Telegrammi. 328



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 328 del 29 settembre 2010

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Domani a Viterbo

2. Umberto Santino: Riscoprire e rifondare la nonviolenza alla luce della contemporaneita'

3. Invitiamo Comuni, scuole e universita' a celebrare la Giornata internazionale della nonviolenza istituita dall'Onu

4. Modello di lettera ai sindaci

5. Modello di lettera ai dirigenti scolastici

6. Modello di lettera ai rettori universitari

7. Redazione di "Altreconomia": La nonviolenza, un'idea pericolosa

8. Silvia Quattrocchi: Una riflessione sulla violenza

9. Daniele Sardella: Oltre la paura della contrapposizione

10. Elvira Zaccagnino: Contro l'assuefazione

11. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Gennaro Abele Avalimi

12. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Luca Carlini

13. Per sostenere il Movimento Nonviolento

14. "Azione nonviolenta"

15. Segnalazioni librarie

16. La "Carta" del Movimento Nonviolento

17. Per saperne di piu'

 

1. INIZIATIVE. PEPPE SINI: DOMANI A VITERBO

[Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, gia' consigliere comunale e provinciale, e' stato dagli anni '70 uno dei principali animatori del movimento che si oppone alle servitu' energetiche e militari nell'Alto Lazio, e il principale animatore del movimento che si oppose al devastante progetto autostradale della cosiddetta "Supercassia"; nel 1979 ha fondato il "Comitato democratico contro l'emarginazione" che ha condotto rilevanti campagne di solidarieta'; ha promosso e presieduto il primo convegno nazionale di studi sulla figura e l'opera di Primo Levi; nel 1987 ha coordinato per l'Italia la campagna di solidarieta' con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano; nel 1999 ha ideato, promosso e realizzato l'esperienza delle "mongolfiere della pace" con cui ostacolare i decolli dei bombardieri che dalla base di Aviano recavano strage in Jugoslavia; nel 2001 e' stato l'animatore dell'iniziativa che - dopo la tragedia di Genova - ha portato alla presentazione in parlamento di una proposta di legge per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza; e' stato dagli anni '80 il principale animatore dell'attivita' di denuncia e opposizione alla penetrazione dei poteri criminali nell'Alto Lazio - e negli anni '90 ha presieduto la Commissione d'inchiesta ad hoc istituita dal Consiglio Provinciale di Viterbo -; dal 2000 e' direttore del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Una sua lettera aperta del 3 luglio 2007 ha dato avvio al movimento che si oppone al devastante progetto del mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo]

 

Giovedi' 30 settembre, con inizio alle ore 20,30, presso il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" (che si trova in strada Castel d'Asso snc, nella campagna poco fuori le mura di Viterbo, nel cuore dell'area naturalistica, archeologica e termale del Bulicame) ci incontreremo con gli amici della "carovana antinucleare" partiti giorni addietro da Milano che stanno attraversando l'Italia per promuovere informazione e sensibilizzazione.

Per quelli di noi che negli anni Settanta ed Ottanta parteciparono al movimento antinucleare sara' anche un'occasione di comunicazione della memoria e degli insegnamenti che quell'esperienza produsse.

L'incontro avra' anche carattere conviviale. Tutte le persone di volonta' buona e di retto sentire sono invitate.

La nonviolenza e' in cammino.

 

2. EDITORIALE. UMBERTO SANTINO: RISCOPRIRE E RIFONDARE LA NONVIOLENZA ALLA LUCE DELLA CONTEMPORANEITA'

[Ringraziamo Umberto Santino (per contatti: Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito:  www.centroimpastato.it) per questo intervento.

Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007; (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 2008; Breve storia della mafia e dell'antimafia, Di Girolamo Editore, Trapani 2008. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino" nei nn. 931-934]

 

Temo che l'insegnamento e la testimonianza di Gandhi si riducano sempre di piu' a uno spot telematico in cui si vede uno strano personaggio seminudo e a un'icona per arredare un ambiente sempre piu' squallido e violento.

Oggi chi lo studia seriamente? Anche il tentativo di Rifondazione di qualche anno fa e' stato un buco nell'acqua, ben presto richiuso.

Penso che la nonviolenza dev'essere riscoperta e rifondata alla luce della contemporaneita', in cui le pulsioni violente e razziste si nutrono delle contraddizioni e delle profonde discriminazioni indotte dai processi di globalizzazione.

Finora la nonviolenza e' stata il vangelo di lotte di liberazione nazionale ed etniche o il percorso di singoli come Capitini e Dolci, la cui attivita' ha lasciato qualche segno ma in gran parte e' morta con loro.

A Palermo qualche anno fa abbiamo tentato di fare una riflessione legandola a un'analisi e a un progetto di lotta antimafia ma purtroppo anche il nostro tentativo e' presto abortito.

In ogni caso avremmo bisogno di un nonviolenza laica, sganciata da fedi religiose, e di un progetto praticabile nel contesto concreto in cui viviamo, mettendo in discussione anche i "testi sacri" e i personaggi  a cui si fa riferimento, se non vogliamo ridurli a santi di una religione fallita.

 

3. INIZIATIVE. INVITIAMO COMUNI, SCUOLE E UNIVERSITA' A CELEBRARE LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA ISTITUITA DALL'ONU

 

Il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, l'Onu ha istituito la Giornata internazionale della nonviolenza, proponendo che si svolgano ovunque iniziative di commemorazione e di impegno.

Chiediamo che in tutti gli enti locali, in tutte le scuole e in tutte le universita' d'Italia si svolgano iniziative.

A tal fine presentiamo di seguito tre modelli di lettere ai Sindaci, ai Dirigenti scolastici ed ai Rettori universitari, pregando i lettori di utilizzarli sottoscrivendoli ed inviandoli all'amministrazione comunale, alle scuole ed alle universita' del proprio territorio.

 

4. MATERIALI. MODELLO DI LETTERA AI SINDACI

 

Al Sindaco del Comune di ...

Oggetto: Proposta di iniziative per la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre, istituita dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi

Egregio sindaco,

l'Onu ha dichiarato il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, "Giornata internazionale della nonviolenza".

Sarebbe opportuno che in ogni realta' locale in quel giorno venissero promosse iniziative di commemorazione e di sensibilizzazione.

Con la presente formuliamo anche a lei tale proposta.

Distinti saluti,

Firma

luogo e data

Mittente

 

5. MATERIALI. MODELLO DI LETTERA AI DIRIGENTI SCOLASTICI

 

Al dirigente scolastico del ...

Oggetto: Proposta di iniziative per la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre, istituita dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi

Egregio dirigente scolastico,

l'Onu ha dichiarato il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, "Giornata internazionale della nonviolenza".

Sarebbe opportuno che in ogni istituto scolastico in quel giorno venissero promosse iniziative di commemorazione e di sensibilizzazione.

Con la presente formuliamo anche a lei tale proposta.

Distinti saluti,

Firma

luogo e data

Mittente

 

6. MATERIALI. MODELLO DI LETTERA AI RETTORI UNIVERSITARI

 

Al rettore dell'Universita' di...

Oggetto: Proposta di iniziative per la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre, istituita dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi

Egregio rettore,

l'Onu ha dichiarato il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, "Giornata internazionale della nonviolenza".

Sarebbe opportuno che in ogni Universita' in quel giorno venissero promosse iniziative di commemorazione e di sensibilizzazione.

Con la presente formuliamo anche a lei tale proposta.

Distinti saluti,

Firma

luogo e data

Mittente

 

7. VERSO IL 2 OTTOBRE. REDAZIONE DI "ALTRECONOMIA": LA NONVIOLENZA, UN'IDEA PERICOLOSA

[Attraverso Luca Martinelli (per contatti: luca at altreconomia.it) riceviamo il seguente articolo che apparira' su "Altreconomia" n. 120 dell'ottobre 2010.

Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento (traduzione del fondamentale libro di Gandhi: Hind Swaraj; ora disponibile anche in nuova traduzione col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni); La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori, e quello di Christine Jordis, Gandhi, Feltrinelli. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006.

Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recentissimo e' il volume che pubblica il rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. i dvd di Alberto Castiglione: Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004, e Verso un mondo nuovo, 2006. Tra i vari siti che contengono molti utili materiali di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.it, danilo1970.interfree.it, www.danilodolci.toscana.it, www.inventareilfuturo.com, www.cesie.org, www.nonviolenti.org, www.fondodanilodolci.it]

 

Il 2 ottobre si celebra, in tutto il mondo, la Giornata internazionale della nonviolenza. Coincide con l'anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, nel 1869.

E' all'uomo che seppe guidare la lotta per l'indipendenza dell'India che dobbiamo principi quali il rifiuto della guerra e della violenza come metodo per risolvere i conflitti; l'uguaglianza di tutti gli esseri umani e il diritto di ognuno a godere delle stesse opportunita' degli altri; l'accettazione e la valorizzazione delle diversita' personali e culturali; la liberta' di professare qualunque idea e credenza.

Alla fine degli anni '40 questi erano valori condivisi, e in alcuni Paesi - tra cui il nostro - erano entrati anche nella Carta Costituzionale.

Oggi, che sono nuovamente messi in discussione, vale la pena rileggere il pensiero di Gandhi, come quello del "Gandhi italiano", Danilo Dolci. In ottobre pubblicheremo una nuova edizione di Una rivoluzione nonviolenta, la biografia del sociologo triestino morto nel 1997 che raccoglie anche suoi scritti inediti.

 

8. VERSO IL 2 OTTOBRE. SILVIA QUATTROCCHI: UNA RIFLESSIONE SULLA VIOLENZA

 

[Ringraziamo Silvia Quattrocchi (per contatti: silvia at mostramida.it) per questo intervento.

 

Silvia Quattrocchi, architetto, impegnata nell'educazione ambientale e nella solidarieta' internazionale, tra i promotori dell'esperienza di un ecovillaggio, partecipa agli incontri di accostamento alla comunicazione nonviolenta che si svolgono da mesi a Blera (Vt)]

 

 

 

Qualche tempo fa parlai a un caro e autorevole amico che mi stavo avvicinando alla nonviolenza e alla metodologia nonviolenta, se cosi' si puo' dire, in quanto in vista di un progetto di vita comunitaria a me e al resto del gruppo era sembrato indispensabile intraprendere questo specifico percorso.

 

Il mio amico mi rispose chiedendomi quale era secondo me il motivo della violenza tra e nelle persone. Io gli risposi con innumerevoli parole, senza cogliere, in realta', il nocciolo della questione.

 

Lui mi disse: "Il motivo sta nel fatto che non si riconosce la violenza che e' dentro ognuno di noi".

 

Le sue parole mi illuminarono, e riflettendoci mi accorsi meglio di quanto fosse piu' facile vedere la violenza altrui, ponendosi al di sopra degli altri e sentendosi speciali, buoni, nonviolenti...

 

Ora cerco, piu' di prima, grazie alle sue parole e alla pratica nonviolenta, di vedere la mia parte oscura, accettandola piuttosto che facendo finta di niente visto che non mi piace e quindi, poi, finendo per sfogarla sugli altri.

 

Cerco, invece, di vedere il bene negli altri, trattenendo la mia spinta a giudicarli, poiche', in fondo, e' a me che sto dando un giudizio.

 

Circa un mese fa ho ascoltato la registrazione di una donna, a mio avviso molto saggia, in cui parlava di "mescolanza armoniosa", ossia di quanto sia creativo e fondamentale cercare di non imporre il proprio essere sugli altri, ma piuttosto cercare di guardare con amore, armoniosamente la diversita', non ostacolare, non bloccare l'impeto creativo degli altri, ma integrarlo con il proprio impeto.

 

Mescolarsi armoniosamente, mi piace molto questa frase, mi convince, mi da' serenita', mi fa sentire bene e se la metto in pratica, mi accorgo, do' gioia alle persone con cui mi relaziono. Il contrario avviene quando giudico, quando metto bocca, quando rompo l'armonia.

 

Tutto cio' e' possibile praticarlo solo quando siamo in grado di amare noi stessi, rispettandoci, altrimenti soccomberemmo a impeti a volte anche distruttivi.

 

A volte ci si riesce, a volte no. Aiuta dar fiducia e darsi fiducia.

 

 

9. VERSO IL 2 OTTOBRE. DANIELE SARDELLA: OLTRE LA PAURA DELLA CONTRAPPOSIZIONE

[Ringraziamo Daniele Sardella (per contatti: danielesardella at gmail.com) per questo intervento.

Daniele Sardella, "ingegnere che per mestiere fa l'equilibrista", tra i promotori dell'esperienza di un ecovillaggio, partecipa agli incontri di accostamento alla comunicazione nonviolenta che si svolgono da mesi a Blera (Vt)]

 

In fisica si dice da un secolo che "tutte le leggi di conservazione sono basate su simmetrie della natura" (Emmy Noether).

Dal parallelo conservazione-simmetria mi viene la seguente considerazione: a me sembra che la natura tenda ad una simmetria e ad un equilibrio che pero' non possono mai essere raggiunti e credo sia proprio dal disequilibrio che nasce la vita, e con essa la dinamica e la dialettica.

L'equilibrio mi evoca staticita' (il fisico Schroedinger lo vede addirittura come sinonimo di  morte!) mentre ho la sensazione che il quasi-equilibrio porta stabilita'.

E come camminando su una corda, o anche semplicemente sul pavimento, ogni passo fatto bene e' una successione di "quasi-equilibri", allo stesso modo credo che sia importante poter accogliere le differenze di opinioni o di modi di essere, per "nutrirci" di essi e permetterci una evoluzione che permetta di trasformare i dis-equilibri in quasi-equilibri.

A tale scopo credo sia fondamentale imparare ad ascoltare profondamente... parole, suoni, vibrazioni, colori, ascoltare quanto ci sembra estraneo, per poterlo ri-conoscere ed integrare senza disintegrarci o farci disintegrare.

Tra l'altro, come intuirono i taoisti migliaia di anni fa, la Natura vive grazie alla contrapposizione di opposti in continua relazione, quindi secondo me sarebbe intelligente vivere il confronto con la diversita' non con la paura per il cambiamento che mi sembra tipica, ma come una spinta propulsiva verso nuovi orizzonti.

E ascoltando senza giudizio ma con accoglienza la diversita', e' possibile secondo me entrare in com-passione e raggiungere una autentica com-prensione che permetterebbe al disequilibrio di evolvere in un quasi-equilibrio e portare crescita e stabilita'.

 

10. VERSO IL 2 OTTOBRE. ELVIRA ZACCAGNINO: CONTRO L'ASSUEFAZIONE

 

[Ringraziamo Elvira Zaccagnino (per contatti: media at lameridiana.it) per questo intervento.

 

Elvira Zaccagnino e' impegnata nell'esperienza delle Edizioni La Meridiana, una delle piu' rilevanti case editrici di area nonviolenta che costituisce uno dei frutti della testimonianza dell'indimenticabile Tonino Bello]

 

 

 

La domanda e': quanto la mistificazione dei fatti, la non assunzione di responsabilita', la negazione di verita' evidenti come anche la manipolazione della verita', sono oggi una forma rinnovata della violenza di produrre se stessa?

 

Quanta "violenza sociale" ha prodotto la negazione per anni di una crisi economica nel nostro paese? E quanta ne ha prodotto una comunicazione propagandistica e manipolatoria che ha costruito campagne da caccia alle streghe intorno ad avvenimenti, a casi, a eventi anche isolati creando fronti contrapposti tra i buoni e i cattivi? Puo' non dirsi violenta l'idea di negoziare temi etici con questo e quell'altro a seconda della convenienza immediata? E' violento solo lo sgombero dell'altro (rom, immigrato, diverso per orientamento sessuale, culturale, sociale) o anche il dar spazio politico, culturale e sociale a ideologie che si nutrono dell'idea stessa che la "diversita'" abbia gradi diversi di importanza? Non e' violenza oggi l'assopimento della coscienza personale e collettiva?

 

Ho sempre pensato che l'azione della nonviolenza fosse in quel processo che aiuta a riconoscere la sacralita' della persona: ovunque sia, chiunque sia.

 

Una nonviolenza rinnovata oggi agisce la sua azione ricercando il "sacer" di una umanita' ferita, ingannata, manipolata, illusa. Disgelare i meccanismi culturali e mentali attraverso i quali ogni confronto si trasforma in contrapposizione; l'altro diventa un inciampo; il disagio, di qualunque natura sia, la ragione per rivendicare le proprie ragioni costi quel che costi.

 

La nonviolenza e' possibile in una coscienza collegata alla capacita' di guardare, capire, conoscere, vedere, sentire lo scarto tra cio' che e' e cio' che deve essere perche' il "sacer" di ognuno sia rispettato.

 

Ecco: riprendere a vedere, sentire, percepire, capire, conoscere.

 

Gandhi, don Milani, don Tonino, Capitini hanno guardato, sentito, colto lo scarto e solo cosi' scoperto il sacro. E quando lo si vede non si puo' far finta di niente.

 

L'assuefazione oggi e' la piu' grande violenza che stiamo compiendo.

 

 

 

11. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO GENNARO ABELE AVALIMI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Luca Carlini di cui riportiamo ampi stralci.

 

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Gennaro Abele Avalimi e' un vecchio amico di questo foglio]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Gennaro Abele Avalimi: Non mi hanno convinto generose prediche, ma lo spettacolo orribile ed infame della violenza dispiegata, contro la quale iniquita' fin da giovane decisi di impegnarmi; e la valutazione realistica degli esiti delle esperienze rivoluzionarie che avevano adottato vie militari di rottura del disordine costituito. La scelta della nonviolenza e' stata per me una conseguenza logica dell'impegno politico nella sinistra egualitaria e antitotalitaria (e con terminologia dei decenni successivi: ecopacifista ed equosolidale).

Un radicale pessimismo e materialismo e l'ineludibile consapevolezza del dovere morale di contrastare l'ingiustizia e la menzogna, di affermare l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, mi hanno portato ad accostarmi alla nonviolenza; senza fedi, senza illusioni, senza entusiasmi: come scelta razionale e dovere morale, come rigorizzazione dell'agire politico, come illimpidimento del rapporto tra sapere e potere, come gestione adeguata del conflitto necessario. Opporsi all'oppressione, dirsi la verita': il resto viene da se'.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Gennaro Abele Avalimi: Soprattutto il movimento delle donne, la cui teoria-prassi mi ha cambiato la testa e la vita. E' il movimento delle donne la massima esperienza storica della nonviolenza in cammino.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Gennaro Abele Avalimi: Al giovane: mi pare che L'obbedienza non e' piu' una virtu', gli atti del processo a don Milani, siano una lettura sempre efficace per iniziare, cosi' come le vignette antimilitariste di Scalarini; e insieme Dalla parte delle bambine di Elena Gianini Belotti, e Manicomio perche'? di Franca Ongaro Basaglia; una piu' distesa lettura - ed imprescindibile, direi - e' Teoria e pratica della nonviolenza, l'eccellente antologia gandhiana curata da Giuliano Pontara; sono assai suggestive anche le poesie di Danilo Dolci, ad esempio la capitale raccolta Creatura di creature. E ancora: l'antologia Le filosofie femministe, a cura di Adriana Cavarero e Franco Restaino; Il bene comune della Terra, di Vandana Shiva; I sommersi e i salvati, di Primo Levi.

Per le biblioteche scolastiche: forse la prima cosa da fare sarebbe di renderle realmente fruibili; la mia impressione e ' che raramente i libri che contengono vengano realmente messi a disposizione di tutti gli studenti.

Per le biblioteche pubbliche: si potrebbe cominciare citta' per citta', biblioteca per biblioteca, facendo una ricognizione di quanti classici della nonviolenza vi siano, e richiederne l'acquisto tramite il registro dei "desiderata", e meglio ancora comprare "motu proprio" quei libri e alla biblioteca donarli (premendo poi tenacemente affinche' vengano al piu' presto inseriti nel catalogo e quindi messi a disposizione dei fruitori tutti).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Gennaro Abele Avalimi: Ovunque: le iniziative in difesa dell'ambiente e dei diritti umani, particolarmente quelle promosse e guidate da donne.

In Italia: l'opposizione alla guerra e al colpo di stato razzista.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Gennaro Abele Avalimi: Ognuno dovrebbe impegnarsi laddove si trova, portare la nonviolenza nelle cose che fa e nel come le fa.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Gennaro Abele Avalimi: Il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini; tutte le esperienze femministe e di autoaiuto delle donne, e particolarmente i centri antiviolenza, le case delle donne maltrattate, le esperienze di lotta contro la schiavitu' e il traffico di esseri umani.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Gennaro Abele Avalimi: Faccio propria la definizione piu' volte riproposta su questo foglio, da ultimo nell'intervista a Osvaldo Caffianchi nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 289.

"I. Una premessa terminologica

Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.

Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.

Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.

Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.

Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.

Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.

II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione

La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.

Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.

Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.

Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).

Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.

Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.

Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.

Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.

III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano

Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.

IV. La nonviolenza come insieme di insiemi

Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.

1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).

2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.

3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.

4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.

V. Un'insistenza

Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.

Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.

Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.

Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.

La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

VI. Una grande esperienza e speranza storica

Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana".

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Gennaro Abele Avalimi: L'esperienza attualmente (e dagli anni Settanta) maggiore a mio avviso e' quella del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Il precedente storico specifico piu' rilevante e' naturalmente l'esperienza di Danilo Dolci. Molte cose buone fa da anni l'associazione di associazioni "Libera" promossa dal Gruppo Abele di don Luigi Ciotti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?

- Gennaro Abele Avalimi: Una buona riflessione e' quella consegnata al volume a cura di Ernesto Balducci e Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia, che da un punto di vista concretamente nonviolento tratteggia una storia (e propone un'antologia) del pensiero pacifista dal Rinascimento al Novecento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?

- Gennaro Abele Avalimi: La nonviolenza essendo anche una riconciliazione con se stessi ed un illimpidimento del proprio sentire e condursi, ha anche un valore psicoterapeutico; e quindi essa trova strumenti ed esempi anche nella "cassetta degli attrezzi" delle psicoterapie. Beninteso: laddove esse psicoterapie siano autenticamente ordinate al benessere delle persone e non al loro mero adattamento a una realta' che puo' realmente essere intollerabile.

Inoltre, alcune delle esperienze piu' grandi della nonviolenza proprio in questo ambito si sono date: in particolare nella lotta contro l'istituto manicomiale (lotta che ha illuminato e promosso anche altre lotte contro le altre istituzioni totali). Un riferimento imprescindibile e' Franco Basaglia e l'esperienza del movimento della psichiatria democratica.

A questo si aggiunga che molte figure del pensiero psicologico e dell'attivita' psicoterapeutica sono state anche figure della nonviolenza o comunque alla tradizione nonviolenta hanno apportato ed apportano utili strumenti teorici ed operativi, ed utili termini di confronto.

Qualche ulteriore riferimento: Binswanger, Minkowski e la tradizione della psichiatria fenomenologico-esistenziale; Bateson e la scuola di Paolo Alto; Fromm; ma si vedano anche le ricerche di Foucault; tra i libri che offrono panoramiche complessive restano assai utili la Storia della psicoanalisi di Silvia Vegetti Finzi, la Storia della psicologia del Novecento di Luciano Mecacci, la "garzantina" di Psicologia di Umberto Galimberti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Gennaro Abele Avalimi: A mio parere sarebbe ora di promuovere un'edizione nazionale realizzata con criteri filologicamente adeguati delle opere di Aldo Capitini e di Danilo Dolci (qualche passo nella giusta direzione si e' fatto negli ultimi anni: per Capitini e' iniziata la pubblicazione dell'epistolario per impulso e sotto la direzione di Mario Martini; per Dolci si puo' partire dalla bibliografia curata da Giuseppe Barone). Mi pare che ve ne sia effettivo, urgente bisogno.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?

- Gennaro Abele Avalimi: Servirebbe un quotidiano diffuso in edicola.

 

12. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO LUCA CARLINI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Luca Carlini di cui riportiamo ampi stralci.

 

Per un breve profilo di Luca Carlini si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Luca Carlini: Ho svolto servizio civile nel 1990, all'eta' di 25 anni, presso la Caritas di Genova, in un centro per ragazzi handicappati nel mio quartiere. Inoltre, circa 10 ore settimanali erano dedicate all'analisi delle esperienze di lotta nonviolenta durante la seconda guerra mondiale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Luca Carlini: Mi aveva colpito in passato don Milani, e avevo anche letto un libro di Gandhi, che mi era a dire il vero risultato un po' difficile. Ho provato anche a leggere Capitini, trovandolo difficile...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Luca Carlini: Mi ha molto colpito, pur non essendo lettore di romanzi, il libro Il soldato dimenticato, di Guy Sajer, Sperling & Kupfer, dei primi anni '70, in cui un soldato tedesco racconta la sua esperienza di tre anni di guerra. Lo lessi a 22 anni. Essendo molto "realista", ritengo che non sia consigliabile per ragazzi sotto i 17-18 anni. Ho anche letto Lettera ad una professoressa, molto interessante anche per una analisi del sistema scolastico e della selezione di classe. Mi colpi' molto una volta, ma non so dirvi di chi sia questa analisi socio-economica, come una signora riporto' una conosciuta analisi economica chiamata "torta a tre strati con glassa", con tanto di disegno. Tale analisi spiegava come quello che si vede in economia e' la glassa, che si basa a sua volta sugli strati sotto, il primo strato e' quello della terra, e via su, anche lo strato della economia privata si basa su quello della economia pubblica e cosi' via.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Luca Carlini: Ritengo che tutte le iniziative nei paesi asiatici siano degne di approfondimento...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Luca Carlini: In italia vedo il campo dell'opposizione al razzismo strisciante, l'impegno per l'integrazione culturale... Vedo molto la necessita' della nonviolenza anche nel campo dell'informazione.. Poco credo si sia sviluppato nell'ambiente scolastico e famigliare, si e' sempre visto la nonviolenza come una cosa da gestire nei settori "politici".

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Luca Carlini: Non so se esiste ancora il centro di Boves, sarei curioso di sapere le attivita' che svolgono. Sarebbe bello fare una piccola storia del servizio civile come alternativa al servizio militare negli anni scorsi, e capire come il volontariato giovanile oggi in Italia puo' ancora essere svolto.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Luca Carlini: Non ci ho pensato mai molto, a me si addice perche' ho un carattere tranquillo, ma in ogni caso l'obiettivo e' giungere a risolvere tensioni prima ancora dei conflitti con il dialogo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Luca Carlini: In senso nonviolento vedo l'ecologia come la volonta' di vivere e spendere il proprio tempo in modo che la societa' sia fruibile da tutti, che il futuro non sia depauperato da quello che stiamo costruendo oggi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Luca Carlini: Siamo rimasti molto indietro nell'impegno antirazzista, snobbato da molti come un problema che riguardava "altri"... La nonviolenza ritengo che sia molto importante in questo ambito, che vedo veramente importante per il nostro vivere civile e sereno. Moltissimo fa anche la storia, ricordarsi come era l'Italia e come si emigrava sino a pochi decenni fa.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?

- Luca Carlini: La nonviolenza puo' avere il suo ruolo, per facilitare il dialogo e evitare scontri violenti... E' sempre bene ricordarsi che tutti siamo dentro un ingranaggio: la possibilita' di dialogo che innesca la nonviolenza va oltre il concetto di "classe"...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?

- Luca Carlini: Molte fabbriche di merci distribuite nel nostro paese sono oggi all'estero, in paesi in cui avviene un grave sfruttamento dei lavoratori; molti italiani non vogliono verificare come sono fabbricate le cose che comprano, e quali diritti abbiano i lavoratori che le producono: sino a quando faremo finta di niente e chiuderemo gli occhi, saremo degli ipocriti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo, antimilitarismo e disarmo?

- Luca Carlini: Sembrerebbero intrinsecamente legati. La crescita culturale del popolo dovrebbe essere fatta ipotizzando un corpo di difesa civile, egualmente finanziato come il corpo militare, avente lo scopo di organizzare a livello di scuole, ospedali, citta' e paesi degli addestramenti collettivi al fine di illustrare come la nonviolenza puo' essere usata anche per la risoluzione dei conflitti e contro una eventuale invasione di un paese nemico. Tali iniziative dovrebbero essere finanziate con i soldi stornati agli apparati militari. Non so pero' come potrebbe esssere gestita tale cosa senza suscitare alla lunga una sorta di "militarizzazione" della societa'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?

- Luca Carlini: La nonviolenza dovrebbe assicurare uno standard informativo maggiore di quello attuale, ad esempio garantendo che ogni notizia che riceviamo sia sempre con una fonte citata.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?

- Luca Carlini: Con la nonviolenza deve essere garantito il pluralismo religioso. Guai pero' a sottovalutare i problemi che esistono, come mi pare si stia facendo oggi, che sono legati alla integrazione tra le diverse religioni.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilita'?

- Luca Carlini: Mi sembra che si stia sopravvalutando internet in termini di quantita' di informazioni che e' in grado di fornire e di presunto mezzo di comunicazione universale. In realta' fornisce informazioni solo a chi ha uno spesso background culturale ed economico (cultura informatica, soldi per l'accesso alla rete e all'hardware...) e che ha anche il tempo di leggere, non trascurabile in una societa' dove altri mezzi piu' popolari (tv) di fatto monopolizzano il nostro tempo...

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Luca Carlini: Impiegato di ditta parastatale, 45 anni, ho svolto servizio civile presso la Caritas nel 1990. Continuo ad essere abbonato ad "Azione nonviolenta", piu' per prassi che per convinzione: anche se non sempre, alcune volte vi trovo articoli interessanti.

 

13. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

 

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

 

 

14. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

 

 

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

15. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- La Bruyere, I caratteri, Utet, Torino 1984, Tea - Editori Associati, Milano 1988, pp. XX + 444.

- La Bruyere, Les caracteres, Garnier Flammarion, Paris 1965, 1989, pp. 446.

 

16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

17. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 328 del 29 settembre 2010

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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