Telegrammi. 331



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 331 del 2 ottobre 2010

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Oggi

2. Questa cosa che chiamiamo nonviolenza

3. Silvia Berruto: Vivere semplicemente per permettere agli altri semplicemente di vivere

4. Pierluca Gaglioppa: Dentro ogni animo umano

5. Daniele Gallo: Per la giornata della nonviolenza

6. Flavio Lotti: L'Italia dei potenti si dimentica di Gandhi e San Francesco

7. Antonio Parisella: Un maggiore impegno educativo in direzione della nonviolenza

8. Peppe Sini: Due cose

9. Due incontri a Fiumicello

10. Per sostenere il Movimento Nonviolento

11. "Azione nonviolenta"

12. Segnalazioni librarie

13. La "Carta" del Movimento Nonviolento

14. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. OGGI

 

Oggi e' il 2 ottobre, Giornata internazionale della nonviolenza. Che verra' celebrata in varie citta' italiane, per iniziativa tanto di enti locali, quanto di istituti scolastici e di associazioni democratiche e movimenti di solidarieta'.

Che sia una giornata di informazione, coscientizzazione, impegno.

 

2. MATERIALI. QUESTA COSA CHE CHIAMIAMO NONVIOLENZA

[Riproponiamo per l'ennesima volta questo breve testo]

 

I. Una premessa terminologica

Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.

Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.

Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.

Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.

Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.

Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.

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II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione

La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.

Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.

Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.

Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).

Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.

Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.

Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.

Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.

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III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano

Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.

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IV. La nonviolenza come insieme di insiemi

Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.

1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).

2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.

3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.

4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.

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V. Un'insistenza

Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.

Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.

Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.

Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.

La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

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VI. Una grande esperienza e speranza storica

Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana.

 

3. OGGI. SILVIA BERRUTO: VIVERE SEMPLICEMENTE PER PERMETTERE AGLI ALTRI SEMPLICEMENTE DI VIVERE

 

[Ringraziamo Silvia Berruto (per contatti: s.berruto at gmail.com) per questo intervento.

 

Silvia  Berruto, fotoreporter e giornalista freelance aderente a "Giornalisti contro il razzismo", operatrice culturale, amica della nonviolenza, e' impegnata nell'associazionismo democratico, nel giornalismo d'impegno civile, in molte iniziative di pace, di solidarieta', per la nonviolenza; cfr. anche i siti: http://silviaberruto.wordpress.com e www.liberostile.blogspot.com]

 

 

 

"Vivere semplicemente, per permettere agli altri semplicemente di vivere".Mi commuove e mi meraviglia sempre questo richiamo e monito. Individuale e collettivo, insieme. Dal basso. Onnicomprensivo.

 

Restituisco la mia personale emozione e lo stupore permanenti nei confronti di una scelta-tentativo impegnativa quale e' quella che intendiamo proporre ad altri: la nonviolenza. Via senza ritorno.

 

Per essere. Per agire. Per attivare e per realizzare un empowerment collettivo. Plurale, laico, intellettualmente onesto, aperto. Valido per tutti. A difesa e a tutela di tutti.

 

Questo mi pare potrebbe essere ed e', per me, certo a mio modo di vedere e di sentire, un modo per celebrare la giornata internazionale della nonviolenza istituita dall'Onu.

 

Concependo il monito sopra citato come tensione e azione allo stesso tempo. A partire da una introspezione e autoanalisi per un'azione di liberazione individuale e collettiva.

 

A partire da se'.

 

Per poter essere credibili e per poter poi incoraggiare altre ed altri ad avvicinarsi ad una disciplina e ad una via - la nonviolenza - insieme esito e misura di tutte le cose. In una dimensione in cui humanitas e pietas sono utopie concrete e in cui la liberta' e' collettiva.

 

Gandhi continua ad interrogarci, in modo permanente, sui temi di una convivenza civile reale e possibile, affinche', attraverso la consapevolezza e la condivisione, nell'unita' di intenti, dei mezzi e dei fini, delle azioni concrete e della ricerca individuale e collettiva della verita', dal basso e da appassionati ricercatori della nonviolenza, attraverso un empowerment collettivo, possiamo emanciparci, accompagnandoci reciprocamente all'interno di una lotta serena, ma determinata, che ci porti ad opporci "alla menzogna, all'ingiustizia e alla violenza onnicida".

 

L'invito e' ad opporci a tutte le diseguaglianze, a batterci per l'equita', "l'Equivalenza", l'uguaglianza dei rapporti, e per la dignita' di tutte e di tutti, nessuno escluso, con uno stile e un incedere che siano per davvero, come diceva Alex Langer, nella dimensione vera, ricomposta e salvifica, del "lentius, profundius, soavius".

 

La nonviolenza possa essere allora voglia di presente, voglia di futuro, fonte di equita' e di "Equivalenza", occasione ed esercizio per tentativi in cui gli esperimenti collettivi con la verita', solo intellettualmente onesti, potranno permetterci di accompagnarci su una terra in cui, lo sappiamo bene, c'e' posto per tutti.

 

Come compagni di strada. Compagni: ovvero donne e uomini che con-dividono fra loro il pane quotidiano. La sorte collettiva. La voglia di lottare.

 

Per questo diciamoci reciprocamente l'impegno preso, sottoscritto anche senza firme, dichiarato anche senza proclami, per sostenerci a vicenda.

 

Ho troppa fatica da raccontare: ho visto e ho sofferto, infatti, una quantita' non più tollerabile di violenza paradossalmente proprio in ambienti e con persone che si autocertificavano come nonviolenti. A cominciare da me, certamente.

 

Non aspettiamo di ricostruire percorsi realmente antagonisti ex-post perche' sara' troppo tardi per viversi e per viverci insieme.

 

E se a stento possiamo "credere che un uomo di siffatta statura morale sia passato in carne ed ossa sulla terra" (cosi' disse Einstein di Gandhi), noi sappiamo, condividiamo, incoraggiamo e costruiamo ora con tante altre e tanti altri, mondi possibili ora, affinche' chi verra' dopo possa continuare a vivere e a testimoniare che e' stato proprio cosi'.

 

Con tutta la forza che posso, agli attivisti che saranno e sapranno essere vivi e vivaci, il 2 ottobre prossimo, anche per tutti gli altri: per gli stanchi, gli afflitti e i senza mezzi, ovvero per chi non ce la fa, un abbraccio forte

 

Silvia, amica e persuasa della nonviolenza

 

 

 

4. OGGI. PIERLUCA GAGLIOPPA: DENTRO OGNI ANIMO UMANO

 

[Ringraziamo Pierluca Gaglioppa (per contatti: pgaglioppa at landsnetwork.eu) per questo intervento.

 

Pierluca Gaglioppa lavora nel campo della tutela ambientale, e' dottore forestale ed esperto di questioni ambientali, cooperante internazionale di vasta esperienza, con una lunga esperienza di formatore e responsabile degli obiettori di coscienza in servizio civile presso l'Arci provinciale di Viterbo, ed e' da sempre impegnato in attivita' di pace, di difesa dell'ambiente, di solidarieta', per la nonviolenza; e' autore di varie pubblicazioni scientifiche]

 

 

Ultimamente mi capita sempre piu' spesso di visitare altri Paesi, per lavoro e studio principalmente (e' mia volonta' abbattere con una condotta di vita sostenibile le emissioni di CO2 dei trasferimenti aerei), e questo mi consente di entrare in contatto con altre culture, piu' o meno sviluppate come inteso nel gergo comune. Queste occasioni mi fanno sempre riflettere sull'animo umano e sulla disponibilita' di popoli e persone ad alcune regole della vita. Trovo spesso gente piu' attenta alle norme imposte dai Governi che alle leggi non scritte della coscienza; trovo frequentemente un'influenza eccessiva di dogmi ed ideologie nella condotta delle persone; ma sempre, sempre ho trovato gente disposta al dialogo e al confronto.

 

Penso che i media, soprattutto la televisione, abbiamo un peso rilevante nell'influenzare le menti. Banalizzo, ma e' crollato il mondo di relazioni sociali che si costruisce attorno alla casa, al nido attorno a cui i mammiferi gregari costruiscono la propria esistenza. Non esiste piu', almeno nelle citta' (e oramai il mondo e' fatto da inurbamenti e aree metropolitane: da qualche anno oltre il 50% della popolazione mondiale vive nelle citta'), la rete di relazioni, scambi, confronti e crescita. Di questo mi dispiaccio.

 

La nonviolenza e' dentro ogni animo umano ed e' fatta di incontri, di analisi e di discussioni; stiamo pero' sempre piu' chiudendoci in noi stessi, privilegiando gli egoismi e annullando il senso civico. La societa' degli sprechi crede di essere in un momento di crisi e pertanto, in modo molto animale, si chiude a riccio sul proprio nucleo di relazioni (principalmente familiari) e cerca costantemente di fregare il vicino. La mia principale battaglia per la nonviolenza, senza per questo dimenticare le ingiustizie globali, le assurde guerre che si combattono nel mondo, la porto avanti soprattutto nel mio mondo vitale quotidiano di relazioni sociali e lavorative.

 

Lavorare diligentemente e con coscienza, avendo come fine il servizio al cittadino/utente e all'amministrazione pubblica, e' il mio impegno quotidiano. Cercare di essere "contagioso" e fare in modo che la macchina funzioni, che prevalgano gli interessi di tutti, che il senso civico sia qualcosa che fa bene a tutti, comunicare e diffondere questo contro il degrado e il distacco dalla politica e' parte di un'azione nonviolenta.

 

Bisogna essere sempre vigili e partecipi nel denunciare e contrastare i grandi crimini che si perpetrano in giro per il mondo, onorare la giornata internazionale della nonviolenza e i nostri maestri, da Gandhi a tutti gli uomini e le donne nonviolente che si oppongono alle politiche di oppressione, violenza, sfruttamento ed emarginazione sui loro territori, sulle loro famiglie, sui loro cari.

 

Per custodire il nostro ecosistema, per Matteo e tutti i nostri figli, per il loro futuro, per il nostro territorio e le nostre relazioni in modo proattivo e fedele alla crescita della comunita' e' necessario l'impegno nonviolento di tutti, l'uso critico dei media e l'intensificazione delle relazioni umane e sociali.

 

 

 

5. OGGI. DANIELE GALLO: PER LA GIORNATA DELLA NONVIOLENZA

 

[Ringraziamo Daniele Gallo (per contatti: d.gallo at viator.it) per questo intervento.

 

Daniele Gallo e' il direttore della bella rivista "Viator", mensile cristiano della pace, della solidarieta', del dialogo e dei diritti umani]

 

 

 

Il 2 ottobre di ogni anno, anniversario della nascita di Mohandas K. Gandhi, e' dedicato, per iniziativa dell' Assemblea generale dell'Onu, alla nonviolenza: i 192 Stati membri la celebrano promuovendo "una cultura della pace, della tolleranza, della comprensione e della nonviolenza". Ormai possiamo, pur grossolanamente, dividere l'umanita' in due sostanziali gruppi: chi crede che la violenza sia legittimo ed efficace strumento per risolvere conflitti e situazioni a rischio e chi, al contrario, si alimenta della purezza del progetto trascendente sostenendo l'importanza del rispetto, del dialogo e della verita'.

 

La salvezza del pianeta sara' decisa proprio dal risultato di questa contrapposizione. Sembra incredibile che, dopo la selvaggia drammaticita' del "secolo breve", possa esistere ancora qualcuno che creda nell'opzione della violenza, del fascino della prevaricazione, della criminalizzazione del nemico e non sia accarezzato dalla gioia del Satyagraha gandhiano, strumento di salvezza personale e collettiva.

 

Nell'enciclica "Pacem in terris" del 1963 Papa Giovanni XXIII si rivolgeva agli uomini di buona volonta', al di la' della loro appartenenza di fede, dichiarando improponibile l'ossimoro della "guerra giusta" e anzi sostenendo che qualsiasi guerra moderna e' estranea alla ragione.

 

I decenni successivi hanno vieppiu' dimostrato l'illuminata acutezza di tale affermazione: ora sta a ognuno di noi schierarsi dalla parte giusta. Ne va della sopravvivenza del pianeta e della nostra identita' di riflesso divino.

 

 

6. OGGI. FLAVIO LOTTI: L'ITALIA DEI POTENTI SI DIMENTICA DI GANDHI E SAN FRANCESCO

 

[Ringraziamo Flavio Lotti (per contatti: tavola at perlapace.it) per questo intervento.

 

Flavio Lotti e' coordinatore nazionale della Tavola della pace, la principale rete pacifista italiana, organizzatrice della marcia Perugia-Assisi]

 

 

 

Sabato 2 ottobre 2010, l'Onu celebrera' la "Giornata internazionale della nonviolenza", ma all'Italia istituzionale e mediatica non interessa. In programma non c'e' niente. Non un'iniziativa, non un discorso ufficiale, non una menzione. Ma che volete: probabilmente, non sanno nemmeno che esiste la Giornata della nonviolenza! E poi, perche' mai politici e giornalisti dovrebbero perdere tempo a parlar di pace e di nonviolenza? Con tutto quello che hanno da fare! Lascia perdere!

 

Il problema e' che dopo il 2 viene il 4 ottobre. Altra "Giornata" da celebrare che governo e istituzioni, giornali e tv hanno scelto di ignorare. Il problema e' che, a differenza del 21 settembre e del 2 ottobre, la Giornata del 4 ottobre non e' stata istituita dall'Onu (organismo che da noi vale quanto un paio di scarpe rotte) ma dallo stesso Parlamento Italiano. "Il 4 ottobre - recita il testo di legge approvato all'unanimità nel 2005 - e' considerato solennita' civile e giornata della pace, della fraternita' e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse, in onore dei Santi Patroni speciali d'Italia San Francesco d'Assisi e Santa Caterina da Siena. In occasione della solennita' civile del 4 ottobre sono organizzate cerimonie, iniziative, incontri, in particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, dedicati ai valori universali indicati al primo comma di cui i Santi Patroni speciali d'Italia sono espressione". Niente di tutto questo (resistono solo le tradizionali cerimonie assisane). E si' che di protezione l'Italia oggi ne ha proprio un gran bisogno.

 

Se la nonviolenza non ci interessa, occupiamoci almeno della violenza che sta dilagando dentro e fuori i nostri confini. Da dove vogliamo cominciare? Dalla violenza mafiosa e criminale che si e' impossessata di tanta parte dell'economia del nostro paese? O dalla gente che tutti i giorni subisce le sue angherie? Dalla violenza con cui corrotti e corruttori stano uccidendo la vita democratica del nostro paese? Oppure da quella che ci viene inferta a piene mani da chi non paga le tasse e prospera nell'illegalita' e nell'abusivismo? Dalla violenza che domina il dibattito politico e la vita delle nostre istituzioni? O dalla violenza mediatica con cui stampa e tv cancellano la vita reale delle persone e soffocano le loro grida di aiuto? Oppure dal modo con cui si impone il bavaglio alla societa' civile responsabile? Di cosa vogliamo parlare? Della violenza che si consuma dentro le mura domestiche contro le donne e i bambini? O di quella che esplode nelle nostre citta'? E di quella che stanno vivendo i tanti operai, insegnanti, impiegati che stanno perdendo il lavoro? Della violenza sui bambini a cui viene negata la mensa a scuola o di quella sui rom che cacciamo a forza dalle nostre citta'? Vogliamo parlare della violenza con cui trattiamo e respingiamo gli immigrati e chi fugge da miseria, guerre e persecuzioni? Oppure vogliamo dedicare un po' d'attenzione alla violenza che subiscono tutte quelle persone che una politica dissennata ha impoverito e umiliato? O della violenza sui giovani che oggi non riescono a trovare ne' un lavoro ne' un futuro? E della violenza che la tv ci rovescia addosso tutti i santi giorni a tutte le ore, che ne diciamo? E quella che usiamo per distruggere l'ambiente in cui viviamo o per vivisezionare gli animali? E di quella che sta facendo saltare il resto del mondo, quando ce ne vogliamo occupare? Del sangue che scorre in Afghanistan, in Terra Santa o in Somalia? Di quello che succede nelle carceri iraniane, birmane o libiche?

Gandhi e Capitini, per quest'anno, se ne faranno una ragione. Voi invece, cari San Francesco e Santa Caterina, perdonateci se non vi onoriamo come si deve. E aiutateci! Qui va a finire male.

 

7. OGGI. ANTONIO PARISELLA: UN MAGGIORE IMPEGNO EDUCATIVO IN DIREZIONE DELLA NONVIOLENZA

Ringraziamo Antonio Parisella (per contatti: antonio.parisella at unipr.it) per questo intervento.

Antonio Parisella (Roma 1945), professore di storia contemporanea e storia dei movimenti e dei partiti politici all'Universita' degli studi di Parma e di storia sociale urbana alla Lumsa di Roma, vicepresidente dell'Istituto nazionale di sociologia rurale e presidente del Museo storico della liberazione (via Tasso 145, Roma). Gia' impegnato nei movimenti terzomondisti e in esperienze di solidarieta' sociale ed educativa nella periferia romana e nei movimenti studenteschi e politici universitari degli anni '70. Ha partecipato a incontri e confronti internazionali sulle riforme agrarie e sulla questione contadina. Ha fatto parte della segreteria nazionale del movimento dei Cristiani per il socialismo. E' stato collaboratore della rivista interconfessionale "Com-nuovi tempi", de "Il tetto", "Testimonianze", "Idoc-internazionale". Dagli anni '80 si e' impegnato nelle iniziative culturali, educative e d'aggiornamento didattico dell'Istituto romano per la storia d'Italia dal fascismo alla Resistenza (Irsifar) e della rete degli istituti federati con l'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione (Insmli) sui temi della Resistenza, dei diritti civili e della pace. Dal 1993, con Giorgio Giannini, Anna Bravo, Tonino Drago, Lidia Menapace ed Enrico Peyretti, e' stato tra i promotori - inizialmente inascoltati ed ostacolati - dello studio e della ricerca in Italia sulla lotta non armata nella Resistenza (detta anche Resistenza civile), oggi divenuta elemento imprescindibile dei nuovi orientamenti scientifici e didattici sul tema. Suoi scritti al riguardo sono in vari volumi con atti di convegni promossi dal Centro studi difesa civile e dal Comitato scientifico della Difesa popolare nonviolenta. Come presidente del Museo storico della Liberazione, ha promosso in Italia con Amnesty International la campagna contro la tortura "Mai piu' un'altra Via Tasso". Tra le opere di Antonio Parisella: Gerardo Bruni e i cristiano-sociali, Edizioni Lavoro, Roma 1984; Sopravvivere liberi. Riflessioni sulla storia della Resistenza a cinquant'anni dalla Liberazione, Gangemi, Roma 1997; Cattolici e Dc in Italia. Analisi di un consenso politico, Gangemi, Roma 2000; Cultura cattolica e Resistenza nell'Italia repubblicana, Ave, Roma 2005]

 

Se vi fosse stato bisogno di una motivazione specifica per motivare l'impegno per il 2 ottobre Giornata internazionale della nonviolenza, i ministri Gelmini e La Russa ne hanno fornita una e notevole: forse per questo bisognerebbe ringraziarli. Definendo una convenzione che introduce l'insegnamento della cultura militare nelle scuole, con corollari di pattuglie, divise, tiro con l'arco, la pistola e il fucile ad aria compressa, essi hanno richiamato alla memoria esercitazioni che credevamo fossero affidate alla memoria e allo studio del ventennio. C'e' da ricordare, infatti, non solo che l'Italia, per Costituzione (art. 11), ripudia la guerra, ma che e' stata una delle promotrici della convenzione internazionale contro i bambini soldato e che ha previsto nella sua legislazione e organizzazione amministrativa la Difesa civile non armata e nonviolenta, che - lontana dalla Difesa popolare nonviolenta auspicata dai movimenti - e' decollata come potrebbe decollare uno struzzo.

Ma, forse, c'e' un piu' generale clima culturale che richiederebbe un maggiore impegno educativo in direzione della nonviolenza, intesa non solo come assenza di violenza nelle relazioni umane, ma come atteggiamento etico e civile complessivo. La nonviolenza, infatti, comporta l'educazione alla cultura della dignita' della persona umana, che - dopo le devastanti negazioni operate dal nazifascismo e dai totalitarismi del '900 - la Costituzione (art. 2) pone al centro della sua costruzione come fondamento dei diritti e dei doveri. Oggi, in una serie molto ampia di occasioni, nella pratica quotidiana, reale e virtuale, tale dignita' viene offesa da molti singoli e da molte organizzazioni complesse, sia criminali sia legali.

Quello che piu' mi ha sconcertato e' che nessuna voce autorevole di intellettuale, di educatore o educatrice, di uomo o donna di religione, e neppure di grandi organizzazioni come i sindacati e le chiese, ma anche della eterogenea galassia di onlus e di ong che impegnano migliaia di volontari, si sia levata a protestare indignata e che non vi siano finora state iniziative di contrasto.

Mao e i suoi - rispetto all'immensita' della Cina - erano quattro gatti quando iniziarono la lunga marcia. E Gesu' stesso, se vogliamo, aveva solo dodici apostoli e una settantina di discepoli.

 

8. OGGI. PEPPE SINI: DUE COSE

 

Due cose anzitutto ti chiede la nonviolenza qui ed ora.

Opporti alla guerra assassina.

Opporti al colpo di stato razzista.

Lo stai facendo?

 

9. INCONTRI. DUE INCONTRI A FIUMICELLO

[Dal Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Per celebrare la Giornata internazionale della nonviolenza, l'Amministrazione comunale di Fiumicello (Udine), in collaborazione con il Movimento Nonviolento, ha organizzato un dibattito pubblico sul tema "Cultura della nonviolenza nella societa' e nelle istituzioni".

All'incontro, che si e' svolto giovedi' 30 settembre nella sala conferenze del Comune, e si e' protratto fino a tarda ora, hanno partecipato una cinquantina di cittadini che hanno conversato con Mao Valpiana che ha illustrato la storia della nonviolenza da Gandhi ai giorni nostri, con particolare riferimento all'esperienza di Aldo Capitini.

Venerdi' mattina primo ottobre, nella sala del Consiglio Comunale di Fiumicello, si e' svolta un'assemblea con gli alunni della quinta elementare e delle scuole medie. Piu' di duecento giovani, che si erano preparati all'incontro con la visione del film "Gandhi" (di Richard Attenborough, Gran Bretagna - India, 1982), hanno formulato moltissime domande, richieste, interrogativi sulla nonviolenza; un intenso dialogo si e' sviluppato per oltre due ore.

"L'assessorato alla cultura e all'istruzione di Fiumicello - ha detto l'assessore Bruno Lasca - si e' posto l'obiettivo di far conoscere la nonviolenza a chi ancora non la conosce e di motivare chi gia' la conosce ad applicarla nella relazioni quotidiane, per un reale percorso di educazione alla pace".

 

10. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

 

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

 

 

11. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

 

 

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

12. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riedizioni

- Claude Mosse', Alessandro Magno. La realta' e il mito, Laterza, Roma-Bari, Il sole 24 ore, Milano 2010, pp. XII + 252, euro 9,90.

- Domenico Musti, Storia greca, Laterza, Roma-Bari 1989, 2009, Mondadori, Milano 2010, pp. XVIII + 934, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori).

 

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

14. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 331 del 2 ottobre 2010

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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