Telegrammi. 429



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 429 dell'8 gennaio 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Alessandro Pizzi: Interrogazione per la convocazione di una seduta del Consiglio Comunale

2. Ida Dominijanni presenta "La cura del mondo" di Elena Pulcini

3. Si e' svolto il 7 gennaio a Viterbo un incontro di studio

4. Per sostenere il Movimento Nonviolento

5. "Azione nonviolenta"

6. La "Carta" del Movimento Nonviolento

7. Per saperne di piu'

 

1. DOCUMENTI. ALESSANDRO PIZZI: INTERROGAZIONE PER LA CONVOCAZIONE DI UNA SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE

[Ringraziamo Alessandro Pizzi (per contatti: alexpizzi at virgilio.it) per averci messo a disposizione la seguente interrogazione.

Alessandro Pizzi, gia' apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt), citta' in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono diventati proverbiali, e' fortemente impegnato in campo educativo e nel volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarieta', ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza, tra cui l'azione diretta nonviolenta in Congo con i "Beati i costruttori di pace"; ha promosso l'esperienza del corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di Orte (istituto scolastico in cui ha lungamente insegnato); e' uno dei principali animatori del comitato che si oppone al mega-aeroporto a Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo; su sua iniziativa nel 2007 il congresso nazionale del Movimento Nonviolento ha approvato all'unanimita' una mozione per la riduzione del trasporto aereo. Sul tema del trasporto aereo, del suo impatto sugli ecosistemi locali e sull'ecosistema globale, e sui modelli di mobilita' in relazione ai modelli di sviluppo e ai diritti umani, ha tenuto rilevanti relazioni a vari convegni di studio. Si veda anche una recente intervista in "Coi piedi per terra" n. 340]

 

Al sindaco, all'assessore all'ambiente, al presidente del Consiglio comunale di Soriano nel Cimino

Vista la disponibilita' dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente" ad illustrare le problematiche sanitarie e ambientali correlate alla presenza di arsenico nelle acque destinate a consumo umano e a proporre gli interventi necessari per ridurre subito l'esposizione delle persone all'arsenico anche nei Comuni della provincia di Viterbo (disponibilita' espressa nella lettera dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente" del 3 gennaio 2011);

chiedo di sapere se il Presidente del Consiglio Comunale e la Giunta Comunale ritengano necessaria e urgente la convocazione di un Consiglio Comunale per discutere le iniziative necessarie per ridurre subito il livello di arsenico nell'acqua potabile dopo aver ascoltato in Commissione un rappresentante dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente".

Il consigliere Alessandro Pizzi

Soriano nel Cimino, 4 gennaio 2011

Riporto di seguito la lettera dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente" e i documenti ad essa allegati.

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Allegato primo: "Associazione italiana medici per l'ambiente": Una proposta di incontro per informare gli enti locali

Al Presidente della Provincia di Viterbo, agli assessori della Provincia di Viterbo, ai consiglieri della Provincia di Viterbo, ai Sindaci dei Comuni della provincia di Viterbo, agli assessori comunali della provincia di Viterbo, ai Consiglieri comunali della provincia di Viterbo

e per opportuna conoscenza: al Commissario europeo all'ambiente, ai componenti della Commissione europea, agli europarlamentari, al ministro della Salute, al ministro dell'Ambiente, al Prefetto di Viterbo, alla Presidente della Giunta Regionale del Lazio, all'assessore all'Ambiente della Regione Lazio, all'assessore alla Sanita' della Regione Lazio, al Presidente della Commissione ambiente della Regione Lazio, al Presidente dell'Ordine dei medici-chirurghi e odontoiatri di Viterbo, al Direttore generale dell'Istituto superiore di sanita', al Presidente dell'Istituto superiore di sanita', al Garante del Servizio idrico integrato della Regione Lazio, all'assessore all'Ambiente della Provincia di Viterbo, al Direttore generale della Asl di Viterbo, al Direttore sanitario della Asl di Viterbo, al Dipartimento di prevenzione - Servizio igiene e sanita' pubblica della Asl di Viterbo, ai responsabili dell'Ato 1 - Lazio, al Segretario della Federazione italiana medici di medicina generale -Fimmg di Viterbo, all'Arpa Lazio - sezione di Viterbo, ai consiglieri regionali del Lazio

Oggetto: Disponibilità dell'Associazione italiana medici per l'ambiente ad illustrare le problematiche sanitarie e ambientali correlate all'arsenico nelle acque destinate a consumo umano e a discutere gli interventi necessari per ridurre subito l'esposizione delle persone all'arsenico anche nei Comuni della provincia di Viterbo.

Egregi signori,

l'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) nel corso degli ultimi anni ha piu' volte messo a disposizione contributi scientifici per una migliore comprensione delle problematiche sanitarie derivanti dalla presenza di arsenico, elemento tossico e cancerogeno, nelle acque destinate a consumo umano, richiamando tutte le Istituzioni nazionali e sovranazionali ad una stretta vigilanza ed applicazione di quanto stabilito dalle vigenti leggi gia' dal 2001.

In particolare con il documento del 6 novembre 2010 su "L'arsenico nelle acque destinate a consumo umano nell'Alto Lazio: problematiche sanitarie, ambientali e proposte d'intervento", sono stati affrontati gli aspetti ambientali e sanitari e formulate  proposte d'intervento.

Queste proposte sono state riprese ed approfondite successivamente nel documento del 29 novembre 2010 "Dall'Associazione italiana medici per l'ambiente di Viterbo gli interventi immediati e necessari per ridurre l'esposizione delle persone all'Arsenico e per il rispetto di quanto stabilito dalla Commissione europea".

Il 14 dicembre 2010, la Commissione Ambiente della Regione Lazio, su invito del presidente e presente anche l'assessore regionale all'Ambiente, ha ascolto i medici dell'Associazione sulle questioni ambientali e sanitarie gia' richiamate.

Egregi signori,

il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, modificato e integrato con successivo D. Lgs. 27/02, che disciplina la qualita' delle acque potabili destinate al consumo umano garantendone la salubrita' e la pulizia, in recepimento della Direttiva europea 98/83/CE,  in vigore dal dicembre 2003, ha ridotto il limite previsto per l'arsenico nelle acque  potabili da 50 a 10 microgrammi/litro, in considerazione della sua cancerogenicita', tossicita' e quindi dell'evidente rischio per la salute umana.

La Commissione Europea  il 28 ottobre 2010 con il documento n. C(2010)7605 ha risposto negativamente alla richiesta di una ulteriore deroga da parte del governo italiano ribadendo che il limite ammissibile per l'arsenico nelle acque destinate a consumo umano non puo' superare i 10 microgrammi/litro.

Come noto, tutti i Comuni della Provincia di Viterbo sono stati sottoposti fin dal 2003 a regime di deroga per l'arsenico, come anche per altri elementi quali: il fluoro, il selenio e il vanadio; al momento non risulta che siano state ancora predisposte forme alternative di approvvigionamento idrico, anche mediante autobotti, per le popolazioni, per gli ospedali, per le scuole, per gli esercizi pubblici e le industrie alimentari come altresi' risulta che in quasi tutti i Comuni della Provincia non sia stato emesso il divieto di uso per consumo umano di acqua contenente arsenico al di sopra dei 10 microgrammi/litro e che i cittadini e gli operatori sanitari non sono stati ancora informati adeguatamente e diffusamente circa le limitazioni di uso e le problematiche sanitarie dell'acqua attualmente erogata.

Non risulta inoltre siano stati posti in essere interventi efficaci e risolutivi per la dearsenificazione (con limite provvisorio uguale e minore a 10 microgrammi/litro).

L'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) nell'esprimere grande preoccupazione, come altre associazioni mediche e scientifiche, per la gravita' di quanto sopra esposto, rinnova la propria disponibilita' a tutte le Istituzioni e a tutti gli amministratori ad illustrare le problematiche sanitarie e ambientali correlate all'arsenico nelle acque destinate a consumo umano e a discutere gli interventi necessari per ridurre subito l'esposizione delle persone a questa sostanza tossica e cancerogena, anche nei Comuni della provincia di Viterbo.

In allegato i due documenti succitati.

In attesa di un cortese riscontro e rimanendo a disposizione per eventuali chiarimenti, si inviano distinti saluti,

dottoressa Antonella Litta, referente per Viterbo dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia)

Viterbo, 3 gennaio 2010

Per comunicazioni: dottoressa Antonella Litta, tel. 3383810091, 0761559413, fax: 0761559126, e-mail: isde.viterbo at gmail.com; antonella.litta at gmail.com

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Allegato secondo: "Coordinamento dell'Alto Lazio dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia)": L'arsenico nelle acque destinate a consumo umano nell'Alto Lazio: problematiche sanitarie, ambientali, e proposte d'intervento

La storia

L'Arsenico, simbolo chimico As, e' un elemento molto diffuso e presente nella struttura geologica terrestre.

L'Arsenico e' un semimetallo o metalloide in quanto possiede proprieta' intermedie tra quelle dei metalli e quelle dei non metalli.

Da sempre conosciuto per il suo potere venefico, e' usato come componente di leghe metalliche e del vetro; viene impiegato anche nella realizzazione di semiconduttori ed e' stato utilizzato per lungo tempo in alcuni tipi di preparazioni per il legno.

Fin dai tempi di Ippocrate e' stato impiegato in preparazioni per la cura di diverse malattie: in epoca pre-antibiotica se ne ricorda l'uso nel trattamento della sifilide.

Nel  2000, la Fda (Food and Drug Administration) ha approvato un composto: il triossido di arsenico, per il  trattamento della leucemia promielocitica acuta.

Il problema ambientale

In epoca industriale la presenza dell'arsenico nell'ambiente e' stata notevolmente incrementata dalla combustione del carbone e di altri combustibili di derivazione fossile.

Centrali elettriche alimentate a carbone, a gas, ad olio combustibile e a biomasse, fonderie, cementifici, traffico veicolare ed aereo, incenerimento dei rifiuti e l'uso di pesticidi e fitofarmaci in agricoltura, hanno contribuito e contribuiscono alla diffusione di questo elemento nell'aria, nei terreni e nelle acque.

La centrale riconvertita a carbone di Torre Valdaliga Nord a Civitavecchia e quella ad olio combustibile di Montalto di Castro contribuiscono notevolmente con le loro emissioni all'aumento del quantitativo di arsenico nell'aria e quindi per ricaduta anche nel territorio dell'Alto Lazio.

Inoltre gli sversamenti illegali di rifiuti tossici e la contaminazione di corpi idrici con percolato, proveniente da discariche non a norma o del tutto abusive di rifiuti anche tossici, possono incrementare la presenza di arsenico nei  terreni e nelle falde acquifere.

Questa immissione e diffusione nell'ambiente dell'arsenico altera gli ecosistemi e contamina la catena alimentare.

Gli esseri umani possono essere esposti all'Arsenico principalmente attraverso l'assunzione di acqua, dove esso e' presente in forma inorganica: sia come Arsenico trivalente (As III) che Arsenico pentavalente (As V), ma anche tramite l'aria, le bevande, gli alimenti (principalmente con l'assunzione di pesce, molluschi, crostacei, carne, pollame, alghe e derivati, cereali e derivati, riso e derivati, verdure).

L'esposizione  delle persone all'Arsenico puo' avvenire anche durante comuni attivita' come il lavarsi e il nuotare.

Il territorio dell'Alto Lazio, a causa della sua origine geologica, presenta acque sotterranee e superficiali utilizzate per consumo  umano con concentrazioni elevate di  arsenico, fluoro e vanadio che superano i limiti previsti dalle vigenti disposizioni di legge e gli obiettivi di qualita' indicati per le acque potabili.

Gli effetti sulla salute derivanti dell'esposizione cronica all'Arsenico

Le problematiche sanitarie e ambientali determinate dall'arsenico sono ben note e sono costante oggetto di studi e ricerche; sul sito on-line di una delle piu' importanti biblioteche mediche internazionali "PubMed" (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/ ), digitando "arsenic drinking water" sono presenti, al novembre 2010, ben 1592 pubblicazioni scientifiche.

L'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (Iarc) (http://monographs.iarc.fr/ENG/Classification/index.php) classifica l'Arsenico come elemento cancerogeno certo di classe 1 e lo pone in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare  con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute.

L'esposizione ad Arsenico attraverso l'acqua destinata a consumo umano e' stata associata anche a cancro del fegato e del colon. Gli effetti dell'As sull'epigenoma cellulare potrebbero spiegare i meccanismi di cancerogenicita' di questo elemento e questi effetti  avvalorano la tesi che anche dosi ridottissime di Arsenico possono esercitare effetti negativi sulla salute.

L'azione cancerogena e pro-cancerogena dell'Arsenico come di altri metalli e' stata finora indagata essenzialmente in ambito tossicologico, privilegiando lo studio dei meccanismi genotossici (mutageni) diretti e indiretti (produzione di radicali liberi).

E' importante sottolineare come la cancerogenesi da Arsenico e da metalli in genere rappresenti invece un esempio ideale per introdurre i nuovi modelli "epigenetici" di cancerogenesi, basati sull'esposizione continua a quantita' minimali di agenti epi-genotossici, in grado di indurre in varie popolazioni cellulari uno stato di stress genomico persistente e, per questa via, una condizione di flogosi cronica, con progressiva attivazione di specifiche pathways cellulari, favorenti la trasformazione del tessuto in senso neoplastico.

L'ipotesi piu' accreditata e' che l'Arsenico possa agire come promotore tumorale attraverso la produzione di ROS (Radicali liberi dell'Ossigeno) e l'attivazione e/o ipersecrezione di citochine pro-infiammatorie e fattori di crescita.

Tuttavia, l'Arsenico potrebbe esercitare la sua azione cancerogena anche attraverso meccanismi epigenetici, che determinano ipometilazione del DNA (la deplezione di gruppi metilici potrebbe essere dovuta al fatto che l'Arsenico deve essere continuamente metilato).

I possibili meccanismi di cancerogenicita' comprendono: genotossicita' diretta, stress ossidativo, co-cancerogenesi, inibizione dei sistemi di riparazione del DNA, la promozione della proliferazione cellulare, ma anche alterazioni della trasduzione del segnale e alterata metilazione del DNA.

L'assunzione cronica di Arsenico e' indicata inoltre da numerosissimi studi scientifici anche quale responsabile di  patologie cardiovascolari (in particolare della "malattia del piede nero - black foot disease" per compromissione della vascolarizzazione periferica, infarto del miocardio, ictus, coronaropatie etc.); patologie neurologiche e neurocomportamentali; diabete di tipo 2; lesioni cutanee (iperpigmentazione ed ipopigmentazione, cheratosi, melanosi); disturbi respiratori; disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche.

E' importante considerare che nel metabolismo dell'Arsenico e quindi nel rischio di malattia da esposizione all'Arsenico, gioca un ruolo importante anche la diversa suscettibilita' individuale determinata dalla presenza di particolari polimorfismi che codificano enzimi coinvolti nel processo di metilazione dell'Arsenico.

Un aspetto emergente e sempre piu' studiato della tossicita' dell'Arsenico e' inoltre quello relativo alla sua azione quale Endocrine Disruptor (EDCs), termine corrispondente all'italiano interferente endocrino (IE).

Gli interferenti endocrini (IE) sono un gruppo eterogeneo di sostanze e miscele di sostanze che interferiscono sul normale funzionamento del sistema endocrino umano e su quello di  molteplici organismi quali: pesci, foche, uccelli, rettili, anfibi, primati e persino invertebrati.

L'azione di interferenza endocrina puo' determinare un aumento o una riduzione della quantita' di ormone prodotta e della sua attivita' metabolica e un'azione appunto d'interferenza tra l'ormone e il legame con i suoi recettori.

Gli interferenti endocrini dotati di potenzialita' mimetiche e in grado di interagire con recettori di membrana e nucleari e, quindi, direttamente o indirettamente, con i (co)fattori di trascrizione, modificando l'espressione genica e, nel lungo termine, l'assetto (epi)genetico di cellule, tessuti, organismi, ecosistemi.

E' stata dimostrata l'associazione significativa tra l'esposizione ad elevati valori di Arsenico inorganico e diabete di tipo 2; studi sperimentali hanno mostrato che l'Arsenico e' in grado di inibire la produzione e secrezione dell'insulina e la tolleranza al glucosio, nonche' di modificare l'attivita' del recettore nucleare per i glucocorticoidi.

Altri studi evidenziano come l'esposizione all'Arsenico durante la gravidanza (questo elemento attraversa la barriera placentare) puo' causare dei cambiamenti nell'espressione genica del feto che possono determinare la comparsa di gravi patologie, anche di tipo neurocognitivo, nel corso della vita e anche a decenni di distanza dall'esposizione materna.

E' inoltre estremamente importante considerare la possibile interazione e sinergia tra le diverse sostanze tossiche e cancerogene che oltre all'arsenico possono essere riscontrate nell'acqua.

Il Vanadio, il Selenio, il Fluoro, i metalli pesanti ed elementi radioattivi, i pesticidi, i fitofarmaci, le diossine, i sottoprodotti della disinfezione dell'acqua per clorazione, batteri, virus, parassiti, alghe e le microcistine prodotte da particolari tipi di alghe e cianobatteri (come nel caso del Plankthotrix rubescens,detto anche alga rossa, presente nel lago di Vico), etc.; tutti questi elementi possono determinare rischio e danno alla salute con molteplici meccanismi di interazione ed amplificazione diversi da quello della sola e semplice sommazione.

Le vigenti disposizioni di legge

Il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, modificato e integrato con successivo D.Lgs. 27/02, disciplina la qualita' delle acque potabili destinate al consumo umano garantendone la salubrita' e la pulizia. Questo decreto legge, in recepimento della Direttiva  europea 98/83/CE, dal dicembre 2003 ha abbassato il limite previsto per l'Arsenico nelle acque  potabili da 50 a 10 microgrammi/litro, proprio in considerazione della sua  cancerogenicita' e dell'evidente rischio per la salute umana.

L'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanita') fornisce chiare indicazioni riguardo alla tossicita' dell'arsenico nelle acque potabili ed indica come accettabile e solo in via transitoria, il valore da 1 a 10 microgrammi/litro di Arsenico nelle acque destinate a consumo umano mentre auspica valori tra lo 0 e i 5 microgrammi/litro come obiettivo realistico, in considerazione delle attuali problematiche di dearsenificazione e dell'incertezza relativa al rischio per la salute umana determinato da esposizioni anche a bassissime concentrazioni di questo elemento (http://www.who.int/water_sanitation_health/dwq/gdwq3rev/en/index.html).

In Italia le acque di alcune regioni: Lombardia, Toscana, Lazio, Sardegna, Campania e Trentino  presentano elevati valori di Arsenico.

La Regione Lazio sin dal 2003 ha continuamente fatto ricorso all'istituto della deroga, tuttora vigente, che ha innalzato il limite previsto dal D. Lgs. 31/2001 da 10 a 50 microgrammi/litro per l'Arsenico (ma anche i limiti per altri elementi quali: il Fluoro, il Vanadio, il Selenio) e di fatto ha reso potabili per deroga acque che in realta' non lo sono.

I periodi di deroga sono concessi perche' i gestori presentino ed attuino piani di rientro mediante idonee tecnologie di trattamento delle acque captate e/o individuando nuove risorse idriche sostitutive che permettano di assicurare acque salubri e pulite.

Durante i periodi di deroga dunque devono essere individuate e realizzate le soluzioni definitive ed efficaci per le problematiche per le quali la deroga stessa e' concessa.

Al momento e dopo anni dal recepimento della Direttiva europea 98/83/CE, nell'Alto Lazio non risulta che sia stata ancora realizzata alcuna definitiva, efficace e complessiva soluzione per i tutti i Comuni facenti parte dell'Ato-1 Lazio: tutti i  Comuni della Provincia di Viterbo e i Comuni di Bracciano, di Mazzano e Magliano, appartenenti alla Provincia di Roma.

I controlli sulla qualita' e potabilita' delle acque

I controlli sulla qualita' e potabilita' delle acque destinate a consumo umano sono demandati alle Asl che si avvalgono della struttura tecnica delle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente (Arpa).

Il D. Lgs. 31/2001 prevede controlli esterni, quelli predisposti dall'Asl, e controlli interni, sotto la diretta responsabilita' dei gestori degli acquedotti, in modo da stabilire un doppio controllo (interno ed esterno) a garanzia della qualita' e salubrita' delle acque.

I controlli relativamente all'Arsenico dosano il quantitativo totale di Arsenico nelle acque e dovrebbero sempre rilevare ed indicare i valori di Arsenico anche al di sotto della soglia di 10 microgrammi/litro.

Il D. Lgs. 31/01 prevede che il giudizio di qualita' e di idoneita' d'uso delle acque destinate al consumo umano, fondato sulle risultanze dell'esame ispettivo e dei controlli analitici, sia emesso dalle Asl territorialmente competenti.

Il numero dei controlli programmati in situazioni di criticita' delle acque, come previsto all'art. 8 comma 1 del D. Lgs. 31/2001, dovrebbero aumentare rispetto a quelli effettuati di routine e dovrebbero essere tali da "garantire la significativa rappresentativita' della qualita' delle acque distribuite durante l'anno, nel rispetto di quanto stabilito dall'allegato II".

L'informazione alle popolazioni

Le popolazioni sul cui  territorio ricadano provvedimenti di deroga devono essere sempre prontamente avvisate ed informate secondo quanto previsto dall'art. 13 comma 11 del D. Lgs. 31/2001: " La Regione o Provincia autonoma che si avvale delle deroghe di cui al presente articolo provvede affinche' la popolazione interessata sia tempestivamente e adeguatamente informata delle deroghe applicate e delle condizioni che le disciplinano. Ove occorra, la Regione o Provincia autonoma provvede inoltre a fornire raccomandazioni a gruppi specifici di popolazione per i quali la deroga possa costituire un rischio particolare.

Le informazioni e raccomandazioni fornite alla popolazione fanno parte integrante del provvedimento di deroga. Gli obblighi di cui al presente comma sono osservati anche nei casi di cui al comma 9, qualora la Regione o la Provincia autonoma lo ritenga opportuno".

L'informazione deve essere la piu' ampia e diffusa, deve fornire consigli comportamentali e indicazioni circa il corretto uso dell'acqua soprattutto in particolari situazioni e per particolari gruppi di persone: infanzia, donne in gravidanza e in stato preconcezionale, malati ed anziani.

A distanza ormai di anni dall'entrata in vigore del D. Lgs. 31/2001 gli abitanti della Regione Lazio, in  particolare quelli che risiedono in aree con caratteristiche geologiche di natura vulcanica come il territorio dell'Alto Lazio, sono ancora esposti all'assunzione di acque con valori di Arsenico superiori a 10 microgrammi/litro in assenza di una efficace e capillare informazione relativamente alle problematiche sanitarie determinate dall'assunzione di acqua ed alimenti con elevato contenuto di Arsenico.

Monitoraggio dello stato di salute delle popolazioni

Le popolazioni che vivono in territori, come quello dell'Alto Lazio, dove le acque presentano valori di Arsenico ben al di sopra degli obiettivi di qualita' e di quanto disposto dalle vigenti normative di legge, dovrebbero essere sottoposti ad un attento e periodico monitoraggio del proprio stato di salute anche attraverso studi osservazionali: in particolare i bambini per le peculiarita' del loro metabolismo e poiche' in fase di costante e rapido accrescimento organico.

Il monitoraggio delle condizioni di salute dovrebbe essere effettuato con  periodiche visite ambulatoriali, con la raccolta dell'anamnesi e un attento esame obiettivo, e dovrebbe prevedere l'esecuzione di test mirati alla valutazione del quantitativo di Arsenico e dei suoi metaboliti nel sangue, nelle urine, nei capelli e nelle unghie delle persone esaminate.

Questi test sono in grado di quantificare l'esposizione all'Arsenico ma non sono in grado di predire come l'esposizione stessa possa influenzare lo stato di salute di ogni singola persona e in particolare di ogni bambino poiche' la suscettibilita' individuale nei processi di disintossicazione gioca un ruolo in gran parte sconosciuto nei suoi meccanismi.

Le soluzioni per la rimozione dell'Arsenico dalle acque

Le acque possono essere depurate dalla presenza dell'Arsenico come di altre sostanze tossiche.

Sono attualmente disponibili diverse soluzioni tecnologiche, gia' operative in Italia e nel mondo, che, con procedimenti e metodiche diversificate, riescono a riportare nei limiti indicati dal D. Lgs. 31/2001 i valori dell'Arsenico. Le metodiche piu' utilizzate sono: la precipitazione, i processi a membrana, i processi di adsorbimento, la rimozione biologica, i processi a scambio ionico. Tutte queste tecniche presentano elevate percentuali di rimozione dell'Arsenico che possono arrivare sino al  99% del totale.

La scelta di una tecnica piuttosto che un'altra, si deve basare sulla conoscenza delle proprieta' dell'acqua da trattare, sulla  speciazione del tipo di Arsenico presente (l'Arsenico puo' essere presente in forma trivalente - As III - o pentavalente - As V-), sul numero e sulle caratteristiche delle fonti di approvvigionamento, sul numero degli utenti a cui e' rivolto il servizio, sulle caratteristiche dell'impianto, relativamente anche ai costi e alla manutenzione, sull'eventuale possibilita' di ridurre la concentrazione di Arsenico con la miscelazione di acque prive o con minor contenuto di Arsenico, sulla minor produzione di fanghi e rifiuti generati dal  processo di depurazione, sulla conservazione delle qualita' organolettiche dell'acqua una volta depurata.

Conclusioni

L'acqua e' un elemento fondamentale e prezioso per la vita del pianeta e di ogni essere umano.

E' una risorsa non illimitata che va protetta con il risparmio e la razionalizzazione della sua distribuzione, con la salvaguardia e il risanamento degli ecosistemi e dei bacini idrici utilizzati per approvvigionamento di acque potabili, con il  miglioramento del sistema degli acquedotti e della depurazione.

" Ex aqua salus". L'accesso e la disponibilita' di acque, salubri, pulite e di qualita', sono le condizioni necessarie ed indispensabili per vivere in modo sano e per tutelare e proteggere lo stato di salute di tutte le persone ed in particolare dei bambini.

L'Arsenico presente nelle acque insieme ad altre sostanze tossiche e cancerogene crea una inaccettabile condizione di rischio e danno alla salute delle persone e altera l'intero ecosistema.

L'uso delle tecnologie oggi disponibili, insieme ad una sana politica di trasformazione e controllo di tutte quelle attivita' industriali ed agricole, che immettono nell'ambiente Arsenico insieme ad un numero sempre piu' elevato di sostanze tossiche e dagli effetti ancora poco conosciuti, e' l'unica, rapida e fattibile soluzione per garantire in modo compiuto il diritto alla salute e alla vita per tutti.

dottor Gianni Ghirga, dottoressa Antonella Litta, dottor Mauro Mocci, per il coordinamento dell'Alto Lazio dell'Isde - Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia)

Viterbo, 6 novembre 2010

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Allegato terzo. "Associazione italiana medici per l'ambiente" di Viterbo: Gli interventi immediati e necessari per ridurre l'esposizione delle persone all'arsenico e per il rispetto di quanto stabilito dalla Commissione europea

La Commissione Europea il 28 ottobre 2010 con il documento n. C(2010)7605 ha respinto la richiesta dell'Italia per una ulteriore deroga del parametro Arsenico, elemento tossico e cancerogeno, nelle acque destinate a consumo umano.

L'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) di Viterbo, nel  giudicare grave il persistere dei ritardi nella predisposizione ed attuazione di atti a tutela della salute pubblica, corrispondenti a quanto stabilito dal documento in questione, propone, nel rispetto del principio di precauzione, una serie di azioni ed interventi di realizzazione immediata e tesi alla riduzione del rischio sanitario per le popolazioni dei Comuni interessati da questa problematica ambientale:

1) fornire immediatamente acqua dearsenificata da fonti alternative, anche con autobotti: alle scuole, agli asili-nido, agli ospedali, alle industrie alimentari, a tutti gli esercizi pubblici, alle donne in gravidanza, ai malati, ai bambini e ai neonati;

2) informare in forma ampia e diffusa la popolazione circa i rischi derivanti dall'assunzione di alimenti e acqua con presenza di Arsenico;  utilizzare a questo fine: radio, televisioni, giornali, manifesti e circolari da inviare nei presidi sanitari di tutta la regione Lazio;

3) allestire in  ogni Comune interessato da questa problematica ambientale piu' punti di approvvigionamento di acqua dearsenificata;

4) utilizzare l'acqua degli acquedotti comunali solo per uso igienico-sanitario;

5) verificare che in ogni Comune, che precedentemente era sottoposto a regime di deroga per l'Arsenico, siano emanate e fatte rispettare le ordinanze di non potabilita' dell'acqua;

6) iniziare in ogni Comune un monitoraggio settimanale del valore dell'Arsenico su tutti i punti di emungimento delle acque, al fine di poter determinare, in un periodo di 6-12 mesi, una realistica media dei valori di Arsenico e quindi, e solo dopo questo monitoraggio, se i valori risulteranno tutti entro e al di sotto dei 20 microgrammi/litro sara' possibile ritirare le ordinanze di non potabilita' delle acque ma sempre nel rispetto di quanto sara' stabilito successivamente dalla Commissione europea;

7) acquisire i risultati degli accertamenti delle Asl relativamente al rispetto del divieto di uso di acqua contenente Arsenico sia come bevanda che per le preparazioni alimentari;

8) acquisire le cartografie degli acquedotti comunali e verificare il funzionamento di eventuali dearsenificatori gia' operativi;

9) approntare immediatamente impianti mobili di dearsenificazione, che possano successivamente diventare definitivi e che utilizzino le migliori tecniche di dearsenificazione (per esempio quelle che assorbono l'arsenico su granulati naturali rigenerabili) senza compromettere le qualita' organolettiche delle acque trattate e senza rilasciare in esse dannosi  residui dei processi di dearsenificazione;

10) chiedere garanzie almeno decennali sull'impiantistica di dearsenificazione proposta e contratti di fidejussione a tutela dei pubblici investimenti.

L'Associazione italiana medici per l'ambiente di Viterbo propone gli interventi di cui sopra per l'estrema urgenza di ridurre subito l'esposizione delle popolazioni all'Arsenico.

L'Arsenico infatti e' un elemento tossico, classificato dall'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute. L'esposizione a questo elemento e' stata associata anche a cancro del fegato e del colon e una sempre piu' consistente documentazione scientifica ne evidenzia un ruolo eziopatogenetico anche nelle malattie cardiovascolari, neurologiche e neurocomportamentali; nel diabete di tipo 2; in alcune patologie dermatologiche e dell'apparato respiratorio; nei disturbi della sfera riproduttiva e nelle malattie ematologiche.

Proprio per queste evidenze scientifiche il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, modificato e integrato con successivo D. Lgs. 27/02, in recepimento della Direttiva  europea 98/83/CE, sin dal dicembre 2003, aveva indicato il limite massimo per l'Arsenico nelle acque destinate a consumo umano in 10 microgrammi/litro e concesso periodi di deroga a questo limite, fino a 50 microgrammi/litro, solo perche' si realizzassero interventi efficaci e definitivi.

L'Associazione italiana medici per l'ambiente di Viterbo nel chiedere che si ponga fine ad ogni ulteriore colpevole ritardo nella soluzione di questo problema, auspica da parte di tutte le istituzioni preposte un impegno ancora piu' forte e coerente per far rispettare il diritto alla salute, come sancito dall'art. 32 della Carta Costituzionale, e quanto disposto nel gia' richiamato documento della Commissione europea.

Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) di Viterbo

Viterbo, 29 novembre 2010

 

2. LIBRI. IDA DOMINIJANNI PRESENTA "LA CURA DEL MONDO" DI ELENA PULCINI

[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 13 giugno 2010 col titolo "Sentimenti dell'io globale".

Ida Dominijanni, giornalista e saggista, docente di filosofia sociale, e' una prestigiosa intellettuale femminista. Tra le opere di Ida Dominijanni: (a cura di), Motivi di liberta', Angeli, Milano 2001; (a cura di, con Simona Bonsignori, Stefania Giorgi), Si puo', Manifestolibri, Roma 2005.

Elena Pulcini e' professore ordinario di Filosofia sociale presso il Dipartimento di filosofia dell'Universita' di Firenze; al centro dei suoi interessi e' il tema delle passioni nell'ambito di una teoria della modernita' e dell'individualismo moderno, con un'attenzione anche al problema della soggettivita' femminile; acuta saggista, da anni riflette su decisivi temi morali e politici in dialogo con le esperienze piu' vive del pensiero delle donne, dei movimenti solleciti del bene comune per l'umanita' e la biosfera, e della ricerca filosofica, e specificamente assiologica, epistemologica e politica contemporanea; fa parte della redazione della rivista "Iride" (Il Mulino) e del Comitato scientifico della rivista "La societa' degli individui" (Angeli); fa parte, per l'Universita' di Firenze, del progetto europeo "Athena" (European Thematic Network Project for Women's Studies Athena) diretto da Rosi Braidotti (Universita' di Utrecht); fa parte della Giunta direttiva della Societa' Italiana di Filosofia Politica (Sifp). Fa parte del gruppo fondatore del "Collegio Italiano di Filosofia Sociale Alfredo Salsano" diretto da Giacomo Marramao; ha curato opere di Rousseau e Bataille. Tra le opere di Elena Pulcini: La famiglia al crepuscolo, Editori Riuniti, Roma 1987; (a cura di), Teorie delle passioni, Kluwer, Dordrecht, Bologna 1989; Amour-passion e amore coniugale. Rousseau e l'origine di un conflitto moderno, Marsilio, Venezia 1990 (trad. francese c/o Champion-Slatkine, Parigi 1998); (a cura di, con P. Messeri), Immagini dell'impensabile. Ricerche interdisciplinari sulla guerra nucleare, Marietti, Genova 1991; L'individuo senza passioni. Individualismo moderno e perdita del legame sociale, Bollati Boringhieri, Torino 2001 (traduzione tedesca presso l'editore Diaphanes, Berlino 2004; ristampa 2005); (a cura di, con Dimitri D'Andrea), Filosofie della globalizzazione, Ets, Pisa 2001, 2003; Il potere di unire, Bollati Boringhieri, Torino 2003; con Mariapaola Fimiani, Vanna Gessa Kurotschka (a cura di), Umano, post-umano, Editori Riuniti, Roma 2004; La cura del mondo, Bollati Boringhieri, Torino 2009]

 

Che la paura si presenti oggi come uno dei sentimenti piu' sintomatici dell'uomo globale e' cosa nota: abbiamo paura di tutto e del contrario di tutto, degli attacchi terroristici e della guerra, dei cambiamenti climatici e delle epidemie, della morte e delle tecnologie che allungano la vita, dell'invasione dei migranti e della crescita zero degli occidentali, delle crisi finanziarie e delle banche centrali, della marea nera e di restare senza benzina. E' altresi' noto pero' che la paura e' uno dei sentimenti su cui la politica fa leva, promettendo sicurezza e conquistando per questa via, piu' o meno meritatamente, coesione e consenso sociale. Ma qui le cose si complicano subito, perche' non sempre la politica aziona questa leva allo stesso modo, e dal modo in cui la aziona dipendono in parte la sua qualita' e la sua efficacia. Si' che se lo Stato moderno nasce precisamente sull'istanza di governare la paura, trasformandola da passione disordinante dello stato di natura in elemento ordinatore della societa', quello che oggi abbiamo di fronte a noi - ma anche dentro di noi - e' uno scenario in cui la politica, piu' che governare la paura, ne e' governata: ne subisce le ondate paranoiche e risponde con ondate securitarie altrettanto paranoiche, che a loro volta non la riducono ma la alimentano, senza che ne derivi ordine bensi' disordine. D'altra parte, chi a questi automatismi securitari giustamente si oppone, cade sistematicamente nell'automatismo opposto, che consiste nel sottovalutare o negare la paura sulla base di un ottimismo illuministico e di un dover-essere razionalistico che a loro volta non risolvono ma rimuovono il problema, aggravandolo.

Uno dei molti meriti dell'ultimo libro di Elena Pulcini, La cura del mondo. Paura e responsabilita' nell'eta' globale (Bollati Boringhieri, pp. 300, euro 25) consiste nello smontare entrambi gli automatismi, mettendo la paura al centro dell'analisi dell'antropologia politica contemporanea e invitandoci a guardarla come una risorsa emotiva dell'azione politica: "Con la paura bisogna fare i conti, evitando ogni operazione di rimozione o di ottimistica sottovalutazione, che avrebbe l'unico effetto di provocarne un oscuro e inconsapevole potenziamento. Conoscere, e soprattutto ri-conoscere la paura, costituisce non solo il primo passo per ammettere l'importanza determinante delle passioni nella motivazione degli uomini all'agire, ma anche la chance per scoprirne, insieme con la funzione cognitiva, l'irrinunciabile funzione produttiva e mobilitante. Disconoscerla significa al contrario inibire o alterare quel processo emotivo e cognitivo che prelude alla valutazione e all'azione, e che consente di far fronte alla minaccia attraverso risposte costruttive, adeguate al perseguimento del bene degli individui e della collettivita'".

L'operazione proposta dall'autrice e' sorretta da una puntuale analitica della paura nel mondo globale, non priva di sorprese e spiazzamenti. La politica postmoderna della paura e' diversa da quella moderna, infatti, anche perche' diversa risulta, nei due scenari, la stessa configurazione della paura: a turbare le nostre esistenze non sono piu' paure circoscritte di incognite definite, bensi' una gamma di paure indeterminate relative a rischi indeterminati, impersonali e remoti come quelli che abbiamo elencato all'inizio; e anche quando la fonte dell'ansia risiede nell'altro, questo altro non e' piu' percepito come un simile minaccioso ma riconoscibile (l'homo homini lupus hobbesiano), bensi' come un alieno sconosciuto e incontrollabile.

Si tratta dunque di uno stato di angoscia generico e endemico, che si trova davanti una politica impotente a fronteggiarlo e produce meccanismi di difesa regressivi: di diniego e autoinganno di fronte ai rischi globali (e' piu' facile illudersi che il global warming sia un'invenzione che rassegnarsi a consumare meno per ridurlo), proiettivi e persecutori di fronte all'"invasione degli alieni" (e' piu' facile fare degli immigrati un nemico pretestuoso che misurarsi con i problemi reali della convivenza multiculturale). Due diverse "patologie del sentire" - assenza di paura nel primo caso, eccesso nel secondo - che alludono entrambe a una incapacita' di vivere davvero la paura, di sopportarla, di farsene mobilitare per reagire con misura ed efficacia al profilo effettivo di cio' che si percepisce come un pericolo o un rischio: una incapacita' a sua volta sintomatica di una schizofrenia tipica della tarda modernita', quella "fra il conoscere e il sentire", tanto piu' diffusa quanto piu' cresce la mole di informazione di cui disponiamo. Ma se la diffusione delle paure nasconde questa sorta di generalizzata anestesia, la terapia non consiste tanto nel liberarsi dalla paura, quanto al contrario nell'imparare a sentirla e a farne esperienza.

Pulcini individua in questo "risveglio emotivo" della paura un passaggio cruciale per sbloccare le patologie del soggetto contemporaneo e trasformarne radicalmente lo statuto. Prima di vedere come, bisogna tornare sull'impianto generale del suo lavoro. Pur mettendo a fuoco il nesso fra paura e responsabilita', La cura del mondo e' infatti un libro sul soggetto dell'era globale, che a differenza di molte altre pure illuminanti analisi della globalizzazione non si limita a enunciare la necessita' di ripensare le trasformazioni dell'io all'interno delle trasformazioni del mondo contemporaneo ma affronta di petto questo compito, forte di una solida competenza (della stessa autrice un volume importante sull'individuo moderno, L'individuo senza passioni, Bollati Boringhieri 2001 e, con Mariapaola Fimiani e Vanna Gessa Kurotschka, Umano post-umano. Potere, sapere, etica nell'eta' globale, Editori Riuniti 2004) e di una capacita' rara di intrecciare lo sguardo filosofico, sociologico, psicoanalitico (e relative bibliografie). I capitoli centrali dedicati alla paura funzionano dunque da snodo fra la prima parte del libro, che decostruisce le patologie del soggetto postmoderno, e la terza, che in quelle stesse patologie individua le condizioni per l'emergere di una nuova forma della soggettivita'.

La figura dell'Io pero' non e' scollata dalla cornice del mondo: al contrario, la riflette fedelmente. E le patologie dell'individuo contemporaneo riflettono fedelmente le trasformazioni della cornice. Se la globalizzzazione e' contrassegnata da una costitutiva ambivalenza fra unita' e molteplicita', universalizzazione e localizzazione, omologazione e fissazione identitaria, questa stessa ambivalenza si riproduce, argomenta Pulcini, sia nella struttura antropologica dell'individuo sia nelle forme del legame sociale: "individualismo illimitato" e "comunitarismo endogamico" sono le due patologie del soggetto che corrispondono a questa conformazione del globale (e che la postmodernita' globale eredita peraltro largamente dalle aporie della modernita'). Per un verso, "l'Io globale si configura come un Io apatico e vorace allo stesso tempo, insicuro e onnipotente, parassitario e acquisitivo; ma soprattutto caratterizzato da un sostanziale atomismo, che possiamo riconoscere nell'indifferenza dello spettatore, nel parassitismo del consumatore e nell'onnipotenza solipsistica dell'homo creator". Per l'altro verso, a compensazione di tanto individualismo emergono in questo stesso Io nuovi bisogni di confinamento, appartenenza, identificazione e, come abbiamo visto, immunizzazione in comunita' piu' o meno protettive, esclusive, regressive. Ossessione dell'Io da una parte, ossessione del Noi dall'altra: tertium non datur?

Mosso da un pessimismo radicale sul futuro di una specie irresponsabilmente sorda ai rischi per la sua sopravvivenza provocati dalla sua stessa hybris, il ragionamento di Pulcini si apre tuttavia a un felice superamento di questa alternativa, inscrivendosi in quella prospettiva filosofica femminista che da tempo indica nel soggetto relazionale la fuoriuscita dalle secche dell'individualismo moderno e postmoderno: ne' l'ipertrofia dell'Io ne' l'ipertrofia del Noi, ma un io (minuscolo) consapevole di essere costitutivamente legato e interconnesso agli altri, simili e diversi, disposto alla contaminazione e alla costruzione di legami solidali. Si capisce a questo punto perche' la paura giochi un ruolo chiave nell'accesso a questo statuto della soggettivita': ascoltarla, senza ne' negarla illuministicamente ne' farsene immobilizzare, significa aprire le porte all'esperienza e al sentimento della vulnerabilita', che e' a sua volta la porta d'accesso alla consapevolezza della nostra relazionalita' costitutiva (Judith Butler e Adriana Cavarero sono su questo punto i riferimenti piu' vicini a Pulcini) e dell'obbligazione di ciascuno alla cura dell'altro e del mondo (Carol Gilligan, e, della stessa Pulcini, Il potere di unire. Femminile, desiderio, cura, Bollati Boringhieri 2003).

In questione, nel solco dell'offensiva culturale e filosofica che il miglior pensiero femminile conduce da anni, sono il soggetto sovrano e l'ossessione identitaria che dalla tradizione moderna trapassano, in forme appunto patologiche, nel presente post-moderno. Per Pulcini non si tratta tuttavia di pensare solo la relazione e il soggetto-in-relazione, bensi' di aprire l'immaginazione politica al concepimento di una nuova "forma del mondo", cogliendo nelle stesse condizioni oggettive dell'eta' globale le premesse per il superamento delle sue patologie. Se e' vero, com'e' vero, che l'interconnessione tipica del mondo globale non e' solo un dato economico o sociale o politico ma "ci pone definitivamente di fronte alla verita' ontologica dell'essere-con, mettendo a nudo la costitutiva socialita' dell'essere e costringendoci a pensare l'esistenza come il nudo 'essere gli uni con gli altri'", da questo sintomo ontologico bisogna partire per concepire il mondo non come una somma di individualita' irrelate o di comunita' in lotta fra loro, bensi' - alla Arendt - come spazio dell'in-fra e dell'essere in comune, o - alla Nancy - come comunita' e partizione. Che altro non significa che dare finalmente una piegatura di senso a quel processo di globalizzazione che pretende di dispiegarsi sopra le nostre teste e le nostre passioni come un puro fatto.

 

3. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 7 GENNAIO A VITERBO UN INCONTRO DI STUDIO

 

Venerdi' 7 gennaio 2011 a Viterbo, presso la sede del "Centro di ricerca per la pace", si e' svolto un incontro di studio.

L'incontro e' stato dedicato allo studio della storia del pensiero politico contemporaneo. Nel corso dell'incontro e' stata particolarmente approfondita l'analisi di alcune opere di Georg Wilhelm Friedrich Hegel e di Hannah Arendt.

L'incontro si e' svolto nell'ambito di un'iniziativa, in corso da mesi, di promozione del diritto allo studio.

 

4. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

5. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

 

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

7. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 429 dell'8 gennaio 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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