamente lontani, anzi, divenuti invisibili e impercettibili.

Venerdi' santo sia allora un venerdi' dedicato ai migranti, alle loro sofferenze, alle morti e ai sogni di speranza.

 

5. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 21 APRILE A VITERBO UN INCONTRO DI RIFLESSIONE E DI INIZIATIVA CONTRO IL RAZZISMO, IL NEOCOLONIALISMO E LA GUERRA

 

Giovedi' 21 aprile si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace" un incontro di riflessione e di iniziativa contro il razzismo, il neocolonialismo e la guerra.

Nel corso dell'incontro e' stata esaminata la tragica situazione presente dell'umanita', ed e' stato espresso l'impegno ad ulteriori iniziative in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

I partecipanti all'incontro hanno rivolto un appello alle istituzioni italiane affinche' cessi la persecuzione dei migranti, e ad ogni essere umano in fuga da fame, guerre e dittature sia riconosciuto il diritto ad essere accolto ed assistito, come vuole la Costituzione della Repubblica Italiana, come vuole la legge morale incisa nella coscienza di ogni essere umano.

I partecipanti all'incontro hanno rivolto un appello alle istituzioni italiane affinche' cessi la partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan e in Libia. La guerra e' nemica dell'umanita', e la Costituzione della Repubblica Italiana esplicitamente "ripudia la guerra" e proibisce che l'Italia partecipi a quegli scellerati eccidi.

I partecipanti all'incontro hanno rivolto un appello alle istituzioni italiane affinche' l'Italia cessi di fornire armi ed assistenza militare a dittatori e golpisti, a regimi violatori della dignita' umana e ad organizzazioni palesemente mafiose.

I partecipanti all'incontro hanno rivolto un appello alla societa' civile organizzata ed alla popolazione italiana affinche' vi sia una insurrezione nonviolenta in difesa della legalita', della civilta', dell'umanita'. Un'insurrezione nonviolenta contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni, contro tutte le guerre. Un'insurrezione nonviolenta in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Un'insurrezione nonviolenta per inverare l'impegno scritto nella Carta delle Nazioni Unite.

Un'insurrezione nonviolenta per inverare l'impegno scritto nella Dichiarazione universale dei diritti umani.

Un'insurrezione nonviolenta per inverare l'impegno scritto nella Costituzione della Repubblica Italiana.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

6. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO GENNARO ABELE AVALIMI (2010)

[Riproponiamo la seguente intervista gia' apparsa lo scorso anno nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 328.

 

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo, nella seconda meta' del 2010 hanno condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" (che sarebbe utile diventasse un libro).

 

Gennaro Abele Avalimi e' un vecchio amico di questo foglio]

 

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Gennaro Abele Avalimi: Non mi hanno convinto generose prediche, ma lo spettacolo orribile ed infame della violenza dispiegata, contro la quale iniquita' fin da giovane decisi di impegnarmi; e la valutazione realistica degli esiti delle esperienze rivoluzionarie che avevano adottato vie militari di rottura del disordine costituito. La scelta della nonviolenza e' stata per me una conseguenza logica dell'impegno politico nella sinistra egualitaria e antitotalitaria (e con terminologia dei decenni successivi: ecopacifista ed equosolidale).

Un radicale pessimismo e materialismo e l'ineludibile consapevolezza del dovere morale di contrastare l'ingiustizia e la menzogna, di affermare l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, mi hanno portato ad accostarmi alla nonviolenza; senza fedi, senza illusioni, senza entusiasmi: come scelta razionale e dovere morale, come rigorizzazione dell'agire politico, come illimpidimento del rapporto tra sapere e potere, come gestione adeguata del conflitto necessario. Opporsi all'oppressione, dirsi la verita': il resto viene da se'.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Gennaro Abele Avalimi: Soprattutto il movimento delle donne, la cui teoria-prassi mi ha cambiato la testa e la vita. E' il movimento delle donne la massima esperienza storica della nonviolenza in cammino.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Gennaro Abele Avalimi: Al giovane: mi pare che L'obbedienza non e' piu' una virtu', gli atti del processo a don Milani, siano una lettura sempre efficace per iniziare, cosi' come le vignette antimilitariste di Scalarini; e insieme Dalla parte delle bambine di Elena Gianini Belotti, e Manicomio perche'? di Franca Ongaro Basaglia; una piu' distesa lettura - ed imprescindibile, direi - e' Teoria e pratica della nonviolenza, l'eccellente antologia gandhiana curata da Giuliano Pontara; sono assai suggestive anche le poesie di Danilo Dolci, ad esempio la capitale raccolta Creatura di creature. E ancora: l'antologia Le filosofie femministe, a cura di Adriana Cavarero e Franco Restaino; Il bene comune della Terra, di Vandana Shiva; I sommersi e i salvati, di Primo Levi.

Per le biblioteche scolastiche: forse la prima cosa da fare sarebbe di renderle realmente fruibili; la mia impressione e ' che raramente i libri che contengono vengano realmente messi a disposizione di tutti gli studenti.

Per le biblioteche pubbliche: si potrebbe cominciare citta' per citta', biblioteca per biblioteca, facendo una ricognizione di quanti classici della nonviolenza vi siano, e richiederne l'acquisto tramite il registro dei "desiderata", e meglio ancora comprare "motu proprio" quei libri e alla biblioteca donarli (premendo poi tenacemente affinche' vengano al piu' presto inseriti nel catalogo e quindi messi a disposizione dei fruitori tutti).

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Gennaro Abele Avalimi: Ovunque: le iniziative in difesa dell'ambiente e dei diritti umani, particolarmente quelle promosse e guidate da donne.

In Italia: l'opposizione alla guerra e al colpo di stato razzista.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Gennaro Abele Avalimi: Ognuno dovrebbe impegnarsi laddove si trova, portare la nonviolenza nelle cose che fa e nel come le fa.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Gennaro Abele Avalimi: Il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini; tutte le esperienze femministe e di autoaiuto delle donne, e particolarmente i centri antiviolenza, le case delle donne maltrattate, le esperienze di lotta contro la schiavitu' e il traffico di esseri umani.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Gennaro Abele Avalimi: Faccio propria la definizione piu' volte riproposta su questo foglio, da ultimo nell'intervista a Osvaldo Caffianchi nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 289.

"I. Una premessa terminologica

Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.

Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.

Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.

Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.

Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.

Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.

II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione

La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.

Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.

Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.

Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).

Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.

Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.

Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.

Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.

III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano

Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.

IV. La nonviolenza come insieme di insiemi

Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.

1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).

2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.

3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.

4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.

V. Un'insistenza

Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.

Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.

Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.

Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.

La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

VI. Una grande esperienza e speranza storica

Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana".

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Gennaro Abele Avalimi: L'esperienza attualmente (e dagli anni Settanta) maggiore a mio avviso e' quella del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Il precedente storico specifico piu' rilevante e' naturalmente l'esperienza di Danilo Dolci. Molte cose buone fa da anni l'associazione di associazioni "Libera" promossa dal Gruppo Abele di don Luigi Ciotti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?

- Gennaro Abele Avalimi: Una buona riflessione e' quella consegnata al volume a cura di Ernesto Balducci e Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia, che da un punto di vista concretamente nonviolento tratteggia una storia (e propone un'antologia) del pensiero pacifista dal Rinascimento al Novecento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?

- Gennaro Abele Avalimi: La nonviolenza essendo anche una riconciliazione con se stessi ed un illimpidimento del proprio sentire e condursi, ha anche un valore psicoterapeutico; e quindi essa trova strumenti ed esempi anche nella "cassetta degli attrezzi" delle psicoterapie. Beninteso: laddove esse psicoterapie siano autenticamente ordinate al benessere delle persone e non al loro mero adattamento a una realta' che puo' realmente essere intollerabile.

Inoltre, alcune delle esperienze piu' grandi della nonviolenza proprio in questo ambito si sono date: in particolare nella lotta contro l'istituto manicomiale (lotta che ha illuminato e promosso anche altre lotte contro le altre istituzioni totali). Un riferimento imprescindibile e' Franco Basaglia e l'esperienza del movimento della psichiatria democratica.

A questo si aggiunga che molte figure del pensiero psicologico e dell'attivita' psicoterapeutica sono state anche figure della nonviolenza o comunque alla tradizione nonviolenta hanno apportato ed apportano utili strumenti teorici ed operativi, ed utili termini di confronto.

Qualche ulteriore riferimento: Binswanger, Minkowski e la tradizione della psichiatria fenomenologico-esistenziale; Bateson e la scuola di Paolo Alto; Fromm; ma si vedano anche le ricerche di Foucault; tra i libri che offrono panoramiche complessive restano assai utili la Storia della psicoanalisi di Silvia Vegetti Finzi, la Storia della psicologia del Novecento di Luciano Mecacci, la "garzantina" di Psicologia di Umberto Galimberti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Gennaro Abele Avalimi: A mio parere sarebbe ora di promuovere un'edizione nazionale realizzata con criteri filologicamente adeguati delle opere di Aldo Capitini e di Danilo Dolci (qualche passo nella giusta direzione si e' fatto negli ultimi anni: per Capitini e' iniziata la pubblicazione dell'epistolario per impulso e sotto la direzione di Mario Martini; per Dolci si puo' partire dalla bibliografia curata da Giuseppe Barone). Mi pare che ve ne sia effettivo, urgente bisogno.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?

- Gennaro Abele Avalimi: Servirebbe un quotidiano diffuso in edicola.

 

7. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Laura Bazzicalupo, Eroi della liberta'. Storie di rivolta contro il potere, Il Mulino, Bologna 2011, pp. 190, euro 15.

- Umberto Galimberti con Marco Alloni, Il viandante della filosofia, Aliberti, Roma 2011, pp. 112, euro 10.

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Riedizioni

- Ludwig Binswanger, Sulla fuga delle idee, Einaudi, Torino 2003, Fabbri - Rcs Libri, Milano 2008, pp. LXII + 274, euro 9,90.

- Francesca Marini (a cura di), Mantegna, Skira - Rcs, Milano 2003, 2011, pp. 192, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 533 del 22 aprile 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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