Telegrammi. 344



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 344 del 15 ottobre 2010

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Nella Ginatempo: Per Melo

2. Peppe Sini: La guerra assassina, il volto di Abele

3. Gli assassini e i loro complici (2008)

4. La ferita (2008)

5. Movimento Nonviolento: 4 novembre 2006. Non festa ma lutto (2006)

6. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Farid Adly

7. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Luciano Capitini

8. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Marinella Correggia

9. Si e' svolto il 14 ottobre un incontro di studio a Viterbo

10. Il 21 ottobre a Verona

11. Danilo Dolci: Per tutti

12. Per sostenere il Movimento Nonviolento

13. "Azione nonviolenta"

14. Segnalazioni librarie

15. La "Carta" del Movimento Nonviolento

16. Per saperne di piu'

 

1. LUTTI. NELLA GINATEMPO: PER MELO

[Questo breve ricordo e' stato inviato da Nella Ginatempo (per contatti: nellagin at fastwebnet.it) agli amici suoi e di suo marito Melo, deceduto due giorni fa.

Nella Ginatempo e' una prestigiosa intellettuale impegnata nei movimenti delle donne, contro la guerra, per la globalizzazione dei diritti; e' docente di sociologia urbana e rurale all'universita' di Messina; ha tenuto per alcuni anni il corso di sociologia del lavoro, svolgendo ricerche sul tema del lavoro femminile; attualmente svolge ricerche nel campo della sociologia dell'ambiente e del territorio. Tra le sue pubblicazioni: La casa in Italia, 1975; La citta' del Sud, 1976; Marginalita' e riproduzione sociale, 1983; Donne al confine, 1996; Luoghi e non luoghi nell'area dello Stretto, 1999; Un mondo di pace e' possibile, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2004]

 

Oggi, 13 ottobre, poco prima dell'alba e' volato via Melo Franchina, mio marito, architetto, artista, militante pacifista.

Ha regalato a Roma la sua creativita', con opere di fotografia, di pittura, di architettura.

L'ultimo progetto a cui aveva dedicato l'anima e' quello, completato, della Casa della Memoria nel quartiere di San Lorenzo, a Roma, approvato dal Terzo Municipio e in corso di realizzazione.

Aveva tanti amici e compagni che lo amavano per la sua grande gentilezza d'animo, il suo sorriso, la fiamma dell'intelligenza e della creativita'.

 

2. EDITORIALE. PEPPE SINI: LA GUERRA ASSASSINA, IL VOLTO DI ABELE

 

La guerra e' sempre assassina.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Il 4 novembre sia giorno di lutto per tutte le vittime.

Il 4 novembre sia giorno di lotta contro tutte le uccisioni, contro tutte le guerre, contro tutti gli eserciti, contro tutte le armi.

Sempre la guerra e' assassina.

Vi e' una sola umanita'.

*

Cessi l'illegale partecipazione italiana alla guerra afgana.

Si torni al rispetto della Costituzione.

Insorga il popolo italiano in difesa del diritto di ogni essere umano a non essere ucciso.

Insorga il popolo italiano contro il governo della guerra assassina e del colpo di stato razzista.

Insorga il popolo italiano. Per la legalita' che salva le vite, per la democrazia che tutte e tutti riconosce e raggiunge, per l'umanita' che e' una.

Insorga il popolo italiano contro le uccisioni. Insorga. Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza.

 

3. MEMORIA. GLI ASSASSINI E I LORO COMPLICI (2008)

[Riproponiamo questo editoriale del 2008]

 

"Non possono piu' chiedere pieta' gli assassinati

e muto e' d'essi il coro.

Furenti la pretendono invece gli assassini

mentre continuano ghignanti l'opra loro.

Chi gli assassini serve le lor vittime ancide

e nulla giova poi tardivo ploro"

(Persio Malestri)

 

La guerra terrorista e stragista in Afghanistan prosegue.

La guerra terrorista e stragista, imperialista e razzista, mafiosa e totalitaria.

La guerra cui l'Italia partecipa in scellerata, infame, flagrante violazione del diritto internazionale e della legalita' costituzionale.

La guerra che e' il crimine supremo.

La guerra che e' il terrorismo dei terrorismi.

La guerra in Afghanistan prosegue.

*

Sappiamo i nomi degli assassini, e dei loro complici.

Tra essi assassini vi sono i dirigenti e i parlamentari di tutti i partiti politici italiani che in questi anni la partecipazione alla guerra hanno deliberato nei consigli dei ministri e in parlamento.

E tra i loro complici vi sono quei sedicenti "pacifisti" - e peggio: anche quei sedicenti "nonviolenti" - che si sono prostituiti al servizio della propaganda di guerra, al servizio della violazione della legalita' costituzionale, al servizio delle stragi.

Che tra costoro ve ne siano alcuni che senza vergogna pronunciano i nomi di Mohandas Gandhi e di Rosa Luxemburg dimenticando che per opporsi alle stragi l'una e l'altro preferirono subire aggressioni e carcere e persecuzioni fino ad essere uccisi, la dice lunga su questo momento tragico e assurdo dell'umanita', e di quanto abissale possa arrivare ad essere la menzogna e la tracotanza una volta asservitisi alla corruzione onnicida.

*

Cessi la partecipazione italiana alla guerra.

Torni l'Italia al rispetto della sua legge fondamentale.

S'impegni l'Italia contro la guerra.

*

E abbandonino per sempre la rappresentanza politica e la pubblica amministrazione gli assassini.

E tacciano per sempre i loro complici, le cui parole suonano ingiuria alle vittime delle stragi: o abbiano la capacita' di pronunciare finalmente una parola di pentimento. Che non resuscita i morti, non muta la realta', ma almeno varrebbe come dichiarata dismissione della disumana protervia di cui si son resi preda e strumento.

 

4. MEMORIA. LA FERITA (2008)

[Riproponiamo questo editoriale del 2008]

 

La guerra terrorista e stragista in Afghanistan.

Le vittime che miete ogni giorno.

Gli stessi servizi segreti americani che rendono pubblico che la coalizione degli eserciti occupanti sta perdendo la guerra.

Il governo afgano che da tempo tratta coi capi dei talebani.

La produzione dell'eroina in enorme aumento.

Il terrorismo nel mondo ogni giorno piu' forte.

*

Cessi la partecipazione italiana alla guerra.

S'impegni l'Italia contro la guerra, come vuole la sua legge fondamentale.

Opporsi alla guerra e' il primo dovere dell'umanita' intera.

Solo la pace salva le vite.

Solo la pace costruisce la democrazia.

Solo la pace promuove i diritti umani.

 

5. MEMORIA. MOVIMENTO NONVIOLENTO: 4 NOVEMBRE 2006. NON FESTA MA LUTTO (2006)

[Riproponiamo questo editoriale del 2006]

 

4 novembre 2006: non festa ma lutto.

Il 4 novembre, ancora una volta, si "festeggia" la "vittoria" della prima guerra mondiale del 1918, e si "onorano" le Forze armate italiane. Una festa, voluta dal fascismo, che si rinnova di epoca in epoca, con i governi democristiani, della prima e nella seconda repubblica, con il centro-destra e con il centro-sinistra. Ogni anno, in ogni citta', le autorita' civili, militari, religiose, si ritrovano tutte unite a legittimare eserciti e guerre.

Ma la realta' storica ci dice che i veri costi umani di quella guerra furono: Italia: 680.071 morti; 1.050.000 feriti di cui 675.000 mutilati. Austria-Ungheria: 1.200.000 morti; 3.620.000 feriti. I morti di tutti i paesi coinvolti furono quasi 10 milioni.

Il risultato per l'Italia fu poi il ventennio fascista. Queste le conseguenze di una folle decisione voluta dal re e dal governo contro la volonta' del Parlamento (450 su 508 deputati erano contrari), il re e il governo uccisero, ferirono, mutilarono 2.405.000 italiani, contadini poveri, e 4.820.000 austriaci e ungheresi, per conquistare all'Italia non solo terre di popolazione italiana (che si potevano ottenere per via diplomatica, come voleva Giolitti) ma anche terre di popolazione tedesca, come il Sudtirol.

Dunque quelle del 4 novembre sono manifestazioni nostalgiche e patriottarde per stringersi attorno alle Forze Armate, per proseguire la mistificazione degli eserciti che vengono presentati come portatori di democrazia o di pace. Stiamo assistendo ad un arretramento culturale. Le parole perdono il loro significato. Non si dice piu' "carneficina di uomini", ma "intervento militare per portare la pace". La guerra ormai e' entrata nelle coscienze di molti, per annullarle.

Noi ricordiamo con rispetto e con pena profonda le vittime civili e militari di tutte le guerre. Piangiamo tutti i morti delle guerre in Iraq, in Afghanistan, in Libano, in Israele, in Palestina, in Cecenia, in Africa, in Asia, siano essi civili o militari, uomini o donne, italiani o di qualsiasi altra nazionalita'. Rende vero onore alle vittime soltanto chi lavora tenacemente per rendere illegittima ogni guerra ed escluderla dai mezzi della politica, per sciogliere tutti gli eserciti ed istituire i corpi civili di pace per una polizia internazionale sotto comando dell'Onu.

Questo significa la nostra posizione ed iniziativa nonviolenta: che non gli eserciti assassini hanno diritto a render omaggio alle loro vittime, ma chi alle guerre si oppone e quelle vite avrebbe voluto salvare; che solo chi e' costruttore di pace e si batte affinche' mai piu' si diano guerre puo' ricordare le vittime delle guerre senza offenderle ancora. E nel ricordo delle vittime delle guerre corroborare un impegno di pace e di nonviolenza.

Noi pensiamo che perseverando in questa azione rigorosamente nonviolenta anno dopo anno riusciremo a rendere sempre piu' partecipate le nostre iniziative di memoria, e rendere sempre piu' evidente l'ipocrisia e l'immoralita' dei militari scandalosamente in festa innanzi alle tombe delle vittime loro. Noi pensiamo che il 4 novembre possa e debba diventare, da oscena festa delle forze armate assassine, giornata di memoria e di impegno per la pace, e celebrazione infine del superamento e quindi dell'abolizione dell'istituzione militare.

Una sola e' l'umanita', e solo la nonviolenza potra' salvarla.

 

6. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO FARID ADLY

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Farid Adly.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Farid Adly, autorevole giornalista (apprezzato collaboratore del "Corriere della sera", "Il manifesto", Radio popolare di Milano, ed altre notissime testate) e prestigioso militante per i diritti umani, e' direttore dell'agenzia-stampa "Anbamed. Notizie dal Mediterraneo" e presidente dell'associazione culturale Mediterraneo; anni fa nel centro siciliano in cui vive e lavora (Acquedolci, in provincia di Messina) ha subito una grave intimidazione mafiosa: e' stato minacciato di morte per impedirgli di svolgere il suo lavoro di inchiesta, documentazione e denuncia, con particolar riferimento alla sua concreta azione in difesa dell'ambiente, della legalita', dei diritti di tutti; e' attualmente impegnato nella promozione a livello nazionale di una iniziativa culturale finalizzata a una campagna di raccolta di fondi per adozioni a distanza di bambini palestinesi]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

Farid Adly: Il mio accostamento alla nonviolenza e' arrivato tramite il mio impegno nella solidarieta' con la lotta dei palestinesi per l'indipendenza e per la liberazione della loro terra dall'occupazione israeliana. Dopo aver conosciuto le pene delle persone che vivono nei campi profughi e le violenze subite ad Amman, Beirut, Cisgiordania e Gaza, dopo aver vissuto momenti di dolore per l'assassinio di amici intellettuali, in Italia e in Europa, la luce in fondo al tunnel l'ho constata da una piccola ma significativa esperienza: nevet Shalom-Wahat Assalam (Oasi di Pace); un'esperienza importantissima che vede la partecipazione di un gruppo di famiglie di fedi e etnie diverse (ebrei, cristiani e musulmani; arabi e ebrei) in un terreno nei pressi di Gerusalemme. Quell'esperienza che tutt'ora e' in vita, anche se in mille difficolta', mi ha convinto che la fine delle sofferenze di tutti e' nel ripudio della violenza. La nonviolenza in questo contesto e' un modo di resistenza in positivo, che non e' un atteggiamento ne' di rassegnazione ne' di resa.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Farid Adly: La personalita' internazionale che mi ha sempre colpito e' stata quella di Nelson Mandela. Anche se l'Anc ha sperimentato la lotta armata, Nelson Mandela dal suo carcere (28 anni) ho compiuto un'azione di resistenza nonviolenta esemplare. Il suo caso ha accompagnato i miei studi dai tempi delle medie a Bengasi (la mia citta' natale, in Libia); la figura di Mandela e' stata alla base della mia formazione politica.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Farid Adly: Di libri sulla nonviolenza ce ne sono diversi; ma credo che la cosa migliore per convincere le giovani generazioni della superiorita' della nonviolenza sia la lettura dei libri sulle atrocita' della guerra. Soprattutto quelli scritti dagli stessi soldati che hanno patito le devastazioni, materiali e morali, delle bombe. Molti documenti pubblicati dal sito Wikileaks provengono proprio da militari e ex militari che hanno vissuto il rimorso per le azioni svolte o conosciute. Rimanendo nell'ambito dei libri, trovo interessante la lettura di Emilio Lussu, Un anno sull'altipiano, dove l'autore racconta la sua esperienza di guerra sul fronte del Carso.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Farid Adly: Credo che una delle campagne importanti da sostenere sia quella per la fine dell'assedio a Gaza. Un milione e mezzo di persone private della minima condizione economica autonoma per poter sviluppare una vita dignitosa e rese dipendenti dagli aiuti internazionali. In questa campagna oltre alle eclatanti e importantissime azioni della Freedom Gaza Flottilla, ci sono migliaia di altre piccole azioni. Una di questa e' l'azione di adozioni a distanza che l'associazione Najdeh delle donne palestinesi di Gaza sta organizzando per permettere ai bambini di continuare a studiare ed essere cosi' tolti al lavoro minorile e all'arruolamento militare. L'Associazione Culturale Mediterraneo - Casa delle Culture di Acquedolci sostiene questa campagna di adozioni a distanza con un campeggio estivo in Sicilia (www.camposolidarieta.it) e una mostra di illustratori (per ulteriori info: illustratoripergaza at fastwebnet.it).

 

7. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO LUCIANO CAPITINI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Luciano Capitini.

Luciano Capitini e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nell'associazione nazionale "Amici di Aldo Capitini", nella Rete di Lilliput e in numerose altre esperienze e iniziative nonviolente; persona di straordinaria mitezza e disponibilita' all'ascolto e all'aiuto, ha condotto a Pesaro una esperienza di mediazione sociale nonviolenta; e' tra i coordinatori della campagna "Scelgo la nonviolenza". Si veda anche la risposta all'ultima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza?

- Luciano Capitini: La nonviolenza e' amore, attenzione, disponibilita', apertura, verso tutti gli esseri, collegata pero' - obbligatoriamente - ad azioni conseguenti a tale impostazione. La nonviolenza puo' essere anche intesa come una ideologia, orientata, come tante altre, al cambiamento, ma... il cambiamento e' rivolto all'aumento del benessere, allo sviluppo, all'esistenza, alla vita di tutti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali sono le personalita' e le esperienze a suo parere piu' significative della nonviolenza?

- Luciano Capitini: Il mio riferimento, dopo Gandhi, e' Aldo Capitini, al quale ho dedicato da anni la mia opera, tesa a far conoscere ed apprezzare il suo pensiero, le opere, gli scritti, e tutta la sua vita, un esempio per tutti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa consiglierebbe di leggere sulla nonviolenza?

- Luciano Capitini: Leggere molto, sulla nonviolenza, e' tanto importante quanto la qualita': comunque: "Azione nonviolenta", "Qualevita", "La nonviolenza e' in cammino", e poi tante pubblicazioni, siti internet... tutti porgono un contributo che permette di costruire un mosaico su cui ognuno puo' "appoggiare" le proprie convinzioni. Da non mancare le opere fondamentali di Aldo Capitini, comprese quelle sulla pedagogia.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze o iniziative nonviolente a suo parere oggi meritano maggior sostegno ovvero meriterebbero di essere intraprese?

- Luciano Capitini: Reputo che, in mancanza di azioni nonviolente di grande peso, attualmente, in Italia, contano molto le innumerevoli piccole azioni dei singoli o dei piccoli gruppi che poi, partendo dalla nonviolenza, affrontano forse altri campi, ma con una ottica nuova, piu' aperta, attenta agli altri...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Luciano Capitini: Ho 77 anni e faccio parte proprio di quei tantissimi che, lontani da azioni eclatanti, hanno cercato di impegnarsi ogni giorno. Forse potrei citare l'esperienza, di mia moglie Anna Maria Semeraro e mia, consistita nell'aprire un primo centro di gestione dei conflitti qui a Pesaro (1998). Sono, inoltre, presidente dell'Anaac, "Associazione nazionale amici di Aldo Capitini" di cui e' uscito, in questi giorni, il volume degli atti di una giornata di studi dei giovani studiosi (non solo italiani) sulle opere ed il pensiero di Aldo (Levante editori, Bari).

 

8. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO MARINELLA CORREGGIA

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Marinella Correggia.

Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti; scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia, Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e' dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia: Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998; Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni, Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di), Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007; La rivoluzione dei dettagli, Feltrinelli, Milano 2007; Io lo so fare. Dal dentifricio all'energia: piccola guida all'autoproduzione creativa, Altreconomia edizioni, Milano 2010. Si veda anche la risposta all'ultima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza?

- Marinella Correggia: Un atteggiamento nella vita personale quanto nell'impegno verso l'esterno che miri alle liberazioni: liberazioni di umani, animali e altri viventi da ingiustizie, sfruttamenti, violenze e anche privilegi, con la massima riduzione della sofferenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali sono le personalita' e le esperienze a suo parere piu' significative della nonviolenza?

- Marinella Correggia: Gandhi, Kumarappa, Ernst Friedrich, Plutarco/Porfirio/Pitagora, Jagannathan.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa consiglierebbe di leggere sulla nonviolenza?

- Marinella Correggia: I libri di Gandhi e Kumarappa, Il primo gradino di Tolstoi, Guerra alla guerra di Friedrich.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze o iniziative nonviolente a suo parere oggi meritano maggior sostegno ovvero meriterebbero di essere intraprese?

- Marinella Correggia: La campagna "Meno di una tonnellata e molti alberi" per la giustizia climatica; campagne per la restituzione internazionale del debito storico ed ecologico; campagne per il vegetarismo politico; campagne per la redistribuzione della fatica.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Marinella Correggia: Da quando sono stata in grado di intendere (dai miei 17 anni) ho cercato di mirare alle liberazioni di cui sopra sia nel mio stile di vita che nel mio lavoro (scrittura e lavoro manuale) sia nel mio attivismo (campagne e progetti eco/equo/empatici).

 

9. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 14 OTTOBRE UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO

 

Giovedi' 14 ottobre 2010 a Viterbo, presso la sede del "Centro di ricerca per la pace", si e' svolto un nuovo incontro di studio della Divina Commedia. Sono stati letti e commentati alcuni canti del capolavoro dantesco.

Gli incontri sulla letteratura italiana che si svolgono presso il Centro di ricerca per la pace di Viterbo sono parte di un'iniziativa di promozione del diritto allo studio.

 

10. INCONTRI. IL 21 OTTOBRE A VERONA

[Dal Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e volentieri diffondiamo]

 

Care amiche e cari amici,

in preparazione del XXIII Congresso nazionale del Movimento Nonviolento ci piace condividere una riflessione sul tema prescelto: "La nonviolenza per la citta' aperta".

Dalla lettura di "Azione nonviolenta" e dall'articolazione dei lavori proposta risulta chiaramente l'importanza di questo appuntamento nella programmazione dei prossimi tre anni di vita del Movimento, in un momento di difficolta' della vita sociale che appare scossa nelle sue fondamenta economiche e nelle sue istituzioni democratiche. Per questo e' importante che il pensiero e l'azione della nonviolenza possano contare sull'apporto di tutte le amiche e tutti gli amici.

Un momento di dialogo e confronto tra persone residenti in territori vicini costituisce un contributo significativo alla riuscita dei lavori congressuali.

Vi invitiamo alla Casa per la Nonviolenza, in via Spagna 8 a Verona (vicino alla Basilica di San Zeno) giovedi' 21 ottobre, dalle ore 18 alle ore 19,30 per un incontro precongressuale.

Sara' anche l'occasione per organizzare la comune partecipazione al Congresso di Brescia, come gruppo veronese del Movimento Nonviolento.

Mao Valpiana, segretario del Movimento Nonviolento

 

11. MAESTRI. DANILO DOLCI: PER TUTTI

[Da Danilo Dolci, Verso un mondo nuovo, Einaudi, Torino 1965, p. 269.

Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recentissimo e' il volume che pubblica il rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. i dvd di Alberto Castiglione: Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004, e Verso un mondo nuovo, 2006. Tra i vari siti che contengono molti utili materiali di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.it, danilo1970.interfree.it, www.danilodolci.toscana.it, www.inventareilfuturo.com, www.cesie.org, www.nonviolenti.org, www.fondodanilodolci.it]

 

Come ogni conoscenza e ogni bene oggi sono piu' rapidamente di tutti, cosi' ogni ignoranza, ogni male, oggi subito pesano piu' per tutti: sara' sempre piu' facile agli uomini constatare che un male per un gruppo, per una persona, e' un male per tutti.

 

12. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

13. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

14. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Andre' Chouraqui, I dieci Comandamenti. I doveri dell'uomo nelle tre religioni di Abramo, Mondadori, Milano 2001, 2002, pp. IV + 274.

 

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

16. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 344 del 15 ottobre 2010

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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