Nonviolenza. Femminile plurale. 329
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 329
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- Date: Thu, 21 Apr 2011 08:49:12 +0200 (CEST)
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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 329 del 21 aprile 2011
In questo numero:
1. Si e' svolto a Blera il 20 aprile un incontro di formazione alla comunicazione nonviolenta
2. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
3. Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri: Rosvita di Gandersheim
4. Manuela Giovannetti: Gertrude Belle Elion
5. Giulia Lami: Anna Politkovskaja
6. Michela Marzano: Simone de Beauvoir
7. Susanna Venturi: Venes Zini detta Neves
1. INCONTRI. SI E' SVOLTO A BLERA IL 20 APRILE UN INCONTRO DI FORMAZIONE ALLA COMUNICAZIONE NONVIOLENTA
Mercoledi' 20 aprile 2011 si e' svolto a Blera (Vt), nell'ambito di uno specifico percorso formativo iniziato da diversi mesi, un incontro di formazione alla comunicazione nonviolenta in ambito comunitario.
Nel corso dell'incontro e' stata svolta una analisi critica della violenza maschilista e patriarcale.
Le persone partecipanti hanno espresso ancora una volta un persuaso e concreto impegno contro la guerra e contro il razzismo, per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa della biosfera.
Come gia' nei precedenti incontri e' stata messa a verifica e sperimentata l'efficacia della tecnica deliberativa nonviolenta del metodo del consenso.
2. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Riproponiamo il seguente appello]
Giova ripetere le cose che e' giusto fare.
Tra le cose sicuramente ragionevoli e buone che una persona onesta che paga le tasse in Italia puo' fare, c'e' la scelta di destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
"Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli". Cosi' recita la "carta programmatica" del movimento fondato da Aldo Capitini.
Sostenere il Movimento Nonviolento e' un modo semplice e chiaro, esplicito e netto, per opporsi alla guerra e al razzismo, per opporsi alle stragi e alle persecuzioni.
Per destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' sufficiente apporre la propria firma nell'apposito spazio del modulo per la dichiarazione dei redditi e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione: 93100500235.
Per contattare il Movimento Nonviolento, per saperne di piu' e contribuire ad esso anche in altri modi (ad esempio aderendovi): via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
3. PROFILI. MARIATERESA FUMAGALLI BEONIO BROCCHIERI: ROSVITA DI GANDERSHEIM
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it
Mariateresa Fumagalli, "professore di Storia della filosofia medievale all'Universita' degli Studi di Milano, condirettore della "Rivista di Storia della Filosofia" fondata da M. Dal Pra, e delle collane Quodlibet (Lubrina, Bergamo) e di Filosofia (Franco Angeli). Ultimi libri: Cristiani in armi (Laterza); Luoghi e voci del pensiero medievale, con Riccardo Fedriga (Encyclomedia Publishers); Pico della Mirandola (Laterza); in preparazione Santi e eroi (Laterza) con G. Guidorizzi. Sul medioevo, e sulla filosofia medievale, vedi la bibliografia al sito http://www.mtfbb.com/bibliografia_generale.htm . Su Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri da "La nonviolenza e' in cammino" n. 1352 (del 2006) riprendiamo la seguente biobibliografia essenziale estratta dal sito di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri (www.mtfbb.com): "Professoressa ordinaria di storia della filosofia medievale all'Universita' degli studi di Milano, libera docente in storia della filosofia, membro della redazione e gia' direttrice responsabile della "Rivista di storia della filosofia" fondata da Mario Dal Pra, condirettrice della Collana di Storia della Filosofia (Franco Angeli, Milano), condirettrice di "Doctor Virtualis", rivista online e su carta di storia della filosofia medievale, membro del comitato scientifico della rivista "Nuova civilta' delle macchine". Direttrice, con Luca Bianchi e Massimo Parodi, della collana Quodlibet (Lubrina, Bergamo). Visiting Professor alla Universita' di Pennsylvania (Philadelphia), alla U. B. A. (Buenos Aires), alla Universita' Ebraica di Gerusalemme. Coordinatrice di alcuni progetti di ricerca. Collaboratrice, dal 1988 al 2003, all'inserto culturale de "Il Sole 24 Ore". Bibliografia di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri: Cristiani in armi. Da sant'Agostino a papa Wojtyla, Roma-Bari, Laterza, 2006; Lettere di due amanti. Abelardo ed Eloisa?, prefazione di Mariteresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione di Claudio Fiocchi, Milano, Rcs Libri, 2006; Numero monografico della "Rivista di Storia della Filosofia" sul tema Filosofie e teologie nel medioevo, a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, con contributi di Claudio Fiocchi, Stefano Simonetta, Massimo Parodi et alii, Nuova serie 61 (2006 - I), Milano, Franco Angeli; Premessa, in Rivista di Storia della Filosofia - Nuova serie 61 (2006 - I), Milano, Franco Angeli; Federico II. Ragione e fortuna, Roma-Bari, Laterza, 2004; Il filosofo e la citta' nel Medioevo, in Atti del convegno "I filosofi e la citta'", Francavilla al Mare 16-18 novembre 2000, a cura di Carlo Tatasciore, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici - Societa' Filosofica Italiana, Sezione di Francavilla al Mare, La Citta' del Sole, 2003, pp. 51-66; AA. VV., John Wyclif: logica, politica, teologia. Atti del Convegno Internazionale - Milano, 12-13 febbraio 1999, a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri e Stefano Simonetta, premessa di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Firenze, Sismel - Edizioni del Galluzzo, 2003; Guerra, per i cristiani era il simbolo della Caduta, in "Reset" 76 (Marzo - Aprile 2003); Profilo del pensiero medievale, in collaborazione con Gianluca Briguglia, Roma-Bari, Laterza, 2002; L'estetica medievale, Bologna, Il Mulino, 2002; Ma e' possibile moderare l'Onnipotente? in "Reset" 69 (Gennaio - Febbraio 2002); Marsilio da Padova, Il difensore della pace, introduzione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione e note di Mario Conetti, Claudio Fiocchi, Stefano Radice e Stefano Simonetta, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2001; Il meraviglioso, in Milano. Meraviglie. Miracoli. Misteri, a cura di Roberta Cordani, Milano, Casa Editrice Libreria Internazionale Partipilo, 2001, pp. 6-7; Tre storie gotiche. Idee e uomini del Medioevo, Bologna, Il Mulino, 2000; Il pensiero politico medievale, con la collaborazione di Mario Conetti e Stefano Simonetta, Roma-Bari, Laterza, 2000; Ildegarda di Bingen. Invito alla lettura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione dei brani di Claudio Fiocchi, Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 2000; Potentia absoluta - potentia ordinata: une longue histoire au moyen-age, in Potentia Dei. L'onnipotenza divina nel pensiero dei secoli XVI e XVII, a cura di Guido Canziani, Miguel A. Granda, Yves Charles Zarka, Milano, Franco Angeli, 2000, pp. 13-23; Pico della Mirandola, Casale Monferrato, Piemme, 1999; Le due chiese. Progetti di riforma politico-religiosa nei secoli XII-XV, a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Milano, Unicopli, 1998 (Introduzione alle pp. 9-78); Riccardo da Bury, Philobiblon, o l'amore per i libri, introduzione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione e note di Riccardo Fedriga, Milano, Rizzoli, 1998; Guglielmo d'Ockham, La spada e lo scettro. Due scritti politici, introduzione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri; traduzione, note e schede di Stefano Simonetta, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 1997; Numero monografico della "Rivista di Storia della Filosofia" sul pensiero politico medievale a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Nuova serie, 52 (1997 - I), Milano, Franco Angeli; Premessa. Venti generazioni fa, in "Rivista di Storia della Filosofia", Nuova serie, 52 (1997 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 7-15; Lettere di Abelardo e Eloisa, a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri (con introduzione della curatrice), trad. di Cecilia Scerbanenco, Milano, Rizzoli, 1996; Platone e Aristotele nel Medioevo, in Aristotelismo e Platonismo nella cultura del Medioevo, a cura di Arianna Arisi Rota e Massimiliano De Conca, Pavia, Collegio Ghislieri, Ibis, 1996, pp. 33-43; Genoveffa e il drago. L'avventura di una donna medievale, in collaborazione con Cecilia Scerbanenco, Roma-Bari, Laterza, 1995; Sant'Agostino, La felicita'. La liberta', introduzione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione e note di Riccardo Fedriga e Sara Puggioni, Milano, Rizzoli, 1995 (riedizioni 1997 e 2001); L'amore passione assoluta, in Storia delle passioni, a cura di Silvia Vegetti Finzi, Roma-Bari, Laterza, 1995 (nuova edizione 2000, pp. 75-100); The feminine mind in medieval mysticism, in Creative women in medieval and early modern Italy, a cura di E. Ann Matter e John Coakley, University of Pennsylvania Press, 1995; Logica e linguaggio nel Medioevo, a cura di Riccardo Fedriga e Sara Puggioni; con una premessa di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Milano, Led, 1993; L'eta' filosofica di Matteo d'Acquasparta, in Matteo d'Acquasparta, francescano, filosofo, politico. Atti del XXIX Convegno storico internazionale. Todi, 11-14 ottobre 1992, Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto 1993, pp. 1-17 (discorso inaugurale); Anselmo d'Aosta: logica e dottrina, Numero monografico della "Rivista di Storia della Filosofia" a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Nuova serie, XLVIII (1993 - III), Milano, Franco Angeli; Anselmo d'Aosta: logica e dottrina. Premessa, in "Rivista di Storia della Filosofia" - Nuova serie, XLVIII (1993 - III), Milano, Franco Angeli, pp. 453-455; In una aria diversa. La sapienza di Ildegarda di Bingen, Milano, Mondadori, 1992; Pietro Abelardo, Dialogo tra un filosofo, un giudeo e un cristiano, introduzione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione e note di Cristina Trovo', Milano, Rizzoli, 1992; Le enciclopedie, in Lo spazio letterario del Medioevo, Roma, 1992, I. Il Medioevo latino, Vol. I. La produzione del testo, tomo II, pp. 635-657; L'universita': le idee, in Antiche universita' d'Europa. Storia e personaggi degli atenei nel Medio Evo, a cura di Franco Cardini e Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Milano, G. Mondadori, 1991, pp. 10-27; Luca Bianchi, Eugenio Randi, Le verita' dissonanti: Aristotele alla fine del Medioevo, prefazione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Roma-Bari, Laterza, 1990; Ricordo di Eugenio Randi 1957-1990, in "Rivista di Storia della Filosofia", nuova serie, XLV (1990 - IV), Milano, Franco Angeli, pp. 825-826; Storia della filosofia medievale. Da Boezio a Wyclif, con Massimo Parodi, Roma-Bari, Laterza, 1989 (terza edizione 1996, quarta edizione 2002); Eloisa, l'intellettuale, in F. Bertini, F. Cardini, C. Leonardi, Mt. Fumagalli Beonio Brocchieri, Medioevo al femminile, Roma-Bari, Laterza, 1989 (terza edizione nella collana "Storia e societa'" 1992; prima edizione nella collana "Economica Laterza" 1996; terza edizione nella collana "Economica Laterza" 2001, pp. 121-144); Ildegarda, la profetessa, in F. Bertini, F. Cardini, C. Leonardi, Mt. Fumagalli Beonio Brocchieri, Medioevo al femminile, Roma-Bari, Laterza, 1989 (terza edizione nella collana "Storia e societa'" 1992; prima edizione nella collana "Economica Laterza" 1996; terza edizione nella collana "Economica Laterza" 2001, pp. 145-169); Le bugie di Isotta. Immagini della mente medievale, Roma-Bari, Laterza, 1987 (seconda edizione 2002); L'intellettuale, in L'uomo medievale, a cura di Jacques Le Goff, Roma-Bari, Laterza, 1987, (riedizione nella collana "Economica Laterza", Roma-Bari 1993, pp. 203-233), poi in Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri - Eugenio Garin, L'intellettuale tra Medioevo e Rinascimento, Roma-Bari, Laterza, 1994; Il pensiero di John Wyclif nel quadro della filosofia del suo secolo, in AA. VV., John Wiclif e la tradizione degli studi biblici in Inghilterra, Genova 1987, pp. 45-59; Peter Dronke, Donne e cultura nel Medioevo: scrittrici medievali dal II al XIV secolo, prefazione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione di Eugenio Randi, Milano, Il saggiatore, 1986; Sopra la volta del mondo. Onnipotenza e potenza assoluta di Dio tra Medioevo e eta' moderna, a cura di Mariateresa Beonio Brocchieri, Bergamo, Lubrina, 1986; Piu' cose in cielo e in terra, in AA. VV., Sopra la volta del mondo. Onnipotenza e potenza assoluta di Dio tra Medioevo e eta' moderna, a cura di Mariateresa Beonio Brocchieri, Bergamo, Lubrina (collana Quodlibet), 1986, pp. 17-31; Momenti e modelli nella storia dell'enciclopedia. Il mondo musulmano, ebraico e latino a confronto sul tema dell'organizzazione del sapere, Numero monografico della "Rivista di Storia della Filosofia" a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, nuova serie, XL (1985 - I), Milano, Franco Angeli; Momenti e modelli nella storia dell'enciclopedia. Il mondo musulmano, ebraico e latino a confronto sul tema dell'organizzazione del sapere. Premessa, in "Rivista di Storia della Filosofia", nuova serie, XL (1985 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 3-6; Due enciclopedie dell'Occidente medievale: Alessandro Neckam e Bartolomeo Anglico, con Massimo Parodi, in "Rivista di Storia della Filosofia", nuova serie, XL (1985 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 51-90; Giovanni di Salisbury, Policraticus. L'uomo di governo nel pensiero medievale, presentazione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, introduzione di Luca Bianchi, traduzione di L. Bianchi e P. Feltrin, Milano, Jaca Book, 1984; Il gentile uomo innamorato. Note sul "De amore", in AA. VV., La storia della filosofia come sapere critico. Studi offerti a Mario Dal Pra, Milano, Franco Angeli, 1984, pp. 36-51; Eloisa e Abelardo: parole al posto di cose, Milano, A. Mondadori, 1984; Inos Biffi, Costante Marabelli, Invito al Medioevo, conversazioni con Mariateresa Beonio Brocchieri e altri, Milano, Jaca Book, 1982; Le enciclopedie dell'occidente medioevale, Torino, Loescher, 1981; Perche' il Medioevo? Il Medioevo nei romanzi contemporanei, in "Quaderni medievali", 12 (1981), p. 174-178; Marsilio e Wyclif: analogie?, in "Medioevo", 6 (1980), pp. 569-575; Numero monografico della "Rivista critica di Storia della Filosofia" sul pensiero di Abelardo a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, XXXIV (1979 - IV), Milano, Franco Angeli; Sull'unita' dell'opera abelardiana, in "Rivista critica di Storia della Filosofia", XXXIV (1979 - IV), Milano, Franco Angeli, pp. 429-438; La Chiesa invisibile: riforme politico-religiose nel basso Medioevo, a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Milano, Feltrinelli, 1978; Wyclif: il comunismo dei predestinati, Firenze, Sansoni, 1975; Dalla "Sacra Doctrina" alla "Theologia": Pietro Abelardo (cap. X, pp. 201-235), Filosofia della natura e fede: le scuole di Chartres e di S. Vittore (cap. XI, pp. 237-257), Giovanni di Salisbury, Alano di Lilla e Nicola di Amiens (cap. XII, pp. 259-271), in Storia della filosofia, diretta da Mario Dal Pra, vol. quinto ("La filosofia medievale. dal sec. VI al sec. XII"), Milano, Casa Editrice Dr. Francesco Vallardi - Societa' Editrice Libraria, 1975-1976; Ratio, sensus e auctoritas nelle opere di Adelardo di Bath, in Pierre Abelard et Pierre le Venerable. Les courants philosophiques, litteraires et artistiques en occident au milieu du XIIe siecle, a cura di Rene' Louis, Jean Jolivet e Jean Chatillon (Abbaye de Cluny, 2 au 9 juillet 1972. Actes et memoires des colloques internationaux du Centre National de la Recherche Scientifique 546), Paris 1975, pp. 631-638, discussione pp. 639-640; Introduzione a Abelardo, Roma-Bari, Laterza, 1974 (seconda edizione 1988, terza edizione 2000); La relation entre logique, physique et theologie, in Peter Abelard. Proceedings of the International Conference, Louvain, 10-12 maggio 1972, a cura di E. M. Buytaert, Leuven The Hague 1974, pp. 153-162; Etienne Gilson, La filosofia nel Medioevo. Dalle origini patristiche alla fine del XIV secolo, traduzione di Maria Assunta del Torre, aggiornamento bibliografico di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Firenze, La Nuova Italia, 1973; Durando di S. Porziano. Elementi filosofici della terza redazione del "Commento alle Sentenze", Firenze, La nuova Italia, 1969; Note per una indagine del concetto di retorica in Abelardo, in AA. VV., Arts liberaux et philosophie au Moyen Age, Montreal-Paris 1969, pp. 829-832; La logica di Abelardo, Firenze, La nuova Italia, 1964 (seconda edizione 1969); Note sulla logica di Abelardo. V. L'"Argumentatio", in "Rivista critica di Storia della Filosofia", XVIII (1963 - II), Milano, Franco Angeli, pp. 131-146; Note sulla logica di Abelardo. IV. Il significato della "propositio", in "Rivista critica di Storia della Filosofia", XV (1960 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 14-21; Note sulla logica di Abelardo. III. Il significato dei nomi universali, in "Rivista critica di Storia della Filosofia", XIV (1959 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 3-27; Note sulla logica di Abelardo. II. Il problema del significato, in "Rivista critica di Storia della Filosofia", XIII (1958 - III), Milano, Franco Angeli, pp. 280-290; Note sulla logica di Abelardo. I. La concezione abelardiana della logica, in "Rivista critica di Storia della Filosofia", XIII (1958 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 12-26"]
Rosvita di Gandersheim (935 - 973).
Scrittrice di monastero o di corte? Gli studiosi dei poemi e dei drammi scritti dalla badessa Rosvita, nata piu' di mille anni fa, ne discutono. Imparentata con la famiglia imperiale sassone, Rosvita scrisse, lei donna e monaca, una biografia sull'imperatore Ottone I su richiesta espressa del successore. Rosvita non stava dunque sempre chiusa nel chiostro - del resto non lontano da Magdeburgo, sede imperiale - e a corte apprendeva dagli ambasciatori dell'impero le novita' del mondo: una volta ascolto' con ammirazione, lo ricorda lei stessa, un resoconto sulle meraviglie artistiche e intellettuali della citta' di Cordova, allora sotto il dominio arabo, dove fioriva una straordinaria cultura.
Mente curiosa e vivace, Rosvita si interrogava sul mondo a lei contemporaneo e ammirava gli antichi scrittori: la lettura dei drammi del latino Terenzio (II secolo a. C.) la spinse all'emulazione e alla composizione di opere teatrali (Il Gallicano, la Resurrezione di Drusiana e Callimaco, La conversione di Taide...) per le quali secoli dopo ebbe l'ammirazione di Anatole France.
A Terenzio, il suo modello, Rosvita deve molto per la struttura della lingua e la forma drammaturgica, ma il suo universo morale e' naturalmente diverso e inserito in un quadro, piu' metafisico che religioso, ispirato all'armonia al di la' dal caos conflittuale e crudele della vita. E qui l'influenza filosofica di Boezio (V secolo) e' evidente. La "tentazione dell'amore e dei sensi" e' il tema principale del teatro di Rosvita, tentazione alla quale i personaggi femminili talvolta resistono e altre volte si abbandonano. Ma alla fine sono le donne a trionfare sulla "crudelta'" degli uomini persecutori e seduttori.
Una lettura femminista dei drammi di Rosvita e' anacronistica, ma si deve riconoscere che nel suo teatro le donne sono sempre personaggi positivi mentre gli uomini vengono dipinti per lo piu' come esseri rozzi e brutali.
Il singolare clima dei drammi di Rosvita e' stato ricordato da Antonin Artaud nel manifesto sul Teatro della crudelta' (1932): "e' una crudelta', quella messa in scena, che si combina con un specie di purezza morale che non teme di pagare per la vita il prezzo che e' necessario". I drammi di Rosvita presentati, lei vivente, alla corte imperiale come letture sceniche, hanno conosciuto nel secolo scorso varie rappresentazioni teatrali e sono stati tradotti anche in italiano da Ferruccio Bertini (Dialoghi drammatici, Garzanti 1986).
4. PROFILI. MANUELA GIOVANNETTI: GERTRUDE BELLE ELION
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it
Manuela Giovannetti, "professore ordinario di Microbiologia Agraria e Preside della Facolta' di Agraria dell'Universita' di Pisa. Ha svolto ricerche in laboratori e universita' europee, tra cui Cambridge, Dundee, Rothamsted, Copenhagen, Helsinki. Delegato Nazionale Miur per i progetti Europei Cost 8.38 e Cost 8.70, studia il ruolo dei microrganismi benefici del suolo in agricoltura sostenibile"]
Gertrude Belle Elion (New York 1918 - Chapel Hill (North Carolina) 1999).
Gertrude, detta Trudy, nacque da genitori ebrei, emigrati dall'Europa dell'Est, il padre dalla Lituania e la madre dalla Russia, e visse un'infanzia felice nel Bronx, con il fratello piu' giovane. La morte per cancro del nonno, avvenuta quando lei era un'adolescente, fu una svolta. "Questa e' la malattia contro la quale dovrai lavorare - mi dissi - e non ho mai piu' smesso di pensarci". Incoraggiata dal padre dentista, frequento' lo Hunter, un college femminile dove si diplomo' con il massimo dei voti nel 1937. "Mi resi conto che le porte erano chiuse soltanto quando cominciai a bussarci. Uscivo da un college tutto di ragazze, 75 di noi si erano diplomate in chimica, ma la maggior parte avrebbe insegnato. La Grande Depressione non era finita, sapevo che era difficile trovare lavoro, pero' credevo che lo fosse per tutti... Nessuno mi prendeva sul serio, il mondo non stava affatto aspettando me... 'Lei ha le qualifiche giuste', mi sentivo rispondere, 'ma non abbiamo mai avuto un donna prima e pensiamo che lei sarebbe una causa di distrazione'".
Cosi', mentre studiava alla New York University (unica donna laureata in chimica nel 1941), fece molti lavoretti: segretaria in uno studio dentistico, supplente di fisica e chimica per 7,50 dollari al giorno, assistente di laboratorio per la cifra "sontuosa di 20 dollari alla settimana". Alla Johnson & Johnson, mentre controllava il colore della mayonnaise, l'acidita' dei cetriolini, o studiava le muffe della frutta, imparava a usare tecniche e strumenti. Si era innamorata e progettava di sposarsi, quando il fidanzato si ammalo' di endocardite batterica e mori', solo due anni prima che fosse disponibile la penicillina che avrebbe potuto curarlo e "questo mi convinse ancora di piu' dell'importanza delle scoperte scientifiche". Lei non si sposo' mai, "all'epoca per le donne non era facile avere una famiglia e una carriera, se avevano figli dovevano restare a casa".
Nel 1944, pero', poiche' molti uomini erano partiti per la guerra, fu assunta per 50 dollari alla settimana dai Burroughs Wellcome Laboratories come assistente del chimico George Hitchings, con cui lavoro' per 40 anni. Hitchings fu un vero mentore: dalla chimica organica allargo' i suoi orizzonti alla microbiologia, biochimica, farmacologia, immunologia, virologia. "L'idea era... di superare nuove frontiere, trovare nuove montagne da scalare". Provo' a conseguire il dottorato, ma avrebbe dovuto rinunciare al lavoro, non se lo poteva permettere. A lungo, nonostante i successi, si senti' inadeguata. Questo non le impedi' di mettere a punto un metodo rivoluzionario. Invece di saggiare l'attivita' di molecole scelte a caso, con Hitchings cercava di individuare le differenze biochimiche di cellule umane sane e tumorali, e quelle di batteri, protozoi e virus, e poi di sviluppare farmaci che bloccassero selettivamente la replicazione delle cellule tumorali o dei patogeni. Insieme sintetizzarono la diaminopurina, che interferisce con il metabolismo degli acidi nucleici, la 6-mercaptopurina, primo chemioterapico efficace nel trattamento della leucemia infantile, tuttora usato contro alcune forme di cancro. E tra varie molecole attive contro la malaria e la gotta, a lei si deve l'azatioprina, un immunosoppressore in grado di evitare i rigetti ("quando incontri qualcuno che da 25 anni vive con un rene trapiantato, sei ricompensata", disse poi), e l'acyclovir, il primo composto efficace contro virus come Herpes simplex.
Nel 1967 prese la direzione del dipartimento di terapia sperimentale dei laboratori Wellcome, nel 1983 ando' in pensione, ma fino alla morte continuo' a farvi ricerca da scienziata emerita e da consulente. Cosi' fu lei a coordinare lo sviluppo dell'Azt, il primo medicinale utilizzato contro l'Aids. Sembra una vita di puro lavoro, anche se in laboratorio non le sembrava di lavorare, ma i colleghi ricordano una Trudy allegra e paziente nell'insegnare ai giovani, grande viaggiatrice spesso in compagnia di uno dei quattro nipoti, appassionata di teatro, di concerti, di opera lirica, Mozart soprattutto, e con un debole per gli abiti da sera di colore "blue Trudy".
Il suo valore fu riconosciuto a livello nazionale ed internazionale. Consulente della Societa' Americana per la Leucemia, della Societa' Americana per il Cancro e della Associazione Americana per la Ricerca sul Cancro, di cui divenne presidente nel 1983, fu chiamata come consulente dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' in comitati che si occupavano di ricerca sulle malattie tropicali e divenne presidente del comitato per la chemioterapia della malaria.
Nel 1988, insieme a James Black, lei e Hitchings ricevettero il premio Nobel per la Medicina, inusuale per ricercatori di un'azienda privata. Ma una sola delle sue scoperte bastava a giustificare il premio, presto seguito da 25 lauree e dottorati honoris causa. Aveva anche ottenuto 45 brevetti e nel 1991 fu inserita nel National Inventors Hall of Fame: ancora una volta era la prima donna.
Fonti, risorse bibliografiche, siti: Kent R. and Huber B., Gertrude Belle Elion (1918-1999). Pioneer of drug discovery, Nature, 1998, n. 398; Avery, Mary Ellen, Gertrude Elion, Bibliographical Memoirs, The National Academy of Sciences, 2000; The Chemical Heritage Foundation. Gertrude Belle Elion. A Lifeline. Magic Bullets. Chemistry vs Cancer, 2001; Jewish Women's Archive, Gertrude Elion, Overview.
5. PROFILI.GIULIA LAMI: ANNA POLITKOVSKAJA
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it
Giulia Lami, "ordinario di Storia dei Paesi slavi nell'Universita' degli Studi di Milano, e' specialista di storia della cultura e della storiografia russa ed europeo orientale. Fra le sue pubblicazioni principali recenti: La questione ucraina fra '800 e '900 (Milano, 2005); Ucraina 1921-1956 (Milano, 2008); con A. Giustino Vitolo, Storia e Filosofia in N. A. Berdjaev (Milano, 2000)".
Anna Politkovskaja, giornalista russa, nata a New York nel 1958, impegnata nella denuncia delle violazioni dei diritti umani con particolar riferimento alla guerra cecena, e' stata assassinata nell'ottobre 2006. Tra le opere di Anna Politkovskaja disponibili in italiano: Cecenia. Il disonore russo, Fandango, 2003; La Russia di Putin, Adelphi, 2005; Diario russo 2003-2005, Adelphi, Milano 2007; Proibito parlare, Mondadori, Milano 2007, 2008. Cfr. anche i testi ne "La nonviolenza e' in cammino" n. 1445, 1447, 1460, 1477; in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 85, 275-276; nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 248, 977; nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 473, ed in altri fascicoli ancora del nostro notiziario]
Anna Stepanovna Mazepa Politkovskaja (New York 1958 - Mosca 2006).
Nasce in una una famiglia di diplomatici sovietici di nazionalita' ucraina impiegati presso l'Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa).
Studia giornalismo presso l'Universita' Lomonosov di Mosca dove si laurea nel 1980 con una tesi sulla poetessa Marina Cvetaeva. Nel frattempo si e' sposata con il giornalista russo Aleksandr Politkovskij da cui avra' due figli: Il'ja e Vera. Anna si dedica alla carriera giornalistica, scrivendo per il giornale della compagnia aerea di bandiera Aereoflot e presso la testata giornalistica "Izvestija" dal 1982 al 1993, anno in cui passa a "Obscaja Gazeta" dove ricopre la mansione di assistente dell'allora direttore principale Igor Jakovlev.
Fin da subito collabora con radio e canali televisivi indipendenti, interessandosi soprattutto della questione del Caucaso e della politica russa in quella regione. Dal 1999 segue il secondo conflitto in Cecenia e le vicende di Daghestan ed Inguscezia per la testata indipendente di orientamento liberale "Novaja Gazeta", dalle cui colonne svolge una implacabile critica alla politica di Putin, che giudica essenzialmente antidemocratica ed aggressiva.
Negli anni della perestrojka e della prima epoca postsovietica si accendono le speranze che la Russia abbracci la democrazia e diventi uno stato di diritto allineato agli standards europei; ma il progressivo affermarsi di un modello autoritario di governo, di cui la violenta conduzione della guerra in Cecenia e' lo specchio, spingono la Politkovskaja ad una critica sempre piu' serrata ed implacabile della politica condotta da Putin in Russia e nel Caucaso. La Politkovskaja diventa una voce scomoda, che, con i modi del giornalismo di inchiesta, porta avanti temi propri alla tradizione gia' sovietica del "dissenso". Paladina dei diritti umani, sostenitrice della democrazia e delle liberta' ad essa connesse, la Politkovskaja segnala il regresso in senso antidemocratico del suo paese, la spregiudicatezza della nuova "verticale di potere" posta in essere da Putin, di cui sottolinea la provenienza da quegli organi di sicurezza che erano il baluardo del sistema sovietico.
Fin dai primi pezzi dedicati alla Cecenia, riceve minacce di morte, ma continua a seguire le sorti del Caucaso per la "Novaja Gazeta", correndo alti rischi, ma cercando sempre il contatto con gli attori della guerra, sia russi sia ceceni, sia militari, sia, soprattutto, civili. In particolare, cerca di ricordare ai suoi connazionali che anche i ceceni sono cittadini russi al pari degli altri soggetti della Federazione, anche se la spirale di violenza in cui la guerra cecena s'avviluppa porta a dimenticarlo, come ben dimostrano gli innumerevoli episodi che descrive nel libro Cecenia, il disonore russo. "Nell'arco della mia esistenza voglio riuscire a vivere una vita da essere umano in cui ogni individuo sia rispettato".
Nell'ottobre del 2002 e' chiamata dai terroristi ceceni che hanno occupato il teatro Dubrovka a mediare nelle trattative con il governo russo. Il blitz delle autorita' russe rende vana ogni trattativa: il gas immesso nel teatro uccide tutti i terroristi e molti degli ostaggi. Questo accentua la critica della Politkovskaja nei confronti del governo, che accusa di essere indifferente alla vita dei suoi cittadini, pur di vincere con la forza la partita con i terroristi.
Memore di questo precedente, nel 2004 cerca di raggiungere Beslan dove i terroristi hanno occupato una scuola, ma sull'aereo viene colpita da un malore che la costringe a tornare a Mosca: affermera', senza poterlo dimostrare, d'essere stata vittima d'un tentativo d'avvelenamento.
La Politkovskaja continua nel suo impegno civile e giornalistico - nonostante le crescenti intimidazioni da cui e' colpita - dalle pagine di "Novaja Gazeta" fino al 7 ottobre 2006, quando viene freddata con cinque colpi di pistola nell'ascensore di casa.
Anna Politkovskaja resta una figura scomoda, su cui si cerca di far cadere il silenzio in patria, nonostante la sua notorieta' internazionale, testimoniata, fra l'altro, dai numerosi premi che ha ricevuto durante la sua carriera e anche dopo la sua morte.
I suoi figli hanno scelto di continuare a tenerne vivo il ricordo e l'esempio, e di ricercare la verita' sulla sua fine lontano dalla ribalta della politica, ma con appassionata determinazione.
Fonti, risorse bibliografiche, siti: sito dell'associazione www.annaviva.com creata in sua memoria; Anna Politkovskaja, Per questo. Alle radici di una morte annunciata. Articoli 1999-2006, Milano, Adelphi 2009; Anna Politkovskaja, Un piccolo angolo d'inferno, Milano, Rizzoli 2008; Anna Politkovskaja, Proibito parlare. Cecenia, Beslan, Teatro Dubrovka: le verita' scomode della Russia di Putin, Milano, Mondadori 2007; Anna Politkovskaja, Diario russo 2003-2005, Milano, Adelphi 2007; Anna Politkovskaja, La Russia di Putin, Milano, Adelphi 2005; Anna Politkovskaja, Cecenia. Il disonore russo, (con introduzione di Roberto Saviano), Roma, Fandango Libri 2003; A. Riscassi, Anna e' viva. Storia di Anna Politkovskaja. Una giornalista non rieducabile, Casale Monferrato, Edizioni Sonda 2009.
6. RIFLESSIONE. MICHELA MARZANO: SIMONE DE BEAUVOIR
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 29 marzo 2011 col titolo "Se abbiamo bisogno di Simone de Beauvoir" e il sommario "Non si nasce donna, lo si diventa".
Su Michela Marzano dalla Wikipedia estraiamo la seguente scheda: "Maria Michela Marzano (Roma, 20 agosto 1970) e' una filosofa e docente italiana, residente in Francia. Nata nel 1970 a Roma, ha studiato all'universita' di Pisa e alla Scuola Normale Superiore. Dopo aver conseguito un dottorato di ricerca in filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa, è diventata docente all'Università di Parigi V (René Descartes), dove è attualmente professore ordinario. Autrice di numerosi saggi e articoli di filosofia morale e politica, ha curato il "Dictionnaire du corps" (PUF, 2007). Si occupa di filosofia morale e politica e in particolar modo del posto che occupa al giorno d'oggi l'essere umano, in quanto essere carnale. L'analisi della fragilità della condizione umana rappresenta il punto di partenza delle sue ricerche e delle sue riflessioni filosofiche. Ambiti di ricerca: il corpo umano e il suo statuto etico; etica sessuale; etica medica; aspetti teorici del ragionamento morale e delle norme e dei valori che possono giustificare una condotta. Bibliografia: a) in francese: Penser le corps, Presses universitaires de France 2002; La fidelite' ou l'amour a' vif, Hachette 2005; Alice au pays du porno (con Claude Rozier), Ramsay 2005; Le Corps: Films X : Y jouer ou y etre, entretien avec Ovidie, Autrement 2005; Je consens, donc je suis... Ethique de l'autonomie, Puf 2006; Malaise dans la sexualite', J.C. Lattes 2006; La philosophie du corps, Puf 2007; Dictionnaire du corps, Puf 2007; La mort spectacle, Gallimard 2007; La pornographie ou l'epuisement du desir, Buchet-Chastel, 2003, Hachette 2003, 2007; L'ethique appliquee, Puf 2008; Extension du domaine de la manipulation, de l'entreprise a' la vie privee, Grasset et Fasquelle 2008; Visage de la peur, Puf 2009; Le Fascisme. Un encombrant retour?, Larousse 2009). b) in italiano: Straniero nel corpo. La passione e gli intrighi della ragione. Milano, Giuffre' Editore, 2004; Estensione del dominio della manipolazione. Dalla azienda alla vita privata. Milano, Mondadori, 2009; Critica delle nuove schiavitu'. Lecce, Pensa MultiMedia, 2009 (con Yves Charles Zarka e Christian Delacampagne); Sii bella e stai zitta. Perche' l'Italia di oggi offende le donne, Milano Mondadori, 2010; La filosofia del corpo, Il Melangolo, 2010; Etica oggi. Fecondazione eterologa, "guerra giusta", nuova morale sessuale e altre questioni contemporanee, Edizioni Erickson, 2011".
Simone de Beauvoir e' nata a Parigi nel 1908; e' stata protagonista, insieme con Jean-Paul Sartre, dell'esistenzialismo e delle vicende della cultura, della vita civile, delle lotte politiche francesi e mondiali dagli anni Trenta fino alla scomparsa (Sartre e' morto nel 1980, Simone de Beauvoir nel 1986). Antifascista, femminista, impegnata nei movimenti per i diritti civili, la liberazione dei popoli, di contestazione e di solidarieta', e' stata anche lucida testimone delle vicende e degli ambienti intellettuali di cui e' stata partecipe e protagonista. Opere di Simone de Beauvoir: pressoche' tutti i suoi scritti sono stati tradotti in italiano e piu' volte ristampati; tra i romanzi si vedano particolarmente: Il sangue degli altri (Mondadori), Tutti gli uomini sono mortali (Mondadori), I mandarini (Einaudi); tra i saggi: Il secondo sesso (Il Saggiatore e Mondadori), La terza eta' (Einaudi), e la raccolta Quando tutte le donne del mondo... (Einaudi). La minuziosa autobiografia (che e' anche un grande affresco sulla vita culturale e le lotte politiche e sociali in Francia, e non solo in Francia, attraverso il secolo) si compone di Memorie d'una ragazza perbene, L'eta' forte, La forza delle cose, A conti fatti, cui vanno aggiunti i libri sulla scomparsa della madre, Una morte dolcissima, e sulla scomparsa di Sartre, La cerimonia degli addii, tutti presso Einaudi. Opere su Simone de Beauvoir: Enza Biagini, Simone de Beauvoir, La Nuova Italia, Firenze 1982 (cui si rinvia per una bibliografia critica ragionata)]
"Non si nasce donna, lo si diventa". Lo slogan di Simone de Beauvoir e' famoso. Esattamente come sono noti i suoi rapporti complessi con Sartre, le sue battaglie politiche, i suoi romanzi. Ma Simone de Beauvoir non e' solo questo. E' soprattutto una delle maggiori intellettuali del XX secolo, la cui opera, talvolta complessa, talvolta ambivalente, ci ha lasciato in eredita' una liberta' immensa: quella di pensare con lei o contro di lei. Perche' essere veramente liberi, significa volere la liberta' degli altri.
"Solo la liberta' dell'altro e' capace di necessitare il mio essere", scriveva nel 1947 in Per una morale dell'ambiguita'. E' forse per questo che, a venticinque anni dalla sua scomparsa, Simone de Beauvoir continua a suscitare interesse e polemiche. E che "Le Monde" le dedica un numero speciale per celebrarne l'opera e la vita, nonostante le critiche devastanti che l'hanno sempre accompagnata nel corso dell'esistenza.
Quando, nel 1949, esce Il secondo sesso, l'obiettivo di Simone de Beauvoir e' chiaro: di fronte alla dominazione maschile, l'unica possibilita' che resta alle donne per accedere all'uguaglianza e' quella di celebrare l'universalita' della ragione. E' solo decostruendo le categorie di "uomo" e "donna" che si potra' un giorno permettere a tutti di accedere al "neutro". La ragione, infatti, non ha "sesso", e anche quando "ha" un corpo, non "e'" mai il corpo in cui si incarna. Opponendosi ad una tradizione filosofica millenaria secondo la quale esisterebbero due essenze radicalmente differenti, quella femminile e quella maschile, la filosofa francese si batte contro l'idea che le donne siano, per natura, sprovviste di autonomia morale e incapaci di argomentare. Basta con quest'idea che l'obbedienza, la fedelta' e il silenzio siano virtu' tipicamente femminili: la donna non e' solo una creatura sottomessa che assiste impotente alle trasformazioni del proprio corpo; non e' solo la giovane che aspetta di essere fertile, la sposa che diventa madre, l'anziana che, una volta in menopausa, esce dalla circolazione.
Basta con quest'oscurantismo che riduce la donna a "sesso": "La donna si determina e si differenzia in relazione all'uomo, non l'uomo in relazione a lei; e' l'inessenziale di fronte all'essenziale. Egli e' Soggetto, l'Assoluto: lei e' l'Altro". Certo, la donna e' "altro" rispetto ad un semplice corpo programmato per la sessualita' e la riproduzione. Ma proprio perche' non esiste alcuna necessita' biologica di fare figli e di occuparsene, l'altro cui deve aspirare la donna e' la propria razionalita'. Ma cosa resta oggi del suo pensiero universalista? Chi prende ancora il tempo di leggere Il secondo sesso per tirarne le conseguenze necessarie per un vivere-insieme decoroso, senza impantanarsi in inutili querelles?
In questi ultimi anni, all'interno del femminismo, si e' creata una vera e propria frattura. Da un lato, portando al parossismo le posizioni di Simone de Beauvoir, un certo numero di femministe "universaliste" sostengono che il vero problema non e' la differenza di genere (l'insieme delle condizioni psicologiche e sociali che fanno si' che ci si senta uomini o donne) ma la differenza di sesso (l'insieme dei caratteri biologici e genetici): per loro, non esiste alcuna differenza tra gli uomini e le donne, perche' il "sesso" ci viene imposto esattamente come il genere; ogni persona e' al tempo stesso uomo e donna. Dall'altro lato, rifiutando in blocco le analisi della filosofa francese, alcune militanti "differenzialiste" fanno della "capacita' riproduttiva della donna" il simbolo del potere femminile. E se la "verita'" del pensiero di Simone de Beauvoir fosse altrove?
La paladina del femminismo francese non ha mai smesso di esortare le donne a "costruirsi" e a decidere ogni giorno della propria vita. Lo ha fatto rimettendosi sempre in discussione, anche nella propria vita. Svelando le proprie fragilita' e le proprie fratture interne, non ha voluto essere ne' una "leader", ne' una "madre simbolica" per le proprie lettrici. E se ha sempre difeso l'universalismo, e' stato per esortare le donne a superare le contingenze storiche per raggiungere l'uguaglianza tra gli uomini e le donne. Non ha proposto alcun "modello unico" da seguire. Non ha mai rifiutato la singolarita' dell'esperienza individuale. Nei suoi romanzi, ci ha parlato di "sua" madre, dei "suoi" amanti, della "sua" vecchiaia. E lo ha sempre fatto in prima persona. Perche' "ogni incarnazione dell'esistente ha un significato sessuale", come ha scritto piu' volte, iscrivendosi all'interno dell'esistenzialismo di Sartre e di Merleau-Ponty.
Per sottrarsi ai condizionamenti storici, le donne devono innanzitutto rifiutare l'idea di un "destino" predeterminato ed elevarsi alla ragione universale. Devono gettare "dentro il vecchio armadio delle entita'" le idee di "istinto" e di "eterno femminile". Devono affermare insieme agli uomini e "al di la' delle loro differenze naturali", la loro fraternita'. Ma non devono, per questo, rinunciare alla propria singolarita'. Certo, "per sapere in che misura la donna manterra' la propria singolarita' bisognerebbe azzardare dei pronostici molto arditi", scrive la filosofa nelle ultime pagine del Secondo sesso. E' per questo che resta tanto da "dire" e da "fare", come dichiara la psicanalista Julia Kristeva. Ma l'eredita' che ci lascia oggi Simone de Beauvoir e' proprio questa: una serie di chiavi di lettura per pensare il mondo in cui puo' vivere oggi la "donna emancipata". Senza ricette. Senza pretese. Cosciente solo del fatto che, per essere "libere", le donne non devono mai smettere di lottare contro gli stereotipi.
7. PROFILI. SUSANNA VENTURI: VENES ZINI DETTA NEVES
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it.
Susanna Venturi "si occupa di musica colta e di tradizione orale e, come pubblicista, di cronaca e critica musicale. Insegna Storia della musica e Musicologia presso l'Universita' della Basilicata. Ultime pubblicazioni: Giochi di Romagna nella tradizione popolare e contadina (Ravenna, Longo editore, 1996), Oltre la musica (Ravenna, Longo editore, 1998), Il teatro delle voci (Ravenna, Longo editore, 2000)"]
Venes Zini detta Neves (Medicina (Bologna) 1926 - vivente).
"Che mi chiamavo Venes l'ho saputo che ero gia' grande, quando ho cominciato a lavorare. A 14 anni, in risaia. Era il 1940 e me lo disse un sindacalista: ricordati bene che non ti chiami Neves, se non firmi Venes poi quando andrai in pensione...". Da allora scrive Venes, ma a Medicina per tutti e' "la Neves": mondina militante, indomiti capelli bianchi. Bracciante, perche' tutti in quella bassa pianura bolognese che guarda alla Romagna erano braccianti.
"Sono nata nella frazione di Buda, in una famiglia patriarcale, nonni, zii, genitori e noi figli, due sorelle e un fratello. Il nonno boaro e tutti braccianti, solo due zie facevano le sarte. Tutti antifascisti. Comunisti. Al primo maggio lo tenevano d'occhio mio padre, lo sapevano che distribuiva i volantini. Ma non l'hanno mai preso. E a scuola, quando nei mesi invernali portavano il sacco dei panini per la refezione dei bambini, a me non davano mai niente, avevo sette-otto anni, ma lo ricordo bene".
Sono gli anni Trenta, le bambine giocano a zop galaet (piu' noto come Campana o Paradiso), imparano a cucire, danno una mano in casa e a coltivare quel po' di terra presa in terzeria: un terzo del prodotto all'affittuario, due terzi al proprietario. E quando finalmente iniziano a lavorare entrano in risaia. "All'asciutta, a mietere il grano, ci andavano solo le piu' grandi, era troppo pesante. Lavoravamo in branchi, 22-23 donne, ogni zona, ogni contrada aveva il suo, io ero in quello di Buda. Si stava ammollo nell'acqua e si stava piegate, ma ci si divertiva anche: si scherzava, si litigava. E si cantava, tanto. Erano contenti anche i padroni se cantavamo: si lavorava di piu'".
Ogni gruppo aveva il suo caporale, che assegnava le giornate di lavoro e la paga settimanale: "lui stava sull'argine e controllava che nelle infestanti sradicate non ci fossero piantine di riso, e che non si perdesse tempo. Prima della guerra potevi dire poco e ti rubavano i minuti: se scoprivano che avevi l'orologio ti mandavano a casa".
Si lavorava dalle 7 del mattino fino alle 4 del pomeriggio, con due soste per mangiare, colazione e pranzo: "giravamo la bicicletta a ruote all'aria, infilavamo un ombrello tra i pedali cosi' si mangiava all'ombra. La strada era piena di biciclette al ritorno e c'era sempre qualche bicicletta forata, allora ci si aiutava: io ne sapevo portare due, qualcun'altra caricava l'appiedata".
Dopo la guerra cominciano le lotte sindacali, come lo sciopero nazionale del 1949. "Gia' all'inizio dello sciopero si spacco' il sindacato: i saragatiani le mandarono a lavorare quelle di Molinella, ma noi eravamo sull'argine a protestare, c'erano anche gli uomini. Arrivo' la celere, noi scappavamo, ma loro picchiavano e sparavano. Fu allora che ammazzarono Maria Margotti, era il 17 maggio".
Ma la Cgil tenne duro e lo sciopero continuo', 40 giorni in tutto. "Cosi' riuscimmo ad ottenere un chilo di riso al giorno, la mensa in risaia, il diritto alla maternita' e un'ora per l'allattamento, poi il libretto della mutua con 51 giornate di lavoro annue". Perche' si lavorava si', ma in un anno le giornate di lavoro erano poche, le piu' fortunate arrivavano a 80 e i soldi non bastavano mai.
L'anno dopo la Neves si sposa: "mio marito l'ho conosciuto a una riunione del partito, era di famiglia contadina, ma solo con la terra non si viveva e allora lui faceva il muratore". Per le riunioni bastava una stanza o un'aia: "a Medicina il partito aveva solo una camera, le diverse cellule si arrangiavano e ci si incontrava nelle case; la Casa del Popolo grande, con il teatro, l'abbiamo fatta dopo. Si lavorava tutti, il sabato e la domenica, i muratori ma anche gli altri. L'abbiamo fatta noi e adesso ce l'hanno venduta e forse ci tocchera' pagare l'affitto!".
Col matrimonio arrivano anche i figli: il primo nel 1954. "A Buda l'asilo non c'era ancora, allora ci si aiutava, a seconda delle giornate chi era a casa teneva anche i bambini delle altre. Poi ci siamo organizzate con due stanze, un piccolo asilo, affidato a due donne come noi, che funzionava solo per la stagione del riso". La seconda figlia, infatti, l'asilo l'ha frequentato di piu'. "Ero ormai alla fine della gravidanza che ancora andavo in risaia, nel 1964. Ma erano gli ultimi anni, le risaie stavano per finire. E quando e' nato il terzo, nel 1968, e ci siamo trasferiti in paese, la risaia non c'era piu'".
A quel punto molte donne ripiegano sul lavoro a domicilio, pero' la Neves rimane in campagna: "ho fatto sempre la bracciante, fino alla pensione, a 55 anni". Ma ancora oggi non ha smesso di lavorare: come nonna, per i sei nipoti che ogni giorno dopo la scuola corrono a pranzare da lei; e come donna "l'8 marzo vendiamo le mimose, e anche il vischio per Natale, sempre per l'Udi, che poi i soldi li diamo in beneficenza".
E sempre continua a sentirsi mondina: e' dal 1976 che con un gruppo di donne come lei di tanto in tanto torna ad indossare i manicotti e il fazzoletto col cartone e a cantare i canti della risaia, quelli di protesta, ma anche quelli piu' scherzosi, "da ridere", e le "stornelle": senza maestro e senza far prove. Come in risaia.
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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Numero 329 del 21 aprile 2011
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