Telegrammi. 350
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- Date: Thu, 21 Oct 2010 01:35:46 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 350 del 21 ottobre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Mao Valpiana: L'obiezione di coscienza
2. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Davide Arnone
3. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Monica Lanfranco
4. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Amalia Navoni
5. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Filomena Perna
6. Giorgio Beretta: Un processo sempre in costruzione
7. Daphna Golan: Giardini, non muri
8. Per sostenere il Movimento Nonviolento
9. "Azione nonviolenta"
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'
1. VERSO IL CONGRESSO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO. MAO VALPIANA: L'OBIEZIONE DI COSCIENZA
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento di invito al congresso del Movimento Nonviolento che si svolgera' a Brescia tra il 29 ottobre e il primo novembre 2010.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010.
Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentemente pubblicati Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005; Alois Prinz, Io, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1999, 2009. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000]
C'e' una bella riflessione di Hannah Arendt che dice: "Una forte tendenza al rifiuto di obbedire e' spesso accompagnata da una tendenza altrettanto forte al rifiuto di dominare e di comandare" (Hannah Arendt, Sulla violenza, Guanda, Parma 1996, p. 36).
Mi sembra una splendida definizione di cosa sia l'obiezione di coscienza, uno dei concetti chiave sui quali si e' sviluppato in Italia il Movimento Nonviolento.
L'obiezione di coscienza (alla guerra, alla violenza, al razzismo) sara' al centro dell'attenzione del XXIII Congresso del Movimento Nonviolento, che si terra' a Brescia alla fine della prossima settimana.
Chi si sente "obiettore di coscienza" a questa societa' violenta, e' invitato a portare il proprio contributo ai lavori del Congresso, che e' aperto a tutti.
2. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO DAVIDE ARNONE
[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Davide Arnone.
Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Per un profilo di Davide Arnone si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista]
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza?
- Davide Arnone: E' l'approccio alla risoluzione dei conflitti che non parte dall'intento di annientare (aggredire, uccidere, violentare) il problema (il nemico) ma di affrontarlo con mezzi non offensivi, giusti in se stessi (non giustificati dal fine), volti soprattutto a mettere in luce la verita', a conseguire il bene piu' grande che al conflitto (e a chi lo rappresenta) si riconosce di poter portare.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali sono le personalita' e le esperienze a suo parere piu' significative della nonviolenza?
- Davide Arnone: Gandhi, Tolstoj, Lanza del Vasto, Martin Luther King, Dolci, Capitini, il Dalai Lama... Gesu'.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa consiglierebbe di leggere sulla nonviolenza?
- Davide Arnone: Mohandas K. Gandhi, La mia vita per la liberta'; Lev Tolstoj, Il Regno di Dio e' in voi.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze o iniziative nonviolente a suo parere oggi meritano maggior sostegno ovvero meriterebbero di essere intraprese?
- Davide Arnone: Quelle che si rivolgono soprattutto al sistema di produzione economica, che giudico la radice anche dei domini politici, militari, informativi... Soprattutto l'astensione dall'acquisto dei prodotti e servizi di imprese individuate e l'approfondimento e divulgazione delle informazioni che le riguardano (soprattutto in Italia dove da tempo il governo e' cosi' tanto legato ad una sola persona che e' anche l'artefice primario dell'economia e dell'informazione), idee simili a quella di "giudicare" le aziende principali (anche) per il fatto che si servano di certe emittenti per la pubblicita', per esempio, potrebbero agire su diversi livelli e smuovere moltissime cose se riuscissero ad essere sdoganate, proposte e messe in atto da grandi organizzazioni - i partiti? le parrocchie? -; l'obiezione di coscienza estesa a mestieri, comportamenti, consumi; l'organizzazione di nuove modalita' di produzione, scambio, condivisione di informazioni e pensieri...
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona a un lettore che non la conoscesse affatto?
- Davide Arnone: Mi chiamo Davide, ho 34 anni, vivo a Roma. Ho lavorato come programmatore informatico fino a quattro anni fa e da allora come operaio in un'impresa di pulizie. Sono vegano. Mi interesso a un po' di cose di ambientalismo, "decrescita", nonviolenza, "controinformazione", "spiritualita'"... Amo leggere. Vivo da sempre in citta' ma sogno da molto di andare a vivere in campagna.
3. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO MONICA LANFRANCO
[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Monica Lanfranco.
Per un profilo di Monica Lanfranco si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista]
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza?
- Monica Lanfranco: Un insieme di pratiche politiche e di teorie per costruire convivenza pacifica.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali sono le personalita' e le esperienze a suo parere piu' significative della nonviolenza?
- Monica Lanfranco: Con Maria Di Rienzo abbiamo segnalato, nel nostro Donne disarmanti, alcune figure femminili storiche anche viventi che sono di ispirazione per continuare lo studio e la propagazione della nonviolenza: Lidia Menapace, Wangari Mathai, Luisa Morgantini, Vandana Shiva, solo per citarne alcune.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa consiglierebbe di leggere sulla nonviolenza?
- Monica Lanfranco: Il nostro libro Donne disarmanti. Storie e testimonianze su nonviolenza e femminismi, un romanzo di Joan Slonczewski che si intitola La difesa di Shora e la Mano sinistra delle tenebre di Ursula Le Guin.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze o iniziative nonviolente a suo parere oggi meritano maggior sostegno ovvero meriterebbero di essere intraprese?
- Monica Lanfranco: La formazione urgente nelle scuole a partire dai primi gradi educativi per bambine e bambini (e ovviamente per le/gli adulti) contro il sessismo e il razzismo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalarebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?
- Monica Lanfranco: La rivista "Marea", il centro di donne interculturale "Trama di terre" di Imola, il centro "Alma Sabatini" di Roma.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?
- Monica Lanfranco: Il movimento femminista e' stato, accanto a quello per i diritti delle persone omosessuali, l'unico movimento che ha fatto della nonviolenza la sua pratica principale, e molti degli strumenti concreti della nonviolenza sono nati prima nei movimenti delle donne, prima tra tutti la riflessione sulla necessita' di depurare il linguaggio neutro maschile dalla forte presenza di termini bellici e di metafore sessiste. "Non possiamo smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone" (Audre Lorde).
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio: quale relazione?
- Monica Lanfranco: Ci sara' un motivo per il quale in moltissime le storiche, le antropologhe, le filosofe, le giornaliste, le studiose femministe centrano l'attenzione sull'uso delle parole, e mettono in guardia sulla stretta connessione tra violenza del linguaggio comune e violenza reale, nelle relazioni quotidiane come nella politica, nella comunicazione mediatica e quindi nel tessuto sociale. Parlo di questo argomento perche' nei movimenti il nodo del linguaggio (quindi della comunicazione, quindi dei contenuti che attribuiamo alle parole, quindi della nostra politica, at last) e' un tema difficile: come per la sessualita', dove i comportamenti sbagliati sono sempre attribuiti agli altri, cosi' l'uso della parola, che e' poi il tramite simbolico, la moneta di scambio dei propri contenuti reali, sembra essere un terreno infimo, un fastidioso tormentone ("nel documento va aggiunto donne, cittadine, etc") che certe femministe moraliste noiose e poco rivoluzionarie tendono a tirar fuori, come se non ci fossero altre cose ben piu' importanti delle quali occuparsi. Eppure, se e' vero che la lingua batte dove il dente duole, anche nel simbolico doloroso conflitto della contraddizione di genere, fare attenzione al perche' si insiste nell'uso del neutro non e' poi cosi' secondario: l'identita' e' il principio attraverso il quale si affermano le differenze. Per essere detta, e valorizzata, la differenza va nominata, anche nel discorso minuto della quotidianita', senza il quale la grande politica e' poca cosa.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona a un lettore che non la conoscesse affatto?
- Monica Lanfranco: Monica Lanfranco e' giornalista e formatrice sui temi della differenza di genere e sul conflitto. Ha fondato il trimestrale di cultura di genere "Marea". Ha collaborato con Radio Rai International, con il settimanale "Carta", il quotidiano "Liberazione", con Arcoiris Tv, "Linus". Cura e conduce corsi di formazione per gruppi di donne strutturati (politici, sindacali, scolastici) sulla storia del movimento delle donne e sulla comunicazione di genere, e sulla risoluzione nonviolenta dei conflitti. Ha insegnato Teoria e tecnica dei nuovi media all'Universita' di Parma. Il suo primo libro e' stato nel 1990 Parole per giovani donne - 18 femministe parlano alle ragazze d'oggi. Nel 2003 ha scritto assieme a Maria G. Di Rienzo, Donne disarmanti - storie e testimonianze su nonviolenza e femminismi. Nel 2005 e' uscito il volume Senza velo - donne nell'Islam contro l'integralismo. Nel 2007 ha prodotto e curato il film sulla vita e l'esperienza politica della senatrice Lidia Menapace dal titolo Ci dichiariamo nipoti politici. Nel 2009 e' uscito Letteralmente femminista - perche' e' ancora necessario il movimento delle donne (Edizioni Punto Rosso). I suoi siti sono www.monicalanfranco.it, www.altradimora.it, www.mareaonline.it, www.radiodelledonne.org
4. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO AMALIA NAVONI
[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista ad Amalia Navoni.
Per un profilo di Amalia Navoni si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista]
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza?
- Amalia Navoni: La nonviolenza per me e' uno stile di vita. La persona nonviolenta si comporta correttamente verso le persone e l'ambiente. Si oppone a tutte le guerre, al nucleare, partecipando, promuovendo e sostenendo iniziative nonviolente. Agisce perche' i diritti di tutte le persone vengano affermati, soprattutto i diritti dei lavoratori, degli immigrati, di tutte le persone deboli. La persona nonviolenta vive sobriamente per non arrecare danno all'ambiente e per non offendere il miliardo di persone che soffre la fame. Fa acquisti solo se necessari, sceglie prodotti biologici e prodotti di imprese che si comportano correttamente rispettando le convenzioni dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro. Agisce per la conservazione del territorio e quindi si attiva tutte le volte che esso viene deturpato per l'ingordigia di costruttori e collabora con le istituzioni per migliorare la qualita' della vita degli abitanti.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali sono le personalita' e le esperienze a suo parere piu' significative della nonviolenza?
- Amalia Navoni: La figura di Gandhi, con la sua campagna di disubbidienza civile per la liberazione dell'India dal dominio inglese, Martin Luther King che ha lottato perche' negli Stati Uniti cessassero tutte le discriminazioni contro la popolazione nera, dom Helder Camara che ha appoggiato i brasiliani senza terra e ha messo in pratica la teologia della liberazione, Thomas Sankara il presidente che ha lottato nel Burkina Faso per lo sviluppo autonomo, egualitario e partecipativo della gente del suo Paese, don Lorenzo Milani perche' ha contribuito al diritto all'educazione di coloro che la scuola statale bocciava, Francuccio Gesualdi che, con le sue campagne contro le imprese violatrici dei diritti dei lavoratori, ha sviluppato in Italia il concetto di consumo critico.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa consiglierebbe di leggere sulla nonviolenza?
- Amalia Navoni: Gandhi, Pensieri, La Locusta, Vicenza; Martin Luther King, La forza di amare, Sei, Torino; Helder Camara, Spirale di violenza, Massimo, Milano; Carlo Bata', L'Africa di Thomas Sankara, Achab, Verona; Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze; Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Guida al consumo critico, Editrice Missionaria Italiana, Bologna; di Alfonso Navarra, La guerra nucleare spiegata a Greta, Editrice Missionaria Italiana, Bologna.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze o iniziative nonviolente a suo parere oggi meritano maggior sostegno ovvero meriterebbero di essere intraprese?
- Amalia Navoni: a) Sostenere la campagna nazionale di Obiezione alle spese militari per la Difesa popolare nonviolenta. Se molti partecipassero compieremmo un bel passo avanti per il superamento del sistema militare e parteciperemmo davvero a costruire la pace e il disarmo (www.osmdpn.it); b) Si dovrebbe intraprendere una campagna contro i Cie - Centri di Identificazione ed Espulsione - che sono i lager attuali in Italia; c) Partecipare alla campagna in atto " Vizi capitali" per scegliere in modo consapevole la propria banca. Sul sito www.vizicapitali.org sotto i riflettori ci sono le prime dieci banche italiane per attivi investiti e tre istituti "atipici" (Banca Etica, Credito Cooperativo e Banco Posta) in relazione a sette indicatori: armamenti, impatto sociale, impatto ambientale, paradisi fiscali, tutela del risparmiatore, energia nucleare e privatizzazione dei sistemi idrici. L'obiettivo e' spingere gli istituti ad assumersi le proprie responsabilita' e a rispondere delle scelte effettuate, a partire dalla pressione dei risparmiatori. Le informazioni sono a disposizione di singoli cittadini, associazioni, enti religiosi, organismi pubblici e privati, che possono scaricare un facsimile di lettera da inviare al proprio direttore di filiale o decidere di interrompere il rapporto con l''istituto. Mai come oggi infatti le scelte economiche del paese dipendono dal sistema bancario, che spesso ne decide le sorti in base alle prospettive di guadagno. Per questo diventa importante riscoprire il ruolo del consumatore e del risparmiatore, come parte attiva di un percorso di cambiamento.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona a un lettore che non la conoscesse affatto?
- Amalia Navoni: Sono un'insegnante in pensione che per quarant'anni ha insegnato prima agli alunni delle elementari, poi agli adulti analfabeti nell'esperienza delle 150 ore. Il libro "Lettera ad una professoressa" di don Milani cambio' radicalmente la mia vita scolastica, mi fece capire che dovevo battermi perche' la scuola statale si facesse paladina dell'istruzione degli alunni che, provenendo da famiglie senza stimoli culturali, si presentavano a scuola fortemente svantaggiati. Cosi' didatticamente e sindacalmente mi sono impegnata per tanti anni. Da molti anni sono impegnata in un gruppo ambientalista della zona 8 di Milano dove vivo, attualmente ci opponiamo all'Expo del 2015 considerato da noi un evento che toglie soldi alla scuola, alla sanita', alla ricerca e deturpa il territorio cementificando oltre ogni misura (www.noexpo.it). Sono impegnata nel Comitato Milanese Acqua che si batte contro la privatizzazione di questo bene (www.acquabenecomune.org) e nel Comitato provinciale "Si' rinnovabili. No nucleare" (www.energiafelice.it) per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Dal 1995 sono animatrice del gruppo Coordinamento Nord Sud del Mondo nato in collegamento con il Centro Nuovo Modello di Sviluppo che si batte per i diritti dei lavoratori nel Sud del Mondo e sensibilizza le persone e le istituzioni a consumare di meno ( impronta ecologica), al consumo critico (pressione e boicottaggio delle imprese che non rispettano le leggi e le convenzioni dell'Onu, pressione alle istituzioni riguardo alle sponsorizzazioni di imprese sotto accusa, campagna sulla responsabilita' sociale delle imprese), al consumo e al risparmio alternativo (Commercio Equo e solidale, Gruppi di Acquisto Solidale, Mag, Banca etica, ecc.), al consumo sostenibile (campagne contro le grandi dighe in Turchia , in Islanda...). Sono stata per sette anni consigliera di zona in una lista civica e sono felicemente nonna di sei nipotini.
5. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO FILOMENA PERNA
[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Filomena Perna.
Su Filomena Perna, amica della nonviolenza, si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista. Una intervista di Filomena Perna a Pietro Pinna e' apparsa ne "La nonviolenza e' in cammino" n. 381 dell'11 ottobre 2002]
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza?
- Filomena Perna: Una necessita'. La nonviolenza e' necessaria per la sopravvivenza del pianeta e del genere umano.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali sono le personalita' e le esperienze a suo parere piu' significative della nonviolenza?
- Filomena Perna: Credo Gandhi. Per la tenacia nel perseguire gli obiettivi. E Capitini, oltre a Danilo Dolci, credo per lo stesso motivo. Tante esperienze: i movimenti contro le guerre da sempre, le azioni di sensibilizzazione contro il razzismo e la violenza contro le donne e i bambini, per esempio.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa consiglierebbe di leggere sulla nonviolenza?
- Filomena Perna: Pace con mezzi pacifici di Galtung.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze o iniziative nonviolente a suo parere oggi meritano maggior sostegno ovvero meriterebbero di essere intraprese?
- Filomena Perna: Azioni di sensibilizzazione contro le guerre in Iraq e in Afghanistan, contro l'aggressione ai palestinesi da parte del governo israeliano, ce ne sono molte altre. Anche contro la barbarie che sta investendo il nostro Paese e l'Europa in genere, gli episodi di intolleranza e razzismo, la violenza nei confronti dei poveri, dei deboli, degli emarginati. Contro il razzismo verso i migranti e la violenza nelle carceri sui detenuti, ecc.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona a un lettore che non la conoscesse affatto?
- Filomena Perna: Non c'e' molto da dire. Non essendo una studiosa o un'esperta di nonviolenza, non credo che possa essere interessante per un lettore che voglia studiare la nonviolenza conoscermi.
6. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. GIORGIO BERETTA: UN PROCESSO SEMPRE IN COSTRUZIONE
[Ringraziamo Giorgio Beretta (per contatti: berettagiorgio at gmail.com) per questo intervento suscitato da una richiesta di intervista da parte di Paolo Arena e Marco Graziotti che anch'essi ringraziamo.
Giorgio Beretta, caporedattore di Unimondo, scrive per molte testate impegnate per la pace, la solidarieta', il disarmo, la nonviolenza; e' impegnato nella Rete italiana per il disarmo, nella Campagna "banche armate", nell'Osservatorio sulle armi leggere Opal, ed e' uno dei principali esperti sul traffico delle armi]
L'unica cosa che mi sento di dire e' che per me (e solo per me) la nonviolenza e' il tentativo costante di coniugare i mezzi con i fini e viceversa. E' un processo sempre in costruzione, mai concluso, dove ogni passo ha un grandissimo valore perche' cerca di condurre alla meta (che e' la costruzione della pace) ma e' sempre sottoposto e sottoponibile a revisione. E' la bellezza di vivere sapendo di potersi guardare allo specchio sereni e lo sforzo costante di guardare l'altro - qualsiasi altro - sempre come persona.
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Un libro? Diciamo un libro "propedeutico" alla nonviolenza: "Ethics" di William K. Frankena (disponibile anche in traduzione italiana: William K. Frankena, Etica. Una introoduzione alla filosofia morale, Edizioni di Comunita', Milano 1981, 1996). lo si trova tutto alla apgina web http://www.ditext.com/frankena/ethics.html , e' gratis e merita la lettura: soprattutto i capitoli sulla distinzione tra deontological theories e teleological theories.
7. RIFLESSIONE. DAPHNA GOLAN: GIARDINI, NON MURI
[Da Luisa Morgantini (per contatti: luisamorgantini at gmail.com) riceviamo e diffondiamo questo articolo di Daphna Golan (la traduzione e' a cura di Cecilia Dalla Negra e Luisa Morgantini, dell'Associazione per la pace).
Daphna Golan, attivista e madre di due figli - Galit e Uri - obiettori di coscienza, e' insegnante presso la Hebrew University di Gerusalemme, ed e' stata per diversi anni direttrice di Bat Shalom, l'organizzazione di donne israeliane unite alle donne palestinesi nel Jerusalem Link.
Luisa Morgantini, gia' parlamentare europea (e per anni vicepresidente del Parlamento Europeo e presidente della delegazione del Parlamento Europeo al Consiglio legislativo palestinese), fa parte delle Donne in nero, dell'Associazione per la pace, ed e' coordinatrice della Rete internazionale per la resistenza popolare nonviolenta; e' una delle figure piu' note e piu' vive dei movimenti per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani. Lei stessa cosi' si descrive (in un breve profilo disponibile anche nel suo sito www.luisamorgantini.net): "La guerra l'ho sentita nella pancia di mia madre. Sono nata alla fine del '40 nella Val d'Ossola, al confine svizzero e prima repubblica nata dalla Resistenza. Mio padre ha fatto il partigiano. Di fronte alla mia ammirazione diceva: 'Mai piu' la guerra'. Per anni non ho capito, pensavo che di fronte alle oppressioni, alle ingiustizie la risposta anche armata fosse una strada percorribile. Oggi penso, insieme a tante donne e uomini che la strada sia quella della nonviolenza, della trasformazione delle coscienze, del riconoscimento del diritto di ogni donna ed ogni uomo alla liberta', alla giustizia sociale, al lavoro, alla casa, alla salute. Penso al diritto della terra, dell'aria, dell'acqua, del cielo, degli animali, di ogni essere vivente a non essere ferito, umiliato, usato ai fini del profitto invece che del benessere per tutte e tutti. Certo, nel riconoscimento delle differenze, sessuali, religiose e politiche, il 'mai piu' guerra' e' diventato per me un impegno per il quale ha senso la mia esistenza. Non sono ingenua, so come e' difficile agire per interrompere la spirale guerra-terrorismo. Lo misuro ogni giorno nei luoghi di conflitto, dove da ormai molti anni mi misuro cercando di costruire relazioni tra le parti in conflitto, dalla Palestina-Israele all'Afghanistan, all'Iraq, alla Bosnia, al Kosovo, in Kurdistan-Turchia, e tanti tanti altri paesi. Sembra impossibile, quando ti dicono che la guerra e' sempre stata e sempre sara'. Eppure vale la pena provare a percorrere un'altra strada, quella di riconoscere i conflitti senza negarli e cercare di superarli, partendo dal riconoscimento dell'altra/o per una convivenza civile, quella di assumersi la responsabilita' di costruire un mondo, un'Italia, un'Europa dove ciascuna/o sia di aiuto all'altra/o. Sogni, utopie? Forse, ma sono il principio per cambiare e agire e dire con milioni di persone che un altro mondo, un mondo migliore, si puo' costruire". Il seguente piu' ampio profilo di Luisa Morgantini (che abbiamo in un punto aggiornato) abbiamo ripreso alcuni anni fa sempre dal sito www.luisamorgantini.net: "Luisa Morgantini e' nata a Villadossola (No) il 5 novembre 1940. Dal 1960 al 1966 ha lavorato presso l'istituto Nazionale di Assistenza a Bologna occupandosi di servizi sociali e previdenziali. Dal 1967 al 1968 ha frequentato in Inghilterra il Ruskin College di Oxford dove ha studiato sociologia, relazioni industriali ed economia. Dal 1969 al 1971 ha lavorato presso la societa' Umanitaria di Milano nel settore dell'educazione degli adulti. Dal 1970 e fino al 1999 ha fatto la sindacalista nei metalmeccanici nel sindacato unitario della Flm. Eletta nella segreteria di Milano - prima donna nella storia del sindacato metalmeccanico - ha seguito la formazione sindacale e la contrattazione per il settore delle telecomunicazioni, impiegati e tecnici. Dal 1986 e' stata responsabile del dipartimento relazioni internazionali del sindacato metalmeccanico Flm - Fim Cisl, ha rappresentato il sindacato italiano nell'esecutivo della Federazione europea dei metalmeccanici (Fem) e nel Consiglio della Federazione sindacale mondiale dei metalmeccanici (Fism). Dal novembre del 1980 al settembre del 1981, in seguito al terremoto in Irpinia, in rappresentanza del sindacato, ha vissuto a Teora contribuendo alla ricostruzione del tessuto sociale. Ha fondato con un gruppo di donne di Teora una cooperativa di produzione, "La meta' del cielo", che e' tuttora esistente. Dal 1979 ha seguito molti progetti di solidarieta' e cooperazione non governativa con vari paesi, tra cui Nicaragua, Brasile, Sud Africa, Mozambico, Eritrea, Palestina, Afghanistan, Algeria, Peru'. Si e' misurata in luoghi di conflitto entro e oltre i confini, praticando in ogni luogo anche la specificita' dell' essere donna, nel riconoscimento dei diritti di ciascun essere umano: nelle rivendicazioni sindacali, con le donne contro la mafia, contro l'apartheid in Sud Africa, con uomini e donne palestinesi e israeliane per il diritto dei palestinesi ad un loro stato in coesistenza con lo stato israeliano, con il popolo kurdo, nella ex Yugoslavia, contro la guerra e i bombardamenti della Nato, per i diritti degli albanesi del Kosovo all'autonomia, per la cura e l'accoglienza a tutte le vittime della guerra. Attiva nel campo dei diritti umani, si e' battuta per il loro rispetto in Cina, Vietnam e Siria, e per l'abolizione della pena di morte. Dal 1982 si occupa di questioni riguardanti il Medio Oriente ed in modo specifico del conflitto Palestina-Israele. Dal 1988 ha contribuito alla ricostruzione di relazioni e networks tra pacifisti israeliani e palestinesi. In particolare con associazioni di donne israeliane e palestinesi e dei paesi del bacino del Mediterraneo (ex Yugoslavia, Albania, Algeria, Marocco, Tunisia). Nel dicembre 1995 ha ricevuto il Premio per la pace dalle Donne per la pace e dalle Donne in nero israeliane. Attiva nel movimento per la pace e la nonviolenza e' stata portavoce dell'Associazione per la pace. E' tra le fondatrici delle Donne in nero italiane e delle rete internazionale di Donne contro la guerra. E' stata deputata al Parlamento Europeo... In Italia continua la sua opera assieme alle Donne in nero e all'Associazione per la pace". Opere di Luisa Morgantini: Oltre la danza macabra, Nutrimenti, Roma 2004]
Adesso che la prima pioggia autunnale e' caduta, e' diventato ancora piu' chiaro che la soluzione del conflitto israelo-palestinese e' da cercare nell'orto di Michelle Obana, e non nel pacchetto di aiuti militari che suo marito ha offerto in cambio del proseguimento della moratoria sugli insediamenti.
Iniziamo dunque proprio dalla moratoria. Poco dopo la sua elezione, ho consigliato a Barack Obama di abbonarsi ai giornali locali di Gerusalemme, cosi' che potesse essere costantemente sorpreso dall'estensione delle costruzioni nelle colonie. Questa settimana la rivista "Kol Ha'ir Plus" offriva in vendita dozzine di appartamenti di lusso nelle colonie intorno a Gerusalemme. Un'intera pagina prometteva "un respiro profondo sulla cima delle colline di Gerusalemme" o "una vista sulla pittoresca vallata con un'antica piantagione di ulivi"; un'altra pagina proponeva lussuosi attici con doppio posto auto coperto ad Har Homa, e mostrava un ambizioso progetto a Pisgat Ze'ev. Un'altra ancora era dedicata al nuovo quartiere realizzato nella colonia di Har Gilo. Puo' anche darsi che Israele abbia fermato le costruzioni in alcune, isolate colonie; ma di certo la moratoria non e' stata applicata a Gerusalemme e nei suoi dintorni. Per 43 anni Israele ha espropriato terra alla popolazione palestinese, costruendo soltanto per gli ebrei. Potranno forse fare qualche significativa differenza 60 giorni di congelamento?
Se solo Michelle Obama potesse semplicemente dare un'occhiata ai quotidiani di Gerusalemme, si renderebbe conto che il suo uomo forse ha compreso quale sia uno dei maggiori problemi, ma che la sua risoluzione non passa certo attraverso una moratoria o un pacchetto di aiuti militari, comprensivi di una maggiore dotazione di armamenti.
Per dirla con il "pensiero verde", tu congeli degli ortaggi quando non puoi mangiarne di freschi: inviare armi ad un paese che, con sempre maggiore frequenza, utilizza i suoi armamenti semplicemente per acquistarne di piu' sofisticati per guerre che non sono necessarie, non e' ne' "verde" ne' saggio.
La passione di Michelle Obama per i prodotti locali e le coltivazioni biologiche, e il suo "pensiero verde", potrebbero aiutarci a costruire un futuro di pace. Seguendo un modo di pensare ecologico e sostenibile, con le prime piogge pianti i semi invernali, e metti da parte l'acqua per le calde e secche giornate d'estate. Adesso, in autunno, noi speriamo solo che la prossima estate Nadia - che vive a Betlemme - possa usufruire di acqua corrente ogni giorno, e non solo una volta ogni tre settimane, come e' accaduto quest'anno.
I dialoghi di pace, cosi' come la coltivazione della terra, parlano del presente, del passato e del futuro di questa terra che dividiamo, della pioggia e del futuro dei nostri figli. Le generazioni a venire hanno il diritto di continuare a mangiare verdure coltivate con amore e senza sostanze tossiche, cosi' come i nostri confini dovrebbero essere marcati da giardini verdi, non da muri, barriere e soldati.
Mezzo milione di israeliani oggi vive nelle colonie, e la loro costruzione continua. Forse, invece che al congelamento delle costruzioni dovremmo pensare a come congelare la costruzione di tutti i pericoli ecologici. I liquami provenienti dalla colonia di Beitar Illit per anni hanno contaminato i campi biologici dei coltivatori di Wadi Fuqin, uno dei borghi agricoli piu' belli del mondo. Il muro di separazione minaccia di mangiarsi la poca terra che ha lasciato al villaggio. La costruzione di Beitar Illit ha gia' prosciugato tre delle dodici sorgenti naturali che irrigavano i piccoli campi.
Che succederebbe se tutta la distruzione del paesaggio venisse congelata? La costruzione del muro di separazione nel villaggio di Walaja, appena sotto il nuovo quartiere nella colonia di Har Gilo, non si e' fermata per un solo momento. Nonostante sia stata presentata una petizione (o forse proprio a causa di questo) all'Alta Corte di Giustizia contro il tracciato della barriera, gli enormi bulldozer non hanno smesso di lavorare giorno e notte. Stanno distruggendo quella poca terra lasciata per l'agricoltura a Walaja, per costruire un brutto muro di cemento decorato con piastrelle colorate, ma solo sul versante rivolto ai nuovi coloni di Har Gilo. La costruzione del muro deve essere congelata immediatamente. La demolizione di case e l'espulsione dei palestinesi dalle loro case a Sheikh Jarrah e negli altri quartieri di Gerusalemme deve fermarsi. La fornitura di armi per mantenere costante l'occupazione deve fermarsi.
Negli Stati Uniti sono stati piantati centinaia di orti comuni sono seguendo l'esempio dato da Michelle Obama con il suo orto biologico. Anche qui il nostro futuro dipende da un modo di pensare collaborativo, che dia la possibilita' di avere una vita dignitosa ed un'equa distribuzione delle acque e delle terre tra tutti coloro che piantano, e che sperano di raccogliere frutti. Attraverso un pensiero "verde" non si potra' continuare a costruire enormi appartamenti con due posti auto coperti per gli ebrei sulla terra dei palestinesi, a cui e' proibito persino coltivare la propria terra, piantare ortaggi, raccogliere olive. Attraverso un modo di pensare ecologico non si potra' chiedere di inviare cibo a Gaza via mare. Che razza di futuro hanno queste persone? Non dovrebbero poter coltivare la terra alla luce del sole invece che contrabbandare cibo attraverso i tunnel? C'e' una qualche valida ragione per non portare il dialogo di pace sulla questione di come tutti noi, ebrei ed arabi, possiamo condividere l'abbondanza di terre e di piogge in uguaglianza e dignita'?
I dialoghi di pace si sono focalizzati su un temporaneo congelamento delle colonie nascondendo una grande questione nella quale le donne potrebbero essere coinvolte, cosi' come dovrebbero esserlo i coloni e i membri di Hamas. Le nostre speranze non dipendono da un congelamento temporaneo, ma dalla coltivazione di un futuro verde, insieme.
La lotta tra due popoli che rivendicano questa terra come propria forse dovrebbe essere focalizzata sulla costruzione di altra terra. Ma invece di lasciarlo fare a uomini che credono nel potere, e nell'averne sempre di piu', potremmo imparare da Michelle Obama a piantare insieme i semi della speranza.
8. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
9. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
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E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
10. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Luise F. Pusch, Susanne Gretter (a cura di), Un mondo di donne. Trecento ritratti celebri, Pratiche, Milano 2003, pp. 384.
11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
12. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 350 del 21 ottobre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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