Telegrammi. 506
- Subject: Telegrammi. 506
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- Date: Sat, 26 Mar 2011 01:24:30 +0100 (CET)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 506 del 26 marzo 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Due cose su cui non si puo' cedere (una lettera a chi esita, scritta dal quinto giorno di digiuno contro la guerra)
2. Contro la guerra una proposta agli enti locali
3. Movimento Nonviolento: Un'azione nonviolenta per opporsi alla guerra e al nucleare
4. Sabato 26 marzo a Roma per il si' ai referendum per difendere ambiente, salute e diritti
5. Tzvetan Todorov: L'attrazione fatale della "guerra giusta"
6. Si e' svolto a Viterbo il 25 marzo un incontro contro la guerra
7. Altri volantini contro la guerra a cura di Benito D'Ippolito
8. Per sostenere il Movimento Nonviolento
9. "Azione nonviolenta"
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. PEPPE SINI: DUE COSE SU CUI NON SI PUO' CEDERE (UNA LETTERA A CHI ESITA, SCRITTA DAL QUINTO GIORNO DI DIGIUNO CONTRO LA GUERRA)
Vi sono due cose su cui non si puo' cedere: sulla illiceita' dell'omicidio, e quindi - ed a maggior ragione - sulla illiceita' della guerra che consiste della commissione di innumerevoli omicidi.
*
Se si ammette la guerra, nessun crimine e' illecito.
Solo se ci si oppone alla guerra comincia la civilta' umana, che consiste nell'umana convivenza. Lo sapevano coloro che scrissero la Costituzione della Repubblica Italiana, che infatti "ripudia la guerra".
Opporsi alla guerra, e quindi anche agli eserciti: lo sapeva gia' Immanuel Kant che al riguardo scrive parole definitive nel terzo articolo preliminare del suo progetto filosofico Per la pace perpetua.
Opporsi alla guerra, e quindi anche alle armi: soprattutto dopo che la tecnologia bellica ha raggiunto una potenza distruttiva tale da mettere in pericolo la prosecuzione della civilta' umana.
*
In un indimenticabile suo discorso, che poi divenne l'introduzione a un libro fondamentale (La pace. Realismo di un'utopia), Ernesto Balducci parlo' delle "tre verita' di Hiroshima": "La prima verita' contenuta in quel messaggio e' che il genere umano ha un destino unico di vita o di morte... La seconda verita' di Hiroshima e' che ormai l'imperativo morale della pace, ritenuta da sempre come un ideale necessario anche se irrealizzabile, e' arrivato a coincidere con l'istinto di conservazione, il medesimo istinto che veniva indicato come radice inestirpabile dell'aggressivita' distruttiva... La terza verita' di Hiroshima e' che la guerra e' uscita per sempre dalla sfera della razionalita'".
Io credo che queste opinioni siano condivisibili da ogni persona ragionevole, sollecita del bene comune dell'umanita' intera.
*
Pensare che la guerra sia uno strumento efficace contro le dittature e' un'opinione di prima della bomba atomica. E grazie al cielo che Hitler l'atomica non ebbe.
Pensare che la guerra possa promuovere la giustizia e i diritti umani e' credere che infliggere la morte sia la stessa cosa che generare la vita, e' credere che la massima violenza - la soppressione degli esseri umani - sia la stessa cosa del suo contrario - la salvezza degli esseri umani.
Su cosa sia il mondo nell'eta' atomica ha scritto parole definitive Guenther Anders.
*
Ma opporsi alla guerra implica anche opporsi al razzismo. Implica riconoscere tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani. Implica accogliere ed assistere tutti gli esseri umani in fuga da fame, dittature, guerre. Implica lottare, l'intera umanita' unita, contro la fame, le dittature, le guerre.
Anche qui ci soccorre Kant, col terzo articolo definitivo del progetto filosofico Per la pace perpetua.
E ci soccorre la Costituzione della Repubblica Italiana, che afferma lapidariamente che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica".
*
La guerra, come il razzismo, sono fenomeni che se non vengono contrastati tempestivamente imbarbariscono tutti: un decennio di illegale e insensata partecipazione alla guerra afgana rende piu' facile alla societa' italiana di accettare la partecipazione anche alla guerra libica. La riapertura dei campi di concentramento per migranti di tutto innocenti stabilita dalla legge Turco-Napolitano ha reso piu' facile il colpo di stato razzista sancito dalla legge 94/2009, che nazisticamente pretende di rendere "reato" il semplice fatto di essere una persona viva in fuga dalla fame, dalle dittature, dalle guerre giunta in Italia fortunosamente.
La guerra, come il razzismo, minacciano l'umanita' intera, sono crimini contro l'umanita'.
E noi, che siamo esseri umani, non vorremo difendere l'umanita' di cui siamo parte?
Noi, che siamo esseri umani, non dobbiamo difendere l'umanita' di cui siamo parte?
Io dico di si'.
*
A chi poi mi chiede se vi sia, e quale sia, un modo adeguato per difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani, per promuovere giustizia e liberta', per realizzare responsabilita' e solidarieta', ebbene, rispondo che io credo che questo modo esista, e sia la scelta della nonviolenza. Che nel corso della storia ha dato cosi' grandi prove della sua forza che finanche dove apparentemente sembra essere stata sconfitta dalla violenza, anche in quei casi essa contro la violenza e' stata vittoriosa. Furono uccisi Socrate, Gesu', Mohandas Gandhi, Martin Luther King, Marianella Garcia, Chico Mendes ed infiniti altri combattenti nonviolenti: furono uccisi, ma vivono ancora. E vivranno finche' sara' viva la civilta' umana.
2. INIZIATIVE. CONTRO LA GUERRA UNA PROPOSTA AGLI ENTI LOCALI
Proponiamo a tutte le persone amiche della nonviolenza di inviare al sindaco del Comune, al presidente della Provincia ed al presidente della Regione in cui si risiede, una lettera aperta (da diffondere quindi anche a tutti i membri del consiglio comunale, provinciale, regionale, ed ai mezzi d'informazione) con cui chiedere che l'assemblea dell'ente locale approvi una deliberazione recante il testo seguente o uno analogo.
*
"Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... ripudia la guerra, nemica dell'umanita'.
Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.
Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.
Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.
Richiede al Governo e al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
Solo la pace salva le vite".
3. INIZIATIVE. MOVIMENTO NONVIOLENTO: UN'AZIONE NONVIOLENTA PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE
[Dal Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo]
Libia e Giappone, militare e nucleare: il Movimento Nonviolento attua e propone un'azione nonviolenta per opporsi alla guerra e al nucleare. Un digiuno del cibo e della parola.
*
Libia e Giappone, militare e nucleare, sono due facce della stessa moneta.
Si fa la guerra, contro l'umanita' e contro la natura, per il potere energetico, per lo sviluppo infinito dei consumi. Quello che sta accadendo, in Giappone come in Libia, e' un segnale di allarme che dobbiamo cogliere. Tutti dicono che le cose vanno sempre peggio, che cosi' non si puo' andare avanti. Ci vuole un cambiamento.
Pace tra le persone e con la natura, di questo ha bisogno il mondo.
Noi del Movimento Nonviolento vogliamo iniziare con un'assunzione di responsabilita'. Mettiamo in campo un'iniziativa simbolica, ma concreta.
Un digiuno del cibo e della parola, un'azione semplice ma incisiva - se non altro su noi stessi - per riflettere sulla necessita' di rifiutare la violenza per scegliere la strada della nonviolenza.
Rinunciare a mangiare e' anche un modo per condividere le tante sofferenza e la fame che porta la guerra. Rimanere in silenzio e' anche un modo per evidenziare quanta violenza c'e' nella parole di menzogna (la prima vittima della guerra eì la verita'): "operazione umanitaria" per nascondere che e' una guerra; "nucleare sicuro e pulito" per nascondere i rischi e i costi dell'energia atomica.
Iniziamo con un digiuno collettivo di 48 ore, sapendo che la nonviolenza e' contagiosa e altre azioni nonviolente seguiranno nei giorni successivi. Vogliamo con questo dare l'avvio ad un modo nuovo di "stare in piazza" e di concepire la politica.
Sappiamo bene che la guerra non si ferma con i digiuni. Vogliamo pero' richiamare l'attenzione sulla necessita' di prevenire la prossima, contrastando eserciti e armi che la renderanno possibile, e lavorando per costruire gli strumenti utili per veri interventi umanitari di pace.
*
Domenica e lunedi' 27 e 28 marzo, in molte citta' d'Italia (Verona, Trento, Venezia, Ferrara, Livorno, Genova, Brescia, Torino, ecc.) gli amici e le amiche della nonviolenza staranno senza cibo e senza parole per:
- opporsi alla guerra (e alla sua preparazione);
- opporsi al nucleare (votare si' al referendum);
- sostenere i Corpi Civili di Pace (veri strumenti di intervento umanitario);
- sostenere le energie rinnovabili (sole, vento, acqua sono doni gratuiti della natura);
- proporre una seria riflessione sulla nonviolenza, che e' la forza della verita'.
Il Movimento Nonviolento
*
Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org
Chi desidera partecipare e proseguire questa azione nonviolenta, singolarmente o in gruppo, nei modi e nei tempi che vorra', lo puo' comunicare a: azionenonviolenta at sis.it
I nominativi e il calendario saranno diffusi tramite il nostro sito www.nonviolenti.org e nella pagina facebook del Movimento Nonviolento.
A chi pensa invece che questa proposta sia un'ingenuita', o che non serva a niente, proponiamo di provare, per un giorno solo, e capira' quanto costa fatica e quanto fa bene la nonviolenza.
4. INIZIATIVE. SABATO 26 MARZO A ROMA PER IL SI' AI REFERENDUM PER DIFENDERE AMBIENTE, SALUTE E DIRITTI
[Riceviamo e diffondiamo]
Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo aderisce alla manifestazione nazionale che si svolgera' sabato 26 marzo a Roma per il si' ai referendum, per l'acqua bene comune e diritto umano, e per fermare la follia nucleare e promuovere la valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili, pulite e sicure.
*
Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti
Viterbo, 25 marzo 2011
Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito: www.coipiediperterra.org, recapito postale: c/o Centro di ricerca per la pace, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at gmail.com
5. MAESTRI. TZVETAN TODOROV: L'ATTRAZIONE FATALE DELLA "GUERRA GIUSTA"
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 23 marzo 2011 col titolo "L'attrazione fatale della guerra giusta" (traduzione di Elisabetta Horvat).
Tzvetan Todorov, nato a Sofia nel 1939, a Parigi dal 1963. Muovendo da studi linguistici e letterari e' andato sempre piu' lavorando su temi antropologici e di storia della cultura e su decisive questioni morali. Riportiamo anche il seguente brano dalla scheda dedicata a Todorov nell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche: "Dopo i primi lavori di critica letteraria dedicati alla poetica dei formalisti russi, l'interesse di Todorov si allarga alla filosofia del linguaggio, disciplina che egli concepisce come parte della semiotica o scienza del segno in generale. In questo contesto Todorov cerca di cogliere la peculiarita' del 'simbolo' che va interpretato facendo ricorso, accanto al senso materiale dell'enunciazione, ad un secondo senso che si colloca nell'atto interpretativo. Ne deriva l'inscindibile unita' di simbolismo ed ermeneutica. Con La conquista dell'America, Todorov ha intrapreso una ricerca sulla categoria dell'"alterita'" e sul rapporto tra individui appartenenti a culture e gruppi sociali diversi. Questo tema, che ha la sua lontana origine psicologica nella situazione di emigrato che Todorov si trova a vivere in Francia, trova la sua compiuta espressione in un ideale umanistico di razionalita', moderazione e tolleranza". Tra le opere di Tzvetan Todorov: (a cura di), I formalisti russi. Teoria della letteratura e del metodo critico, Einaudi, Torino 1968, 1977; (a cura di, con Oswald Ducrot), Dizionario enciclopedico delle scienze del linguaggio, Isedi, Milano 1972; La letteratura fantastica, Garzanti, Milano 1977, 1981; Teorie del simbolo, Garzanti, Milano 1984; La conquista dell'America. Il problema dell'"altro", Einaudi, Torino 1984, 1992; Critica della critica, Einaudi, Torino 1986; Simbolismo e interpretazione, Guida, Napoli 1986; Una fragile felicita'. Saggio su Rousseau, Il Mulino, Bologna 1987, Se, Milano 2002; (con Georges Baudot), Racconti aztechi della conquista, Einaudi, Torino 1988; Poetica della prosa, Theoria, Roma-Napoli 1989, Bompiani, Milano 1995; Michail Bachtin. Il principio dialogico, Einaudi, Torino 1990; La deviazione dei lumi, Tempi moderni, Napoli 1990; Noi e gli altri. La riflessione francese sulla diversita' umana, Einaudi, Torino 1991; Di fronte all'estremo, Garzanti, Milano 1992 (ma cfr. la seconda edizione francese, Seuil, Paris 1994); I generi del discorso, La Nuova Italia, Scandicci (Firenze) 1993; Una tragedia vissuta. Scene di guerra civile, Garzanti, Milano 1995; Le morali della storia, Einaudi, Torino 1995; Gli abusi della memoria, Ipermedium, Napoli 1996; L'uomo spaesato. I percorsi dell'appartenenza, Donzelli, Roma 1997; La vita comune, Pratiche, Milano 1998; Le jardin imparfait, Grasset, 1998; Elogio del quotidiano. Saggio sulla pittura olandese del Seicento, Apeiron, 2000; Elogio dell'individuo. Saggio sulla pittura fiamminga del Rinascimento, Apeiron, 2001; Memoria del male, tentazione del bene, Garzanti, Milano 2001; Il nuovo disordine mondiale, Garzanti, Milano 2003; Benjamin Constant. La passione democratica, Donzelli, Roma 2003; Lo spirito dell'illuminismo, Garzanti, Milano 2007; La letteratura in pericolo, Garzanti, Milano 2008, 2011; La paura dei barbari, Garzanti, Milano 2009; La bellezza salvera' il mondo, Ganzanti, Milano 2010 (tra esse segnaliamo particolarmente Memoria del male, tentazione del bene, Garzanti, Milano 2001: un'opera che ci sembra fondamentale)]
L'intervento militare in Libia ha suscitato in Francia un coro di consensi, provenienti sia dai partiti rappresentati in Parlamento, come gia' per la guerra in Afghanistan, sia dai commentatori.
Sentiamo dire che la Francia ha messo a segno un colpo da maestro. Il capo nemico e' designato solo in termini superlativi: e' diventato il demente, il pazzo, l' aguzzino, il tiranno sanguinario, o addirittura descritto, con riferimento alle sue origini, come "astuto beduino". Si fa scialo di eufemismi: anziche' di uccidere a freddo si parla di "assumersi le proprie responsabilita'"; non si raccomanda di limitare il numero dei cadaveri, bensi' di procedere "senza eccesso di forze dirompenti". Per giustificare l'entrata in guerra si adducono paragoni azzardati: non intervenire equivarrebbe a ripetere gli errori commessi nel 1937 con la Spagna, nel 1938 a Monaco, nel 1994 in Ruanda... Chi traccheggia e' stigmatizzato. La Germania non e' stata all'altezza, l' Europa ha dato prova di una sorprendente ritrosia, se non addirittura della sua abituale pusillanimita'. I Paesi emergenti sono colpevoli di non voler correre rischi - come se a rischiare grosso fossero i guerrafondai della capitale francese!
E' vero che a differenza della guerra in Iraq, l'intervento in Libia e' stato approvato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Ma legalita' e' sinonimo di legittimita'?
Alla base della decisione si trova un concetto introdotto di recente: la responsabilita' di proteggere la popolazione civile di un Paese dalle minacce provenienti dai suoi stessi dirigenti. Ora, dal momento in cui questa "protezione" non ha piu' il significato di assistenza umanitaria, ma quello dell'intervento militare di un altro Stato, non si vede cos'abbia di diverso dal "diritto d'ingerenza" che i Paesi occidentali si erano arrogati qualche anno fa.
Se ogni Stato potesse decidere di avere il diritto di intervenire sui suoi vicini per difendere una minoranza maltrattata, numerose guerre scoppierebbero all'istante. Basti pensare ai ceceni in Russia, ai tibetani in Cina, agli sciiti nei Paesi sunniti (e viceversa), ai palestinesi nei territori occupati da Israele...
Certo, dovrebbero essere autorizzate dal Consiglio di Sicurezza. Il quale ultimo ha pero' una particolarita', che e' al tempo stesso il suo peccato originale: i suoi membri permanenti dispongono di un diritto di veto su tutte le decisioni, e cio' li pone al di sopra della legge che lo stesso Consiglio di Sicurezza dovrebbe incarnare: non potranno mai essere condannati, come non lo saranno i Paesi che scelgono di sostenere! E quel che e' peggio, per sottrarsi al veto intervengono senza l'autorizzazione delle Nazioni Unite, come nel caso del Kosovo e in quello dell' Iraq. L'invasione armata di quest'ultimo Paese, fondata su un pretesto fittizio (la presenza di armi di distruzione di massa) e' costata centinaia di migliaia di morti; eppure i Paesi invasori non hanno subito la benche' minima sanzione ufficiale. L'ordine internazionale incarnato dal Consiglio di Sicurezza consacra il regno della forza, non del diritto.
Ma almeno stavolta, si dira', si interviene in difesa dei principi, non degli interessi. Ne siamo proprio sicuri?
La Francia ha continuato per molto tempo a sostenere le dittature al potere nei Paesi vicini, quali la Tunisia e l'Egitto. Scegliendo oggi di dare il suo appoggio agli insorti libici, Parigi spera di ripristinare il proprio prestigio. E al tempo stesso da' una dimostrazione dell'efficienza delle sue armi, ponendosi cosi' in una posizione di forza nei futuri negoziati. Sul piano interno, condurre una guerra vittoriosa - e per di piu' in nome del Bene - serve sempre a risollevare la popolarita' dei dirigenti.
Considerazioni analoghe si possono fare nel caso degli Stati Uniti e della Gran Bretagna.
Si insiste molto sulle dichiarazioni di sostegno (prima che avesse incominciato a cambiare parere) della Lega araba, le cui opinioni peraltro sono raramente tanto apprezzate in Occidente! A ben guardare, nel caso presente gli Stati che ne fanno parte hanno vari interessi in gioco.
L'Arabia Saudita e i suoi alleati sono pronti a sostenere gli occidentali nel confronto con il rivale libico, dato che cio' consente loro di reprimere impunemente i movimenti di protesta all'interno dei propri confini. I sauditi, non proprio esemplari in fatto di istituzioni democratiche, hanno incoraggiato la repressione nello Yemen e sono gia' intervenuti militarmente nel Bahrein, scegliendo, in questi due Stati vicini, di "proteggere" i dirigenti contro la popolazione.
Il colonnello Gheddafi massacra la sua gente: non sarebbe giusto rallegrarsi di poterglielo impedire, quali che siano le giustificazioni addotte o i motivi reconditi di questa scelta?
L'inconveniente sta pero' nel fatto che la guerra e' un mezzo tanto potente da far dimenticare il proprio obiettivo. Solo nei videogiochi si possono distruggere gli armamenti senza toccare gli esseri umani; nelle guerre reali, neppure gli "interventi chirurgici" piu' precisi riescono ad evitare i "danni collaterali", cioe' i morti, le sofferenze, le distruzioni.
A questo punto ci si addentra in una serie di calcoli dall'esito incerto: senza l'intervento, le perdite umane e materiali sarebbero piu' o meno gravi? Davvero non esistevano altri modi per impedire il massacro della popolazione civile? Una volta incominciata, la guerra non rischia di procedere secondo la sua propria logica, anziche' obbedire alla lettera della risoluzione iniziale? E' il caso di incoraggiare la guerra civile nel Paese, o la sua spartizione? Non si rischia di compromettere lo slancio democratico della popolazione rendendola dipendente dagli ex Stati colonizzatori?
Non esistono guerre pulite ne' guerre giuste, ma solo guerre inevitabili, come lo e' stata la seconda guerra mondiale combattuta dalle forze alleate. Non e' pero' il caso dell'attuale conflitto armato. Prima di intonare inni alla gloria di quest'impresa, veramente migliore di tutte le altre, forse sarebbe bene meditare sulle lezioni che Goya trasse duecento anni fa da un'altra guerra combattuta in nome del Bene: quella dei reggimenti napoleonici che portavano i diritti umani agli spagnoli. I massacri commessi in nome della democrazia non addolciscono la vita piu' di quelli perpetrati per fedelta' a Dio o ad Allah, alla Guida o al Partito. L'esito e' sempre lo stesso: I disastri della guerra.
6. INCONTRI. SI E' SVOLTO A VITERBO IL 25 MARZO UN INCONTRO CONTRO LA GUERRA
Venerdi' 25 marzo 2011 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace" si e' svolto un incontro di studio sul tema: "Dinanzi ai disastri ambientali, dinanzi alla follia della guerra, quali iniziative nonviolente per la difesa dell'ambiente, la costruzione della pace, la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani".
I partecipanti hanno espresso l'impegno a pensare e realizzare concrete iniziative nonviolente contro la guerra e il razzismo. Fin d'ora promuovono la richiesta che gli enti locali (Comuni, Province e Regioni) approvino delibere contro la guerra, in difesa della vita e dei diritti di tutti gli esseri umani.
I partecipanti all'incontro hanno altresi' espresso adesione e sostegno alla manifestazione nazionale per i referendum di sabato 26 marzo a Roma, ed ovviamente hanno espresso un coerente e persuaso sostegno al si' ai referendum: si' per l'acqua bene comune e diritto umano, si' per fermare il crimine nucleare e promuovere invece la valorizzazione delle fonti rinnovabili e delle tecnologie pulite, si' per la democrazia e la legalita'.
7. MATERIALI. ALTRI VOLANTINI CONTRO LA GUERRA A CURA DI BENITO D'IPPOLITO
[Ringraziamo il nostro buon amico Benito D'Ippolito per aver recuperato, scelto e messo insieme questi testi di varie firme, gia' piu' volte apparsi sul nostro notiziario nel corso degli anni]
Da L'escalation (stasimo primo)
E' come per il Vietnam: un ministro
della defensa, lugubre, ferale
dagli occhi di gatto, la voce di gelo
sazio il ventre gli abiti eleganti
del partito prominente della grotta del sesamo
annuncia l'invio di nuove armi, nuovi soldati
a massacrare i torvi contadini
per la gloria del regno millenario.
Altre persone moriranno ancora,
nuovi lutti, nuovo odio sorgera'.
Il governo italiano e' terrorista,
di menar stragi, di provocar stragi
scelse il governo.
E tu non sai fermare questo lento
inabissarsi in una sanguinaria
cupa anomia che tutto travia e rompe
e che travolge vite e dignita'.
*
Al teatrino sanguinario dei voraci burattini. Il decisionista
Guerra fino allo sterminio
degli afgani rozzi e brutti.
E' gia' deciso.
Armi fino a averne ingombri
piazze, case e giardinetti.
E' gia' deciso.
Nuove basi militari
dei padroni d'oltremare.
E' gia' deciso.
Scudo utile a assestare
primo il colpo nucleare.
E' gia' deciso.
Ma se tutto e' gia' deciso
la democrazia a che serve?
*
Parla adesso il generale
Noi non uccidiamo i civili.
Guardateli quei pezzenti
vestiti di stracci, famelici,
e' evidente che sono incivili.
*
Dice solenne il ministro
Dice solenne il ministro:
"contro i violenti tolleranza zero"
e batte il pugno sulla scrivania.
Anch'io avrei fatto arrestare
George Bush, il governo italiano,
chiunque fa guerre e fa stragi.
*
La guerra preventiva
Dice la televisione che un raid aereo
della coalizione di buona volonta'
ha colpito una scuola in Afghanistan
assassinando sette bambini.
Ammazzarli da piccoli e' l'essenza
della guerra preventiva. Sara' lieto
di tanta lungimiranza il colto pubblico.
*
Una delazione
Gentile comandante della guerra
umanitaria, e lei signor ministro
e lei gentile signor direttore
della televisione, con gli ossequi
piu' deferenti alle eccellenze vostre
qui elenco altri presunti talebbani,
e li segnalo alle signorie loro
per i provvedimenti competenti.
Mi pare sia un presunto talebbano
il mio vicino che di notte fa rumore
(pregasi tuttavia non bombardare
l'appartamento, ma colpirlo mentre e' in auto).
Mi pare sia un presunto talebbano
tutto l'attacco del Real, l'intera
squadra del Chelsea (lo si noti bene:
giocano in Spagna e in Gran Bretagna, e' chiaro
che c'e' un rapporto con quegli attentati).
Mi pare sia un presunto talebbano
mio cugino che mi chiede sempre un prestito
(Goffredo, non Corrado che e' un brav'omo
e non mi ha mai negato alcun favore).
Infine - ma se voi saprete agire
come si deve, da uomini veri,
di certo altri vi mandero' elenchi -
mi pare sia un presunto talebbano
quel Littel Tony Bler, quel Giorgio Busce,
e visto che ce so', pure Billade.
Gradiscano i saluti piu' distinti
e se ci fosse possibilita'
di comparire alla televisione
io sono sempre disponibile, anche
per qualche gioco a premi, e so cantare
e ballo il tango e il tuiste e gioco a bocce.
*
I morti libanesi
Tu
produci e vendi armi
cooperi affinche' con la violenza
sia retto e rotto il mondo e oppressi i popoli
mandi eserciti dove servirebbero case e scuole e ospedali
aiuti gli assassini
e ti stupisci
che gli assassini uccidano.
*
Due forme della rassegnazione
Il muselmann che cede, il denudato
che il cekista porta al plotone, il torturato
che recita a richiesta il calendario.
E quello che accettando il fascismo
ha fatto carriera ed e' oggi ministro.
*
Da un cantare del presunto talebano
Il presunto talebano
e' dovunque, e' ubiquo, e' immenso:
per disinfestarne il mondo
prima il napalm, poi l'incenso.
Il presunto talebano
e' feroce come un orco:
lo mitraglio da lontano
poi cadavere lo afforco.
Il presunto talebano
e' scorretto e indisponente:
tu lo ammazzi e quando muore
si traveste da innocente.
Il presunto talebano
e' un vigliacco sopraffino:
lo bombardi, e fatto a pezzi
si traveste da bambino.
Il presunto talebano
e' piu' furbo di un serpente:
tu gli spari una granata
e lui si dissolve in niente.
Il presunto talebano
e' dovunque, e' un'onda, e' un mare:
per disinfestarne il mondo
l'ora e' ormai del nucleare.
*
In cammino verso Tebe
Tu sai che la sfinge sei tu.
Che e' te stesso che devi contrastare.
Ogni uccisione la stessa uccisione.
Ogni persona l'intera umanita'.
Ogni colpo che affonda nelle carni
un diluvio di sangue che sconvolge
e terra e cielo.
Nulla salva il mondo
se non la scelta della nonviolenza.
*
Notte di Valpurga alla taverna di Auerbach
Gli assassini fanno un meeting
i bombardamenti continuano.
Gli assassini fanno un meeting
continua il traffico di eroina.
Gli assassini fanno un meeting
continua il femminicidio.
Gli assassini fanno un meeting
il terrorismo cresce.
Tutto va bene, dunque.
E adesso un coffee-breack.
*
Ultime notizie dal fronte della civilta'. Parla ora il portavoce della Nato
Cosi' composte nei loro sudari
dal commosso compianto circondate
dovrebbero esserci le vittime grate
di averle rese civili
da selvaggi straccioni che erano.
*
6 agosto
Dopo Hiroshima semplice e' la scelta.
La pace, o la fine della civilta' umana.
La nonviolenza, o la morte.
*
Quando
Quando tu cedi a un orrore
un altro subito ne segue.
Cosi' non chiedere quando sia il momento
di iniziare a resistere. Il momento
e' adesso.
*
Assisi alla mensa degli assassini
Assisi alla mensa degli assassini
gli arresi non credono piu'
che si debba e si possa resistere al male.
*
Di questo
L'oggi che oggi e' oggi
domani sara' ieri.
Per te restera' oggi
ucciso dai bombardieri.
*
La voce delle vittime
Se tu avessi l'udito piu' acuto
certo la sentiresti la voce delle vittime
e non esiteresti allora a chiamare
assassini gli assassini che le uccidono.
*
Sinfonietta dei diritti umani
"Oh poverini
che duro lavoro e' il loro
di assassini"
(Nefasio di Panopoli)
I diritti umani
si sa, per tutti valgono
ma non per quei pezzenti degli afgani.
La democrazia
a chi somministrarla, e quanto, e come
lo sa la Cia.
La dignita' umana
ha bianca la pelle
maschio il sesso ed e' solo cristiana.
La civilta'
gliela insegnamo noi a staffilate
a quelli la'.
A suon di bombe
i barbari finiscan nelle tombe.
Ah che fatica, e che soddisfazione
essere i grandi del mondo insetticidi
e chi non e' d'accordo: nel bidone.
Per tutti vigono, si sa, i diritti umani
ma non per quei pezzenti degli afgani.
*
Verra' un tempo
Verra' un tempo penoso, odioso
di piu' cupe, piu' dure menzogne
verra' il tempo degli scalini liquefatti
dello sgretolarsi dei pensieri
delle carni disfatte in sabbia e fumo.
Verra' un tempo furioso, oltraggioso
di piu' nere, piu' atroci oppressioni
nessuna maschera avra' piu' nessun volto
e nessun volto avra' piu' vera carne
nessuna carne avra' piu' soffio vivo.
Verra' un tempo, il tempo del sangue
a rovesci di pioggia, a pallottole
che perforano i sacchi ed i grembi
se le srotoli e gli occhi vi figgi
tu vi leggi bestemmie indicibili.
Verra' il tempo, quel tempo e' venuto
queste bombe queste mine queste raffiche
ne fan semina in questa terra afgana
europei, americani. Figliuolo
tu ricorda e prepara giustizia
tu ricorda e prepara la pace.
*
Fermare la guerra
Fermare la guerra occorre.
Solo la nonviolenza puo' farlo.
*
E poi
E poi c'e' la guerra dei ricchi contro i poveri
che non finisce mai.
Ed ogni giorno uccide.
*
Il sangue degli afgani
Il sangue degli afgani e' troppo scolorito
perche' si muova un dito
a che le stragi cessino.
Le grida degli afgani, e troppo son lontane
perche' le ascolti un cane
e ne provi pieta'.
Le vite degli afgani non sono nell'agenda
di chi per la prebenda
la madre venderebbe.
Ma il voto agli assassini
lo diano gli assassini.
Noi poveri meschini
piangiamo i nostri morti.
*
In un mondo fatto cenere
E crudelmente il sangue degli afgani
spargeste a piene mani, e speravate
di farvi cosi' accetti cortigiani
dell'ultimo vassallo delle armate
onnivore imperiali, che di brani
di carne umana nutre scatenate
le torme dei suoi lupi e dei suoi cani
e il mondo fa deserto, e le stellate
notti colme dei fuochi delle bombe
e fracassando va le carni tenere
e dove erano case ora son tombe
e tutto ha Marte, e nulla piu' e' di Venere.
Ed ecco del giudizio gia' le trombe
risuonano in un mondo fatto cenere.
*
Di un nuovo galateo
Chi dice che la guerra e' criminale
e' proprio inelegante
e crepi pur l'afgano, che e' povero e ignorante.
Chi dice assassino all'assassino
e' certo un gran cafone
e crepi pur l'afgano, la barba da caprone.
Chi dice del razzista che e' razzista
e' certo un impudente
e crepi pur l'afgano, che tanto non val niente.
Chi dice che e' golpista chi e' golpista
impenitente e' un veteromarxista
e crepi ognor l'afgano, e quello che l'avvista.
Chi dice la parola veritiera
e' certo un gran villano
e crepi ancor l'afgano, mane e sera.
*
Frattanto
Mentre le stragi, le stragi sono in corso
delle stragi i mandanti e i complici delle stragi
si irritano alquanto
con chi dichiara assassini gli assassini
e contro la guerra chiama ancora alla lotta.
*
Brevissima parabola del bicchiere
Il bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno. Di sangue.
*
Una lieve cabaletta
Il parlamento degli assassini
ama i bagliori delle battaglie
purche' distanti, e ridotti a frattaglie
siano i corpi di altri meschini.
Il parlamento degli assassini
ama il clamore delle fanfare
purche' a morire, a cadere, a immolare
le loro vite sian altri tapini.
Il parlamento degli assassini
vota zelante il riarmo e la guerra
purche' a macchiare di rosso la terra
sia sempre il sangue di altri omarini.
Il parlamento degli assassini
lindi, azzimati, sportivi, eleganti,
callidi, pingui, voraci briganti,
dall'altrui morte trae lauti bottini.
*
Qualche misero ottonario
Al servizio della guerra
tanti cadono asserviti
ne son ben retribuiti
dai signori della guerra.
Nella gora della guerra
tanti cadono stecchiti
fiera offa ai laidi riti
dei signori della guerra.
Delle vittime di guerra
menan vanto assai impettiti
sulle salme e sui detriti
i signori della guerra.
E dei frutti della guerra
tra i cadaveri anneriti
i profitti son graditi
ai signori della guerra.
*
La beffa dell'assassino, ovvero: il segreto di Kabul
Traduco nella lingua di noi plebei
le lunghe concioni dei prominenti
dinanzi alle gelide tombe degli assassinati:
morire vi abbiamo lasciati morire
a morire e ad uccidere vi abbiamo mandati
noi siamo ancora vivi.
Quanto e' bella la luce del mondo.
*
Sulla strada dell'aeroporto
Sulla strada dell'aeroporto
attende sbigottito il cacciatore
nel buio attende franco il cacciatore
sulla strada dell'aeroporto.
E tu non sai che sei la selvaggina.
Sulla strada dell'aeroporto
attende nel buio la nera
signora che parla rafficando
e riga i volti di lacrime di sangue.
E non c'e' ombrello che fermi questa pioggia.
Sulla strada dell'aeroporto
la guerra terrorista ti raggiunge
la guerra, che e' sempre terrorista
il terrorismo, che nella guerra culmina.
Denti di drago seminava Giasone.
Sulla strada dell'aeroporto
dove tu sei la selvaggina
dove l'alito del male ti fa cenere.
Ah buon Nicola, che salvavi il mondo,
tu, buon amico della nonviolenza.
*
Alcuni altri omissis da un rapporto
La notte era assai buia
l'auto aveva quattro ruote
i nostri ragazzi sono impetuosi
gli italiani e' difficile distinguerli
dagli arabi, dai terroristi, dai cani.
La notte era assai buia
sparano i mitra, servono a questo
ve lo avevamo detto mille volte
di starci dietro, dietro e non di fronte
di starvene accucciati, come tutti.
La notte era assai buia
per questo mancammo gli altri due.
*
Questo sappiamo, questo diciamo
Questo sappiamo: che la guerra uccide.
Ne' v'e' maggior delitto della guerra:
ogni vita e virtu' soffoca e irride
tutto travolge, acceca, spezza, atterra
nessuno scampa dalle sue corride
nulla si salva di cio' ch'essa afferra
son le sue imprese sempre fratricide
brucia e devasta sia cielo che terra.
Questo diciamo: che nella coscienza
di ogni persona e' incisa quella legge
che afferma "non uccidere". Sapienza
che reca vita e ogni speranza regge.
Chiamiamo questa scelta: nonviolenza.
Felice chi a sua massima la elegge.
*
Chi vota per la guerra e' un assassino
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"
(Costituzione della Repubblica Italiana, articolo 11)
Chi vota per la guerra e' un assassino
razzista, imperialista, disumano.
Nessuno spezzi il pane o beva il vino
alla sua mensa, o stringa la sua mano.
Il voto per la guerra e' artiglio, uncino
che tutto sgarra, strazia, rende vano
annienta anime e corpi, lana e lino
per sempre macula d'orrore arcano.
La guerra dell'umanita' e' nemica
come puo' un parlamento darle il voto?
la legge chiede si spezzi la sica,
la legge che contrasta ogni mal coto,
la legge della pace nuova e antica:
le vite salva dall'orrendo vuoto.
*
Una lettera del 1914
"Yo os aconsejo, mas bien, una posicion esceptica frente al escepticismo"
(Antonio Machado, Juan de Mairena, XVII)
Ricordo ancora, Aristo, quel morale
discorrere tra noi nell'altro inverno:
dicevi che la guerra e' sempre un male
e che le armi recano l'inferno
nulla si salva dall'orgia mortale
di guerra, tutto e' rotto in sempiterno
la guerra e' il crimine piu' colossale.
Cosi' dicevi. Ed ora sei al governo
e dici che la guerra e' buona e giusta
le nostre armi benedette, i morti
modico prezzo al trionfar del nostro
dominio su quei barbari, e la frusta
l'emblema e lo strumento di noi forti.
Specchiati Aristo, il tuo volto ora e' un rostro.
*
O la guerra o la pace
O la guerra o la pace, la pretesa
di uccidere e sanare, di recare
aiuto e insieme morte, e' bieca offesa
a chi gode del ben del ragionare.
Chi alle vite vuole offrir difesa
cominci allora con il disarmare,
chi vuole costruir dialogo e intesa
rinunci all'aggressione militare.
O il fascismo o la democrazia:
un parlamento che vota la guerra
s'asserve alla barbarie, all'anomia
ogni diritto umano vi sotterra
s'arrende del terrore alla follia.
E questo sa ogni mente che non erra.
*
Prime ed ultime risultanze di un'inchiesta privata sulla strage di Nassiriya
1. Queste sono le certe risultanze
di un'inchiesta privata sulla strage
di Nassiriya.
2. Ci siamo chiesti: sul luogo del delitto
chi trasse le vittime e le espose
all'agguato?
Ci siamo chiesti: quando una strage
in una sequenza si colloca di stragi
e' leggendo la sequenza che si coglie
chi muove i pezzi, li prende e li sacrifica
per quale piano, per quali vantaggi.
Quale partita si sta giocando qui?
Chi usa vite umane come scacchi?
Ci siamo chiesti: le vittime di guerra
di chi sono vittime?
Ci siamo chiesti: la guerra che uccide,
chi la scatena, chi ne trae frutto, chi
ne gode i profitti irrorati di sangue?
3. Abbiamo voluto ascoltare il coro dei morti.
Dei vivi il frastuono non ci ha distratto.
Sappiamo che sul luogo del delitto
torna poi l'assassino e con le fanfare. Sappiamo
che chi fa morire gli altri poi pretende
pronunciarne funebre l'elogio. Sappiamo
che chi altri fa morire, per cupo lucro,
per ideologia bestemmiatrice, per algida ignavia,
altri ancora continuera' a far morire
se non lo si ferma.
4. E questo abbiamo concluso:
quali siano stati i sicari ci e' ignoto, non cosi'
i mandanti.
E chi abbia mandato i sicari ci e' ignoto, non cosi'
chi ha mandato le vittime a morire.
E anche questo abbiamo concluso:
prima che altri debbano morire
quei mandanti possiamo arrestare:
da se stessi si sono smascherati
ora essi devon essere arrestati.
5. Era illegale mandare italiani in armi
nell'Iraq in guerra. Tutti
sapevamo che era illegale, sapevamo che era criminale.
Perche' si e' permesso al governo e al parlamento
di condannare questi innocenti a morte?
Perche' il presidente della Repubblica Italiana
non ha loro salvato la vita? Era suo dovere,
era in suo potere. Morire li ha lasciati.
Perche' nessun magistrato ha impedito quel crimine
che e' all'origine di questa strage ancora?
Era illegale mandare italiani in armi
nell'Iraq in guerra. Ora tornano essi nelle casse
non piu' vivi, inerti, per sempre
privati della luce dei giorni.
6. Perche' non abbiamo saputo salvarli?
Perche' non abbiamo voluto salvarli?
7. Questa relazione inviamo alle piu' alte
cariche dello stato italiano, poiche' hanno diritto
di sapere di cosa li accusiamo.
Questa relazione inviamo ancora
ai magistrati cui gravoso incombe
ed urgente il dovere di perseguire
i mandanti italiani a tutti noti
della famosa strage di Nassiriya.
Questa relazione inviamo inoltre
a tante persone amiche e a tante
che amiche non sono ma che hanno
parimenti il diritto e il dovere
di conoscere questi risultati
della nostra inchiesta privata,
di valutare se meritino ascolto,
di decidere cosa sia in capo a loro fare.
Questa relazione inviamo infine
ai sopravvissuti,
e ai colleghi, agli amici, ai familiari
delle vittime, il loro dolore
tra tante cose dopo la strage avvenute
e' l'unica cosa degna, l'unica cosa umana:
in quel dolore e in null'altro noi troviamo
la nostra patria: la comune umanita'.
*
L'autista
Non c'e' altro deserto che il deserto
ne' altra vita oltre la muraglia.
Chi uccide nel nome del bene
ogni bene ha ucciso per sempre.
Lo stesso rogo si leva da Troia, dagli autodafe'
da Auschwitz, da Hiroshima, da Falluja.
Dal pozzo tirammo su' la luna
pesante come fosse d'argento.
Nessuno pianse per la morte dell'autista.
*
Ancora un foglio, una foglia nel vento
"E gia' la luna e' sotto i nostri piedi:
lo tempo e' poco omai che n'e' concesso,
e altro e' da veder che tu non vedi"
(Inf., XXIX, 10-12)
Poiche' in questa storia sempre solo vincono
gli assassini, voi assassini non dovete diventare
e un'altra storia e' ancora da inventare.
Poiche' nei governi solo siede chi e' disposto
a mangiare carne umana, nei governi
voi non potete ancora trovar posto.
Poiche' ogni persona deve fare la sua scelta
e voi scegliete di ripudiare le uccisioni:
e ripudiando le uccisioni voi dovete
opporvi alle guerre, agli eserciti, alle armi. Dovete
salvare le vite, non sopprimerle.
*
La rosa
Quando il partito del proletariato
voto' la guerra, Rosa non si arrese:
organizzo' la lotta per la pace
per il pane, il diritto, l'internazionale
futura umanita' e presente.
Quando i governi decretarono i corpi
degli esseri umani non altro fossero
che carne da cannone, allora Rosa
non si arrese: continuo' la lotta
per la dignita' e i diritti di ogni essere umano,
per la liberazione di tutti gli oppressi,
perche' l'unico mondo che abbiamo cessasse di essere
vulcano, fornace, inferno
e fosse invece un luogo in cui abitare
libere, liberi, tutti.
Quando molti si arresero alla menzogna che uccide
allora resisteva Rosa Luxemburg:
nella sua cella soltanto vi era liberta'
tutta la verita' serbava nel suo cuore
tutta l'umanita' quella donna salvava.
Quando la uccisero e nel canale la gettarono
da quel canale la sua voce, il suo volto
tutti i mari raggiunse e tutti i cieli:
ci convoca ancora alla lotta la Rosa rossa
per la pace, la liberazione
la responsabilita' che di ogni persona
si prende cura ed ogni oppressione contrasta.
Questo chiamiamo nonviolenza in cammino.
*
Il valletto
"Mentre allo specchio s'aggiusta la cravatta
benevolo sorride l'assassino"
(Le buone maniere spiegate ai governanti e ai cortigiani, fr. I)
Il valletto
che furbetto
l'occhio e il labbro stretto stretto
dal suo pero in mezzo ai rami
sbuffa, ghigna e guarda in giu'
E che audace
si compiace
della guerra eppero' pace
preferisce la si chiami
e non se ne parli piu'
quel valletto
meschinetto
come puoi credergli tu?
*
Il paese dei passi perduti
Passeranno queste ore, questi giorni
e qualcuno sara' morto per sempre.
Passeranno i mesi e gli anni
e forse di nuovo c'incontreremo
e ci ricorderemo di adesso e ci diremo
tu votasti la guerra, tu facesti
morire tanti innocenti
e nulla varra' piangere ora insieme.
*
Chi vvota pe la guerra, pe la morte
Chi vvota pe la guerra, pe la morte
vota, e condanna a mmori' ammazzati
'na massa de pori ciuchi
che nun so' peggio d'esso.
Chi vvota pe la guerra e' un mascarzone
che ppe gusto je va' de sfragne all'antri
le zucche loro che ccome la sua
so' vvote e de bbrutti penzieri bullicheno.
Chi vvota pe la guerra e' 'n'assassino
je pozza pija' 'n corpo che je secchi
quela manaccia quanno s'arza a di' ammazzamole.
*
Misero ai voti il prezzo della carne
Misero ai voti il prezzo della carne
umana, e lo trovaron conveniente:
un ministero, qualche comparsata
televisiva, fondi e posti pubblici.
Votarono di uccidere gli afgani
(che tanto e' gente povera e lontana)
e qualche giovane in divisa se va male.
Votarono di uccidere. La guerra
votarono. Di uccidere votarono.
Per sempre
si resero assassini.
*
Un'epigrafe a "Contro la pena di morte (e per la correzione fraterna)"
"Anche il carnefice non lesinava
il di' di festa la sua lacrimuccia"
(Triboletto Senzaveri, Cose inaudite ed altre strambe ancora, I, 1)
*
Solo
Solo la pace ferma la guerra.
Solo la democrazia sconfigge il terrorismo.
Solo il disarmo riduce le uccisioni.
Solo la nonviolenza contrasta la violenza.
Solo la giustizia invera la liberta'.
Solo il dialogo riconosce umanita'.
Solo la misericordia fonda la convivenza.
*
Occorre
Smilitarizzare i conflitti occorre.
L'umanita' e la guerra sono incompatibili.
*
Pochi stupidi ottonari in ricordo di K. V.
"Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c'e' certezza"
(Lorenzo de' Medici, Canzona di Bacco)
Questo Curzio che ora giace
non si diede giammai pace
finche' visse rise e amo'
guerra e stragi contrasto'
contrasto' i fascisti tutti
le cui gesta grondan lutti
mai volle esser della corte
dell'impero della morte
della morte e del dolore
mai volle essere cantore
delle fabbriche di esequie
fu nemico senza requie
senza requie e senza inganni
via strappava agli orchi i panni
smascherando eccidi e borie
della storia e nelle storie
nelle storie che inventava
la menzogna denunciava
nelle fiabe sue beffarde
la pieta' perenne arde
arde e illumina la via
della pace e tuttavia
non si diede giammai pace
questo Curzio che ora giace.
*
Le regole d'ingaggio
Qui vi ricordo le regole d'ingaggio:
mirare al cuore, predare i telefonini
bruciare al semaforo il lavavetri
bere, vestire, inalare profumo
parlare con voce di cane, di topo
uscire dal folto nelle notti senza stelle
cucinare a fuoco lento gli asini
che nessuno esca vivo da Falluja.
*
Ceux qui
"Ceux qui tricolorent"
(Jacques Prevert, Tentative de description d'un diner de tetes a' Paris-France)
Quelli che si opponevano alla guerra quando al governo c'erano altri partiti
quelli che si opponevano alle stragi quando non avevano un ministero
quelli che erano per il disarmo prima di avere una presidenza
quelli che erano antimilitaristi prima d'imparare a sbattere i tacchi
Quelli che tutto il potere ai gulag
quelli che l'uomo e' uomo
quelli che i nostri ragazzi
quelli che la nostra civilta'
Quelli che o Francia o Spagna
quelli che non e' un pranzo di gala
quelli che mors tua vita mea
quelli che la guerra vinciamola noi
Quelli che Dio riconoscera' i suoi
quelli che Parigi val bene una messa
quelli che non vedono l'ora di metterti spalle al muro
quelli che non vedono l'ora di metterti al muro
8. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
9. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
10. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Tahar Ben Jelloun, La rivoluzione dei gelsomini. Il risveglio della dignita' araba, Bompiani - Rcs Libri, Milano 2011, pp. 144, euro 9,90.
- Umberto Galimberti, Il segreto della domande. Intorno alle cose umane e divine, Feltrinelli, Milano 2011, pp. 236, euro 9.
*
Riedizioni
- Keith Oatley, Psicologia ed emozioni, Fabbri - Rcs Libri, Milano 2007, 2011, 2 voll. per complessive pp. 710, euro 9,90 + 9,90.
- Elena Ragusa, Gauguin, Skira-Rcs, Milano 2003, 2011, pp. 192, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
12. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 506 del 26 marzo 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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