Telegrammi. 524



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 524 del 13 aprile 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Appelli. Comunicato finale dell'incontro fra sopravvissute al traffico di esseri umani ed alla prostituzione dell'area Asia-Pacifico, Nuova Delhi, 3 aprile 2011: Nessuno e' il nostro proprietario

2. Peppe Sini: Cio' che non possiamo nasconderci

3. Mao Valpiana: Diciottesimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta "per opporsi alla guerra e al nucleare"

4. Si e' svolto martedi' 12 aprile a Viterbo un incontro di riflessione "Con la nonviolenza per difendere la biosfera e i diritti umani di tutti gli esseri umani"

5. Pasquale Pugliese: "Uno specialista nel settore dell'emigrazione"

6. Raffaello Saffioti: In marcia con Danilo Dolci verso un mondo nuovo. Sapere concretare l'utopia

7. Per sostenere il Movimento Nonviolento

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. APPELLI. COMUNICATO FINALE DELL'INCONTRO FRA SOPRAVVISSUTE AL TRAFFICO DI ESSERI UMANI ED ALLA PROSTITUZIONE DELL'AREA ASIA-PACIFICO, NUOVA DELHI, 3 APRILE 2011: NESSUNO E' IL NOSTRO PROPRIETARIO

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il comunicato finale dell'incontro fra sopravvissute al traffico di esseri umani ed alla prostituzione dell'area Asia-Pacifico, svoltosi a Nuova Delhi il 3 aprile 2011. Fonte: Coalition Against Trafficking in Women]

 

In questo incontro, abbiamo condiviso storie di resistenza, di sopravvivenza, di guarigione, di ripresa, di accesso all'istruzione, di auto-organizzazione e di mobilitazione.

Collettivamente, siamo d'accordo sul rigettare la legalizzazione dell'industria della prostituzione che serve come sponda al traffico a scopo sessuale, e sul punire i compratori e gli affaristi, non le donne. Come Fatima, una delle nostre leader, ha detto: "Fino a che ci saranno compratori, non metteremo fine al traffico a scopo sessuale". Le leggi nella nostra regione hanno a lungo criminalizzato e stigmatizzato coloro che vengono sfruttate come prostitute, mentre sono quelle che le societa' ed i governi avrebbero dovuto proteggere.

La prostituzione continua ad esistere a causa delle false idee che le donne siano inferiori, oggetti sessuali e a disposizione, e che gli uomini siano superiori, i soli decisori e i soli a poter possedere proprieta'. Molte di noi hanno sofferto matrimoni precoci, incesto, stupro, forme diverse di abuso infantile e violenza domestica prima di diventare vittime della prostituzione.

Il sistema puo' funzionare grazie alla disparita' economica fra ricchi e poveri, e perche' le politiche dei nostri paesi continuano a fare compromessi con i turisti sessuali, con gli eserciti stranieri e nostrani, e con i grandi affaristi, a spese delle vite e dell'integrita' corporea delle donne. Questo e' il lavoro delle politiche patriarcali, militariste e neoliberiste.

Noi ci uniamo alle nostre sorelle nel movimento femminista e nel movimento dei lavoratori che chiedono lavoro, non prostituzione; che chiedono programmi economici che creino impiego locale sostenibile, e che non spingano le donne fuori dai loro paesi; che chiedono la socializzazione dell'economia di cura e cioe' il riconoscimento che il lavoro domestico e' lavoro; che chiedono piu' fondi per le donne e meno per le spese militari.

Noi ci uniamo ai movimenti Dalit, dei popoli aborigeni ed indigeni della nostra regione che denunciano come le nostre comunita' siano i bersagli del traffico a scopo sessuale e della prostituzione. Abbiamo con noi giovani, inclusi uomini, e donne che lavorano a livello di base, che continuano a sfidare non solo i sistemi politici ed economici ma anche le ideologie della mascolinita' che tengono le donne in subordine.

Chiediamo servizi sanitari estesi, per noi donne e per i nostri bambini, perche' i nostri bisogni rispetto alla salute sono molteplici. Chiediamo agli attivisti che contrastano la diffusione dell'Hiv-Aids di rigettare la legalizzazione dell'industria del sesso, di non rassegnarsi a chiamare la prostituzione "lavoro del sesso", ma di tornare ad essere attivisti per i diritti riproduttivi e sessuali delle donne, il che concerne il controllo delle donne sui loro propri corpi, non lo sfruttamento di essi da parte dei compratori e dell'industria.

La guarigione femminista dovrebbe riconoscere il continuum della violenza, promuovere famiglie alternative (invece di respingerle nell'area di origine, dove possono essere vittimizzate di nuovo), incrementare il sostegno della comunita' e far emergere la creativita' femminile. E tutti i servizi devono includere i bambini.

Noi chiediamo progetti generatori di reddito che siano sensibili al genere (lavori non tradizionali) e che onorino i principi della cooperazione, della sostenibilita', della condivisione dei profitti e del commercio equo. I governi dovrebbero provvedere alloggi per le numerose donne e bambine che hanno fatto esperienza della prostituzione e che non possono tornare nelle loro comunita', dove i loro parenti sono coloro che le hanno vendute.

Noi chiediamo assistenza legale gratuita e protezione dei testimoni. Chiediamo ai governi locali e nazionali di coinvolgere le donne nelle decisioni da prendere e di revocare le licenze agli stabilimenti della prostituzione.

Noi, ed in special modo i giovani e le giovani fra noi, chiediamo si favorisca la consapevolezza di genere e chiediamo maggior accesso all'istruzione superiore.

I movimenti sociali devono portare avanti campagne pubbliche di prevenzione ed informazione assieme a noi, ed aiutarci a spostare lo stigma dalle vittime ai perpetratori: i compratori ed il sistema d'affari che ruota loro intorno.

Noi chiediamo l'applicazione dei diritti di cittadinanza a tutti, e specialmente alle donne coinvolte nella prostituzione, come diritti umani fondamentali. Le vittime del traffico oltre i confini non dovrebbero essere rimosse a forza dal paese di destinazione ma fornite di aiuti consistenti in accordo con i principi del Protocollo di Palermo.

Noi rafforzeremo i nostri gruppi di auto-aiuto e le nostre reti fra i giovani, le sopravvissute ed i movimenti sociali. Chiediamo in primo luogo la rimozione delle leggi che criminalizzano le prostitute e che esse siano sostituite con leggi che penalizzano i compratori e gli affaristi. Queste leggi dovrebbero includere l'estradizione di trafficanti e compratori affinche' il procedimento legale nei loro confronti sia sicuro.

Nessuno e' il nostro proprietario. Non il marito, non il padre, non il magnaccia, non il compratore, non l'industria del sesso. Noi ribadiamo di star lottando per la nostra integrita' fisica e la nostra autonomia.

Infine, collettivamente ci promettiamo di continuare il nostro viaggio verso la guarigione, la ripresa, il darsi potere e l'attivismo, mentre istruiamo, organizziamo e mobilitiamo noi stesse per cambiare la societa' e sradicare il patriarcato, il razzismo, il sistema delle caste, il militarismo ed il capitalismo che generano e sostengono la prostituzione ed il traffico a scopo sessuale.

 

2. EDITORIALE. PEPPE SINI: CIO' CHE NON POSSIAMO NASCONDERCI

 

E' che siamo nel pieno di una duplice guerra neocolonialista, imperialista, razzista, in cui esseri umani africani ed asiatici stanno morendo sotto le bombe europee, esseri umani africani ed asiatici stanno morendo sotto le armi dall'Europa fornite ad innumerevoli regimi assassini, esseri umani africani ed asiatici stanno morendo nel braccio di mare che separa il Nord dal Sud del mondo e al cui centro e' l'Italia, esseri umani africani ed asiatici stanno morendo per le persecuzioni ad essi imposte dall'Europa.

Questo orrore deve cessare.

O la necessaria concreta efficace opposizione alla guerra e al razzismo in Europa la faremo noi, e sara' nonviolenta; o prima o poi la faranno altri, e non sara' nonviolenta, sara' violenta, abissalmente violenta, ed apocalittica.

La nostra opposizione nonviolenta alla guerra e al razzismo e' l'unica, l'ultima possibilita' che abbiamo di impedire una catastrofe planetaria; e - sia detto di passata - e' l'unica, l'ultima possibilita' per impedire lo scatenarsi della guerra onnidivoratrice nelle nostre stesse citta', per le strade e nelle case del nostro stesso paese.

Se non per senso di umanita', almeno per egoismo, l'Europa cessi di rapinare, di perseguitare, di schiavizzare, di assassinare interi popoli africani e asiatici.

Se non per senso di umanita', almeno per egoismo, i popoli europei si sollevino contro i loro governi razzisti e stragisti, e con la forza della nonviolenza impongano il rispetto delle leggi, della democrazia e della civilta': le leggi, la democrazia, la civilta' umana che riconoscono a tutti gli esseri umani i medesimi diritti umani, ed innanzitutto il diritto a non essere uccisi.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

3. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: DICIOTTESIMO GIORNO DI DIGIUNO NONVIOLENTO COLLETTIVO A STAFFETTA "PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE"

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Diciottesimo giorno di digiuno nonviolento collettivo a staffetta promosso dal Movimento Nonviolento.

Vogliamo liberare il mondo dalla guerra, vogliamo liberare il mondo dal nucleare. Iniziamo da noi stessi, e lo facciamo digiunando.

Sono cento le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno finora aderito al digiuno "per opporsi alla guerra e al nucleare", che prosegue dal 27 marzo scorso, e che hanno gia' annunciato la loro adesione almeno fino a lunedi' 18 aprile. Ma altri ancora si stanno aggiungendo, e si proseguira' oltre. Si digiuna in ogni parte d'Italia, da Trieste a Bari, da Cagliari a Verona, da Venezia a Roma.

La nonviolenza e' contagiosa; abbiamo iniziato con un digiuno di 48 ore, che sta proseguendo da 18 giorni.

Condividiamo il digiuno e la sofferenza che stanno vivendo i profughi dal nord Africa e le vittime di Fukushima. Rimanere senza cibo e' un modo per vivere la compassione. Rimanere in silenzio e' un modo per evidenziare quanta violenza c'e' nella parole di menzogna (la prima vittima della guerra e' la verita'): "operazione umanitaria" per nascondere che e' una guerra; "nucleare sicuro e pulito" per nascondere i rischi e i costi dell'energia atomica.

La guerra fra gli uomini (in Libia e in Afghanistan) e con la natura (a Fukushima e a Cernobyl) e' un crimine contro l'umanita'.

La nonviolenza fra gli uomini e con la natura e' la via di salvezza per l'umanita'.

Il digiuno e' una delle strade per la nonviolenza.

Chi desidera aderire al digiuno lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it (indicare nome, cognome, citta', giorno o giorni di digiuno).

Di seguito l'elenco dei digiunanti aggiornato alle ore 19,30 del 12 aprile 2011.

Hanno finora digiunato a staffetta: Mao Valpiana (Verona), Caterina Del Torto (Ferrara - Verona), Elisabetta Pavani (Ferrara), Raffaella Mendolia (Mestre - Venezia), Lucia Grieco (Mestre - Venezia), Sergio Paronetto (Verona), Daniele Lugli (Ferrara), Maddalena Soffi (Verona), Domenico Letizia (Caserta), Alessandro Pizzi (Soriano - Viterbo), Luca Giusti (Genova), Massimiliano Pilati (Trento), Piercarlo Racca (Torino), Angela Dogliotti Marasso (Torino), Enrico Peyretti (Torino), Rocco Pompeo (Livorno), Caterina Bianciardi (Livorno), Mirella Martini (Mestre - Venezia), Vincenzo Benciolini (Verona), Gabriella Falcicchio (Bari), Albachiara Orlando e Stefano Daga (Oristano), Gavina Galleri (Cagliari), Giovanni e Graziella Ricchiardi (Torino), Mira Mondo (Condove - Torino), Claudia Pallottino (Torino), Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi), Pier Cesare Bori (Bologna), Marzia Manca (Cagliari), Tommaso Gradi (Ferrara), Laura Cappellari (Pedavena - Verona), Aurora Bedeschi (Ferrara), Marco Baleani (Gubbio), Silvana Valpiana (Verona), Claudia Capra (Brescia), Paolo Predieri (Brescia), Adriano Moratto (Brescia), Anna Zonari (Ferrara), Tiziana Valpiana (Verona), Marina Nardovino (Verona), Carmine Buro (Prato), Pier Cesare Bori (Bologna), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Pierpaolo Loi (Monserrato - Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Maria Erminia Satta (Tempio Pausania), Andrea Zanetti (Orvieto), Lucia Agrati (Roma), Claudia Bernacchi (Padova), Marzia Manca (Cagliari), Maria Elena Sulis (Cagliari), Ignazio Carta (Cagliari), Frate Antonio Santini (Trieste), Ettorina Rubino (Trieste), Massimiliano Brignone (Torino), Danilo Villa (Monza), Maria Grazia Misani (Monza), Stefano Panozzo (Padova - Bruxelles), Tiziana Cimolino (Trieste), Francesca Cimolino (Trieste), Arianna Salan (Verona), Beatrice Pascucci (Cesena), Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Liliana Obad (Trieste), Gianfranco Aldrovandi (Guastalla), Paolo Predieri (Brescia), Pier Cesare Bori (Bologna), Giorgio Pellis (Trieste), Marzia Manca (Cagliari), Raffaele Ibba (Cagliari), Pietro Del Zanna (Poggibonsi), Marco Baleani (Gubbio), Paola, Giovanni, Benedetta Baleani (Gubbio), Alessandro Capuzzo (Trieste), Giorgio Pellis (Trieste), Anna Bellini (Ferrara), Claudia Pallottino (Torino), Massimiliano Brignone (Torino), Serena Pulcini (Trieste), Gloria Germani (San Casciano - Firenze), Teresa Piras (Iglesias), Edvino Ugolini (Trieste), Cristina Cometti (Milis - Oristano), Enrico Peyretti (Torino), Peppe Sini (Viterbo), Pasquale Dioguardi (Livorno), Mao Valpiana (Verona), Jolanda Spallitta (Alessandria), Enrico Gabbioneta (Sesto ed Uniti - Cremona), Raffaele Barbiero (Forli' - Cesena).

Proseguono: mercoledi' 13 aprile: Marco Rizzinelli (Marcheno - Brescia), Anna Bellini (Ferrara), Marco Palombo (Isola d'Elba - Roma), Tiziana Cimolino (Trieste); giovedi' 14 aprile: Rosaria Totino (Trieste), Antonio Poce (Ferentino - Frosinone); venerdi' 15 aprile: Cinzia Picchioni (Torino), Raffaele Ibba (Cagliari), Teresa Gargiulo (Salerno), Liliana Obad (Trieste); sabato 16 aprile: Antonio Santini (Trieste); domenica 17 aprile: Luciano Ferluga (Trieste), Tonino Bisceglia (Varazze - Savona), Furio Semerari (Bari), Gabriella Falcicchio (Bari); lunedi' 18 aprile: Gianni D'Elia (Rivalta di Torino), Ettorina Rubino (Trieste).

Evelina Savini (Jesi), Angela Genco (Jesi), Angela Liuzzi (Jesi) porteranno avanti il digiuno a staffetta, alternandosi, fino alla fine della guerra; Pasquale Dioguardi digiunera' tutti i lunedi'; Marco Rizzinelli digiunera' tutti i mercoledi'; Marco Baleani e Raffaele Ibba digiuneranno tutti i venerdi'.

 

4. INCONTRI. SI E' SVOLTO MARTEDI' 12 APRILE A VITERBO UN INCONTRO DI RIFLESSIONE "CON LA  NONVIOLENZA PER DIFENDERE LA BIOSFERA E I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI"

 

Martedi' 12 aprile a Viterbo si e' svolto presso il "Centro di ricerca per la pace" un incontro di riflessione sul tema "Con la nonviolenza per difendere la biosfera e i diritti umani di tutti gli esseri umani".

L'incontro si e' svolto in due parti.

Nella prima parte sono stati analizzati conflitti violenti a vari livelli, e si sono individuate forme nonviolente di intervento adeguate.

Nella seconda parte sono state analizzate alcune emergenze ambientali, e si sono individuate anche in questi casi forme nonviolente di intervento adeguate.

Nel corso dell'incontro e' stato diffuso materiale informativo, di riflessione e di sensibilizzazione, ed e' stato confermato l'impegno dei partecipanti contro la guerra, contro il razzismo, contro il maschilismo, contro i poteri criminali, contro la devastazione ambientale.

Un appello i partecipanti rivolgono a tutti i cittadini ad opporsi alla guerra e alle stragi, al razzismo ed alle persecuzioni.

Un appello i partecipanti rivolgono anche a tutti i cittadini a votare si' ai referendum per difendere il diritto umano all'acqua e per fermare la criminale follia nucleare.

 

5. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: "UNO SPECIALISTA NEL SETTORE DELL'EMIGRAZIONE"

[Ringraziamo Pasquale Pugliese (per contatti: puglipas at interfree.it) per questo intervento.

Per un profilo di Pasquale Pugliese dall'ampia intervista recentemente apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 267 riprendiamo la seguente notizia biografica: "Sono nato nel 1968 a Tropea, sul Tirreno calabrese, ho studiato filosofia e svolto il servizio civile al di la' dello stretto, Messina. Migrante in direzione Nord, come molti calabresi della diaspora, sono infine approdato a Reggio Emilia. Dove ho fatto per diversi anni l'educatore in un progetto del Comune chiamato Gruppi Educativi Territoriali. Ne sono poi diventato coordinatore, supervisore ed oggi mi occupo di progettazione educativa. Contemporaneamente, fin dai tempi dell'universita', ho mantenuto un costante dialogo con il Movimento Nonviolento grazie al quale sono maturate molte di quelle convinzioni che ho appena espresso. Da un po' di tempo, accompagno la vita del movimento cercando di dare un contributo al suo coordinamento nazionale ed alla rivista "Azione nonviolenta", sulla quale seguo, per lo piu', le tematiche educative. A Reggio Emilia, dopo aver partecipato negli anni, a molte "reti", "coordinamenti" e "campagne", negli ultimi tempi mi dedico alla Scuola di Pace, sia sul piano dell'organizzazione che della formazione (www.comune.re.it/scuoladipace). Da poco tempo sto provando anche a muovere i primi passi sul web, dove ho un "profilo" su facebook, nel quale sono attivi diversi contatti con amici della nonviolenza di tutt'Italia, e dove cerco di seguire un rudimentale blog nel quale, man mano, inserisco articoli e interventi e dove finira' anche questa intervista. (www.pasqualepugliese.blogspot.com). Tuttavia, tra tutte le attivita', quella principale, che richiede le mie migliori energie e mi da' le maggiori soddisfazioni, e' quella di papa' di due splendide bambine: Annachiara e Martina".

Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentemente pubblicati Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005; Alois Prinz, Io, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1999, 2009. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000.

Zygmunt Bauman, illustre sociologo, intellettuale democratico, ha insegnato a Varsavia, a Tel Aviv e Haifa, a Leeds; e' il marito di Janina Bauman. Tra le opere di Zygmunt Bauman: segnaliamo almeno Cultura come prassi, Il Mulino, Bologna 1976; Modernita' e olocausto, Il Mulino, Bologna 1992, 1999; La decadenza degli intellettuali, Bollati Boringhieri, Torino 1992; Il teatro dell'immortalita', Il Mulino, Bologna 1995; Le sfide dell'etica, Feltrinelli, Milano 1996; La societa' dell'incertezza, Il Mulino, Bologna; Dentro la globalizzazione, Laterza, Roma-Bari 1999; Voglia di comunita', Laterza, Roma-Bari 2001; Modernita' liquida, Laterza, Roma-Bari 2002; Intervista sull'identita', Laterza, Roma-Bari 2003; La societa' sotto assedio, Laterza, Roma-Bari 2003; Vite di scarto, Laterza, Roma-Bari 2005; Vita liquida, Laterza, Roma-Bari 2006; L'Europa e' un'avventura, Laterza, Roma-Bari 2006; Lavoro, consumismo e nuove poverta', Citta' aperta, Troina (Enna) 2007; Homo consumens, Erickson, Trento 2007; Modus vivendi, Laterza, Roma-Bari 2007; Paura liquida, Laterza, Roma-Bari 2008]

 

 

E' un anno di anniversari tondi questo 2011. Approfittiamone, di volta in volta, per fare quelche riflessione utile per l'oggi.

Cinquanta anni fa, l'11 aprile del 1961, si apriva a Gerusalemme il processo ad Adolf Eichmann, il gerarca nazista che aveva pianificato prima l'allontanamento forzato degli ebrei dalla Germania e dopo la loro deportazione nei campi di sterminio.

"Uno specialista nel settore dell'emigrazione", così si autodefinisce Eichmann di fronte ai giudici e l'unica colpa che ammette e' quella di aver fedelmente svolto il proprio dovere, senza essere mai stato richiamato dai suoi superiori.

La filosofa Hannah Arendt, che segue di persona l'intero processo, ne scrive uno dei libri piu' importanti del '900, La banalita' del male (1963), nel quale mette a fuoco la normalita' rivendicata, e vera, di quest'uomo. Il suo non essere un mostro: "i giudici sapevano che sarebbe stato quanto mai confortante poter credere che Eichmann era un mostro, ma il guaio del caso Eichmann era che di uomini come lui ce n'erano tanti e che questi tanti non erano ne' perversi ne' sadici, bensi' erano, e sono tuttora, terribilmente normali. Questa normalita' e' piu' spaventosa di tutte le atrocita' messe insieme, perche' implica che questo nuovo tipo di criminale, realmente hostis generis humani, commette i suoi crimini in circostanze che quasi gli impediscono di accorgersi o di sentire che agisce male".

Se dunque non e' un mostro colui che e' capace di tale violenza, non e' un essere alieno dal genere umano, ma e' un uomo come tanti, cio' significa che quella violenza riguarda tutti, perche' ciascuno in simili circostanze potrebbe essere al suo posto. E, come lui, obbedire.

Zygmunt Baumann, molti anni piu' tardi nel suo Paura liquida (2006), approfondisce e generalizza le riflessioni della Arendt. "La lezione piu' spaventosa di Auschwitz, dei gulag, di Hiroshima e' che, contrariamente all'opinione comune, non sono soltanto i mostri a commettere crimini mostruosi. La lezione piu' devastante di Auschwitz, dei gulag e di Hiroshima non e' che potremmo anche noi essere rinchiusi dietro il filo spinato o nelle camere a gas, ma che, date le giuste condizioni, potremmo stare di guardia o spruzzare nelle condutture cristalli di sale bianchi; la lezione non e' che una bomba atomica potrebbe abbattersi proprio su di noi, ma che, date le giuste condizioni, potremmo essere noi a lanciarla sulla testa di altri".

Questa, ci dicono Arendt e Baumann, e' la lezione del processo ad Eichmann, la lezione di Auschwitz, dei gulag, di Hiroshima, ma questa lezione non l'abbiamo ancora imparata.

Quanti sono oggi i normali specialisti nel settore dell'emigrazione, i normali guardiani di campi di concentramento, i normali sganciatori di bombe, i normali spettatori passivi di tutto questo? Che tornando a casa, a sera, come Eichmann, sono convinti di avere svolto il proprio dovere?

 

6. RIFLESSIONE. RAFFAELLO SAFFIOTI: IN MARCIA CON DANILO DOLCI VERSO UN MONDO NUOVO. SAPERE CONCRETARE L'UTOPIA

[Ringraziamo Raffaello Saffioti (per contatti: rsaffi at libero.it) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale.

 

Raffaello Saffioti, amico della nonviolenza, infaticabile promotore di iniziative di pace, solidarieta', cultura, e' animatore dell'esperienza della Casa per la pace "Domenico Antonio Cardone" di Palmi.

 

Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recentissimo e' il volume che pubblica il rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. i dvd di Alberto Castiglione: Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004, e Verso un mondo nuovo, 2006. Tra i vari siti che contengono molti utili materiali di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.org, www.danilodolci.it, danilo1970.interfree.it, www.danilodolci.toscana.it, www.inventareilfuturo.com, www.cesie.org, www.nonviolenti.org, www.fondodanilodolci.it]

 

Appelli, marce, manifesti e movimenti di protesta oggi non mancano, ma sembrano insufficienti a produrre i cambiamenti  necessari di fronte alle sfide del nostro tempo, dal livello locale a quello globale.

Perché? Questa domanda e' necessaria per la ricerca e per l'azione.

La domanda e' sollecitata dal programma della Marcia "per un mondo nuovo" (Menfi - Palermo 11-16 aprile / Trappeto 17 aprile 2011). La Marcia ricorda la storica marcia detta "della protesta e della speranza" del 1967 "Per la Sicilia occidentale e per un nuovo mondo", guidata da Danilo Dolci e Lorenzo Barbera.

Ma richiama anche l'opera di Dolci Verso un mondo nuovo, pubblicata da Einaudi nel 1964 e in una nuova edizione nel 1965.

Forse e' opportuno proporre qualche stralcio del capitolo conclusivo: "Eccolo chiaramente il mondo vecchio: quello che non aveva riconosciuto la sua sostanziale unita'. E' avvenuto un salto nelle conoscenze, nelle tecniche, in certe condizioni fondamentali. Questa e' la buona novella che possiamo portare al mondo: le premesse, le condizioni per realizzare il mondo nuovo ci sono gia' ora, in ogni punto. Il mondo nuovo e' in ritardo. Qualcuno l'ha intravisto, ma popolazioni intere non se ne sono accorte. Si e' guardato e non si e' visto, non si sono afferrati certi significati di fondo e le implicazioni possibili, necessarie. Oggi la nostra vita ha nuovi presupposti culturali, tecnici, morali. Rifiutarli e' rodersi, sprecarsi, suicidarsi. (...) Parti del mondo nuovo sono gia' vive, e altre se ne stanno attuando giorno per giorno: bisogna che si riconoscano, incontrino, colleghino, espandano, rinforzino; che i gruppi autoportanti, i gruppi di gruppi diventino il mondo nuovo. Sara' difficile, ma nessuno pensi che e' impossibile. (...) Problema fondamentale da risolvere e' mettere in moto le possibilita' creative degli individui, dei gruppi, delle zone, dei popoli; mettere in moto l'esperienza della creativita' complessa. La gente deve essere in grado di credere alle proprie possibilita' creative, deve sapere al piu' presto come si crea insieme. E' chiaro che occorre un salto nella natura degli uomini. Al cittadino del nuovo mondo occorre un salto qualitativo. Come possiamo produrlo? Ciascuno cresce in quanto diventa un centro innamorato, centro motore, centro di responsabilita'. Questo e' lo sforzo che dovremmo fare, dal basso, lievitando, e contemporaneamente creando le condizioni strutturali per cui il salto sia favorito. Anche qui l'elicoide: l'uomo nuovo fa il mondo nuovo, il mondo nuovo fa l'uomo nuovo. La coscienza creativa, la coscienza della nostra appartenenza ai gruppi ed ai gruppi di gruppi, le tecniche dei diversi rapporti dovranno essere possedute dagli uomini di un mondo nuovo come il linguaggio e la scrittura: sono cioe' fondamentalmente strumenti di comunicazione-partecipazione. E piu' importanti: perche', rispetto linguaggio e scrittura, sono ancora piu' modi di essere che strumenti per essere, scienza-arte prima" (Danilo Dolci, Verso un mondo nuovo, Einaudi, 1965, pp. 269-70).

Sono trascorsi 44 anni dalla Marcia del 1967 e il mondo e' profondamente cambiato.

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Dalla Marcia del 1967 alla Marcia del 2011. Cosa direbbe oggi Danilo Dolci?

Cosa direbbe oggi Danilo Dolci?

I trent'anni che vanno dall'anno della Marcia, il 1967, al 1997, anno della morte di Dolci, segnano il processo evolutivo del suo pensiero e della sua opera. Per conoscere Dolci e sottrarlo al pericolo della mitizzazione, e' necessario leggere e studiare le opere pubblicate in quei trent'anni. L'attivita' da lui svolta nell'ultimo periodo della sua vita rimane quella meno studiata, forse perche' piu' difficile e complessa. Bisogna conoscerla e difenderla dalle interpretazioni fuorvianti di presunti "eredi" e "discepoli".

L'opera Comunicare, legge della vita (La Nuova Italia, 1997) puo' essere letta e considerata come il suo "testamento spirituale", elaborato nell'ultimo decennio della sua vita.

"La breve e inusuale 'prolusione' che egli ha letto a Bologna il 13 maggio" del 1996 in occasione del conferimento della laurea "honoris causa" in Scienze dell'Educazione potrebbe essere considerata come integrazione del suo testamento spirituale ("Scuola e Citta'", n. 9, 30 settembre 1996).

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Il grido di allarme di un profeta. Diagnosi di "uno stato confusionale"

In quell'opera e in quel discorso c'e' la diagnosi acuta dello "stato confusionale proprio in senso medico" sofferto allora come oggi dall'umanita'.

Leggiamo in Comunicare, legge della vita: "Non dobbiamo temere la diagnosi. Una malattia ci intossica e impedisce: la vita del mondo e' affetta dal virus del dominio, pericolosamente soffre di rapporti sbagliati. Non un nuovo Golia occorre denunciare, ne' estranei nemici ma, nei piu' diversi ambiti, ripensare e rifondare il modo e la qualita' dei nostri rapporti, di ogni genere di rapporto. Talmente abituati siamo a questa malattia, che ci e' arduo concepire la salute. Sappiamo quale mondo vogliamo? L'antico virus va tramando strategie inedite. Una frode sottile ma vasta degenera il mondo, acuta, sistematica, mentre il rapporto esclusivamente unidirezionale nel tempo tende a passivizzare l'altro, gli altri, e a divenire violento. Ove le bombe non bastano, l'inoculazione, la trasmissione propagandistica vengono piu' e piu' camuffate da comunicazione. Malgrado puntuali denunce, finora inadeguate, questa strategia (condotta da persone, gruppi, Stati) subdolamente tende a strumentalizzare la gente, rendendola indifesa e acquiescente. Il bambino, il giovane, il passante nella strada difficilmente puo' difendersi dalla 'ingegneria del consenso' finche' non sa che esiste, e come ordisce, sostenuta da apparati e investimenti smisurati. I maggiormente pericolosi predatori e parassiti umani perlopiu' ragnano legalmente e nell'oscuro. Sovente l'usurpatore e i suoi strumenti vengono esaltati e incentivati dagli stessi oppressi. Insano e' frodare, ma anche lasciarsi parassitare, divenendo complici. L'adeguarsi all'ordine del dominio implica la responsabilita' del dominatore che quella di chi si lascia dominare. (...) Molti strumenti del dominio sfuggono al controllo democratico, sfuggono alla coscienza popolare. (...) Arduo e' liberarsi dall'inganno che diviene norma. Chi non medita, non pensa liberamente, non distingue tra l'ipnotizzante trasmettere e il comunicare. (...) L'uso della televisione, soprattutto da parte dei piccoli, rischia - se eccessivo, indiscriminato, avulso dalla capacita' di guardare e sentire criticamente - di espropriare ognuno di se' e di inquinare" (pp. 15, 17-8, 20).

Nel discorso all'Universita' di Bologna leggiamo: "Come e' possibile diagnosticare uno 'stato confusionale'? Osservando in quale modo ci si comporta, e in quale ci si esprime. Guardando l'agire, i fatti, quando emerge una difficolta' come si comportano le persone sane? Cercando di identificare il 'problema' (che significa originariamente 'proposta'), per poterlo risolvere. Come invece si comporta il neurotico (persona, gruppo o popolo)?  Si scaglia contro la difficolta' - pur se rappresentata da persone, gruppi, popoli - per eliminarla, talora distruggendosi. La guerra e' un fenomeno neurotico"("Scuola e Citta'", cit., pp. 407-8).

"'Stato confusionale' ci significa deperimento pure biologico fino al rischio dell'autodistruzione" sono le ultime parole di quel discorso. Oggi, forse, siamo in grado di capire meglio il senso di quelle parole, quanto fosse giustificato quel grido di allarme. Era il grido di allarme di un profeta.

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La manomissione delle parole

Nella "Premessa" a Comunicare, legge della vita, si legge: "Questo libro (nato da conversazioni con amici preoccupati dello 'stato confusionale' del mondo: particolarmente Noam Chomsky, Paulo Freire, Mario Luzi e Jurgen Habermas) prova umilmente ad ampliare nelle diverse lingue-culture una complessa chiarificazione indispensabile a rianimare la crescita della vita nel nostro pianeta. (...) Non soltanto resistere all'inquinamento, anche culturale, mentale, che continuamente ci minaccia, e' un grave problema: ma riuscire a disinquinarci da quanto inavvertitamente gia' ci ha penetrati" (pp. IX-X).

Segue una "Anatomia lessicale-concettuale". Leggiamo: "Il vocabolario e' anche uno specchio: per valorizzarlo, ad esprimersi e intendere, occorre imparare a scegliere. 'Quale il senso delle nostre parole? Che ci significano?' (...) Parole in se' pure, sono state storicamente sfruttate e tradite (...) La parola assume il senso suo interpretando il mondo, nel tentativo di esprimere una visione della vita. Vi e' un maturare dei significati e un involversi. (...) In questo percorso linguistico non possiamo pure osservare la verbalizzazione del decorso di una perversione? di una psicopatologia? Il dominio deforma a poco a poco al proprio uso il concepire, succhia il 'valore alle parole vive'. (...) In questa prospettiva occorre riconoscere che deformare concezioni-parole-entita' vitali come 'comunicare, interesse, potere, struttura, valore, economia, educazione', e cosi' via, e' espressione di macrovirosi causata dall'uomo a livello biosferico. Anche la lingua, abilmente manipolata, puo' divenire occasione di penetrazione virale, strumento di dominio: la 'comunicazione' è 'advertising, promotion, trade marketing'. Fino a 'Little Boy', la bomba che vetrifica e polverizza Hiroshima. Fino al sottomarino atomico 'Corpus Christi'. (...) Ricordiamo Silone, in Vino e pane: 'In nessun secolo la parola e' stata cosi' pervertita, come ora lo e', dal suo scopo naturale, che e' quello di far comunicare gli uomini'. Se vado su un terreno che frana, su una slavina, rischio di franare: per intendere e prevedere un evento in un ambiente, occorre conoscere la struttura delle essenziali relazioni di quell'ambiente. Cosi', per interpretare - e interagire opportunamente con - un messaggio, occorre riconoscere la profonda struttura espressa dalle parole chiave di 'quel' messaggio, di 'quella' lingua. Peggio della moneta falsa e' la parola falsa: soprattutto se usata per insegnarla. Infamando la lingua, infamiamo noi e la terra" (pp. 3, 5, 10, 11).

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"Dobbiamo rassegnarci al suicidio?". Rispondere ad un appello

Il dovere di quelli che vogliono raccogliere l'eredita' del pensiero e dell'opera di Dolci, di quelli che vogliono continuare la sua opera, di quelli che si considerano suoi amici, e' rispondere alla domanda della "Bozza di Manifesto" in Comunicare, legge della vita: "Dobbiamo rassegnarci al suicidio?".

Bisogna rispondere all'appello rivolto "a chi piu' avverte l'immensa portata di questa problematica per la vita del mondo, a tutti coloro cui non sfuggono gli intimi nessi tra la valorizzazione delle intime risorse inesplorate, e la pace - o tra sfruttamento e violenza -, soprattutto a chi nei piu' diversi contesti esercita una pur varia funzione educativa. Per scoprire ed esprimere i dirompenti segreti del comunicare occorre che germinino ovunque i suoi laboratori, consolidandosi in comuni fronti" (pp. 41, 42).

Nell'ultima parte della "Bozza di Manifesto" e' rivolto l'invito a ciascuno, tra l'altro, dovunque possibile, a: "promuovere, soprattutto con i giovani, iniziative in cui ognuno possa esprimersi (...) per riconoscere i propri bisogni concreti... organizzare seminari e corsi affinche' si formino, in ogni ambito e a ogni livello, esperti di come possiamo crescere in gruppi che favoriscano la creativita' personale e collettiva... trovare i modi per sperimentare, in ogni ambiente e a ogni livello, quali metodologie possano risultare piu' efficaci affinche' ognuno si interroghi: fino a qual punto siamo impediti a costruire civiche strutture comunicanti... suscitare iniziative specifiche, processi di ricerca-azione-riflessione..." (pp. 43-4).

Alla fine del discorso all'Universita' di Bologna, Dolci disse: "Per il mondo, essenziale nel futuro sara' come valorizzare ognuno attraverso maieutiche strutture a diversi livelli, riguardando dalle evolutive prospettive della scienza della complessita'. Essenziale problema e' riuscire a concepire strutture maieutiche di reciproca valorizzazione in cui tutti, i piu' semplici e i piu' tecnici, possano apprendere a comunicare e a organizzarsi" ("Scuola e Citta'", cit., p. 408).

"L'inaudita complessita' dei problemi in un mondo che si dibatte tra la morte ed una nuova vita, richiede analisi e intuizioni approfondite per le quali ognuno puo' arrecare il suo apporto personale" (Comunicare, legge della vita, cit., p. 41).

E' l'opera svolta da Dolci in tutta la sua vita.

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"Sapere concretare l'utopia"

"Sapere concretare l'utopia chiede, col denunciare, un annunciare capace di lottare e costruire frontiere che valorizzino ognuno: l'educazione e' rivoluzionaria se si matura valorizzatrice, dunque maieutica".

Queste parole leggiamo nell'ultima pagina de La struttura maieutica e l'evolverci (La Nuova Italia, 1996), che e' una delle ultime opere di Dolci, pubblicata nel 1996.

Quanto e' diffusa la consapevolezza della diagnosi e della proposta avanzata dall'ultimo Dolci, soprattutto tra quanti si richiamano al suo pensiero e alla sua opera?

 

7. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Vita Sackville-West, Passaggio a Teheran, Il Saggiatore, Milano 2003, 2007, pp. 252, euro 9.

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Riletture

- Joan Baez, Ballate e folksongs, Newton Compton, Roma 1977, pp. 176.

- Bob Dylan, Blues, ballate e canzoni, Newton Compton, Roma 1972, pp. 304.

- Bob Dylan, Canzoni d'amore e di protesta, Newton Compton, Roma 1972, pp. 224.

- Alessandro Portelli (a cura di), Folk songs, Guanda, Parma 1966, 1969, pp. 186.

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 524 del 13 aprile 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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