Telegrammi. 208



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 208 del primo giugno 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it
 
Sommario di questo numero:
1. Contro la guerra e contro il razzismo, occorre la scelta della nonviolenza
2. Peppe Sini: Una strage
3. Ricordato Alfio Pannega al centro sociale "Valle Faul"
4. Si e' svolto il ventiseiesimo incontro del percorso di formazione e informazione nonviolenta al centro sociale "Valle Faul" di Viterbo
5. Giselle Dian intervista Anna Maria Crispino
6. Giselle Dian intervista Elena Liotta
7. Giselle Dian intervista Floriana Lipparini
8. Giselle Dian intervista Beppe Pavan
9. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
10. "Azione nonviolenta"
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
 
1. EDITORIALE. CONTRO LA GUERRA E CONTRO IL RAZZISMO, OCCORRE LA SCELTA DELLA NONVIOLENZA
 
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
 
2. EDITORIALE. PEPPE SINI: UNA STRAGE
 
Provo a dire il mio orrore col minor numero di parole possibile.
Un commando armato della marina militare israeliana ha assalito in acque internazionali un convoglio di imbarcazioni che recavano aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. Ha ucciso delle persone. Ha sequestrato le imbarcazioni ed i superstiti.
E' stato commesso un atto di pirateria. E' stata commessa una strage. E' stato commesso un illecito sequestro di beni e un rapimento di persone. La marina militare dello stato di Israele ha commesso un crimine atroce e insensato.
*
Nelle successive dichiarazioni di personalita' rappresentative dello stato di Israele si sostengono, se ben intendo, tre cose: a) che le vittime dell'arrembaggio resistevano all'aggressione; b) che sulle imbarcazioni c'erano delle armi; c) che tra gli aggrediti vi erano sostenitori di Hamas.
In merito vorrei osservare che: a) resistere a un'aggressione e' diritto di ogni persona aggredita; b) anche se vi fossero state armi sulle imbarcazioni cio' comunque non giustifica ne' un atto di pirateria in acque internazionali ne', tantomeno, una strage; c) il fatto di essere sostenitori di Hamas (organizzazione che ritengo criminale, razzista e fascista, come - mutatis mutandis - la Lega Nord in Italia) non puo' essere un motivo per essere assassinati.
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Sono un antifascista: mi sta a cuore l'esistenza dello stato di Israele e mi sta a cuore l'esistenza di uno stato palestinese. Uno stato di Israele libero, sicuro, democratico. Uno stato di Palestina libero, sicuro, democratico.
Sono un antifascista: come ci ha insegnato il nostro comune maestro Rene' Cassin occorre difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Sono un antifascista: la guerra e' nemica dell'umanita', il terrorismo e' nemico dell'umanita'.
Vi e' una sola umanita'.
 
3. INCONTRI. RICORDATO ALFIO PANNEGA AL CENTRO SOCIALE "VALLE FAUL"
 
Con una "giornata di convivialita', musica, resistenza" domenica 30 maggio 2010 presso il centro sociale autogestito "Valle Faul" di Viterbo e' stato ricordato Alfio Pannega, nel trigesimo della scomparsa.
Gli amici e compagni di Alfio si sono incontrati in sua memoria; dopo il pranzo sociale e' stata effettuata una lettura di sue poesie e riflessioni estratte dal volume Allora ero giovane pure io; successivamente si e' svolto il consueto incontro di studio sulla nonviolenza (Alfio Pannega aveva partecipato a tutti gli incontri di studio contribuendo attivamente alla riflessione comune), ed a seguire musica con esecuzioni canore dal vivo.
Per contattare il centro sociale autogestito "Valle Faul": strada Castel d'Asso snc, 01100 Viterbo, e-mail: csavallefaul at autistici.org
 
4. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL VENTISEIESIMO INCONTRO DEL PERCORSO DI FORMAZIONE E INFORMAZIONE NONVIOLENTA AL CENTRO SOCIALE "VALLE FAUL" A VITERBO
[Riceviamo e diffondiamo]
 
Domenica 30 maggio 2010 si e' tenuto presso il centro sociale "Valle Faul" a Viterbo il ventiseiesimo incontro di formazione e informazione nonviolenta. L'incontro si e' svolto nella giornata di convivialita' organizzata dal centro sociale per ricordare Alfio Pannega ad un mese dalla scomparsa.
I partecipanti all'incontro sono stati messi al corrente degli sviluppi delle varie segnalazioni alle autorita' competenti sulla chiusura dell'accesso ad una delle pozze del Bulicame, ed e' stato deciso di inviare un'ulteriore comunicazione alla Presidente della Regione Lazio e all'assessore regionale all'Ambiente. Le segnalazioni - e le iniziative che ad esse faranno seguito - sono parte di una piu' ampia azione in difesa del Bulicame, del diritto alla salute e per il rispetto dell'ambiente e della legalita'; una iniziativa nonviolenta che ha come suoi elementi cruciali anche l'opposizione al mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge, l'opposizione ad ogni manovra speculativa e devastatrice, e l'impegno per la realizzazione del parco naturalistico, archeologico e termale del Bulicame.
Sempre sullo stesso specifico tema delle citate segnalazioni si e' deciso di effettuare prossimamente un'azione diretta nonviolenta di coscientizzazione della cittadinanza e per richiamare le istituzioni al rispetto della legalita', dei diritti di tutti e dell'ambiente; in preparazione dell'iniziativa, domenica si effettuera' anche una passeggiata fino al reticolato in strada Ponte del diavolo che chiude l'accesso alla pozza; successivamente si andra' a vedere un altro tratto di strada chiuso in via dell'Asinello - strada che anch'essa conduce ad una pozza, come riferito da uno dei partecipanti all'incontro.
Nel prosieguo dell'incontro sono stati distribuiti materiali di studio tra i quali alcune interviste a vari studiosi realizzate da una dei partecipanti al percorso di formazione; e si e' colta l'occasione per fare il punto sulla realizzazione di recensioni ed interviste da parte dei partecipanti.
L'incontro si e' concluso con l'impegno ad organizzare una prossima iniziativa con il giornalista Riccardo Orioles, di cui e' stato ricordato l'eccellente lavoro giornalistico e formativo caratterizzato dall'impegno civile e dalla lotta contro la mafia; si vorrebbe ospitare Riccardo Orioles a Viterbo sia affinche' venga intervistato da due dei partecipanti al percorso, che lo hanno contattato ed hanno predisposto la "scaletta" di un'ampia intervista, sia - se possibile - per effettuare presso il centro sociale un incontro di formazione sul giornalismo con la sua partecipazione.
L'appuntamento e' rinnovato per domenica 6 giugno 2010 sempre alle ore 15,30, al centro sociale "Valle Faul” in strada Castel d'Asso snc a Viterbo.
Le persone partecipanti all'incontro
Viterbo, 31 maggio 2010
 
5. RIFLESSIONE. GISELLE DIAN INTERVISTA ANNA MARIA CRISPINO
[Ringraziamo Giselle Dian (per contatti: gipsy91 at live.it) per averci messo a disposizione questa intervista ad Anna Maria Crispino.
Giselle Dian fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Anna Maria Crispino e' nata a Napoli, ma vive e lavora a Roma; giornalista, si occupa prevalentemente di questioni internazionali; ha ideato la rivista "Leggendaria - Libri, letture, linguaggi" che dirige dal 1987; e' tra le socie fondatrici della Societa' Italiana delle Letterate]
 
- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e' esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?
- Anna Maria Crispino: La riflessione e la pratica del femminismo hanno certamente avuto un ruolo fondamentale, ma sarebbe fuorviante semplificare perche' si e' trattato - e si tratta - di un ruolo molto complesso, a volte diretto, a volte invece indiretto. Vanno innanzitutto, a mio avviso, distinti diversi piani. Sul piano della grandi organizzazioni e del diritto internazionale, ad esempio, l'affermazione di una soggettivita' femminile specifica (differente) titolare di diritti umani generali (di tutti e di ciascuno/a) e di diritti specifici in quanto "genere" (alla salute riproduttiva, all'integrita' e inviolabilita' del corpo ad esempio), il riconoscimento del ruolo primario delle donne nei processi di sviluppo (ad esempio attraverso l'istruzione), alle pari opportunita' (sul lavoro ad esempio, pari retribuzione per pari mansioni) hanno creato uno "standard" nelle pratiche istituzionali e anche un linguaggio che prevede la dualita' dei sessi e riduce la cosiddetta "dittatura del neutro". Significativo e' stato il contributo del femminismo nel linguaggio relativo ai conflitti (quindi anche sul piano simbolico) e nelle pratiche di intervento a favore delle vittime di conflitti e persecuzioni (ad esempio contro lo stupro come arma di guerra, interventi sui profughi differenziati per sesso e cultura etc.). Sul piano delle societa' cosiddette del primo mondo, il femminismo "mainstream" e' ormai identificabile con pratiche istituzionali di "pari opportunita'", mentre a livello sociale la creazione di luoghi (centri, librerie, biblioteche, societa' di storiche, letterate, scienziate, psicologhe etc., collettivi di centri sociali, lotte specifiche etc.) e l'interlocuzione con altri movimenti (pacifisti e nonviolenti, ambientalisti, per la salute, la casa, la scuola etc.) ha arricchito la riflessione sulla complessita' del presente e la necessita' di continuo confronto, mentre le pratiche, nei casi migliori, hanno "contagiato" anche gli uomini (almeno in parte) soprattutto nel "partire da se'" e riconoscere l'importanza del corpo (identita' incarnata). A livello del cosiddetto mondo in via di sviluppo, la situazione e' molto diversificata, ma in generale possiamo dire che i movimenti piu' attivi e creativi sono costituiti da donne (dalle Madres argentine alle ecologiste indiane, dalle costruttrici di pace ruandesi alle attiviste afghane etc.).
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- Giselle Dian: La solidarieta' internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verita' e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?
- Anna Maria Crispino: Trovo l'esperienza della Commissione per la Verita' e la Riconciliazione in Sudafrica una delle "invenzioni" politiche piu' straordinarie della seconda meta' del XX secolo. Purtroppo non ha fatto scuola nel mondo (vedi ad esempio l'esito "congelato" delle guerra nella ex-Jugoslavia, la disperante incapacita' di risoluzione del conflitto israelo-palestinese, le guerre in corso in Iraq e Afghanistan). Forse non si e' riflettuto a sufficienza sulle matrici gandhiane dell'African National Congress (il partito di Mandela) e anche sulla straordinaria "scuola di politica" che, per iniziative auto-organizzate dei detenuti neri, sono state le carceri sudafricane sotto l'apartheid (a cominciare da Robben Island). Purtroppo, anche la classe politica sudafricana post-Mandela non sembra essere riuscita a ridurre le enormi diseguaglianze che sono tuttora presenti in Sudafrica, e la corruzione diffusa sta riducendo il valore esemplare della democrazia "arcobaleno".
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- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano piu' di una complicita' diffusa. E' realmente cosi'? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si e' giunti a questa situazione, e quanto cammino c'e' ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinche' ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?
- Anna Maria Crispino: Sulla questione dei diritti delle persone omosessuali i segnali mi paiono contraddittori: se negli Stati Uniti e' recentemente passata una legge che elimina il divieto di prestare servizio nell'esercito dichiarando esplicitamente il proprio orientamento sessuale, in Italia, ad esempio, ci sono state otto aggressioni ad omosessuali nei primi mesi di quest'anno... E nel mondo islamico l'omosessualita' e' in molti paesi ancora punita severamente.
 

6. RIFLESSIONE. GISELLE DIAN INTERVISTA ELENA LIOTTA

[Ringraziamo Giselle Dian (per contatti: gipsy91 at live.it) per averci messo a disposizione questa intervista a Elena Liotta.

Elena Liotta, nata a Buenos Aires il 25 settembre 1950, risiede a Orvieto, in Umbria; e' psicoterapeuta e psicologa analista, membro dell'Ordine degli Psicologi dell'Umbria, membro dell'Apa (American Psychological Association), socia fondatrice del Pari Center for New Learning; oltre all'attivita' psicoterapica, svolta prevalentemente con pazienti adulti, in setting individuale, di coppia e di gruppo, ha svolto e svolge altre attivita' culturali e organizzative sempre nel campo della psicologia e della psicoanalisi; tra le sue esperienze didattiche: professoressa di Psicologia presso la "American University of Rome"; docente in corsi di formazione, e coordinatrice-organizzatrice di corsi di formazione a carattere psicologico, per servizi pubblici e istituzioni pubbliche e private; didatta presso l'Aipa, societa' analitica accreditata come scuola di specializzazione post-laurea, per la formazione in psicoterapia e per la formazione di psicologi analisti; tra le altre esperienze parallele alla professione psicoterapica e didattica: attualmente svolge il ruolo di Coordinatrice psicopedagogica e consulente dei servizi sociali per il Comune di Orvieto, e di Coordinatrice tecnico-organizzativa di ambito territoriale per la Regione Umbria nell'Ambito n. 12 di Orvieto (dodici Comuni), per la ex- Legge 285, sul sostegno all'infanzia e adolescenza e alle famiglie, occupandosi anche della formazione e monitoraggio dei nuovi servizi; e' stata assessore alle politiche sociali presso il Comune di Orvieto; dopo la prima laurea ha anche lavorato per alcuni anni in campo editoriale, redazionale e bibliografico-biblioteconomico (per "L'Espresso", "Reporter", Treccani, Istituti di ricerca e biblioteche). Autrice anche di molti saggi apparsi in riviste specializzate e in volumi collettanei, tra le opere di Elena Liotta segnaliamo particolarmente Educare al Se', Edizioni Scientifiche Magi, Roma 2001; Le solitudini nella societa' globale, La Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2003; con L. Dottarelli e L. Sebastiani, Le ragioni della speranza in tempi di caos, La Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2004; Su Anima e Terra. Il valore psichico del luogo, Edizioni Scientifiche Magi, Roma 2005; La maschera trasparente, La Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2006; A modo mio. Donne tra creativita' e potere, Magi, Roma 2007]

 

- Giselle Dian: Quale eredita' ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?

- Elena Liotta: Quando Martin Luther King e' morto assassinato io avevo 18 anni ed era il 1968. Lo ricordo bene: fu una tragedia per chi si era impegnato in Europa marciando, discutendo, credendo nel diritto della protesta pacifica e nei diritti dei poveri e dei piu' deboli. Mi riferisco alla guerra del Vietnam e alla posizione del governo statunitense verso cui King rivolse parole chiarissime e sferzanti in piu' di un'occasione. Voglio guardare a questo aspetto di solidarieta' verso tutti gli oppressi e contro tutte le guerre che da tempo lo aveva portato oltre le prime battaglie antirazziste domandandomi, se fosse ancora tra di noi, a fianco di chi si sarebbe schierato? Se proviamo a risponderci ecco che la sua eredita' e' ancora vitale.

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- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e' esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?

- Elena Liotta: Da donna che ha vissuto attivamente questi eccezionali decenni di storia mi rendo conto che, al di la' delle lacune e degli squilibri che esistono ancora nelle diverse parti del pianeta il messaggio femminista e' arrivato ormai ovunque e insieme ad esso una sensibilita' nuova verso la qualita' della debolezza, della tenerezza, della gentilezza, della conservazione della vita, paragonata alla precedente e rudimentale violenza maschilista che per secoli e millenni ha letteralmente costituito la mortifera storia occidentale, fatta soprattutto di guerre (i manuali di storia!), colonizzazioni, genocidi. Non che ora siano scomparse le guerre, ma le azioni diplomatiche e i tentativi di pacificazione sembrano essere piu' continui e istituzionalizzati che non in passato. Anche qui si e' trattato di restituire diritti elementari di uguaglianza alle donne, insieme a tanti altri gruppi di esclusi e sfruttati. Sono state le innumerevoli donne che tengono il quotidiano tessuto della societa' civile piu' che le singole femministe, spesso culturalmente discriminate, a produrre questo miracolo ancora in pieno sviluppo e mai del tutto assicurato.

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- Giselle Dian: L'opposizione alla bomba atomica ha caratterizzato la seconda meta' del Novecento; negli ultimi decenni essa si e' sviluppata anche contro le centrali nucleari, cogliendo una serie di decisivi nessi ed implicazioni. Quali sono state le esperienze cruciali e quali sono le riflessioni fondamentali del movimento antinucleare?

- Elena Liotta: Credo che tre esperienze abbiano fortemente inciso nella cultura giovanile del secondo dopoguerra europeo: il nazismo e gli orrori del genocidio, la bomba atomica di Hiroshima e la divisione della Germania con il muro di Berlino. Scissioni, violenza, distruzione, ceneri. La guerra fredda e la persistente paura di una nuova guerra atomica erano l'incubo degli anni '50 e '60, e quando si inizio' a parlare di centrali nucleari - se mai fosse stato possibile prenderle diversamente - questa ombra aleggiava ancora potentemente fino a riprendere forza dopo Chernobyl. Quando le proteste vinsero a Montalto di Castro sembrava di aver allontanato un mostro e si pensava che a nessuno sarebbe piu' venuto in mente un progetto cosi' potenzialmente letale. Il movimento antinucleare e' qualcosa di piu' di una lotta specifica contro le centrali pericolose. E' schierarsi a favore della vita ridimensionandosi, rinunciando ai deliri di onnipotenza, accettando di fermarsi e rivedere radicalmente i nostri stili di vita. Decrescere nei consumi e nello sfruttamento del pianeta anche per quanto riguarda risorse ed energia. Vandana Shiva, una donna uscita dal crogiuolo del secondo Novecento, ce lo ricorda con grande coraggio a ogni suo nuovo scritto.

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- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano piu' di una complicita' diffusa. E' realmente cosi'? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si e' giunti a questa situazione, e quanto cammino c'e' ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinche' ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?

- Elena Liotta: Credo che l'impegno civile e collettivo contro tutte le forme di razzismo, discriminazione, oppressione e sfruttamento abbia nei tempi lunghi rinforzato tutti i diritti delle diversita'. Una specie di grande effetto alone potrebbe ipoteticamente cambiare in modo quasi inavvertito atteggiamenti e visioni culturali anche radicate. In fondo, volendolo, basterebbero due generazioni opportunamente educate con tecnologie e mass-media odierni a sostituire le mentalita' ancora violente e autoritarie. Purtroppo accade il contrario e cioe' che con gli stessi media si addormentano le coscienze, si saturano esigenze superficiali, si inducono bisogni fittizi. Ormai da circa trent'anni. Il problema sono gli interessi di corporazioni che non vogliono il cambiamento di sistema e stile di vita e neanche la perdita di opportuni  capri espiatori. Il pericolo di moralismi e integralismi diretti a specifiche fasce di popolazione rimane sempre presente. La cultura, l'esempio personale e il diritto sono gli unici veri argini possibili. Sull'arte ho a volte dei dubbi poiche' spesso mi appare pilotata, selezionata, commercializzata e non spontanea e autentica.

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- Giselle Dian: L'opera di Keith Haring, e piu' in generale il linguaggio dei "graffiti", pone in evidenza il rapporto tra opera d'arte e dimensione urbana, tra performance estetica e vissuto della strada, tra "nonluoghi" e impegno civile, tra forme della cultura di massa e lotta contro l'alienazione e l'emarginazione, tra strutture della vita quotidiana e nuove modalita' di risignificazione dei luoghi e delle esperienze esistenziali. Quali riflessioni le suscita questa prassi?

- Elena Liotta: Credo che oltre a valorizzare le esperienze di protesta e di intervento attivo sulla cultura metropolitana - riconoscendo a Haring tutti i suoi meriti soprattutto quando ha cominciato a sostenere iniziative e strutture sociali per le fasce deboli e a fare della sua malattia una denuncia a favore di altri malati - si debba anche mettere piu' in crisi, altrove che nell'arte, il modello unico della vita cittadina. Cosa che nessuno sembra voler fare. Chi si allontana dalla citta' e' ancora un "alternativo", eccentrico, idealista retro', oppure un pendolare che non regge i costi delle case di citta', nelle quali si immagina che chiunque vorrebbe vivere.  Si dimentica quanto siano recenti i processi di migrazione interna dalla campagna alla citta' e quanto la popolazione italiana sia tuttora diffusa in cittadine o paesi di piccolo taglio in cui i non-luoghi scarseggiano. Non c'e' metropolitana e a volte neanche autobus. Non arriva l'adsl ne' il digitale. Ma gli outlets crescono... La grande citta' e' in realta' fragile e basta un vero black-out a trasformarla in una trappola per topi. Scenari di fantascienza? Come nel dopoguerra? Se continuiamo a pensare che la grande citta' e' il modello di vita assoluto del futuro crolla il discorso di ridimensionamento, mutamento di stili di vita e tutto il resto. Allora davvero ci vorranno le centrali nucleari per tenerle in piedi.

L'arte pubblica, i graffiti, murales, i loft e le gallerie improvvisate, le istallazioni, le performances e altri modi di comunicazione sorti nelle metropoli e nei veri non-luoghi sono un tentato rimedio alla disperazione, il filo d'erba nato nel cemento. Continuo a pensare che ci sia abbastanza terra e natura nel mondo per fioriture piu' libere e gioiose. Poi c'e' il mercato dell'arte, delle mode e tutta una cultura che esporta ovunque i suoi prodotti con chiari risvolti economici (marchi, gadgets, stampe, oggetti, giocattoli, ecc.). New York, la metropoli per antonomasia, patria dell'arte contemporanea, non mi ha mai sedotta. Mi appare caratterizzata da un forte intellettualismo a tratti anche cinico: uno sguardo che osserva, critica, oppure simpatizza, sostiene, a volte distrugge, ma sempre con distanza, e sempre celebrando in qualche modo se stesso. I bisogni sociali, il diritto alla vita e alla condivisione delle risorse del pianeta nonche' lo stato di emarginazione nel resto del mondo di oggi mi appaiono altra cosa. Se poi un artista, un fotografo, un attore, un danzatore o pubblicitario famoso me lo ritraggono o mi ci fanno pensare va bene, ma non e' questa la cura. Non per me.
 

7. RIFLESSIONE. GISELLE DIAN INTERVISTA FLORIANA LIPPARINI

[Ringraziamo Giselle Dian (per contatti: gipsy91 at live.it) per averci messo a disposizione questa intervista a Floriana Lipparini.
Floriana Lipparini, giornalista, ha lavorato per numerosi periodici, tra cui il mensile "Guerre e Pace", che per qualche tempo ha anche diretto, occupandosi soprattutto della guerra nella ex Jugoslavia. Impegnata nel movimento delle donne (Collettivo della Libreria Utopia, Donne per la pace, Genere e politica, Associazione Rosa Luxemburg), ha coordinato negli anni del conflitto jugoslavo il Laboratorio pacifista delle donne di Rijeka, un'esperienza di condivisione e relazione nel segno del femminile, del pacifismo, dell'interculturalita', dell'opposizione nonviolenta attiva alla guerra. E' autrice del libro Per altre vie. Donne fra guerre e nazionalismi, edito nel 2005 in Croazia da Shura publications in edizione bilingue, italiana e croata, e nel 2007 pubblicato in Italia da Terrelibere.org in edizione riveduta e ampliata]

 

- Giselle Dian: Quale eredita' ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?

- Floriana Lipparini: Martin Luther King e' uno di quei rari personaggi capaci di parlare con linguaggio universale, non solo alle menti ma anche al cuore delle persone. In lui si sono incarnati e sono diventati visibili l’impegno, la speranza, il lavoro di moltissime attiviste e attivisti di cui non conosciamo il nome, ma che hanno contribuito ai cambiamenti - purtroppo sempre molto lenti - della cultura e della societa' negli Stati Uniti. Molto spesso le figure-simbolo di queste lotte pagano con la vita. Ma i semi continuano a germogliare: forse senza Martin Luther King la possibilita' di un presidente Usa “colorato” non si sarebbe mai avverata. Evento di grande impatto simbolico, anche se i cambiamenti voluti da Obama sono ancora ben lontani dalla strada di una vera democrazia che rifiuti la guerra e la violenza.

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- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e' esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?

- Floriana Lipparini: L’emergere del femminismo e delle sue pratiche ha portato con se' una differenza nelle modalita' organizzative e politiche dei movimenti, rovesciando punti di vista,  priorita', rapporti e gerarchie. In alcuni casi questo ha prodotto reali cambiamenti (penso alle lotte che alcuni gruppi di donne hanno condotto nel Sud del mondo per i diritti delle loro comunita'), ma in altri questa novita' e' stata bloccata e “neutralizzata” dalle concezioni vetero-patriarcali e verticiste che tuttora caratterizzano l’universo di partiti e movimenti. Evidentemente la critica del rapporto fra i sessi, inscritta nel pensiero femminista, tocca nodi molto spinosi dell’identita' maschile, che solo ora inizia a esser messa in discussione da piccoli gruppi di uomini. Persino molte donne faticano a rinunciare a vecchi ruoli subalterni e fintamente rassicuranti. Inoltre, nonostante l’affermarsi di singole donne e nonostante alcuni grandi cambiamenti nella vita quotidiana rispetto all’epoca di madri e nonne, molte di quelle conquiste che credevamo ottenute una volta per sempre si sono dimostrate fragili, il peso del doppio o triplo ruolo non si e' attenuato, il lavoro di cura continua a rappresentare il pilastro occulto del prodotto interno lordo e la presenza femminile nella politica e nei luoghi decisionali si e' persino ridotta. Una situazione allarmante, cosi' come allarmante e' la diffusione del modello di donna-oggetto propagandato dai media e purtroppo introiettato da una parte delle nuove generazioni di donne, cresciute nel mito del successo basato sulle attrattive sessuali. Ma la cosa piu' grave e' che a livello planetario non sia affatto diminuita la violenza generalizzata contro le donne, partendo dallo stalking fino a giungere al femminicidio, anche se a differenza del passato oggi le donne si ribellano e accusano. Come dovrebbe essere ormai noto, e' la condizione delle donne a misurare il reale livello di democrazia e di rispetto dei diritti, in ogni societa'. In Europa, la vittoria di una fase politica reazionaria, autoritaria e regressiva ci fa pensare che sia ancora lunga la strada per questa “femminilizzazione del mondo” (da non confondere con la cosiddetta femminilizzazione del lavoro, che non corrisponde a una trasformazione positiva, ma alla generalizzazione degli svantaggi che un tempo erano tipici del lavoro femminile). Tuttavia non e' affatto vero che le donne siano rassegnate e silenti, ma al contrario sono molte quelle che conducono faticosamente le proprie lotte nei luoghi di lavoro, nelle famiglie, nelle scuole, nelle strade delle citta', nei centri sociali, nella comunicazione di rete: insomma dove si vive, e non sul palcoscenico mediatico. Di questo femminismo o post-femminismo “normale” la stampa e la tv non parlano: troppo facile dar la parola solo a poche note e poi accusare “le altre donne” di restare in silenzio.

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- Giselle Dian: L'opposizione alla bomba atomica ha caratterizzato la seconda meta' del Novecento; negli ultimi decenni essa si e' sviluppata anche contro le centrali nucleari, cogliendo una serie di decisivi nessi ed implicazioni. Quali sono state le esperienze cruciali e quali sono le riflessioni fondamentali del movimento antinucleare?

- Floriana Lipparini: I motivi per rifiutare le centrali nucleari sono molteplici, a partire dall’origine militare di questa tecnologia che ne segna fatalmente la natura. Gli spaventosi incidenti che gia' si sono verificati in diversi luoghi del mondo gia' di per se' dovrebbero bastare a chiudere il discorso: non esiste nessuna garanzia che non se ne ripetano, perche' nessuna centrale puo' essere considerata sicura al cento per cento, nemmeno quelle di cosiddetta ultima generazione. Errori umani non si possono mai escludere, non c’e' trasparenza rispetto agli impianti, la cittadinanza non ha potere di controllo. E per stare all’Italia, non esiste forse nessun paese al mondo meno adatto a questa tecnologia, data la morfologia del nostro territorio e la densita' demografica che non consente adeguate distanze dai centri abitati. Le conseguenze di un disastro sarebbero incommensurabili, ad esempio e' noto che per le nostre vecchie centrali non si era nemmeno provveduto a predisporre adeguati piani di emergenza, anche a causa degli inarrivabili costi di assicurazione. E infine consideriamo la nostra impotenza sul problema delle scorie: loro si' eterne, rispetto alle nostre brevi e fragili vite.

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- Giselle Dian: La solidarieta' internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verita' e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?

- Floriana Lipparini: Nelson Mandela e' un’altra di quelle figure irripetibili che arrivano al cuore dell’opinione pubblica mondiale. Condivido molto l’idea che l’arte e la letteratura abbiano contribuito in maniera profonda a coinvolgere tantissime persone di tutto il mondo, sollecitandone la sensibilita' e il senso di solidarieta'. Ci sono libri meravigliosi che ne parlano dall’interno, come quelli che amo molto di Nadine Gordimer. La decisione di affidarsi alla Commissione per la verita' mi ha veramente colpito, perche' rappresenta un esempio, una  preziosa alternativa nonviolenta nella ricerca di giustizia. Purtroppo pero' non e' facile cancellare in poco tempo le conseguenze di una storia cosi' sanguinosa. Permangono disparita', ingiustizie, sofferenze, e persino le stesse immense ricchezze del paese scatenano avidita' e pericoli. Questo puo' contribuire all’esplodere di episodi di razzismo e a rivalita' tribali, come e' in effetti avvenuto.

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- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano piu' di una complicita' diffusa. E' realmente cosi'? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si e' giunti a questa situazione, e quanto cammino c'e' ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinche' ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?

- Floriana Lipparini: Penso che qualche progresso in tale senso sia stato compiuto ma vedo anche che nel medesimo tempo continuano a riemergere forme di intolleranza, e di vera e propria violenza razzista, dovute probabilmente al peso degli integralismi religiosi, oltre che alla difficolta' di molte persone nell’accettare cio' che ritengono diverso dalla “norma”. Si tratta di una evoluzione civile e culturale verso una societa' realmente laica, cui molto puo' contribuire, ad esempio, il ruolo della scuola.

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- Giselle Dian: E' sempre piu' evidente la coerenza e la saldatura tra impegno per la pace, affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, scelta della nonviolenza, femminismo ed ecologia. Come e perche' si realizza questa convergenza? Quali frutti rechera' all'umanita'?

- Floriana Lipparini: Personalmente credo che questa convergenza possa trovare il punto d’incontro, diciamo la sintesi, nel rifiuto dell’attuale modello di sviluppo legato alla globalizzazione neoliberista, e nella costruzione di un modello alternativo ispirato a quella “democrazia della terra” di cui parla con tanta sapienza la scienziata indiana Vandana Shiva. Un modello che rispetta le persone, gli animali, l’ambiente, il pianeta. Un modello che non punta alla crescita ma alla distribuzione equa delle risorse, al rifiuto della guerra e della violenza, all’equilibrio fra i generi... Si tratta dunque di cambiare radicalmente il concetto stesso di economia, legandolo al diritto alla vita per ogni abitante della terra. Un rovesciamento di valori di cui le ecofemministe sono state anticipatrici e che spero possiamo riprendere a coltivare. Naturalmente non credo che si potra' mai giungere al paradiso in terra, ma almeno a moltiplicare esperienze di vita alternativa, in una perenne dinamica tra forze diverse.

 

8. RIFLESSIONE. GISELLE DIAN INTERVISTA BEPPE PAVAN

[Ringraziamo Giselle Dian (per contatti: gipsy91 at live.it) per averci messo a disposizione questa intervista a Beppe Pavan.
Beppe Pavan e' impegnato nella bellissima esperienza nonviolenta della comunita' di base e del "gruppo uomini" di Pinerolo (preziosa esperienza di un gruppo di uomini messisi all'ascolto del femminismo con quella virtu' dell'"attenzione" di cui ci parlava Simone Weil), ed in tante altre esperienze di pace, di nonviolenza, di solidarieta'; cura la newsletter "Uomini in cammino" ed e' tra i promotori dell'associazione "Maschile plurale"]

 

- Giselle Dian: Quale eredita' ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?

- Beppe Pavan: Per me e per molti e molte della mia generazione Martin Luther King e' stato un “profeta dell’amore”, un uomo che ha vissuto predicando e praticando la convivialita' delle differenze, nel solco del profetismo mondiale che da sempre ha animato la vita dell’umanita' e dell’intero creato. Come miriadi di uomini e di donne che il potere dominante cerca di ignorare e, quando non e' possibile, uccide. La sua e' un’eredita' che e' ormai impastata indissolubilmente nella nostra vita e nella vita del mondo: a noi tocca imparare a fare altrettanto finche' l’amore non trionfera'. Non succedera' tanto facilmente, ma vale la pena spenderci la nostra vita...
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- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e' esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?

- Beppe Pavan: Ha avuto un ruolo fondamentale, questo e' innegabile... Nella mia esperienza, personale e del gruppo di autocoscienza maschile, gli elementi consapevolmente decisivi sono:

- la pratica del “partire da se'”, cioe' la consapevolezza della parzialita' individuale e di genere, l’irriducibilita' della differenza tra uomo e donna, l’impossibilita' di parlare “a nome di...”, ma solo di me;

- di qui il rispetto di ogni differenza, la necessita' per il maschile di fare un passo indietro dal piedistallo di superiorita' su cui lo ha collocato la cultura patriarcale (cioe' su cui si e' autocollocato, deciso a rimanervi), l’abbandono consapevole della competizione in favore della cooperazione in tutti i luoghi del vivere quotidiano;

- la riflessione conseguente che e' conveniente, per il mondo e per ciascuno e ciascuna di noi, che anche gli uomini si incamminino su questi percorsi di consapevolezza e di cambiamento di se', perche' le donne da sole non potrebbero farcela a “rimettere al mondo il mondo”, se il maschile continua imperterrito a dominare;

- la riflessione decisiva (Luisa Muraro) sull’ordine simbolico della madre, che secondo me vale anche per noi uomini: il fondamento di una societa' dell’amore universale, del riconoscimento e della riconoscenza per l’amore che e' fonte di vita... scegliendo di sottrarre, anche noi uomini, il consenso all’ordine simbolico del padre, che detta le regole, punisce fino alla morte chi le trasgredisce, impone il proprio sguardo possessivo su tutto il mondo e su tutto cio' che e' diverso da se';

- in particolare sono riconoscente alle donne che hanno incarnato e incarnano le cosiddette “teologie femministe”: padre e colonna portante del patriarcato e' il monoteismo, che fonda ogni “mono” (pensiero unico, unico modello democratico, unico sistema economico possibile, ecc.). le teologhe femministe hanno portato piu' avanti l’elaborazione delle teologie della liberazione. Ricordo in particolare Mary Daly, morta recentemente, e il suo libro Al di la' di Dio Padre.
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- Giselle Dian: L'opposizione alla bomba atomica ha caratterizzato la seconda meta' del Novecento; negli ultimi decenni essa si e' sviluppata anche contro le centrali nucleari, cogliendo una serie di decisivi nessi ed implicazioni. Quali sono state le esperienze cruciali e quali sono le riflessioni fondamentali del movimento antinucleare?

- Beppe Pavan: La produzione di energia dal nucleare comporta costi insostenibili per una quota insufficiente di energia prodotta, sottraendo le risorse necessarie allo sviluppo della ricerca nel campo dell’energia rinnovabile.

La pervicacia con cui i dominatori del mondo insistono e' troppo palesemente dettata dal desiderio di sostenere la competizione in campo bellico, l’unica che permette ai governi possessori della bomba di imporsi sulla scena internazionale con la minaccia estrema, per dominare economia e finanza con la rapina delle materie prime ai Paesi del mondo che non possono resistere alla minaccia della forza, ecc.
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- Giselle Dian: La solidarieta' internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verita' e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?

- Beppe Pavan: Le mie riflessioni sono gia' tutte nelle cose che ho scritto sopra. Quello che risulta sempre piu' incredibile e insopportabile e' che questa lezione della storia non venga imparata a memoria: ne' dai dominanti, che ogni volta cercano di imporsi, pur sapendo che non durera', alla ricerca di un vantaggio economico per se', indipendentemente dalle ricadute nella vita dei loro stessi figli; ne' dalle popolazioni sottomesse, che a volte votano per o subiscono governi razzisti, animate da una cultura della ricerca del privilegio immediato e impossibile.

Il bisogno e il desiderio di liberta', indispensabile per vivere bene, e' troppo forte: ma dobbiamo continuamente scoprirlo e riscoprirlo per impedire che venga ogni volta soffocato. La strada che credo sia piu' efficace e' quella che si costruisce attraverso la presa di consapevolezza delle singole persone e la resistenza nel tempo. La militanza politica fine a se stessa, cioe' intesa all’ingresso nella stanza dei bottoni, non garantisce il reale cambiamento culturale che e' la base di ogni cambiamento sociale duraturo. Bisogna partire da se', dalle proprie relazioni, imparando a viverle con cura e rispetto di ogni differenza.
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- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano piu' di una complicita' diffusa. E' realmente cosi'? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si e' giunti a questa situazione, e quanto cammino c'e' ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinche' ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?

- Beppe Pavan: Le persone omosessuali e omoaffettive sono quelle che per prime, secondo me, hanno goduto degli effetti positivi della rivoluzione femminista, almeno nel senso che in alcune parti del mondo, ecc. Purtroppo non e' una condizione molto diffusa, neppure nei Paesi piu' aperti. Pesa terribilmente la misoginia e l’omofobia delle caste gerarchiche cattoliche, che sfruttano il ricatto elettorale per garantirsi la complicita' dei governi. Bisogna certamente conquistare leggi favorevoli, senza dimenticare mai il discorso del punto precedente: partire da se' e resistere nel tempo, perche' il rischio di tornare indietro e' sempre in agguato. E diffondere la cultura della convivialita' in ogni luogo di vita.
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- Giselle Dian: E' sempre piu' evidente la coerenza e la saldatura tra impegno per la pace, affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, scelta della nonviolenza, femminismo ed ecologia. Come e perche' si realizza questa convergenza? Quali frutti rechera' all'umanita'?

- Beppe Pavan: Intanto non e' cosi' scontata, questa convergenza. Non dimentico mai che al Social Forum di Porto Alegre erano stati denunciati episodi di stupri da parte di militanti eco-pacifisti... La convergenza e' evidente: l’ordine simbolico della madre e' nonviolenza nelle relazioni intime; questo insegna anche agli uomini la nonviolenza in tutte le relazioni, comprese quelle con la natura, gli animali, l’ambiente, i beni comuni... perche' la parzialita' ci accomuna: siamo creature tra creature e solo l’armonia di tutte le relazioni garantisce la vita contro la deriva autodistruttrice che il genere umano ha messo in cantiere. Piu' presto anche gli uomini delle religioni lo capiranno, piu' presto si invertira' questa tendenza necrofila.
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- Giselle Dian: Quale puo' essere lo specifico contributo dell'arte all'impegno per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Beppe Pavan: Non ne ho una competenza specifica, ma credo che l’arte, in tutte le sue manifestazioni, sia una potente energia culturale: ci insegna l’amore per la bellezza, per l’armonia, per la gioia... Ci aiuta a capire che e' conveniente cambiare rotta: e' meglio vivere che morire; e' meglio vivere bene che logorarsi in una perenne competizione, distruggendo tutto...
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- Giselle Dian: L'opera di Keith Haring, e piu' in generale il linguaggio dei "graffiti", pone in evidenza il rapporto tra opera d'arte e dimensione urbana, tra performance estetica e vissuto della strada, tra "nonluoghi" e impegno civile, tra forme della cultura di massa e lotta contro l'alienazione e l'emarginazione, tra strutture della vita quotidiana e nuove modalita' di risignificazione dei luoghi e delle esperienze esistenziali. Quali riflessioni le suscita questa prassi?

- Beppe Pavan: Conosco superficialmente l’opera di Haring, ma sono tra coloro che apprezzano i graffiti stradali, in particolare quelli che danno luce e vivibilita' agli angoli bui e tristi delle citta', quelli che parlano il linguaggio dei giovani e sanno dare voce ai desideri delle persone emarginate.
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- Giselle Dian: Nella vicenda di Haring e' rilevante anche il suo impegno nella lotta contro l'Aids (la malattia di cui mori' a trentun anni di eta'). Da allora ad oggi cosa e' cambiato e cosa occorre fare sia sul tema specifico sia piu' in generale per affermare il diritto di tutti alla salute, all'assistenza e alla solidarieta'?

- Beppe Pavan: Bisogna avviare una campagna planetaria permanente di educazione della parte maschile dell’umanita' alla convivenza serena con il proprio corpo, perche' impari il rispetto dei corpi di ogni donna e ogni uomo e, in particolare, che la sessualita' e' relazione. Il corpo non puo' mai essere usato come un’arma ne' considerato una macchina che deve ogni tanto aprire le valvole di sfogo, pena l’implosione.

Al centro delle reti di relazione ci stanno le persone, non il denaro: il denaro deve tornare ad essere considerato mero strumento per garantire a tutti e tutte una qualita' di vita dignitosa e questo e' possibile solo attraverso la cooperazione, unica strada per la garanzia di tutti i diritti, a partire da quelli citati nella domanda.
 
9. APPELLI. IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento.

Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato.

Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235.

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Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 
10. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
 
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
 
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riletture
- Juergen Habermas, Teoria dell'agire comunicativo, Il Mulino, Bologna 1986, 1997, 2 voll. per complessive pp. 1138.
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Riedizioni
- Pietro Metastasio, Melodrammi e arie, Rcs Rizzoli Libri, Milano 2005, 2010, pp. 600, euro 7,50 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Ludwig Wittgenstein, Libro blu e libro marrone. Della certezza. Causa ed effetto. Lezioni sulla liberta' del volere, Einaudi, Torino 1983 e 2000, 1978 e 1999, 2006, Mondadori, Milano 2010, pp. LXVI + 486, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori).
 
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
13. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 208 del primo giugno 2010
 
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
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