Telegrammi. 421
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- Date: Fri, 31 Dec 2010 00:29:20 +0100 (CET)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 421 del 31 dicembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Opporsi al razzismo, opporsi al governo del colpo di stato razzista
2. Ma cosa e' questa nonviolenza?
3. Marco Ambrosini e Marco Graziotti intervistano Andrea Cozzo
4. Marco Ambrosini e Marco Graziotti intervistano Antonino Drago
5. Marco Ambrosini e Marco Graziotti intervistano Paola Mancinelli
6. Si e' svolta il 30 dicembre a Viterbo una giornata di studi
7. Per sostenere il Movimento Nonviolento
8. "Azione nonviolenta"
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. OPPORSI AL RAZZISMO, OPPORSI AL GOVERNO DEL COLPO DI STATO RAZZISTA
[Riceviamo e diffondiamo]
La legge 94 del 2009 e le misure con essa coerenti (come la deportazione e reclusione dei migranti giunti in Italia nei lager libici) si configurano come palesemente in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana e con la Dichiarazione universale dei diritti umani.
L'esistenza nel territorio italiano di veri e propri campi di concentramento, introdotti dalla legge Turco-Napolitano, ribaditi dalla legge Bossi-Fini e confermati nella normativa attualmente in vigore, si configura come palesemente in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana e con la Dichiarazione universale dei diritti umani.
La criminalizzazione di persone non per qualche effettivo reato realmente commesso ma per la loro mera condizione esistenziale, criminalizzazione flagrantemente razzista e specificamente nazista, si configura come palesemente in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana e con la Dichiarazione universale dei diritti umani.
La persecuzione razzista cosi' come disposta dal coacervo di norme e misure imposte dal governo attualmente in carica si configura come palesemente in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana e con la Dichiarazione universale dei diritti umani; e' un crimine contro l'umanita'; e' una scellerata infamia che viola i fondamenti stessi dello stato di diritto, dell'ordinamento democratico, della civile convivenza.
I fatti che abbiamo sommariamente enunciato configurano un colpo di stato razzista.
Al colpo di stato razzista occorre opporre le ragioni della legalita' democratica, della civilta' giuridica, della solidarieta' umana.
Alla flagrante violazione della Costituzione della Repubblica Italiana e della Dichiarazione universale dei diritti umani occorre opporre la resistenza nonviolenta dell'umanita'.
Al regime hitleriano imposto dal governo in carica nei confronti di migranti e viaggianti occorre opporre la forza della verita', la legalita' che salva le vite, l'affermazione della dignita' e dei diritti umani di tutti gli esseri umani, e quindi di ciascun essere umano.
Vi e' una sola umanita'.
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Le persone partecipanti all'incontro di formazione alla nonviolenza svoltosi domenica 26 dicembre 2010 presso il centro sociale "Valle Faul" di Viterbo
Viterbo, 31 dicembre 2010
Per comunicazioni: partecipanti agli incontri di formazione alla nonviolenza presso il centro sociale "Valle Faul", strada Castel d'Asso snc, 01100 Viterbo, e-mail: viterbooltreilmuro at gmail.com
2. DEFINIZIONI. MA COSA E' QUESTA NONVIOLENZA?
[Riproponiamo per l'ennesima volta questo breve scritto piu' volte riproposto su questo foglio nel corso degli anni]
I. Una premessa terminologica
Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.
Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.
Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.
Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.
Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.
Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.
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II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione
La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.
Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.
Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.
Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).
Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.
Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.
Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.
Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.
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III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano
Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.
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IV. La nonviolenza come insieme di insiemi
Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.
1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).
2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.
3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.
4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.
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V. Un'insistenza
Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.
Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.
Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.
Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
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VI. Una grande esperienza e speranza storica
Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana.
3. RIFLESSIONE. MARCO AMBROSINI E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO ANDREA COZZO
[Ringraziamo Marco Ambrosini (per contatti: agrcasetta at inventati.org) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista ad Andrea Cozzo.
Marco Ambrosini e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Andrea Cozzo e' docente universitario di cultura greca, studioso e amico della nonviolenza, promotore dell'attivita' didattica e di ricerca su pace e nonviolenza nell'ateneo palermitano, tiene da anni seminari e laboratori sulla gestione nonviolenta dei conflitti, ha pubblicato molti articoli sulle riviste dei movimenti nonviolenti, fa parte del comitato scientifico dei prestigiosi "Quaderni Satyagraha". Tra le sue opere recenti: Se fossimo come la terra. Nietzsche e la saggezza della complessita', Annali della Facolta' di Lettere e filosofia di Palermo. Studi e ricerche, Palermo 1995; Dialoghi attraverso i Greci. Idee per lo studio dei classici in una societa' piu' libera, Gelka, Palermo 1997; (a cura di), Guerra, cultura e nonviolenza, "Seminario Nonviolenza", Palermo 1999; Manuale di lotta nonviolenta al potere del sapere (per studenti e docenti delle facolta' di lettere e filosofia), "Seminario Nonviolenza", Palermo 2000; Tra comunita' e violenza. Conoscenza, logos e razionalita' nella Grecia antica, Carocci, Roma 2001; Saggio sul saggio scientifico per le facolta' umanistiche. Ovvero caratteristiche di un genere letterario accademico (in cinque movimenti), "Seminario Nonviolenza", Palermo 2001; Filosofia e comunicazione. Musicalita' della filosofia antica, in V. Ando', A. Cozzo (a cura di), Pensare all'antica. A chi servono i filosofi?, Carocci, Roma 2002, pp. 87-99; Sapere e potere presso i moderni e presso i Greci antichi. Una ricerca per lo studio come se servisse a qualcosa, Carocci, Roma 2002; Lottare contro la riforma del sistema scolastico-universitario. Contro che cosa, di preciso? E soprattutto per che cosa?, in V. Ando' (a cura di), Saperi bocciati. Riforma dell'istruzione, discipline e senso degli studi, Carocci, Roma 2002, pp. 37-50; Scienza, conoscenza e istruzione in Lanza del Vasto, in "Quaderni Satyagraha", n. 2, 2002, pp. 155-168; Dopo l'11 settembre, la nonviolenza, in "Segno" n. 232, febbraio 2002, pp. 21-28; Conflittualita' nonviolenta. Filosofia e pratiche di lotta comunicativa, Edizioni Mimesis, Milano 2004; La tribu' degli antichisti, Carocci, Roma 2006; Gestione creativa e nonviolenta delle situazioni di tensione. Manuale di formazione per le Forze dell'ordine, Gandhi Edizioni, Pisa 2007]
- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: Nella storia del Novecento la nonviolenza ha caratterizzato importanti esperienze, dalle lotte condotte da Gandhi dapprima in Sudafrica e successivamente in India, alle esperienze di resistenza nonviolenta contro il nazifascismo, alle lotte di Martin Luther King contro il razzismo, fino alla lotta di Aung San Suu Kyi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza alla storia degli ultimi cento anni?
- Andrea Cozzo: Le lotte nonviolente per la costruzione di forme costituzionali piu' aperte alla partecipazione popolare o anche semplicemente per la nascita di una vita politica non segnata da violenze, nel Novecento come nel resto della storia, sono state molteplici e di forma diversa. Oltre a quelle gia' ricordate nella domanda, si possono menzionare altri esempi (e si badi che sono solo "alcuni" esempi): quelle denominate "people power" nelle Filippine, quelle basate sulla mediazione della Comunita' di S. Egidio nel Mozambico, e le "rivoluzioni colorate" avvenute in Serbia, in Georgia, in Ucraina, ecc. Non sembra essere la storia a mancare di pratiche nonviolente per il cambiamento quanto piuttosto la storiografia: cio' che intendo dire e' che paradossalmente siamo arretrati sul piano culturale, piu' che su quello pratico - anche se, naturalmente, questa arretratezza culturale influisce poi sulla pratica stessa limitandola, perche' ogni volta e' come se la nonviolenza dovesse essere riscoperta empiricamente anziche' applicata per cosi' dire sistematicamente sulla base di esempi conosciuti.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata con varie tradizioni del pensiero politico, ha apportato contributi fondamentali, ed ha costituito e costituisce una delle esperienze maggiori della filosofia politica odierna. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero politico?
- Andrea Cozzo: Il pensiero e le pratiche di uomini come Aldo Capitini, Danilo Dolci, don Lorenzo Milani, Lanza del Vasto, e, ancor piu' specificamente, di Giorgio La Pira, si sono alimentati, ed anzi sono stati un tutt'uno con la loro azione politica, ora sociale ora istituzionale. In Europa, almeno dagli anni Ottanta ad oggi il pensiero nonviolento piu' immediatamente caratterizzato in senso politico, che in Italia ha fatto "scoop mediatico" attraverso alcune azioni di esponenti del Partito Radicale (non sempre, a mio parere, dentro la tradizione nonviolenta), ha trovato un corretto rapporto con o entro il movimento ecologista - col quale condivide effettivamente moltissimo - e, nel nostro Paese, negli ultimi anni ha offerto oggetto di discussione ad un partito, oggi praticamente estinto, quale Rifondazione Comunista. Ma ho l'impressione che, per quanto lentamente, il pensiero nonviolento, pur confuso qualche volta con il semplice pacifismo, si stia finalmente cominciando a diffondere veramente a livello sociale.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata anche con la ricerca e la riflessione sociologica, dando contributi rilevantissimi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero sociologico e alla ricerca sociale?
- Andrea Cozzo: Da Danilo Dolci ad Alberto L'Abate, a Gene Sharp, a Johan Galtung e a tanti altri, il pensiero sociologico nonviolento sta dando frutti preziosissimi che contribuiranno sempre piu' nei prossimi anni alla trasformazione culturale e sociale dell'azione politica - politica dal basso, innanzitutto.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione e le esperienze nonviolente hanno potentemente investito anche l'economia sia come realta' strutturale sia come relativo campo del sapere. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero economico?
- Andrea Cozzo: Anche in questo ambito, come in quello storiografico (e solo parzialmente in quello sociologico, dove alcune delle personalita' richiamate nella risposta precedente operano anche in campo universitario), le istituzioni culturali istituzionali come la scuola e l'universita' si presentano abbastanza arretrate. Tuttavia, grandi pensatori (come Herman Daly, Ernst Schumacher, Ivan Illich, Muhammad Yunus, Serge Latouche per fare cinque soli nomi, ma si potrebbe continuare con Nanni Salio e diversi altri) hanno immesso nel circuito culturale odierno idee che coniugano ecologia e disarmo, rivalutano il "piccolo" e la "decrescita", rifondano il concetto di "cooperazione", di "artigianale", di "economia del dono", inventano istituzioni come il microcredito e la banca etica, alternative a quelle dominanti. In questo campo siamo ancora all'inizio, ma c'e' da sperare bene...
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La teoria-prassi nonviolenta ha recentemente avuto uno svolgimento importantissimo nel campo del diritto e specificamente del diritto penale, con l'esperienza sudafricana della "Commissione per la verita' e la riconciliazione" e con le numerose altre iniziative e successive teorizzazioni che ad essa si sono ispirate. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero giuridico e alla pratica del diritto?
- Andrea Cozzo: Sia in campo internazionale, sia in campo nazionale, il "diritto mite" (come lo chiama Gustavo Zagrebelsky) va maturando. Socialmente e politicamente - restie sembrano essere soprattutto le lobbies economiche e i loro alleati istituzionali che puntano sulle guerre per l'ampliamento dei loro interessi - si va comprendendo che ne' le armi nei dissidi planetari, ne' i processi nei rapporti civici, ne' in generale le polizie armate nei contrasti sociali, sono una vera forma di soluzione dei conflitti. Di conseguenza, anche qui in modo graduale e a volte contraddittorio, vanno nascendo regole giuridiche che cercano di valorizzare le modalita' di negoziazione, mediazione e facilitazione, che la nonviolenza, nelle sue forme teoriche o nelle sue forme concrete, ha sperimentato ed applicato da sempre e via via sempre piu' raffinatamente. In Italia, la mediazione penale e la giustizia riparativa sono ancora ristrette al diritto penale minorile, ma le Raccomandazioni del Parlamento Europeo in tal senso lasciano intravedere, mi pare, che si tratta di un pensiero giuridico in via di elaborazione e di ulteriore diffusione: il "coraggio di mediare" (Adolfo Ceretti), piano piano, va crescendo.
4. RIFLESSIONE. MARCO AMBROSINI E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO ANTONINO DRAGO
[Ringraziamo Marco Ambrosini (per contatti: agrcasetta at inventati.org) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista ad Antonino Drago.
Antonino (Tonino) Drago, nato a Rimini nel 1938, e' stato il primo presidente del Comitato ministeriale per la difesa civile non armata e nonviolenta; gia' docente universitario di Storia della fisica all'Universita' di Napoli, ha poi insegnato Storia e tecniche della nonviolenza all'Universita' di Firenze, e Strategie della difesa popolare nonviolenta all'Universita' di Pisa; da sempre impegnato nei movimenti nonviolenti, e' uno dei piu' prestigiosi peace-researcher italiani e uno dei piu' autorevoli amici della nonviolenza. Tra le molte opere di Antonino Drago: Scuola e sistema di potere: Napoli, Feltrinelli, Milano 1968; Scienza e guerra (con Giovani Salio), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983; L'obiezione fiscale alle spese militari (con G. Mattai), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986; Le due opzioni, La Meridiana, Molfetta; La difesa e la costruzione della pace con mezzi civili, Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 1997; Atti di vita interiore, Qualevita Torre dei Nolfi (Aq) 1997; Storia e tecniche della nonviolenza, La Laurenziana, Napoli 2006; Difesa popolare nonviolenta. Premesse teoriche, principi politici e nuovi scenari, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2006. Segnaliamo anche una recente intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 307 da cui riprendiamo anche questa breve notizia autobiografica: "Nato a Rimini il 5 maggio 1938, sposato con quattro figli e quattro nipoti, laureato in fisica, ho lavorato nell'Universita' e nelle scuole superiori, ho lavorato nel movimento per i baraccati, studentesco, per l'obiezione di coscienza, per il servizio civile, per l'obiezione fiscale alle spese militari, per realizzare corsi universitari sulla pace; ho fatto ricerca sulla scienza alternativa, sulla nonviolenza, sull'educazione alla pace, sulla difesa alternativa, sulla rivoluzione alternativa, sull'intervento all'estero alternativo"]
- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: Nella storia del Novecento la nonviolenza ha caratterizzato importanti esperienze, dalle lotte condotte da Gandhi dapprima in Sudafrica e successivamente in India, alle esperienze di resistenza nonviolenta contro il nazifascismo, alle lotte di Martin Luther King contro il razzismo, fino alla lotta di Aung San Suu Kyi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza alla storia degli ultimi cento anni?
- Antonino Drago: Per me valgono le parole di Lanza del Vasto: Due sono le scopere del XX secolo: la Bomba e la nonviolenza. I Quattro Flagelli (1959), Sei, Torino 1996. Inoltre ho pubblicato un libro: Le rivoluzioni nonviolente del XX secolo, I fatti e le intepretazioni, Nuova Cultura, Roma 2010. Basta riprendere le parole della quarta di copertina.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata con varie tradizioni del pensiero politico, ha apportato contributi fondamentali, ed ha costituito e costituisce una delle esperienze maggiori della filosofia politica odierna. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero politico?
- Antonino Drago: Primo concetto: nonviolenza come doppia negazione che non ha parole affermative equivalenti; quindi principio di metodo; quindi ragionamento in logica non classica; secondo concetto: alternativa al progresso dominante (innanzitutto nella corsa agli armamenti); terzo concetto: i quattro modelli di sviluppo che si ottengono incrociando l'opzione della organizzazione (giustizia-liberta' o sinistra-destra) con quella sul progresso (nell'energia: solare-nucleare); quarto concetto: pluralismo dei modelli di sviluppo, per la qual cosa agisce soprattutto quello nonviolento.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata anche con la ricerca e la riflessione sociologica, dando contributi rilevantissimi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero sociologico e alla ricerca sociale?
- Antonino Drago: Direi piuttosto antropologica (la sociologia e' poco sviluppata ome teoria e, come scienza delle societa' industrializzate, non si collega con la nonviolenza). Il primo contributo e' la rivalorizzazione della comunita'. In questo Lanza del Vasto ha dato un contributo cruciale (I quattro flagelli, cap. 5).
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione e le esperienze nonviolente hanno potentemente investito anche l'economia sia come realta' strutturale sia come relativo campo del sapere. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero economico?
- Antonino Drago: La prima affermazione e' esagerata. L'economia occidentale ha finora dominato permettendo solo la nascita di isole per di piu' temporanee; per fortuna sta scoppiando per non aver tollerato il modello economico alternativo, quello gandhiano e quello di E. F. Schumacher: Piccolo e' bello.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La teoria-prassi nonviolenta ha recentemente avuto uno svolgimento importantissimo nel campo del diritto e specificamente del diritto penale, con l'esperienza sudafricana della "Commissione per la verita' e la riconciliazione" e con le numerose altre iniziative e successive teorizzazioni che ad essa si sono ispirate. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero giuridico e alla pratica del diritto?
- Antonino Drago: La domanda si riferisce all'"esercizio" del diritto. E si da' la risposta da sola. Sul diritto c'e' l'enorme esperienza della lotta nonviolenta alla legge ingiusta: l'obiezione di coscienza e la disobbedienza civile, estesa dalla nonviolenza anche alla disobbedienza ad una legge che rappresenta una intera civilta' (Marcia del Sale) o un intero modello di sviluppo (lotte contro le centrali nucleari). Se la domanda e' sulla ricostruzione del diritto da parte della nonviolenza, allora la questione e' piu' sottile. Da quando la nonviolenza occidentale e' soprattutto tecniche, la questione e' messa da parte, mentre per Gandhi era molto importante, al fine di ricostruire una nuova organizzazione sociale (villaggi) e quindi un nuovo diritto. Il problema piu' concreto e' piuttosto quale tipo di Stato; sicuramente con la divisione in tre poteri (che corrispondono a: A-B-C di Galtung, cioe' ad affrontare al meglio ogni conflitto) e con la Costituzione fondata sulla risoluzione non oppressiva o soppressiva dei conflitti, come primo articolo.
5. RIFLESSIONE. MARCO AMBROSINI E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO PAOLA MANCINELLI
[Ringraziamo Marco Ambrosini (per contatti: agrcasetta at inventati.org) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Paola Mancinelli.
Per un sintetico profilo di Paola Mancinelli dall'ampia intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 247 riprendiamo la seguente breve notizia autobiografica: "Teologa e filosofa, sono attualmente docente al liceo. Autrice di: Cristianesimo senza sacrifico: filosofia e teologia in Rene' Girard, Cittadella, Assisi, 2001; Pensare altrove: rivelazione e linguaggio in Franz Rosenzweig, Quattroventi, Urbino 2006; Lo stupore del bello, Polistampa, Firenze 2008. Fra le sillogi poetiche: Come memoria di latente nascita, Edizioni del leone, Venezia 1089; Oltre Babele, Edizioni del leone, Venezia 1991; La metafisica del silenzio, Stamperia dell'arancia, Grottammare 2003. Collaboro a riviste come "Dialeghestai", "Reportata", "Leussein" e sono membro del Coordinamento delle teologhe italiane"]
- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: Nella storia del Novecento la nonviolenza ha caratterizzato importanti esperienze, dalle lotte condotte da Gandhi dapprima in Sudafrica e successivamente in India, alle esperienze di resistenza nonviolenta contro il nazifascismo, alle lotte di Martin Luther King contro il razzismo, fino alla lotta di Aung San Suu Kyi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza alla storia degli ultimi cento anni?
- Paola Mancinelli: Io credo che la nonviolenza abbia contributo a delineare un nuovo paradigma di teoresi e di prassi, invitandoci ad una riserva critica da esercitare anche nell'ambito del nostro linguaggio. Direi si tratti dell'inizio di una nuova grammatica e di un nuovo lessico della vita comune.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata con varie tradizioni del pensiero politico, ha apportato contributi fondamentali, ed ha costituito e costituisce una delle esperienze maggiori della filosofia politica odierna. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero politico?
- Paola Mancinelli: La mia risposta qui deve necessariamente articolarsi in due nodi tematici. Il primo riguarda il fatto che tra nonviolenza e polis, intesa come radice della politica, deve esserci una connessione come mostra la dialettica che viene usata sin dall'antica Grecia per articolare la vita politica secondo il paradigma democratico. La dialettica indica la forza della ragione che sa mettere a confronto. In realta' necessitiamo oggi di delineare una nuova etica del discorso e questo e' il secondo punto di cui vorrei occuparmi, dato che siamo riusciti a fare violenza sulla realta' persino con il linguaggio, convertiti alla ragione della forza. Quindi direi che la nonviolenza mostra un sentiero tutto da tracciare.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata anche con la ricerca e la riflessione sociologica, dando contributi rilevantissimi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero sociologico e alla ricerca sociale?
- Paola Mancinelli: Che dire? La sociologia rivive con la nonviolenza la sua capacita' di incidere sulla vita civile, e di dare nuova forza a quelle azioni che nascono come forme di democrazia dal basso e che vogliono abbattere i bastioni che dividono l'umanita' e ne lacerano l'unita' che fa capo alla dignita' di ogni essere umano. La nonviolenza puo' contribuire ad una sociologia multiculturale.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione e le esperienze nonviolente hanno potentemente investito anche l'economia sia come realta' strutturale sia come relativo campo del sapere. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero economico?
- Paola Mancinelli: I contributi di Latouche e di Sen offrono una prova tangibile di quanto una pratica di nonviolenza possa modificare ed incidere sul un liberalismo sfrenato e su di un mercato darwinisticamente inteso.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La teoria-prassi nonviolenta ha recentemente avuto uno svolgimento importantissimo nel campo del diritto e specificamente del diritto penale, con l'esperienza sudafricana della "Commissione per la verita' e la riconciliazione" e con le numerose altre iniziative e successive teorizzazioni che ad essa si sono ispirate. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero giuridico e alla pratica del diritto?
- Paola Mancinelli: Le categorie giuridiche si sono notevolmente arricchite, e la stessa idea di giustizia sembra ispirata all'idea di una custodia di ogni vita, e di un'attenzione per le vittime che non dimentichi la possibilita' di ridare un inizio e una speranza alla storia, facendo si' che essa possa ridare voce a coloro che sono stati ammutoliti. Credo pero' che fare verita' nel senso del diritto sia anche permetter di rifare un percorso critico a chi ha perpetrato queste violenze, secondo una rieducazione che risarcisca il tessuto sociale intero, e questo e' un merito della nonviolenza.
6. INCONTRI. SI E' SVOLTA IL 30 DICEMBRE A VITERBO UNA GIORNATA DI STUDI
Giovedi' 30 dicembre 2010 a Viterbo, presso la sede del "Centro di ricerca per la pace", si e' svolta una nuova giornata di studi nell'ambito di un'iniziativa di promozione del diritto allo studio in corso da mesi.
La giornata si e' articolata in due parti.
La prima parte e' stata dedicata all'ulteriore approfondimento di alcuni temi del pensiero filosofico-politico europeo, con letture da testi di Locke e Rousseau.
La seconda parte e' stata dedicata allo studio della storia dell'Europa medioevale, con letture ed approfondimenti.
7. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
8. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
9. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Benjamin Constant, Conquista e usurpazione, Einaudi, Torino 1944, 1983, pp. XVI + 196.
- Stefano De Luca, Il pensiero politico di Constant, Laterza, Roma-Bari 1993, pp. VI + 216.
- Juergen Habermas, L'Occidente diviso, Laterza, Roma-Bari 2005, 2007, pp. VI + 214.
- Anna Lisa Schino, Il pensiero politico di Pufendorf, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. IV + 202.
10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
11. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 421 del 31 dicembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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