Telegrammi. 326



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 326 del 27 settembre 2010

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Nanni Salio: Persuasi, dubbiosi, scettici e oppositori della nonviolenza

2. Invitiamo Comuni, scuole e universita' a celebrare la Giornata internazionale della nonviolenza istituita dall'Onu

3. Modello di lettera ai sindaci

4. Modello di lettera ai dirigenti scolastici

5. Modello di lettera ai rettori universitari

6. Carla Biavati: La nonviolenza come pratica viva

7. Annarosa Buttarelli: Fino al presente compreso

8. Nicoletta Crocella: Una fedelta' alla propria ed altrui umanita'

9. Elena Gajani Monguzzi: Contro la violenza

10. Enrico Peyretti presenta "Hind Swaraj" di Mohandas K. Gandhi

11. Per sostenere il Movimento Nonviolento

12. "Azione nonviolenta"

13. "Keshet"

14. Segnalazioni librarie

15. La "Carta" del Movimento Nonviolento

16. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. NANNI SALIO: PERSUASI, DUBBIOSI, SCETTICI E OPPOSITORI DELLA NONVIOLENZA

 

[Ringraziamo Nanni Salio (per contatti: nanni at serenoregis.org) per questo intervento.

 

Giovanni (Nanni) Salio, torinese, nato nel 1943, ricercatore nella facolta' di Fisica dell'Universita' di Torino, segretario dell'Ipri (Italian Peace Research Institute), si occupa da alcuni decenni di ricerca, educazione e azione per la pace, ed e' tra le voci piu' autorevoli della cultura nonviolenta in Italia; e' il fondatore e presidente del Centro studi "Domenico Sereno Regis", dotato di ricca biblioteca ed emeroteca specializzate su pace, ambiente, sviluppo (sede: via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824 - 011549005, fax: 0115158000, e-mail: info at serenoregis.org, sito: www.serenoregis.org). Opere di Giovanni Salio: Difesa armata o difesa popolare nonviolenta?, Movimento Nonviolento, II edizione riveduta, Perugia 1983; Ipri (a cura di Giovanni Salio), Se vuoi la pace educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983; con Antonino Drago, Scienza e guerra: i fisici contro la guerra nucleare, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Le centrali nucleari e la bomba, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Progetto di educazione alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1991; Ipri (introduzione e cura di Giovanni Salio), I movimenti per la pace, vol. I. Le ragioni e il futuro,  vol. II. Gli attori principali, vol. III. Una prospettiva mondiale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986-1989; Le guerre del Golfo e le ragioni della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1991; con altri, Domenico Sereno Regis, Satyagraha, Torino 1994; Il potere della nonviolenza: dal crollo del muro di Berlino al nuovo disordine mondiale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1995; Elementi di economia nonviolenta, Movimento Nonviolento, Verona 2001; con D. Filippone, G. Martignetti, S. Procopio, Internet per l'ambiente, Utet, Torino 2001]

 

 

 

Se la nonviolenza "e' antica come le colline", come ci ricordava  Gandhi, anche le controversie pro o contro di essa lo sono altrettanto e l'avvicinarsi della giornata internazionale della nonviolenza, il prossimo 2 ottobre, lo conferma.

 

Tra gli oppositori, spicca, in questi giorni, il proclama del ministro della difesa Ignazio La Russa che, d'accordo con la ministra dell'istruzione, ha lanciato l'idea di "lezioni di guerra per gli studenti", a quanto pare rientrata dopo le numerose proteste. Forse era sfuggita a entrambi i ministri l'imminente ricorrenza promossa dalle Nazioni Unite, nonche' la conclusione del "Decennio dell'educazione alla nonviolenza per i bambini e le bambine del mondo"! Per una ironica ma secca riflessione, si veda l'articolo di Francesco Merlo, "E il fucile entro' a scuola. Lezioni di guerra agli studenti" ("La  Repubblica", 24 settembre 2010).

 

Tra gli scettici, possiamo citare Raniero La Valle ("Il valore insuperabile della persona", nel supplemento "Coi piedi per terra" n. 366 del 26 settembre 2010) che ha riproposto una concezione riduttiva di nonviolenza, con argomenti simili a quelli che discussi con lui tempo fa e ai quali evidentemente non fui in grado di replicare in modo persuasivo (Convegno "Potere e pace", 11-12 dicembre 2004, Sulmona).

 

Anche Domenico Losurdo puo' essere incluso in questa categoria, come si puo' dedurre dal suo libro La nonviolenza. Una storia fuori dal mito (Laterza, Roma-Bari 2010) recensito in questi giorni su "Il Manifesto" del 25 settembre 2010. Il "mito" di cui parla Losurdo, soprattutto a proposito della figura di Gandhi, consisterebbe nel fatto che egli non fu un "pacifista assoluto". In realta' questo e' un fatto ben noto, da tempo, e molto meglio analizzato nell'immensa letteratura su Gandhi da autori, tra gli altri, come Giuliano Pontara o Johan Galtung, entrambi totalmente ignorati nell'analisi di Losurdo, oltre che nelle tesi sostenute da La Valle.

 

E' noto che Norberto Bobbio si autodefini' dubbioso o perplesso della nonviolenza, a differenza per esempio di Aldo Capitini, che era un persuaso (a tale proposito rimando all'intervento di Enrico Peyretti, in www.peacelink.it/storia/a/31391.html). Anche Bobbio, pur conoscendo i lavori di Pontara e Galtung, non li esamino' mai con sufficiente ampiezza e profondita', lasciando incompleto il suo peraltro apprezzabile lavoro su Il problema della guerra e le vie della pace (ripubblicato in edizioni successive da Il Mulino, Bologna, quarta edizione 1997).

 

Per descrivere i "persuasi" della nonviolenza potrebbe essere utile tracciare una "mappa". Si immagini su un asse orizzontale di indicare sui lati opposti le due posizioni rispettive di "religione" e "politica" e su uno verticale quelle di un approccio "individuale" oppure "collettivo". Riempire i quattro quadranti che ne derivano con esempi tratti dalla storia mondiale puo' essere un utile esercizio, sia per i persuasi sia per tentare di dialogare con dubbiosi, scettici e contrari. Ognuno di noi privilegia, o ha privilegiato nel corso della sua vita, uno dei quattro possibili approcci (religioso/individuale; religioso/collettivo; politico/individuale; politico/collettivo) sino talvolta ad ampliare il proprio cammino come nel caso dei grandi maestri che riuscirono a spaziare su tutti e quattro (Gandhi, Capitini in particolare). Ne risulta un campo di ricerca vasto, di notevole attualita' e di enorme portata esistenziale.

 

Per concludere queste brevi e sintetiche considerazioni mi pare opportuno ricordare alcuni passi dell'intervento di Aldo Capitini alla conferenza triennale della War Resister's International a Roma nell'aprile 1966, sul tema "Nonviolenza e politica", utili anche per il completamento della "mappa della nonviolenza" di cui sopra.

 

Dice Capitini: "Se i nonviolenti vogliono influire sulla politica, cercheranno altri compagni per essere molti, useranno tecniche nonviolente che creano ostacoli... insomma riusciranno a contare qualche cosa politicamente, se saranno attivissimi, pur nella nonviolenza".

 

E prosegue affermando: "Il politico dice: prima il potere, poi la coscienza; il nonviolento dice: prima la coscienza, poi il potere".

 

 "Vale qui ricordare che i veri nonviolenti, specialmente dopo l'alto insegnamento di Gandhi, non si separano dagli altri, non fanno una setta isolata, ma amano (senza perdere la loro fedelta' alla nonviolenza pura) associarsi tante volte con gli altri, anche diversi, anzi con tutti".

 

E avviandosi alla conclusione del suo intervento sostiene: "La nonviolenza allena a una rivoluzione aperta permanente che va piu' in la' della democrazia, stabilendo una omnicrazia, cioe' il potere di tutti. Sono convinto che continui interventi di 'rivoluzionari nonviolenti' per cause giuste, sarebbero accolti bene da molti dei cittadini, e sarebbero un rinnovamento generale della politica degli stati attuali".

 

Infine, una osservazione che ci sembra tanto attuale da coincidere con l'iniziativa che abbiamo avviato come "Movimento dei movimenti" (per saperne di piu' si veda oltre al sito del Centro Sereno Regis, www.serenoregis.org , anche quello dedicato specificamente: http://ilmovimento.intodit.com/page/movimento-dei-movimenti ): "A questi interventi interni deve corrispondere la costituzione di una Internazionale della nonviolenza

 

che e' gia' in abbozzo nella War Resister's International. Nel 1864 fu fondata la Prima Internazionale dei lavoratori; fondare la Internazionale della Nonviolenza e' oggi nel tempo giusto".

 

Anche oggi e' il tempo giusto, ma con maggiore urgenza: non lasciamo passare altri cinquant'anni per realizzare questo sogno!

 

2. INIZIATIVE. INVITIAMO COMUNI, SCUOLE E UNIVERSITA' A CELEBRARE LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA ISTITUITA DALL'ONU

 

Il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, l'Onu ha istituito la Giornata internazionale della nonviolenza, proponendo che si svolgano ovunque iniziative di commemorazione e di impegno.

Chiediamo che in tutti gli enti locali, in tutte le scuole e in tutte le universita' d'Italia si svolgano iniziative.

A tal fine presentiamo di seguito tre modelli di lettere ai Sindaci, ai Dirigenti scolastici ed ai Rettori universitari, pregando i lettori di utilizzarli sottoscrivendoli ed inviandoli all'amministrazione comunale, alle scuole ed alle universita' del proprio territorio.

 

3. MATERIALI. MODELLO DI LETTERA AI SINDACI

 

Al Sindaco del Comune di ...

Oggetto: Proposta di iniziative per la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre, istituita dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi

Egregio sindaco,

l'Onu ha dichiarato il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, "Giornata internazionale della nonviolenza".

Sarebbe opportuno che in ogni realta' locale in quel giorno venissero promosse iniziative di commemorazione e di sensibilizzazione.

Con la presente formuliamo anche a lei tale proposta.

Distinti saluti,

Firma

luogo e data

Mittente

 

4. MATERIALI. MODELLO DI LETTERA AI DIRIGENTI SCOLASTICI

 

Al dirigente scolastico del ...

Oggetto: Proposta di iniziative per la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre, istituita dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi

Egregio dirigente scolastico,

l'Onu ha dichiarato il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, "Giornata internazionale della nonviolenza".

Sarebbe opportuno che in ogni istituto scolastico in quel giorno venissero promosse iniziative di commemorazione e di sensibilizzazione.

Con la presente formuliamo anche a lei tale proposta.

Distinti saluti,

Firma

luogo e data

Mittente

 

5. MATERIALI. MODELLO DI LETTERA AI RETTORI UNIVERSITARI

 

Al rettore dell'Universita' di...

Oggetto: Proposta di iniziative per la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre, istituita dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi

Egregio rettore,

l'Onu ha dichiarato il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, "Giornata internazionale della nonviolenza".

Sarebbe opportuno che in ogni Universita' in quel giorno venissero promosse iniziative di commemorazione e di sensibilizzazione.

Con la presente formuliamo anche a lei tale proposta.

Distinti saluti,

Firma

luogo e data

Mittente

 

6. VERSO IL 2 OTTOBRE. CARLA BIAVATI: LA NONVIOLENZA COME PRATICA VIVA

 

[Ringraziamo Carla Biavati (per contatti: carlabiavati at interfree.it) per questo intervento.

 

Per un profilo di Maria Carla Biavati dall'ampia intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 255 riprendiamo la seguente notizia biobibliografica "Maria Carla Biavati nasce il 18 luglio 1954, coniugata, parla inglese, diploma odontotecnico. Diploma in psicologia sistemica presso l'Associazione di ricerca sulla psicologia sistemica (Arps) di Bologna. Si e' specializzata al recupero dei giovani in disagio attraverso lo studio della metodologia elaborata dal professor Olivenstein del centro "Marmottan" di Parigi. Ha lavorato per nove anni al recupero di giovani con problemi di inserimento sociale e tossicodipendenza presso il centro di accoglienza dell'Opera Padre Marella a Bologna; lavora da diciassette anni per la Cooperativa Sociale A.D.A. come responsabile delle attivita' assistenziali. E' stata candidata tre volte alle elezioni comunali a Bologna, per i Verdi, per la lista Di Pietro - Occhetto e per la lista civica "Altro Appennino". Ha fatto parte, fin dall'inizio, della rete di formazione alla nonviolenza, un organismo nazionale di formazione e diffusione della cultura nonviolenta che ha lavorato negli anni '70 e '80 in tutta Italia fornendo corsi e training tematici a centinaia di associazioni. E' formatrice mediante il metodo del training nonviolento. Ha frequentato il corso di laurea per operatori di pace fondato dal professor Alberto L'Abate dell'Universita' di Firenze. Ha collaborato e partecipato ai programmi di formazione degli obiettori di coscienza dell'associazione Gavci, della Caritas e dell'Associazione Papa Giovanni XXIII, preparandoli al servizio civile all'estero (Bosnia, Kossovo, ecc.). Ha partecipato alle iniziative internazionali dei Beati i costruttori di pace in Bosnia (1992 Marcia dei 500, e 1993 Mir Sada, piu' altri tre interventi in Bosnia), in Kossovo (1999 I Care), in Congo (2001 Simposio internazionale per la pace in Africa) dove ha iniziato un rapporto con le realta' dell'associazionismo femminile congolese, si e' recata in Palestina per molti anni con le associazioni Berretti Bianchi Onlus, Ipri - rete Ccp, Interventi civili di pace, partecipando a numerose conferenze a Gerusalemme, Betlemme, Bilin e facendo monitoraggio ed interposizione nonviolenta in diversi progetti nella West Bank e nella striscia di Gaza (dal 2002 al 2009). Ha collaborato per tre anni, dal 1994 al 1996, ad un progetto dell'ong Ics di adozione a distanza a Mostar Est, dove si recava ogni mese per consegnare gli aiuti con l'Associazione "il Cerchio" di Modena. Ha iniziato ad interessarsi della situazione in Kossovo e, dopo numerosi viaggi di studio, ha collaborato alla realizzazione del progetto Campagna per una soluzione nonviolenta del conflitto in Kossovo come assistente del professor Alberto L'Abate, con il quale ha organizzato diversi training di formazione. Nel dopoguerra ha lavorato a percorsi di riconciliazione con padre Lush Gjergji, sacerdote cattolico kossovaro (1993-2004). Fa oggi parte dell'Associazione Berretti Bianchi Onlus di cui e' vicepresidente, associazione che opera in zone di conflitto con piccoli interventi, attualmente in Palestina e Iraq, e con progetti di integrazione sociale (migranti e Romanesc) in Italia. Ha partecipato a New Delhi alla fondazione del coordinamento mondiale di associazioni per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti, Nonviolent Peaceforce, sostenuta da numerose associazioni di tutto il mondo dal sudest asiatico all'Africa, dal sud America all'Europa. E' cofondatrice della Rete Corpi civili di pace, per la realizzazione dei Corpi civili di pace in Italia e in Europa. Ha partecipato per alcuni anni alle riunioni e al coordinamento del Network europeo per i Servizi civili di pace ( Encps). Attualmente collabora e fa' parte del direttivo di Ipri - Rete Ccp, e lavora al progetto Interventi civili di pace co-inanziato dalla Cooperazione Italiana allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri (Dgcs del Mae) che vede coinvolte molte Ong in otto regioni italiane nella diffusione della cultura di pace e nella diffusione dei metodi di intervento nonviolento nei conflitti. Insieme al Centro "Sereno Regis" di Torino ed all'Associazione francese Man ed al Movimento Nonviolento ha lanciato una campagna internazionale per una soluzione del conflitto israelo-palestinese che proponeva l'invio di una forza Internazionale d'intervento civile in Israele e Palestina, per uscire dalla logica della guerra, rinforzare lo spazio del dialogo e creare le condizioni per una soluzione politica del conflitto. Tuttora a termine della campagna partecipa e supporta le iniziative di resistenza civile denominate "Grassroot nonviolent resistence" in alcune zone della Palestina (Bilin, Al Masara, ecc.). Ha partecipato a numerose conferenze italiane ed europee sul ruolo della societa' civile nella prevenzione dei conflitti armati, tra cui quelle del ciclo voluto dal Segretario Generale dell'Onu per rafforzare il ruolo della societa' civile nello sviluppo di azioni efficaci nella prevenzione dei conflitti armati e per rafforzare le relazioni tra la societa' civile, l'Onu e le organizzazioni regionali mondiali come l'Unione Europea. E' stata membro del Comitato per la Difesa Civile Nonarmata e Nonviolenta. (Dcnanv) nel biennio 2005-2006. Ha collaborato alla realizzazione di alcune pubblicazioni sulla nonviolenza attiva: Guida all'azione diretta nonviolenta, a cura di Enrico Euli e Marco Forlani, supplemento al n. 33 di "AltrEconomia", novembre 2002, "Missioni di pace all'estero: prevenire i conflitti", con il contributo di Maria Carla Biavati; Celebrazione di San Massimiliano, obiettore e martire. Un Santo antico e moderno. Atti del Convegno-pellegrinaggio al Santuario "Madonna della Pace" di Albisola Superiore (Savona), 4 maggio 2003, a cura di padre Angelo Cavagna, "Conflitti moderni e Corpi civili di pace", di Maria Carla Biavati; Atti del Seminario "L'Evoluzione del principio costituzionale del sacro dovere di difesa della patria alla luce dell'evoluzione normativa e giurisprudenziale: La Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta", Organizzato dall'Ufficio per il Servizio Civile, Comitato di Consulenza per la Difesa Non Armata e Nonviolenta, Roma, Istituto Sturzo, 19 maggio 2005, "Hand out", di Maria Carla Biavati, vicepresidente dei Berretti Bianchi Onlus; Il nostro Iraq, di Maurizio Cucci, stampato nel 2006 con il patrocinio del Comune di Firenze, il sostegno della Commissione Pace e della Presidenza del Consiglio del Comune, grazie all'interessamento del Consigliere Pierluigi Ontanetti, "Introduzione", con la collaborazione di Maria Carla Biavati; Per un futuro senza guerre, di Alberto L'Abate, Liguori, Napoli 2008, "Il modello dell'essere umano e la ricerca per la pace", con il contributo di Maria Carla Biavati; L'Europa e i conflitti armati, a cura di Alberto L'Abate e Lorenzo Porta, University Press, Firenze 2008, "I cittadini promuovono la resistenza nonviolenta, la difesa e l'intervento in zona di conflitto, quale via per progredire nella cultura di pace", di Maria Carla Biavati; "Rivista di Interventi Civili di Pace", n 4, 2009, "Come realizzare i Corpi civili di pace", di Maria Carla Biavati"]

 

 

 

Vorrei partecipare alla giornata mondiale dedicata alla nonviolenza da - diciamo cosi' - una posizione "dal basso".

 

Non sono particolarmente esperta di tematiche geopolitiche dell'area mediorientale, ma da sei anni partecipo alle lotte nonviolente dei paesani dei villaggi palestinesi nella west bank e li conosco uno per uno, giovani e meno giovani, sindaci e contadini, e conosco pure i volontari internazionali che vengono con me a prendersi le pallottole di gomma (e ultimamente anche quelle "vere") ed i lacrimogeni a tutte le manifestazioni che vengono organizzate nei villaggi, a Bi'lin, Al Masara Nil'in, Budrus, Sheik Jarrah e tanti altri.

 

Mi piace dire che sono anche amica dei giovani e meno giovani israeliani che stanno insieme a noi sempre in prima fila a "proteggere" come possono i manifestanti dei villaggi.

 

Perche' partecipo e sono cosi' assidua a queste proteste?

 

E' soprattutto per la loro limpida linea di azione, la loro scelta di agire sempre secondo i metodi e le tecniche gandhiane, la loro ingenua organizzazione e la loro

 

orizzontalita'.

 

Pur non essendo un'esperta di politica negli anni ho visto accadere tante polemiche, tentativi di manipolazione e di gestione "dall'alto" che sono pero' tutti falliti. Spiego meglio: le lotte contro il percorso del muro nate spontaneamente dai paesani privati dei loro campi ecc. sono diventate, in un momento di stallo e nullificazione dei tentativi di soluzioni politiche, l'unica base di protesta popolare sul terreno, e quindi i comitati importanti, come Stop the Wall hanno cercato di organizzarli, ed anche i politici dell'Anp si sono precipitati a finanziamento e sostegno.

 

I nostri amici pero' hanno lottato per lasciare libera la loro organizzazione di uno sviluppo spontaneo nei villaggi rifiutando una organizzazione centralizzata, preferendo un coordinamento molto elastico che permettesse ai villaggi di auto-organizzarsi come meglio credevano. Inoltre, hanno fornito persone esperte di strategie nonviolente che istruissero i partecipanti, molti giovani della Holy land trust di Betlemme (allievi di Mubarak Awad) si sono recati a raccontare il percorso gandhiano, altri giovani israeliani hanno informato circa l'addestramento e la mentalita' dei soldati dell'Idf e alcuni responsabili delle proteste hanno sostenuto i locali nell'organizzazione logistica.

 

E' vero che negli ultimi due anni i raid continui e gli arresti indiscriminati hanno portato il Comitato ad accettare un sostegno economico da parte dell'Anp per coprire le spese legali. E' vero anche che la Conferenza di Bil'in e' diventata un punto fondamentale per l'incontro di personaggi nazionali ed internazionali a supporto della lotta nonviolenta palestinese e questo ha favorito le polemiche circa gli invitati presenti, pero' e' altrettanto vero che l'Onu, i politici dell'Anp, i rappresentanti di tutti i partiti politici, gli intellettuali e gli attivisti nazionali ed internazionali sono invitati liberamente e non in modo selettivo, ad indicare strumenti e percorsi per continuare le proteste contro il muro.

 

Quest'anno il grande regalo che ho portato a casa e' stata la presenza dei responsabili politici di Hamas che hanno non solo partecipato alla conferenza, ma anche appoggiato la lotta nonviolenta dei villaggi, fatta da giovani appartenenti al partito senza simboli politici e senza violenza. Il rappresentante politico di Hamas ha testualmente detto: "Nonostante le divisioni politiche insuperabili tra le nostre fazioni i giovani che lottano disarmati con i loro corpi di fronte ai soldati israeliani stanno costruendo una coscienza comune che supera ogni divisione e ci danno la speranza di riuscire a ricostruire una unita' nazionale dal basso, insegnandoci un dialogo sincero che nelle segreterie non sappiamo piu' riconoscere".

 

In fondo dobbiamo capire che la lotta nonviolenta dei villaggi rappresenta per le popolazioni locali l'unico sbocco attivo possibile dall'oppressione causata dall'occupazione e dall'emarginazione imposta dal muro. Inoltre rappresenta un nuovo modello di lotta che smaschera la violenza gratuita e immotivata delle forze di occupazione. I giovani israeliani che partecipano attivamente, nonostante non siano molti, sono in continua crescita, come anche i villaggi che si uniscono alle proteste del venerdi'. Ed anche gli attivisti internazionali aumentano di anno in anno.

 

Un mio amico israeliano mi ha detto: "E' soltanto qui che trovo la forza per continuare a vivere in Israele, qui ho capito che i palestinesi non ci odiano, e le loro radici profonde in questa terra possono diventare anche le nostre solo se riusciremo ad accettarli come i nostri fratelli piu' cari, la loro vicinanza ed il riconoscimento che hanno per noi mi aiutano a credere in uno stato unico per entrambi i nostri popoli, aperto al mondo e alle altre culture. Oggi sono quasi felice, dormo bene, mi sento protetto dall'affetto dei miei amici e mi basta".

 

Ecco, per me e' tutto qui.

 

Ho scelto di raccontare questa esperienza per celebrare la nonviolenza come pratica viva, attiva e in espansione.

 

La nonviolenza e' il "nuovo" per l'umanita', celebriamola, ma soprattutto pratichiamola: essa e' l'unico strumento capace di traghettare il nostro vecchio ed esausto pianeta in un futuro possibile.

 

 

7. VERSO IL 2 OTTOBRE. ANNAROSA BUTTARELLI: FINO AL PRESENTE COMPRESO

[Ringraziamo Annarosa Buttarelli (per contatti: annarosa.buttarelli at univr.it) per questo intervento.

Annarosa Buttarelli insegna Ermeneutica filosofica e Filosofia della storia all'Universita' di Verona e fa parte dal 1988 della comunita' filosofica di Diotima. Ha scritto saggi pubblicati all'interno di sei volumi di Diotima (Oltre l'uguaglianza, La sapienza di partire da se', Approfittare dell'assenza, La magica forza del negativo, Immaginazione e politica, Politica e potere non sono la stessa cosa). Ha dedicato molti saggi, traduzioni e curatele alla filosofa spagnola Maria Zambrano di cui e' considerata una delle maggiori studiose. E' direttrice della collana "Corrispondenze di Maria Zambrano" per l'editore Moretti & Vitali. Ha ideato ed e' coordinatrice scientifica del Master dell'Universita' di Verona "Filosofia come via di trasformazione" che inaugura un'innovativa formazione per filosofi e filosofe di nuova generazione. Impegnata nel pensiero e nella politica della differenza fa parte da anni della redazione della rivista "Via Dogana". Tra le opere di Annarosa Buttarelli: Donne e divino, S.C.C., Mantova 1992; con Luisa Muraro e Liliana Rampello, Duemilaeuna. Donne che cambiano l'Italia, Nuove Pratiche, Milano 2000; con Laura Boella, Per amore di altro. L'empatia a partire da Edith Stein, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000; Una filosofa innamorata, Bruno Mondadori, Milano 2004; Concepire l'infinito, La Tartaruga, Milano 2005; La passivita'. Un tema filosofico-politico in Maria Zambrano, Bruno Mondadori, Milano 2007; con Federica Giardini, Il pensiero dell'esperienza, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2008; Maria Zambrano, Per l'amore e per la liberta'. Scritti sulla filosofia e sull'educazione, Marietti 1820, 2008; Immaginazione e politica, Liguori, Napoli 2009; Politica e potere non sono la stessa cosa, Liguori, Napoli 2009; (a cura di), Carla Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, et al. edizioni, 2010]

 

Celebrare una giornata della nonviolenza e' un estremo paradosso come tutte le celebrazioni in negativo: giornata contro la violenza alle donne, giornata dedicata alla Shoah, ecc. Ribadiscono solo il perdurare a tutt'oggi della mancanza del positivo nella coscienza diffusa e nella vita quotidiana, che e' la cosa piu' importante e reale. Corrono anche il rischio di acquietare le anime che riversano a una sola giornata il risveglio e lo sdegno.

Vorrei percio' contribuire a ciò che fanno generosamente amici e amiche del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo dicendo loro quanto sono convinta che a un male radicale bisogna rispondere con comportamenti e pensieri quantomeno altrettanto radicali. Sono convinta che si dovranno "celebrare" molti altri 2 ottobre fino a che, diffusamente, non verra' fatto un passo indietro rispetto a tutto cio' che si fa e che si sa, e finche' non si andra', diffusamente, alla scuola quotidiana della cattedra di Carla Lonzi, Virginia Woolf, Etty Hillesum, Maria Zambrano... e delle loro sorelle in spirito e in pratica, nei secoli e fino al presente compreso.

 

8. VERSO IL 2 OTTOBRE. NICOLETTA CROCELLA: UNA FEDELA' ALLA PROPRIA ED ALTRUI UMANITA'

[Ringraziamo Nicoletta Crocella (per contatti: nicoletta at edizionistellecadenti.org) per questo intervento.

Per un profilo di Nicoletta Crocella dall'ampia intervista in "Coi piedi per terra" n. 296 riprendiamo la seguente breve notizia autobiografica: "Sono una donna adulta, ho 66 anni, sono responsabile dell'editoria per l'associazione Stelle Cadenti, ho fatto l'assistente sociale e la formatrice, da sempre scrivo, ho allevato bambini, amato uomini, coltivato amicizie, abbandonato storie che mi costringevano, incontrato altre persone. Ho partecipato a gruppi femministi, ecologisti, persino politici, oggi partecipo alle cose in cui credo, mi impegno con la scrittura e la comunicazione, nella relazione con i vicini, con bambini ed anziani, cani e gatti. Ho una particolare attenzione alla condizione della donna, la violenza sulle donne e' la rappresentazione di un mondo violento, della prevaricazione, del potere dell'uno sull'altra, ed alla condizione dei popoli oppressi. Particolare amore per la causa palestinese perche' la Palestina e' una ferita nel Mediterraneo, e' il capro espiatorio di nostre colpe passate, e' la dimostrazione di come un intero popolo possa divenire ostaggio, non considerato come composto di esseri umani, ma condannato in blocco ad una stenta sopravvivenza, per la nostra pretesa sicurezza. E per parlare di sicurezza, l'unica che mi interessa e' la sicurezza della terra e del cielo, del cibo e della vita delle persone vere"]

 

Avere una giornata dedicata alla nonviolenza e' un segnale, un piccolo segnale che si sta facendo largo nelle coscienze: la percezione che non e' possibile risolvere i conflitti e mantenere una convivenza sostenibile con i soliti mezzi, le guerre, la violenza, la repressione.

Questo nostro mondo soffre sotto i colpi che da ogni parte gli vengono, la violenza raggiunge ogni paese, entra nelle case, nelle relazioni e produce solamente disastri. I fautori di questo sistema, pronti a tirar fuori reparti antisommossa ad ogni manifestazione di dissenso, si giustificano dicendo che questa e' la realta' dalla notte dei tempi, che l'essere umano sin dall'inizio ha lottato per farsi spazio e proseguire nella sua evoluzione, e saremmo noi, coloro che rifiutano la violenza, che chiedono pace e giustizia, i poveri illusi, anime belle senza futuro...

Eppure la nostra storia, la storia dell'essere umano che si evolve su questa terra potrebbe ben essere scritta in modo diverso, dato che sono convinta che il passaggio dall'animale che lotta per la sua sopravvivenza all'essere umano che costruisce ripari, ama e protegge i piccoli, si riunisce in gruppi, collabora e lavora, avvenne cominciando da quando due sconosciuti si guardarono negli occhi e riconobbero un incontro, avvenne la comunicazione, il riconoscimento dell'altro, dell'altra come simile e differente, persona...

Le guerre, le sopraffazioni di cui e' costellata la storia sono gli ostacoli sul cammino della crescita umana, sempre imposte da sete di potere, da ingordigia e rapina.

In questo e' luminoso l'esempio di Gandhi, l'aver portato alla coscienza ed alla volonta' di un popolo intero la convinzione che si poteva opporsi all'oppressione, conquistare dignita' ed indipendenza senza ricorrere agli stessi mezzi dell'oppressore, ma resistendo in modo nonviolento.

Nelle scuole non parliamo di lui o degli altri esempi di nonviolenza, si studiano guerre e regni, potere, vittorie e sconfitte, mentre la vita, le convinzioni, la evoluzione di un senso di riconoscimento e di dignita' ad ogni essere umano sono considerate molto meno importanti e non vengono fatte oggetto di studio, di indagine, di osservazione.

Oggi nelle scuole italiane si pensa di far rientrare l'idea della formazione militare come tappa della evoluzione e della crescita personale (quella che "fa di un ragazzo un uomo", si diceva un tempo, quando il servizio militare obbligatorio sospendeva per un lungo periodo la vita dei giovani maschi per raccoglierli in caserme e farne dei bravi soldatini obbedienti), e credo che proprio in questa giornata dovremmo farci sentire e chiedere, proporre, sostenere un cambiamento di rotta, che implichi tra le discipline scolastiche, ed in ognuna di esse, nel modo di insegnare e di affrontare gli argomenti e la formazione dei ragazzi e delle ragazze la nonviolenza come fondamentale, l'educazione alla composizione nonviolenta dei conflitti, alla collaborazione, all'incontro, piuttosto che sostenere rivalita' e scontri.

Le occasioni sono infinite per dare una svolta al modi di relazionarsi, si possono fare persino giochi e progetti per cercare di riconoscere i germi della violenza che si annida nelle relazioni e nella quotidianita' e trovare insieme soluzioni nonviolente: credo che possa divenire un lavoro appassionante, degno, capace di far crescere la consapevolezza di se', delle proprie pulsioni, delle risposte spontanee, ed anche della possibilita' di usare altri approcci, di trovare altri modi... Questo vorrebbe dire preparare le nuove genrazioni alla vita!

I ragazzi palestinesi che si inventano ogni settimana iniziative e manifestazioni nonviolente contro il muro che distrugge le loro possibilita' di futuro e l'oppressione israeliana, hanno dovuto imparare sulla propria pelle, sulla storia della propria oppressione, la necessita' di uscire dallo scontro violento per cercare altri modi di esistere, e di farsi sentire. Ed i giovani refusnik israeliani hanno dovuto verificare spesso con la propria vita, con l'aver obbedito ad ordini ingiusti ed aver compiuto atti violenti contro altre persone, che non e' questa la via, che nel momento in cui riconosci l'essere umano che e' l'altro non puoi piu' semplicemente obbedire agli ordini e violare, uccidere, e che c'e' una fedelta' alla propria ed altrui umanita' che e' piu' forte, viene prima della fedelta' ad un esercito, e persino della fedelta' alle scelte del governo del proprio paese...

Non aspettiamo che i giovani italiani debbano subire queste amare scuole per riconoscersi esseri umani, cominciamo a lavorare da questo due ottobre perche' divenga sentire comune quello della formazione alla nonviolenza in ogni tipo di relazione, di incontro e di scontro.

 

9. VERSO IL 2 OTTOBRE. ELENA GAJANI MONGUZZI: CONTRO LA VIOLENZA

[Ringraziamo Elena Gajani Monguzzi (per contatti: elgajmon at gmail.com) per questo intervento.

Elena Gajani Monguzzi e' poetessa, docente, traduttrice, impegnata nella societa' civile, per i diritti umani di tutti gli esseri umani]

 

Non verra' mai sottolineato a sufficienza come la violenza sia generata anche dalla disattesa dell'altro come portatore di un proprio individuale gene della vita che tutti ci informa.

Questo gene viene sempre violato, la legge di cui e' portatore trasgredita, la sua vitalita' negata da ogni e qualsiasi forma di potere autosostituitosi allo spazio dell'autorevolezza.

 

10. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "HIND SWARAJ" DI MOHANDAS K. GANDHI

 

[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per averci messo a disposizione queste note su "Hind Swaraj" di Gandhi predisposte in occasione di un seminario che l'anno scorso si tenne presso il Centro studi "Sereno Regis" di Torino.

 

Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.serenoregis.org, www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68.

 

Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento (traduzione del fondamentale libro di Gandhi: Hind Swaraj; ora disponibile anche in nuova traduzione col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni); La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori, e quello di Christine Jordis, Gandhi, Feltrinelli. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006]

 

 

 

Gandhi pubblico' nel 1909, cento anni fa, l'opuscolo Hind Swaraj. Swaraj significa non solo indipendenza politica, ma autogoverno, capacita' di gestirsi, secondo la propria civilta' e spiritualita'. Qual e' l'interesse di questo libretto? Nel Centro Studi Sereno Regis di Torino (www.serenoregis.org) abbiamo svolto nel 2009 un seminario di lettura e riflessione su Hind Swaraj (usando la traduzione edita dal Movimento Nonviolento nel 1984 col titolo Civilta' occidentale e rinascita dell'India. Ora abbiamo una nuova edizione, col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni, Pisa 2009).

 

Il tema centrale e' la qualita' umana, la civilta' dei popoli. Gandhi vanta la tradizione antica, sperimentata da generazioni, della nazione indiana, la sua superiorita' morale, la saggezza di vita, che l'occidente non ha. Tuttavia, l'India deve risvegliarsi, ritrovare se stessa, ben piu' che scacciare gli inglesi, e non deve dipendere ne' imitare i suoi dominatori. Questo e' lo scopo della polemica di Gandhi. "Gli inglesi non hanno preso l'India; noi gliela abbiamo data" (p. 44).

 

"L'attuale condizione dell'Inghilterra e' pietosa". La civilta' moderna "e' una civilta' solo di nome" (pp. 39-41). Gandhi critica seccamente il parlamento, i politici, i giornali, ma - mi sembra - non tanto come strumenti della vita sociale (egli stesso per tutta la vita scrive e diffonde periodici), quanto per l'uso egoistico e non morale che ne viene fatto.

 

Gandhi critica l'introduzione in India delle ferrovie (una "peste bubbonica"), dei medici, degli avvocati (lui stesso faceva l'avvocato in Sudafrica per difendere gli immigrati indiani). "Il bene viaggia alla velocita' di una lumaca, pertanto ha poco a che spartire con le ferrovie". "L'uomo per natura e' fatto in modo che i suoi movimenti siano ristretti al raggio d'azione delle sue mani e piedi" (pp. 47-50). Eppure, lui stesso usera' anche la ferrovia per spostarsi in tutta l'India. "E' mia ferma convinzione che gli avvocati abbiano schiavizzato l'India, accentuato i dissensi tra musulmani e indu', e rafforzato l'autorita' degli inglesi (...). Dovremmo vergognarci di portare le nostre liti agli inglesi". "Quella professione insegna l'immoralita'", perche' gli avvocati "come regola, protraggono le liti anziche' sedarle" (pp. 53-54).

 

Gandhi critica anche i medici, perche' "gli inglesi si sono efficacemente serviti della professione medica per dominarci". La salute va preservata con la sobrieta', mentre "continuando a ricorrere alle medicine si ottiene una perdita di controllo sulla mente". Per fare medicine si uccidono migliaia di animali e si pratica la vivisezione, vietata in ogni religione. "Studiare la medicina occidentale vuol dire approfondire la nostra schiavitu'" (pp. 55-56).

 

Che cos'e' allora la civilta'? "La civilta' e' quel modello di condotta che indica all'uomo il cammino del dovere". Quello occidentale, invece, e' "un sistema competitivo che corrode la vita" (p. 57). L'India deve liberarsene. Anche gli antichi indiani avrebbero saputo inventare macchinari, ma "stabilirono saggiamente che si dovesse fare solo quel lavoro che potevamo eseguire con le nostre mani e piedi": in cio' consiste la vera felicita'. Essi "videro come i re e le loro spade fossero inferiori alla spada dell'etica e considerarono percio' i sovrani della terra inferiori ai santi e ai fachiri".

 

Gandhi idealizza il passato indiano, si', ma indica veri valori di vita. Pero' non ignora i mali dell'India: matrimoni precoci, poliandria, prostituzione, sacrifici religiosi di animali. Ma l'India puo' guarirne: "La tendenza della civilta' indiana e' di innalzare la statura morale, quella della civilta' occidentale e' di propagare l'immoralita' (...) Ogni persona che ami l'India sara' portata a restare legata all'antica civilta' indiana come un bambino al seno della madre" (pp. 58-59).

 

Riuscira' l'India a liberarsi, per autogovernarsi? "Credere che quanto non e' accaduto nel corso della storia non si verifichera' mai, e' porre in discredito la dignita' umana" (p. 60). E' un principio dell'idealita' creativa e realistica di Gandhi: il passato non vincola il futuro.

 

Gandhi pone in questo opuscolo temi che sviluppera' poi: coerenza tra mezzi e fini, stretti da un "inviolabile rapporto come tra il seme e la pianta"; diritti e doveri ("i veri diritti sono il risultato del compimento del dovere"); forza bruta e forza dell'anima, della coscienza. La storia umana non e' soggetta alla legge della violenza, che e' solo lo strappo rumoroso nel tessuto continuo della vita. Pone le basi della sua teoria e pratica di resistenza paziente (meglio che "passiva"), del giusto atteggiamento di fronte alle leggi ("Se l'uomo si rendesse appena conto che e' vile obbedire a leggi ingiuste, nessuna tirannia umana potrebbe esistere. Questa e' la chiave dell'autogoverno"), della democrazia formale e sostanziale, della nonviolenza del forte (pp. 62-73).

 

Gandhi ci sorprende ancora: "Uno sforzo e' necessario: eliminare la civilta' occidentale. Tutto il resto verra' da se'". Gandhi e' forse un antesignano dell'attuale scontro violento di civilta'? Ma quel che e' certo e' che l'autogoverno "non si otterra' mai con le armi. La forza bruta non e' nella natura dell'India. Dovete affidarvi solo alla forza dell'anima". E ancora: "Sono le macchine ad aver impoverito l'India (...) Le macchine sono il principale simbolo della civilta' moderna: esse rappresentano un grave peccato (...) La macchina e' un male". Gandhi ammette solo "l'antico sacro telaio a mano". Obiezione: tutto cio' che egli dice lo fa stampare con delle macchine. Si', risponde, "a volte il veleno viene usato per neutralizzare il veleno" (pp. 76-79). Gandhi, dunque, fanatico passatista?

 

La sua critica all'Occidente consiste in due punti principali (scrive Nanni Salio): primo, l'idea di crescita quantitativa senza limite, che e' di per se' distruttiva e autodistruttiva, tanto che, egli dice, basta aspettare per vedere crollare questo sistema; secondo, il modello umano di homo oeconomicus, che non solo produce ingiustizie atroci, grandi ricchezze e grandi miserie, ma riduce e amputa le dimensioni proprie dell'essere umano. Le sue critiche sono talora eccessive. Ma il senso della sua critica non e' sui particolari quanto sui caratteri di fondo accennati, sui quali ci conviene meditare oggi piu' di allora. Gandhi non e' contro le macchine, ma contro il macchinismo. Egli offre le premesse fondamentali all'ecologia profonda di Arne Naess, e alla ecosofia di Raimon Panikkar.

 

La sua politica e' soprattutto un concreto programma costruttivo, che propone gia' in Hind Swaraj. Questa, piu' ancora dell'astensione dalla violenza, e' la vera essenza della nonviolenza gandhiana. Civilta' umana e economia di giustizia vanno insieme in questo programma, che continua nei filoni gandhiani tuttora vivi nella societa' indiana, per lo piu' lontana dal sogno del Mahatma, e in tutto il mondo.

 

Gandhi vede nelle aggiunte artificiali allo stato naturale della vita soprattutto i pericoli, che esigono il massimo controllo, non sempre bastevole. Esagerato lui, o esagerato lo sviluppismo? Egli ha vissuto fino a vedere l'atomica, nel 1945, frutto delle culture violente, e ha sperato che quel massimo di violenza facesse rinsavire l'umanita', per amore e rispetto della vita.

 

 

11. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

 

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

 

 

12. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

 

 

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

13. RIVISTE. "KESHET"

 

E' uscito il n. 1/2 del giugno-luglio 2010 della bella rivista di vita e cultura ebraica "Keshet", diretta da Bruno Segre, giunta all'ottavo anno di pubblicazioni.

E' una rivista da leggere dalla prima all'ultima riga, preziosa e nutriente.

In questo fascicolo contributi di Nitzan Horowitz, Bruno Segre, Daniela Manini, Claudio Vercelli, Raniero Fontana, Sergio Franzese, Paola Cirillo, Selma Meerbaum-Eisinger, Gianpaolo Anderlini, Eleonora Heger Vita, Giuseppe Franchetti, Marcella Del Vecchio, Marco Maestro.

Il costo di un fascicolo e' di 5 euro; l'abbonamento a 4 fascicoli e' di 20 euro.

Direzione ed amministrazione: Galleria del Corso 4, 20122 Milano, e-mail: keshet at libero.it, sito: www.keshet.it

 

14. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Francois de La Rochefoucauld, Massime, Rizzoli, Milano 1978, pp. 480.

*

Riedizioni

- Carl Gustav Jung, La simbolica dello spirito, Einaudi, Torino 1959, Fabbri - Rcs Libri, Milano 2007, 2010, pp. 352, euro 9,90.

 

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

16. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 326 del 27 settembre 2010

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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