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Telegrammi. 221
- Subject: Telegrammi. 221
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 14 Jun 2010 01:15:50 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 221 del
14 giugno 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino
proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche
della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Contro la guerra e contro il razzismo con la forza della
nonviolenza
2. Aggiornato il sito www.coipiediperterra.org
3. Aldo Capitini: La mia opposizione al fascismo
4. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
5.
"Azione nonviolenta"
6. Segnalazioni librarie 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. CONTRO LA GUERRA E CONTRO IL RAZZISMO CON LA FORZA DELLA
NONVIOLENZA
Occorre contrastare la guerra assassina, la guerra crimine dei
crimini.
Occorre contrastarla con la forza della verita', con la scelta della
nonviolenza, con la rivendicazione nitida e intransigente della dignita' e
dei diritti di ogni essere umano.
Occorre contrastare il colpo di stato razzista, l'hitlerismo che
torna.
Occorre contrastarlo con la forza della verita', con la scelta della
nonviolenza, con la rivendicazione nitida e intransigente della dignita' e
dei diritti di ogni essere umano.
2. STRUMENTI. AGGIORNATO IL SITO WWW.COIPIEDIPERTERRA.ORG
[Riceviamo e
diffondiamo]
E' stato aggiornato il sito del comitato che si
oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto
aereo: www.coipiediperterra.org
Nel sito sono disponibili e agevolmente
consultabili tutti i fascicoli del notiziario "Coi piedi per terra", che
costituiscono una sorta di enciclopedia in progress delle molte ragioni per
opporsi non solo all'illegale e devastante mega-aeroporto a Viterbo, ma anche
piu' complessivamente al dissennato incremento del trasporto aereo.
Il sito contiene anche una documentazione fotografica di alcune iniziative del comitato, sezioni specifiche che presentano comunicati, relazioni, interviste, bibliografie e sitografie, link utili e siti amici, un'ampia cronologia delle attivita' svolte, una sezione in lingua inglese particolarmente apprezzata. Di particolare rilevanza e' un'ampia sezione di testi di studio, che presenta anche opere integrali di Gunther Anders, Piero Calamandrei, Aldo Capitini, Susan George, Martin Luther King, Alexander Langer, Primo Levi, Giulio A. Maccacaro, Jean-Marie Muller, Vandana Shiva, ed ancora altre autrici ed altri autori. Nel sito e' ospitato anche uno spazio dell'Isde di Viterbo (l'Isde e' la prestigiosa Associazione italiana medici per l'ambiente - International Society of Doctors for the Environment Italia). *
Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di
Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della
salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti
Viterbo, 13 giugno 2010
Per contattare direttamente la portavoce
del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at gmail.com
3. MAESTRI. ALDO CAPITINI: LA MIA OPPOSlZlONE AL FASCISMO
[Nuovamente riproponiamo il seguente articolo di Aldo Capitini
originariamente apparso su "Il ponte", anno XVI, n. 1, gennaio 1960, disponibile
anche nel sito www.aldocapitini.it e nel sito www.nonviolenti.org
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato,
docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e
la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed
operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior
antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori),
Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una
raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato
delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di
Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della
nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici,
Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso
L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo,
Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta.
Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recente
antologia degli scritti (a cura di Mario Martini, benemerito degli studi
capitiniani) Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la
redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito:
www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed
opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali
Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli
anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin
qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un
volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione
ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e'
la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini,
Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007 e Aldo Capitini, Danilo
Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero,
Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Opere su Aldo Capitini: oltre alle
introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo
Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo
Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico:
Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini,
Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi,
La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb,
Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza
religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La
rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini,
Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini,
persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10,
ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza
in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo
Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La
filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio
dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia,
Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen,
Firenze 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della
nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; cfr. anche il capitolo dedicato
a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi,
Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di
Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono
nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini:
www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile
mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti
scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco
Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche
redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org]
Non e' facile elevarsi su quel patriottismo scolastico che ci coglie
proprio nel momento, dai dieci ai quindici anni, in cui cerchiamo un impiego
esaltante delle nostre energie, una tensione attiva e appoggiata a miti ed
eroi.
Quaranta anni successivi di esperienza in mezzo ad una storia
movimentatissima ci hanno ben insegnato due cose: che la devozione alla patria
deve essere messa in rapporto e mediata con ideali piu' alti e universali; che
la nazione e' una vera societa' solo in quanto risolve i problemi delle
moltitudini lavoratrici nei diritti e nei doveri, nel potere, nella cultura, in
tutte le liberta' concretamente e responsabilmente utilizzabili.
Quella "patria" che la scuola ci insegno', che era del Foscolo e del
Carducci, e diventava del D'Annunzio e del Marinetti, non poteva essere il
centro di tutti gli interessi; e percio' potei essere nazionalista tra i dieci e
i quindici anni, ma non poi restarlo quando vidi la guerra in rapporto, meno con
la nazione, e piu' con l'umanita' sofferente e divisa; quando dalla letteratura
vociana e di avaguardia salii (da autodidatta e piu' tardi che i coetanei) alla
piu' strenua, vigorosa, e anche filologica classicita', vista nei testi latini,
greci e biblici, come valori originali; quando portai la riflessione politica,
precoce ma intorbidata dall'attivismo nazionalistico, ad apprezzare i diritti
della liberta' e l'apertura al socialismo come cose fondamentali, insopprimibili
per qualsiasi motivo.
Umanitario e moralista, tutto preso dalla ricostruzione della mia cultura
(eseguita tardi ma con consapevolezza) e anche dal dolore fisico, il dopoguerra
1918-'22 mi trovo' del tutto estraneo al fascismo, anche se avevo coetanei che
vi erano attivissimi: non sentii affatto l'impulso ad accompagnarmi con loro.
Anzi, mi permettevo nella mia indipendenza, di leggere la "Rivoluzione
liberale", di offrire lieto il mio letto ad un assessore socialista cercato
dagli squadristi, e la mattina della "Marcia su Roma" sentii bene che non dovevo
andarci, perche' era contro la liberta'.
Certo, per chi e' stato, purtroppo (e purtroppo dura ancora), educato a
quel tal patriottismo scolastico, per chi non ha potuto nell'adolescenza non
assorbire del dannunzianesimo e del marinettismo, qualche volta il fascismo
poteva sembrare un qualche cosa di energico, di impegnato a far qualche cosa; e
comprendo percio' le esitazioni e le cadute di tanti miei coetanei, che hanno
come me press'a poco gli anni del secolo.
Se io fui preservato e salvato per opera di quell'evangelismo
umanitario-moralistico e indipendente, per cui non ero diventato ne' cattolico
(pur essendo teista) ne' fascista, e preferii rinunciare alla politica attiva, a
cui pur da ragazzo tendevo, scegliendo un lavoro di studio, di poesia, di
filosofia, di ricerca religiosa; tanti altri, anche per il fatto di essere stati
in guerra (io ero stato escluso perche' riformato), lungo il binario del
patriottismo, del combattentismo, dello squadrismo, videro nel fascismo la
realizzazione di tutto.
Queste mie parole sono percio' un invito a diffidare del patriottismo
scolastico, che puo' portare a tanto e a giustificare tanti delitti, e un
proposito di lavorare per un'educazione ben diversa. Questa e' dunque la prima
esperienza che ho vissuto in pieno: ho potuto contrastare al fascismo fin dal
principio perche' mi ero venuto liberando (se non perfettamente) dal
patriottismo scolastico; esso fu uno degli elementi principalmente responsabili
dell'adesione di tanti al fascismo.
*
Ed ora vengo alla seconda esperienza fondamentale. Si capisce che mentre il
fascismo si svolgeva, quasi insensibile com'ero alla soddisfazione
"patriottica", mi trovavo contrario alla politica estera ed interna. Per
l'estero io ero press'a poco un federalista, e mi pareva che un'unione
dell'Italia, Francia, Germania (circa centocinquanta milioni di persone) avrebbe
costituito una forza viva e civile, anche se l'Inghilterra fosse voluta rimanere
per suo conto; ma ci voleva uno spirito comune, che, invece, il nazionalismo
fece rovinare. Ebbi sempre un certo rispetto per la Societa' delle Nazioni; e mi
pareva che l'Italia avesse avuto molto col Trattato di Versailles, malgrado le
strida dei nazionalisti. Approvavo il lavoro di Amendola e degli altri per un
patto con gli Jugoslavi, che ci avrebbe risparmiato tante tragedie e tante
vergogne.
Per la politica interna la Milizia in mano a Mussolini, il delitto
Matteotti, la dittatura e il fastidio, a me lettore e raccoglitore di vari
giornali, che dava la lettura di giornali eguali, l'avversione che sentivo per
il saccheggio e la distruzione e l'abolizione di tutto cio' che era stata la
vita politica di una volta, le Camere del lavoro, le varie sedi dei partiti, le
logge massoniche; mi tenevano staccato dal fascismo.
Sapevo degli arresti, delle persecuzioni. Dov'era piu' quel bel fermento di
idee, quella vivacita' di spirito di riforme che avevo vissuto dal '18 al '24?
Quanti libri liberi, riviste ("Conscientia" per esempio, che conservavo come
preziosa), erano finiti! L'Italia che avrebbe dovuto riformarsi in tutto, era
ora affidata ad un governo reazionario e militarista! E io ricordavo il mio
entusiasmo per le amministrazioni socialiste: come seguivo quella di Milano,
quella di Perugia, mia citta'!
Non ero iscritto a nessun partito, non partecipavo nemmeno, preso da altro,
alla dialettica politica, ma le amministrazioni socialiste mi parevano una cosa
preziosa, con quegli uomini presi da un ideale, umili di condizione, e
"diversi", la' impegnati ad amministrare per tutti.
Sicche' ero contrario al regime, e la seconda esperienza fondamentale lo
confermo': fu la Conciliazione del febbraio del '29.
Non ero piu' cattolico dall'eta' di tredici anni, ma ero tornato ad un
sentimento religioso sul finire della guerra, e lo studio successivo, anche
filosofico e storico sulle origini del cristianesimo, di la' dalle leggende e
dai dogmi mi aveva concretato un teismo di tipo morale.
Guardando il fascismo, vedevo che lo avevano sostenuto in modo decisivo due
forze: la monarchia che aveva portato con se' (piu' o meno) l'esercito e la
burocrazia; l'alta cultura (quella parte vittima del patriottismo scolastico)
che aveva portato con se' molto della scuola. C'era una terza forza: la Chiesa
di Roma. Se essa avesse voluto, avrebbe fatto cadere, dispiegando una ferma non
collaborazione, il fascismo in una settimana. Invece aveva dato aiuti continui.
Si venne alla Conciliazione tra il governo fascista e il Vaticano.
La religione tradizionale istituzionale cattolica, che aveva educato gli
italiani per secoli, non li aveva affatto preparati a capire, dal '19 al '24,
quanto male fosse nel fascismo; ed ora si alleava in un modo profondo, visibile,
perfino con frasi grottesche, con prestazione di favori disgustose, con
reciproci omaggi di potenti, che deridevano alla " scuola liberale " e ai
"conati socialisti", come cose oramai vinte! Se c'e' una cosa che noi dobbiamo
al periodo fascista, e' di aver chiarito per sempre che la religione e' una cosa
diversa dall'istituzione romana.
Perche' noi abbiamo avuto da fanciulli un certo imbevimento di idee e di
riti cattolici, che sono rimasti la', nel fondo nostro; ed anche se si e'
studiato, e si sanno bene le ragioni storiche, filosofiche, sociali, anche
religiose, per cui non si puo' essere cattolici, tuttavia ascoltando suonare le
campane, vedendo l'edificio chiesa, incontrando il sacerdote, uno potrebbe
sempre sentire un certo fascino.
Ebbene, se si pensa che quelle campane, quell'edificio, quell'uomo possono
significare una cerimonia, un'espressione di adesione al fascismo, basta questo
per insegnare che bisogna controllare le proprie emozioni, non farsi prendere da
quei fatti che sono "esteriori" rispetto alla doverosita' e purezza della
coscienza.
La Chiesa romana credette di ottenere cose positive nel sostenere il
fascismo, realmente le ottenne. Ma per me quello fu un insegnamento intimo che
vale piu' di ogni altra cosa. Non aver visto il male che c'era nel fascismo, non
aver capito a quale tragedia conduceva l'Italia e l'Europa, aver ottenuto da un
potere brigantesco sorto uccidendo la liberta', la giustizia, il controllo
civico, la correttezza internazionale; non sono errori che ad individui si
possono perdonare, come si deve perdonare tutto, ma sono segni precisi di
inadeguatezza di un'istituzione, ancora una volta alleata di tiranni.
Fu li', su questa esperienza che l'opposizione al fascismo si fece piu'
profonda, e divenne in me religiosa; sia nel senso che cercai piu' radicale
forza per l'opposizione negli spiriti religiosi-puri, in Cristo, Buddha, S.
Francesco, Gandhi, di la' dall'istituzionalismo tradizionale che tradiva
quell'autenticita'; sia nel senso che mi apparve chiarissimo che la liberazione
vera dal fascismo stesse in una riforma religiosa, riprendendo e portando al
culmine i tentativi che erano stati spenti dall'autoritarismo ecclesiastico
congiunto con l'indifferenza generale italiana per tali cose.
Vidi chiaro che tutto era collegato nel negativo, e tutto poteva essere
collegato nel positivo. Mi approfondii nella nonviolenza. Imparai il valore
della noncollaborazione (anzi lo acquistai pagandolo, perche' rifiutai
l'iscrizione al partito, e persi il posto che avevo); feci il sogno che gli
italiani si liberassero dal fascismo noncollaborando, senza odio e strage dei
fascisti, secondo il metodo di Gandhi, rivoluzione di sacrificio che li avrebbe
purificati di tante scorie, e li avrebbe rinnovati, resi degni d'essere, cosi'
si', tra i primi popoli nel nuovo orizzonte del secolo ventesimo.
Divenni vegetariano, perche' vedevo che Mussolini portava gli italiani alla
guerra, e pensai che se si imparava a non uccidere nemmeno gli animali, si
sarebbe sentita maggiore avversione nell'uccidere gli uomini.
*
Nel lavoro di suscitamento e collegamento antifascista, svolto da me dal
1932 al 1942, sta la terza esperienza fondamentale: il ritrovamento del popolo e
la saldatura con lui per la lotta contro il fascismo. Figlio di persone del
popolo, vissuto in poverta' e in disagi, con parenti tutti operai o contadini, i
miei studi (vincendo un posto gratuito universitario nella Scuola normale
superiore di Pisa) ed anche i primi amici non mi avevano veramente messo a
contatto con la classe lavoratrice nella sua qualita' sociale e politica.
Anche se da ragazzo ascoltavo con commozione le musiche di campagna che il
primo maggio sonavano di lontano l'Inno dei lavoratori, di la' dal velo della
pioggia primaverile, non conoscevo bene il socialismo. Avevo visto dal mio
libraio le edizione delle opere di Marx e di Engels annerite dagli incendi
devastatori dei fascisti milanesi alla redazione dell'"Avanti!", ma, preso da
altro lavoro, non le avevo studiate.
Accertai veramente la profondita' e l'ampiezza del mondo socialista nel
periodo fascista, quando le possibilita' di trovare documentazioni e libri (lo
sappiano i giovani di ora, che se vogliono possono andare da un libraio e
acquistare cio' che cercano) erano di tanto diminuite, ma c'era, insieme, il
modo di ritrovare i vecchi socialisti e comunisti, che erano rimasti saldi nella
loro fede, veramente "fede" "sostanza di cose sperate ed argomento delle non
parventi", malgrado le botte, gli sfregi, la poverta', le prigioni, le derisioni
degli ideali e dei loro rappresentanti uccisi ("con Matteotti faremo i
salsicciotti") e sebbene vedessero che le persone "dotte" erano per Mussolini e
il regime.
Ritrovare queste persone, unirsi con loro di la' dalle differenze su un
punto o l'altro dell'ideologia, festeggiare insieme il primo maggio magari in
una soffitta o in un magazzino di legname, andare insieme in campagna una
domenica (che per il popolo e' sempre qualche cosa di bello), e talvolta anche
in prigione: nella lotta contro il fascismo si formo' questa unione, che non fu
soltanto di persone e di aiuto reciproco, ma fu studio, approfondimento,
constatazione degli interessi comuni dei lavoratori e degli intellettuali contro
i padroni del denaro e del potere: si apriva cosi l'orizzonte del mondo,
l'incontro di Occidente e Oriente in nome di una civilta' nuova, non piu'
individualistica ne' totalitaria.
*
Questo io debbo al fascismo, ma in quanto ebbi, direi la Grazia, o interni
scrupoli o ideali che mi portarono all'opposizione. Opponendomi al fascismo, non
per cose di superficie o di persone o di barzellette, ma pensando seriamente
nelle sue ragioni, nella sua sostanza, nel suo esperimento e impegno, non solo
me ne purificavo completamente per cio' che potesse essercene in me, ma
accertavo le direzioni di un lavoro positivo e di una persuasione interiore che
dovevo continuare a svolgere anche dopo.
Il fascismo aveva unito in un insieme tutto cio' contro cui dovevo lottare
per profonda convinzione, e non per caso, per un un male che mi avesse fatto,
per un'avversione o invidia verso persone, o perche' avessi trovato in casa o
presso maestri autorevoli un impulso antifascista. Nulla di questo ebbi, ed
anche percio' ad un'attiva opposizione con propaganda non passai che lentamente
e dopo circa un decennio.
Posso assicurare i giovani di oggi che il mio rifiuto fu dopo aver sentito
le premesse del fascismo proprio nell'animo adolescente, e dopo averle
consumate; sicche' i fascisti mi apparvero dei ritardatari. Ero arrivato al
punto in cui non potevo accettare:
1, il nazionalismo che esasperava un riferimento nazionale e guerriero a
tutti i valori, proprio quando ero convinto che la guerra avrebbe indebolito
l'Europa, e che la nazione dovesse trovare precisi nessi con le altre;
2, l'imperialismo colonialistico, che, oltre a portare l'Italia fuori dalla
sua influenza in Europa, nei Balcani e a freno della Germania, era un metodo
arretrato, per la fine del colonialismo nel mondo;
3, il centralismo assolutistico e burocratico con quel far discendere tutto
dall'alto (per giunta corrotto), mentre io ero decentralista, regionalista, per
l'educazione democratica di tutti all'amministrazione e al controllo;
4, il totalitarismo, con la soppressione di ogni apporto di idee e di
correnti diverse, si' che quando parlavo ai giovanissimi della vecchia
possibilita' di scegliersi a vent'anni un partito, che aveva sue sedi e sua
stampa, sembrava che parlassi di un sogno, di un regno felice sconosciuto;
5, il prepotere poliziesco, per cui uno doveva sempre temere parlando ad
alta voce, conversando con ignoti, scrivendo una lettera, facendo un
telefonata;
6, quel gusto dannunziano e quell'esaltazione della violenza, del
manganello come argomento, dello spaccare le teste, del pugnale, delle bombe a
mano, e, infine, l'orribile persecuzione contro gli ebrei;
7, quel finto rivoluzionarismo attivista e irrazionale sopra un sostanziale
conservatorismo, difesa dei proprietari, di cio' che era vecchio e perfino
anteriore alla rivoluzione francese;
8, quell'alleanza con il conservatorismo della chiesa, della parrocchia,
delle gerarchie ecclesiastiche, prendendo della religione i riti e il lato
reazionario, affratellandosi con i gesuiti, perseguitando gli
ex-sacerdoti;
9, quel corporativismo con una insostenibile parita' tra capitale e lavoro
che si risolveva in una prigione per moltitudini lavoratrici alla merce' dei
padroni in gambali ed orbace;
10, quel rilievo forzato e malsano di un solo tipo di cultura e di
educazione, quella fascista, e il traviamento degli adolescenti, mentre ero
convinto che della libera produzione e circolazione delle varie forme di cultura
una societa' nazionale ha bisogno come del pane;
11, quell'ostentazione di Littoria e altre poche cose fatte, dilapidando
immensi capitali, invece di affrontare il rinnovamento del Mezzogiorno e delle
Isole;
12, l'onnipotenza di un uomo, di cui era facile vedere quotidianamente la
grossolanita', la mutevolezza, l'egotismo, l'iniziativa brigantesca, la
leggerezza nell'affrontare cose serie, gli errori e la irragionevolezza
impersuadibile, mentre ero convinto che il governo di un paese deve il piu'
possibile lasciare operare le altre forze e trarne consigli e collaborazione, ed
essere anonimo, grigio anche, perche' lo splendore stia nei valori puri della
liberta', della giustizia, dell'onesta', della produzione culturale e religiosa,
non nelle persone, che in uniforme o no, nel governo o a capo dello Stato, sono
semplicemente al servizio di quei valori.
*
Percio' il fascismo, nel problema dell'Italia di educarsi a popolo onesto,
libero, competente, corretto, collaborante, mi parve un potenziamento del peggio
e del fondo della nostra storia infelice, una malattia latente nell'organismo e
venuta fuori, l'ostacolo che doveva, per il bene comune, essere rimosso, non in
un modo semplicemente materiale, ma prendendo precisa e attiva coscienza delle
ragioni per cui era sbagliato, e trasformando in questo lavoro se' e persuadendo
gli altri italiani.
4. APPELLI.
IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento. Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235. * Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 5.
STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto
"copia di 'Azione nonviolenta'".
6. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Stefano Petrucciani, Introduzione a Adorno, Laterza, Roma-Bari 2007, pp.
IV + 186.
*
Riedizioni
- Theodor W. Adorno, Metafisica, Teoria estetica, Einaudi, Torino 2006 e
2009, Mondadori, Milano 2010, pp. 712, euro 12,90 (in supplemento a vari
periodici Mondadori).
7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e
internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento
dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della
creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo
di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
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possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 221 del 14 giugno 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
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