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Telegrammi. 265
- Subject: Telegrammi. 265
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 28 Jul 2010 00:53:15 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 265 del 28 luglio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal
Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della
nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Alfio Pannega, compagno e poeta
2. Alcune parole per Alfio Pannega
3. Storia di Alfio
4. Una sintesi dell'intervento del centro sociale
autogestito "Valle Faul" alla conferenza stampa svoltasi presso il Comune di
Viterbo il 18 maggio 2010
5. Alcune parole dette in memoria di Alfio Pannega nel trigesimo della
scomparsa 6. Una festa popolare e un ricordo di Alfio Pannega il 24 luglio al
Carmine
7. Il primo agosto a Viterbo
8. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
9.
"Azione nonviolenta"
10.
Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento
Nonviolento 12. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. ALFIO PANNEGA, COMPAGNO E POETA
Pensando di far cosa gradita a molti amici, riproponiamo di seguito alcuni
ricordi di Alfio Pannega gia' apparsi su questo foglio tra maggio e
giugno.
Abbiamo lasciato i testi com'erano, rinunciando a togliere le ripetizioni
che pure segnaliamo (la parte centrale dell'articolo scritto per "Il manifesto"
riproduce pressoche' integralmente la sintesi dell'orazione funebre), affinche'
ogni singolo intervento mantenga la sua integrita' e la sua autonomia:
integrita' ed autonomia, due valori che Alfio sentiva profondamente, cosi' come
profondamente sentiva i valori della solidarieta' e della compassione.
Pubblicheremo nei prossimi giorni la sintesi della commemorazione che
abbiamo tenuto il 24 luglio.
2. MEMORIA. ALCUNE PAROLE PER ALFIO
PANNEGA
[Ricostruite a memoria - e frettolosamente poi
scritte - questo sono, se non le esatte parole, alcune delle cose dette il
primo maggio al cimitero di Viterbo dinanzi al feretro di Alfio
Pannega]
Questo uomo aveva la bonta' e l'ira dei profeti, di
coloro che sanno dire la verita' in faccia alle persone e al mondo: con
la virtu' della misericordia verso tutte le
creature sofferenti, e con la virtu' dell'indignazione contro ogni
ingiustizia.
Aveva la pazienza di Giobbe: fedele sempre al vero
e al giusto, senza mai un cedimento al male, senza mai una meschinita', senza
mai una vilta'.
Recava la verita' di Qohelet: sapeva che tutto e'
vanita' di vanita' e fame di vento, e che proprio per questo e' dovere di
ciascuno recare aiuto a tutti, giacche' e' meglio essere in due che uno solo,
poiche' chi e' solo, se lungo il cammino della vita inciampa, allora cade e non
si risolleva, ma se ha compagni essi lo sosterranno, reciprocamente si
sosterranno.
*
Era un poeta, educato alla lingua e alla
musica e alla tempra di Dante del cui capolavoro sapeva declamare a memoria
interi canti, e cresciuto alla scuola dei poeti a braccio, per i quali la
poesia e il pane, il lavoro quotidiano e l'estro armonico, la cruda realta' e la
sublime bellezza sono una stessa cosa.
Ed era un testimone, e non di una
generica viterbesita', formula astratta e vuota, ma di quella Viterbo popolare,
civile, resistente, antifascista, che fu anche quella di Achille Poleggi e di
Sauro Sorbini.
Ed era un esempio della sublime e luminosa
dignita' e generosita' dei poveri: tutto cio' che era suo era di tutti, tutti
accoglieva ed aiutava; all'ora della consumazione in comune dei pasti prima
accudiva gli animali, poi gli ospiti e solo alla fine mangiava anche
lui.
Era un educatore alla solidarieta' con tutti i
viventi: e le persone che hanno condiviso con lui un tratto di strada, un'ora
del giorno, da lui hanno imparato questo dovere nativo, sorgivo,
elementare: di essere con gli altri e per gli altri.
Ed e' stato un dono, un dono grande, per
chi ha avuto la fortuna, la grande fortuna, di averlo piu' intimamente
conosciuto.
E che quest'uomo sia vissuto tra noi
resta un'alta ragione di orgoglio per questa citta', che oggi gli
rende omaggio.
*
Ma detto questo ancora non e' detto tutto, e forse
non e' detto ancora l'essenziale.
Gia' anziano, sofferente dei malanni di una
travagliata vita di vicissitudini e fatiche, e dimorante allora in umana
solitudine in una zona abbandonata della citta', 17 anni fa Alfio ebbe una
seconda nascita, una seconda vita, partecipando fin dal primo giorno
all'occupazione dell'ex-gazometro e alla nascita quindi del centro sociale
occupato autogestito "Valle Faul", e del centro sociale e' stato simbolo e
anima, il cuore pulsante, e il centro sociale si e' riconosciuto in lui: in
questi 17 anni lui e' stato il centro sociale e il centro sociale e' stato lui;
e questi 17 anni da quell'estate del 1993 sono stati gli anni di un amore
reciproco cosi' appassionato che ieri vedendo nella camera ardente, presso
il centro sociale allestita, sgambettare e giocare ai piedi del
feretro, o dalle braccia dei giovani genitori guardarlo e
salutarlo, bambini di pochi anni e di non molti mesi, e
insieme vedendo Giselle che venne al centro sociale bambina ed ora e' una
meravigliosa giovane donna, tu vedevi che grande fioritura di vita e di
bellezza Alfio ha saputo coltivare con l'esempio amorevole ed
autorevole della sua dignita', della sua generosita'. E che grande eredita'
lascia di umanita' fraterna e sororale, di persone sensibili e solidali,
che alla scuola del suo esempio sono cresciute splendide.
*
E ci sono questi ultimi anni, dalla fine del
2007 a oggi, caratterizzati soprattutto dalla sua lotta per il diritto alla
casa: Alfio getto ' il suo cuore e la sua vita stessa nella lotta per il
diritto di ogni essere umano ad avere un tetto, per il diritto sociale alla
casa, per il diritto umano alla casa. Ed e' un dolore grande per noi che
restiamo che sia deceduto senza che quel diritto almeno lui abbia potuto
vederlo riconosciuto. Un dolore che non potremo dimenticare.
*
E poi ci sono questi ultimi mesi, questi
ultimi felici mesi, mesi che per Alfio sono stati forse i piu' gioiosi
della sua vita da tanto tempo a questa parte.
La realizzazione del libro delle sue poesie,
arricchito di un'ampia intervista ed impreziosito da tante stupende fotografie;
un ringraziamento grande va a tutte le persone
che hanno reso possibile questa pubblicazione, adempiendo quello che era da
molti anni un suo profondo desiderio e una promessa solenne che i
compagni del centro sociale a lui e a se stessi avevano fatto.
E con il libro, le sue presentazioni pubbliche con
immensa e commossa partecipazione popolare, e la mostra fotografica sulla
sua vita, e la lectio magistralis che tenne alla Sala Regia del
Comune conclusa, dopo aver esortato ancora una volta i piu' giovani al
sapere e alla generosita', con quel gesto sublime del rifiuto di
un'onorificenza finche' non fosse stato riconosciuto un diritto, il diritto alla
casa.
Con quel discorso e con quel gesto la grande
cultura, la vera civilta', e l'autentica dignita' umana facevano irruzione
nelle stanze del palazzo, divenivano ora di verita', sfida
all'ipocrisia, alla menzogna e all'ingiustizia.
E poi ancora i manifesti col suo volto a segnalare
l'emergenza casa, e la sottoscrizione pubblica promossa in suo nome cui lui
magnanimamente acconsenti' ancora una volta mettendo tutto se stesso nella
lotta per un diritto di tutti.
*
Ma anche detto questo forse non e' ancora
detto cio' che e' decisivo: per molti di noi, e mi perdonerete se qui il
discorso si fa piu' intimo, Alfio e' stato
un maestro e un compagno, di vita e di lotte. Un maestro e
un compagno di vita: nella piena
condivisione del pane, e di tutto. E un compagno di lotte, contro la guerra,
contro razzismo, discriminazione,
sfruttamento. Sempre dalla parte degli ultimi,
degli umiliati e offesi, degli oppressi, dell'umanita in lotta per la
liberazione.
E in lotta per l'ambiente casa comune,
per la difesa qui a Viterbo del Bulicame, il Bulicame cantato da Dante
e a un tiro di sasso dal centro sociale; e resta indimenticabile per chi lo
visse quel suo meraviglioso discorso tenuto al Bulicame in quella notte in
cui proprio dinanzi alle sorgenti e alle pozze di acqua sulfurea
manifestammo in molti per salvare quel prezioso bene ambientale e culturale
dalla devastazione cui lo avrebbe condannato la realizzazione di un
mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge.
*
Alfio Pannega non e' mai stato riducibile
a un'immaginetta pittoresca di una Viterbo che fu coi suoi antichi mestieri
e le sue vetuste tradizioni che vanno scomparendo, non e' mai stato un
personaggio museale, da mummificare e archiviare; al contrario: fino
all'ultimo dei suoi giorni Alfio e' stato un vitale, ardente, consapevolissimo
militante del movimento degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli
esseri umani; per la difesa della natura che conosceva intimamente, essere
vivente per essere vivente, animale per animale, pianta per pianta; per la
liberazione dell'umanita' dallo sfruttamento e dall'oppressione, per l'uscita da
questa preistoria verso il regno della liberta'.
*
Oggi e' il primo maggio, e per il movimento dei
lavoratori e delle lavoratrici, per il movimento delle oppresse e degli
oppressi, e' il giorno della memoria e dell'impegno per la liberazione
dell'umanita' dalla violenza dello sfruttamento; e vedete come sono strane
e imprevedibili le coincidenze della vita: accingendoci proprio in
questo giorno a recare l'estremo saluto ad Alfio, l'indomito
combattente antifascista e il lavoratore che conosceva per averli sperimentati
tutti i piu' faticosi mestieri - di pastore e di contadino,
di artigiano e di operaio -, per noi da oggi
il primo maggio lo sara' due volte quell'appello alla lotta solidale
contro l'ingiustizia: nel ricordo dei martiri di Chicago uccisi
nell'Ottocento dalla violenza del potere perche' lottavano per i diritti dei
lavoratori, e nel ricordo di Alfio: e' la stessa memoria, e' la stessa
lotta.
*
Molti anni fa, commemorando Duilio Mainella, Sauro
Sorbini concluse la sua orazione funebre col canto della Marsigliese, simbolo
della lotta dell'umanita' contro la tirannide; vorrei oggi almeno ricordare le parole del refrain di quel
canto composto un secolo dopo a rivendicare le ragioni dell'umanita' e
della lotta per la sua liberazione proprio mentre la reazione
persecutrice dilagava con la caccia all'uomo e le fucilazioni dei comunardi
parigini, quel canto che e' l'Internazionale, che da quasi un secolo e
mezzo e' il canto di quanti si levano a contrastare ogni oppressione: "Su',
lottiam, l'ideale / nostro fine sara' / l'internazionale / futura
umanita'".
*
Ed ora che, con
quelle indimenticabili parole di Paolo nella seconda lettera a
Timoteo, di Alfio Pannega possiamo dire che ha concluso la sua corsa
dopo aver combattuto la buona battaglia senza perdere la tenerezza,
ora che Alfio ha compiuto la sua vita che e' stata fino all'ultima ora la vita
di un giusto, ora sta a noi che restiamo di
essere fedeli a quello che ci ha donato, che ci ha insegnato, e testimoniarlo a
nostra volta, con le parole ed ancor piu' con gli atti, continuando la sua
lotta, continuando a mettere in pratica i suoi insegnamenti; e se posso rivolgermi in particolare a tutti gli amici
piu' vicini, a tutti i compagni che hanno condiviso e che proseguiranno,
che proseguiremo insieme, l'esperienza del centro sociale occupato
autogestito "Valle Faul" di Viterbo, ogni volta che accadra' che qualcuno vi
chieda, ci chieda, "Chi era Alfio Pannega?", ebbene, che noi tutti che lo
abbiamo conosciuto e che lo abbiamo avuto nostro compagno si possa essere
degni di rispondere, testimoniandolo con ogni nostra azione: "Io sono Alfio
Pannega, Viterbo e' Alfio Pannega, l'umanita' e' Alfio Pannega".
3. MEMORIA. STORIA DI ALFIO
[I seguente
testo e' stato scritto ai primi di maggio su richiesta del quotidiano "Il
manifesto" per estrarne un articolo che comparve alcuni giorni dopo sul
giornale; i paragrafi III-VII riprendono la commemorazione funebre sopra
riportata]
I. Un attimo, per favore
La camera ardente nel mezzo del capannone del
centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", la salma composta nella bara
aperta, al collo il fazzoletto zapatista portatogli dal Chiapas, ai piedi
una rossa bandiera con il volto del dottor Ernesto Guevara, dietro la testa la
bandiera arcobaleno della pace, il canto di Bella ciao dei compagni piu' vicini
stonato e rotto dal pianto. E un innumerevole concorso di persone a
rendergli un ultimo saluto: vecchi, persone giovani e mature, bambini, fino a
quell'estremo straziante momento, quando un amico diversamente abile
trascinandosi sulle stampelle giunge proprio mentre si sta per chiudere per
sempre la bara e in un sussurro dice: "Un attimo, per favore", e lentissimo
claudicante si avvicina al corpo immoto e gli porge l'ultima delicatissima
carezza.
Poi il funerale (rigorosamente laico, secondo la
sua volonta' piu' volte espressa - e con particolare intensita' in
occasione di precedenti esequie, quelle dei compagni partigiani Gaspare Bocchini
e Biagio Gionfra) al cimitero di Viterbo il primo maggio, il rosso delle
piante fiorite (le piante vive, non i fiori morti), i canti del movimento
operaio e della Resistenza, l'orazione funebre. Centinaia di viterbesi in
silenzio e in lacrime, ed in silenzio a capo chino nella folla i
rappresentanti delle istituzioni.
Una citta' intera piegata dal dolore, e molti anche
dalla vergogna di non aver saputo rispettare ed onorare in vita la persona che
ora dirottamente piangono morta.
Chi era Alfio Pannega?
*
II. Una vita proletaria
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre
1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di
popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende
trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel
1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla
sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un
tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino
aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri
della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a
braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e
sorprendenti ottave di endecasillabi.
Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin
dalla primissima giovinezza. Raccontava lui stesso nell'intervista che
costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi
amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi fa (Alfio Pannega, Allora
ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): "Ho fatto er
carzolaro, ho fatto er pecoraro... facevo li travetti", e ancora: "Ho tirato il
carrettino del cartone, poi ho fatto il garzone in campagna, ho lavorato pe' 'n
muratore"; per decine di anni ha raccolto per la citta' gli imballi e gli scarti
delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e
riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola
ecologia ancora non si usava.
E nel 1993 la nascita del centro sociale occupato
autogestito nell'ex gazometro abbandonato: "c'era un gran movimento... so'
zompato il muretto e so' annato in mezzo a loro. J'ho detto: Ma che e' tutto
'sto movimento?... dice: Dovemo occupa' qui il centro sociale. E allora vengo
pure io - dico - porca miseria!". Certe cose "le fanno sempre i giovani...
allora ero giovane pure io".
Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo
popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente:
"Io me sa che so' l'ultimo che so' rimasto de 'na vorta... ma mica m'arrendo. Io
la mattina m'arzo, arzo 'na mano, accenno la luce da capo al letto. So' le
quattro. Dormo fino alle otto". Il 30 aprile non si e' piu'
risvegliato.
*
III. Un'orazione funebre
Questo uomo aveva la bonta' e l'ira dei profeti, di
coloro che sanno dire la verita' in faccia alle persone e al mondo: con
la virtu' della misericordia verso tutte le
creature sofferenti, e con la virtu' dell'indignazione contro ogni
ingiustizia.
Aveva la pazienza di Giobbe: fedele sempre al vero
e al giusto, senza mai un cedimento al male, senza mai una meschinita', senza
mai una vilta'.
Recava la verita' di Qohelet: sapeva che tutto e'
vanita' di vanita' e fame di vento, e che proprio per questo e' dovere di
ciascuno recare aiuto a tutti, giacche' e' meglio essere in due che uno solo,
poiche' chi e' solo, se lungo il cammino della vita inciampa, allora cade e non
si risolleva, ma se ha compagni essi lo sosterranno, reciprocamente si
sosterranno.
Era un poeta, educato alla lingua e alla
musica e alla tempra di Dante del cui capolavoro sapeva declamare a memoria
interi canti, e cresciuto alla scuola dei poeti a braccio, per i quali la
poesia e il pane, il lavoro quotidiano e l'estro armonico, la cruda realta' e la
sublime bellezza sono una stessa cosa.
Ed era un testimone, e non di una
generica viterbesita', formula astratta e vuota, ma di quella Viterbo popolare,
civile, resistente, antifascista, che fu anche quella di Achille Poleggi e di
Sauro Sorbini.
Ed era un esempio della sublime e luminosa
dignita' e generosita' dei poveri: tutto cio' che era suo era di tutti, tutti
accoglieva ed aiutava; all'ora della consumazione in comune dei pasti prima
accudiva gli animali, poi gli ospiti e solo alla fine mangiava anche
lui.
Era un educatore alla solidarieta' con tutti i
viventi: e le persone che hanno condiviso con lui un tratto di strada, un'ora
del giorno, da lui hanno imparato questo dovere nativo, sorgivo,
elementare: di essere con gli altri e per gli altri.
Ed e' stato un dono, un dono grande, per
chi ha avuto la fortuna, la grande fortuna, di averlo piu' intimamente
conosciuto.
E che quest'uomo sia vissuto tra noi
resta un'alta ragione di orgoglio per questa citta', che oggi gli
rende omaggio.
*
IV. Una resurrezione
Ma detto questo ancora non e' detto tutto, e forse
non e' detto ancora l'essenziale.
Gia' anziano, sofferente dei malanni di una
travagliata vita di vicissitudini e fatiche, e dimorante allora in umana
solitudine in una zona abbandonata della citta', 17 anni fa Alfio ebbe una
seconda nascita, una seconda vita, partecipando fin dal primo giorno
all'occupazione dell'ex-gazometro e alla nascita quindi del centro sociale
occupato autogestito "Valle Faul", e del centro sociale e' stato simbolo e
anima, il cuore pulsante, e il centro sociale si e' riconosciuto in lui: in
questi 17 anni lui e' stato il centro sociale e il centro sociale e' stato lui;
e questi 17 anni da quell'estate del 1993 sono stati gli anni di un amore
reciproco cosi' appassionato che ieri vedendo nella camera ardente, presso
il centro sociale allestita, sgambettare e giocare ai piedi del
feretro, o dalle braccia dei giovani genitori guardarlo e
salutarlo, bambini di pochi anni e di non molti mesi, e
insieme vedendo Giselle che venne al centro sociale bambina ed ora e' una
meravigliosa giovane donna, tu vedevi che grande fioritura di vita e di
bellezza Alfio ha saputo coltivare con l'esempio amorevole ed
autorevole della sua dignita', della sua generosita'. E che grande eredita'
lascia di umanita' fraterna e sororale, di persone sensibili e solidali,
che alla scuola del suo esempio sono cresciute splendide.
E ci sono questi ultimi anni, dalla fine del
2007 a oggi, caratterizzati soprattutto dalla sua lotta per il diritto alla
casa: Alfio getto ' il suo cuore e la sua vita stessa nella lotta per il
diritto di ogni essere umano ad avere un tetto, per il diritto sociale alla
casa, per il diritto umano alla casa. Ed e' un dolore grande per noi che
restiamo che sia deceduto senza che quel diritto almeno lui abbia potuto
vederlo riconosciuto. Un dolore che non potremo dimenticare. E un'onta per
l'amministrazione comunale che per anni il riconoscimento di quel diritto
promise a parole e cinicamente nego' nei fatti.
E poi ci sono questi ultimi mesi, questi
ultimi felici mesi, mesi che per Alfio sono stati forse i piu' gioiosi
della sua vita da tanto tempo a questa parte.
La realizzazione del libro delle sue poesie,
arricchito di un'ampia intervista ed impreziosito da tante stupende fotografie;
un ringraziamento grande va a tutte le persone
che hanno reso possibile questa pubblicazione, adempiendo quello che era da
molti anni un suo profondo desiderio e una promessa solenne che i
compagni del centro sociale a lui e a se stessi avevano fatto.
E con il libro, le sue presentazioni pubbliche con
immensa e commossa partecipazione popolare, e la mostra fotografica sulla
sua vita, e la lectio magistralis che tenne alla Sala Regia del
Comune conclusa, dopo aver esortato ancora una volta i piu' giovani al
sapere e alla generosita', con quel gesto sublime del rifiuto di
un'onorificenza finche' non fosse stato riconosciuto un diritto, il diritto alla
casa.
Con quel discorso e con quel gesto la grande
cultura, la vera civilta', e l'autentica dignita' umana facevano irruzione
nelle stanze del palazzo, divenivano ora di verita', sfida
all'ipocrisia, alla menzogna e all'ingiustizia.
E poi ancora i manifesti col suo volto a segnalare
l'emergenza casa, e la sottoscrizione pubblica promossa in suo nome cui lui
magnanimamente acconsenti' ancora una volta mettendo tutto se stesso nella
lotta per un diritto di tutti.
*
V. Compagni
Ma anche detto questo forse non e' ancora
detto cio' che e' decisivo: per molti di noi, e mi perdonerete se qui il
discorso si fa piu' intimo, Alfio e' stato
un maestro e un compagno, di vita e di lotte. Un maestro e
un compagno di vita: nella piena
condivisione del pane, e di tutto. E un compagno di lotte, contro la guerra,
contro razzismo, discriminazione,
sfruttamento. Sempre dalla parte degli ultimi,
degli umiliati e offesi, degli oppressi, dell'umanita in lotta per la
liberazione.
E in lotta per l'ambiente casa comune,
per la difesa qui a Viterbo del Bulicame, il Bulicame cantato da Dante
e a un tiro di sasso dal centro sociale; e resta indimenticabile per chi lo
visse quel suo meraviglioso discorso tenuto al Bulicame in quella notte in
cui proprio dinanzi alle sorgenti e alle pozze di acqua sulfurea
manifestammo in molti per salvare quel prezioso bene ambientale e culturale
dalla devastazione cui lo avrebbe condannato la realizzazione di un
mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge.
Alfio Pannega non e' mai stato riducibile
a un'immaginetta pittoresca di una Viterbo che fu coi suoi antichi mestieri
e le sue vetuste tradizioni che vanno scomparendo, non e' mai stato un
personaggio museale, da mummificare e archiviare; al contrario: fino
all'ultimo dei suoi giorni Alfio e' stato un vitale, ardente, consapevolissimo
militante del movimento degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli
esseri umani; per la difesa della natura che conosceva intimamente, essere
vivente per essere vivente, animale per animale, pianta per pianta; per la
liberazione dell'umanita' dallo sfruttamento e dall'oppressione, per l'uscita da
questa preistoria verso il regno della liberta'.
*
VI. Il nostro primo maggio
Oggi e' il primo maggio, e per il movimento dei
lavoratori e delle lavoratrici, per il movimento delle oppresse e degli
oppressi, e' il giorno della memoria e dell'impegno per la liberazione
dell'umanita' dalla violenza dello sfruttamento; e vedete come sono strane
e imprevedibili le coincidenze della vita: accingendoci proprio in
questo giorno a recare l'estremo saluto ad Alfio, l'indomito
combattente antifascista e il lavoratore che conosceva per averli sperimentati
tutti i piu' faticosi mestieri - di pastore e di contadino,
di artigiano e di operaio -, per noi da oggi
il primo maggio lo sara' due volte quell'appello alla lotta solidale
contro l'ingiustizia: nel ricordo dei martiri di Chicago uccisi
nell'Ottocento dalla violenza del potere perche' lottavano per i diritti dei
lavoratori, e nel ricordo di Alfio: e' la stessa memoria, e' la stessa
lotta.
Molti anni fa, commemorando Duilio Mainella, Sauro
Sorbini concluse la sua orazione funebre col canto della Marsigliese, simbolo
della lotta dell'umanita' contro la tirannide; vorrei oggi almeno ricordare le parole del refrain di quel
canto composto un secolo dopo a rivendicare le ragioni dell'umanita' e
della lotta per la sua liberazione proprio mentre la reazione
persecutrice dilagava con la caccia all'uomo e le fucilazioni dei comunardi
parigini, quel canto che e' l'Internazionale, che da quasi un secolo e
mezzo e' il canto di quanti si levano a contrastare ogni oppressione: "Su',
lottiam, l'ideale / nostro fine sara' / l'internazionale / futura
umanita'".
*
VII. Hic et nunc
Ed ora che, con
quelle indimenticabili parole di Paolo nella seconda lettera a
Timoteo, di Alfio Pannega possiamo dire che ha concluso la sua corsa
dopo aver combattuto la buona battaglia senza perdere la tenerezza,
ora che Alfio ha compiuto la sua vita che e' stata fino all'ultima ora la vita
di un giusto, ora sta a noi che restiamo di
essere fedeli a quello che ci ha donato, che ci ha insegnato, e testimoniarlo a
nostra volta, con le parole ed ancor piu' con gli atti, continuando la sua
lotta, continuando a mettere in pratica i suoi insegnamenti; e se posso rivolgermi in particolare a tutti gli amici
piu' vicini, a tutti i compagni che hanno condiviso e che proseguiranno,
che proseguiremo insieme, l'esperienza del centro sociale occupato
autogestito "Valle Faul" di Viterbo, ogni volta che accadra' che qualcuno vi
chieda, ci chieda, "Chi era Alfio Pannega?", ebbene, che noi tutti che lo
abbiamo conosciuto e che lo abbiamo avuto nostro compagno si possa essere
degni di rispondere, testimoniandolo con ogni nostra azione: "Io sono Alfio
Pannega, Viterbo e' Alfio Pannega, l'umanita' e' Alfio Pannega".
*
VIII. Envoi
In una sua poesia al centro sociale dedicata ha
scritto: "Oggi e' bello stare fra la gioventu' / come un fiore appassito / nel
mezzo del giardino della
vita". 4. MEMORIA. UNA SINTESI
DELL'INTERVENTO DEL CENTRO SOCIALE AUTOGESTITO "VALLE FAUL" ALLA CONFERENZA
STAMPA SVOLTASI PRESSO IL COMUNE DI VITERBO IL 18 MAGGIO 2010
1. Una decisione non condivisibile
L'assemblea del centro sociale
autogestito "Valle Faul" ritiene non condivisibile la decisione presa
unilateralmente da altri sulla destinazione dei fondi raccolti con la
sottoscrizione pubblica effettuata a nome e con il volto di Alfio Pannega per
l'"emergenza casa".
*
2. La volonta' di un uomo generoso
L'assemblea del centro sociale
autogestito "Valle Faul" ritiene che l'uso dei fondi raccolti col nome e
col volto di Alfio Pannega dovrebbe essere coerente con i criteri stabiliti da
Alfio Pannega quando ha dato il suo consenso all'iniziativa:
- che la casa fosse un diritto e non
un'elemosina;
- che il suo diritto alla casa si
concretizzasse nel centro sociale.
Queste precise volonta' di Alfio Pannega emergono
chiaramente da tutte le sue dichiarazioni e da tutti i suoi atti privati e
pubblici. Bastera' citare quattro esempi: l'incontro del 2007 in cui il
Comune si impegno' a realizzare l'alloggio per Alfio nel centro sociale, impegno
che poi il Comune non mantenne; l'ultimo incontro all'assessorato ai servizi
sociali in cui Alfio esplicitamente ribadi' la sua volonta' di vivere nel centro
sociale; la lectio magistralis di Alfio nella Sala Regia del Comune conclusa col
rifiuto di un'onorificenza finche' non fosse stato riconosciuto il diritto
alla casa; l'incontro con il sindaco ed alcuni amministratori svoltosi presso il
centro sociale pochi giorni prima del decesso.
*
3. Quel che il Comune non rispetta e non
comprende
Ma se ancora oggi qui in Comune si
disattende la volonta' di un defunto evidentemente cio' accade perche' per saper
rispettare oggi la volonta' e la persona di Alfio Pannega, ormai
morto, occorreva aver conosciuto, ascoltato, compreso ieri
Alfio Pannega, quando era vivo.
Occorreva conoscerlo davvero, non riducendolo
a "personaggio caratteristico", ma come essere umano integrale, come persona
vera, pensante, sapiente e saggia, attiva e generosa, poeta e militante per la
causa dell'umanita'.
Ed occorreva sapere e cogliere il significato
del fatto che da 17 anni Alfio era il centro sociale "Valle Faul",
pienamente e consapevolmente partecipe di questa esperienza collettiva;
un'esperienza in cui Alfio si identificava, un'esperienza che si identificava in
lui e che ne proseguira' l'impegno e ne tramandera' la memoria e il
messaggio.
Ed occorreva capire cosa sia il centro sociale
autogestito "Valle Faul":
- che ha recuperato e restituito alla collettivita'
cittadina beni che l'amministrazione aveva abbandonato all'incuria e al
degrado;
- che ha praticato accoglienza, ospitalita',
solidarieta', in modo assolutamento gratuito e per tutte le persone che hanno
bisogno di aiuto;
- che e' impegnato nella difesa dei diritti umani
di tutti gli esseri umani;
- che difende l'ambiente come casa e bene comune, e
promuove la cultura come bene comune dell'umanita' intera.
Ebbene, occorre dirlo: chi governa il Comune di Viterbo queste cose
non le ha sapute ascoltare, non le ha sapute conoscere e riconoscere, non le ha
sapute comprendere. Se avesse saputo ascoltarle e capirle, se ne avesse colto il
senso, avrebbe rispettato l'impegno preso nel 2007 di realizzare la casa
per Alfio nel centro sociale, ed invece Alfio e' morto senza quella casa
promessa a parole e negata nei fatti.
*
4. Secondo la logica e secondo la
morale
Pertanto i fondi raccolti con la
sottoscrizione pubblica effettuata in nome e col volto di Alfio, donati per
quell'obiettivo specifico e non per altri, la logica e la morale vorrebbero che
venissero utilizzati per quella destinazione e non per altre; ovvero che
venissero utilizzati per il miglioramento delle condizioni abitative nel e del
centro sociale, come Alfio voleva, affinche' il centro sociale continui nella
sua azione: ed il centro sociale da parte sua restera' comunque fedele alla
sua storia ed ai suoi fini, che coincidono con la volonta' di
Alfio.
*
5. Alfio vive
Queste parole ferme e addolorate con cui abbiamo
cercato di riassumere una vasta e preziosa riflessione collettiva dell'assemblea
del centro sociale autogestito "Valle Faul" non intendono esprimere
alcun giudizio ne' sulle associazioni cui altri ha unilateralmente deciso di
destinare i fondi raccolti in nome e col volto di Alfio (ed anzi ad almeno una
di esse associazioni - l'Associazione familiari e sostenitori sofferenti
psichici della Tuscia - Alfio era assai affezionato e ne era convinto
sostenitore; ed a tutte le associazioni e le iniziative di autentica
solidarieta' Alfio non avrebbe mai fatto mancare il suo aiuto), ne' sulla
soggettiva convinzione altrui di agire per il meglio; queste parole esprimono
solo la nuda constatazione che Alfio Pannega da vivo come da morto non e'
stato ne' ascoltato ne' rispettato dai poteri dominanti; poteri - del resto -
contro la cui disumanita' e tracotanza e violenza per tutta la vita si e'
sempre battuto, lottando per affermare i diritti di tutti e il bene
comune.
Ma egli e' rispettato, e' onorato e vive nei cuori
e nell'azione dei suoi compagni del centro sociale e di tutte le persone che lo
hanno veramente conosciuto, che ne hanno ascoltato le parole, che ne hanno
condiviso le scelte ideali e le esperienze di vita generosa e solidale, che ne
hanno compreso gli insegnamenti.
5. MEMORIA. ALCUNE PAROLE DETTE IN MEMORIA DI
ALFIO PANNEGA NEL TRIGESIMO DELLA SCOMPARSA
[Le
parole che seguono costituiscono la trama delle considerazioni svolte
a braccio (sommariamente ricostruite a memoria quasi una settimana dopo) il 30
maggio 2010 presso il centro sociale autogestito "Valle
Faul" ricordando Alfio Pannega nel trigesimo della scomparsa; ad esse si
accompagnava il riferimento ad alcuni canti della Divina Commedia,
particolarmente cari al cuore di Alfio che ne era un appassionato e fine
dicitore. Questa rievocazione faceva seguito alla consumazione di un pasto
in comune durante una riunione simposiale degli amici (tra gli altri, ed
ovviamente, Luciano Bernabei, Osvaldo Ercoli...), e fungeva da introduzione alla
lettura di alcune luminose poesie ed alcune memorialistiche
riflessioni estratte dal libro di Alfio Pannega, Allora ero giovane
pure io (Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010), lettura poi effettuata da
Antonello Ricci e da Michela e Pietro Benedetti, Olindo Cicchetti, Sara
Grimaldi, del gruppo teatrale de "La banda del racconto". Dopo la
lettura-recitazione delle sue parole l'omaggio ad Alfio Pannega e' proseguito
con il consueto incontro del seminario domenicale di accostamento alla
nonviolenza - cui Alfio aveva sempre attivamente partecipato - e con una
conclusiva performance musicale.
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre
1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di
popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende
trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel
1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla
sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un
tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino
aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri
della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a
braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e
sorprendenti ottave di endecasillabi. Una
vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La
raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro
che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a
pubblicare pochi mesi fa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide
Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili
lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha
anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e
commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole
maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava.
Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato
autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente
protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della
Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il
30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei
giusti] 1. Dall'emarginazione sociale al protagonismo
politico
Alfio Pannega, ben lo sappiamo noi che oggi
siamo qui convenuti per ricordarlo ancora, fino alla fine dei suoi giorni
non e' mai stato un oggetto passivo dell'altrui azione, ma un soggetto attivo,
originale e creativo, una figura esemplare della vita sociale,
culturale, civile e politica di Viterbo.
E bastera' ricordare il suo orgoglioso ed energico
antifascismo, la sua persuasa militanza nel movimento dei lavoratori contro
lo sfruttamento e l'ingiustizia, la sua intensa e feconda partecipazione alle
lotte per la pace e contro il razzismo, contro l'emarginazione e per i diritti
sociali, in difesa dell'ambiente e della democrazia (e tra le sue piu' recenti
splendide lotte civili ricordiamo la sua partecipazione fin dalla fondazione al
movimento contro il mega-aeroporto e in difesa del Bulicame, la sua ultima
grande lotta per il diritto alla casa).
*
2. Alfio Pannega e il centro sociale, una storia
d'amore
Alfio Pannega e' sempre stato inserito nella
vicenda della Viterbo popolare e resistente, ma e' stata la nascita del centro
sociale che ne ha suscitato e inverato il passaggio da una condizione di dura
emarginazione sociale al pieno, incisivo protagonismo politico, e ne
ha rivelato a tutta la citta' la vocazione di educatore, l'originale e
profondo magistero pedagogico.
Il centro sociale occupato autogestito "Valle
Faul" e' stato il luogo, il contesto, la comunita' in cui Alfio
ha potuto finalmente pienamente valorizzare ed esercitare le sue molte virtu' di
maestro di vita e di compagno di lotte, di memoria profonda e di utopia
incarnata, di guida comprensiva e generosa, di persona ironica e
misericorde; ed Alfio a sua volta ha caratterizzato il centro sociale
costituendone il peculiare punto di riferimento. Alcune delle scelte
maggiormente caratterizzanti dell'esperienza di questo centro sociale, come
quella della nonviolenza, sono anche il frutto della sua presenza, del suo
apporto di intelligenza e saggezza, di esperienza e benignita'.
*
3. Tre caratteristiche
Tre caratteristiche di Alfio Pannega vorrei ora
sottolineare, usando come termine di riferimento tre canti danteschi, di
quel Dante che amava declamare a memoria e che recava nello scrigno del suo
animo come un tesoro prezioso e incandescente.
*
4. La virtu' della compassione
La compassione verso tutti i sofferenti,
l'indignazione per tutte le ingiustizie, l'impegno inesauribile per la
solidarieta', la verita', la giustizia.
E del suo amato Dante prediligeva declamare a
memoria il canto del conte Ugolino, il XXXIII dell'Inferno, il canto del dolore
piu' atroce e della pieta' piu' profonda.
*
5. L'amore per la vita, per il mondo
reale
Aveva una visione lucreziana e leopardiana
della vita, sobria ed eroica, mai astratta e mai sacrificale, ma sempre
accudente e responsabile.
Un amore profondo per il mondo, per la vita, per
tutti gli esseri viventi che amorevolmente, empaticamente conosceva, per
l'umanita' come realmente e'; senza alcuna illusione, senza nascondersi il
dolore, la sofferenza, lo scacco, la miseria, ma insieme con l'orgoglio di fare
la cosa buona, la cosa giusta, di amare ed aiutare senza riserve, con assoluta
generosita'.
E qui sovviene il canto X dell'Inferno dantesco,
quello di Farinata e di Cavalcante, dell'eroismo che si prolunga
"com'avesse l'inferno a gran dispitto" e dello strazio infinito per
ogni altrui sofferenza.
*
6. Un amore sconfinato per il sapere e la
virtu'
Ed aveva un amore sconfinato per il sapere che e'
fondamento del ben operare. Volonta' orientata verso la conoscenza e la
virtu', in una rigorosa e avventurosa ricerca della
verita' e della condivisione.
A lui piu' che a ogni altra persona si
addiceva come motto quel distico dell'"orazion picciola" del XXVI canto dell'Inferno, il canto di Ulisse, che suona "Fatti non foste a viver come bruti / ma
per seguir virtute e canoscenza". La virtu', senza la quale la conoscenza e'
vana; e la conoscenza, senza la quale la virtu' e' cieca.
Nella lectio magistralis tenuta pochi mesi
fa alla Sala Regia di Palazzo dei Priori, sede del Comune di Viterbo,
conclusa poi con quel gesto fiero e luminoso, magnifico e sublime del
rifiuto di un'onorificenza finche' non fosse stato rispettato il diritto,
ai giovani studenti delle scuole medie li' convenuti ad ascoltarlo (in una
tensione ed un entusiasmo che molto lo conforto') Alfio indico' lo studio,
l'accostamento al sapere, come primo dovere, come prassi di solidarieta' e di
liberazione; un dovere non avulso dagli altri, ma fondativo del ben operare,
dell'azione buona perche' consapevole, perche' solidamente basata su una
adeguata conoscenza, comprensione, interpretazione, riflessione, scelta.
Esortando quei giovanissimi allo studio, Alfio Pannega testimoniava una volta
ancora: recando ad esempio la sua medesima vicenda di persona dalla vita
travagliata, vissuta sempre in dignitosa, eroica poverta', ed insieme sempre
generosa, e sempre generosa perche' ricca di quell'amore del vero
profondamente inteso, di quella sapienza del giusto intimamente sentito, di
quell'esperienza del bene auteticamente compiuto, in cui consiste la
sola comune saggezza, la sola condivisa salvezza dall'oceano del dolore in cui
ogni vita e' naufraga.
*
7. Due immagini, una persona
E poiche' mi capita sovente di veder tutte le cose
e le vicende lacerarsi in due e solo raramente e faticosamente ricomporsi
in una, vorrei aggiungere infine che, ancora una volta, anche in questo caso,
vi sono due immagini di Alfio Pannega nella
memoria dei viterbesi.
L'una, falsa, e' quella stereotipata,
puerile, di figurina pittoresca, personaggio folklorico,
un'immagine ridotta a caricatura, a macchietta; di rovina archeologica e
mummificato monumento, di enigmatico residuo e patetico
relitto di una oleografica Viterbo del passato, remota e
inattingibile, ormai ridotta a frammenti e frantumi, a favola e
nuvola.
Ma questa e' solo un'immagine fittizia, una scorza svuotata, un fantasma ed
un'allucinazione. Alfio non era questo.
Ma e'
sintomatico che taluni che pur pretendono di averlo conosciuto ne ricordino solo
il lavoro umile e faticoso ed al piu' pochi motti burberi
e frizzanti, tramandati di bocca in bocca. Costoro credono di conoscere Alfio, ma non lo hanno mai ascoltato,
non si sono mai veramente accostati a lui da persona a persona, come
eguali. Costoro hanno avuto nei suoi confronti un atteggiamento nella
migliore delle ipotesi scioccamente ed arrogantemente paternalista,
ed hanno perso cosi' un'occasione unica di arricchimento
spirituale.
Perche' c'e' un'altra memoria e un'altra immagine
di Alfio, la memoria e l'immagine dell'Alfio reale, concreto, persona
poliedrica e colta, sapiente di infinite esperienze ed inesausto studiare,
maestro di vita che insegnava la responsabilita', il prendersi cura degli altri,
la condivisione di tutto, l'amore per la vita, l'incontro fraterno con
tutti.
Noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo lo
ricorderemo e lo onoreremo e lo testimonieremo sempre come veramente era:
una persona buona come il pane, luminosa come le stelle.
E qualche scintilla della sua generosita', della
sua sapienza, della sua saggezza, risplendera' ora ancora nella lettura delle
sue poesie. 6. MEMORIA. UNA FESTA POPOLARE E UN RICORDO DI
ALFIO PANNEGA IL 24 LUGLIO AL CARMINE
Sabato 24 luglio 2010 nel quartiere viterbese
del Carmine si e' svolta una festa popolare promossa dal centro sociale "Valle
Faul".
Nel corso della festa e' stato ricordato Alfio
Pannega, il grande testimone della Viterbo migliore e della dignita' umana
deceduto lo scorso 30 aprile.
Una commemorazione e' stata tenuta da
Peppe Sini; successivamente il gruppo teatrale de "La banda del
racconto" ha interpretato brani di interviste e testi memorialistici e
poetici dell'indimenticabile figura della Viterbo popolare e
solidale.
L'iniziativa e' stata promossa dal centro sociale
occupato autogestito "Valle Faul", esperienza di cui Alfio Pannega e' stato
protagonista e punto di riferimento dal primo giorno dell'occupazione fino alla
fine dei suoi giorni, lasciando in eredita' a tutte le persone di volonta' buona
un esempio limpido e luminoso di rigore morale, di impegno civile, di
resistenza ad ogni ingiustizia, di solidarieta' con tutti gli oppressi, di
coraggio e generosita'.
7. INCONTRI. IL PRIMO AGOSTO A VITERBO
Domenica primo agosto 2010, con inizio alle
ore 15,30, presso il centro sociale autogestito "Valle Faul" a Viterbo, si
svolgera' il trentacinquesimo incontro di studio del percorso di formazione
e informazione nonviolenta iniziato da alcuni mesi.
All'incontro partecipa il responsabile del
Centro di ricerca per la pace di Viterbo.
Il centro sociale autogestito "Valle Faul" si trova in strada
Castel d'Asso snc, a Viterbo.
L'iniziativa e' ovviamente aperta alla partecipazione di tutte le persone
interessate. 8. APPELLI.
IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento. Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235. * Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 9.
STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto
"copia di 'Azione nonviolenta'".
10. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Emilia Ferreiro, Vigencia de Jean Piaget, Siglo XXI Editores,
Mexico-Madrid 1999, pp. 136.
11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e
internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento
dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della
creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo
di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 265 del 28 luglio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
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