Telegrammi. 334
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- Date: Tue, 5 Oct 2010 00:12:40 +0200 (CEST)
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 334 del 5 ottobre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Opporsi alla strage
2. Un 4 novembre di memoria dell'"inutile strage", un 4 novembre di impegno contro tutte le guerre
3. Oggi, 4 novembre (2008)
4. Mai piu' guerre (2003)
5. Mao Valpiana: 4 novembre 1918-2008. La Grande guerra fu una grande carneficina (2008)
6. Dario Mencagli: Educazione alla pace e alla nonviolenza: Gandhi e Francesco d'Assisi
7. Lorella Pica: Costruiamo la casa di accoglienza "Maria Alicia Larios"
8. Il 10 ottobre ad Attigliano
9. Rosa Luxemburg: Che fare?
10. Edith Stei: Il problema bruciante
11. Per sostenere il Movimento Nonviolento
12. "Azione nonviolenta"
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. PEPPE SINI: OPPORSI ALLA STRAGE
Opporsi occorre alla strage.
Opporsi occorre a tutte le guerre, gli eserciti, le armi.
Opporsi occorre qui e adesso alla partecipazione militare italiana alla scellerata guerra afgana.
Opporsi occorre qui e adesso al colpo di stato razzista.
Opporsi occorre alle persecuzioni e alle uccisioni.
Salvare le vite.
Salvare l'umanita'.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
2. INIZIATIVE. UN 4 NOVEMBRE DI MEMORIA DELL'"INUTILE STRAGE", UN 4 NOVEMBRE DI IMPEGNO CONTRO TUTTE LE GUERRE
Riproponiamo quest'anno un'iniziativa che gia' realizzammo a Viterbo ed altrove negli scorsi anni, proponendo di estenderla quest'anno ovunque possibile.
Il 4 novembre, giorno in cui si ricorda la fine della prima guerra mondiale, cessi di essere occasione di turpe propaganda militarista e assassina, e divenga finalmente occasione di lutto sincero e memoria cosciente, divenga ora di verita' e di impegno perche' cessino le guerre e le stragi.
"Ogni vittima ha il volto di Abele": cessi la partecipazione italiana a ogni guerra; sia fedele l'Italia all'impegno sancito nell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica: "l'Italia ripudia la guerra".
3. MEMORIA. OGGI, 4 NOVEMBRE (2008)
[Riproponiamo il seguente articolo apparso nelle "Notizie minime della nonviolenza e' in cammino" n. 629 del 4 novembre 2008]
Dicono che difendono la pace nel mondo: e per questo fanno la guerra.
Dicono che si oppongono al terrorismo: e per questo commettono stragi.
Dicono di ricordarsi delle vittime della guerra: e per questo altre ne uccidono.
Cianciano di civilta', e compiono barbarie.
Mentre nobili pronunciano parole, i piu' efferati crimini introducono nel mondo.
Dicono vita e fanno morti.
*
Chi non si oppone alla guerra in Afghanistan, ci faccia la cortesia di starsene zitto.
Chi si e' prostituito alla guerra in Afghanistan, ci usi la gentilezza di starsene zitto.
I partiti che quando sono stati al governo hanno votato per la guerra, tacciano oggi.
I giornali che quando i loro referenti sono stati al governo hanno propagandato la guerra, tacciano oggi.
E quei sedicenti pacifisti e pretesi nonviolenti che quando i loro amici sono stati al governo hanno appoggiato la guerra, tacciano oggi.
Ci facciano questa sola gentilezza: stiano zitti. Provino nel slenzio ad ascoltare la muta voce degli assassinati.
*
Strappare occorre il 4 novembre dalle mani delle gerarchie assassine e farne giorno di memoria delle vittime e di impegno contro la guerra.
Sia il giorno del ricordo dell'"inutile strage" occasione di presa di coscienza, di impegno civile, di scelta di pace, di verita' che agli omicidi si oppone.
Non giorno di festa ma di lutto, divenga il 4 novembre convocazione alla scelta della nonviolenza.
4. MEMORIA. MAI PIU' GUERRE (2003)
[Riproponiamo il seguente articolo apparso ne "La nonviolenza e' in cammino" n. 721 del 4 novembre 2003]
Giorno verra' che quel patto giurato dai vivi emersi dall'orrore della guerra e posto come legge a fondamento dell'Italia risorta con la liberazione dei popoli avra' adempimento, sara' non piu' solo speranza, parola che chiama a un adempimento, ma effettuale verita', stoffa dei giorni, sale della convivenza civile: "L'Italia ripudia la guerra". Quanto tarda a venire quel giorno: e tu di buona lena ad avvicinarlo coopera.
Il 4 novembre cessera' di essere stolto festeggiamento degli apparati di morte e indecente esaltazione di un'identita' fondata sull'uccisione dell'altro.
Diventera' memoria addolorata e sincera di tutte le vittime di tutte le guerre, diventera' cerimonia solenne di impegno affinche' mai piu' guerre si diano. Che e' il voto del coro dei morti, che e' il voto dell'umanita' intera.
Oggi le persone amiche della nonviolenza a Viterbo per il secondo anno consecutivo con una cerimonia pubblica silenziosa, austera, rigorosa, rendono omaggio a tutti gli uccisi, e ricordano quella verita' che Heinrich Boell espresse lapidariamente: "ogni vittima ha il volto di Abele".
E senza parole, con il nudo gesto della pieta' verso i defunti, testimoniano altresi' quanto crudele, e crassa e lugubre a un tempo, e ripugnante alla coscienza e alla ragione, sia la festa che poche ore dopo nella stessa piazza terranno i poteri militari per celebrare tronfi se stessi la memoria ingiuriando di coloro che trucidarono.
Mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' eserciti, mai piu' armi.
5. MEMORIA. MAO VALPIANA: 4 NOVEMBRE 1918-2008. LA GRANDE GUERRA FU UNA GRANDE CARNEFICINA (2008)
[Riproponiamo il seguente articolo apparso nelle "Notizie minime della nonviolenza e' in cammino" n. 629 del 4 novembre 2008.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]
La "festa" militarista del 4 novembre e' stata voluta ed istituita dal fascismo. E ora che gli eredi culturali del ventennio sono arrivati al potere, quella festa vogliono rilanciare. Non solo caserme aperte, esposizione pubblica di carri armati, parate in divisa, ma anche militari nelle scuole a raccontare ai giovani l'epopea della "grande guerra". Alla festa per la vittoria si e' aggiunta quella per l'unita' nazionale ed anche la Giornata delle Forze Armate. Ogni anno, in ogni citta', le autorita' civili, militari, religiose, si ritrovano tutte unite per legittimare eserciti e guerre. Stiamo assistendo ad un arretramento culturale. Le parole perdono il loro significato. Non si dice piu' "carneficina di uomini", ma "intervento militare per portare la pace". La guerra ormai e' entrata nelle coscienze di molti, per annullarle. Ed ora si vuole persino riscrivere la storia!
Alle iniziative militariste del ministro La Russa dobbiamo rispondere con una campagna culturale che ristabilisca la verita' storica, che valorizzi il dettato costituzionale: "L'Italia ripudia la guerra". Il Movimento Nonviolento, Beati i costruttori di pace e Peacelink hanno proposto di trasformare il 4 novembre in una giornata di studio e di memoria, in una giornata di ripudio della guerra, invitando ogni persona di buona volonta' e di buon senso (soprattutto gli insegnanti) a dire pubblicamente la verita' storica, invitando i cittadini ad esporre dai loro balconi le bandiere della pace e della nonviolenza...
Bisogna diffondere la voce di chi si e' opposto alla guerra perche' voleva la pace. Oramai in tutte le scuole i libri di storia hanno rivisto il tradizionale giudizio positivo sulla prima guerra mondiale e oggi prevale una netta disapprovazione di una guerra che fu una carneficina e che poteva essere evitata portando all'Italia Trento e Trieste mediante una neutralita' concordata con l'Austria. Ci chiediamo per quale oscura ragione il livello di consapevolezza raggiunto dalla cultura venga demolito dalla retorica governativa. Non comprendiamo come possa essere che una guerra venga celebrata in piazza, e quella stessa guerra sia disapprovata nei libri di scuola. Ecco perche' ci dobbiamo dissociare dalle cerimonie ufficiali.
Il popolo della pace - in nome della nonviolenza - deve dire ancora una volta no alla guerra. In nome della pace e della Costituzione. In nome di tutti quegli italiani pacifici che furono condotti a combattere e a morire perche' costretti. In nome di tutti i disertori che non vollero partecipare a quella che il papa Benedetto XV defini' "un'inutile strage".
La realta' storica ci dice che i veri costi umani di quella guerra furono per l'Italia: 680.071 morti; 1.050.000 feriti di cui 675.000 mutilati. Per l'Austria-Ungheria: 1.200.000 morti; 3.620.000 feriti. I morti di tutti i paesi coinvolti furono quasi 10 milioni. Queste le conseguenze di una folle decisione del re e del governo contro la volonta' del Parlamento (450 su 508 deputati erano contrari); furono uccisi, feriti, mutilati 2.405.000 italiani, contadini e poveri, e 4.820.000 austriaci e ungheresi, per conquistare all'Italia terre che si potevano ottenere per via diplomatica, come voleva Giolitti. Bisogna ricordare che chi non combatteva veniva fucilato dai carabinieri italiani. Il sentimento di pace degli italiani venne violentato da un militarismo spietato, che avrebbe poi aperto le porte al fascismo. Noi ricordiamo con rispetto e con pena profonda le vittime civili e militari di tutte le guerre. Piangiamo tutti i morti della prima e della seconda guerra mondiale, ed oggi delle guerre in Afghanistan, in Iraq, in Israele, in Palestina, in Cecenia, in Congo, in Tibet, siano essi civili o militari, uomini o donne, italiani o di qualsiasi altra nazionalita'.
Rende vero onore alle vittime soltanto chi lavora tenacemente per rendere illegittima ogni guerra ed escluderla dai mezzi della politica, per sciogliere gli eserciti ed istituire i corpi civili di pace per una polizia internazionale sotto egida dell'Onu. Non gli eserciti hanno diritto a render omaggio alle vittime (di ieri e di oggi), ma chi alle guerre si oppone; solo chi e' costruttore di pace e si batte affinche' mai piu' ci siano guerre domani, puo' ricordare le vittime delle guerre di ieri senza offenderle ancora.
Noi pensiamo che perseverando in questa azione rigorosamente nonviolenta, anno dopo anno riusciremo a rendere sempre piu' partecipate le nostre iniziative di memoria, e rendere sempre piu' evidente l'ipocrisia e l'immoralita' dei militari scandalosamente in festa innanzi alle tombe delle vittime.
Noi pensiamo che il 4 novembre possa e debba diventare una giornata di memoria contro tutte le guerre e di impegno per la pace.
6. RIFLESSIONE. DARIO MENCAGLI: EDUCAZIONE ALLA PACE E ALLA NONVIOLENZA: GANDHI E FRANCESCO D'ASSISI
[Ringraziamo Dario Mencagli (per contatti: dario.mencagli at gmail.com) per questo intervento.
Dario Mencagli, di vasti e solidi studi di filosofia e teologia, di sociologia e scienze della comunicazione, con ricchissime esperienze di vita e di impegno sociale in Africa, in Asia, in America Latina, cooperante internazionale, educatore, impegnato nella solidarieta', apprezzatissimo docente e gia' pubblico amministratore di esemplare competenza, limpidezza e sensibilita', e' persona di straordinario rigore morale e intellettuale tanto nell'azione pubblica come nello stile di vita, e una delle figure piu' vive della pace, del dialogo interculturale e della nonviolenza. Tra i suoi scritti hanno avuto ampia circolazione e profonda ripercussione tra le persone che hanno la fortuna di essergli amiche le sue Lettera dalla Guinea-Bissau]
All'Isis "Carlo Alberto Dalla Chiesa" di Montefiascone (Vt) la giornata mondiale del 2 ottobre per la nonviolenza, proclamata dall'Onu quattro anni fa, viene celebrata con un concorso. Si partecipa con testi scritti, con power point, con foto, con video, con disegni e manifesti. Il premio saranno libri sui temi della pace e della nonviolenza.
Al Liceo scientifico di Tuscania (Vt) viene ricordata con la visione e discussione del film "Gandhi".
Non ho notizia di celebrazioni pubbliche, dalle nostre parti, di questa giornata.
Il 2 ottobre e' la data di nascita di Gandhi. Ha lottato usando la nonviolenza ed ha raggiunto l'indipendenza dell'India dall'Inghilterra. Noi italiani, di guerre d'indipendenza ne abbiamo fatte tre (quattro se aggiungiamo la prima guerra mondiale, per conquistare Trento e Trieste), con centinaia di migliaia di morti e feriti.
Nell'evoluzione, nel progredire del genere umano, abbiamo visto vari momenti. Da quando l'uomo primitivo si aggirava per il mondo, vestito con una pelle di animale, e si faceva giustizia da se' con una clava (le statue di Ercole ce lo ricordano! E chi menava piu' forte si prendeva la ragione!) siamo passati alla giustizia fatta dagli anziani della tribu' e dei villaggi. Poi ai tribunali delle citta'. Poi ai tribunali degli stati. Le lotte tra i moschettieri e le guardie del cardinale ci ricordano che veniva vietato, dallo stato unitario, di farsi giustizia da se', con duelli individuali e con guerre fatte tra nobili e loro eserciti privati. Da non molti anni abbiamo un tribunale internazionale. Sarebbe un salto di qualita' nello sviluppo del genere umano: gli stati rinunciano a farsi giustizia da se' con la forza e riconoscono a questo tribunale sopranazionale il diritto di giudicare. Alcuni grandi paesi, purtroppo, non gli riconoscono autorita' (per esempio: la Cina, gli Stati Uniti...).
Abbiamo visto che la violenza continua ad essere privilegiata, anche adesso. Saddam Hussein in esilio e centinaia di migliaia di morti risparmiati: una proposta nonviolenta, concreta e realizzabile. Si e' preferita la guerra, con i risultati che tutti possiamo vedere.
Dico spesso, come italiano, che la mia generazione (sono del 1946) e' stata molto fortunata: dal 1945 al 1991 l'Italia e' stata fuori dalla guerra. Nel 1991, con la prima guerra dell'Iraq, abbiamo ricominciato. Mio padre, del 1910, aveva vissuto da vicino la prima guerra mondiale, la guerra di Etiopia, la guerra civile spagnola e la seconda guerra mondiale.
Da Viterbo partono gli elicotteri che vanno in zone dove si combatte e si muore. Abbiamo giovani e ragazze con genitori che rischiano la vita in queste zone. Molti italiani non hanno la percezione che l'Italia sia in guerra. Loro si'.
Tra poco avremo anche nelle scuole un contatto piu' diretto con le armi: c'e' un accordo dei ministri della difesa e della pubblica istruzione che lo prevede.
*
Il 4 ottobre e' la festa di un cristiano e uomo di pace, Francesco di Assisi, patrono d'Italia. Mi pare interessante ricordarlo vicino a Gandhi. Una vicinanza notevole, anche se li separano quasi otto secoli di storia.
Dal 2005, inoltre, il Parlamento italiano ha fissato al 4 ottobre, solennita' di San Francesco, la Giornata per la pace, la fraternita' e il dialogo tra le religioni.
Nel 1219 Francesco va in Egitto, a Damietta, durante la V crociata. Va a parlare col sultano Malik-al-Kamil, mentre gli altri cristiani preferiscono far parlare le armi.
E poi scrive per i suoi frati: "I frati poi che vanno tra gli infedeli possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo e' che non facciano liti ne' dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per causa di Dio (1 Pietro 2, 13) e confessino di essere cristiani. L'altro modo e' che, quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio." (Dalla"Regula non bullata" cap. XVI, 1-10).
E' buona cosa ricordare che la Bibbia (Isaia 2, 4) circa 2700 anni fa aveva anticipato l'ideale nonviolento di Gandhi e di Francesco:
"Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzera' piu' la spada
contro un altro popolo,
non si eserciteranno piu' nell'arte della guerra".
7. ESPERIENZE. LORELLA PICA: COSTRUIAMO LA CASA DI ACCOGLIENZA "MARIA ALICIA LARIOS"
[Dalle amiche e gli amici di "Sulla strada" (sito: www.sullastradaonlus.com) riceviamo e diffondiamo questa lettera di Lorella Pica.
Lorella Pica, gia' apprezzata pubblica amministratrice, e' impegnata nell'associazione "Sulla strada" e in molte iniziative di pace, solidarieta', nonviolenza]
Oggi, a dieci anni dalla fondazione della nostra associazione, vogliamo condividere con voi un ricordo. Il ricordo di tre bambini che camminavano davanti alla nostra casa al villaggio La Granadilla.
Il primo di loro, 12 anni, conduceva la fila con lo sguardo da uomo fatto. Subito dopo la femminuccia, piccola ma dritta come un fuso. Infine il piu' piccolo, di quattro anni, trotterellava restando un po' indietro. Pablo, Jolanda e Abelino sono i nomi dei tre bambini, e la loro e' una delle storie piu' tristi che abbiamo conosciuto in questi anni in Guatemala. La loro era una famiglia disgraziata. Il papa' era violento e violentatore, e aveva gia' messo incinta una delle tre figlie; la mamma era sfinita fisicamente e psicologicamente dalle botte. Alla fine questa povera donna non ha retto all'ultima violenza del marito e, nel difendersi per la prima volta, l'ha ucciso colpendolo con il machete (una lunga e affilata roncola a due tagli che in America Latina viene usata per tagliare l'erba alta, la legna e per aprirsi un varco mentre si cammina nella selva).
La mamma viene sbattuta in galera, il papa' morto. Le sorelle maggiori avevano gia' un'altra vita e questi bambini hanno cominciato a vagare per diverse case in cerca di sopravvivenza. Una cosa e' certa: non volevano dividersi e quindi Pablo, Jolanda e Abelino trovarono un "lavoro" presso una famiglia, come costruttori di fuochi d'artificio. Da questo lavoro guadagnavano solo cibo, neanche un soldo per poter vivere. Di notte la loro casa era la strada. Dopo averli incontrati abbiamo ricostruito la loro storia, ed abbiamo deciso di adottarli. E' stato facile e veloce. I bianchi possono qualsiasi cosa in quelle terre. In un solo giorno Pablo, Jolanda e Abelino erano diventati figli nostri. Cioe' potevamo disporne a nostro piacimento. Potevamo, tra l'altro, portarli in Italia, oppure metterli in un bordello per farli fruttare fior di quattrini, oppure togliere loro organi per venderli nei paesi occidentali. Potevamo fare tutto di loro. Ricordo come fosse ora il volto di Maria Alicia, l'infermiera che abitava nella casa della nostra scuola dal lunedi' al venerdi' (perche' la sua capanna era molto lontana dalla scuola) quando le abbiamo chiesto il favore piu' grande che le si poteva chiedere: "Senti Maria Alicia, conosci la storia di questi bambini. Ce li hanno affidati ma noi dovremo tornare in Italia e non vogliamo portarli con noi perche' non sarebbe giusto per loro. Hanno bisogno di scuola, di cibo, di essere lavati educati e accuditi. Soprattutto hanno bisogno di una mamma che si occupi di loro, fintanto che non riusciremo a far liberare la loro mamma che e' in carcere, a scontare una pena forse troppo grande... Vorresti accoglierli nella tua casa?". Con la semplicita' che e' tipica dei poveri di spirito, quelli di cui sara' il regno dei cieli, Maria Alicia ha detto subito: si'.
Pablo, Jolanda e Abelino hanno iniziato una nuova vita nella nostra missione. Hanno vissuto con Maria Alicia fino a quando la loro mamma non e' tornata dal carcere. Pablo oggi e' sposato e anche Jolanda. Abelino, il piu' piccolo, ancora trotterella nella nostra scuola insieme agli altri 300 bambini. La mamma dei tre bambini fa la bidella nella nostra scuola ed e' felice perche' abita in una delle quattordici case in mattoni che abbiamo costruito per i piu' diseredati. Oggi siamo qui per dirti che tutto questo lo abbiamo fatto anche grazie a te, che attraverso noi hai raggiunto questi bambini che aspettavano solo un'opportunita' per salvarsi. Maria Alicia, l'infermiera che li aveva accolti in casa cambiando per sempre le loro vita, e' morta lo scorso novembre portando con se' la bimba che aveva in grembo da sette mesi. E' stata una tragedia infinita per tutti noi. Vi raccontiamo questa storia perche' oggi, a dieci anni dalla fondazione della nostra associazione, stiamo iniziando una nuova avventura: la costruzione di una casa che accolga i bambini vittime di abuso sessuale, come anni fa accogliemmo i fratellini di cui vi abbiamo parlato. Maria Alicia vivra' anche nella casa che accogliera' tantissime bambine e bambini, perche' noi come lei, abbiamo detto si'.
Non c'e' bisogno di spiegare perché la casa di accoglienza si chiamera': Casa Maria Alicia Larios.
8. INCONTRI. IL 10 OTTOBRE AD ATTIGLIANO
Domenica 10 ottobre ad Attigliano, nell'ambito della festa per i dieci anni di attivita' dell'associazione "Sulla strada" che si svolgera' tra venerdi' 8 e domenica 10, ci sara' un incontro conviviale di solidarieta' per raccogliere fondi che saranno destinati alla realizzazione del progetto di cui parla l'articolo di Lorella Pica.
Per informazioni e contatti: www.sullastradaonlus.it
9. MAESTRE. ROSA LUXEMBURG: CHE FARE?
[Da Rosa Luxemburg, Lettere 1893-1919, Editori Riuniti, Roma 1979, p. 94. E' un frammento estratto da una lettera a Cezaryna Woynarowska del 24 gennaio 1902.
Rosa Luxemburg, 1871-1919, e' una delle piu' limpide figure del movimento dei lavoratori e dell'impegno contro la guerra e contro l'autoritarismo. Assassinata, il suo cadavere fu gettato in un canale e ripescato solo mesi dopo; ci sono due epitaffi per lei scritti da Bertolt Brecht, che suonano cosi': Epitaffio (1919): "Ora e' sparita anche la Rosa rossa, / non si sa dov'e' sepolta. / Siccome ai poveri ha detto la verita' / i ricchi l'hanno spedita nell'aldila'"; Epitaffio per Rosa Luxemburg (1948): "Qui giace sepolta / Rosa Luxemburg / Un'ebrea polacca / Che combatte' in difesa dei lavoratori tedeschi, / Uccisa / Dagli oppressori tedeschi. Oppressi, / Seppellite la vostra discordia". Opere di Rosa Luxemburg: segnaliamo almeno due fondamentali raccolte di scritti in italiano: Scritti scelti, Einaudi, Torino 1975, 1976; Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976 (con una ampia, fondamentale introduzione di Lelio Basso). Opere su Rosa Luxemburg: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg, Mondadori, Milano 1977; Paul Froelich, Rosa Luxemburg, Rizzoli, Milano 1987; P. J. Nettl, Rosa Luxemburg, Il Saggiatore 1970; Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneita' rivoluzionaria, Mursia, Milano 1974; AA. VV., Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista, Mazzotta, Milano 1977]
Che fare? Bisognerebbe avere l'anima in paradiso, ma, almeno per il momento, i peccati non lo permettono.
10. MAESTRE. EDITH STEIN: IL PROBLEMA BRUCIANTE
[Da Edith Stein, La donna, Citta' NUova, Roma 1968, 2007, pp. 297-298. E' un frammento dal manoscritto di una conferenza tenuta in Svizzera nel 1932.
Edith Stein, filosofa tedesca, e' nata a Breslavia nel 1891 ed e' deceduta nel lager di Auschwitz nel 1942. Di famiglia ebraica, assistente di Husserl, pensatrice tra le menti piu' brillanti della scuola fenomenologica, abbraccio' il cattolicesimo e nel 1933 entro' nella vita religiosa. I nazisti la deportarono ed assassinarono. Opere di Edith Stein: le opere fondamentali sono Il problema dell'empatia, Franco Angeli (col titolo L'empatia) e Studium; Psicologia e scienze dello spirito, Citta' Nuova; Una ricerca sullo Stato, Citta' Nuova; La fenomenologia di Husserl e la filosofia di san Tommaso d'Aquino, Memorie Domenicane, poi in La ricerca della verita', Citta' Nuova; Introduzione alla filosofia, Citta' Nuova; Essere finito e Essere eterno, Citta' Nuova; Scientia crucis, Postulazione generale dei carmelitani scalzi. Cfr. anche la serie di conferenze raccolte in La donna, Citta' Nuova; e la raccolta di lettere La scelta di Dio, Citta' Nuova, Roma 1974, poi Mondadori, Milano 1997. Opere su Edith Stein: per un sintetico profilo cfr. l'"invito alla lettura" di Angela Ales Bello, Edith Stein, Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo 1999 (il volumetto contiene un breve profilo, un'antologia di testi, una utile bibliografia di riferimento). Lavori sul pensiero della Stein: Carla Bettinelli, Il pensiero di Edith Stein, Vita e Pensiero, Milano 1976; Luciana Vigone, Introduzione al pensiero filosofico di Edith Stein, Citta' Nuova, Roma 1991; Angela Ales Bello, Edith Stein. La passione per la verita', Edizioni Messaggero di Padova, 1998, 2003; Angela Ales Bello, Edith Stein. Patrona d'Europa, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2000. Per la biografia: Edith Stein, Storia di una famiglia ebrea, Citta' Nuova, Roma 1994, 1999; Elio Costantini, Edith Stein. Profilo di una vita vissuta nella ricerca della verita', Libreria Editrice Vaticana, Citta' del Vaticano 1987, 1998; Laura Boella, Annarosa Buttarelli, Per amore di altro. L'empatia a partire da Edith Stein, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000]
Studiamo il problema bruciante dei nostri giorni, il problema sociale? Brucia esso anche noi? Oppure aspettiamo che altri trovino una soluzione qualsiasi, o che il caos si riversi sulle nostre teste? Se fossimo veramente degne del titolo di accademiste, sarebbe questo il nostro comportamento? Non dobbiamo cercare di portare il nostro aiuto in pratica e in teoria? Anzitutto in teoria, studiando le cause, gli ambienti sociali, cercando di trovare le soluzioni. In pratica: con la carita', cioe' con atti concreti di bonta', compiuti per un amore superiore. Le strade sono molteplici, come molteplici sono i bisogni. Non dobbiamo restare sui nostri binari, dobbiamo cercare il contatto con la massa in fermento, con i suoi bisogni fisici e spirituali.
11. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
12. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
13. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Michele Barbi, La nuova filologia, Sansoni, Firenze 1938, 1977, pp. XLIV.
- Giuseppe Petronio (a cura di), Letteratura di massa. Letteratura di consumo. Guida storica e critica, Laterza, Roma-Bari 1979, pp. LXXXVI + 170.
14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
15. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 334 del 5 ottobre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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