Telegrammi. 420
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- Date: Thu, 30 Dec 2010 00:49:58 +0100 (CET)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 420 del 30 dicembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Un crimine
2. Marco Ambrosini e Marco Graziotti intervistano Augusto Cavadi
3. Marco Ambrosini e Marco Graziotti intervistano Alberto L'Abate
4. Marco Ambrosini e Marco Graziotti intervistano Roberto Mancini
5. Marco Ambrosini e Marco Graziotti intervistano Enrico Peyretti
6. Per sostenere il Movimento Nonviolento
7. "Azione nonviolenta"
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. RIFLESSIONE. UN CRIMINE
[Riceviamo e diffondiamo]
Lo sperpero criminale e insensato di miliardi di euro della repubblica italiana (cioe' di tutti i cittadini del nostro paese) per l'acquisto e la costruzione di bombardieri F-35 capaci di recare armamento atomico, e' un'offesa e una minaccia all'umanita' intera.
Il lavoro umano deve essere inteso al bene degli esseri umani, non alla produzione di strumenti di strazio e di morte.
Le risorse (massime quelle pubbliche) devono essere valorizzate al fine della prosecuzione della vita dell'umanita' e della biosfera, non al fine della morte di tutti e tutto.
Produrre armi e' un duplice delitto. In primo luogo per cio' che le armi provocano: la disponibilita' ad uccidere, la minaccia dell'uccisione, infine col loro uso l'inflizione della morte alle persone e la devastazione della biosfera. In secondo luogo perche' le ingentissime risorse pubbliche destinate follemente al riarmo potrebbero e dovrebbero invece essere utilizzate per opere civili e assistenziali, di cui vi e' grande bisogno; ma un ceto politico irresponsabile e barbaro preferisce utilizzare quelle risorse non in opere benefiche ma per produrre e acquistare scellerati strumenti di morte.
La pace richiede il disarmo. La pace richiede la smilitarizzazione. Lo sapeva anche Immanuel Kant che nel 1796 nel progetto filosofico "Per la pace perpetua" esplicitamente affermava (sezione prima, articolo terzo) che "Gli eserciti permanenti devono col tempo sparire completamente".
La pace si puo' ottenere soltanto con mezzi di pace.
La sicurezza si puo' ottenere soltanto con la solidarieta' che ogni essere umano raggiunga: nella consapevolezza che vi e' una sola umanita' e tutti gli esseri umani ne fanno parte; nella consapevolezza che ogni essere umano e' titolare di tutti i diritti umani.
Riconfermiamo quindi la nostra piena solidarieta' con tutte le persone di volonta' buona che si oppongono all'acquisto e alla costruzione dei bombardieri F-35.
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Le persone partecipanti all'incontro di formazione alla nonviolenza svoltosi domenica 26 dicembre 2010 presso il centro sociale "Valle Faul" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2010
Per comunicazioni: partecipanti agli incontri di formazione alla nonviolenza presso il centro sociale "Valle Faul", strada Castel d'Asso snc, 01100 Viterbo, e-mail: viterbooltreilmuro at gmail.com
2. RIFLESSIONE. MARCO AMBROSINI E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO AUGUSTO CAVADI
[Ringraziamo Marco Ambrosini (per contatti: agrcasetta at inventati.org) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista ad Augusto Cavadi.
Marco Ambrosini e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994, D G editore, Trapani 2006; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004; Strappare una generazione alla mafia, DG Editore, Trapani 2005; E, per passione, la filosofia, DG Editore, Trapani 2006; La mafia spiegata ai turisti, Di Girolamo Editore, Trapani 2008; E, per passione, la filosofia. Breve introduzione alla piu' inutile di tutte le scienze, Di Girolamo, Trapani 2008; Chiedete e non vi sara' dato. Per una filosofia pratica dell'amore, Petite Plaisance, Pistoia 2008; In verita' ci disse altro. Oltre i fondamentalismi cristiani, Falzea, Reggio Calabria 2008; Il Dio dei mafiosi, San Paolo, Milano 2009; Come posso fare di mio figlio un vero uomo d'onore? Coppola, Trapani 2008; L'amore e' cieco ma la mafia ci vede benissimo, Coppola, Trapani 2009; Filosofia di strada. Il filosofare-in-pratica e le sue pratiche, Di Girolamo, Trapani 2010; Non lasciate che i bambini vadano a loro, Falzea, Reggio Calabria 2010. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo e siciliane. Segnaliamo il sito: www.augustocavadi.eu (con bibliografia completa)]
- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: Nella storia del Novecento la nonviolenza ha caratterizzato importanti esperienze, dalle lotte condotte da Gandhi dapprima in Sudafrica e successivamente in India, alle esperienze di resistenza nonviolenta contro il nazifascismo, alle lotte di Martin Luther King contro il razzismo, fino alla lotta di Aung San Suu Kyi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza alla storia degli ultimi cento anni?
- Augusto Cavadi: Un seme. Come tutti i semi puo' essere spazzato via - e' stato spazzato via tante volte - dai venti avversi, ma potrebbe - puo' - maturare e diventare albero. Fuor di metafora: da esperienza minoritaria e profetica potrebbe diventare mentalita' diffusa, anzi comune. Il contrassegno di una nuova tappa evolutiva nella storia dell'animale umano.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata con varie tradizioni del pensiero politico, ha apportato contributi fondamentali, ed ha costituito e costituisce una delle esperienze maggiori della filosofia politica odierna. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero politico?
- Augusto Cavadi: Non sono uno specialista, ma cerco di leggere con qualche attenzione. Ho l'impressione che, nell'ambito della produzione intellettuale sul tema, ci sia ancora molta strada da fare. Il pensiero politico pacifista ha fruito di apporti gia' abbastanza significativi; non altrettanto il pensiero politico nonviolento. Comunque altri colleghi da voi interpellati potranno regalarci nomi, testimonianze e titoli e a me ignoti.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata anche con la ricerca e la riflessione sociologica, dando contributi rilevantissimi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero sociologico e alla ricerca sociale?
- Augusto Cavadi: Anche in questo settore le mie conoscenze sono assai limitate. Oltre che il "solito" Danilo Dolci (e, per giunta, limitatamente a una certa data della sua vicenda umana e intellettuale) ci sono sociologi che esplicitamente imperniano nei principi della nonviolenza la loro ricerca?
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione e le esperienze nonviolente hanno potentemente investito anche l'economia sia come realta' strutturale sia come relativo campo del sapere. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero economico?
- Augusto Cavadi: In questo ambito (dove non ho certo competenze piu' ampie che negli altri toccati dalle vostre domande) direi che molte teorie economiche (alla Amartya Sen) e molte iniziative economiche (alla Muhammad Yunus) che provano a relativizzare il capitalismo - senza ne' fughe in avanti appassionanti ma irrealistiche (anarchismo) ne' tantomeno cadute in rimedi peggiori del male (socialismo di transizione verso il comunismo) - sono da considerare patrimonio della cultura nonviolenta.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La teoria-prassi nonviolenta ha recentemente avuto uno svolgimento importantissimo nel campo del diritto e specificamente del diritto penale, con l'esperienza sudafricana della "Commissione per la verita' e la riconciliazione" e con le numerose altre iniziative e successive teorizzazioni che ad essa si sono ispirate. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero giuridico e alla pratica del diritto?
- Augusto Cavadi: Nella mia citta' (Palermo) abbiamo provato a immaginare, e a raccontare in un libro ("Nonviolenza e mafia", a cura di V. Sanfilippo, Di Girolamo, Trapani 2005), cosa potrebbe significare affiancare (non sostituire!) l'attuale apparato giudiziario-repressivo con un sistema di prevenzione e di recupero sociale dei criminali mafiosi e, soprattutto, della cerchia di familiari e simpatizzanti che ruota intorno a ciascuno di loro. Successivamente qualcuno di noi e' stato invitato anche a lavorare in iniziative di dialogo con adulti condannati (per reati minori) a pene alternative alla reclusione carceraria. Ma si tratta di micro-esperimenti che difficilmente, a mio avviso, potranno compensare il peso schiacciante del pessimo "esempio" di Stati grandi e potenti che praticano la tortura e la pena di morte. Non vedo spiragli sino a quando l'elettorato non imporra' ai partiti politici e, tramite i loro rappresentanti in Parlamento e al Governo, di inserire queste tematiche nei programmi elettorali fra cui scegliere. Certo, l'Italia o la Spagna non potranno convincere la Cina o l'Iran a cancellare pratiche violente e disumane; ma, almeno, potranno denunziare a chiare lettere l'ipocrisia di Stati occidentali, come gli Stati Uniti d'America, che criticano quanti preparano ordigni nucleari come se ne fossero privi essi per primi; o come quegli Stati europei che vedono nella pena di morte un ostacolo insormontabile alla cooptazione della Turchia, ma non alla sinergia politica e militare con gli Stati Uniti d'America.
3. RIFLESSIONE. MARCO AMBROSINI E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO ALBERTO L'ABATE
[Ringraziamo Marco Ambrosini (per contatti: agrcasetta at inventati.org) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista ad Alberto L'Abate.
Alberto L'Abate e' nato a Brindisi nel 1931, docente universitario di sociologia dei conflitti e ricerca per la pace, promotore del corso di laurea in "Operazioni di pace, gestione e mediazione dei conflitti" dell'Universita' di Firenze, e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Peace Research, nell'attivita' di addestramento alla nonviolenza, nelle attivita' della diplomazia non ufficiale per prevenire i conflitti; amico e collaboratore di Aldo Capitini, ha collaborato alle iniziative di Danilo Dolci e preso parte a numerose iniziative nonviolente; come ricercatore e programmatore socio-sanitario e' stato anche un esperto dell'Onu, del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione Mondiale della Sanita'; ha promosso e condotto l'esperienza dell'ambasciata di pace a Pristina, e si e' impegnato nella "Campagna Kossovo per la nonviolenza e la riconciliazione"; e' portavoce dei "Berretti Bianchi" e promotore dei Corpi civili di pace. Tra le opere di Alberto L'Abate: segnaliamo almeno Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985; Consenso, conflitto e mutamento sociale, Angeli, Milano 1990; Prevenire la guerra nel Kossovo, La Meridiana, Molfetta 1997; Kossovo: una guerra annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999; Giovani e pace, Pangea, Torino 2001; Per un futuro senza guerre, Liguori, Napoli 2008. Si veda anche l'intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 345]
- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: Nella storia del Novecento la nonviolenza ha caratterizzato importanti esperienze, dalle lotte condotte da Gandhi dapprima in Sudafrica e successivamente in India, alle esperienze di resistenza nonviolenta contro il nazifascismo, alle lotte di Martin Luther King contro il razzismo, fino alla lotta di Aung San Suu Kyi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza alla storia degli ultimi cento anni?
- Alberto L'Abate: Credo che la nonviolenza sia stata la vera rivoluzione sociale di questo secolo che ha cambiato, o meglio sta cambiando, l'andamento della storia. Prima si credeva che per fare una rivoluzione sociale, o difendere un paese da un attacco nemico, fosse necessario avere molte armi e difendersi o attaccare con la violenza, attualmente e' sempre piu' chiaro che la vera forza trasformativa e' quella di una nonviolenza portata avanti da intere popolazioni ben preparate e coscienti di quello che fanno. E' difficile arrivarci ma e' la strada principale per raggiungere una societa' piu' giusta e piu' pacifica.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata con varie tradizioni del pensiero politico, ha apportato contributi fondamentali, ed ha costituito e costituisce una delle esperienze maggiori della filosofia politica odierna. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero politico?
- Alberto L'Abate: Credo che una delle teorie politiche che ha avuto maggiore conferme dalla storia di questo secolo e' quella del potere elaborata e sviluppata da Gene Sharp nel primo volume della sua trilogia sulla politica della nonviolenza, teoria che lui definisce la teoria diffusiva del potere. Quella concentrata o unitaria del potere ritiene che il potere sia tutto concentrato in chi governa e che, per cambiare, bisogna cambiare il gestore, o con una rivoluzione violenta o con il voto. Quella diffusiva dimostra come il potere sia molto diffuso e che tutta la popolazione ne ha un poco ma spesso, anche grazie all'insegnamento ed indottrinamento dei potenti, non e' cosciente di averlo e non l'utilizza. Ma se prende conscienza del suo potere e comincia ad utilizzarlo, il gestore del potere alla fine e' costretto ad abbandonare la sua posizione ed avviene quella appunto che potremmo definire una "rivoluzione nonviolenta", non facile da realizzare ma possibile, come dimostrano alcuni casi storici di questo secolo. Un'altra teoria importante che ha avuto numerosissime conferme storiche e' quella del cosiddetto "principio di reciprocita'", o "effetto reciproco sequenziale" di cui parla Kriesberg nel suo "Sociologia dei conflitti" e da me ripresa in uno dei capitoli del mio libro "Per un futuro senza guerre". Credo che questi siano dei contributi di cui non si possa fare a meno se si vuole non solo comprendere la realta' attuale ma anche trasformarla nel senso possibile e desiderabile (vedi il costruttivismo di Galtung, altra teoria per me fondamentale).
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata anche con la ricerca e la riflessione sociologica, dando contributi rilevantissimi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero sociologico e alla ricerca sociale?
- Alberto L'Abate: Ho risposto anche a questa domanda rispondendo alla precedente, dato che, secondo me, non si puo' separare la sociologia dalla politica e dalla ricerca sociale, a meno di non avere una idea molto limitata della sociologia che la vede solo come disciplina analitica che permette di capire ma non di trasformare la realta', il che, secondo me, e' un grosso difetto ed errore.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione e le esperienze nonviolente hanno potentemente investito anche l'economia sia come realta' strutturale sia come relativo campo del sapere. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero economico?
- Alberto L'Abate: Anche l'economia e' una delle scienze sociali e va vista insieme alle altre gia' citate (con altre come l'antropologia, la pedagogia, ecc.). Credo comunque che il contributo piu' importante e' quello che per una vera rivoluzione nonviolenta non si puo' solo cambiare i dirigenti attualmente al potere ma che bisogna modificare del tutto l'attuale modello di sviluppo che sta arricchendo i piu' ricchi (come persone e come paesi) ed impoverendo gli altri, e sta rovinando la natura intorno a noi e sprecando, in modo del tutto irresponsabile, tutte le risorse del nostro pianeta. Purtroppo questo aspetto non e' ancora compreso anche da una buona parte della cosiddetta opposizione politica del nostro paese che si rifa' sempre al modello attuale di sviluppo credendo che basti cambiare i gestori attuali e mettere loro al loro posto perche' tutto possa cambiare. Una grande illusione!
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La teoria-prassi nonviolenta ha recentemente avuto uno svolgimento importantissimo nel campo del diritto e specificamente del diritto penale, con l'esperienza sudafricana della "Commissione per la verita' e la riconciliazione" e con le numerose altre iniziative e successive teorizzazioni che ad essa si sono ispirate. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero giuridico e alla pratica del diritto?
- Alberto L'Abate: Questa domanda mi fa venire in mente quella che gli amici nonviolenti indiani chiamano la "rivoluzione totale", una rivoluzione che coinvolga non solo la persona umana nel suo intimo e nei suoi pensieri, ma anche tutte le strutture sociali intorno a lei, comprese quelle giuridiche, senza cadere in quei due miti di cui parla Galtung nei suoi scritti, "il mito della yoga e quello del commissario". Il mito dello yoga e' quello di chi crede che basti modificare l'essere umano per avere una societa' migliore e piu' giusta, quello del commissario e' di credere che basti modificare le strutture sociali intorno a lui per avere quello stesso risultato. Sono tutti e due miti perche' se cambio solo l'essere umano e non le strutture sociali, queste riusciranno a modificare anche il primo e ritornare alla posizione precedente, ma anche il secondo e' un mito perche' anche se cambio solo le strutture e non l'essere umano succedera' la stessa cosa. Per questo bisogna lavorare contemporaneamente alla modifica delle strutture sociali e dell'essere umano. E' questo che ci insegnano Gandhi, Capitini, Freire, Galtung e tanti altri.
4. RIFLESSIONE. MARCO AMBROSINI E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO ROBERTO MANCINI
[Ringraziamo Marco Ambrosini (per contatti: agrcasetta at inventati.org) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Roberto Mancini.
Roberto Mancini, nato a Macerata nel 1958, docente di filosofia teoretica e di ermeneutica filosofica presso la facolta' di lettere e filosofia dell'Universita' di Macerata, ha dato rilevanti contributi alla riflessione nonviolenta. Tra le opere di Roberto Mancini: L'uomo quotidiano. Il problema della quotidianita' nella filosofia marxista contemporanea, Marietti, Casale Monferrato 1985; Linguaggio e etica. La semiotica trascendentale di Karl Otto Apel, Marietti, Casale Monferrato 1988; Comunicazione come ecumene. Il significato antropologico e teologico dell'etica comunicativa, Queriniana, Brescia 1991; L'ascolto come radice. Teoria dialogica della verita', Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1995; Esistenza e gratuita'. Antropologia della condivisione, Cittadella Editrice, Assisi 1996; Etiche della mondialita'. La nascita di una coscienza planetaria, Cittadella Editrice, Assisi 1997 (in collaborazione con altri); Il dono del senso. Filosofia come ermeneutica, Cittadella Editrice, Assisi 1999; Il silenzio, via verso la vita. (Il codice nascosto. Silenzio e verita'), Edizioni Qiqajon, Magnago 2002; Senso e futuro della politica. Dalla globalizzazione a un mondo comune, Cittadella Editrice, Assisi 2002; L'uomo e la comunita', Qiqajon, Magnago 2004; Il senso del tempo e il suo mistero, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Esistere nascendo. La filosofia maieutica di Maria Zambrano, Citta' Aperta, 2007; Desiderare il futuro. Fede cristiana e unita' della speranza umana, Pazzini, 2008; L'umanita' promessa. Vivere il cristianesimo nell'eta' della globalizzazione, Qiqajon, Magnago 2009; con Fabiola Falappa, Carla Canullo, Per una antropologia della creaturalita', Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2009; La laicita' come metodo. Ragioni e modi per vivere insieme, Cittadella, Assisi 2009; L'ascolto come radice, Edizioni Scientifiche Italiane, 2009; Sperare con tutti, Qiqajon, Magnago 2010; Il servizio dell'interpretazione. Modelli di ermeneutica nel pensiero contemporaneo, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2010; Per un'altra politica, Cittadella, Assisi 2010; Idee eretiche. Trentatre' percorsi verso un'economia delle relazioni, della cura e del bene comune, Altreconomia, Milano 2010. Si veda anche l'intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 402]
- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: Nella storia del Novecento la nonviolenza ha caratterizzato importanti esperienze, dalle lotte condotte da Gandhi dapprima in Sudafrica e successivamente in India, alle esperienze di resistenza nonviolenta contro il nazifascismo, alle lotte di Martin Luther King contro il razzismo, fino alla lotta di Aung San Suu Kyi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza alla storia degli ultimi cento anni?
- Roberto Mancini: Nella storia dell'ultimo secolo la nonviolenza ha dischiuso un paradigma inedito di assunzione collettiva della morale, di lotta politica, di rifondazione della convivenza su basi di riconoscimento interumano e non di dominio. Questo e' il contributo principale, consistente nel mostrare che la via nonviolenta e' possibile, praticabile e feconda su scala politica, storica, e non solo di esperienza individuale. Una svolta simile ha permesso tra l'altro il ripensamento dell'idea di giustizia in quanto giustizia intera, che non fa vittime, che non riproduce le violenze che vuole combattere. Inoltre questo paradigma inedito ha consentito anche di ripensare l'universalita' delle fedi, delle culture, di ogni riferimento umano alla verita', in modo che la logica di monopolio, di possesso, di persecuzione della differenza possa risultare non necessaria, inattendibile e nociva, perche' e' possibile e doveroso trovare forme nuove di riferimento alla verita' e di corresponsabilita' per la condizione storica comune dell'umanita'. Proprio la nonviolenza ha dimostrato che il senso della politica non e' dato dallo scopo di vincere sugli altri, ma dallo scopo di imparare a convivere pacificamente ed equamente.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata con varie tradizioni del pensiero politico, ha apportato contributi fondamentali, ed ha costituito e costituisce una delle esperienze maggiori della filosofia politica odierna. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero politico?
- Roberto Mancini: Il vecchio paradigma polemologico, reso esemplare ad esempio da Carl Schmitt, prevede che la politica sia l'esercizio dell'ostilita', la contrapposizione a un nemico. Con la nonviolenza l'idea stessa di politica muta il suo orientamento e la sua struttura in quanto non solo si prefigura la pace come meta, ma si approfondisce l'idea della pace come metodo, ossia come via indispensabile per tessere le condizioni della vita comune e per affrontare i conflitti in essa implicati. Dalla svolta della nonviolenza in poi i politologi del vecchio paradigma sono costretti a esplicitare e a delegittimare la via nonviolenta per ripetere la loro concezione giacche' ormai e' chiaro che un'alternativa e' concepibile e probabilmente possibile e praticabile. Questa svolta libera le energie del pensiero politico critico, che deve ancora sprigionare la sua piena capacita' euristica nel trovare soluzioni nuove.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata anche con la ricerca e la riflessione sociologica, dando contributi rilevantissimi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero sociologico e alla ricerca sociale?
- Roberto Mancini: Analogamente, anche il pensiero sociologico puo' godere dei frutti liberanti di questo paradigma inedito perche' grazie al riferimento alla nonviolenza la sociologia puo' contare su un criterio per capire e valutare le dinamiche dei conflitti, imparando a riconoscere le loro forme nondistruttive e invece quelle chiaramente distruttive. Cosi' la sociologia puo' non solo riscontrare e registrare le forme prevalenti di azione collettiva, ma anche individuare il potenziale di liberazione presente, seppure in maniera latente, in una data situazione sociale e culturale.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione e le esperienze nonviolente hanno potentemente investito anche l'economia sia come realta' strutturale sia come relativo campo del sapere. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero economico?
- Roberto Mancini: In questo campo si devono ancora fare molti passi; le vie nuove sono state segnalate da quanti, ispirandosi a Gandhi, come nel caso di Narendar Pani e di altri, hanno focalizzato l'irriducibile tensione tra nonviolenza e capitalismo e hanno delineato un'idea di economia che si fonda su nozioni quale il bene comune, l'affidamento fiduciario di beni, mansioni e ruoli professionali, la relativita' della proprieta', il valore dei territori come luoghi di comunita' umane corresponsabili della risposta ai bisogni e ai diritti delle persone. Il paradigma della nonviolenza fornisce la base teorica, analitica ed euristica piu' radicale per la critica della logica del capitalismo, cosi' come della logica di ogni statalismo totalitario. Chi in nome del marxismo tradizionale guarda con sufficienza alla nonviolenza non si e' minimamente reso conto di questo potenziale radicalmente trasformativo che ci porta oltre la vecchia e falsa alternativa tra riforme che accettano il sistema e rivoluzione violenta che s'illude di cambiarlo con la forza, la costrizione e il terrore.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La teoria-prassi nonviolenta ha recentemente avuto uno svolgimento importantissimo nel campo del diritto e specificamente del diritto penale, con l'esperienza sudafricana della "Commissione per la verita' e la riconciliazione" e con le numerose altre iniziative e successive teorizzazioni che ad essa si sono ispirate. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero giuridico e alla pratica del diritto?
- Roberto Mancini: Qui il contributo della nonviolenza ha avuto e ha una funzione precisa, quella di sviluppare l'idea e le implicazioni operative del concetto di giustizia restitutiva, cioe' una giustizia volta non a colpire ma a guarire, non a infliggere sofferenza ma a risanare le situazioni. L'influsso del paradigma della nonviolenza e' emerso soprattutto nel costituzionalismo dal secondo dopoguerra a oggi, nell'ottica del rispetto e della risocializzazione di chi ha riportato gravi condanne penali. Le politiche per la trasformazione della pena sono la naturale espressione della percezione dell'universale dignita' umana tipica della concezione nonviolenta della vita e del cammino dell'umanita'.
5. RIFLESSIONE. MARCO AMBROSINI E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO ENRICO PEYRETTI
[Ringraziamo Marco Ambrosini (per contatti: agrcasetta at inventati.org) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista ad Enrico Peyretti.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.serenoregis.org, www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68]
- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: Nella storia del Novecento la nonviolenza ha caratterizzato importanti esperienze, dalle lotte condotte da Gandhi dapprima in Sudafrica e successivamente in India, alle esperienze di resistenza nonviolenta contro il nazifascismo, alle lotte di Martin Luther King contro il razzismo, fino alla lotta di Aung San Suu Kyi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza alla storia degli ultimi cento anni?
- Enrico Peyretti: La nonviolenza attiva e positiva e' la via di scampo dalla discesa nella distruzione intrapresa dalla politica di potenza, che ha predisposto mezzi e fenomeni di distruttivita' fino alla fine. La nonviolenza e' l'alternativa all'andare delle cose, che nessun'altra cultura e prospettiva vede e possiede cosi' chiaramente. Tutte le culture politiche concedono troppo alla piega automatica presa dalle tecniche, e alle concezioni dominanti.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata con varie tradizioni del pensiero politico, ha apportato contributi fondamentali, ed ha costituito e costituisce una delle esperienze maggiori della filosofia politica odierna. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero politico?
- Enrico Peyretti: La concezione nonviolenta della politica, della gestione della "polis" locale e planetaria, e' conservatrice di cio' che e' da conservare, cioe' le condizioni della vita (imperativo categorico formulato da Hans Jonas), ed e' rivoluzionaria in quanto vede non il potere degli uni (fossero anche i migliori santi) sugli altri, come categoria politica finora considerata essenziale da tutte le teorie, ma il "potere insieme", o "potere di tutti" (Capitini) come necessaria concezione base della convivenza pacifica e umanizzatrice.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata anche con la ricerca e la riflessione sociologica, dando contributi rilevantissimi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero sociologico e alla ricerca sociale?
- Enrico Peyretti: Non so parlare di sociologia. Posso dire soltanto che la concezione della "societa' di soci" e non di "rivali" e' la base di un pensiero, una ricerca, un'azione sociale che unisce per la vita, e non oppone in una gara ad eliminazione dei piu' deboli, come avviene nelle dinamiche oggi non solo praticate ma pensate come naturali e necessarie, nell'ideologia violenta delle liberta' nemiche tra loro. Credo vera l'osservazione di Kant sulla "insocievole socievolezza" degli esseri umani, cioe' sullo spazio fondamentale di autonomia degli individui, come limite del peso della societa' sulla persona. Ma dall'autonomia alla rivalita' c'e' un salto inaccettabile, distruttivo. La rivoluzione culturale del Sessantotto euro-atlantico ha rivendicato la persona contro il sistema, ma in prevalenza, negli effetti di massa, ha ceduto alla concezione individualistica separatistica e concorrenziale. Non il comunismo nel vecchio senso sovietico violento e imperativo, ma la cultura dei "beni comuni", che uniscono per vivere e non ci rendono rivali mortali, e' il modello nonviolento di societa', il solo che possa avere un futuro umano.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione e le esperienze nonviolente hanno potentemente investito anche l'economia sia come realta' strutturale sia come relativo campo del sapere. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero economico?
- Enrico Peyretti: Ancor meno so parlare di economia. Direi in una parola che, come ancora in qualche buona misura sottoponiamo all'etica universale (almeno la "regola d'oro", il principio di eguaglianza di tutti davanti alla legge, l'inviolabilita' dei fondamentali diritti della persona) i rapporti interpersonali, cosi' deve essere culturalmente sottoposta alla stessa etica l'attivita' economica, la gestione dei beni che hanno valore, significato, effetto sociale su molti viventi e sulla natura. Il contrario, l'economia senza etica, e' delitto.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La teoria-prassi nonviolenta ha recentemente avuto uno svolgimento importantissimo nel campo del diritto e specificamente del diritto penale, con l'esperienza sudafricana della "Commissione per la verita' e la riconciliazione" e con le numerose altre iniziative e successive teorizzazioni che ad essa si sono ispirate. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero giuridico e alla pratica del diritto?
- Enrico Peyretti: L'esperienza sudafricana citata mi pare che abbia un grandissimo valore e un forte significato indicativo della via da seguire verso una giustizia riparatrice nonviolenta. Alla vendetta giuridica - pena legale come male in risposta al male del delitto (in realta', aggiunta non riparatrice di male a male, violenza legale aggiunta alla violenza illegale) - si e' cercato, con grande sapienza pratica e discreta efficacia, di sostituire una giustizia riparativa e ricostruttiva: la riconciliazione mediante il riconoscimento del dolore inflitto, la restituzione da parte del colpevole della dignita' offesa nella vittima, il perdono giudiziario. Nessun risultato e' pieno e perfetto, ma qui c'e' una indicazione necessaria, profondamente redentiva nella vicenda umana, per ridurre la giustificazione della violenza, e guarire il male che ci facciamo con il bene che possiamo farci, nel rispetto. Guardare, capire, rispettare il dolore degli altri, e' la via che puo' disarmare il pensiero e la mano, tanto del singolo che della societa'. Come cento anni fa con Gandhi nei rapporti civili, e' in Sudafrica che la nonviolenza ha compiuto questo passo nel campo del diritto giudiziario.
6. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
7. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- John Locke, Due trattati sul governo, Utet, Torino 1948, 2010, pp. 684.
- John Locke, Scritti sulla tolleranza, Utet, Torino 1997, 2005, pp. 780.
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Riedizioni
- Dino Campana, Canti orfici, Rcs Rizzoli Libri, Milano 1989, 2010, pp. 318, euro 7,50 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Ulric Neisser, Conoscenza e realta', Il Mulino, Bologna 1981, 1993, Fabbri - Rcs Libri, Milano 2007, 2010, pp. 224, euro 9,90.
- Giovanna Uzzani, Cezanne e la sua eredita' nel Novecento, E-ducation.it, Firenze, 2007, 2010, pp. 324, euro 14,90 (in supplemento a "La Repubblica" e a "L'espresso").
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 420 del 30 dicembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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