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Telegrammi. 309
- Subject: Telegrammi. 309
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 10 Sep 2010 01:00:17 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 309 del 10 settembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: A cosa serve una giornata internazionale della
nonviolenza?
2. Holger Banse ricorda Martin Buber (parte seconda e conclusiva)
3. L'8 settembre si e' svolto a Blera un incontro di formazione alla
comunicazione nonviolenta
4. Si e' svolto giovedi' 9 settembre un incontro di studio a
Viterbo
5. Per
sostenere il Movimento Nonviolento
6.
"Azione nonviolenta"
7.
Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. PEPPE SINI: A COSA SERVE UNA
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA?
A cosa serva una giornata internazionale della
nonviolenza?
Serve a ricordare all'umanita' che e' possibile
vivere insieme come un'unica famiglia, aiutandosi l'un l'altro, prendendosi cura
della vita e del mondo.
Ma questo sara' possibile solo se l'umanita'
cessera' di fare le guerre, di far soffrire ed uccidere tanti esseri
viventi, di sfruttare e di opprimere, di devastare la biosfera casa
comune.
Sara' possibile solo se prevarra' il riconoscimento
dei diritti di tutti e l'impegno alla solidarieta'.
Sara' possibile solo se ci si oppone alla violenza
che offende e distrugge, e si sceglie la nonviolenza che riconosce, libera
e sostiene.
*
Il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi,
l'Onu ha istituito la "Giornata internazionale della nonviolenza".
Certo: e' solo una ricorrenza; ma puo'
diventare l'occasione e lo stimolo per promuovere ovunque (citta' per citta',
paese per paese, quartiere per quartiere, scuola per scuola, istituzione per
istituzione, centro di aggregazione per centro di aggregazione) una
molteplicita' di iniziative che facciano conoscere la nonviolenza a chi ancora
non la conosce, e che motivino chi gia' la conosce ad applicarne i criteri
e il messaggio tanto nelle attivita' benefiche che gia' svolge quanto nelle
relazioni della vita quotidiana, ed a proporla ad altri ancora.
*
Il 2 ottobre organizziamo ovunque possibile
iniziative per e con la scelta della nonviolenza, proponiamo a tutte le persone
disponibili all'ascolto e all'impegno un cammino comune per il bene
comune.
Vi e' una sola umanita'.
La nonviolenza e' in cammino. 2. MEMORIA. HOLGER BANSE RICORDA MARTIN BUBER (PARTE SECONDA E
CONCLUSIVA)
[Nuovamente riproponiamo il seguente testo che riprendiamo dal sito www.nostreradici.it, li' presentato
con la seguente premessa: "Il 15 ottobre 2003, presso la Fondazione Culturale
Ambrosianeum di Milano, si e' tenuto un incontro sul tema 'Una vita per il
dialogo. Una conversazione con Martin Buber'. L'appuntamento era con Holger
Banse, pastore della Chiesa evangelica di Renania. Siamo lieti di pubblicare il
suo testo, grazie alla cortesia dell'autore e dell'Arcidiocesi di Milano -
Ecumenismo e dialogo" e il sommario "1. Tu e Io; 2. I primi anni a Vienna; 3. La
nuova casa a Lemberg; 4. Alla ricerca; 5. La vita e' santificazione; 6. La vita
e' dialogo; 7. La vita e' incontro; 8. La vita e' imparare ad
ascoltare".
Holger Banse, pastore e biblista, e' stato parroco della chiesa protestante
tedesca di Milano dal 1989 al 1995, e' ora parroco a Hamm-Sieg, in
Renania-Palatinato.
Martin Buber, filosofo, educatore, scrittore e straordinario uomo di pace,
e' nato a Vienna nel 1878 ed e' deceduto a Gerusalemme nel 1965. Per almeno tre
ragioni Martin Buber e' uno dei nostri maestri piu' grandi: per essere il grande
filosofo del principio dialogico, che pone alla base del nostro esserci la
relazione io-tu; per essere il grande uomo di pace che sempre oppose la civilta'
e la comprensione alla violenza e alla chiusura; per essere il grande amorevole
ricercatore delle tradizioni e delle memorie dei pii, degli umili e dei
dimenticati. Opere di Martin Buber: tra le sue opere segnaliamo Il principio
dialogico, Comunita', Milano 1958, San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo
(Milano) 1993 (contiene anche il saggio Ich und Du); Il problema dell'uomo,
Patron, Bologna 1972, , Ldc, Leumann (Torino) 1983, Marietti, Genova 2004;
Sentieri in utopia, Comunita', Milano 1967; Immagini del bene e del male,
Comunita', Milano 1965, Gribaudi, Torino 2006; L'eclissi di Dio, Comunita',
Milano 1965, , Mondadori, Milano 1990, Passigli, Firenze 2001; Sette discorsi
sull'ebraismo, Israel, Firenze 1923, Carucci, Assisi-Roma 1976; Israele. Un
popolo e un paese, Garzanti, Milano 1964; Gog e Magog, Bompiani, Milano 1964; La
leggenda del Baal-Schem, Israel, Firenze 1925, Gribaudi, Torino 1995; I racconti
dei chassidim, Longanesi, Milano 1962, 1978, Garzanti, Milano 1979; La regalita'
di Dio, Marietti, Casale Monferrato 1989; La fede dei profeti, Marietti, Casale
Monferrato 1985; Mose', Marietti, Casale Monferrato 1983. Confessioni estatiche,
Adelphi, 1987; Sion, storia di un'idea, Marietti, 1987; Il cammino dell'uomo
secondo l'insegnamento chassidico, Qiqajon, 1990; Profezia e politica. Sette
saggi, Citta' Nuova, 1996; Discorsi sull'ebraismo, Gribaudi, Torino 1996;
Incontro. Frammenti autobiografici, Citta' Nuova, 1998; (con Elie Wiesel), Elia,
Gribaudi, Torino 1998; Le storie di Rabbi Nachman, Tea, 1999, Guanda, 2004; Due
tipi di fede. Fede ebraica e fede cristiana, San Paolo Edizioni, Cinisello
Balsamo (Milano) 1999; La modernita' della parola. Lettere scelte (1918-1938),
La Giuntina, Firenze 2000; Racconti di angeli e demoni, Gribaudi, Torino 2000;
Beato l'uomo che ha trovato la saggezza. Meditazioni per ogni giorno, Gribaudi,
Torino 2001; Il cammino del giusto. Riflessioni su alcuni salmi, Gribaudi,
Torino 2002; L'uomo tra il bene e il male, Gribaudi, Torino 2003; Daniel. Cinque
dialoghi estatici, La Giuntina, Firenze 2003; La passione credente dell'ebreo,
Morcelliana, Brescia 2007; Cfr. anche, con Franz Rosenzweig, Prigioniero di Dio,
Studium, Roma 1989; e il dibattito con Gandhi, in M. K. Gandhi, M. Buber, J. L.
Magnes, Devono gli Ebrei farsi massacrare?, in "MicroMega" n. 2 del 1991 (pp.
137-184). Opere su Martin Buber: per un'introduzione cfr. Clara Levi Coen,
Martin Buber, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Firenze)
1991] 7. La vita e' incontro
Abbiamo tralasciato per un po' la tua biografia, perche' il cammino del
chassidismo sulla via del dialogo tra l'Io e il Tu risultava evidentemente
inscindibile dalla tua vita. D'altra parte che cosa sarebbero stati i tuoi
pensieri se le relazioni autentiche di cui tu parli non fossero state anche
vissute, cosi' come hai potuto conoscere in prima persona i chassidim, durante
la tua infanzia? Ed ecco che gia' nel 1899 conosci a Zurigo Paula Winkler,
studentessa di germanistica, che sposerai ben presto. E' di fede
cattolico-romana e ha un anno piu' di te. Ha grandi capacita' espressive e un
notevole talento poetico e scrive un ciclo di romanzi con lo pseudonimo di Georg
Munk. Deve aver collaborato anche alla redazione di alcune tue storie
chassidiche. In seguito vi nascono due figli: Raphael (nel 1900) e Eva (nel
1901), a cui si aggiungeranno le vostre nipotine Barbara e Judith, figlie di
Raphael, che verranno a stare con voi nel 1928. Pare che tra voi due fosse Paula
la personalita' piu' forte, piu' matura. Nei primi anni della vostra vita
insieme, Paula si converte all'ebraismo, prendendo cosi' parte in tutto e per
tutto ai tuoi pensieri - trascinata nel vortice dell'anelito interno al popolo
ebraico. Finalmente, in Paula, come scrivi una volta, trovi la madre che
cercavi, dall'abbandono di tanti anni prima. Paula ti cambia, con lei cresci,
diventi piu' coraggioso, piu' determinato, piu' forte e saldo. E' lei l'incontro
decisivo della tua vita: il tuo pensiero dialogico e' comprensibile solo sulla
base del tuo matrimonio con Paula, lei e' il tuo vero "prossimo", il tuo
"altro", il "di fronte" a te, il tuo Tu. L'amore, il matrimonio e il
"cameratismo" con Paula danno solidita' e concretezza alla realta' fondamentale
del dialogo, alla conferma reciproca e all'incontro. Nella dedica al tuo libro
Dialogo (Zwiesprache) scrivi:
"A P.
La notte dell'abisso e la luce dei mondi,
angoscia del tempo e desiderio di eternita',
visione, evento e poesia:
era ed e' dialogo con te".
Cosi' come Paula si confrontava con la tua tradizione religiosa, allo
stesso modo hai fatto tu con la sua. C'era dialogo tra di voi, un dialogo
autentico, essenziale, che rispettava attentamente le reciproche origini e che
si concretizzava in una convivenza armoniosa. Gia' dal tempo dei tuoi studi
scolastici e universitari, in cui ti sei spesso confrontato con la tradizione
teologica cristiana, incomincia a maturare nell'intimo un dialogo tra due fedi,
quella ebraica e quella cristiana. La tua assidua frequentazione dei testi di
mistica cristiana e l'amicizia con Flores Christian Rang, un ex pastore
protestante, giurista e membro del gruppo di Landauer, stanno alla base di
questo dialogo, nel quale tu metti in risalto con delicatezza analogie e
differenze e dai inizio ad un confronto tra le due confessioni religiose, che
fino ad allora era inimmaginabile, e che diventera' il punto di riferimento
fisso per il dialogo tra cristiani ed ebrei fino ai nostri giorni.
Tu vedi realizzata, ancora negli inizii del cristianesimo, una delle idee
fondamentali dell'ebraismo, vale a dire il fatto, l'azione come centro del
vissuto religioso. Per questo tu dici che tra cristianita' nei suoi primordi ed
ebraismo di base non c'erano delle differenze. In un secondo momento, sotto
l'influsso della filosofia greca, i sentieri della religione cristiana avrebbero
lasciato il cammino comune: dapprima il cristianesimo avrebbe soppiantato
l'azione con la fede, per poi spostarla al centro del suo sistema religioso.
Chiaro esempio di cio' e' per te la fede cristiana nel figlio di Dio richiesta
dai cristiani: mentre la predicazione di Gesu' si inserisce nella genuina
tradizione ebraica, affermando che ognuno avrebbe potuto diventare figlio di
Dio, attraverso una vita vissuta nell'amore per Lui, la cristianita' formulo' il
principio secondo il quale solo la fede nell'unigenito figlio di Dio dona agli
uomini la vita eterna. Rimane ben poco di ebraico, in questa interpretazione,
della vita dell'ebreo Gesu': il credo ecclesiastico non riguarda piu''
l'uomo-Gesu', ma solo l'incarnazione del Verbo. "Gesu'", cosi' tu scrivi "fin
dalla giovinezza l'ho percepito come un mio grande fratello. Il fatto che la
cristianita' l'abbia riconosciuto e lo riconosca come Dio e Salvatore mi e'
sempre sembrato degno della piu' alta considerazione (...). Il mio stretto
legame fraterno con lui e' diventato sempre piu' forte e puro (...). Sono piu'
che mai convinto che a lui si possa attribuire un grande posto nella storia
della fede d'Israele, che questo posto non possa essere definito da una delle
solite categorie". Nelle tue parole emerge anche, e in modo deciso, la tua
profonda avversione nei confronti del proselitismo, per ogni tipo di missione in
ogni epoca. Per te la missione e' il misconoscimento dell'altro, la cui
religione, nella migliore delle ipotesi, e' considerata inferiore rispetto alla
propria. Riconoscendo al massimo la religione dell'altro come seconda si pone in
questione il rapporto originario di Dio con gli uomini e nessuna intesa puo'
darsi, nessun dialogo.
In un altro momento ribadisci che l'ebraismo conosce solo l'immediatezza
del rapporto tra la creazione, gli uomini, e Dio. E' nella creazione che egli si
rivela, occorre riconoscerlo qui, perche' qui la divinita' e' da santificare, da
redimere. La storia del mondo e' un dialogo tra Dio e la sua creatura; un
dialogo in cui l'uomo e' partner di Dio in modo puro e immediato, senza nessun
frammezzo; un dialogo in cui l'uomo ha il diritto e il potere di dire la sua
stessa autonoma parola.
Peraltro l'ebraismo manca di una propria apocalittica, nel senso che manca
una tradizione originaria che prevede la fine del mondo in un evento futuro,
indifferibile e concreto. La religiosita' ebraica non promette nessuna
abolizione (Aufhebung), nessuno svincolamento da questo mondo malvagio verso un
altro del tutto diverso e perfetto, bensi' spera nel compimento della creazione,
nella santificazione, nell'adempimento della volonta' di Dio in questo mondo.
Cio' significa redimere il mondo senza spezzarne la continuita'. Percio' l'uomo
in ogni tempo e in ogni luogo e' chiamato a partecipare all'opera della
creazione. Ed e' per questo, inoltre, che un ebreo non puo' riconoscere in Gesu'
il messia, tanto piu' che il mondo e' rimasto irredento anche dopo la venuta di
Gesu'. Credere nel messianismo come in qualcosa che sia gia' avvenuto una volta
per tutte, andrebbe contro al piu' intimo senso della passione messianica
dell'ebraismo, secondo la quale l'ebreo, in ogni istante, in ogni situazione,
contribuisce alla salvezza del mondo. Questa sarebbe stata anche la fede di
Gesu': cosi' tu non credi in Gesu', ma credi con lui, e in fondo sei convinto
che il mistero di Dio, quando ci sara' rivelato alla fine, sciogliera' tutte le
domande circa il rapporto tra Dio e gli uomini, e sciogliera' anche quelle le
cui risposte oggi, nella loro contrapposizione, tengono distanti ebrei e
cristiani.
*
8. La vita e' imparare ad ascoltare
L'intensita' delle tue riflessioni ci ha gia' distolto ancora parecchio
dalla traccia della tua biografia. Si susseguono periodi di soggiorni a Berlino,
Vienna, Zurigo, Praga, Francoforte. Studi, conferenze, scritti e pubblicazioni
riempiono il tempo. Nel 1919 viene fondata a Francoforte il primo Centro di
Studi Ebraici (Juedisches Lehrhaus), tu ne fai parte fin dall'inizio. Nel
frattempo avevi comperato una casa a Heppenheim. Ti trasferisci la', nel
Palatino, presso la Bergstrasse, perche' Berlino e' diventata insopportabile
nella sua frenesia e nel suo assetto da guerriglia. Nel 1923 assumi l'incarico
di docente di Scienze Religiose e Etica Ebraica presso l'Universita' di
Francoforte, cattedra che era riservata a Franz Rosenzweig, che pero' dovette
declinare a causa della sua grave malattia. Proprio con lui, il filosofo
esistenzialista, grande conoscitore dell'ebraismo e autore del monumentale libro
La stella della redenzione, incominci due anni dopo la traduzione in tedesco
della Bibbia ebraica. Da lungo tempo meditavi qualcosa del genere, ma fino ad
allora pensavi a una variante ebraica della versione luterana, ma gia' dal primo
approccio al testo, quando ti trovi a confrontare la prima parte della Genesi
con la traduzione di Lutero, diventa tutto chiaro: non ci si puo' limitare a un
semplice adattamento della lingua, tutto deve essere detto in modo diverso,
perche' tu non vuoi "ricondurre a un rotolo del Libro, o alle tavole di pietra
(...), ma alle parole nel loro essere pronunciate".
Per te la Bibbia e' uno straordinario documento dello stare di fronte tra
Dio e l'uomo. La storia che e' narrata nella Bibbia e' un unico dialogo di Dio
con l'uomo. La Bibbia e' un immediato rivolgersi di Dio all'uomo che non si puo'
sacrificare a vantaggio della comprensibilita'. Solo attraverso il ricorso alla
lingua parlata e' possibile far rivivere il linguaggio di una tradizione
religiosa che veniva originariamente trasmessa soprattutto attraverso l'oralita'
- questo significa far capire un messaggio che e' stato costruito attraverso la
parola viva. E' per questo che tu non parli di "libro": il libro e' voce. Non
dobbiamo imparare a leggere, dobbiamo piuttosto imparare ad ascoltare. Quando
Rosenzweig muore a Francoforte, il 10 ottobre del 1929, avevate appena concluso
il Canto del servo del Signore del profeta Isaia. Prosegui tu da solo per altri
trent'anni. La traduzione terminata compare in 4 volumi nel 1962.
A Heppenheim fondi una variante ebraica dell'universita' popolare.
Nell'ottobre del 1933, prima che ti venisse negato dai nazisti il diritto di
insegnare all'universita', ti dimetti per tua libera scelta. Cosi' hai piu'
tempo da dedicare al tuo progetto per una istruzione per adulti ebraici, perche'
"La prima cosa di cui un ebreo tedesco ha bisogno e' un nuovo ordinamento
gerarchico dei valori personali ed esistenziali che lo abilitino a fronteggiare
la situazione attuale e le sue conseguenze. Se noi proteggiamo la nostra
coscienza, niente ci potra' essere tolto. Se noi restiamo fedeli alla nostra
vocazione, nessuno ci puo' delegittimare. Se noi teniamo uniti l'origine e lo
scopo, nessuno ci puo' sradicare - e nessuna potenza al mondo e' in grado di
assoggettare colui che in una realta' di schiavitu' ha conquistato la liberta'
vera dell'anima".
Fino al marzo del 1939 rimani a Heppenheim, nonostante le difficolta' e le
continue minacce. Poi, sessantenne, lasci la Germania per raggiungere
Gerusalemme, nella cui Universita' si istituisce una cattedra di Filosofia
sociale apposta per te. Ma anche qui hai dovuto affrontare il problema
dell'ostilita' che i gruppi ortodossi ti riservano, opponendosi ad incarichi di
insegnamento che ti vedessero impegnato in materia di religione o teologia.
Evidentemente si metteva in dubbio l'ortodossia della tua fede. E mentre in
Europa gran parte degli ebrei viene sterminata, in Palestina si giunge alle
prime tensioni tra la minoranza ebraica e i popoli arabi, che culminano in
attentati sanguinosi da entrambe le parti. Anche qui ti applichi per il dialogo:
i tuoi compagni di fede devono rispettare i diritti degli arabi, ma
contemporaneamente insisti sul fatto che la terra dei Patriarchi deve essere
abitata da tutti i discendenti delle Dodici Tribu'. Cio' nondimeno, secondo te
la colonizzazione della Palestina e l'istituzione dello Stato di Israele non
possono essere assunti come fini a se stessi. Per te e' qualcosa di molto di
piu': e' la nascita di un popolo attraverso la realizzazione di un umanismo
biblico e la concretizzazione del regno di Dio. Senza questa consapevolezza,
senza conversione e senza rinnovamento morale e spirituale, ogni obiettivo di
natura politica resta un busto privo di anima.
Dopo la guerra intraprendi numerosi viaggi. Il mondo diventa il luogo del
tuo dialogo: sei come a casa tua in Europa e in America, e perfino in Germania.
Il 17 settembre 1953, in occasione del "Premio della Pace" degli editori
tedeschi, affermi: "Io credo, nonostante tutto, che i popoli in queste ore
possano giungere al dialogo reciproco. Un vero dialogo e' quello in cui ciascuno
dei partner e' salvaguardato dall'altro, pur nella contraddizione, come partner
essenziale, affermato e confermato. Se cosi' non si toglie dal mondo la
contraddizione, certamente pero' la si puo' umanamente condividere e
superare".
A causa del tuo continuo impegno per il dialogo tra Israele e Palestina,
del tuo riavvicinamento alla Germania postbellica e della tua permanente
richiesta di una riconciliazione si eleva una protesta forte contro di te sia
nella societa' che nella politica di Israele.
Ma nonostante cio' tutto il mondo festeggia il tuo ottantesimo compleanno.
Ma in quello stesso anno, l'11 agosto 1958, a Venezia muore tua moglie, durante
un viaggio di ritorno dagli Stati Uniti. Viene sepolta nel cimitero ebraico del
Lido.
Il 26 aprile del 1965, a seguito di una brutta caduta, subisci un
intervento chirurgico. Anche se l'esito dell'operazione e' positivo, muori il 13
giugno, hai 87 anni. Davanti alla tua salma composta presso l'Universita'
Ebraica, sfilano centinaia di studenti, amici, membri di kibbutz, monaci
cristiani, arabi cristiani e musulmani, ambasciatori di molte parti del mondo.
Gli studenti arabi pongono sulla tua tomba una corona di rose, garofani e
gladioli.
Vieni seppellito nel cimitero Har Hamenuchoth che domina Gerusalemme, in
una luogo in cui riposano i defunti professori dell'Universita' ebraica. Sulla
tua lapide sono scolpiti due versetti del tuo salmo preferito (73, 23-24):
"Ed ecco, io rimango con te,
hai preso la mia destra.
Con il tuo consiglio mi guidi
e poi mi conduci nella gloria".
Si', nella gloria e con gioia Dio ti ha accolto, per vivere con te cio' di
cui hai parlato per tutto l'arco della tua vita, per vivere con te in eternita'
cio' che tu hai vissuto: la relazione tra Io e Tu, l'eterno Io con l'eterno
Tu.
3. INCONTRI. L'8 SETTEMBRE SI E' SVOLTO A BLERA UN INCONTRO DI
FORMAZIONE ALLA COMUNICAZIONE NONVIOLENTA
Mercoledi' 8 settembre 2010 si e' svolto
a Blera (Vt), nell'ambito di uno specifico percorso formativo iniziato da
diversi mesi, un incontro di accostamento alla comunicazione nonviolenta in
ambito comunitario.
All'incontro ha preso parte il responsabile del
"Centro di ricerca per la pace" di Viterbo.
Nella prima parte dell'incontro si e' esaminata una vicenda concreta di
bisogno di assistenza.
Nella seconda parte si e' svolta una riflessione sulle caratteristiche di
un'esperienza cooperativa e comunitaria.
Nella terza parte si e' sperimentata la tecnica deliberativa nonviolenta
del metodo del consenso nel definire i criteri condivisi cui informare la
condotta nell'intervenire in situazioni in cui occorre prendere tempestive
decisioni.
4. INCONTRI. SI E' SVOLTO GIOVEDI' 9 SETTEMBRE
UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO
Giovedi' 9 settembre 2010 a Viterbo, presso la
sede del "Centro di ricerca per la pace", si e' svolto un incontro di studio
sulla letteratura italiana.
Dopo un excursus storico, con particolar approfondimento del Novecento,
sono stati letti e commentati testi di Antonio Gramsci, Umberto Eco, Pier Paolo
Pasolini, Leonardo Sciascia, Salvatore Quasimodo, Angelo Maria Ripellino, Mario
Luzi, Italo Calvino.
Gli incontri di studio della letteratura italiana che si svolgono presso il
Centro di ricerca per la pace di Viterbo sono parte di un'iniziativa di
promozione del diritto allo studio. 5. APPELLI.
PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia. Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
6. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto
"copia di 'Azione nonviolenta'". 7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Eugenia Roccella, Lucetta Scaraffia (a cura di), Italiane, Istituto
poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2004, 3 voll. rispettivamente
di pp. XIV + 250 (vol. I: Dall'Unita' d'Italia alla prima guerra mondiale),
XIV + 274 (vol. II: Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra), XIV +
370 (vol. III: Dagli anni Cinquanta ad oggi).
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e
internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento
dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della
creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo
di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 309 del 10 settembre 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
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