Coi piedi per terra. 356



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 356 del 16 settembre 2010
 
In questo numero:
1. Giorgio Nebbia: Ecologia come nonviolenza nei confronti della natura
2. Verso il 2 ottobre, giornata internazionale della nonviolenza
3. Eleonora Bellini: Due ottobre
4. Augusto Cavadi: Gratuita' esperita e comunicata
5. Chiara Cavallaro: Sulla strada della nonviolenza
6. Angela Dogliotti Marasso: Le radici profonde e attuali della nonviolenza
7. Enzo Mazzi: I giovani, nostra speranza
8. Giovanni Sarubbi: La nonviolenza e' indispensabile per la vita
9. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Giacomo Alessandroni
10. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo
 
1. EDITORIALE. GIORGIO NEBBIA: ECOLOGIA COME NONVIOLENZA NEI CONFRONTI DELLA NATURA

[Ringraziamo Giorgio Nebbia (per contatti: nebbia at quipo.it) per questo intervento.

Giorgio Nebbia, nato a Bologna nel 1926, docente universitario di merceologia, gia' parlamentare, impegnato nei movimenti ambientalisti e pacifisti, e' una delle figure di riferimento della riflessione e dell'azione ecologista nel nostro paese. Dal sito di Peacelink riprendiamo la seguente piu' ampia scheda: "Giorgio Nebbia, nato a Bologna nel 1926, professore ordinario di merceologia dell'Universita' di Bari dal 1959 al 1995, ora professore emerito, e' stato deputato e senatore della sinistra indipendente. Giorgio Nebbia si e' dedicato all'analisi del ciclo delle merci, cioe' dei materiali utilizzati e prodotti nel campo delle attivita' umane, agricole e industriali. Nel settore dell'utilizzazione delle risorse naturali ha condotto ampie ricerche sull'energia solare, sulla dissalazione delle acque e ha contribuito all'elaborazione dell'analisi del flusso di acqua e materiali nell'ambito di bacini idrografici. Nel corso delle sue ricerche, di ambito nazionale e internazionale, ha studiato il rapporto fra le attivita' umane e il territorio, con particolare riferimento al metabolismo delle citta', allo smaltimento dei rifiuti e al loro recupero, ai consumi di energia. Giorgio Nebbia e' autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche e di alcuni libri divulgativi: L'energia solare e le sue applicazioni (Feltrinelli); Risorse merci materia (Cacucci); Il problema dell'acqua (Cacucci); Sete (Editori Riuniti); La merce e i valori. Per una critica ecologica del capitalismo (Jaca Book). Si e' occupato inoltre di storia della tecnica ed ha fatto parte di commissioni parlamentari sulle condizioni di lavoro nell'industria. E' unanimemente considerato tra i fondatori e i principali esponenti dell'ambientalismo in Italia". Tra le sue molte pubblicazioni segnaliamo particolarmente: Lo sviluppo sostenibile, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991; La merce e i valori. Per una critica ecologica del capitalismo, Jaca Book, Milano; cfr. anche: Il problema dell'acqua, Cacucci, Bari 1965, 1969; La societa' dei rifiuti, Edipuglia, Bari 1990; Sete, Editori Riuniti, Roma 1991; Alla ricerca di un'Italia sostenibile, Tam tam libri, Mestre 1997; La violenza delle merci, Tam tam libri, Mestre 1999; tra le opere recenti: con Virginio Bettini (a cura di), Il nucleare impossibile. Perche’ non conviene tornare al nucleare, Utet Libreria, Torino 2009]

 

Vivere e operare secondo la nonviolenza significa identificare le forme della violenza e cercare di eliminarle. La nostra societa' e' piena di violenza; alcune forme sono ben visibili: quella delle armi, della guerra, dell’oppressione esercitata da popoli o comunita' forti su quelle deboli, dei ricchi sui poveri. Ma ci sono altre forme meno visibili, ma altrettanto “violente”, associate ad azioni apparentemente virtuose. Che cosa c’e' di piu' virtuoso del soddisfare i bisogni materiali degli esseri umani, i bisogni di cibo, di benzina, di automobili, di abitazioni? Oppure di aiutare, con la pubblicita', le persone a conoscere merci e servizi che promettono la felicita'? Eppure anche queste azioni virtuose hanno un contenuto di violenza sotto vari aspetti.

Tanto per cominciare, la divinizzazione delle merci porta ad una schiavitu' per cui ogni persona si sente costretta a conquistare denaro per soddisfare sempre nuovi bisogni. L’attuale sistema economico, ormai adottato in tutto il mondo, anche in quella parte che aveva conosciuto il sistema comunista, s'ingegna di procurare alle persone sempre nuovi bisogni per costringerle a nuovi sacrifici, per ridurle ad una nuova dipendenza e spingerle ad un nuovo modo di godimento e quindi di rovina economica, costringendo ciascuna persona a possedere piu' delle altre per trovarvi la soddisfazione del proprio bisogno egoistico.

Con la massa degli oggetti cresce la sfera degli esseri estranei, ai quali le persone sono soggiogate, ed ogni nuovo prodotto e' un nuovo potenziamento del reciproco inganno e delle reciproche spogliazioni. Ogni persona diventa tanto piu' povera come persona, ha tanto piu' bisogno del denaro, per impadronirsi dell'essere ostile, e la potenza del suo denaro sta in proporzione inversa alla massa delle merci disponibili.

Per soddisfare il bisogno di denaro molte, la maggior parte delle persone sono disposte a rinunciare al soddisfacimento dei veri bisogni, di istruzione, di salute, di solidarieta' con altri, anzi a sopraffare gli altri in una continua gara di supremazia attraverso il possesso delle merci.

Senza contare che le armi, i primi strumenti di violenza, sono esse stesse merci, prodotti industriali e di commercio, “merci oscene”.

*

La conquista delle merci nasconde un secondo volto della violenza. Ogni merce si puo' ottenere soltanto portando via dalla natura - anche da quei territori della natura che non dovrebbero avere padrone, ma che in realta' sono diventati “proprieta'” di singoli, imprese, stati, si pensi alle miniere, ma anche alle spiagge, ai boschi, agli animali “addomesticati”, eccetera - dei beni fisici, materiali che vengono poi trasformati in merci mediante i processi produttivi. Tali processi hanno un contenuto di violenza sia sotto forma di lavoro, spesso pericoloso, talvolta mortale, sia sotto forma di inquinamento dell’ambiente con le scorie dei vari processi. Infine le merci diventano oggetti di “consumo”. Ma che dico? di “uso temporaneo”, perche' noi non consumiamo niente e tutto quello che entra nel processo di uso diventa ben presto scorie o rifiuti o materiale accumulato nella tecnosfera, nell’universo degli oggetti fabbricati.

Mentre “le leggi” riconoscono, e puniscono, la violenza di una persona che si appropria dei beni di un’altra persona, nessuna legge riconosce la violenza di singole persone o imprese o stati, ancora contro i beni collettivi sotto forma di contaminazione o inquinamento di acque, mare, aria, fiumi, eccetera, beni che non dovrebbero avere padrone.

Una violenza che si manifesta con danni al prossimo vicino, inquinato con i fumi e i rifiuti dell’energia e delle merci consumate, a quello lontano nello spazio, che non avra' acqua bevibile perche' fiumi e pozzi sono stati contaminati dalle scorie delle merci usate dai paesi a monte, talvolta lontano centinaia di chilometri, e al prossimo del futuro, che avra' meno risorse naturali “godibili” e che dovra', anche a distanza di anni e di secoli, fare i conti con risorse naturali impoverite dal successo merceologico delle generazioni precedenti, dalle modificazioni del clima provocate dai gas immessi nell’atmosfera decenni prima, dalle scorie radioattive persistenti, residuate dalle attivita' nucleari militari e commerciali di secoli o millenni prima.

Il contenuto di violenza nascosto nelle merci si puo' svelare soltanto cercando di ricostruire le catene di rapporti fra i beni della natura, i processi di produzione e di “consumo” delle merci, e il ritorno delle merci usate nei corpi ambientali naturali che vengono cosi' contaminati.

*

Risale a mezzo secolo fa la primavera sia della nonviolenza sia dell’ecologia, intese entrambe come ricostruzione, nello stesso tempo, della solidarieta' fra gli esseri umani e fra gli esseri umani e la natura. L’ecologia si rivelava quindi come nonviolenza nei confronti della natura e in questo stava il suo contenuto rivoluzionario iniziale. Ben presto il potere economico ha “correttamente” riconosciuto tale potenziale rivoluzionario e ben presto l’ecologia si e' ridotta ad un melenso invito a non buttare la carta per terra, a spegnere la lampadina quando si esce da una stanza, a non sparare alle tigri, o a una forma di blanda correzione delle violenze dei processi di produzione e di consumo, sempre nel rispetto delle correnti e violente regole dell’economia.

La “giornata della nonviolenza” invita quindi a recuperare anche i valori dell’ecologia intesa come nonviolenza alla natura e “quindi” agli esseri viventi, come educazione al rispetto della vita stessa, per usare le celebri parole di Albert Schweitzer.

 
2. INIZIATIVE. VERSO IL 2 OTTOBRE, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA
 
Il 2 ottobre, che l'Onu ha dichiarato "Giornata internazionale della nonviolenza" nell'anniversario della nascita di Gandhi, impegnamoci a promuovere e sollecitare ovunque possibile - nelle scuole, nelle istituzioni, nei luoghi di incontro e di aggregazione - iniziative di accostamento alla nonviolenza.
 
3. VERSO IL 2 OTTOBRE. ELEONORA BELLINI: DUE OTTOBRE
Ringraziamo Eleonora Bellini (per contatti: eleonora.bellini at libero.it) per questo intervento.
Eleonora Bellini, impegnata per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani, e' poetessa e saggista; e' nata a Belgirate, sul lago Maggiore; laureata in filosofia, ha insegnato per qualche tempo nelle scuole elementari e medie ed ora lavora da molti anni nella biblioteca di Borgomanero, in provincia di Novara. Dall'ampia intervista in "Coi piedi per terra" n. 294 riprendiamo la seguente notizia autobiografica: "Sono nata sulla sponda piemontese del Lago Maggiore poco dopo la meta' del secolo scorso. Ho studiato materie classiche e poi filosofia. Dopo alcuni anni di insegnamento sono diventata bibliotecaria e lo sono anche ora. Mi sono occupata dell’attivita' editoriale della biblioteca in cui lavoro. In questa tengo anche il coordinamento delle iniziative culturali (mostre, conferenze) e laboratori di poesia e di storia del libro per bambini e ragazzi. Tra le pubblicazioni - traduzioni, poesie, racconti e saggi - mi piace ricordarne qualcuna piu' recente: Il rumore dei treni, poesie con nota di Ariodante Marianni; Fuori dal nido, romanzo in cui la giovanissima protagonista impara a conoscere e ad affrontare diversita' e morte; Ninna nanna per una pecorella, libro filastrocca per i piu' piccini dal finale inatteso e fiducioso; Demone di malinconia, antologia di testi sull’accidia dal IV al XIV secolo. Tengo due blog, uno come assessore alla cultura di un piccolo Comune (culturalborgo.splinder.com), l’altro dedicato, molto liberamente, a libri e letture (leletturedidonchisciotte.blogspot.com)"]

Con la delicatezza
della farfalla
(morira' domani)

con la fermezza
della roccia
(nuda volonta')

stiamo.

Senza colpo ferire,
senza dimenticare.
 
4. VERSO IL 2 OTTOBRE. AUGUSTO CAVADI: GRATUITA' ESPERITA E COMUNICATA
[Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at alice.it) per questo intervento.
Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994, D G editore, Trapani 2006; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004; Strappare una generazione alla mafia, DG Editore, Trapani 2005; E, per passione, la filosofia, DG Editore, Trapani 2006; La mafia spiegata ai turisti, Di Girolamo Editore, Trapani 2008; E, per passione, la filosofia. Breve introduzione alla piu' inutile di tutte le scienze, Di Girolamo, Trapani 2008; Chiedete e non vi sara' dato. Per una filosofia pratica dell’amore, Petite Plaisance, Pistoia 2008; In verita' ci disse altro. Oltre i fondamentalismi cristiani, Falzea, Reggio Calabria 2008; Il Dio dei mafiosi, San Paolo, Milano 2009; Come posso fare di mio figlio un vero uomo d’onore? Coppola, Trapani 2008; L’amore e' cieco ma la mafia ci vede benissimo, Coppola, Trapani 2009; Filosofia di strada. Il filosofare-in-pratica e le sue pratiche, Di Girolamo, Trapani 2010. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo e siciliane. Segnaliamo il sito: www.augustocavadi.eu (con bibliografia completa)]
 
Il 2 ottobre del 2010 portero' a compimento il mio sessantesimo compleanno. Come accade ai miei coetanei, e' piu' facile in queste occasioni guardare (il molto che e') indietro piuttosto che (il poco) d'avanti. E cosa scorgo? Un coacervo di esperienze, di errori, di sorprese positive, di dolori.
Dal magma confuso spiccano poche, preziose gemme che la Vita mi ha donato: i gesti di comprensione, di cura, di stimolo ricevuti. E, solo grazie a questa ricezione, talvolta restituiti: ai donatori o ad altri destinatari. "Date gratis cio' che gratis avete ricevuto": piu' che un imperativo, il detto evangelico e' una sorta di formula che fotografa dinamiche oggettive.
Forse nonviolenza e' anche questo: gratuita' esperita e comunicata. Tutto il resto (le nostre avidita', la nostra indifferenza, la nostra distrazione...) e' miseria che non merita di essere ricordata, se non quanto basta per mantenere viva la consapevolezza dei propri limiti e la vigilanza per evitare di continuare a violentare o a lasciar violentare.
 
5. VERSO IL 2 OTTOBRE. CHIARA CAVALLARO: SULLA STRADA DELLA NONVIOLENZA
[Ringraziamo Chiara Cavallaro (per contatti: chiara.cavallaro at issirfa.cnr.it) per questo intervento.
Chiara Cavallaro, economista, ricercatrice Cnr e sulle tematiche della nonviolenza, partecipa al Comitato scienziate e scienziati contro la guerra; partecipa, anche come apprendista meccanico, alla ciclofficina popolare presso l'Associazione Ex Lavanderia, che opera come luogo di intervento per il rispetto della Legge Basaglia, per il riuso pubblico e sociale del patrimonio del dismesso Ospedale Psichiatrico Santa Maria della Pieta', per la condivisione di arti, saperi e competenze, per il riciclo e riuso delle vecchie biciclette e per una mobilita' e una citta' sostenibile]
 

Parecchi anni fa mi sono incamminata sulla strada della nonviolenza. Per la verita’ ogni tanto mi perdo, mi siedo, mi incanto a guardare indietro... ma non cambio il mio cammino.

E’ iniziato quasi per caso, e dico quasi perche’ se non fossi gia’ stata una persona per strada, con gli occhi aperti per vedere dove andare, forse non avrei visto il bivio. E sicuramente non lo avrei visto da sola: c’e’ voluta una allegra e combattiva compagnia di amici/che e la nostra incredibile esperienza di condivisione quotidiana di pensieri, azioni e sentimenti che e’ stata il Csoa Alice nella Citta’.

Cio’ che mi e’ rimasto di quel periodo (oltre alle amicizie e alle esperienze) e’ la convinzione, non basata su fiducia cieca o della volonta’, ma su solide basi “sperimentali”, che si puo’ provare a gestire un intervento politico anche complesso con attenzione a metodi e forme nonviolente, si possono condurre battaglie contro l’uso della guerra e della violenza senza perdere nei modi e nelle forme il senso del fine che si sta perseguendo, si puo’ apprendere dai propri errori e crescere insieme senza negarsi rispetto, pazienza e affetto. E che negli inevitabili conflitti il risultato che si puo’ ottenere dipende da tanti fattori ma non e’ ultimo la capacita’ di ideare e proporre soluzioni che nascano dalla volonta’ di vincere insieme a colui/colei/coloro che oggi si collocano quali nemici o avversari.

Ho anche imparato che e’ doloroso, e difficile, ammettere la fine di una esperienza o di un percorso condiviso ma che cio’ puo' anche essere come l’effetto di un fuoco d'artificio: l’insieme che ti sembra di perdere diventa la ricchezza di molti altri/e, raggiunti/e da queste schegge volanti e luminose. E avverto questa urgenza di imparare, stare pronta, anche quando sono confortata da forti relazioni di affinita’ e prossimita’, a essere scheggia volante e, spero, luminosa.

Per questo ripeto spesso a me stessa e a chi me lo chiede che sto sempre solo cercando di imparare a essere ed agire secondo i principi della nonviolenza, e che l’allenamento e’ fondamentale: ho imparato a non fidarmi delle abitudini, dei passi fatti, di cose che sembrano consolidate. Cambia un contesto, cambiano alcune persone nell’ambito delle relazioni e una, come me, diciamo una perenne allieva, sa di rischiare di commettere vecchi e nuovi errori.

Cio’ mi rende particolarmente grata ai tanti incontrati su questa strada (tra cui anche coloro che ho incontrato solo attraverso la parola scritta, coloro che facevano parte della Rete di formazione alla nonviolenza, la/le newsletter quotidiana/e del Centro per la pace di Viterbo e tanti altri/e) che, anche a loro insaputa, sono per me fonte di confronto, punto di accesso a reti e esperienze nuove dei movimenti nonviolenti, occasioni di incontro, formazione e scambio.

Per me e’ impossibile pensare di camminare su questa strada da sola, o pensare di conoscerne tutti gli aspetti. La sento come una via senza cartelli segnaletici: se non chiedi a chi incontri non ti puoi fare un’idea del percorso fatto, di dove sei, di cosa hai intorno e, spesso, di dove e’ cio’ che stai cercando.

Tutto questo non mi da’ un senso di spaesamento o di incertezza, ma piuttosto la permanente sensazione dell’avventura, della scoperta, dell’importanza degli/delle altri/e e della loro diversita’, anche dai miei desideri. Solo ogni tanto, lo ammetto, mi verrebbe da dire: ma dove andro’ a finire? Ma ho energia abbastanza? Posso riposare un poco? E sto imparando anche a rispondermi con calma, pazienza e comprensione, capendo che non posso fingere con me stessa se non voglio fingere con gli/le altri/e e che, anche se il mondo e’ una avventura, non e’ detto che io sia Indiana Jones o, almeno, non sempre. Devo essere capace di riconoscere i miei limiti e le mie paure e da li’ ripartire, anche per provare a superarli.

Non sono neppure una “vispa Teresa”: non e’ che non veda come vanno le cose nel mondo e nel nostro Paese o anche solo nella mia citta' di residenza, Roma. Ma e’ come la lettura dei giornali: ormai si sa che viene fatta una selezione a monte di cio’ che si deve pubblicare. Per orientare le opinioni e il consenso. Ecco: sono felice di avere quotidiano accesso a fonti alternative, non solo cartacee o informatiche, ma proprie delle esperienze di vita. Incontro, al di fuori di schemi precostituiti, persone e soprattutto giovani che si incamminano su questa strada, li/le incontro, arrivati da strade per me ignote, ma ora qui. E mi danno speranza anche in giorni come questi.

Colgo quindi questa occasione per dire grazie a chi su questa strada c’era, mi ci ha portato, ho incontrato e sto incontrando ora, sperando che legga questo messaggio. Ora, per me anche inaspettatamente, il paesaggio e’ piu' ricco rispetto a quando mi sono avviata: si sono incamminati i movimenti per i beni comuni, le battaglie per la partecipazione democratica alle scelte locali e non solo, le donne e la loro specificita', la decrescita e il buen vivir, le reti solidali dei Gas e dei Des, ed anche, con una contaminante allegra incoscienza e forse inconsapevolezza, le ciclofficine popolari, con cui mi accompagno, contenta di poter procedere anche un po’ in bicicletta...

A tutti/e grazie e a presto, so che ci incontreremo.

 
6. VERSO IL 2 OTTOBRE. ANGELA DOGLIOTTI MARASSO: LE RADICI PROFONDE E ATTUALI DELLA NONVIOLENZA
[Ringraziamo Angela Dogliotti Marasso (per contatti: maradoglio at libero.it) per questo intervento.
Angela Dogliotti Marasso, rappresentante autorevolissima del Movimento Internazionale della Riconciliazione e del Movimento Nonviolento, svolge attivita' di ricerca e formazione presso il Centro studi "Sereno Regis" di Torino e fa parte della Commissione di educazione alla pace dell'International peace research association; studiosa e testimone, educatrice e formatrice, e' una delle figure piu' nitide della nonviolenza in Italia. Tra le sue opere segnaliamo particolarmente Aggressivita' e violenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino; il saggio su Domenico Sereno Regis, in AA. VV., Le periferie della memoria, Anppia - Movimento Nonviolento, Torino-Verona 1999; con Maria Chiara Tropea, La mia storia, la tua storia, il nostro futuro, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2003; Con Elena Camino (a cura di), Il conflitto: rischio e opportunita', Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2004. Un'ampia intervista ad Angela Dogliotti Marasso e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 220]
 
Per il 2 ottobre il Centro studi "Domenico Sereno Regis" di Torino ha organizzato il suo solito convegno annuale, proprio nell'intento di fare di questa data una ricorrenza significativa.
Quest'anno il tema e': "Ecologia e spiritualita' della nonviolenza", per cercare di connetterci ai fondamenti della nonviolenza che sono profondi e vanno al di la' una teoria e di una prassi, per quanto efficaci ed importanti esse siano, al di la' della buona volonta' individuale o collettiva di cambiamento, al di la' delle differenze e anche delle divisioni che spesso contrappongono cercatori di verita' delle diverse fedi, religiose o laiche che siano. Ci sara' un ricordo del compianto Panikkar, ci saranno testimonianze di buddisti, ebrei, musulmani; sara' presentata l'esperienza ecumenica e nonviolenta della Comunita' dell'Arca e si proporranno riflessioni e atteggiamenti volti a costruire un approccio empatico con la Natura.
Ci sembra un modo per far conoscere le radici profonde e attuali della nonviolenza gandhiana.
 
7. VERSO IL 2 OTTOBRE. ENZO MAZZI: I GIOVANI, NOSTRA SPERANZA
[Ringraziamo Enzo Mazzi (per contatti: emazzi at videosoft.it) per questo intervento.
Enzo Mazzi, animatore dell'esperienza della comunita' dell'Isolotto a Firenze, e' una delle figure piu' vive dell'esperienza delle comunita' cristiane di base, e della riflessione e delle prassi di pace, solidarieta', liberazione, nonviolenza. Tra le opere di Enzo Mazzi e della Comunita' dell'Isolotto segnaliamo almeno: Isolotto 1954/1969, Laterza, Bari 1969; Firenze e Savonarola, Centrolibro, 1999; La forza dell'esodo, Manifestolibri, Roma 2001; Ernesto Balducci e il dissenso creativo, Manifestolibri, Roma 2002; Cristianesimo ribelle, Manifestolibri, Roma 2008; Giordano Bruno. Attualita' di un'eresia, Manifestolibri, Roma 2009; Il valore dell'eresia, Manifestolibri, Roma 2010]
 

L’incontro nazionale di Emergency qui a Firenze ha coinvolto decine di migliaia di giovani e giovanissimi. E’ stata una conferma forte di un dato storico ormai inequivocabile: il pacifismo da testimonianza utopica di minoranze discriminate si sta affermando come soggetto politico forte e denso di futuro. I motivi per cui avviene cio' sono diversi. In primo luogo c’e' il bisogno di futuro delle giovani generazioni che si sentono defraudate dalla speranza e tendono a riprendere in mano il proprio destino. Poi la crisi profonda del mondo unipolare e monoculturale che ha armi per distruggere il mondo ma non ha pietre angolari per costruirlo. Le grandi potenze vanno quasi sempre alla cieca: scommettono talmente sulla forza delle armi che sanno solo buttar bombe, distruggere, reprimere, produrre morte, fame e dipendenza. Il terrorismo internazionale segue la stessa strada. E’ la biblica “alleanza con la morte”. Quando devono costruire la pace con metodi pacifici balbettano. Il movimento pacifista si sente investito dal grande compito di contribuire a indirizzare la politica su sentieri di positivita' e nonviolenza attiva e creativa. Infine c’e' la tecnologia comunicativa che ormai ha assunto una dimensione planetaria e consente la creazione immediata di collegamenti e reti mondiali. La globalizzazione ha anche questi risvolti positivi.

Molti giovani, non solo quelli che piu' si espongono, sentono forte il bisogno di mettersi in gioco nella totalita' della propria persona: mente, corpo, affetti, passioni. Il mondo ideale che hanno dentro li avvince e mobilita energie vitali immense. Sono una grande risorsa per la trasformazione della societa'. Per questo fanno a un tempo gola e paura. Si tenta quindi o di imbrigliare la loro energia nei nostri schemi, facendone dei cloni, assicurando la vitalita' e continuita' delle nostre creazioni, o di reprimere quella stessa energia vitale prorompente che ci turba, ci rende insicuri, ci obbliga a specchiarci nella nostra limitatezza e finitezza per non dire nella mortalita' nostra e delle nostre realizzazioni. Da parte degli adulti ci vuole un grande senso del limite e un maturo equilibrio. Il leaderismo carismatico di padri e maestri, che induce a buttarsi nei nuovi movimenti, ad essere onnipresenti, a segnare il cammino, fa il paio con l’atteggiamento opposto di paura, sordita', assenza, denigrazione, provocazione. Sono i giovani la nostra speranza, ma dobbiamo lasciarli liberi di fare il loro cammino.
 
8. VERSO IL 2 OTTOBRE. GIOVANNI SARUBBI: LA NONVIOLENZA E' INDISPENSABILE PER LA VITA
[Ringraziamo Giovanni Sarubbi (per contatti: direttore at ildialogo.org) per questo intervento.
Da un'ampia intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 307 riprendiamo la seguente notizia autobiografica di Giovanni Sarubbi: "Sono direttore del sito www.ildialogo.org, ho 59 anni, sono lucano di nascita e napoletano di adozione, ho un diploma in Teologia presso la Facolta' Valdese di Teologia di Roma. Ho partecipato a vari libri con piu' autori e ho scritto per molte riviste nazionali sui temi della pace e del dialogo interreligioso. Curo la giornata del dialogo cristiano-islamico, giunta alla sua nona edizione del prossimo 27 ottobre 2010. Per la Emi ho scritto il libro Spirito per la collana Le parole delle fedi"]
 

Quando qualche data viene assunta per celebrare una qualche idea c’e' sia il rischio che quella idea venga svuotata e resa innocua, sia l’opportunita' di difenderla e ulteriormente svilupparla. E’ cosi' ad esempio, con la festa del Primo Maggio o con la festa dell’Otto Marzo, due date simbolo del movimento di liberazione dell’umanita' dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dalla oppressione della donna. Due date osteggiate per decenni e che ora fanno parte dei nostri calendari.

Due date che certo, soprattutto negli ultimi anni, sono state svuotate del loro significato. Chi opprime il lavoro e le donne cerca di dare a queste giornate un significato diverso: cosi' il Primo Maggio diventa sinonimo di megaconcerto a Roma o gita fuori porta o l’Otto Marzo come la festa delle mimose da regalare alle donne.

Per il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, nella cui ricorrenza l'Onu ha istituito la Giornata internazionale della nonviolenza, non siamo ancora al punto che prima indicavo per il Primo Maggio o l'Otto Marzo. E' una data che non e' legata al ricordo di momenti di lotta segnati magari da scontri fra oppressi ed oppressori come e' per le due date prima indicate. E' una data legata alla vita della persona che piu' di ogni altra e' stata riconosciuta come la piu' tenace sostenitrice della nonviolenza.

Che l'Onu abbia deciso di dedicare una giornata internazionale alla nonviolenza e' sicuramente un fatto encomiabile. E' il riconoscimento al piu' alto livello delle istituzioni sociali della intera umanita' che la nonviolenza e' indispensabile per la vita.

I nonviolenti sanno che non ci sara' futuro per la nostra umanita' se la strada della nonviolenza non diventa la quotidianita' della vita di ogni societa', di ogni nazione, partito politico, associazione o religione. Questa giornata deve quindi diventare un momento importante per tutti i nonviolenti per rilanciare le idee di Gandhi, di Capitini, di Martin Luther King, solo per citare i piu' noti. Ma cio' vale anche per le religioni, sia per quelle cosiddette abramitiche (ebrei, cristiani, musulmani) che hanno al proprio interno semi profondi di nonviolenza, sia per tutte le altre. Gandhi era un indu'.

E questo impegno e' tanto piu' urgente sia rispetto alla drammatica situazione di guerra nella quale vive oggi il mondo, sia per evitare il rischio che questa data divenga una celebrazione, un rituale, un giorno segnato con un colore diverso su qualche calendario ma che poi non si trasforma in alcunche' a livello pratico. Dobbiamo cioe' impedire che la data del 2 ottobre possa essere non la giornata della nonviolenza attiva ed in cammino bensi' una giornata nella quale la nonviolenza venga esorcizzata, ridotta a pura celebrazione, una delle tante utopie che ha attraversato l'umanita'. Ma c'e' anche a livello delle maggiori potenze oggi esistenti chi concepisce la nonviolenza non come un metodo di liberazione dall'oppressione ma come un metodo per continuare questa oppressione.

Gandhi seppe applicare la nonviolenza ad iniziative che coinvolsero decine di milioni di persone, quello che oggi i nonviolenti non riescono a fare. Che la giornata del 2 ottobre possa servire allora anche a riflettere su che cosa oggi i nonviolenti debbono fare per rilanciare iniziative nonviolente a livello mondiale per bloccare la guerra e avviare una nuova stagione di pace.
 
9. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO GIACOMO ALESSANDRONI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Giacomo Alessandroni.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Per un breve profilo di Giacomo Alessandroni si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista]
 
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?
- Giacomo Alessandroni: Quasi da sempre, prima tramite i missionari comboniani che transitano per la mia citta', in particolare Renato "Kizito" Sesana, Giulio Albanese, Teresino Serra, Francesco Lenzi, Aldo Domenici ed altri che sicuramente ho tralasciato per mia colpa. A seguire l'associazione PeaceLink in cui sono presente da circa dieci anni. Uno dei primi lavori e' stata l'edizione informatica del libro di Peppe Sini "La nonviolenza contro la guerra". Da li' a Riccardo Orioles e a seguire il notiziario "La nonviolenza e' in cammino" il passo e' stato breve.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?
- Giacomo Alessandroni: Non sono un teorico. Premesso questo ho conosciuto personalmente - e quindi mi influenzano positivamente - Bartolomeo Sorge, Luigi Ciotti, Mao Valpiana, l'associazione PeaceLink, il Centro psicopedagogico per la pace e la gestione dei conflitti, Umberto Santino. Mi dispiace non aver potuto incontrare Mordercai Vanunu e gli obiettori di coscienza israeliani: massima punta, a mio vedere, della nonviolenza oggi.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
- Giacomo Alessandroni: Oltre all'Annuario geopolitico della pace, ritengo importanti le pubblicazioni di Libera e del Centro di documentazione Peppino Impastato.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?
- Giacomo Alessandroni: E' meravigliosa la campagna "Sbilanciamoci". Come ho gia' detto - e risposto - in un'altra intervista "Quanti precari occorre licenziare per acquistare 131 cacciabombardieri?". Sbilanciamoci fa proprio questo: ricalcola la finanziaria con un'ottica migliore, soprattutto nonviolenta.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?
- Giacomo Alessandroni: La nonviolenza dovrebbe essere parte del Dna delle forze dell'ordine. Un manifestante non dovrebbe aver paura di polizia e carabinieri.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?
- Giacomo Alessandroni: Dipende. Molti mi chiedono di andare in Africa, ma - mai e poi mai - gli darei l'indirizzo di Chiara Castellani: finirebbero solo per essere d'impiccio. Altri vogliono rendersi utili. Bene: ci sono grandi e piccole organizzazioni. Le prime non serve nemmeno nominarle (Amnesty, Emergency... le conosciamo tutti). Le seconde sono meno note ma quando il volontariato e' fatto sinceramente, non col desiderio di essere le primedonne della situazione, danno molto di piu'.
Sconsiglierei invece enti come la Tavola per la pace. Mi sembrano solo "professionisti della pace" ovvero persone stipendiate per fare i pacifisti: cosi' non puo' funzionare.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
- Giacomo Alessandroni: Non so se esiste una definizione di nonviolenza. Per quello che mi riguarda e' l'armonia con le persone e cose che mi circondano. Nonviolenza non e' una scorciatoia per prendere meno botte possibile. E' una strada in salita, difficile, soprattutto se si considera che azioni nonviolente potrebbero innescare reazioni violente. Qui il controllo e l'addestramento alla nonviolenza e' cosa di non secondaria importanza.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?
- Giacomo Alessandroni: Il femminismo mira alla parita' di condizioni e trattamenti di genere. Un sottoinsieme della nonviolenza. O - se vogliamo esprimerci con parole migliori - una clausola inderogabile.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?
- Giacomo Alessandroni: Ogni nonviolento ha a cuore il creato. I pastori nomadi del Kenya dicono di trattare bene la terra, perche' non ci e' stata data dai nostri padri, ma prestata dai nostri figli. Questo e' un esempio lampante di atteggiamento nonviolento.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Giacomo Alessandroni: Nel 1948 a Ginevra, sulla carta, si sono fatti enormi passi avanti. Oggi, la Lega Nord xenofoba ci riporta ai tempi della tratta degli schiavi. Gli esseri umani vanno bene per raccogliere i pomodori e cucire le magliette, ma nulla di piu'. I politici che hanno provato a dirlo, anche in aree geografiche non sospette, hanno pagato care le loro esternazioni.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?
- Giacomo Alessandroni: Azzardo: sono la stessa cosa. L'una non puo' fare a meno dell'altra.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?
- Giacomo Alessandroni: Una volta Pietrangeli cantava in Contessa "anche l'operaio vuole il figlio dottore". Ora il concetto di lotta di classe si e' sfaldato. Per me avrebbe ancora senso, ma trovo difficile parlarne sia ad operai sia ad impiegati. Sta passando il concetto che "tutto e' lecito, quindi pure calpestare i miei diritti, ed io non posso farci niente". Risalire la china di questi pensieri e' difficilissimo. Ho letto interviste dove si lasciava intuire una terribile disperazione. Questo mi spaventa.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?
- Giacomo Alessandroni: L'Africa (la prendo ad esempio per simpatia) galleggia sul petrolio. Se riprendessimo le carte geografiche dell'Impero Romano troveremmo l'Africa Nera marcata come "Hic sunt leones", li' stanno le belve: un territorio inesplorabile. Ora persino la Cina vuole comprarla. Sui monti Nuba c'e' petrolio, ai contadini che ci vivono da sempre non interessa, ma alle multinazionali si'. La loro risposta e' stata sempre nonviolenta ma da soli non vinceranno.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?
- Giacomo Alessandroni: Sembrano sinonimi, ma sono cose molto diverse. Il pacifismo e' un sentimento, qualcosa da condividere. La nonviolenza una scelta strategica. Io mi comporto in modo nonviolento perche' cosi' ne traggo un vantaggio. Si': puo' esser letta in chiave egoistica, ma non e' un male. Il vantaggio e' per tutti.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo, e tra nonviolenza e disarmo?
- Giacomo Alessandroni: La nonviolenza non e' contro qualcosa, quindi non e' antimilitarista. Se uno Stato ritiene opportuno, col voto popolare, di dotarsi di un esercito, non sara' un nonviolento ad impedirlo. Il nonviolento chiede invece il disarmo: cosa ben diversa. Il nonviolento e' persona attenta alle parole che usa. Disarmo significa eliminare anche la possibilita' di un evento bellico.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza?
- Giacomo Alessandroni: Qui il discorso va oltreoceano. In Italia si sta lentamente privatizzando la sanita'. Negli Usa si sta lottando per operare il processo inverso. La salute non e' una merce, pertanto il nonviolento vede nella sanita' pubblica l'unica possibilita'.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?
- Giacomo Alessandroni: Non credo che la psicoterapia sia una scienza. Conosciamo troppo poco della mente umana, ancor meno dei suoi meccanismi...
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?
- Giacomo Alessandroni: Ogni azione sociale ha valore solo se condivisa. Premesso questo il legame tra nonviolenza ed informazione e' strettissimo. Ogni azione nonviolenta non puo' rimanere segreta.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica?
- Giacomo Alessandroni: La filosofia e' solita chiedersi il perche' della nostra esistenza in vita qui, ora, in questo periodo storico... la nonviolenza e' una risposta ai mali del mondo. Un approccio, un tentativo di mediazione - se non di soluzione - ai tanti mali che ci affliggono. Non e' un caso se molti filosofi hanno abbracciato la scelta nonviolenta.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?
- Giacomo Alessandroni: Ritengo la religione una scelta molto intima, come pure quella della nonviolenza. Possono camminare di pari passo, quando entrambe mirano al miglioramento delle condizioni di vita personali e sociali. Tuttavia possono anche essere completamente scorrelate: e' normale che le religioni possano avere strutture di controllo verticistiche, cosa che non accade con la nonviolenza.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?
- Giacomo Alessandroni: L'educazione ha come fine plasmare l'individuo affinche' questo possa vivere nella societa' rispettandone canoni e regole. La nonviolenza e' un aiuto notevole, il nonviolento avra' un atteggiamento che lo porta ad essere piu' facilmente accettato nelle relazioni sociali.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?
- Giacomo Alessandroni: Intendendo economia come "gestione della casa", ovvero il conciliare i desideri infiniti dell'essere umano con le sue risorse finite, l'atteggiamento nonviolento indica una buona strada da seguire per l'economia (sia domestica, che non). Diverso e' il discorso per la finanza. La finanza mira all'arricchimento, anche senza finalita', dell'essere umano o dell'azienda, anche impoverendo altri esseri umani. Questo comportamento non e' assolutamente conciliabile con un atteggiamento nonviolento. Di piu': chi ha un conto in banca che un operaio non puo' accumulare nemmeno nel corso di una vita intera, non puo' avere la coscienza pulita: ha impoverito altri esseri umani.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?
- Giacomo Alessandroni: Il legislatore lavora per l'armonia dello Stato. Lo Stato, con le tassazioni, e' un ente che con una mano preleva e con l'altra elargisce. Le leggi, quindi, vanno rispettate anche se appaiono ingiuste. Socrate e' stato maestro in questo. Va da se' pero' che il nonviolento deve contribuire - con ogni mezzo a sua disposizione - al miglioramento della legislazione,  cosa sempre possibile.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?
- Giacomo Alessandroni: L'etica e' propria dell'essere umano. Siamo noi che la forgiamo a nostro uso e consumo. Quindi tutti i discorsi che spesso si leggono sui media rischiano di essere vuoti. Diversamente mi si deve spiegare perche' la vita e' bene non negoziabile solo se in fase embrionale o terminale. Il nonviolento pensa che la vita sia un bene assoluto in ogni sua fase.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?
- Giacomo Alessandroni: Premesso che scienza e' indagine e tecnologia utilizzo delle scoperte scientifiche, la nonviolenza non ha nulla da eccepire alla scienza sul piano teorico. Ha invece un rapporto molto stretto con la tecnologia, dove si decide verso quale direzioni orientare studi e finanziamenti ad essi associati. Se i finanziamenti provengono da entri militari e' lecito domandarsi se e' il caso di proseguire le ricerche.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione storica e alla pratica storiografica?
- Giacomo Alessandroni: La storia, ma soprattutto la storiografia, non deve essere puro appannaggio dei vincitori. A tal proposito val la pena citare la "Guida del Mondo" che propone uno spaccato storiografico e geopolitico di ogni paese visto con gli occhi di chi l'ha sempre vissuto. L'America cosi' appare profondamente diversa da come siamo abituati a conoscerla. Un'altra interessante chiave di lettura e' "Storia della pace" di Alessandro e Daniele Marescotti. La storia vista secondo le azioni ed opere di uomini di pace. Recentemente e' diventata un testo universitario.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?
- Giacomo Alessandroni: Col voto. Siti internet come Wikimedia, quando si trovano di fronte ad una indecisione, mettono la scelta ai voti. So che non e' un metodo perfetto, perche' possono votare anche persone non del tutto competenti, ma il voto e' la tecnologia di scelta piu' democratica a disposizione tutt'oggi.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?
- Giacomo Alessandroni: Premesso che per conflitto non intendo guerra (dove non c'e' piu' nulla da fare), la tecnica migliore e' il confronto davanti ad una terza parte. Occorre poter parlare liberamente, senza paure, con la mediazione di una persona nonviolenta esperta in risoluzione dei conflitti (penso a Daniele Novara o Paolo Ragusa).
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza e l'addestramento all'azione nonviolenta?
- Giacomo Alessandroni: Per formazione intendiamo la conoscenza della nonviolenza e delle sue pratiche. L'addestramento all'azione nonviolenta e' molto di piu': e' come un addestramento militare, solo che non si hanno armi a disposizione ad eccezione della parola.
Ritengo quindi la formazione alla nonviolenza propedeutica all'addestramento all'azione nonviolenta.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Giacomo Alessandroni: Se la domando fosse stata posta al condizionale avrei sicuramente risposto il Tg1. E' il mezzo d'informazione con la massima resa. Purtroppo i nonviolenti non fanno molta notizia. Se ne parla su riviste e newsletter specializzate, ma finisce che ci si parla allo specchio. L'informazione e' utile quando passa in canali inaspettati, quando si crea un caso.
Esempio: la mosca tze-tze e' attratta ipnoticamente dai colori nero e azzurro. Con otto dollari (stoffa, imbuto, zanzariera) e' semplicissimo costruire una trappola che funziona meglio dell'insetticida. Morale: con la campagna "neroazzurro per l'Africa" PeaceLink e' finita nei circuiti dell'Inter e della Sampdoria, canali prima inesplorati. E' cosi' che la nonviolenza puo' essere contagiosa: non scegliendo il mezzo d'informazione migliore, ma trovando l'occasione migliore.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Giacomo Alessandroni: Il progetto "il quotidiano in classe" se adeguatamente utilizzato lo giudico molto valido. E' fondamentale recuperare, ad ogni costo, il senso della lettura e della documentazione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E come potrebbero migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione?
- Giacomo Alessandroni: Questa e' una domanda che ne pone una seconda: qual e' la percezione della nonviolenza in Italia? La nonviolenza viene percepita spesso come assistenzialismo, se non peggio come "aiuto al nemico". La Lega xenofoba soffia spesso su questo fuoco e, non da sola, ottiene non piu' consensi, ma piu' visibilita' nei media.
Molto, poi, dipende dalle inique ripartizioni dei fondi pubblici.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se si', come?
- Giacomo Alessandroni: Un bel calendario condiviso non guasterebbe. Dopodiche' ogni movimento ha la sua rivista: in momenti come quello che stiamo attraversando un tentativo di unire le forze sarebbe benvenuto.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?
- Giacomo Alessandroni: L'internet e' di certo il piu' economico, ma non quello di piu' immediata lettura. Il supporto cartaceo, anche se costoso e piu' faticoso da redigere, penso abbia un impatto maggiore.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?
- Giacomo Alessandroni: Difficile dal momento che la sinistra ha fatto - spesso - della nonviolenza la sua bandiera (talvolta includendo le sette righe dell'arcobaleno nel simbolo elettorale). Ora il problema e' convincere tutto l'emiciclo che la nonviolenza e' patrimonio di tutti, non solo di chi se ne e' appropriato impunemente.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilita'?
- Giacomo Alessandroni: Scrivere sull'internet costa meno che scrivere sui muri. Anche i giornali cartacei se ne stanno rendendo conto.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?
- Giacomo Alessandroni: Sono nato a Pesaro nell'estate 1971, ingegnere elettronico, insegno elettronica ed informatica nelle scuole superiori.
Collaboro con l'associazione PeaceLink dal 1998. Dal 2003 ricopro i ruoli di redattore e tecnico. Dal 2006 sono il segretario nazionale.
Collaboro con il Comitato scienziate e scienziati contro la guerra sin dalla sua fondazione nel 2004.
Collaboro col Centro di ricerca per la pace di Viterbo dal 1999, di cui sono uno dei fondamentali collaboratori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino".
Ho collaboro con l'Annuario Geopolitico della Pace, dal 2003 al 2007, per il quale ho scritto la cronologia degli eventi di pace dell'anno in corso.
Pubblicazioni: AA. VV., Guerra e mondo, Annuario geopolitico della pace 2004, Terre di Mezzo; AA. VV., Oltre la guerra, Annuario geopolitico della pace 2005, Terre di Mezzo; AA. VV., Tra verita' e menzogna, Annuario geopolitico della pace 2006, Terre di Mezzo; AA. VV., Fare pace, Annuario geopolitico della pace 2007, Terre di Mezzo.
 
10. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO
 
Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at gmail.com
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Numero 356 del 16 settembre 2010
 
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