Telegrammi. 281
- Subject: Telegrammi. 281
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 13 Aug 2010 00:44:34 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 281 del 13 agosto 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal
Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della
nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Opposizione nonviolenta alla guerra e al colpo di stato razzista
2. Paolo Arena e Marco
Graziotti intervistano Giovanni
Benzoni
3. Paolo Arena e Marco
Graziotti intervistano Valter
Toni
4. Angela Giuffrida: Un modus vivendi altamente razionale e civile
5. L'11 agosto si e' svolto a Viterbo un incontro di formazione alla
comunicazione nonviolenta
6. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
7.
"Azione nonviolenta"
8.
Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento
Nonviolento 10. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. OPPOSIZIONE NONVIOLENTA ALLA GUERRA E AL COLPO DI STATO
RAZZISTA
Questo dovrebbe essere il cuore della riflessione morale oggi in Italia:
l'opposizione nonviolenta alla guerra e al colpo di stato razzista.
Questo dovrebbe essere il cuore del dibattito civile oggi in Italia:
l'opposizione nonviolenta alla guerra e al colpo di stato razzista.
Questo dovrebbe essere il cuore dell'agire politico oggi in Italia:
l'opposizione nonviolenta alla guerra e al colpo di stato razzista.
Se non ci si oppone alla guerra assassina, se non ci si oppone al colpo di
stato razzista, la barbarie ha gia' vinto.
2. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO GIOVANNI BENZONI [Ringraziamo Paolo
Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco
Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci
messo a disposizione questa intervista a Giovanni Benzoni. Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo. Giovanni Benzoni, amico della nonviolenza, animatore di innumerevoli rilevanti iniziative, di vasta esperienza amministrativa, giornalistica ed editoriale, suscitatore di impegno civile e promotore di cultura, e' responsabile del "progetto Iride" per la Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace; e' in gran parte merito suo la realizzazione dell'annuale "Salone dell'editoria di pace" a Venezia, e dell'Annuario della pace, pubblicazione che dal 2001 costituisce un prezioso e irrinunciabile strumento di riflessione e di lavoro. Un suo profilo autobiografico, scritto con amabilissima verve e autoironia e generosamente messo a nostra disposizione, e' nel n. 1070 de "La nonviolenza e' in cammino". Si veda anche la risposta alla penultima domanda di questa intervista]
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla
nonviolenza? - Giovanni Benzoni: E' stato un fatto dell'adolescenza; dai dieci/undici anni in su ho sempre sentito la Resistenza (sono nato a Belluno, citta' medaglia d’oro) come la linea di demarcazione tra bene e male (una delle mie ripetute letture sono state le Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana); il partigiano era ed e' la figura dell’uomo che da' la risposta giusta al momento giusto. Dentro questo dato per me costitutivo, ho cominciato a interrogarmi sull’uso della violenza - sono di formazione cattolica - a partire dalla lettura continua dei vangeli che ho fatto per mio conto in seconda media, dalla frequentazione dei libretti de La locusta (la straordinaria proposta editoriale di Rienzo Colla) con il Tu non uccidere di Primo Mazzolari. Aggiungo un ricordo di una discussione che ebbi nel ’68 - ero allora presidente della Fuci - con alcuni ex partigiani cristiani che sostevano che loro avevano usato la violenza, ucciso con amore, mentre il Movimento studentesco era violento; credevo allora e credo tuttora che il supplemento dell’amore non modifichi in nulla la sostanza del problema in ordine alla scelta nonviolenta (scelta che peraltro non e' concepibile "una volta per tutte"). * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di
piu' per lei, e perche'? - Giovanni Benzoni: Nella mia formazione hanno pesato piu' che singole personalita' della nonviolenza (la cui conoscenza e' stata successiva al tempo della mia della formazione e necessitata dal trovare "pezze d’appoggio" a quanto era oggetto di riflessione, impegno, confronto), Emmanuele Mounier e l’engagement alla “Temoignage chretienne”. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che
si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe
opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e
scolastica? Se
dovessi riferirmi alla mia adolescenza direi senza dubbio le ultime lettere dei
kamikaze giapponesi nell’ultima guerra mondiale (Quelle voci che vengono dal
mare, se non ricordo male il titolo del libro, edito da Garzanti): me lo fece
leggere la mia insegnante di lettere Emma Chiarini in seconda o terza media, e assieme il
Diario di Anna Frank. Ma con una differenza di mezzo secolo e con
l’accelerazione generazionale oggi esistente proprio non saprei, tanto piu'
che e' il profilo del lettore che e' modificato radicalmente e ho
l’impressione che possano essere altre e varie le esperienze per determinare
quello scarto che poi scopri essere stato totalizzante solo per stadi
successivi. Di certo sono tuttora persuaso che sia conveniente lasciarsi avvolgere dalle radicalita'
degli interrogativi: quindi la lettura continua almeno dei quattro vangeli
canonici. I due recenti saggi di Raniero La Valle (Prima che
l’amore finisca, Ponte alle grazie, Firenze
2003, e Se questo e' un Dio, Ponte alle grazie,
Firenze 2008), insieme al
saggio di Giuliano Pontara, L’antibarbarie. La concezione etico-politica di
Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006, consentono ad un giovane lettore di
avere gli strumenti essenziale per una autonoma capacita' di orientamento nella
contemporaneita'. Aggiungo
che ho organizzato per otto anni il
Salone dell’editoria di pace e tuttora esce l’Annuario della pace dove ogni
volta forniamo spunti per costruire una biblioteca di pace per cui preferisco
rinviare a questi tentativi, dal momento che tutto va bene anche se poi la
paccottiglia non e' poca, anzi. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e
in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute
con piu' impegno? - Giovanni Benzoni: Soffro perche' mi pare che l’orizzonte della pace - che ritengo compito di questa generazione, sicuramente della mia - sia diventato un fatto residuale. Prima ancora delle iniziative c’e' la cultura, la comunicazione: temo la ritualita', temo le divisioni miopi, temo tutto questo nostro insensato arrovellarci, e questo mio timore mi rende forse piu' disinformato del tollerabile ed incapace di rispondere a quanto da voi richiesto. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un
impegno nonviolento? - Giovanni Benzoni: A tutto campo: prioritario il lavoro quotidiano nella informazione e nel’ambito culturale. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a
un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi
in Italia? - Giovanni Benzoni: Esperienze comunitarie educative, perche' c’e' la necessita' prioritaria di un recupero della "normale" relazionalita' tra le persone; e realta' di movimento tipo Pax Christi. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue
caratteristiche fondamentali? - Giovanni Benzoni: Francamente trovo una perdita di tempo una risposta che risulterebbe catechistica: dobbiamo ridurre la violenza, riconoscere non in astratto le zone critiche dell'azione nonviolenta. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e
femminismo? - Giovanni Benzoni: Questa domanda, come molte altre, mi pare sia il risultato di una volonta' onnicomprensiva che a me fa un curioso effetto di dare risposte un po’ meccaniche e scontate che non credo siano di una qualche utilita', ma visto che ho promesso di rispondere lo faccio, in un modo altrettanto meccanico e del tutto metodologico. Come tutti i grandi fenomeni teorico-pratici di liberazione il rapporto c’e', ed ha senso nella misura in cui produce ulteriori capacita' critiche teorico-pratiche sia all’interno (nel femminismo), sia all’esterno. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed
ecologia? - Giovanni Benzoni: L’ecologia e' nonviolenza, almeno una delle possibili forme dell’odiena ecologia. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?-
Giovanni Benzoni: Dialettici, interattivi e
biunivoci. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?- Giovanni Benzoni: Specifico nel senso che per quanto so sono limitate le forme nonviolente che hanno sinora prodotto esiti significativi nel processo di scomposizione delle organizzazioni mafiose. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?- Giovanni Benzoni: Decisivo, e maturante e affinante, che consente un supplemento di intelligenza nel sindacato tant’e' che si coglie solo in alcune circostanze, quando il movimento per la pace registra una fase alta. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?-
Giovanni Benzoni: Ci sono solo se sei dentro e e sai coglierne o proporre la prospettiva
qualificante. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?-
Giovanni Benzoni: Strettamente biunivoco e tale da imporre alle
componenti nonviolente di affinare gli obiettivi; ammesso e non concesso che ci
possa essere pacifismo senza la ricerca e la pratica della nonviolenza, a chi e o crede di essere nonviolento
spetta il ruolo di saper precisare gli obiettivi e renderli praticabili, il che
raramente e' successo e succede, anche volendo guardare le cronache degli
ultimi anni. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?-
Giovanni Benzoni: Una strada comune anche se l’antimilitarismo oggi
sembra un dato ottocentesco, purtroppo. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?- Giovanni Benzoni: Essenziale e vincolante per creare quella certezza di sicurezza che e' sempre stato il pretesto per la corsa al riarmo. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza?-
Giovanni Benzoni: E' il principio interno che vale, e cioe' la connessione con le tematiche della
cura e della tenerezza. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?- Giovanni Benzoni: Conosco troppo poco per rispondere, anche se teoricamente c’e' una convergenza nella consapevolezza e nella cura. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?- Giovanni Benzoni: La totale assenza di rapporto con l'informazione dominante oggi e' sotto gli occhi di tutti; se invece informazione e' innanzitutto esattezza e approssimazione alla verita', uso corretto delle fonti, rispetto, ecc., allora il rapporto tra informazione (veritiera e adeguata) e nonviolenza e' palese. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica?- Giovanni Benzoni: Dovrebbe rompere l’aplomb di certo modo di filosofare, e offrire terreno fertile alla interrogazione filosofica. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?-
Giovanni Benzoni: Ovviamente una pedagogia nonviolenta per stadi
progressivi favorendo all’interno di
ogni grande religione il prevalere delle sensibilita' e pratiche non
fondamentaliste. La tradizione ecumenica da questo punto di vista potrebbe
ritrovare vigore a fecondo contatto con le problematiche evidenziate dalla
pratica e dalla riflessione nonviolenta. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?- Giovanni Benzoni: Una vasta gamma di consapevolezza e di attenzioni. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?- Giovanni Benzoni: Dovrebbe offrire efficaci argomenti per smascherare la radice di violenza che si annida nella legge-motore dell'economia dominante che e' il profitto. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?- Giovanni Benzoni: Il diritto di per se' e' contenimento e regolamentazione degli istinti individuali e collettivi "non umani", pero' anche espressione di una parte - quella dominante - degli esseri umani, mentre la nonviolenza dovrebbe ridurre le forme e le modalita' del dominio, in particolare quando questo tende ad assumere la modalita' della oggettivita', della pretesa naturalita'. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?- Giovanni Benzoni: Ne dovrebbe sconvolgere le fondamenta e i presupposti, perche' tesa a sviluppare le potenzialita' della natura secondo cio' che pare consentito dalla vita nelle forme che riteniamo di conoscere e secondo il principio prudenziale della reversibilita' delle scelte. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?- Giovanni Benzoni: Rendere ragione della presunta oggettivita' della tecnologia, e rendere piu' consapevoli sulle interne e sottili sollecitazioni all’uso della scienza e della tecnologia per volonta' di dominio e di potenza. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione storica e alla pratica storiografica?- Giovanni Benzoni: L'attenzione ai diritti di tutti e l’ottica con cui fare ricerca storica. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?-
Giovanni Benzoni: Il consenso e' significativo se e' il
risultato della persuasione di se' e dell’altro. In una societa' complessa come
la nostra e' da ripensare l’articolazione completa tra norme, leggi,
regole, consuetudini, e di conseguenza le istanze in cui le decisioni vengono
assunte. C’e' la necessita' di una "capacita' semplificatrice" dove poi i no e i
si' a tutti i livelli siano chiari
agli occhi di chi sceglie. In tale prospettiva sempre piu' ridotte ma sempre
certe devono essere le sanzioni che probabilmente la pratica della scelte
condivise non riesce a rendere completamente
superflue. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?-
Giovanni Benzoni: Non sono uno specialista e credo che la prassi ci
consenta quell’accumulo di tecniche che per ora e' limitato e circoscritto
a pochi casi. Penso allo straordinario processo di Verita' e riconciliazione in
Sud Africa, penso alle tante pratiche alternative alla reclusione cui fa
riferimento Gherardo Colombo nel suo saggio Sulle regole (Feltrinelli,
MIlano 2007). * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?- Giovanni Benzoni: Servono comunque corsi e discipline anche se manca oggi un contesto culturale favorevole per cui va sviluppata l’arte dell’essere minoranza consapevole evitando per quanto e' possibile il proliferare di persone "fissate", per cui sono persuaso che serve ogni fatto aperto ad una azione rigeneratrice generale. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento all'azione nonviolenta?- Giovanni Benzoni: Mi fa un po’ specie questo linguaggio paramilitare e mi va solo se c’e' la consapevolezza di una riappropriazione del linguaggio. E poi, forse in controtendenza a quel poco oggi in uso, non mi convincono quelle metodologie che in nome di una pratica nonviolenta fanno fare a tutte le eta' le stesse cose. Imparare e praticare la nonviolenza non e' come imparare i tempi e i passi di un ballo. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze
editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a
promuovere la nonviolenza? - Giovanni Benzoni: E' piu' facile ricordare quelle che ci sono state che quelle attuali: siamo fondamentalmente carenti di iniziative di largo respiro, e quelle piu' promettenti sono finite o versano in non facili acque: penso alle ottime Edizioni cultura della pace di Ernesto Balducci da un lato, ed alle Edizioni Gruppo Abele dall’altro. Inoltre non sappiamo nemmeno valorizzare quello che c’e': che fine hanno fatto le riflessioni sul servizio civile? * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?- Giovanni Benzoni: Premesso che siamo in fase calante rispetto agli anno Ottanta dello scorso secolo. E premesso che molti dei corsi, delle lauree e dei master ideati qua e la' per rispondere alla domanda di competenze in ordine alla pace, alle relazioni internazionali frutto del pensiero nonviolento, non sono stati indenni dai tarli tipici dell’universita' italiana (innanzitutto la sistemazione di se' e dei propri amici e parenti e poi autoreferenzialita' a gogo'), questi ora soffrono della stagione dei corsi e master facili e hanno meno vigore di quelli dedicati alla moda. Io sono persuaso che e' la tematica della pace - entro la quale la nonviolenza e' una delle prospettive - che deve guadagnare a se' tutte le altre posizioni, ma che oggi sia troppo soggetta alle mode e ben poco centrale: mentre e' l’unica cosa concreta per cui valga la pena investire allo spasimo energie e risorse. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E come potrebbero migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione?- Giovanni Benzoni: Innanzi tutto con una maggior passione per la realta' e minor affezione alla purezza, che quasi sempre e' una ideologica armatura per occultare la propria debolezza. Siamo pochi e mancano i giovani: di qui e' necessario ripartire spendendo al meglio con generosita' ed indulgenza quanto ci resta. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se si', come?-
Giovanni Benzoni: Confronto, discussione, condivisione di campagne e poi capacita' dialogica; il disprezzo
e la pretesa autosufficienza che hanno caratterizzato le fasi alte del movimento
per la pace sono lussi che nessuno che abbia ancora le rotelle funzionanti si puo'
permettere. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?-
Giovanni Benzoni: A me basterebbe che ognuino di noi imparasse da Beppe
Grillo e da Peppe Sini; sono due usi efficaci e puntali delle potenzialita' offerte
dall’informatica e realizzati in misura delle proprie risorse. Lo stesso fa nel Veneto Amedeo Tosi con "Grillonews".
Per non
parlare di cosa e' riuscito a fare Alessandro Marescotti da Taranto con
"Peacelink": con risorse sempre al limite della sopravvivenza ha reso e rende un
servizio di grande qualita'. Sono fatti che inducono a ben
sperare. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Qali rapporti tra nonviolenza e movimenti sociali, istituzioni, cultura, forze politiche, organizzazioni sindacali, agenzie della socializzazione, pratiche artistiche?- Giovanni Benzoni: A queste domande rispondo tentando di controllare il mio imbarazzo per la sproporzione che percepisco tra la domanda e le possibili risposte, ed mi limito ad un semplice esercizio metodologico, dal momento che ogni altra possibile risposta presuppone una reale argomentazione fondata su non pochi elementi di conoscenza ed esperienza. Un tempo, per esempio per quanti militavano nel Pci non limitandosi ad una adesione personale e gregaria, c’era chi teorizzava l’entrismo come modalita' piu' o meno nobile e consapevole per cambiare dall’interno una realta' riconosciuta come prossima da un lato, ma anche come lontana dal proprio disegno, in questo caso politico. Ecco, cambiando i termini e quindi parlando dei "rapporti tra nonviolenza e ..." (e qui vanno aggiunti i termini secondi delle sette domande, ma potrebbero essere settanta volte sette) sono persuaso in una forma puntuale di entrismo con valenza biunivoca: sei nonviolento e sei capace di pratiche artistiche? allora mostra a te stesso (e agli altri) che sai fare, che sia di guadagno sia per l’arte che per la nonviolenza! * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si e' data?- Giovanni Benzoni: Do' una risposta specifica perche' ho una informazione in parte strumentale da dare nell’invitare quanti possono a conoscere la straordinaria figura di un monaco camaldolese che quest’anno a dieci anni dalla sua morte viene ricordato con un convegno che avra' luogo dal 29 ottobre al primo novembre a Camaldoli (in provincia di Arezzo) con il titolo: ”Storie umane, storia di Dio”. Lo segnalo perche' Benedetto Calati ha avuto parole illuminanti sull'amicizia parlandome come dell’ottavo sacramento (per informazioni: www.camaldoli.it). * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale relazione tra nonviolenza e politica, vita quotidiana, cura del territorio in cui si vive, cura delle persone con cui si vive? - Giovanni Benzoni: Anche per questo gruppo di domande rispondo dicendo che il secondo termine non solo va descritto in relazione al modo concreto della nonviolenza, ma anche, perche' la risposta abbia un minimo di interesse, va reso significativo per chi legge oltre che per chi parla. Mi spiego: se volessi potrei rispondervi descrivendovi come da pensionato felicemente in questo momento nel Casentino siano le mie giornate e quale sia la relazione con le mie aspirazioni di nonviolento. Vi potrei raccontare della Coop di Bibbiena, che malgrado sia niente di piu' e niente di meno di un ordinato e piacevole centro commerciale, ha come “koppe” (questo e' il modo di chiamarla dei casentinesi) una valenza straordinaria, quotidiana per le caratteristiche dei suoi frequentatori; e potrei ricordarvi di come io abbia li' preso una multa per aver occupato in un parcheggio pressoche' deserto uno dei venti posti riservati ai portatori di handicap (perche' avevo tra l’altro in quel momento qualche fastidio nel camminare), senza avere ragione, anche se lo stesso giudice di pace mi ha detto “lei ha ragione, pero' non possiamo farci nulla“: anche questa e' vita quotidiana che consente qualche considerazione pure in ordine alla relazione con la nonviolenza, ma e' chiaro che voi gentili e cortesi intervistatori vi aspettate altro. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?-
Giovanni Benzoni: Quella dell’uomo e della donna che sognano di poter
morire come i patriarchi
dell’antico Israele. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?- Giovanni Benzoni: Oramai a me pare siamo giunti ad una elencazione quasi da catechismo: per il secolo scorso sono stati studiati un numero sufficiente per poter dire che la nonviolenza si puo' praticare e con risultati storicamente ragguardevoli, e tuttavia non cosi' numerosi da consentire di uscire dall’ambito della testimonianza e degli esempi: la nonviolenza, come del resto ogni altra forma di pensiero capace di organizzare in modo completo una visione del mondo, o, per dirla in altri termini, “l’ordine di vita dell’uomo”, se e nella misura in cui lo e' - visione del mondo - contiene in se' quanto basta non solo per vedere ed operare nel presente, ma per studiare il passato e aprire gli orizzonti del nostro futuro. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?-
Giovanni Benzoni: Non vorrei pensarci e non ci trovo grande gusto; da questo punto di
vista servono saggi e studi come
quello di Marcello Flores sulla violenza (Tutta la violenza di un secolo,
Feltrinelli, Milano 2005). * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi in Italia?-
Giovanni Benzoni: Direi che essendoci in Italia oggi una violenza
che e' quella che c’e' nel mondo (mi autocito: cfr. “Siamo in guerra“, in
"Adista" n. 62 del 2010) sviluppata con quelle ulteriori aggravanti provocate
dalla congiuntura del dominio berlusconiano in santa alleanza con gran
parte della gerarchia cattolica, lo stato della nonviolenza e' buono in
relazione all’immediato (la cacciata di Berlusconi e dei suoi degni compari) e
terribilmente inadeguato per concorrere a un reale mutamento nel
Paese. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: E' adeguato il rapporto tra movimenti nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? E come migliorarlo?-
Giovanni Benzoni: Non ho elementi per dare uno straccio di
risposta. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?-
Giovanni Benzoni: Siamo ancora al livello di una comunicazione simbolica
dove l’insegna del fucile spezzato e' il massimo di efficacia grafica
raggiunto ed ha tuttavia un sapore troppo
ottocentesco. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative intraprendere perche' vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?- Giovanni Benzoni: Se lo sapessi le indicherei; ma innanzitutto non perdere' le occasioni che ci sono, poche rispetto all patrimonio accumulato: la Perugia-Assisi; le marce per la pace della maggioranza delle diocesi; gli appuntamenti dei Beati i costruttori di pace e di Pax Christi. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale relazione e quali implicazioni tra n onviolenza e intercultura, conoscenza di se', scienze umane, linguaggio, stili di vita, critica dell'industrialismo, rispetto per i viventi, la biosfera, la "madre terra", compresenza, convivenza, scelte di vita comunitarie, riconoscimento dell'altro, principio responsabilita', scelte di giustizia, misericordia, coscienza del limite?-
Giovanni Benzoni: Rispondo tentando la via della brevita' con
qualche piccola aggiunta rispetto al gia' detto. In tutte queste domande la
risposta che mi persuade di piu' e' quella della lezione (interna alla relazione o implicazione che si
determina in modo biunivoco se si
sanno usare adeguatamente gli
strumenti di cui si dispone per rispondere a interrogativi veri). Faccio un solo
esempio rinviando alla lettura di un testo di Thomas Merton, La pace nell’era
postcristiana (Edizioni Qiqajon, Magnano 2005) che e' stato pubblicato circa quarant’anni dopo la sua
stesura tanto era il potenziale critico innescato da questo monaco cistercense
passato da autore apprezzato dalla Cia a serio propugnatore di una ricerca
nonviolenta della pace. E’ esemplare anche per illustrare il termine "lezione"
cosi' caro a Franco Rodano. Aggiungo solo un’altra osservazione: tutto cio' che favorisce un atteggiamento critico, una capacita' di "apertura" - per usare una parola cara a Capitini -, e' benvenuto e prezioso, purche' non divenga a sua volta motivo di irrigidimento o di pura e acritica costruzione della propria personalita'. Si pensi a proposito di stili di vita alla forza delle scelte e delle pratiche vegetariane, ad esempio. Infine sui limiti: direi che una sana coscienza dei miei limiti non mi avrebbe portato a rispondere a queste settanta domande; al di la' dell’ironia sono convinto che la coscienza del limite sia un incentivo reale alla ricerca. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale direzione?-
Giovanni Benzoni: Qella della
liberazione e della salvezza. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilita'?-
Giovanni Benzoni: Fondamentale finche' dura, e purtroppo sottoutilizzata:
anche perche' non sempre la sovrabbondanza di offerta favorisce la capacita' di
discernere ed utilizzare cio' che serve. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?- Giovanni Benzoni: Credo basti dire tre cose oltre a quelle che ha talora scritto Peppe Sini per presentarmi, sono un pensionato cui ancora non e' venuto meno il gusto di vivere e di trovare riscontro anche in cose cui non ho mai pensato: come diventare produttore cinematografico per caso (cfr. www.casaospitalita.it); mi occupo della Fondazione di partecipazione casa dell’ospitalita'. * - Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?3. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO VALTER TONI [Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Valter Toni. Per un profilo di Valter Toni si veda la risposta alla penultima domanda di questa intervista]
- Paolo Arena e Marco
Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla
nonviolenza? - Valter
Toni: Non ci sono stati eventi particolari, ma ho avuto la grande fortuna di
avere due genitori pieni di pace, semplice e vera testimoniata innanzitutto
dalla loro relazione. E poi, passando per il maestro delle elementari,
insegnanti, sacerdoti, la mia vita ha avuto il dono di tanti testimoni di pace.
Tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta l'attivita' del
Partito radicale, l'ascolto di una radio decisamente fuori dal contesto
mediatico nazionale, hanno sicuramente influenzato la mia sensibilita' rispetto
a certi temi. * - Valter
Toni: Oltre a quelli ricordati nella domanda precedente senza dubbio don
Oreste Benzi e Tonino Bello. Il primo ho avuto modo di conoscerlo personalmente
quando la mia fatica a credere aveva raggiunto il massimo livello e quindi gli
incontri con lui hanno determinato in me un cambiamento a vari livelli, di cui
la sensibilita' alla nonviolenza e' un aspetto importante. Il secondo
mi e' bastato incontrarlo una volta. Leggere i suoi libri e i suoi articoli
in "Mosaico di pace" non possono lasciare indifferenti a questi
temi. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che
si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal
fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e
scolastica? - Valter
Toni: Senza dubbio Tonino Bello, Alex Zanotelli, e la poesia di Turoldo.
Oggi pero' suggerirei ad un giovane di avere anche un approccio di tipo
culturale, psicologico e spirituale, attraverso percorsi simili a quelli
suggeriti da Marco Guzzi con i gruppi che ha chiamato "Darsi
pace". * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e
in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute
con piu' impegno? * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un
impegno nonviolento? - Valter
Toni: Potrebbe sembrare che vado fuori tema, ma la mia risposta personale
e forse impulsiva e' la famiglia. Perche' e' diventata il palcoscenico
quotidiano di azioni violente in cui i minori, i soggetti piu' indifesi, sono le
principali vittime. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a
un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi
in Italia? * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue
caratteristiche fondamentali? - Valter
Toni: La nonviolenza nasce da una pace interiore che e' dono
(cultura, famiglia, fede, incontro), ma anche impegno perche' la pace interiore
va coltivata. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e
femminismo? - Valter
Toni: Purtroppo e' storia di questi giorni nella mia citta', Fano:
un rapporto pieno di malintesi ideologici, e che sui temi etici trovano un
territorio di conflitto. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed
ecologia? - Valter
Toni: Fondamentale. La terra si sta ribellando in maniera apocalittica
alla violenza dell'uomo. Il liquido nero, risultato della putrefazione organica,
che chiamiamo petrolio e che esce dal Golfo del Messico e' solo un primo
terribile segno. Dio perdona sempre, l'uomo qualche volta, la natura
mai. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e
psicoterapie? - Valter
Toni: Dei percorsi terapeutici che iniziano con "psico" nutro grande
fiducia ma anche timore. Le scuole di pensiero sono fin troppo diversificate,
spesso in conflitto. Ho conosciuto operatori in questo campo che lavorano
abilmente per far uscire nelle persone la parte migliore, quella che cerca di
liberarsi dell'umanita' egoico-bellica, direbbe Marco Guzzi, che
contraddistingue l'essere umano da sempre. Le terapie psicologiche possono dare
un grande contributo in questo passaggio epocale di definizione di una nuova
umanita', ma purtroppo non tutti gli operatori sono preparati a questo. Non
tutti sono in grado di cogliere l'essenza di una umanita' che va oltre il
sensibile e sconfina nella spiritualita'. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e
informazione? - Valter
Toni: L'informazione e' un elemento fondamentale della
comunicazione. La comunicazione e' il nucleo della relazione. Senza
relazione la nonviolenza muore. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione
sull'educazione? - Valter
Toni: Su questo tema mi sento di spendere due parole, se non altro
perche' sono stato coautore insieme ad Andrea Canevaro, Silvia Sanchini e
Patrizia Casadei di un cd-rom edito da Erickson dal titolo: "Lo scontro e'
l'occasione per fare pace". Sfida
educativa, addirittura emergenza educativa... tutti ne parlano, ma perche'? Come
mai ci troviamo a scuola, in famiglia, in chiesa, nel lavoro, a dover
raccogliere cocci di continui conflitti, spesso banali, ma di cui non veniamo
piu' a capo? Ci saranno dei percorsi utili per uscire da questo stato delle cose
che genera mal-essere, mal-educazione, mala-vita. Tutto sembra destinato al
male. No, io non credo. Partendo dal piccolo, dal quotidiano che va educato in
tutti gli ambiti, a cominciare dalla scuola dell'obbligo, per capire che anche
un conflitto puo' essere risorsa, occasione per fare pace, se a guidare lo stile
comunicativo relazionale e' la nonviolenza. A questo io ci credo proprio.
Ma sono indispensabili percorsi costruiti con pazienza per aiutare soprattutto i
piu' giovani a dare un senso all'alterita', alla diversita', non confinandola
negli spazi di una salutare "sopportazione", ma facendola percepire come valore
altissimo di crescita. Come direbbe Tonino Bello, non cultura dell'indifferenza,
e neppure cultura delle differenze, ma convivialita' delle differenze. Sono
sicuro che il terreno nei bambini e nei ragazzi e' ancora fertile, l'ho
visto con i miei occhi. Chiaro e' che la famiglia gioca un ruolo
fondamentale. Ma la sua assenza non deve diventare una scusante per la scuola a
non impegnarsi a educare alla nonviolenza, al diritto, al senso
civico. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori
strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche? - Valter
Toni: Lavoro nella comunicazione, ma rispetto a questa domanda casco dal
pero. Certo e' che la comunicazione e' tale se gli attori giocano alla
pari. Il dialogo e' fatto di ascolto, come dice un detto irlandese: non
abbiamo a caso due orecchie e una bocca, significa che dobbiamo ascoltare il
doppio. E invece oggi tutti vorrebbero comunicare, ma in maniera unidirezionale.
Ma questa non e' comunicazione. Pertanto
le caratteristiche degli strumenti non potranno che essere "apertamente" e
dichiaratamente accoglienti e ascoltanti, anche di cio' che non si vorrebbe
sentire, con un atteggiamento e una predisposizione al cambiamento, col pensiero
costante: e se avesse ragione l'altro? al punto di dire: e se avesse ragione il
"violento"? Perche' non si tratta di mettere sul banco dell'imputato la
"ragione" ma l'azione che ne consegue. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali
rapporti? - Valter
Toni: Se non intravvedessimo nei cambiamenti e nelle crisi del mondo
degli spiragli di speranza saremmo fregati. La cultura ci aiuta ad avere chiavi
di lettura che vanno oltre il "sensibile" e ci permettono di sperare in un mondo
migliore e percio' nonviolento. Siamo da pochi decenni entrati in una fase
epocale di cui nessuno di noi in questo secolo avra' la possibilita'
di vedere i risultati. Come dal neolitico e' nato un uomo nuovo, cosi'
dovra' accadere da questo travaglio che passa attraverso molte crisi profonde
che potranno essere superate solo da una rivoluzione "umana" su tre livelli:
culturale, psicologico e spirituale. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Nonviolenza e forze politiche: quali
rapporti? - Valter
Toni: L'indecenza dello spettacolo a cui assistiamo non merita
commenti. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Nonviolenza e pratiche artistiche: quali
rapporti? - Valter
Toni: Il solo rischio e' quello che l'arte diventi "autistica" e
parli solo agli addetti ai lavori. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana, nonviolenza e cura del
territorio in cui si vive, nonviolenza e cura delle persone con cui si vive:
quali relazioni? - Valter
Toni: Vita quotidiana, territorio, persone con cui si vive sono tre punti
di partenza fondamentali. Non ci sara' alcun cambiamento, alcun superamento di
crisi, se non parta dalla base, dal locale, da ognuno di noi. Dall'alto, oramai
lo abbiamo capito, si hanno oggi solo visioni "macro" troppo lontane che non si
curano della violenza generata. La nonviolenza non puo' che partire da queste
basi, quotidiane e territoriali, attraverso le persone con cui si
vive. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali
riflessioni? - Valter
Toni: Ha detto De Andre': "non e' la morte a preoccuparmi, anche se
mi dara' la sua buona dose di paura, ma la violenza con cui e' procurata a
tanti innocenti". * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della
nonviolenza oggi in Italia? - Valter
Toni: Non sono cosi' inserito in un contesto associativo da avere una
percezione interessante. Dico che sono fondamentali per la diffusione della
percezione di qualsiasi esperienza positiva, nonviolenta, il maggior numero di
iniziative come da noi a Fano la "Scuola di pace" intitolata a Urbani e
organizzata dalla Diocesi attraverso la persona di Luciano
Benini. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale
relazione? - Valter
Toni: Proprio stamattina mi continuavo a ripetere che la credibilita' e
la testimonianza ricevono nutrimento dallo stile di vita. Altrimenti siamo solo
"quaquaraqua'" che si fanno belli delle parole belle dette o scritte, a cui
nessuno, i giovani prima di tutto, daranno ascolto (ed hanno ragione).
Diventiamo "farisei" che danno pesi gravi da sopportare... con le sole parole,
pur belle, rendiamo schiavi. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Nonviolenza e rispetto per i viventi, la biosfera, la
"madre terra": quali implicazioni e conseguenze? - Valter
Toni: Anche alcuni rappresentanti della Chiesa, come il vescovo di
Bolzano Golser, si stanno facendo in quattro per aiutarci a capire l'importanza
di questo rapporto. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Nonviolenza, compresenza, convivenza, scelte di vita
comunitarie: quali implicazioni e conseguenze? - Valter
Toni: Obbedienza. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni
e conseguenze? - Valter
Toni: Nel limite, nella incapacita' di indeterminazione di esso, si
annida la possibilita' di una cultura violenta. Porre un limite a cio'
che e' vita e cio' che non lo e' (caso Englaro insegna) puo' generare
mostri ideologici che ci ingoiano tutti. Sono grato a Peppe Sini per le
meravigliose parole dello scorso anno rispetto a questi
temi. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali
possibilita'? - Valter
Toni: La rete, proprio come quella reale dei pescatori, puo' essere un
valido strumento che puo' salvarci, ma i rischi di rimanerne intrappolati sono
forti. Ci sono alienazioni, assenze di relazione che possono coinvolgere anche
chi si dedica a cammini di interesse per la nonviolenza. Tolto questo pericolo,
le possibilita' di aiuto dalla rete sono ancora non immaginabili perche' il
linguaggio e' ancora giovane e immaturo. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati
biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che
non la conoscesse affatto? Sono
nato a Cesena nel 1963, battezzato col nome Walter, scopro a quindici anni di
chiamarmi Valter. Questa e' forse la ragione del continuo dialogo interiore
fra due persone, una che fatica a credere e l’altra che aspira a diventar santo
(e da cui nasce l'ultimo libro: Nella treccia la speranza, edito da Tau
Editrice). Dopo la maturita' scientifica e un po’ di studi musicali mi diplomo
nel 1987 presso l’isia di Urbino. Ho fondato nel 1988 insieme a Franz Ramberti
lo studio Kaleidon (www.kaleidon.it). Nel
1988 sono docente di Lettering a Roma presso l’Istituto Pantheon, e di Grafica
dal 1994 al 1997 presso l’Isia di Faenza. Dal 1997 al 2009 insegno Informatica
Design all’Isia di Urbino. Sono stato membro della Apple Developer
Association partecipando alla fase di beta-testing di programmi multimediali.
Appassionato di calligrafia e Mac ho scritto nel 1998 Vuota il cestino, manuale
di computergrafica. Vivo a
Fano con Lisetta, Sofia, Aurora e Bianca, e frequento la parrocchia della Santa
Famiglia (www.santafamiglia.info),
piccolo laboratorio fondamentale per educare e educarsi alla
nonviolenza. * - Paolo Arena e Marco
Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere? 4. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. ANGELA GIUFFRIDA:
UN MODUS VIVENDI ALTAMENTE RAZIONALE E CIVILE
[Ringraziamo
Angela Giuffrida (per contatti: frida43 at inwind.it) per questo
intervento che risponde, sviluppandone alcuni temi, alla richiesta di intervista
da parte di Paolo Arena e Marco Graziotti che ugualmente
ringraziamo.
Angela Giuffrida e' docente di filosofia ed
acuta saggista; tra le sue pubblicazioni: Il corpo pensa, Prospettiva edizioni,
Roma 2002]
Mi ispiro ad un sistema di pensiero che supera la frantumazione analitica del reale imposta dall’approccio cognitivo dominante. La visione unitaria dei problemi in esame mi impedisce di rispondere ad ogni singola domanda. Pur non seguendo l’impostazione generale proposta tento di esporre il mio punto di vista. *
Non posso far risalire ad una data o ad un preciso
episodio il mio accostamento alla nonviolenza. La personalita' decisamente piu'
importante e' stata, infatti, mia madre che, da quando mi ha messa al
mondo, non servendosi di specifiche teorie o dotte argomentazioni ma con la
potente forza del suo esempio, mi ha permesso di assimilare come naturale e
normale un modus vivendi altamente razionale e civile. Certo ci sono libri
interessanti che parlano di nonviolenza e puo' essere utile leggerli, ma non
possono sostituire l’esempio concreto di scelte quotidiane favorevoli alla vita,
soprattutto perche' il sistema di pensiero cui si ispirano ignora cosa un
vivente sia. Un’affermazione cosi' drastica necessita di un accenno, seppur
minimo, alla teoria del corpo pensante da me elaborata, senza il quale tutte le
mie argomentazioni sarebbero incomprensibili. Secondo me la mente e' un
processo del corpo biologico che e' in grado di trasformare la propria
esperienza in conoscenza. L’esperienza riproduttiva e' tra tutte la piu'
importante perche' permette di protrarre la vita, ma e' appannaggio degli
organismi femminili che nel corso dei millenni si sono dedicati alla costruzione
e al sostegno della propria specie. Esperienze siffatte sviluppano una visione
ampia, contenitiva e complessiva del reale, la stessa da cui proviene quel tipo
di razionalita' che ha consentito alle donne di smarcare la propria specie dalle
altre. Estranea alle attivita' di riproduzione e di cura, la mente maschile ha
sviluppato un approccio cognitivo al reale che fissa dati singoli, isolandoli
dal contesto e opponendoli fra loro. Uno sguardo tanto parziale non restituisce
la complessita'; questo e' il motivo per cui l’organismo vivente -
quanto di piu' complesso esiste in natura - non viene percepito come
soggetto unitario. La filosofia esprime tale defaillance occupandosi di un
inesistente essere astratto.
*
La violenza e' endemica nelle comunita'
androcentriche e investe qualsiasi ambito perche' intrinseca al sistema di
pensiero dominante che non riconosce il vivente. Non ci sono campagne o
iniziative che possano davvero estirparla se ci si muove dentro i suoi orizzonti
e se ne usano i rigidi meccanismi atomizzanti e oppositivi.
*
Essendo la nonviolenza principalmente rispetto per
l’altro, sia esso umano o non umano, non puo' non derivare dalla conoscenza che
si ha di lui. Tutto cio' che contrasta soprusi e ingiustizie e' in
relazione con il pensiero della nonviolenza, ma se davvero si vuole che la
violenza sparisca dal mondo bisogna individuare la fonte dell’oppressione
nell’apparato cognitivo che si picca di governare da solo il mondo.
*
Una filosofia che esclude il soggetto stesso della
riflessione, l’organismo umano quale centro intelligente ed unitario, e' in
se' violenta e proietta la sua ombra annichilatoria su ogni altro
sapere.
*
Secondo me piu' che elaborare tecniche e addestrare
alla nonviolenza occorre sostenere la formazione di menti cosi' aperte da
includere l’estrema ricchezza e variabilita' del reale, cosa che sara' possibile
solo grazie ad un nuovo sistema concettuale con caratteristiche adatte alla
bisogna.
*
La nonviolenza non e' efficace quando
rimane interna alla polarizzazione tipica del pensiero maschile che scarnifica
la realta' e radicalizza i conflitti. D’altronde finche' la vita resta marginale
nella cultura e la sua cura continua ad essere l’ultimo dei pensieri della
politica e delle istituzioni, si puo' ragionevolmente sperare in rapporti
significativi col pensiero nonviolento? L’oblio della vita e dei suoi
bisogni e' in se' violento e fa della morte la protagonista unica della
scena che spetterebbe di diritto alla vita.
*
Ribadisco che la nonviolenza non gode di buona
salute in Italia e nel mondo e rimarra' debole e marginale fin tanto che non
scaturira' direttamente da una nuova categorizzazione adatta a far ritrovare
alla specie le radici vitali. Perche' il pensiero nonviolento operi davvero
occorre che concreti corpi umani, fatti di ossa, carne e sangue, tornino ad
abitare il mondo, scacciando l’inconsistente uomo universale che da alcuni
millenni lo infesta. Il rispetto, la solidarieta', la giustizia si attivano
laddove la cura attenta e costante della vita produce l’immediato e chiaro
riconoscimento della differenza sostanziale tra vivente e non vivente, tra
persone e cose, e una salda presa di coscienza del valore della vita e della sua
incommensurabilita'. Poiche' costruiscono il vivente umano e se ne prendono
cura, le donne possiedono tali capacita', ma per renderle operanti a tutti i
livelli devono riacquistare fiducia in se stesse e accingersi ad organizzare le
comunita' attorno alla loro visione del mondo che stringe in un caldo, vitale
abbraccio non solo tutta la propria specie ma anche le altre. Fino ad allora un
sistema avverso alla vita, che lavora all’inaridimento dell’humus da cui la vita
trae alimento, rendera' inoperanti i piu' sinceri tentativi di modificare lo
stato delle cose.
*
L’insegnamento-apprendimento del pensiero
filosofico praticato per anni mi ha portato ad una critica radicale della
Weltanschauung ad esso sottesa e all’elaborazione di una teoria esposta nel
saggio Il corpo pensa. Umanita' o femminita'? pubblicato da Prospettiva Edizioni
nel 2002. Entro la fine di quest’anno verra' pubblicato un altro saggio
intitolato La razionalita' femminile unico antidoto alla guerra.
Mi metto a disposizione per discutere le mie tesi
consapevole che, proponendo una rivoluzione senza precedenti nel campo del
pensiero, non sia facile accettarle anche perche' comprenderle appieno e'
impossibile rimanendo intrappolati nei perversi meccanismi del pensiero
dominante. 5. INCONTRI. L'11 AGOSTO SI E' SVOLTO A VITERBO UN INCONTRO DI
FORMAZIONE ALLA COMUNICAZIONE NONVIOLENTA
Mercoledi' 11 agosto 2010 si e' svolto a
Viterbo, nell'ambito di uno specifico percorso formativo iniziato da diversi
mesi, un incontro di accostamento alla comunicazione nonviolenta in ambito
comunitario.
All'incontro ha preso parte il responsabile del
"Centro di ricerca per la pace" di Viterbo.
Nel corso dell'incontro oltre ad esaminare molti problemi concreti propri
delle esperienze di vita comunitaria in ambito rurale, e' stata formulata la
proposta di una serie di domande per giungere a definire attraverso
l'espressione delle opinioni di ogni persona i criteri condivisi piu'
adeguati per realizzare una serie di interazioni efficaci con le persone e con
l'ambiente, costruendo procedure e relazioni basate sulla scelta della
nonviolenza.
A partire delle domande proposte si attivera' prossimamente un
percorso di consultazione, interlocuzione e confronto basato sul metodo del
consenso (una delle tecniche deliberative nonviolente piu' note, fondata sul
criterio dell'assunzione da parte del gruppo delle sole proposte su cui si
raggiunge la verificata persuasione di tutte le persone che partecipano al
processo decisionale). 6. APPELLI.
IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento. Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235. * Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 7.
STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto
"copia di 'Azione nonviolenta'".
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Joel Kotek, Pierre Rigoulot, Il secolo dei campi. Detenzione,
concentramento e sterminio: la tragedia del Novecento, Mondadori, Milano 2001,
2002, pp. VI + 618.
- Wolfgang Sofsky, L'ordine del terrore. Il campo di concentramento,
Laterza, Roma-Bari 1995, pp. X + 524.
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e
internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento
dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della
creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo
di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 281 del 13 agosto 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
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