Telegrammi. 324



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 324 del 25 settembre 2010

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Giancarla Codrignani: Per la salvezza del futuro

2. Invitiamo Comuni, scuole e universita' a celebrare la Giornata internazionale della nonviolenza istituita dall'Onu

3. Modello di lettera ai sindaci

4. Modello di lettera ai dirigenti scolastici

5. Modello di lettera ai rettori universitari

6. Nino Lisi: Educazione alla gestione nonviolenta del conflitto

7. Francesco Pullia: Una scelta integrale di vita

8. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Giovanni Balacco

9. Francesco de Notaris: La forza della nonviolenza gandhiana

10. Il 26 settembre a Viterbo

11. Si e' svolto giovedi' 23 settembre un incontro di studio a Viterbo

12. Per sostenere il Movimento Nonviolento

13. "Azione nonviolenta"

14. Segnalazioni librarie

15. La "Carta" del Movimento Nonviolento

16. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. GIANCARLA CODRIGNANI: PER LA SALVEZZA DEL FUTURO

[Ringraziamo Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at alice.it) per questo intervento.

Giancarla Codrignani, gia' presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994; L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005]

 

Viviamo tempi abbastanza particolari, in cui certa e' l'inevitabilita' di profondi cambiamenti, anche antropologici; meno certe le direzioni di marcia che imboccheremo come societa'. Avvertiamo la positivita' potenziale di molti diritti che si sono affermati almeno giuridicamente, anche se non ancora per tutti, di tanta ricerca scientifica, della ricchezza della comunicazione e delle nuove tecnologie. Ma non e' detto che saremo cosi' bravi da "essere all'altezza": e' quasi palpabile la percezione della violenza, quella palese e aggressiva, ma ancor piu' quella latente e subdola che ovunque insidia la convivenza e la democrazia. Pensiamo all'investimento politico del ministro della difesa sulla formazione giovanile quando cancella il servizio civile e invece, con i corsi ad hoc, incentiva la militarizzazione delle coscienze come ai tempi della leva. Perfino il linguaggio politico si esprime ormai solo nella rissa e ignora l'argomentare. Inadeguati e ammutoliti i rapporti familiari che ammettono offese, percosse, stupri, pedofilia, uccisioni. False e intempestive esigenze di giustizia insidiano anche le religioni e portano la passione e la fede fuori dal livello simbolico a farsi azione rivendicativa e divisione con esiti eversivi, settari, razzisti.

Forse anche in noi che vorremmo essere nonviolenti rimbalzano tentazioni di radicalismi che ci impediscono di vedere i limiti di tutti e, quindi, anche nostri. Ho gia' detto che i computer meno aggiornati continuano a sottolineare in rosso la parola "nonviolenza": dobbiamo renderci conto che e' gia' gran cosa che siamo meno isolati degli antichi profeti. Ma per essere totalmente coerenti bisogna testimoniare di piu' e in modi nuovi (da cercare perche' neppure io so bene quali possano essere). Penso all'obiezione di coscienza e all'incapacita' di capire che, una volta che il soldato e' diventato un professionista, non possiamo limitarci ad assistere alle trasformazioni dei sistemi d'arma e alla partenza dei droni senza pilota azionati da un soldato che senza emozione ripete le mosse di quando giocava alla playstation e manda bombe sulla popolazione civile. E' una parola non gradita, ma dovremmo "studiare" di piu' per non limitarci alle pur necessarie  iniziative simboliche.

Celebriamo il nostro Gandhi, che amiamo per quello che sappiamo di lui, ma che e' sempre piu' lontano nel tempo, soprattutto per i giovani, ai quali risulta difficile coglierne l'esemplarita'. La conoscenza della spiritualita' di Gandhi non e' immediata, potremmo perfino percepire come limite la sua scelta di castita' a trentasei anni e domandarci se questo grande uomo sia stato davvero giusto con la moglie, da cui confessa di aver imparato la nonviolenza per la sua sottomissione alla propria giovanile intemperanza e nonostante lei abbia affrontato il carcere e, nel 1946, sia morta dopo un digiuno. Dico questo non per limitare il valore di Gandhi, ma perche' non credo nella venerazione sacralizzante. I grandi che ci hanno preceduto hanno consegnato la loro eredita' perche' venisse portata oltre in altri modi e diventasse dinamica. Capitini voleva che non ci definissimo mai "militanti", ma "persuasi". Persuasi che vale la pena, ma non solo nei gruppi in cui ci troviamo fra noi e, forse, ci consoliamo. Bisogna alzare la voce, usare la fantasia e i mezzi del nostro tempo per far emergere lo scandalo della nonviolenza e farla diventare metodo non (solo) perche' virtuosa, ma perche' necessaria per la salvezza del futuro.

 

2. INIZIATIVE. INVITIAMO COMUNI, SCUOLE E UNIVERSITA' A CELEBRARE LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA ISTITUITA DALL'ONU

 

Il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, l'Onu ha istituito la Giornata internazionale della nonviolenza, proponendo che si svolgano ovunque iniziative di commemorazione e di impegno.

Chiediamo che in tutti gli enti locali, in tutte le scuole e in tutte le universita' d'Italia si svolgano iniziative.

A tal fine presentiamo di seguito tre modelli di lettere ai Sindaci, ai Dirigenti scolastici ed ai Rettori universitari, pregando i lettori di utilizzarli sottoscrivendoli ed inviandoli all'amministrazione comunale, alle scuole ed alle universita' del proprio territorio.

 

3. MATERIALI. MODELLO DI LETTERA AI SINDACI

 

Al Sindaco del Comune di ...

Oggetto: Proposta di iniziative per la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre, istituita dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi

Egregio sindaco,

l'Onu ha dichiarato il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, "Giornata internazionale della nonviolenza".

Sarebbe opportuno che in ogni realta' locale in quel giorno venissero promosse iniziative di commemorazione e di sensibilizzazione.

Con la presente formuliamo anche a lei tale proposta.

Distinti saluti,

Firma

luogo e data

Mittente

 

4. MATERIALI. MODELLO DI LETTERA AI DIRIGENTI SCOLASTICI

 

Al dirigente scolastico del ...

Oggetto: Proposta di iniziative per la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre, istituita dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi

Egregio dirigente scolastico,

l'Onu ha dichiarato il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, "Giornata internazionale della nonviolenza".

Sarebbe opportuno che in ogni istituto scolastico in quel giorno venissero promosse iniziative di commemorazione e di sensibilizzazione.

Con la presente formuliamo anche a lei tale proposta.

Distinti saluti,

Firma

luogo e data

Mittente

 

5. MATERIALI. MODELLO DI LETTERA AI RETTORI UNIVERSITARI

 

Al rettore dell'Universita' di...

Oggetto: Proposta di iniziative per la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre, istituita dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi

Egregio rettore,

l'Onu ha dichiarato il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, "Giornata internazionale della nonviolenza".

Sarebbe opportuno che in ogni Universita' in quel giorno venissero promosse iniziative di commemorazione e di sensibilizzazione.

Con la presente formuliamo anche a lei tale proposta.

Distinti saluti,

Firma

luogo e data

Mittente

 

6. VERSO IL 2 OTTOBRE. NINO LISI: EDUCAZIONE ALLA GESTIONE NONVIOLENTA DEL CONFLITTO

[Ringraziamo Nino Lisi (per contatti: ninolisi at alice.it) per questo intervento.

Nino Lisi, fa parte della comunita' di base di San Paolo a Roma, del comitato di gestione di "Amistrada" (Rete di amicizia con le ragazze e i ragazzi di strada guatemaltechi), e di molte altre esperienze di solidarieta' e di pace; da sempre impegnato nel movimento delle comunita' cristiane di base, ne e' uno dei rappresentanti piu' noti in Italia]

 

Non sono un cultore di letture sulla nonviolenza. Pur non studiandone i fondamenti teorici, provo, per quanto e per come vi riesca, a praticarla. Per questo forse - e la mia affermazione potra' apparire azzardata a molti/e - a me pare che la nonviolenza non sia iscritta nell’ordine naturale delle cose.

Il mondo, la vita sono impastate di violenza. Basta pensare alla catena alimentare per rendersene conto, al fatto che la vita di ogni essere vivente inizia e si conclude con avvenimenti - la nascita e la morte - in cui la violenza e' ben presente. La psicologia e la stessa esperienza personale ci insegnano che chi subisce violenza e' portato anche inconsciamente a restituirla ad altri, pure se non esattamente agli stessi che gliel’hanno fatta.

La nonviolenza e' dunque il portato di una costruzione culturale. E come ogni costruzione culturale va custodita e sviluppata.

Per quel che mi riguarda il rifiuto della violenza - oltre che da un’avversione istintiva che e' questione caratteriale - deriva dalla constatazione della sua inefficacia come mezzo per migliorare lo stato delle cose. Anzi dalla constatazione che i suoi effetti vanno sempre e comunque in direzione opposta, perche' la violenza genera violenza e moltiplica gli odi: mai come in questo campo e' vero che ad ogni azione ne corrisponde un’altra eguale e contraria. Obiettivi dunque di giustizia, di liberta', di pacificazione non si riesce a perseguirli con la violenza. Le lotte del XX secolo ci hanno peraltro insegnato che per essere efficaci bisogna ricorrere a mezzi affini alle finalita' che ci si propone, anche se cio' richiede tempi lunghi.

Questo vincolo solleva il problema della gestione nonviolenta dei conflitti. Il conflitto sia a livello individuale, sia a livello di classe, di popoli e di stati e' ineliminabile. Una situazione pacificata, la stessa pace - come acutamente insegna Lidia Menapace - non sono segnate dall’assenza di conflitti, ma sono il luogo dove i conflitti  si gestiscono con l’obiettivo non di far soccombere via via le parti in causa finche' una sola resti dominante, bensi' con quello di mediare tra le contrapposizioni per ricercare le modalita' possibili per la coesistenza degli interessi che configgono.

Essere pacifisti e nonviolenti vuol dire dunque essere protesi verso la ricerca di mezzi di gestione dei conflitti - senza negarli e nemmeno sminuendone il peso - che anzitutto non li aggravino e mediante i quali si possa perseguire la coesistenza degli interessi contrapposti nella consapevolezza che non esistono soluzioni definitive e permanenti ma che via via vanno continuamente rinnovati e sperimentati equilibri instabili.

La gestione nonviolenta dei conflitti e' ovviamente impresa assolutamente difficile. Non si puo' improvvisarla, ne' bastano buone intenzioni e buoni sentimenti. Si tratta di sperimentare percorsi impervi e problematici per  imparare a scegliere in ogni conflitto la parte per cui schierarsi e sostenere le sue ragioni, senza per questo negare le ragioni della parte o delle parti avverse e tampoco ipotizzarne la soppressione. Sono richieste percio' determinazione, perseveranza, accumulo di competenze ed umilta'.

L’educazione alla pace, a mio avviso, vuol dire proprio questo: educare alla gestione nonviolenta dei conflitti.

Sarebbe percio' auspicabile che nei percorsi formativi ed anche nei programmi scolastici si introducesse un traning alla nonviolenza, per dar modo di imparare a non rispondere con violenza alla violenza. Potrebbe essere questo il primo passo dell’educazione alla pace, che come ho appena detto non puo' a mio avviso che coincidere con l’educazione alla gestione nonviolenta del conflitto.

Vi e' un esempio estremo da cui tutti potremmo apprendere molto: e' quello della resistenza popolare palestinese nonviolenta contro il muro e l'occupazione militare israeliana. Perche' allora non diffondere nelle scuole ed in genere tra i giovani l’appello che il  Coordinamento dei comitati popolari per la resistenza nonviolenta palestinese ha lanciato in vista della conferenza del 19 ottobre a Ramallah? Perche' non proporre ai giovani di partecipare alla raccolta delle olive in Palestina, quale azione concreta e nonviolenta di aiuto al popolo palestinese?

Invece circola tra i giovani in questi giorni la proposta dello stato maggiore dell’esercito di partecipare ad un traning alla vita militare, in cui e' prevista - a quel che sentivo stamane dalla radio - anche l’esperienza del tiro con la pistola. Allora c’e' da domandarsi qual e' il futuro che stiamo indicando ai nostri giovani, quali valori proponiamo loro, a quanti funerali di stato vogliamo prepararli.

 

7. VERSO IL 2 OTTOBRE. FRANCESCO PULLIA: UNA SCELTA INTEGRALE DI VITA

[Ringraziamo Francesco Pullia (per contatti: francesco.pullia at gmail.com) per questo intervento.

Per un profilo di Francesco Pullia dalla recente intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 309 riprendiamo la seguente notizia biografica: "Sono nato a Terni il 4 novembre 1956. Mi sono laureato in Filosofia a Perugia nel 1980 ed ho conseguito nel 1985 il diploma della Scuola di specializzazione in Giornalismo e comunicazione di massa alla Facolta' di Scienze Politiche della Luiss di Roma. Sono radicale dal 1972, vegetariano, animalista convinto (o, per meglio dire, persuaso), iscritto da lungo tempo alla Lav, studioso di buddhismo. Ho approfondito il pensiero di Aldo Capitini che ritengo uno dei maggiori pensatori del secolo scorso. Ho pubblicato nove libri di liriche (tra cui Le farfalle del Golgota, Ripostes, 1983; Visitazione della pietra, Ripostes, 1994; Indice di meraviglia, Ripostes, 1998; Partitura di fede e conoscenza, Ripostes, 2000; Il seme dell’accettazione, Ripostes, 2003; Cio' che ritorna quando s’affaccia l’alba, Premio Rhegium Julii, 2005, Nell’ora che svanisce tra le crepe, Mimesis, 2010), quattro di narrativa (Sulla soglia, la voce, Cappelli, 1987; Prova di luce, Ripostes, 1995; Il miele dell’officiante, Ripostes, 1997; Nei reami del falco, Ed. Il Torchio - La Bottega delle Meraviglie, 1998), quattro di saggistica d’argomento filosofico (Il dolce gomito, Cappelli, 1984; L’evidenza sensibile, Ellemme-Lucarini, 1991, Dalla schiuma del mondo, Mimesis, 2004, Dimenticare Cartesio. Ecosofia per la compresenza, Mimesis, 2010)"]

 

La nonviolenza (scritta, come ha insistito Aldo Capitini, in una sola parola per accentuarne il suo carattere propositivo) non può ridursi ad un metodo, ad uno strumento di lotta, ma deve rispondere ad una scelta integrale di vita. L’attualita' del lascito gandhiano, tanto intimo, profondo, quanto politico, risiede, a mio avviso, nell’implicazione della radicalita' di una scelta, nell’adesione a un mutamento che mette in gioco lo statuto del soggetto e conferisce pregnanza alla soggettivita' in relazione ad un tu. In questo senso, scaturisce da una persuasione che si esprime anche come moto perenne di criticita'.

Ritengo importante recuperare all’interno della prospettiva nonviolenta la riflessione adorniana e aggiungere il contributo derridiano. L’apporto di Derrida dev’essere preso in considerazione soprattutto per il modo con cui il filosofo si e' posto la cosiddetta “questione dell’animalita'”, vale a dire per avere insistito, piu' e meglio di altri, sulla necessita' dell’oltrepassamento dello scarto ontologico che ha condotto all’antropocentrismo e, di conseguenza, a quella forma di razzismo e ideologia totalitaria che e' lo specismo. Cos’e' lo specismo? Il preconcetto secondo cui una specie, quella umana, sarebbe depositaria di tutto e sarebbe plenipotenziaria nei confronti della natura. Da questo atteggiamento sono derivati i peggiori crimini che hanno contrassegnato e insanguinato la storia. Non a caso, Isaac Bashevis Singer, premio Nobel per la letteratura nel 1978, affermo' che “Auschwitz inizia quando si guarda a un mattatoio e si pensa: sono soltanto animali”. Ecco, la nonviolenza non puo' essere ristretta all’angusto orizzonte umano ma deve estendersi, allargarsi, a tutti gli esseri senzienti, come pensiero, etica e prassi per la biosfera, come ecosofia per il XXI secolo.

 

8. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO GIOVANNI BALACCO

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Giovanni Balacco.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Per un breve profilo di Giovanni Balacco si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Giovanni Balacco: Attraverso l'incontro con don Tonino Bello (abito e vivo a Molfetta) e poi il cammino/crescita in Pax Christi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?
- Giovanni Balacco: Don Tonino Bello, perche' ha incarnato il Vangelo e ha creduto, al prezzo di qualsiasi sacrificio, al sogno di Isaia: il deserto si trasformera' in giardino, crescera' l'albero della giustizia e frutto di quest'albero sara' la pace.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
- Giovanni Balacco: Le biografie di Gandhi, Bonhoeffer, gli Scritti di pace di don Tonino Bello (confesso che non ho letto molti libri, il mio e' piu' un percorso esperienziale).
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Giovanni Balacco: La campagna "Ponti e non muri" in Palestina.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Giovanni Balacco: Nella politica e nell'educazione, sia laica sia religiosa, e nell'informazione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Giovanni Balacco: Pax Christi (ma sono di parte), la campagna Banche Armate e inviterei i giovani a cercare in rete le realta' di informazione dal basso e a cercare nelle proprie vicinanze tutte le piccole realta' che cercano di dare voce alle minoranze.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Giovanni Balacco: La nonviolenza e' un modo di rapportarsi, prima con e tra le persone, poi con la natura, le istituzioni, le cose. E' partecipare attivamente alla vita sociale, politica, economica, religiosa senza intenzione di superiorita', senza supponenza di stare dalla parte giusta e senza sentirsi detentori di verita'. Caratteristiche fondamentali sono la mitezza, l'attenzione, la partecipazione, la condivisione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Giovanni Balacco: Non saprei fare distinzioni di genere, la nonviolenza e' una questione universale, riguarda maschi e femmine e anche la natura tutta, senza distinzioni.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Giovanni Balacco: Direi che la nonviolenza comprende anche l'ecologia, che e' nonviolenza verso la natura.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Giovanni Balacco: Forse mancano figure carismatiche capaci di unire armonicamente le tre dimensioni in un'unica lotta nonviolenta contro il razzismo; ci stiamo abituando a lasciare correre la violenza razzista quasi non ci riguardasse.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Giovanni Balacco: La nonviolenza non sopporta ingiustizia e prevaricazione quindi non puo' essere indifferente alla mafia, deve naturalmente e necessariamente combatterla. Libera che costruisce e non demolisce ne' demonizza e' l'esempio di lotta nonviolenta alla mafia.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?

- Giovanni Balacco: Qualsiasi forma di lotta contro le ingiustizie e per rivendicare diritti universali e' degna di essere accompagnata, lo stile della nonviolenza e' un elemento che arricchisce la lotta perche' combatte contro il sistema, non contro altre persone.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?

- Giovanni Balacco: E' un cammino difficile, che puo' essere guidato da forti personalita' carismatiche o da un lungo processo di presa di coscienza di un popolo intero.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?

- Giovanni Balacco: Non credo che il pacifismo possa ritenersi tale senza essere nonviolento, lo ritengo contradditorio.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?

- Giovanni Balacco: Qualsiasi lotta contro le armi e il loro uso militare deve essere nonviolenta, altrimenti e' un'altra guerra.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?

- Giovanni Balacco: Disarmo e' una parte, sia pure rilevante perche' le armi hanno effetti "collaterali" tragici, della nonviolenza.La nonviolenza parte dai rapporti umani e interpersonali, anche questi vanno disarmati.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza?

- Giovanni Balacco: La nonviolenza e' lo stile che deve caratterizzare ogni lotta per i diritti.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?

- Giovanni Balacco: Non so. Mi sembra che a volte la farmacologia sia troppo invadente, quasi violenta in alcuni frangenti.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?

- Giovanni Balacco: Anche l'informazione e' in guerra, sia perche' si imbarca con le spedizioni militari sia perche' si schiera (solitamente, dalla parte del piu' forte) usando inganno e menzogna, quindi venendo meno al proprio ruolo di cronaca. Anche nella vita sociale l'informazione e' spesso usata come arma contro un avversario/nemico. Per tornare pura, l'informazione ha bisogno di essere disarmata, deve cioe' semplicemente raccontare non contro ma con e per, in maniera assolutamente nonviolenta.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica?

- Giovanni Balacco: Non so.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?

- Giovanni Balacco: Lo stile del dialogo, cioe' ascolto delle ragioni altrui e confronto con le proprie ragioni, e' vitale per il rispetto reciproco e la convivenza pacifica delle religioni.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?

- Giovanni Balacco: Puo' suggerire uno stile utile alla crescita di ciascuno/a, puo' educare al rispetto e alla convivialita' delle differenze.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?

- Giovanni Balacco: Non so, mi sembrano attualmente due sfere antitetiche: l'economia e' basata sul mercato e quindi sulla non-regola della concorrenza, mentre la nonviolenza dovrebbe portare alla cooperazione. Certamente potrebbe suggerire una equa suddivisione delle risorse. ma come si fa?
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?

- Giovanni Balacco: Se pensiamo all'articolo 11 della nostra Costituzione, se pensiamo alle leggi sull'obiezione di coscienza, alla legge sul commercio delle armi potremmo dire che il contributo èe' enorme; ma oggi che chiamano "missioni di pace" le operazioni militari...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?
- Giovanni Balacco: Non so.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?

- Giovanni Balacco: Non so.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione storica e alla pratica storiografica?

- Giovanni Balacco: Non so.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?

- Giovanni Balacco: Mica facile! Ho sperimentato diverse volte questo metodo, che ha bisogno di tempi lunghi e di parecchia autodisciplina. Forse non siamo abbastanza nonviolenti da poterlo utilizzare, spesso si e' verificato uno scontro perche' in troppi si pretendeva ragione e non si indietreggiava ne' ci si avvicinava alle posizioni altrui.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?
- Giovanni Balacco: Non saprei scegliere perche' molto dipende dal contesto, neanche saprei elencarle per bene.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?

- Giovanni Balacco: In maniera esperienziale, non dogmatica e scolastica/teorica.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento all'azione nonviolenta?

- Giovanni Balacco: Non saprei dettagliare.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Giovanni Balacco: Mi sembra che ormai i seminari siano solo frequentati da addetti ai lavori e la carta stampata sia appannaggio di una ristretta cerchia, forse il racconto di esperienze concrete, la rete telematica e puntare all'educazione nonviolenta dei bambini potrebbero aiutare.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Giovanni Balacco: Il racconto di esperienze, con immagini/video e testimonianze dirette.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E come potrebbero migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione?

- Giovanni Balacco: Siamo troppo frammentati e legati alla tradizione, disattenti all'innovazione, al cambio dei linguaggi e dei modi di comunicare; siamo arretrati. proveniamo da diverse strade ma non abbiamo tentato fino in fondo una strada comune.Per essere efficaci dovremmo tornare alle radici e cercare un ceppo comune, di la' ripartire con tronchi, rami e foglie nuovi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se si', come?

- Giovanni Balacco: Si'. Internet ci aiuta ad iniziare la condivisione delle conoscenze, dei modi di pensare e a tentare una voce unica in argomenti comuni e attuali. E ci mette in rete con tante altre realta' locali, nazionali e globali.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?

- Giovanni Balacco: Senza inseguire i media potenti e prepotenti, dovremmo dotarci di agilita', leggerezza e chiarezza ed essere capaci di radicalita' senza essere pedanti e obsoleti, dialogando dovunque ci concedano spazio, a partire da internet.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e movimenti sociali: quali rapporti?

- Giovanni Balacco: Spesso le istanze sono comuni ma non le pratiche e gli stili di "conquista".
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e istituzioni: quali rapporti?

- Giovanni Balacco: Dialogo, proposizione e vigilanza. Annuncio e denuncia, con continuita' e attenzione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali rapporti?

- Giovanni Balacco: Non saprei dettagliare la risposta. La nonviolenza e' cultura.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e forze politiche: quali rapporti?

- Giovanni Balacco: Le considero forze quasi istituzionali, dialogo con tutti.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e organizzazioni sindacali: quali rapporti?

- Giovanni Balacco: La nonviolenza puo' suggerire pratiche di "lotta" contro gli abusi e per i diritti, non contro le persone ma contro le pratiche.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e agenzie della socializzazione: quali rapporti?

- Giovanni Balacco: Non so.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e pratiche artistiche: quali rapporti?

- Giovanni Balacco: Non so.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si e' data?

- Giovanni Balacco: L'amicizia facilita la nonviolenza, e' piu' semplice andare oltre con una persona a cui si vuole bene e risolvere le incomprensioni con dalogo e attesa paziente.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unita' dell'umanita': quale relazione e quali implicazioni?

- Giovanni Balacco: Se ogni essere umano lo percepisco come mio fratello, la nonviolenza dovrebbe essere conseguente stile di relazione. Mi disarmo di ogni cattiva intenzione verso qualsiasi unita' umana e gioco alla pari, dialogo collaboro coopero condivido.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?

- Giovanni Balacco: E' dura! La politica attuale, nel migliore dei casi, vuole uno scontro tra due o piu' contendenti. Credo che in questo momento, in Italia e nel mondo, un contributo forte della nonviolenza a tutta la politica possa essere la moderazione dei toni in ogni ambito.
*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?

- Giovanni Balacco: "Se non ho pace, come posso portare pace?": questo passaggio di una preghiera della Fraternita' di Romena mi mette ogni giorno in crisi.
Se non sono in pace con me stesso, dentro me stesso, se non ho disarmato tutta la mia persona non posso essere semente di nonviolenza e costruttore di pace.
*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive: quale relazione?

- Giovanni Balacco: Prendersi cura attivamente del territorio anziche' abbandonarsi a sterili proteste e' gia' nonviolenza, il salto di qualita' puo' essere mettersi in rete con altre realta' e contagiare l'impegno nel prendersi cura con passione e dedizione anziche' con rabbia e aggressivita'.
*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?

- Giovanni Balacco: Come la cura del territorio, ma e' piu' difficile. Raccogliere una carta da terra e' piu' semplice che relazionarsi con una persona che reagisce.
Prendersi cura delle persone con cui viviamo serve a maturare anche se stessi, a forgiare le forze, ad allenarsi per allargare la capacita' di prendersi cura oltre il proprio prossimo che ci riguarda e arrivare a prendersi cura di tutta l'umanita'.
*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?

- Giovanni Balacco: Da credente, accetto e non temo la morte, mia e dei miei cari, senza protestare. E' un passaggio necessario della nostra esistenza. L'unica lotta non e' per morire bene ma per vivere meglio.
*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?

- Giovanni Balacco: Le lotte nonviolente di Gandhi in India, di Martin Luther King per i diritti degli afroamericani, di Mandela contro l'apartheid, Tonino Bello a Sarajevo nel 1992.
*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?

- Giovanni Balacco: Non so. Credo sia visibile, almeno ai miei occhi, l'aspetto legato alla reazione contro le guerre del petrolio.
*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi in Italia?

- Giovanni Balacco: Credo sia fermo. Per lo piu' legato a qualche rara figura di religioso, il piu' delle volte locale, capace di gesti e parole universali e radicali, a favore dell'uomo e della natura e contro le violenze e gli abusi.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: E' adeguato il rapporto tra movimenti nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? E come migliorarlo?

- Giovanni Balacco: Non ho idea della situazione attuale.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?

- Giovanni Balacco: Non credo ci sia percezione della nonviolenza in Italia, se continua a diffondersi, a destra e a manca, la percezione che i soldati all'estero siano in missione di pace e' dura far passare l'idea di nonviolenza come gesto attivo.
*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative intraprendere perche' vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?

- Giovanni Balacco: Non so.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e intercultura: quale relazione?

- Giovanni Balacco: Dialogo a partire dalla conoscenza reciproca, dei volti delle storie e delle culture, e' principio di convivenza pacifica.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e conoscenza di se': quale relazione?

- Giovanni Balacco: Non so.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e scienze umane: quale relazione?

- Giovanni Balacco: Se la scienza studia solo per il bene dell'uomo e' gia' principio di nonviolenza, diversamente puo' essere strumento di conoscenza per la supremazia. Direi che ci deve essere coinvolgimento continuo.
*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio: quale relazione?

- Giovanni Balacco: Faticoso e fondamentale, disarmare la lingua e' una delle piu' grosse fatiche dei nostri tempi, dove alle parole si cambia arbitrariamente il significato caricandole di violenza esplosiva.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale relazione?

- Giovanni Balacco: Nonviolenza e' stile di vita sobrio e rispettoso di tutti e di tutto.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e critica dell'industrialismo: quali implicazioni e conseguenze?

- Giovanni Balacco: Laddove si critica la violenza dell'industrialismo, credo sia doveroso. Conseguenza e' la scelta di stili sobri che non usano prodotti dell'industrialismo spinto e deleterio per uomini e natura.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e rispetto per i viventi, la biosfera, la "madre terra": quali implicazioni e conseguenze?

- Giovanni Balacco: Ogni implicazione possibile perche' il rispetto per ogni forma di vita porta a conseguenze felici per tutta la biosfera, esseri inanimati compresi.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, compresenza, convivenza, scelte di vita comunitarie: quali implicazioni e conseguenze?

- Giovanni Balacco: Stare insieme, vivere insieme mette alla prova le nostre capacita' di convivenza, forza le nostre difficolta'; se riusciamo a stare insieme e a sopportare ciascuno la presenza dell'altro possiamo pensare anche di camminare insieme per una vita piu' in comunione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, riconoscimento dell'altro, principio responsabilita', scelte di giustizia, misericordia: quali implicazioni e conseguenze?

- Giovanni Balacco: Come fare differenza e scindere questi elementi? Mi sembrano tanto impastati tra loro da sembrare un unico ingrediente per la convivenza felice e pacifica del creato e delle creature.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni e conseguenze?

- Giovanni Balacco: Sapere di essere limitati, in quanto lenti e poco numerosi, ci invita ad essere perseveranti e tenaci.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale direzione?

- Giovanni Balacco: Verso l'altro.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilita'?

- Giovanni Balacco: Internet e' strumento pratico, agile e veloce che puo' contribuire alla diffusione della nonviolenza, anche acceleradone la conoscenza e facilitando gli incontri e le azioni comuni.
*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Giovanni Balacco: Giovanni Balacco, nato a Molfetta (Ba) il 18/5/1969, non ho mai scritto ne' esposto nulla; mi considero un gregario, un operatore di pace e di solidarieta'. Ha avuto la fortuna di incontrare persone di qualita' e capacita' con i quali ho percorso felici e fecondi tratti della mia esistenza. Tra le esperienze piu' significative ho collaborato con Pax Christi, con la Caritas diocesana di Molfetta, con alcune associazioni locali per viaggi umanitari in ex-Jugoslavia, con una associazione locale in un progetto di prevenzione della devianza minorile.

 

9. RIFLESSIONE. FRANCESCO DE NOTARIS: LA FORZA DELLA NONVIOLENZA GANDHIANA

[Ringraziamo Francesco de Notaris (per contatti: francesco.denotaris at virgilio.it) per questo intervento.

Francesco de Notaris, gia' senatore della Repubblica, giornalista e saggista, protagonista di molte iniziative di pace, di solidarieta', per i diritti umani, contro i poteri criminali e la violenza. Tra le opere di Francesco de Notaris: Realizzare la speranza. Voci della citta', Edizioni Dehoniane, Napoli. Si veda anche l'ampia intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 301]

 

L'anniversario della nascita di Mohandas Karamchand Gandhi detto il Mahatma, soprannome datogli da Tagore, il grande poeta indiano, dovrebbe richiamare il grande precetto della nonviolenza.

"La forza generata dalla nonviolenza e' infinitamente maggiore della forza di tutte le armi inventate dall'ingegno umano" (Gandhi).

La nonviolenza e' lotta contro le ingiustizie ed e' grande manifestazione di amore verso l'altro ed, al tempo stesso, impegna in un percorso di ricerca della Verita'.

L'attualita' dell'insegnamento e' fuori discussione ed il movimento chiamato satyagraha richiama la verita' (satya) e la fermezza (agraha) che genera la forza.

In Italia, nel 1968, Capitini proponeva la difesa popolare nonviolenta come soluzione al problema della difesa istituzionale ed operava un salto profetico nell'indicare il dovere della difesa della Patria come dovere di difendere e costruire una Patria che non e' il piccolo territorio nel quale si vive, ma e' la Patria universale, la Terra che l'uomo abita.

Appare evidente a tutti che in questa prospettiva la mia Patria e' il Mondo con tutte le conseguenze che nascono.

Anche questa idea mi spinse, nel 1994, a rinforzare l'idea, che veniva da lontano, inserendo all'art. 9 del Disegno di Legge n. 360 sulle "Nuove norme in materia di obiezione di coscienza", comunicato alla Presidenza del Senato il 2 giugno, festa della Repubblica, l'istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per gli affari sociali, l'"Ufficio per il servizio civile nazionale" che aveva al punto e) il compito di "predisporre, con il Dipartimento della protezione civile, forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta".

Il Senato approvo' il testo in quella formulazione e lo stesso testo venne riproposto nella XIII Legislatura che lo approvava nel 1998 e fu la legge n. 230.

Il maggior teorico della Difesa popolare nonviolenta, professor Antonino Drago, nel n. 11 dei "Quaderni Satyagraha", volume monografico su "La nonviolenza attiva in marcia" (Libreria Editrice Fiorentina) diretto da Rocco Altieri e curato da Pietro Pertici, afferma che "trenta anni dopo Capitini, nel 1998, il Parlamento italiano approvava una legge (la n. 230) che per la prima volta programmava una 'difesa civile non armata e nonviolenta' da parte dello Stato".

Di tale fatto, insieme a gruppi, movimenti, singoli cittadini e parlamentari impegnati per la pace, ed in quella Legislatura, insieme ai colleghi de "la Rete" e Verdi e al senatore Domenico Gallo, me ne attribuisco il merito.

Oggi, nell'anniversario gandhiano, bisogna riaffermare che abbiamo tutti insieme il dovere civile ed istituzionale di formare i giovani, di favorire in loro l'idea che non e' giusto uccidere e che e' possibile la difesa nonviolenta.

So bene che il discorso e' impegnativo e l'ideale e' in controtendenza in una societa' violenta e rissosa come la nostra, che privilegia l'uso delle armi nel tentativo di voler risolvere i conflitti.

La nonviolenza non e' "utopia" se con questo termine la si nega come possibile metodo. L'utopia non e' impossibilita', non e' illusione.

E' illusione realizzare la pace con le armi: questa e' illusione e impossibilita'.

Noi dobbiamo inseguire l'utopia e la speranza vera.

L'emergenza educativa nella quale siamo impone la proposta di percorsi vocazionali, e la pace e' aspirazione universale, e' un bene primario che non puo' esserci se non per tutti, non c'e' pace vera se e' soltanto per alcuni.

Bisogna operare immaginando che c'e' la possibilita' che non ci sia la violenza nel mondo nonostante una mentalita' bellicista che pervade trasversalmente l'umanita'.

"La nonviolenza non significa docile sottomissione alla volonta' del malvagio, ma significa l'impiego di tutte le forze dell'anima contro la volonta' del tiranno. La nonviolenza non e' una giustificazione per il codardo, ma e' la suprema virtu' per il coraggioso. La pratica della nonviolenza richiede molto piu' coraggio della pratica delle armi... Anche la vendetta e' sintomo di debolezza... Un cane abbaia e morde quando ha paura. Un uomo che non teme nessuno al mondo giudica inutile perfino adirarsi contro chi cerca invano di arrecargli offesa. Considero me stesso un soldato, ma un soldato di pace. Sono consapevole del valore della disciplina e della verita'" (Gandhi).

Oggi servono istituzioni per la pace per realizzare una politica di pace: i movimenti per la pace dovranno stringere alleanze con forze politiche, con sindacati, con categorie professionali, con esponenti della cultura e puntare ad obiettivi che diano forza alla pace: diritto internazionale, tribunali di giustizia, embargo sugli armamenti, interventi di salvaguardia della natura, leggi giuste, etc.

Non piccoli progetti, come fanno gli altri. Se sara' come gli altri, il movimento per la pace non sara' "altro".

 

10. INCONTRI. IL 26 SETTEMBRE A VITERBO

 

Domenica 26 settembre 2010, con inizio alle ore 15,30, presso il centro sociale autogestito "Valle Faul" a Viterbo, si svolgera' il quarantatreesimo incontro di studio del percorso di formazione e informazione nonviolenta iniziato da alcuni mesi.

All'incontro partecipa il responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo.

Il centro sociale autogestito "Valle Faul" si trova in strada Castel d'Asso snc, a Viterbo.

L'iniziativa e' ovviamente aperta alla partecipazione di tutte le persone interessate.

 

11. INCONTRI. SI E' SVOLTO GIOVEDI' 23 SETTEMBRE UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO

 

La mattina di giovedi' 23 settembre 2010 a Viterbo, presso la sede del "Centro di ricerca per la pace", si e' svolto un nuovo incontro di studio della Divina Commedia. Sono stati letti e commentati alcuni canti del capolavoro dantesco.

Gli incontri sulla letteratura italiana che si svolgono presso il Centro di ricerca per la pace di Viterbo sono parte di un'iniziativa di promozione del diritto allo studio.

Al termine dell'incontro i partecipanti hanno espresso la loro adesione all'iniziativa della Giornata internazionale della nonviolenza del 2 ottobre.

 

12. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

13. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

 

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

14. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Rudolf Arnheim, Arte e percezione visiva, Feltrinelli, Milano 1962, 1997, pp. 416.

- Albe Steiner, Il manifesto politico, Editori Riuniti, Roma 1978, pp. 110 di testo + 152 di studi e realizzazioni grafiche.

*

Riedizioni

- Giovanni Verga, I Malavoglia, Rcs Rizzoli Libri, Milano 1978, 2010, pp. 360, euro 7,50 (in supplemento al "Corriere della sera").

 

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

16. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 324 del 25 settembre 2010

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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