[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Coi piedi per terra. 271
- Subject: Coi piedi per terra. 271
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 23 Jun 2010 09:39:51 +0200
===================
COI PIEDI PER TERRA
===================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 271 del 23 giugno 2010
In questo numero:
1. La prima lettera di Guenther Anders a Claude Eatherly
2. La prima lettera di Claude Eatherly a Guenther Anders
3. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo
1. DOCUMENTI. LA PRIMA LETTERA DI GUENTHER ANDERS A CLAUDE EATHERLY
[Riproponiamo ancora una volta il testo della prima lettera di Guenther
Anders a Claude Eatherly, del 3 giugno 1959, riprendendola dalla corrispondenza
tra Guenther Anders e Claude Eatherly, Il pilota di Hiroshima. Ovvero: la
coscienza al bando, Einaudi, Torino 1962, poi Linea d'ombra, Milano 1992 (ivi
alle pp. 27-34), nella classica traduzione di Renato Solmi.
Guenther Anders (pseudonimo di Guenther Stern, "anders" significa "altro" e
fu lo pseudonimo assunto quando le riviste su cui scriveva gli chiesero di non
comparire col suo vero cognome) e' nato a Breslavia nel 1902, figlio
dell'illustre psicologo Wilhelm Stern, fu allievo di Husserl e si laureo' in
filosofia nel 1925. Costretto all'esilio dall'avvento del nazismo, trasferitosi
negli Stati Uniti d'America, visse di disparati mestieri. Tornato in Europa nel
1950, si stabili' a Vienna. E' scomparso nel 1992. Strenuamente impegnato contro
la violenza del potere e particolarmente contro il riarmo atomico, e' uno dei
maggiori filosofi contemporanei; e' stato il pensatore che con piu' rigore e
concentrazione e tenacia ha pensato la condizione dell'umanita' nell'epoca delle
armi che mettono in pericolo la sopravvivenza stessa della civilta' umana;
insieme a Hannah Arendt (di cui fu coniuge), ad Hans Jonas (e ad altre e altri,
certo) e' tra gli ineludibili punti di riferimento del nostro riflettere e del
nostro agire. Opere di Guenther Anders: Essere o non essere, Einaudi, Torino
1961; La coscienza al bando. Il carteggio del pilota di Hiroshima Claude
Eatherly e di Guenther Anders, Einaudi, Torino 1962, poi Linea d'ombra, Milano
1992 (col titolo: Il pilota di Hiroshima ovvero: la coscienza al bando); L'uomo
e' antiquato, vol. I (sottotitolo: Considerazioni sull'anima nell'era della
seconda rivoluzione industriale), Il Saggiatore, Milano 1963, poi Bollati
Boringhieri, Torino 2003; L'uomo e' antiquato, vol. II (sottotitolo: Sulla
distruzione della vita nell'epoca della terza rivoluzione industriale), Bollati
Boringhieri, Torino 1992, 2003; Discorso sulle tre guerre mondiali, Linea
d'ombra, Milano 1990; Opinioni di un eretico, Theoria, Roma-Napoli 1991; Noi
figli di Eichmann, Giuntina, Firenze 1995; Stato di necessita' e legittima
difesa, Edizioni Cultura della Pace, San Domenico di Fiesole (Fi) 1997. Si
vedano inoltre: Kafka. Pro e contro, Corbo, Ferrara 1989; Uomo senza mondo,
Spazio Libri, Ferrara 1991; Patologia della liberta', Palomar, Bari 1993; Amare,
ieri, Bollati Boringhieri, Torino 2004; L'odio e' antiquato, Bollati
Boringhieri, Torino 2006; Discesa all'Ade, Bollati Boringhieri, Torino 2008. In
rivista testi di Anders sono stati pubblicati negli ultimi anni su "Comunita'",
"Linea d'ombra", "Micromega". Opere su Guenther Anders: cfr. ora la bella
monografia di Pier Paolo Portinaro, Il principio disperazione. Tre studi su
Guenther Anders, Bollati Boringhieri, Torino 2003; singoli saggi su Anders hanno
scritto, tra altri, Norberto Bobbio, Goffredo Fofi, Umberto Galimberti; tra gli
intellettuali italiani che sono stati in corrispondenza con lui ricordiamo
Cesare Cases e Renato Solmi.
Claude Eatherly, ufficiale dell'aviazione militare statunitense, il 6
agosto del 1945 prese parte al bombardamento atomico di Hiroshima. Sconvolto dal
crimine cui aveva partecipato, afflitto da un senso di colpa insostenibile,
considerato pazzo, conobbe il carcere e il manicomio. Si impegno' nella denuncia
dell'orrore della guerra atomica e nel movimento pacifista e antinucleare. La
corrispondenza che ebbe con Guenther Anders tra il 1959 e il 1961 e' raccolta
nel libro Il pilota di Hiroshima. Ovvero: la coscienza al bando, Einaudi, Torino
1962, poi Linea d'ombra, Milano 1992.
Renato Solmi e' stato tra i pilastri della casa editrice Einaudi, ha
introdotto in Italia opere fondamentali della scuola di Francoforte e del
pensiero critico contemporaneo, e' uno dei maestri autentici e profondi di
generazioni di persone impegnate per la democrazia e la dignita' umana, che
attraverso i suoi scritti e le sue traduzioni hanno costruito tanta parte della
propria strumentazione intellettuale; e' impegnato nel Movimento Nonviolento del
Piemonte e della Valle d'Aosta. Dal risvolto di copertina del recente volume in
cui sono raccolti taluni dei frutti mggiori del suo magistero riprendiamo la
seguente scheda: "Renato Solmi (Aosta 1927) ha studiato a Milano, dove si e'
laureato in storia greca con una tesi su Platone in Sicilia. Dopo aver trascorso
un anno a Napoli presso l'Istituto italiano per gli studi storici di Benedetto
Croce, ha lavorato dal 1951 al 1963 nella redazione della casa editrice Einaudi.
A meta' degli anni '50 ha passato un periodo di studio a Francoforte per seguire
i corsi e l'insegnamento di Theodor W. Adorno, da lui per primo introdotto e
tradotto in Italia. Dopo l'allontanamento dall'Einaudi, ha insegnato per circa
trent'anni storia e filosofia nei licei di Torino e di Aosta. E' impegnato da
tempo, sul piano teorico, e da un decennio anche su quello della militanza
attiva, nei movimenti nonviolenti e pacifisti torinesi e nazionali. Ha
collaborato a numerosi periodici culturali e politici ("Il pensiero critico",
"Paideia", "Lo Spettatore italiano", "Il Mulino", "Notiziario Einaudi", "Nuovi
Argomenti", "Passato e presente", "Quaderni rossi", "Quaderni piacentini", "Il
manifesto", "L'Indice dei libri del mese" e altri). Fra le sue traduzioni -
oltre a quelle di Adorno, Benjamin, Brecht (L'abici' della guerra, Einaudi,
Torino 1975) e Marcuse (Il "romanzo dell'artista" nella letteratura tedesca,
ivi, 1985), che sono in realta' edizioni di riferimento - si segnalano: Gyorgy
Lukacs, Il significato attuale del realismo critico (ivi, 1957) e Il giovane
Hegel e i problemi della societa' capitalistica (ivi, 1960); Guenther Anders,
Essere o non essere (ivi, 1961) e La coscienza al bando (ivi, 1962); Max
Horkheimer e Th. W. Adorno, Dialettica dell'illuminismo (ivi, 1966 e 1980);
Seymour Melman, Capitalismo militare (ivi, 1972); Paul A. Baran, Saggi marxisti
(ivi, 1976); Leo Spitzer, Lettere di prigionieri di guerra italiani 1915-1918
(Boringhieri, Torino 1976)". Opere di Renato Solmi: segnaliamo particolarmente
la sua recente straordinaria Autobiografia documentaria. Scritti 1950-2004,
Quodlibet, Macerata 2007]
Al signor Claude R. Eatherly
ex maggiore della A. F.
Veterans' Administration Hospital
Waco, Texas
3 giugno 1959
Caro signor Eatherly,
Lei non conosce chi scrive queste righe. Mentre Lei e' noto a noi, ai miei
amici e a me. Il modo in cui Lei verra' (o non verra') a capo della Sua
sventura, e' seguito da tutti noi (che si viva a New York, a Tokio o a Vienna)
col cuore in sospeso. E non per curiosita', o perche' il Suo caso ci interessi
dal punto di vista medico o psicologico. Non siamo medici ne' psicologi. Ma
perche' ci sforziamo, con ansia e sollecitudine, di venire a capo dei problemi
morali che, oggi, si pongono di fronte a tutti noi. La tecnicizzazione
dell'esistenza: il fatto che, indirettamente e senza saperlo, come le rotelle di
una macchina, possiamo essere inseriti in azioni di cui non prevediamo gli
effetti, e che, se ne prevedessimo gli effetti, non potremmo approvare - questo
fatto ha trasformato la situazione morale di tutti noi. La tecnica ha fatto si'
che si possa diventare "incolpevolmente colpevoli", in un modo che era ancora
ignoto al mondo tecnicamente meno avanzato dei nostri padri.
Lei capisce il suo rapporto con tutto questo: poiche' Lei e' uno dei primi
che si e' invischiato in questa colpa di nuovo tipo, una colpa in cui potrebbe
incorrere - oggi o domani - ciascuno di noi. A Lei e' capitato cio' che potrebbe
capitare domani a noi tutti. E' per questo che Lei ha per noi la funzione di un
esempio tipico: la funzione di un precursore.
Probabilmente tutto questo non Le piace. Vuole stare tranquillo, your life
is your business. Possiamo assicurarLe che l'indiscrezione piace cosi' poco a
noi come a Lei, e La preghiamo di scusarci. Ma in questo caso, per la ragione
che ho appena detto, l'indiscrezione e' - purtroppo - inevitabile, anzi
doverosa. La Sua vita e' diventata anche il nostro business. Poiche' il caso (o
comunque vogliamo chiamare il fatto innegabile) ha voluto fare di Lei, il
privato cittadino Claude Eatherly, un simbolo del futuro, Lei non ha piu'
diritto di protestare per la nostra indiscrezione. Che proprio Lei, e non un
altro dei due o tre miliardi di Suoi contemporanei, sia stato condannato a
questa funzione di simbolo, non e' colpa Sua, ed e' certamente spaventoso. Ma
cosi' e', ormai.
E tuttavia non creda di essere il solo condannato in questo modo. Poiche'
tutti noi dobbiamo vivere in quest'epoca, in cui potremmo incorrere in una colpa
del genere: e come Lei non ha scelto la sua triste funzione, cosi' anche noi non
abbiamo scelto quest'epoca infausta. In questo senso siamo quindi, come direste
voi americani, "on the same boat", nella stessa barca, anzi siamo i figli di una
stessa famiglia. E questa comunita', questa parentela, determina il nostro
rapporto verso di Lei. Se ci occupiamo delle Sue sofferenze, lo facciamo come
fratelli, come se Lei fosse un fratello a cui e' capitata la disgrazia di fare
realmente cio' che ciascuno di noi potrebbe essere costretto a fare domani; come
fratelli che sperano di poter evitare quella sciagura, come Lei oggi spera,
tremendamente invano, di averla potuta evitare allora.
Ma allora cio' non era possibile: il meccanismo dei comandi funziono'
perfettamente, e Lei era ancora giovane e senza discernimento. Dunque lo ha
fatto. Ma poiche' lo ha fatto, noi possiamo apprendere da Lei, e solo da Lei,
che sarebbe di noi se fossimo stati al Suo posto, che sarebbe di noi se fossimo
al Suo posto. Vede che Lei ci e' estremamente prezioso, anzi indispensabile. Lei
e', in qualche modo, il nostro maestro.
Naturalmente Lei rifiutera' questo titolo. "Tutt'altro, dira', poiche' io
non riesco a venire a capo del mio stato".
*
Si stupira', ma e' proprio questo "non" a far pencolare (per noi) la
bilancia. Ad essere, anzi, perfino consolante. Capisco che questa affermazione
deve suonare, sulle prime, assurda. Percio' qualche parola di spiegazione.
Non dico "consolante per Lei". Non ho nessuna intenzione di volerLa
consolare. Chi vuol consolare dice, infatti, sempre: "La cosa non e' poi cosi
grave"; cerca, insomma, di impicciolire l'accaduto (dolore o colpa) o di farlo
sparire con le parole. E' proprio quello che cercano di fare, per esempio, i
Suoi medici. Non e' difficile scoprire perche' agiscano cosi'. In fin dei conti
sono impiegati di un ospedale militare, cui non si addice la condanna morale di
un'azione bellica unanimemente approvata, anzi lodata; a cui, anzi, non deve
neppure venire in mente la possibilita' di questa condanna; e che percio' devono
difendere in ogni caso l'irreprensibilita' di un'azione che Lei sente, a
ragione, come una colpa. Ecco perche' i Suoi medici affermano: "Hiroshima in
itself is not enough to explain your behaviour", cio' che in un linguaggio meno
lambiccato significa: "Hiroshima e' meno terribile di quanto sembra"; ecco
perche' si limitano a criticare, invece dell'azione stessa (o "dello stato del
mondo" che l'ha resa possibile), la Sua reazione ad essa; ecco perche' devono
chiamare il Suo dolore e la Sua attesa di un castigo una "malattia" ("classical
guilt complex"); ed ecco perche' devono considerare e trattare la Sua azione
come un "self-imagined wrong", un delitto inventato da Lei. C'e' da stupirsi che
uomini costretti dal loro conformismo e dalla loro schiavitu' morale a sostenere
l'irreprensibilita' della Sua azione, e a considerare quindi patologico il Suo
stato di coscienza, che uomini che muovono da premesse cosi' bugiarde ottengano
dalle loro cure risultati cosi' poco brillanti? Posso immaginare (e La prego di
correggermi se sbaglio) con quanta incredulita' e diffidenza, con quanta
repulsione Lei consideri quegli uomini, che prendono sul serio solo la Sua
reazione, e non la Sua azione. Hiroshima-self-imagined!
Non c'e' dubbio: Lei la sa piu' lunga di loro. Non e' senza ragione che le
grida dei feriti assordano i Suoi giorni, che le ombre dei morti affollano i
Suoi sogni. Lei sa che l'accaduto e' accaduto veramente, e, non e'
un'immaginazione. Lei non si lascia illudere da costoro. E nemmeno noi ci
lasciamo illudere. Nemmeno noi sappiamo che farci di queste
"consolazioni".
No, io dicevo per noi. Per noi il fatto che Lei non riesce a "venire a
capo" dell'accaduto, e' consolante. E questo perche' ci mostra che Lei cerca di
far fronte, a posteriori, all'effetto (che allora non poteva concepire) della
Sua azione; e perche' questo tentativo, anche se dovesse fallire, prova che Lei
ha potuto tener viva la Sua coscienza, anche dopo essere stato inserito come una
rotella in un meccanismo tecnico e adoperato in esso con successo. E serbando
viva la Sua coscienza ha mostrato che questo e' possibile, e che dev'essere
possibile anche per noi. E sapere questo (e noi lo sappiamo grazie a Lei) e',
per noi, consolante.
"Anche se dovesse fallire", ho detto. Ma il Suo tentativo deve
necessariamente fallire. E precisamente per questo.
Gia' quando si e' fatto torto a una persona singola (e non parlo di
uccidere), anche se l'azione si lascia abbracciare in tutti i suoi effetti, e'
tutt'altro che semplice "venirne a capo". Ma qui si tratta di ben altro. Lei ha
la sventura di aver lasciato dietro di se' duecentomila morti. E come sarebbe
possibile realizzare un dolore che abbracci 200.000 vite umane? Come sarebbe
possibile pentirsi di 200.000 vittime?
Non solo Lei non lo puo', non solo noi non lo possiamo: non e' possibile
per nessuno. Per quanti sforzi disperati si facciano, dolore e pentimento
restano inadeguati. L'inutilita' dei Suoi sforzi non e' quindi colpa Sua,
Eatherly: ma e' una conseguenza di cio' che ho definito prima come la novita'
decisiva della nostra situazione: del fatto, cioe', che siamo in grado di
produrre piu' di quanto siamo in grado di immaginare; e che gli effetti
provocati dagli attrezzi che costruiamo sono cosi' enormi che non siamo piu'
attrezzati per concepirli. Al di la', cioe', di cio' che possiamo dominare
interiormente, e di cui possiamo "venire a capo". Non si faccia rimproveri per
il fallimento del Suo tentativo di pentirsi. Ci mancherebbe altro! Il pentimento
non puo' riuscire. Ma il fallimento stesso dei Suoi sforzi e' la Sua esperienza
e passione di ogni giorno; poiche' al di fuori di questa esperienza non c'e'
nulla che possa sostituire il pentimento, e che possa impedirci di commettere di
nuovo azioni cosi tremende. Che, di fronte a questo fallimento, la Sua reazione
sia caotica e disordinata, e' quindi perfettamente naturale. Anzi, oserei dire
che e' un segno della Sua salute morale. Poiche' la Sua reazione attesta la
vitalita' della Sua coscienza.
*
Il metodo usuale per venire a capo di cose troppo grandi e' una semplice
manovra di occultamento: si continua a vivere come se niente fosse; si cancella
l'accaduto dalla lavagna della vita, si fa come se la colpa troppo grave non
fosse nemmeno una colpa. Vale a dire che, per venirne a capo, si rinuncia
affatto a venirne a capo. Come fa il Suo compagno e compatriota Joe Stiborik, ex
radarista sull'Enola Gay, che Le presentano volentieri ad esempio perche'
continua a vivere magnificamente e ha dichiarato, con la miglior cera di questo
mondo, che "e' stata solo una bomba un po' piu' grossa delle altre". E questo
metodo e' esemplificato, meglio ancora, dal presidente che ha dato il "via" a
Lei come Lei lo ha dato al pilota dell'apparecchio bombardiere; e che quindi, a
ben vedere, si trova nella Sua stessa situazione, se non in una situazione
ancora peggiore. Ma egli ha omesso di fare cio' che Lei ha fatto. Tant'e' che
alcuni anni fa, rovesciando ingenuamente ogni morale (non so se sia venuto a
saperlo), ha dichiarato, in un'intervista destinata al pubblico, di non sentire
i minimi "pangs of conscience", che sarebbe una prova lampante della sua
innocenza; e quando poco fa, in occasione del suo settantacinquesimo compleanno,
ha tirato le somme della sua vita, ha citato, come sola mancanza degna di
rimorso, il fatto di essersi sposato dopo i trenta. Mi pare difficile che Lei
possa invidiare questo "clean sheet". Ma sono certo che non accetterebbe mai, da
un criminale comune, come una prova d'innocenza, la dichiarazione di non provare
il minimo rimorso. Non e' un personaggio ridicolo, un uomo che fugge cosi'
davanti a se stesso? Lei non ha agito cosi', Eatherly; Lei non e' un personaggio
ridicolo. Lei fa, pur senza riuscirci, quanto e' umanamente possibile: cerca di
continuare a vivere come la stessa persona che ha compiuto l'azione. Ed e'
questo che ci consola. Anche se Lei, proprio perche' e' rimasto identico con la
Sua azione, si e' trasformato in seguito ad essa.
Capisce che alludo alle Sue violazioni di domicilio, falsi e non so quali
altri reati che ha commesso. E al fatto che e' o passa per demoralizzato e
depresso. Non pensi che io sia un anarchico e favorevole ai falsi e alle rapine,
o che dia scarso peso a queste cose. Ma nel Suo caso questi reati non sono
affatto "comuni": sono gesti di disperazione. Poiche' essere colpevole come Lei
lo e' ed essere esaltati, proprio per la propria colpa, come "eroi sorridenti",
dev'essere una condizione intollerabile per un uomo onesto; per porre termine
alla quale si puo' anche commettere qualche scorrettezza. Poiche' l'enormita'
che pesava e pesa su di Lei non era capita, non poteva essere capita e non
poteva essere fatta capire nel mondo a cui Lei appartiene, Lei doveva cercare di
parlare ed agire nel linguaggio intelligibile costi', nel piccolo linguaggio
della petty o della big larceny nei termini della societa' stessa. Cosi' Lei ha
cercato di provare la Sua colpa con atti che fossero riconosciuti come reati. Ma
anche questo non Le e' riuscito.
E' sempre condannato a passare per malato, anziche' per colpevole. E
proprio per questo, perche' - per cosi' dire - non Le si concede la Sua colpa
Lei e' e rimane un uomo infelice.
*
E ora, per finire, un suggerimento.
L'anno scorso ho visitato Hiroshima; e ho parlato con quelli che sono
rimasti vivi dopo il Suo passaggio. Si rassicuri: non c'e' nessuno di quegli
uomini che voglia perseguitare una vite nell'ingranaggio di una macchina
militare (cio' che Lei era, quando, a ventisei anni, esegui' la Sua "missione");
non c'e' nessuno che La odi.
Ma ora Lei ha mostrato che, anche dopo essere stato adoperato come una
vite, e' rimasto, a differenza degli altri, un uomo; o di esserlo ridiventato.
Ed ecco la mia proposta, su cui Lei avra' modo di riflettere.
Il prossimo 6 agosto la popolazione di Hiroshima celebrera', come tutti gli
anni, il giorno in cui "e' avvenuto". A quegli uomini Lei potrebbe inviare un
messaggio, che dovrebbe giungere per il giorno della celebrazione. Se Lei
dicesse da uomo a quegli uomini: "Allora non sapevo quel che facevo; ma ora lo
so. E so che una cosa simile non dovra' piu' accadere; e che nessuno puo'
chiedere a un altro di compierla"; e: "La vostra lotta contro il ripetersi di
un'azione simile e' anche la mia lotta, e il vostro 'no more Hiroshima' e' anche
il mio 'no more Hiroshima`, o qualcosa di simile puo' essere certo che con
questo messaggio farebbe una gioia immensa ai sopravvissuti di Hiroshima e che
sarebbe considerato da quegli uomini come un amico, come uno di loro. E che cio'
accadrebbe a ragione, poiche' anche Lei, Eatherly, e' una vittima di Hiroshima.
E cio' sarebbe forse anche per Lei, se non una consolazione, almeno una
gioia.
Col sentimento che provo per ognuna di quelle vittime, La saluto
Guenther Anders
2. DOCUMENTI. LA PRIMA LETTERA DI CLAUDE EATHERLY A GUENTHER ANDERS
[Riproponiamo il testo della prima lettera di Claude Eatherly a Guenther
Anders, del 12 giugno 1959, riprendendola dalla corrispondenza tra Guenther
Anders e Claude Eatherly, Il pilota di Hiroshima. Ovvero: la coscienza al bando,
Einaudi, Torino 1962, poi Linea d'ombra, Milano 1992 (ivi alle pp. 34-36), nella
classica traduzione di Renato Solmi]
12 giugno 1959
Dear Sir,
molte grazie della Sua lettera, che ho ricevuto venerdi' della scorsa
settimana.
Dopo aver letto piu' volte la Sua lettera, ho deciso di scriverLe, e di
entrare eventualmente in corrispondenza con Lei, per discutere di quelle cose
che entrambi, credo, comprendiamo. Io ricevo molte lettere, ma alla maggior
parte non posso nemmeno rispondere. Mentre di fronte alla Sua lettera mi sono
sentito costretto a rispondere e a farLe conoscere il mio atteggiamento verso le
cose del mondo attuale.
Durante tutto il corso della mia vita sono sempre stato vivamente
interessato al problema del modo di agire e di comportarsi. Pur non essendo,
spero, un fanatico in nessun senso, ne' dal punto di vista religioso ne' da
quello politico, sono tuttavia convinto, da qualche tempo, che la crisi in cui
siamo tutti implicati esige un riesame approfondito di tutto il nostro schema di
valori e di obbligazioni. In passato, ci sono state epoche in cui era possibile
cavarsela senza porsi troppi problemi sulle proprie abitudini di pensiero e di
condotta. Ma oggi e' relativamente chiaro che la nostra epoca non e' di quelle.
Credo, anzi, che ci avviciniamo rapidamente a una situazione in cui saremo
costretti a riesaminare la nostra disposizione a lasciare la responsabilita' dei
nostri pensieri e delle nostre azioni a istituzioni sociali (come partiti
politici, sindacati, chiesa o stato). Nessuna di queste istituzioni e' oggi in
grado di impartire consigli morali infallibili, e percio' bisogna mettere in
discussione la loro pretesa di impartirli. L'esperienza che ho fatto
personalmente deve essere studiata da questo punto di vista, se il suo vero
significato deve diventare comprensibile a tutti e dovunque, e non solo a
me.
Se Lei ha l'impressione che questo concetto sia importante e piu' o meno
conforme al Suo stesso pensiero, Le proporrei di cercare insieme di chiarire
questo nesso di problemi, in un carteggio che potrebbe anche durare a
lungo.
Ho l'impressione che Lei mi capisca come nessun altro, salvo forse il mio
medico e amico.
Le mie azioni antisociali sono state catastrofiche per la mia vita privata,
ma credo che, sforzandomi, riusciro' a mettere in luce i miei veri motivi, le
mie convinzioni e la mia filosofia.
Guenther, mi fa piacere di scriverLe. Forse potremo stabilire, col nostro
carteggio, un'amicizia fondata sulla fiducia e sulla comprensione. Non abbia
scrupoli a scrivere sui problemi di situazione e di condotta in cui ci troviamo
di fronte. E allora Le esporro' le mie opinioni.
RingraziandoLa ancora della Sua lettera, resto il Suo
Claude Eatherly
3. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO
DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO
Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di
Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della
salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail:
info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at gmail.com
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it
===================
COI PIEDI PER TERRA
===================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 271 del 23 giugno 2010
Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe
In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su
"subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing
list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla
pagina web:
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la
redazione e': nbawac at tin.it |
- Prev by Date: Telegrammi. 230
- Next by Date: Telegrammi. 231
- Previous by thread: Telegrammi. 230
- Next by thread: Telegrammi. 231
- Indice: