Telegrammi. 530
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- Date: Tue, 19 Apr 2011 00:47:28 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 530 del 19 aprile 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Noi refrattari
2. Dell'eversione dall'alto (e delle vaste complicita')
3. Ultime notizie da Fukushima
4. Mao Valpiana: Ventiquattresimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta per opporsi alla guerra e al nucleare
5. Contro la guerra una proposta agli enti locali
6. Marcella Alletti: Pina Maisano Grassi
7. Maria Cristina Bartolomei: Elena Lucrezia Cornaro Piscopia
8. Antonia Badini: Faltonia Betitia Proba
9. Carlotta Eco: Marjane Satrapi
10. Per sostenere il Movimento Nonviolento
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. PEPPE SINI: NOI REFRATTARI
A quasi due anni dalla legge 94/2009 che hitlerianamente ha dichiarato ipso facto criminale ogni essere umano che in fuga dalla fame, dalle dittature e dalle guerre giunge in Italia fortunosamente (e quindi senza aver percorso tutti i labirinti del gioco dell'oca dell'onnipervasiva burocrazia del regime dei rapinatori), la generalita' della popolazione indigena italiana si e' abituata, si e' rassegnata a quel provvedimento; un provvedimento che invece costituisce un crimine, un crimine nazista, poiche' insensatamente e scelleratamente criminalizza e perseguita esseri umani di tutto innocenti (esseri umani che la legge fondamentale del nostro paese, la Costituzione della Repubblica Italiana, prevede che siano rispettati ed aiutati, accolti ed assistiti).
Noi non ci siamo abituati, noi non ci siamo rassegnati. E per quanto e' in nostro potere, abbiamo continuato e continueremo a dare aiuto ed ospitalita' ai migranti perseguitati; ed abbiamo continuato e continueremo a denunciare l'illegalita' di quel provvedimento razzista, la sua palese incostituzionalita', la sua palese antigiuridicita', la sua palese disumanita'.
*
Ed a quasi dieci anni dall'inizio della partecipazione italiana all'infinita guerra afgana, la generalita' della popolazione italiana si e' abituata, si e' rassegnata a quella guerra e ad ogni guerra successiva; ma la guerra invece costituisce un crimine, il peggiore dei crimini, poiche' consiste nell'uccisione, nello sterminio di esseri umani (e la legge fondamentale del nostro paese, la Costituzione della Repubblica Italiana, esplicitamente, energicamente, inequivocabilmente ripudia la guerra).
Noi non ci siamo abituati, noi non ci siamo rassegnati. E per quanto e' in nostro potere, abbiamo continuato e continueremo ad opporci alla guerra; ed abbiamo continuato e continueremo a denunciare l'illegalita' della guerra, la sua palese incostituzionalita', la sua palese antigiuridicita', la sua palese disumanita'.
*
Insorgere contro il razzismo.
E' diritto e dovere di ogni persona decente, sollecita del pubblico bene, amica dell'umanita'.
Insorgere contro la guerra.
E' diritto e dovere di ogni persona decente, sollecita del pubblico bene, amica dell'umanita'.
*
Difendere la legalita' che salva le vite.
Difendere la democrazia che riconosce e rispetta la dignita' di tutte le persone.
Difendere la civilta' che consiste nell'umana convivenza.
Difendere l'umanita' nostra ed altrui.
Difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
E' diritto e dovere di ogni persona decente.
2. RIFLESSIONE. DELL'EVERSIONE DALL'ALTO (E DELLE VASTE COMPLICITA')
Certuni che tardivamente s'indignano dinanzi al tentativo berlusconiano di abolire la magistratura, ogni potere ricomprendendo nell'esecutivo, che - oh, bizzarra coincidenza - e' nelle mani del signor B. medesimo; certuni che tardivamente s'indignano dinanzi al tentativo berlusconiano di abolire ogni regola democratica, tutte le regole riducendo ad una: che il piu' ricco regna, e gli altri siano sudditi - o al piu' cortigiani -; certuni che tardivamente s'indignano dinanzi al tentativo berlusconiano di abolire la Costituzione della Repubblica Italiana e con essa la Repubblica stessa, per sostituirvi l'autocrazia indovinate di chi; ebbene, questi certuni gentili signori s'indignino anche un pocolino, di grazia, per il colpo di stato razzista di cui nel nostro paese sono vittima innumerevoli innocenti, e s'indignino altresi' per le vittime delle stragi di cui consistono le guerre cui l'Italia partecipa.
Poiche' e' la loro complicita' con le guerre e col razzismo, la loro complicita' con le stragi e con le persecuzioni, la loro complicita' con i campi di concentramento (di bel nuovo istituiti sul finire del secolo scorso dalla legge Turco-Napolitano e confermati poi da tutti i successivi governi nostalgici dell'ordine ariano) e con i bombardamenti (a cominciare dalla prima guerra del Golfo e da quella dei Balcani), la loro complicita' con la fornitura di armi ai dittatori e ai golpisti, la loro complicita' con i procurati naufragi nel Mediterraneo, la loro complicita' con le mafie dei trafficanti schiavisti che riforniscono di carne umana fresca gli italici acquirenti stupratori; si', e' la loro complicita' che ha consentito al potere berlusconiano, al potere neofascista, al potere razzista, al potere mafioso, di dilagare.
Chi non si oppone alla guerra, ed ai suoi strumenti ed apparati, non si oppone all'eversione dall'alto berlusconiana ma ne e' complice.
Chi non si oppone alla persecuzione razzista di migranti e viaggianti, non si oppone all'eversione dall'alto berlusconiana ma ne e' complice.
Chi non si oppone al maschilismo intrinsecamente femminicida, non si oppone all'eversione dall'alto berlusconiana ma ne e' complice.
3. RIFLESSIONE. ULTIME NOTIZIE DA FUKUSHIMA
O l'umanita' rinuncia al nucleare civile e militare, o il nucleare sterminera' l'umanita'.
Si' al referendum per fermare il nucleare.
Si' al referendum per salvare l'umanita'.
4. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: VENTIQUATTRESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]
Digiunare e' un modo per presentarsi disarmati. E' l'inizio del disarmo unilaterale. Il nostro.
Sono piu' di cento le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno finora aderito al digiuno promosso dal Movimento Nonviolento "per opporsi alla guerra e al nucleare".
Questa iniziativa nonviolenta prosegue dal 27 marzo scorso, e nuovi aderenti hanno gia' annunciato la loro partecipazione almeno fino a venerdi' 22 aprile. Ma altri ancora si stanno aggiungendo, e si proseguira' oltre. Si digiuna in ogni parte d'Italia, da Trieste a Bari, da Cagliari a Verona, da Venezia a Roma.
La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore, che sta proseguendo da 24 giorni.
La guerra fra gli uomini (in Libia e in Afghanistan) e con la natura (a Fukushima e a Cernobyl) e' un crimine contro l'umanita'. La nonviolenza fra gli uomini e con la natura e' la via di salvezza per l'umanita'. Il digiuno e' una delle strade per la nonviolenza.
Chi desidera aderire al digiuno lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).
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Di seguito l'elenco dei digiunanti aggiornato alle ore 19,30 del 18 aprile 2011.
Hanno finora digiunato a staffetta: Mao Valpiana (Verona), Caterina Del Torto (Ferrara - Verona), Elisabetta Pavani (Ferrara), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Lucia Grieco (Mestre - Venezia), Sergio Paronetto (Verona), Daniele Lugli (Ferrara), Maddalena Soffi (Verona), Domenico Letizia (Caserta), Alessandro Pizzi (Soriano - Viterbo), Luca Giusti (Genova), Massimiliano Pilati (Trento), Piercarlo Racca (Torino), Angela Dogliotti Marasso (Torino), Enrico Peyretti (Torino), Rocco Pompeo (Livorno), Caterina Bianciardi (Livorno), Mirella Martini (Mestre - Venezia), Vincenzo Benciolini (Verona), Gabriella Falcicchio (Bari), Albachiara Orlando e Stefano Daga (Oristano), Gavina Galleri (Cagliari), Giovanni e Graziella Ricchiardi (Torino), Mira Mondo (Condove - Torino), Claudia Pallottino (Torino), Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi), Pier Cesare Bori (Bologna), Marzia Manca (Cagliari), Tommaso Gradi (Ferrara), Laura Cappellari (Pedavena - Verona), Aurora Bedeschi (Ferrara), Marco Baleani (Gubbio), Silvana Valpiana (Verona), Claudia Capra (Brescia), Paolo Predieri (Brescia), Adriano Moratto (Brescia), Anna Zonari (Ferrara), Tiziana Valpiana (Verona), Marina Nardovino (Verona), Carmine Buro (Prato), Pier Cesare Bori (Bologna), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Maria Erminia Satta (Tempio Pausania), Andrea Zanetti (Orvieto), Lucia Agrati (Roma), Claudia Bernacchi (Padova), Marzia Manca (Cagliari), Maria Elena Sulis (Cagliari), Ignazio Carta (Cagliari), Frate Antonio Santini (Trieste), Ettorina Rubino (Trieste), Massimiliano Brignone (Torino), Danilo Villa (Monza), Maria Grazia Misani (Monza), Stefano Panozzo (Padova - Bruxelles), Tiziana Cimolino (Trieste), Francesca Cimolino (Trieste), Arianna Salan (Verona), Beatrice Pascucci (Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Liliana Obad (Trieste), Gianfranco Aldrovandi (Guastalla), Paolo Predieri (Brescia), Pier Cesare Bori (Bologna), Giorgio Pellis (Trieste), Marzia Manca (Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Marco Baleani (Gubbio), Paola, Giovanni, Benedetta Baleani (Gubbio), Alessandro Capuzzo (Trieste), Giorgio Pellis (Trieste), Anna Bellini (Ferrara), Claudia Pallottino (Torino), Massimiliano Brignone (Torino), Serena Pulcini (Trieste), Gloria Germani (San Casciano - Firenze), Teresa Piras (Iglesias), Edvino Ugolini (Trieste), Cristina Cometti (Milis - Oristano), Enrico Peyretti (Torino), Peppe Sini (Viterbo), Pasquale Dioguardi (Livorno), Mao Valpiana (Verona), Jolanda Spallitta (Alessandria), Enrico Gabbioneta (Sesto ed Uniti - Cremona), Raffaele Barbiero (Forli' - Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Anna Bellini (Ferrara), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Tiziana Cimolino (Trieste), Rosaria Totino (Trieste), Antonio Poce (Ferentino - Frosinone), Tiziana Valpiana (Verona), Alessandro Natalini (Perugia), Loretta Viscuso (Verona), Cinzia Picchioni (Torino), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Salerno), Liliana Obad (Trieste), Caterina Giustolisi (Firenze), Andrea Ferralasco (Genova), Paolo Predieri (Brescia), Loredana Caletti (Sesto ed Uniti - Cremona), Antonio Santini (Trieste), Luciano Ferluga (Trieste), Tonino Bisceglia (Varazze - Savona), Furio Semerari (Bari), Gabriella Falcicchio (Bari), Gianni D'Elia (Rivalta di Torino), Ettorina Rubino (Trieste), Alessio Di Florio (Casalbordino - Chieti), Andrea Salvoni (Barga - Lucca), Marzia Manca (Cagliari).
Proseguono: martedi' 19 aprile: Samuele Venturi (Castel San Pietro Terme - Bologna), Graziella Prendivoi (Trieste); mercoledi' 20 aprile: Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Anna Bellini (Ferrara), frate Antonio Santini (Trieste); giovedi' 21: Mao Valpiana (Verona); venerdi' 22 aprile: Francesco Montanari (provincia Pesaro-Urbino), Aldo Matzeu (Settimo San Pietro - Cagliari), Francesco Comina (Bolzano/Bozen).
Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra; Pasquale Dioguardi digiunera' tutti i lunedi'; Marco Rizzinelli digiunera' tutti i mercoledi'; Marco Baleani e Raffaele Ibba digiuneranno tutti i venerdi'. Alessandro Natalini digiunera' un giorno a settimana.
5. INIZIATIVE. CONTRO LA GUERRA UNA PROPOSTA AGLI ENTI LOCALI
[Riproponiamo il seguente appello]
Proponiamo a tutte le persone amiche della nonviolenza di inviare al sindaco del Comune, al presidente della Provincia ed al presidente della Regione in cui si risiede, una lettera aperta (da diffondere quindi anche a tutti i membri del consiglio comunale, provinciale, regionale, ed ai mezzi d'informazione) con cui chiedere che l'assemblea dell'ente locale approvi una deliberazione recante il testo seguente o uno analogo.
*
"Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... ripudia la guerra, nemica dell'umanita'.
Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.
Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.
Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.
Richiede al Governo e al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
Solo la pace salva le vite".
6. PROFILI. MARCELLA ALLETTI: PINA MAISANO GRASSI
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it
Marcella Alletti "insegna Italiano e Storia al liceo artistico G. Damiani Almeyda di Palermo e, al corso integrativo dello stesso, Filosofia. Impegnata a contrastare i comportamenti di mafiosita' in particolare nelle scuole, ha collaborato negli anni Ottanta con l'associazione Scuola e Cultura Antimafia e fatto parte del Movimento di Cooperazione Educativa (Mce) nel settore dell'educazione antimafia. Tra i soci fondatori dell'Anio (Associazione nazionale infezioni osteo-articolari) attualmente fa parte del comitato Addiopizzo ed e' coautrice con Maria Corlevich del libro Non piu' Gattopardi, ma formiche, che documenta l'impegno della scuola in occasione del primo anno del progetto Addiopizzo-scuola e che ha vinto il X premio nazionale Rocco Chinnici per il settore C"]
Pina Maisano Grassi (Palermo 1928 - vivente).
A vederla, nella figura sottile e nei modi agili, si direbbe un'adolescente. Poi comincia a raccontare e comprendi quanta storia sia passata sulle sue spalle. Nonostante il fascismo e la guerra, Pina Maisano conduce un'infanzia ed un'adolescenza serene, anche grazie ai suoi genitori. Il padre, ingegnere, torna dalla grande guerra provato dalla inutilita' di quello strazio, e matura sentimenti fortemente antimilitaristi; aderira' al gruppo degli esperantisti formatosi in quegli anni in Italia, fiduciosi che una nuova lingua comune portera' un sentire comune ed evitera' di arruolarsi per una nuova assurda guerra, entrando a far parte della milizia forestale operante nelle Madonie. Dalla madre, Pina eredita un grande amore per il mare, passione che non l'abbandona e che trasmette al marito Libero, ai figli, al nipote. La scelta della famiglia di optare per scuole rigorosamente laiche viene apprezzata da Pina, che di quel periodo ricorda i "noiosi saggi ginnici e le brutte, ridicole divise" che il regime imponeva. Della seconda guerra mondiale non subisce in prima persona gli effetti distruttivi, ma conserva il ricordo del pane nero, che la madre rendeva piu' appetibile tostandolo in forno, e del buon profumo di quello appena sfornato di Castelbuono, dove la famiglia va sfollata nel 1940. Gli anni degli studi di architettura all'universita' di Palermo sono i piu' formativi perche' le consentono di conoscere il territorio e le problematiche ad esso correlate.
Nel 1956 sposa Libero Grassi, che, conosciuto alcuni anni prima, aveva in un primo momento trovato "borioso ed antipatico". Negli anni '60, anni del "sacco di Palermo", la ricostruzione avviene senza una programmazione razionale, privilegiando gli interessi di personaggi legati alla mafia, e Pina, che ha un profondo senso etico della professione dell'urbanista, esclude di poter lavorare in quel campo cosi' compromesso. Le piacerebbe restare a lavorare all'Universita', ma, venendo incontro al desiderio di Libero di subentrare al suocero nell'azienda di famiglia, entra nel mondo dell'arredo tessile. Per un acquirente "scegliere un arredo non e' come comprare un maglione che, se non ti piace piu', puoi facilmente mettere da parte. Per consigliare un arredo devi entrare nel mondo del compratore, nella sua casa, nelle sue abitudini". E Pina ama la gente, attraverso cui conosce meglio la sua Palermo, bella e terribile. "Non e' stimolante stare in un posto in cui tutto gia' funziona, e' bello contribuire a migliorare un territorio... Il problema del malaffare, della mafia, non e' solo palermitano, i palermitani sono si' piu' omertosi, lenti nel reagire ai soprusi, spesso inconsapevoli nelle scelte, ma hanno il pregio di non essere razzisti". E ancora: "se e' vero che a Palermo l'evasione scolastica e' del 30% come meravigliarsi se almeno il 30% dei cittadini non e' in grado di capire le conseguenze di un suo comportamento non dignitoso e lontano dalla liberta' che viene dall'essere cittadino artefice del proprio destino?". Dignita' e liberta' della persona sono valori condivisi con Libero e mai messi in discussione ne' da Pina ne' dai figli, Alice e Davide, anche quando le conseguenze sono estreme: "la rinunzia alla liberta' e' una rinunzia alla dignita'".
Nell'agosto 1991 Libero viene ucciso da Cosa Nostra, per essersi rifiutato di pagare "il pizzo" alla mafia e aver pubblicamente dichiarato la propria scelta. Dopo la sua uccisione Pina non cede alla tentazione di abbandonarsi al dolore, ma sceglie la strada dell'azione. Accetta di candidarsi per i Verdi al Senato, nel 1992, per la XI legislatura e viene eletta a Torino nel collegio di Mirafiori. Le propongono di far parte della commissione di indagine sul fenomeno mafioso, sceglie invece la commissione lavori pubblici perche' "e' li', negli appalti, la chiave di tutto". In quegli anni partecipa inoltre alla giunta delle autorizzazioni a procedere, contribuendo con il suo voto affinche' si proceda nel caso Andreotti. Studia le pagine del dossier e durante l'incontro in cui viene ascoltata la difesa di Andreotti "gli puntai uno sguardo fisso dicendogli che lui non poteva non sapere!". Chiusa l'esperienza parlamentare, Pina non perde ne' il senso della partecipazione: "il voto e' un'arma, quindi si deve migliorare la qualita' del consenso", ne' il senso dello Stato: "per me lo Stato sono i magistrati che fanno il loro dovere, i poliziotti, i carabinieri, il prefetto, la guardia di finanza...", ne' il senso della legalita' democratica e costituzionale.
Socia del Laboratorio Zen Insieme, operante nel quartiere Zen di Palermo, ha ottenuto dall'Amap (Azienda Municipalizzata Acqua Palermo) e dallo Iacp (Istituto Autonomo Case Popolari) un accordo attraverso il quale le famiglie, sulla base di una richiesta di regolare contratto d'acquisto, acquisirebbero il diritto a diventare proprietarie degli alloggi occupati abusivamente. Una grande occasione di svolta, una strada lunga, ma non impossibile, che Pina, per la volonta' di strappare il quartiere dalle grinfie dell'illegalita', ha con intelligenza aperto, ma che ad oggi nel 2010 ha trovato ancora pochi a percorrerla. Pina non si arrende, crede nel cambiamento, crede che i siciliani potranno diventare "non sudditi, ma attori con assunzione di responsabilita' per lo sviluppo di oggi e di domani, non di un tempo a venire non identificabile in un tempo futuro". Dal 2004 e' attiva con i ragazzi di Addiopizzo, che ha "adottato come nipoti" e per i quali e', oltre che baluardo morale, prezioso aiuto sia nella commissione di garanzia, che filtra l'inserimento di commercianti/imprenditori nella lista "pizzo free", sia nell'attivita' delle scuole per i progetti Legalita'. Oggi Pina dice che e' arrivato il momento di ridurre i suoi impegni, ma mentre lo dice continua a ricevere richieste di incontri e ad annotare sull'agenda nuovi appuntamenti.
Bibliografia: Enzo Biagi, Quante donne, Rizzoli; AA. VV., No al pizzo, Thor.
7. PROFILI. ANTONIA BADINI: FALTONIA BETITIA PROBA
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it
Antonia Badini, "dottore in teologia alla Facolta' teologica dell'Italia centrale, Firenze, e' attualmente docente di antropologia teologica alla Universita' Unitre di Milano. Sta completando un master in studi orientali e comparativi a Rimini"]
Faltonia Betitia Proba (Roma IV sec.).
Scarse sono le notizie su Proba, matrona romana autrice dei 694 esametri che costituiscono un centone virgiliano di argomento cristiano molto conosciuto nell'antichita'.
La poetessa, che rivela il suo nome al v. 12 del centone stesso (arcana ut possim vatis Proba cuncta referre), viene identificata con la nobile e colta Faltonia Betitia Proba nata presumibilmente verso il 322, discendente dai Petronii, sposata ad Adelfio, illustre personaggio che detenne varie cariche pubbliche, e madre di due figli. Ella vive il passaggio, storicamente complesso e letterariamente molto vivace, verso la definitiva affermazione della religione cristiana presso le famiglie aristocratiche piu' influenti dell'impero. In tale periodo le donne erano in grado di acquisire un'ottima conoscenza delle Sacre Scritture attraverso la catechesi che seguivano a partire dalla preparazione per il battesimo, e poi tramite la lettura assidua della Bibbia specialmente nei periodi forti dell'anno liturgico. Basta ricordare il cosiddetto "Circolo dell'Aventino", fondato da Marcella: donne che si dedicavano allo studio sistematico e costante delle Scritture approfondendone vari aspetti, le riflessioni delle quali fornirono spunti a Girolamo.
Nell'esperienza di Proba ritroviamo lo studio della Bibbia intesa come punto di partenza e di arrivo, unito ad una solida formazione classica. Ella cerca di fondere le due radici culturali riproponendo i contenuti delle Scritture servendosi del linguaggio e dello stile di Virgilio attraverso la tecnica centonaria.
Il suo Centone redatto verso il 360 nell'ultimo decennio della sua vita, rientra nella vasta definizione di parafrasi biblica. Non e' una trascrizione fedele del testo biblico in quanto l'autrice opera selettivamente e addirittura offre di taluni episodi sia dell'Antico sia del Nuovo Testamento interpretazioni del tutto particolari.
Isidoro di Siviglia encomia Proba come la sola donna che abbia un seggio d'onore fra gli scrittori ecclesiastici per aver scritto il Centone in lode di Cristo e nelle scuole claustrali del medioevo il testo verra' letto, studiato e trascritto, cosi' come dimostrano le numerose copie trovate negli archivi dei monasteri e i codici anteriori al X secolo.
Il Cento Vergilianus consta di 694 esametri, divisi in due parti quasi uguali: la prima (vv. 1-332) comprende la narrazione di fatti relativi al Vecchio Testamento con la ripresa di capitoli del Genesi ed un brevissimo accenno a Esodo; la seconda (vv. 333-694) narra episodi della vita di Cristo. Fra le due parti esistono numerosi rimandi e situazioni quasi speculari e Proba mostra di essere in grado di cogliere la consonanza delle situazioni vetero e neotestamentarie non solo con notevole approfondimento teologico, ma anche con straordinaria sensibilita' poetica. L'introduzione al poema e' chiara testimonianza della sua conversione; dopo aver cantato guerre e fatti di violenza il suo nuovo programma poetico e' sintetizzato al v. 23: "Vergilium cecinisse loquar pia munera Christi".
Pur traendo forma e materia rispettivamente da Virgilio e dalla Bibbia, Proba opera interventi personali attraverso la scelta e la disposizione dei versi. Non si tratta quindi di una ripresa meccanica, in quanto essa deve selezionare, fra i vari passi virgiliani potenzialmente adatti a descrivere un evento, quelli piu' evocativi, e deve inoltre intervenire con la sua capacita' compositiva per adattare e modificare versi ed emistichi, facendo leva, nello stesso tempo, sulla conoscenza del lettore dei racconti biblici e virgiliani. Si confronta inoltre con la sostanziale mancanza di una vera e propria terminologia teologica, cosi' utilizza termini virgiliani rinnovandoli alla luce del contesto cristiano ed attribuendo loro un nuovo valore. Gli appellativi trinitari sono modesti in quanto la composizione del Centone risale ad un periodo in cui il vocabolario teologico per descrivere lo Spirito Santo era ancora in formazione. L'originale parafrasi del testo biblico mette in evidenza il punto di vista antropologico della poetessa e rivela interessanti sfaccettature del suo modo di intendere il cristianesimo.
Proba riscrive la storia della salvezza con una sottile poesia che si fa veicolo di un contenuto dottrinale e spirituale. Il punto di partenza e' il riferimento alla guerra civile, per ricordarci la nostra condizione umana e storica. Prosegue poi con la narrazione della caduta e salvezza dell'umanita', tenendo presente sia la scansione biblica che l'epica virgiliana, passando dal disordine all'ordine, dal caos all'ordine costituito e quindi dalla sofferenza alla speranza.
Nel racconto della storia di Eva e Adamo, ella pone l'accento sulla loro unione felice e prosegue la descrizione di questo amore senza tracce di volonta' di dominio e di possesso da parte dell'uomo nei confronti della donna anche dopo la caduta.
Cosi' Proba affronta gli insegnamenti evangelici ponendo al centro del discorso il suo senso di giustizia, e ammonisce severamente coloro che accumulano beni solo per se stessi, maltrattano i genitori e frodano i clientes. L'egoismo e l'avidita', che sono alla base dei peccati che affliggono l'umanita', sono condannati senza appello. Attraverso la sua vena poetica, Proba si avventura in un discorso che si potrebbe definire esistenziale, analizzando dapprima la colpa umana come liberta' personale di scelta, ma riconoscendo tuttavia l'aiuto costante di un Dio Amore per risollevarsi.
Bibliografia: E. A. Clark - D.F.Hatch, The Golden Bough, the oaken Cross:The Virgilian Cento of Faltonia Betitia Proba, Chico 1981; A. Badini, Una donna tra Bibbia e poesia. Contributo allo studio di Proba, Firenze 2008; A.Badini, A. Rizzi, Proba. Il Centone, Dehoniane Bologna, Biblioteca Patristica, testo in corso di pubblicazione; per l'apparato critico del testo: C. Schenkl, Poetae christiani minores, in Corpus scriptorum ecclesiasticorum latinorum, XVI, Vindobonae 1888, 569-609.
8. PROFILI. MARIA CRISTINA BARTOLOMEI: ELENA LUCREZIA CORNARO PISCOPIA
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it
Maria Cristina Bartolomei, "cresciuta a Venezia, ha compiuto gli studi di Filosofia presso l'universita' di Padova e di Teologia presso l'universita' dei Benedettini Sant'Anselmo a Roma. Attualmente e' docente di Filosofia morale e di Filosofia della religione presso l'Universita' di Milano. Fa parte della direzione della rivista "Filosofia e teologia" e del Comitato Scientifico dell'Associazione Italiana per gli studi di filosofia e teologia. Nei suoi studi si e' interessata tra l'altro al rapporto tra filosofia e teologia e alla messa a tema del femminile. Tra le sue pubblicazioni piu' recenti: Il male in questione, Cuem, Milano 2008; La dimensione simbolica. Percorsi e saggi, Esi, Napoli 2009"]
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (Venezia 1646 - Venezia 1684).
Alle ore 9 di sabato 25 giugno 1678, a Padova, trasferito all'ultimo momento in Cattedrale, nella cappella della Vergine, essendo la sede abituale risultata insufficiente per il pubblico convenuto, ebbe luogo l'esame per il conferimento del Dottorato in Filosofia a Elena Lucrezia Scolastica Cornaro Piscopia. Durante la discussione dei puncta assegnatile, consistenti in due tesi su Aristotele, le dotte e brillanti risposte di Elena impressionarono i suoi esaminatori che, a scrutinio segreto, decisero di proclamarla per acclamazione "magistra et doctrix in philosophia". Era la prima donna al mondo ad essere laureata e a potersi fregiare del titolo di Doctor.
Le furono consegnate le insegne del suo grado, uguali a quelle dei colleghi uomini: il libro, simbolo della dottrina; l'anello, per rappresentare le nozze con la scienza; il manto di ermellino, a indicare la dignita' dottorale, e la corona d'alloro, contrassegno del trionfo. Solo come estrema rarita' qualche altra donna avrebbe poi ottenuto un analogo risultato: risulterebbero due sole laureate (una a Bologna e una Pavia) nell'arco dell'intero secolo successivo, nonostante le richiedenti fossero state piu' numerose.
Come ricorda una targa posta nel palazzo dei Cornaro, presso Rialto - oggi Ca' Loredan, sede del municipio -, Elena Lucrezia era nata a Venezia il 5 giugno 1646 da un'antica e nobile casata, da cui uscirono quattro dogi e nove cardinali, imparentata anche con Caterina Cornaro (1434-1510), regina di Cipro e poi signora di Asolo.
All'origine della sua eccezionale laurea vi fu non solo l'acume della intelligenza e la profondita' e ampiezza degli studi di Elena Lucrezia, ma, come sempre accade nei casi di donne colte o artiste dei secoli scorsi - come fu il caso di Maria Gaetana Agnesi e di molte altre -, il non meno decisivo riconoscimento e sostegno del padre, egli stesso uomo di buoni studi, noto come mecenate, in contatto con molti eruditi, erede di una biblioteca tra le meglio fornite, visitata da molti studiosi per le loro ricerche (tra i quali il celebre benedettino Giovanni Mabillon). Anche le donne di famiglia non furono irrilevanti. La madre di Elena, Zanetta Boni, non essendo nobile, convisse vent'anni col futuro marito e gli diede i primi cinque figli (Elena compresa) prima che si sposassero, mostrando non comune liberta' nei confronti delle convenzioni. Venne riconosciuta pubblicamente e dal marito come uxor optima, intelligente, fiera e capace di educare figlie virtuose e stimate. Anche la sorella piu' giovane di Elena, Caterina (nata nel 1655), si distinse per intelligenza e cultura e - e' significativo - raccomando' nel testamento alla propria figlia di amare a sua volta le figlie non meno dei maschi.
Giovanni Battista Cornaro, procuratore di San Marco, fu a sua volta incoraggiato dal parroco di San Luca, confessore e amico di famiglia, l'erudito don Giovanni Battista Fabris (dottore in teologia, studioso di filosofia, buon latinista e ottimo grecista), il quale aveva intuito il talento e l'inclinazione della bambina, ad avviarla dall'eta' di sette anni agli studi classici, diventando il suo primo insegnante di greco. Seguita da maestri di straordinario livello in ogni materia, Elena Lucrezia studio' matematica, astronomia, geografia; coltivo' con passione la musica, nella quale ebbe come maestra l'organista Maddalena Cappelli, che fu per lei anche una fidata amica e compagna. Ebbe una vasta e profonda conoscenza delle lingue classiche e moderne, dal latino al greco antico e moderno, dallo spagnolo al francese all'ebraico, per il quale ebbe come insegnante il celebre dotto e santo rabbi Shemuel Aboaf, rabbino della comunita' veneziana. Il suo interesse principale ando' pero' alla filosofia e alla teologia, nelle quali ebbe come maestri due professori di chiara fama dell'ateneo patavino: rispettivamente Carlo Rinaldini e padre Felice Rotondi, conventuale, che di Elena avrebbe piu' tardi scritto di averla avuta piu' come maestra che come discepola in teologia.
La fama di Elena Lucrezia si era diffusa rapidamente; fece parte di varie accademie in tutta Europa, e ricevette la visita di eruditi e studiosi da ogni paese. Elena era socievole, apprezzava gli incontri, gli scambi, i dibattiti, ma fin dalla fanciullezza aveva mostrato un temperamento riflessivo e inclinazione per una vita austera e sobria. Rifiutando il matrimonio, anche quando venne chiesta in sposa da un principe tedesco, Elena Lucrezia sigillo' la sua consacrazione agli studi e ad una vita aliena dalla mondanita', dedita al sapere e alle opere di carita', divenendo oblata benedettina: fece voto di castita', aggiunse ai suoi nomi quello di Scolastica - la sorella di san Benedetto - continuando a vivere liberamente nella sua casa, in abiti normali, indossando sotto ad essi uno scapolare di lana nera, simbolo della veste benedettina.
Esortata dal padre e dai suoi maestri, chiese al Collegio dell'universita' di Padova di essere ammessa all'esame per il conferimento del Dottorato in teologia. "Universa universis patavina libertas": ispirandosi al proprio antico motto, il Collegio si era orientato in senso favorevole, gia' predisponendo i necessari adattamenti al cerimoniale, tra i quali la consegna del libro chiuso, invece che aperto, a indicare che l'insegnamento della teologia restava precluso alle donne. La condizione di donna fu pero' un ostacolo insormontabile. Il vescovo di Padova, cardinale Gregorio Barbarigo, che, in quanto tale, era anche Cancelliere dell'universita', si oppose alla richiesta nella maniera piu' netta e non senza espressioni ironiche. Dopo molte insistenze, alla fine venne adottata la soluzione di un Dottorato non in teologia, ma in filosofia, e restrittivamente tale. Cosi' fu: la candidata venne dichiarata: "magistra in philosophia tantum". Aggregata al Collegio dei filosofi e dei medici dell'universita' patavina, l'anno stesso Elena fu esaminatrice per una laurea in filosofia. Dopo un breve rientro a Venezia, Elena Lucrezia visse poi a Padova, fino alla sua prematura morte (in concetto di santita') avvenuta per tubercolosi il 26 luglio 1684, venendo tumulata nella locale abbazia benedettina di Santa Giustina.
Dopo i fulgori della fama in vita, su Elena calo' ben presto l'oblio, salvo la ripresa di interesse manifestatasi di recente in occasione del terzo centenario della laurea. Di lei non restano molte tracce. Una raccolta dei suoi scritti poetici e letterari fu pubblicata a Parma nel 1688. Una statua - voluta da Caterina Dolfin - la ricorda al Bo', il Palazzo principale dell'universita', a Padova; un suo ritratto si trova alla Pinacoteca Ambrosiana a Milano; una vetrata policroma la ritrae al Vasser College, la prima universita' femminile negli Stati Uniti, e, su iniziativa di Ruth Crawford, ivi laureatasi, un affresco e' a lei dedicato all'universita' di Pittsburgh. Ma Elena Lucrezia resta uno straordinario simbolo ed esempio di liberta' e autorevolezza femminile che, pur non potendo sovvertire tutte le regole sociali allora esistenti, varco' per tutte la decisiva soglia del riconoscimento della capacita' della donne di pensare e di docere, di insegnare ad altri, uomini o donne che siano, non solo in singole discipline, ma affrontando con la forza dell'intelligenza la questione filosofica della conoscenza stessa e della totalita' del senso della realta'.
Bibliografia: Francesco Ludovico Maschietto, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (1646-1684) - prima donna laureata al mondo, Centro per la storia dell'universita' di Padova, Padova, Editrice Antenore 1978 (frutto di una vasta ricerca archivistica, con ampia bibliografia e rendiconto critico delle fonti antiche); Massimiliano Dez[z]a, Vita di Helena Lucretia Cornara Piscopia, Venezia, per Antonio Bosio 1686; Benedetto Bacchini (a cura di), Helenae Lucretiae (quae & Scholastica) Corneliae Piscopiae opera quae quidem haberi potuerunt, Parmae, typis Hippolyti Rosati 1688; Angelo De Santi, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia. Nuove ricerche, "La Civilta' Cattolica", S. XVII, 4 (1898), pp. 172-186, 421-440, 678-689; 5 (1899), pp. 176-193, 433-447; Nicola Fusco, Profilo di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia 1646-1684. Prima donna laureata del mondo, Padova, P.P. Benedettini 1976; Nicola Fusco, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia 1646-1684, con scritti di: Ruth Crawford Mitchell, Maria Tonzig, Agnes Lynch Starret, The United States Committee for the Elena Lucrezia Cornaro Piscopia Tercentenary, Pittsburg 1975; Maria Ildegarde Tonzig (a cura di), Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureata nel mondo. Terzo centenario del dottorato, 1678-1978, Vicenza, V. Gualandi 1980; Patrizia Carrano, Illuminata. La storia di Elena Lucrezia Cornaro, prima donna laureata nel mondo, Milano, Mondadori 2000 (romanzo, una affettuosa e suggestiva narrazione della vita di Elena Lucrezia, nell'intreccio tra elementi di fantasia e dati documentari).
9. PROFILI. CARLOTTA ECO: MARJANE SATRAPI
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it
Carlotta Eco "e' architetto, e coltiva una grande passione per il disegno e l'illustrazione. Lavora in proprio e collabora con diversi studi di architettura. Si e' occupata del sito Archinfo, sul quale ha successivamente curato una rubrica dedicata al cantiere. Vive e lavora a Milano".
Su Marjane Satrapi riproponiamo la seguente scheda estratta anni fa dalla Wikipedia: "Marjane Satrapi (Rasht, 22 novembre 1969) e' una fumettista e illustratrice iraniana contemporanea. Passa l'infanzia a Tehran, cresciuta in una famiglia di idee progressiste; frequenta il Lycee Francais locale e, da bambina, e' testimone del travagliato processo che portera' l'Iran da monarchia a repubblica teocratica, passando per la rivoluzione islamica. La madre di Marjane e' bisnipote di Nasser-al-Din Shah, scia' di Persia dal 1848 al 1896. Tuttavia, la stessa Marjane Satrapi nota come 'i re della dinastia Qajar... avevano centinaia di mogli, le quali hanno partorito migliaia di bambini; se si moltiplica il numero di tali bambini per le generazioni si ottengono, non so, da dieci a quindicimila tra principi e principesse. Non c'e' nulla di particolarmente eccezionale in tutto questo'. Nel 1983 i genitori di Marjane, allora quattordicenne, decidono di mandarla a Vienna, in Austria, allo scopo di tenerla lontana da un regime divenuto sempre piu' oppressivo, in particolare verso le donne. Secondo quanto narrato nell'autobiografia a fumetti Persepolis, pubblicata in Italia da Sperling & Kupfer e in seguito da Lizard, la Satrapi trascorre nella capitale austriaca gli anni dell'adolescenza (scuole superiori), tornando poi in Iran per frequentare l'universita'. Li' conosce un ragazzo di nome Reza, con il quale si sposera'; il matrimonio pero' non dura a lungo, e dopo il divorzio la Satrapi si trasferisce in Francia. Oggi vive a Parigi, dove lavora come illustratrice ed autrice di libri per bambini. La carriera della Satrapi parte dall'incontro con David B., un fumettista francese, del quale ha adottato lo stile, soprattutto nelle sue prime opere. La Satrapi ha acquisito fama mondiale grazie alla serie Persepolis, romanzo a fumetti autobiografico elogiato dalla critica, nel quale descrive la sua infanzia in Iran e la sua adolescenza in Europa attraverso una serie di intelligenti quanto avvincenti episodi di vita quotidiana. E' stata insignita dell premio per il miglior albo all'Angouleme International Comics Festival del 2004 per il suo Broderies (in Italia Taglia e cuci), pubblicato l'anno precedente e per il piu' recente Pollo alle prugne. Attualmente cura per il "New York Times" una colonna illustrata, pubblicata nella sezione Op-Ed del giornale con frequenza apparentemente irregolare. Nel 2006 la Sony Pictures Classics ha annunciato che avrebbe trasformato Persepolis in un film d'animazione, la cui diffusione e' prevista per il 2007. Scritto e diretto da Vincent Paronnaud assieme alla stessa Satrapi, la pellicola dovrebbe annoverare tra le sue voci quelle di Chiara Mastroianni, Catherine Deneuve, Danielle Darrieux, e Simon Abkarian". Dal sito www.mirada.it riprendiamo la seguente scheda: "Marjane Satrapi e' nata il 22 novembre 1969 a Rasht, sulle rive del mar Caspio. Discendente di una nobile famiglia, ha avuto un nonno comunista e la madre femminista dai quali ha ereditato la coscienza politica. Ha passato la sua infanzia a Teheran dove ha conosciuto la rivoluzione e la guerra contro l'Iraq. Durante la guerra Marjane ha dovuto lasciare il suo paese mal sopportando il clima instaurato dal nuovo regime: ha appena 14 anni quando viene mandata a Vienna in un liceo francese. Tornata in Iran studia Belle arti, ma i suoi progetti sugli eroi, e soprattutto sulle eroine della mitologia iraniana, non convincono il regime e deve lasciare di nuovo il suo paese. Dopo aver studiato Arte a Strasburgo si trasferisce a Parigi, dove tuttora abita. Dal 1977 scrive e illustra libri per i bambini. Nel 2000 esce il suo primo volume, Persepolis, in cui racconta la storia del suo paese e di come, ragazzina di nove anni, ha vissuto la rivoluzione degli anni Ottanta. Nel secondo volume di Persepolis parla della guerra, dell'esilio e del ritorno. I suoi racconti a fumetti svelano un mondo in parte sconosciuto adottando una formula di grande suggestione e aiutano a penetrarlo forse meglio di tanti saggi". Opere di Marjane Satrapi: Persepolis, L'Association, Paris (tradotto in Italia da Sperling & Kupfer e Lizard Edizioni), voll. 1-4; (con Lila Ibrahim-Ouali e Bahman Namwar-Motlag), Sagesse et malices de la Perse, Albin Michel, Paris 2001; Les monstres n'aiment pas la lune, Nathan, Paris 2001; (con Jean-Pierre Duffour), Ulysse au pays des fous, Nathan, Paris 2001; Adjar, Nathan, Paris 2002; Broderies, L'Association, Paris 2003 (in Italia Taglia e cuci, Lizard); Pollo alle prugne, Sperling & Kupfer, Milano 2005; Le Soupir, Breal Jeunesse, Rosny-sous-Bois 2004. Cfr. anche i testi nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" nn. 118, 123, 412, 776, 914]
Marjane Satrapi (Rahst (Iran) 1969 - vivente).
Nata nella regione dell'Iran che si affaccia sul Mar Caspio, Marjane Satrapi si e' rivelata agli occhi del mondo intero con Persepolis, graphic novel che racconta con grande umorismo la storia della sua vita e quella del suo Paese nel periodo compreso tra la caduta dello scia' Pahlavi e l'affermarsi della teocrazia khomeinista. Persepolis e' il primo fumetto autobiografico sulla storia iraniana. Scritta con l'intento di "ribattere ai pregiudizi sul mio Paese senza essere interrotta", Persepolis (dal nome greco dell'antica "citta' dei Persi" fondata nel 520 a. C.) e' la saga di una famiglia iraniana che vive a Teheran tra il 1960 e il 1990.
Marjane cresce in una famiglia di origine nobile e viene educata secondo principi progressisti e aperti alla lettura della tradizione illuminista e marxista. A Teheran frequenta il Liceo Francese sino a 15 anni, quando, per sfuggire al clima oppressivo ed estremista del regime di Khomeini viene "fatta emigrare" dai genitori a Vienna. A Vienna frequenta la scuola superiore e sperimenta le frustrazioni del pregiudizio e del razzismo in prima persona.
Nel 1988, a diciannove anni, alla fine della guerra con l'Iraq, Marjane decide di ritornare a casa per ritrovare l'affetto della famiglia. A Teheran frequenta la Facolta' delle Belle Arti, dove imparare a disegnare significa copiare modelli interamente coperti dallo chador.
Terminati gli studi, a ventidue anni, Marjane decide di fuggire di nuovo dal clima di censura che vige nel suo Paese e si trasferisce prima a Strasburgo, per studiare arte, e poi a Parigi. Nella capitale francese frequenta l'atelier des Vosges, un gruppo di autori di "strisce" che daranno vita al movimento d'avanguardia della Nouvelle bande dessinee. E' in questi anni, e precisamente nel 2001, che nasce Persepolis; la vita di una bambina, i suoi giochi, i primi giorni di scuola, la scoperta della musica e del rock si svolgono in mezzo all'ascesa del fondamentalismo religioso in Medio Oriente, in una citta' martoriata dalla guerra e dalle persecuzioni politiche. Alle imposizioni dell'integralismo la piccola Marjane contrappone il valore dell'integrita' umana che le viene insegnato in famiglia, in particolare da sua nonna, figura di riferimento importante, come anche dalle esperienze del nonno e dello zio morti in prigione per difendere i loro ideali di giustizia. La drammaticita' degli eventi e' tuttavia sempre mediata attraverso gli occhi ingenui e al tempo stesso ironici della piccola, e poi giovane donna, Marjane.
Attraverso il suo racconto dell'Iran, Satrapi fa riflettere sui comportamenti legati alla superficialita', al pregiudizio, all'apparenza e al conformismo che portano a identificare un paese, un'intera civilta', con alcuni estremi, drammatici e condannabili aspetti della sua storia recente. In questo contesto, l'uso del velo, simbolo principe in Occidente della sottomissione femminile, e' visto da Marjane Satrapi solo come uno degli aspetti del ben piu' ampio problema della repressione e della mancanza di liberta' di pensiero e di parola nell'Iran del regime.
Il successo della Satrapi si spiega con lo stile semplice e immediato del disegno, volutamente naif e talvolta elementare, e sempre efficace. La storia assume carattere di universalita' grazie all'astrazione conferita dal segno in bianco e nero e dalla semplificazione delle figure. La forma del romanzo grafico riesce a sintetizzare specificita' culturali e quindi a entrare in comunicazione con culture e eta' diverse.
Dopo Persepolis (2001) Marjane pubblica Taglia e cuci ( 2003) e Pollo alle prugne (2004) con il quale vince l'Oscar del fumetto al festival internazionale di Angouleme.
Nel 2008 esce il film d'animazione tratto da Persepolis, scritto e diretto da Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud.
La fertile collaborazione fra i due fumettisti, che per tre anni condividono lo spazio di lavoro (uno studio di animazione con piu' di 50 collaboratori) ha prodotto un "cartone" vivo ed emozionante.
Un risultato ottenuto anche grazie alla costante presenza e partecipazione di Marjane che ha letteralmente recitato ai disegnatori il carattere dei 600 personaggi da rappresentare. Realizzato interamente a mano, secondo le tecniche piu' tradizionali, per ricreare il segno del fumetto, il film e' stato candidato al premio Oscar nel 2008 e distribuito in Francia, in Italia e negli Stati Uniti.
Oggi Satrapi vive e lavora a Parigi dove collabora con numerose riviste e testate di giornali ("The New Yorker", "The New York Times", "Internazionale") e scrive e illustra libri per bambini.
In rete: una tesi di laurea su Persepolis: www.martinagalea.com/persepolis.html ; il trailer ufficiale del film e' reperibile su YouTube.
10. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Robin Norwood, Un pensiero al giorno (per donne che amano troppo), Feltrinelli, Milano 1998, 2002, pp. 384.
- Emanuele Severino, Techne. Le radici della violenza, Rusconi, Milano 1979, Bur-Rcs, Milano 2002, 2010.
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 530 del 19 aprile 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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