Telegrammi. 212
- Subject: Telegrammi. 212
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 5 Jun 2010 00:51:48 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 212 del 5
giugno 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino
proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche
della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Dopo la strage, la nonviolenza
2. L'unico modo di opporsi alla guerra e al razzismo
3.
Sweeta Noori: Come donna afgana...
4. Associazione "Respirare": Una giusta richiesta che deve avere immediata,
adeguata, fattiva risposta
5. Domani a Viterbo
6. L'8
giugno a Firenze
7. Fernanda Pivano ricorda Keith Haring (2005)
8. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
9.
"Azione nonviolenta"
10. Segnalazioni librarie 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. DOPO LA STRAGE, LA NONVIOLENZA
Dopo la strage compiuta dalla marina militare israeliana, cosa resta?
Resta la nonviolenza.
Resta l'evidenza che solo la nonviolenza puo' proteggere, liberare,
riconciliare, salvare l'umanita'.
Solo la nonviolenza.
2. EDITORIALE. L'UNICO MODO DI OPPORSI ALLA GUERRA E AL RAZZISMO
E' la nonviolenza. La lotta la piu' nitida e la piu' intransigente contro
tutte le oppressioni e le menzogne.
E' la nonviolenza. La lotta che muove dal principio che ogni vita umana e'
un valore infinito.
E' la nonviolenza. La lotta di liberazione che nella liberazione include
l'umanita' intera.
E' la nonviolenza. La nonviolenza in cammino.
3. TESTIMONIANZE. SWEETA NOORI: COME DONNA AFGANA... [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente estratto da una lettera del 5 maggio 2010 di Sweeta Noori. Sweeta Noori e' nata nel 1973 a Kabul ed e' direttrice per l'Afghanistan di "Women for Women International"] La mia vita non e' stata particolarmente lunga, ho solo 37 anni, tuttavia sono gia' stata una figlia, una madre, una guida, una sopravvissuta di guerra e tre volte una rifugiata. Come
donna afgana, guardandomi indietro, posso dire che molto e' cambiato per il
mio paese, eppure, vedo anche che per le donne afgane piu' le cose cambiano piu'
restano le stesse. Nuovi leader e nuovi governi vanno e vengono in Afghanistan,
sventolando uno stendardo che di volta in volta taglia o espande i diritti delle
donne. Io sono cresciuta in un Afghanistan che era diverso da quello che vedete oggi in televisione. Mia madre era una donna istruita, divenne medico ed insegnante all'Universita', ma io sono stata costretta a lasciare la scuola di medicina al terzo anno, quando i Mujahidin presero il potere. Se mia
figlia si ammala, nell'Afghanistan di oggi, deve star seduta dietro ad un
paravento mentre un dottore maschio le fa domande sulla sua salute, perche'
gli e' proibito toccare il suo corpo. Mia
figlia puo' andare a scuola, perche' delle scuole per le ragazze sono state
approntate durante la ricostruzione, ma non puo' essere sicura che qualche
estremista non sparga acido o gas sul suo impegno. Io ho speranze differenti per
mia figlia e per tutti i bambini di questo paese. So che
le madri ovunque condividono le stesse speranze e gli stessi sogni: avere i
mezzi per prendersi cura di se stesse e delle loro famiglie, vivere con dignita'
e rispetto per se stesse, e lasciare questo mondo avendone fatto qualcosa di
meglio di quel che avevano trovato. Il mio lavoro quotidiano e' tradurre
questo sogno in realta' per le madri afgane. Come donna afgana so bene che le nostre voci non sono adeguatemente rappresentate. Siamo assenti dalle scuole, assenti dal settore economico, e minacciate quando osiamo presentarci alle elezioni o parlare liberamente. Nel mio
ruolo attuale di direttrice per l'Afghanistan di "Women for Women
International", lavoro su programmi che hanno aiutato, dal 2002, piu' di 80.000
donne fornendo loro assistenza finanziaria diretta, educazione ai diritti,
istruzione professionale e microcredito. Le donne hanno un altissimo potenziale
per quanto riguarda la ricostruzione delle famiglie e delle comunita': pure, per
questo mio impegno ad aprire opportunita' per le mie sorelle afgane, ho ricevuto
una lettera in cui mi si avvisava che se avessi continuato a lavorare nel mio
paese cio' avrebbe segnato la condanna a morte di mio figlio, che ha sei
anni. Da un anno sono in esilio per questo motivo, una delle fortunate che ha potuto scappare e che sogna di dare un futuro migliore al proprio marito e ai propri figli. Uno dei
pochi piaceri che ho in questa situazione e' mettere il cibo in tavola per
la mia famiglia, poterlo fare semplicemente, senza preoccupazioni, senza
continuare a pensare se domani potremo mangiare oppure no. Non e' la stessa
cosa a casa, dove la scarsita' di cibo affama e minaccia di morte circa sette
milioni di afgani. Spero
che tutti noi si possa riflettere insieme su quanto lavoro resta da fare per
assicurare alle donne in tutto il mondo le stesse opportunita' di accedere al
cibo, all'istruzione, all'impiego, e soprattutto alla liberta' di godere della
piu' grande benedizione della vita: i nostri
bambini. 4. INIZIATIVE. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": UNA GIUSTA
RICHIESTA CHE DEVE AVERE IMMEDIATA, ADEGUATA, FATTIVA RISPOSTA
[Riceviamo e
diffondiamo]
Bene ha fatto l'"Associazione italiana medici per
l'ambiente" a presentare il 3 giugno 2010 un nuovo esposto alla Ministra
dell'Ambiente ed al Ministro della Salute in cui, dopo aver ricostruito i
tratti salienti della situazione e le iniziative piu' urgenti per la
bonifica del lago di Vico e la tutela della salute della popolazione di
Caprarola e Ronciglione, si chiede quali interventi i ministeri abbiano
predisposto ed attuato dopo aver ricevuto il precedente dettagliatissimo esposto
del 30 marzo 2010 della medesima associazione medica.
*
Dopo quella fondamentale segnalazione di oltre
due mesi fa era indispensabile che i ministeri interpellati intervenissero
con la massima rapidita' ed efficacia.
Sono invece passati due mesi e un intervento
adeguato alla gravita' della situazione da parte dei ministeri non sembra
essersi dato.
Non solo: sono passati due mesi nel corso dei quali
sono emersi altri fatti assai preoccupanti, e da piu' parti si e' confermato
quanto segnalato dai Medici per l'ambiente: da ultimo finanche il Ministro
della Difesa nella seduta della Camera dei Deputati del primo giugno 2010 ha
confermato la contaminazione del lago di Vico.
Due mesi, in una situazione simile, costituiscono
un ritardo colossale ed una prova di scandalosa irresponsabilita'.
*
E' vivamente auspicabile che a questa ennesima
sollecitazione dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente" i ministeri
competenti rispondano immediatamente dispiegando tutti gli interventi necessari
ed urgenti.
E che analogamente tutti gli altri enti pubblici
variamente preposti alla tutela della salute ed alla difesa dell'ambiente
intervengano con la massima tempestivita' ed efficacia cosi' come richiesto
dall'"Associazione italiana medici per l'ambiente" che da molti mesi ha indicato
alle istituzioni quali interventi occorre mettere in opera al piu'
presto.
Ogni ulteriore ritardo e' ancor piu'
inammissibile.
*
L'associazione "Respirare"
Viterbo, 4 giugno 2010
L'associazione "Respirare" e' stata promossa a
Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto
alla salute e la difesa dell'ambiente.
5. INCONTRI. DOMANI A VITERBO
Domani, domenica 6 giugno 2010, con inizio
alle ore 15,30, presso il centro sociale autogestito "Valle Faul" a
Viterbo, si svolgera' il ventisettesimo incontro di studio del
percorso di formazione e informazione nonviolenta iniziato da alcuni
mesi.
All'incontro partecipa il responsabile del
Centro di ricerca per la pace di Viterbo.
Il centro sociale autogestito "Valle Faul" si trova in strada
Castel d'Asso snc, a Viterbo.
L'iniziativa e' ovviamente aperta alla partecipazione di tutte le persone
interessate. 6. INCONTRI. L'8 GIUGNO A FIRENZE [Da Severino Saccardi (per contatti: s.saccardi at aliceposta.it) riceviamo e diffondiamo. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil. Biografia di un pensiero, Garzanti, Milano 1981, 1990; Eadem, Simone Weil. Una donna assoluta, La Tartaruga edizioni, Milano 1991, 2009; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Eadem, Simone Weil. Un'intima estraneita', Citta' Aperta, Troina (Enna) 2006; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]
Martedi’
8 giugno 2010, alle ore 17,30, presso
la Libreria
de’ Servi, in
via dei
Servi 52r, a Firenze, si terra’ la presentazione del n. 468-469 di “Testimonianze”
Monografico
su “Simone Weil Intervengono;
Gabriella
Fiori
(scrittrice, biografa
di Simone Weil),
Giancarlo
Gaeta
(Universita’ di
Firenze),
Anna
Scattino
(Universita’ di
Firenze),
Severino
Saccaridi
(direttore di
“Testimonianze”),
presiede Andrea
Bigelli
(del direttivo
dell’Associazione culturale “Testimonianze”). 7. MEMORIA. FERNANDA PIVANO RICORDA KEITH HARING (2005)
[Questo
testo di Fernanda Pivano e' comparso in "The Keith Haring Show", catalogo della
mostra (Fondazione La Triennale di Milano, 27 settembre 2005 - 29 gennaio 2006)
a cura di Gianni Mercurio e Demetrio Paparoni, Skira, Milano 2005, pp. 115-118,
ed e' stato poi riprodotto in Keith Haring, L'ultima intervista, Abscondita,
Milano 2010, pp. 85-96 (da cui lo riprendiamo).
Fernanda Pivano, intellettuale italiana (Genova 1917 - Milano 2009) impegnata nei
movimenti per i diritti civili, studiosa della cultura americana e personalmente
intensamente partecipe delle piu' rilevanti esperienze di impegno civile,
artistiche, letterarie e culturali nordamericane novecentesche (e
particolarmente di quelle legate alla cultura ed alla militanza democratica e
radicale, pacifista ed antirazzista, di opposizione e di contestazione, ed agli
stili di vita alternativi), generosa maestra, amica della nonviolenza. Tra le
opere di Fernanda Pivano: oltre a numerose e giustamente celebri traduzioni (tra
cui la classica versione dell'Antologia di Spoon River, di Edgar Lee Masters; la
stupenda raccolta di poesie di Allen Ginsberg, Jukebox all'idrogeno; la
fondamentale antologia Poesia degli ultimi americani), ha pubblicato tra altri
volumi: La balena bianca e altri miti, 1961; America rosso e nera, 1964; Le
belle ragazze, 1965; L'altra America negli anni Sessanta, 1971; "Pianeta
Fresco", 1967; Beat hippie yippie, 1972, Mostri degli anni Venti, 1976, C'era
una volta il beat, 1976, Hemingway, 1985. Dal sito di "Rai news 24" riprendiamo
la seguente scheda: "Ferdinanda Pivano e' una figura di rilievo nella scena
culturale italiana soprattutto per il suo contributo alla divulgazione della
letteratura americana in Italia. Ha iniziato l'attivita' letteraria sotto la
guida di Cesare Pavese nel 1943 con la traduzione dell'Antologia di Spoon River
di Edgard Lee Masters. Da allora ha tradotto molti romanzieri americani (fra gli
altri Faulkner, Hemingway, Fitzgerald, Anderson, Gertrude Stein) e a quasi tutte
le traduzioni ha preposto lunghi saggi bio-socio-critici. Come talent scout
editoriale ha suggerito la pubblicazione degli scrittori contemporanei piu'
significativi d'America, da quelli citati degli Anni Venti e a quelli del
dissenso nero (come Richard Wright) ai protagonisti del dissenso nonviolento
degli anni Sessanta (quali Ginsberg, Kerouac, Burroughs, Ferlinghetti, Corso)
agli autori ora giovanissimi quali Leavitt, McInerney, Ellis (per il quale ha
scritto un lungo saggio che costituisce una breve storia del minimalismo
letterario americano). Si e' presto affermata come saggista confermando in
Italia un metodo critico basato sulla testimonianza diretta, sulla storia del
costume e sull'indagine storico-sociale degli scrittori e dei fenomeni
letterari. Opere di Fernanda Pivano: La balena bianca e altri miti, Mondadori,
1961, Il Saggiatore, 1995; America rossa e nera, Vallecchi, 1964; Beat hippie
yippie, Arcana, 1972, Bompiani, 2004; Mostri degli anni Venti, Formichiere,
1976, Rizzoli, 1976; C'era una volta un Beat, Arcana 1976, Frassinelli, 2003;
L'altra America negli anni Sessanta, Officina-Formichiere, 1971, 1993;
Intervista a Bukowski, Sugar, 1982; Biografia di Hemingway, Rusconi, 1985;
Cos'e' piu' la virtu', Rusconi, 1986; La mia kasbah, Rusconi, 1988, Marsilio,
1998; La balena bianca e altri miti, Il Saggiatore, 1995; Altri amici,
Mondadori, 1996; Amici scrittori, Mondadori, 1996; Hemingway, Rusconi, 1996,
Bompiani 2001; Dov'e' piu' la virtu', Marsilio, 1997; Viaggio americano,
Bompiani, 1997; Album americano. Dalla generazione perduta agli scrittori della
realta' virtuale, Frassinelli, 1997; I miei quadrifogli, Frassinelli, 2000; Dopo
Hemingway. Libri, arte ed emozioni d'America, Pironti, 2000; Una favola, Pagine
d'arte, 2001; Un po' di emozioni, Fandango, 2002; Mostri degli anni Venti, La
Tartaruga, 2002; De Andre' il corsaro, con C. G. Romana e M. Serra, Interlinea,
2002; The beat goes on, Mondadori, 2004". Tra le piu' recenti pubblicazioni:
Pagine americane. Narrativa e poesia 1943-2005, Frassinelli, 2005; I miei amici
cantautori, Mondadori, 2005; (con William Willinghton), Spoon River, ciao,
Dreams Creek, 2006; Ho fatto una pace separata, Dreams Creek, 2006; Lo scrittore
americano e la ragazza per bene. Storia di un amore: Nelson Algren e Simone de
Beauvoir, Pironti, 2007; Complice la musica. 30+1 cantautori italiani si
raccontano a Fernanda Pivano, Rizzoli, 2008; Diari 1917-1973, Bompiani,
2008. Keith
Haring nasce il 4 maggio 1958 a Reading in Pennsylvania; primo ed unico maschio
di quattro figli. Il padre e' il caporeparto di una societa' elettrica
mentre la madre e' casalinga. In
occasione della visita all’Hirshhorn Museum a Washington ammira le opere di
Andy Warhol, che lasciano in lui una profonda traccia. Nel 1976 si iscrive
all’Ivy School of Professional Art di Pittsburgh scegliendo l’indirizzo di
grafica pubblicitaria, ma dopo i primi due semestri abbandona la scuola
dedicandosi solo ed esclusivamente all’arte. Nel 1978
si trasferisce a New York, citta' che gli avrebbe offerto maggiori possibilita'.
Qui si iscrive alla School of Visual Arts (Sva). Cerca il contatto con il
pubblico esponendo i suoi disegni in locali pubblici e per le strade. Stringe
rapporti di amicizia con artisti come Kenny Scharf e Jean-Michel Basquiat.
Dal 1980
attira l’attenzione con i subway drawings, ovvero decorando gli spazi
pubblicitari liberi all’interno della metropolitana di New York. Decide in
seguito di lasciare la Sva e comincia ad organizzare diverse mostre collettive
al Club 57 e al Mudd Club. Nel 1982
Tony Shafrazi diventa il gallerista di Haring. Per la sua prima personale
l’artista fa uso per la prima volta di quadri di grande formato. I contatti con
il panorama della pittura murale lo avvicinano a LA II, un giovane graffitista
con il quale collabora. In poco
tampo la sua fama cresce e viene conosciuto nei Paesi Bassi, in Belgio, in
Giappone. In Italia espone alla galleria Lucio Amelio di Napoli. L’artista tiene
lezioni di disegno presso le scuole di New York, Amsterdam, Londra, Tokyo e
Bordeaux. Nel 1985 espone per la prima volta le proprie sculture in acciaio e
alluminio alla Galleria di Leo Castelli di New York. In
questo periodo cresce il suo impegno politico e si schiera contro l’apartheid.
Nel 1986 apre il primo Pop Shop a Soho con l’obiettivo del contatto con il
pubblico. Dopo aver contratto l’infezione da Hiv realizza dipinti sempre piu'
duri e taglienti affiancati da un impegno legato alla ricerca contro l’Aids.
Durante
gli ultimi anni di vita esegue pitture murali a Barcellona, Chicago e Pisa, dove
dipinge una facciata della Chiesa di Sant’Antonio con il murale intitolato
“Tuttomondo”. In questi anni crea una fondazione che ha il compito di promuovere
progetti per l’infanzia e sostenere le organizzazioni impegnate nella lotta
contro l’Aids. Haring muore di Aids il 16 febbraio 1990. Tra gli scritti e le
interviste di Keith Haring: Diari, Mondadori, Milano 2001, 2007; L'ultima
intervista, Abscondita, Milano 2010; tra le opere su Keith Haring: Renato
Barilli, Haring, "Art dossier" Giunti, Firenze 2000; Alexandra
Kolossa, Keith Haring, Taschen, Koln 2005; Christina Clausen, The universe of
Keith Haring, Feltrinelli, Milano 2010 (libro + dvd); un sito di riferimento:
Keith Haring Foundation, www.haring.com]
Ah,
Keith Haring. Come si fa a parlare di lui senza ricordare che e' morto a trentun
anni. Quando l'ho conosciuto era amico di Bret Easton Ellis e per tutta la sera
abbiamo parlato di Bret, del suo libro Meno di zero, che amavamo tantissimo, e
di William Burroughs, col quale stava lavorando, e dei lavori che tutti e due
avevamo fatto per lui e per Andy Warhol, che adoravamo come l'icona che era per
tutti e due.
Sembra
ieri che Salvatore Ala ha fatto una sua mostra qui a Milano, una folla
incredibile, il viso di Keith pallidissimo, immobile nel sorriso, lo sguardo
accorto senza felicita', T-shirt, jeans e scarpe da ginnastica, fiero di essere
gay.
Keith
Haring era venuto a Milano per fare una mostra che era stata uno dei successi ai
quali ormai Keith era gia' abituato; uno di quei successi da stella
hollywoodiana. Poi c'era stata una cena con molti suoi ammiratori, e a questa
cena c'ero anch'io, e Keith Haring aveva voluto che io mi sedessi vicino a lui.
Io, figurarsi, ero stata (come si diceva una volta di qualcuno che ci credeva
ancora) come invitata a nozze, perche' pensavo che voleva parlare dei miei e
suoi amici poeti americani. Ma Keth Haring era un po' piu' imprevedibile di
cosi' e voleva parlarmi dei suoi occhiali.
Caro
Keith, naturalmente alcune signore con le superstiti, per poco, perle finte al
collo lo avevano interrotto e li', almeno una volta, si era vista la sua
straordinaria umanita'. Per non farmi punire da quelle gentili signore lo avevo
condotto a parlare della sua mostra.
Keith
distribuiva, a manciate, clips che teneva sempre in tasca per queste occasioni e
firmava dediche con i suoi pupazzi inimitabili e illustri sui cataloghi, e a me
raccontava sottovoce la loro storia.
Cosi'
avevo sentito, dalla sua bella voce, le favole che aveva inventato per i suoi
pupazzi, tutte storie dolcissime di poesia pura, tutte dedicate a un futuro che
sicuramente non avrebbe tradito ne' loro ne' lui.
Invece
il futuro lo ha tradito, e a trentun anni e' stato rapito dal male piu' crudele,
piu' inappellabile, piu' nemico dei giovani del nostro tempo. Quando glielo
avevano annunciato non lo aveva creduto, poi era andato a piedi fino alla riva
del fiume di New York, si era coperto il viso con le mani e aveva pianto, per
ore, coi singhiozzi sempre piu' inesorabili e le lacrime che lo inondavano dalla
testa ai piedi, senza che ne' Dio ne' il diavolo riuscissero a
fermarle.
Non
so se mentre tornava a casa piangeva ancora. So una cosa piu' dolce per il
suo dolcissimo genio, che dopo quel momento era riuscito a lavorare, ancora piu'
pazzo di prima, per preparare il mondo alla sua arte e per riempirlo in ogni
spazio raggiungibile dei suoi pupazzi, i suoi baby festosi, i suoi intrecci di
linee e di colori inimitabili, le pagine del suo diario che raccontavano per
sempre la sua bellissima, tragica storia.
Ah,
gli anni, gli anni. Sembra incredibile, ma ormai le biografie li elencano tutti,
gli anni, e tutti gli amanti e tutte le mostre, anche quella che ha fatto il 22
settembre 1989, ultima data del diario, su un muro della chiesa di Sant'Antonio
a Pisa o quel suo famoso arabesco di peni che ha ideato per un amico nel 1979.
Gia' famoso come una rock-star era raggiunto a Tokyo e in Belgio e a New York da
folle di ammiratori o di aspiranti allievi, o comunque da persone che lo amavano
e lo hanno aiutato col loro amore ad aspettare la morte.
I
suoi diari raccontano tutto, sono lo specchio di una vita straordinaria: la
creativita', il pensiero e il linguaggio di tutti i giorni (l'unico nel quale
credeva e che aveva tradotto nelle sue opere), incubi e sogni, note di storia
dell'arte sempre connesse con problemi pratici, citazioni colte, sempre con la
stessa passione che ogni tanto e' insidiata dalla tristezza. Dice: "Mi chiedo se
il mondo dei musei mi accogliera' mai o se scompariro' con la mia generazione" e
per non lasciarsi sconfiggere Keith Haring, mortalmente malato, lavorava sempre
di piu'.
Haring
non e' stato indifferente alla sua fine. E' riuscito a personificare il virus in
una serie realizzata su carta con inchiostro sumi rosso e nero. E il suo famoso
Sperma Demonio nasce da un uovo come un enorme insetto cornuto che si nasconde
nelle siringhe dei drogati o nei peni e nelle vagine non protetti. A questa
patetica denuncia Keith Haring ha fatto seguire un dittico, Untitled (for James
Ensor), un acrilico su tela in due pannello terminato il 5 maggio 1989. Nel
primo mostra uno scheletro che eiacula su un letto di fiori, nel secondo lo
sperma dell'uomo morto ha fatto sbocciare i fiori che si allungano verso il sole
mentre lo scheletro sorride.
Ma
il sesso non e' l'unico altare di Keith Haring, forse il suo vero altare e'
l'innocenza. La sincerita' dei bambini e' per lui un rifugio che lo protegge dal
cinismo che lo circonda; e sempre piu' ha creduto nella purezza dei bambini. Nel
diario scrive: "Non realizzavo mai temi erotici nei miei disegni della
metropolitana, per via dei bambini: i bambini per me rappresentano il futuro,
l'immagine della perfezione. Non c'e' nulla di negativo in un neonato,
nulla".
Un'amica
lo ricorda felice mentre nel novembre 1989 dipingeva a Knokke, davanti a sua
madre, appena arrivata, che lo stava a guardare. Uno dei suoi ultimi viaggi e'
stato a Pisa, dove ha dipinto un muro sull'esterno della chiesa di Sant'Antonio,
ma la sua ultima opera e' stata un altare nella chiesa di St. John the Divine.
E' un'opera di tre pannelli di bronzo coperti da un foglio di oro bianco con
incise scene della vita di Cristo: un bambino tenuto tra due mani, mani rivolte
verso il cielo e Cristo sulla croce. Eseguito nel suo stile classico,
volutamente infantile, ha la forma di una grande icona russa.
Il
giorno fatale per ammiratori e amici e' stato il 16 febbraio 1990. Forse questa
data la dimenticheremo, ma chi ha parlato un po' con Keith Haring non
dimentichera' mai lui: elegante da star, gentile da poeta, ambizioso da artista.
Chi lo sa se negli enormi spazi profumati dell'eternita' il suo genio e' stato
riconosciuto e gli e' stato accordato l'amore che ha ispirato tutta la sua
vita. 8. APPELLI.
IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento. Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235. * Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 9.
STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto
"copia di 'Azione nonviolenta'".
10. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Eugenio Garin, L'Umanesimo italiano, Francke, Berna 1947, Laterza,
Roma-Bari 1952, 1975, pp. 288.
- Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, Vallardi,
Milano 1947, Einaudi, Torino 1966, 1978, 3 voll. per complessive pp. XVI +
1462.
- Eugenio Garin, Educazione umanistica in Italia, Laterza, Roma-Bari 1949,
1975, pp. 204.
- Eugenio Garin, Medioevo e Rinascimento, Laterza, Roma-Bari 1954, 1976,
pp. VIII + 352.
- Eugenio Garin, Cronache di filosofia italiana, Laterza, Roma-Bari 1955,
1975, 2 voll. per complessive pp.XVI + 646.
- Eugenio Garin, La filosofia come sapere storico, Laterza, Roma-Bari 1959,
1990, pp. VIII + 168.
- Eugenio Garin, La cultura filosofica del Rinascimento italiano, Sansoni,
Firenze 1961, Bompiani - Rcs Libri, Milano 1994, pp. XII + 528.
- Eugenio Garin, La cultura del Rinascimento, Prpylaen,
Berlin-Frankfurt-Wien 1964, Laterza, Roma-Bari 1967, 1976, pp. VI + 224.
- Eugenio Garin, Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano, Laterza,
Roma-Bari 1965, 1975, pp. XX + 188.
- Eugenio Garin, Rinascite e rivoluzioni, Laterza, Roma-Bari 1975,
Mondadori, Milano 1992, pp. XVI + 380.
- Eugenio Garin, Con Gramsci, Editori Riuniti, Roma 1997, pp. XIV +
162.
11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e
internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento
dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della
creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo
di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 212 del 5 giugno 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
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