Telegrammi. 195
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- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 19 May 2010 01:02:21 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 195
del 19 maggio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino
proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche
della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Contro la guerra e contro il razzismo, per i diritti umani di tutti gli
esseri umani
2. Una sintesi dell'intervento del centro sociale autogestito "Valle Faul"
alla conferenza stampa svoltasi presso il Comune di Viterbo il 18 maggio
2010
3. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
4. Antonella
Litta: Una richiesta all'Arpa Lazio
5. Si e'
svolto il ventiquattresimo incontro del percorso di formazione e informazione
nonviolenta al centro sociale "Valle Faul" a Viterbo
6.
Giuliano Pontara: Etica e politica
7.
"Azione nonviolenta"
8. Segnalazioni librarie 9. La "Carta" del Movimento
Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. CONTRO LA GUERRA E CONTRO IL RAZZISMO, PER I DIRITTI UMANI
DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
Contro la guerra.
Contro il razzismo.
Adesso.
*
Contro tutte le persecuzioni.
Contro tutte le stragi.
Adesso.
*
Salvala tu l'umanita' che e' una.
Adesso.
2. RIFLESSIONE. UNA SINTESI
DELL'INTERVENTO DEL CENTRO SOCIALE AUTOGESTITO "VALLE FAUL" ALLA CONFERENZA
STAMPA SVOLTASI PRESSO IL COMUNE DI VITERBO IL 18 MAGGIO 2010
1. Una decisione non condivisibile
L'assemblea del centro sociale
autogestito "Valle Faul" ritiene non condivisibile la decisione presa
unilateralmente da altri sulla destinazione dei fondi raccolti con la
sottoscrizione pubblica effettuata a nome e con il volto di Alfio Pannega per
l'"emergenza casa".
*
2. La volonta' di un uomo generoso
L'assemblea del centro sociale
autogestito "Valle Faul" ritiene che l'uso dei fondi raccolti col nome e
col volto di Alfio Pannega dovrebbe essere coerente con i criteri stabiliti da
Alfio Pannega quando ha dato il suo consenso all'iniziativa:
- che la casa fosse un diritto e non
un'elemosina;
- che il suo diritto alla casa si
concretizzasse nel centro sociale.
Queste precise volonta' di Alfio Pannega emergono
chiaramente da tutte le sue dichiarazioni e da tutti i suoi atti privati e
pubblici. Bastera' citare quattro esempi: l'incontro del 2007 in cui il
Comune si impegno' a realizzare l'alloggio per Alfio nel centro sociale, impegno
che poi il Comune non mantenne; l'ultimo incontro all'assessorato ai servizi
sociali in cui Alfio esplicitamente ribadi' la sua volonta' di vivere nel centro
sociale; la lectio magistralis di Alfio nella Sala Regia del Comune conclusa col
rifiuto di un'onorificenza finche' non fosse stato riconosciuto il diritto
alla casa; l'incontro con il sindaco ed alcuni amministratori svoltosi presso il
centro sociale pochi giorni prima del decesso.
*
3. Quel che il Comune non rispetta e non
comprende
Ma se ancora oggi qui in Comune si
disattende la volonta' di un defunto evidentemente cio' accade perche' per saper
rispettare oggi la volonta' e la persona di Alfio Pannega, ormai
morto, occorreva aver conosciuto, ascoltato, compreso ieri
Alfio Pannega, quando era vivo.
Occorreva conoscerlo davvero, non riducendolo
a "personaggio caratteristico", ma come essere umano integrale, come persona
vera, pensante, sapiente e saggia, attiva e generosa, poeta e militante per la
causa dell'umanita'.
Ed occorreva sapere e cogliere il significato
del fatto che da 17 anni Alfio era il centro sociale "Valle Faul",
pienamente e consapevolmente partecipe di questa esperienza collettiva;
un'esperienza in cui Alfio si identificava, un'esperienza che si identificava in
lui e che ne proseguira' l'impegno e ne tramandera' la memoria e il
messaggio.
Ed occorreva capire cosa sia il centro sociale
autogestito "Valle Faul":
- che ha recuperato e restituito alla collettivita'
cittadina beni che l'amministrazione aveva abbandonato all'incuria e al
degrado;
- che ha praticato accoglienza, ospitalita',
solidarieta', in modo assolutamento gratuito e per tutte le persone che hanno
bisogno di aiuto;
- che e' impegnato nella difesa dei diritti umani
di tutti gli esseri umani;
- che difende l'ambiente come casa e bene comune, e
promuove la cultura come bene comune dell'umanita' intera.
Ebbene, occorre dirlo: chi governa il Comune di Viterbo queste cose
non le ha sapute ascoltare, non le ha sapute conoscere e riconoscere, non le ha
sapute comprendere. Se avesse saputo ascoltarle e capirle, se ne avesse colto il
senso, avrebbe rispettato l'impegno preso nel 2007 di realizzare la casa
per Alfio nel centro sociale, ed invece Alfio e' morto senza quella casa
promessa a parole e negata nei fatti.
*
4. Secondo la logica e secondo la
morale
Pertanto i fondi raccolti con la
sottoscrizione pubblica effettuata in nome e col volto di Alfio, donati per
quell'obiettivo specifico e non per altri, la logica e la morale vorrebbero che
venissero utilizzati per quella destinazione e non per altre; ovvero che
venissero utilizzati per il miglioramento delle condizioni abitative nel e del
centro sociale, come Alfio voleva, affinche' il centro sociale continui nella
sua azione: ed il centro sociale da parte sua restera' comunque fedele alla
sua storia ed ai suoi fini, che coincidono con la volonta' di
Alfio.
*
5. Alfio vive
Queste parole ferme e addolorate con cui abbiamo
cercato di riassumere una vasta e preziosa riflessione collettiva dell'assemblea
del centro sociale autogestito "Valle Faul" non intendono esprimere
alcun giudizio ne' sulle associazioni cui altri ha unilateralmente deciso di
destinare i fondi raccolti in nome e col volto di Alfio (ed anzi ad almeno una
di esse associazioni - l'Associazione familiari e sostenitori sofferenti
psichici della Tuscia - Alfio era assai affezionato e ne era convinto
sostenitore; ed a tutte le associazioni e le iniziative di autentica
solidarieta' Alfio non avrebbe mai fatto mancare il suo aiuto), ne' sulla
soggettiva convinzione altrui di agire per il meglio; queste parole esprimono
solo la nuda constatazione che Alfio Pannega da vivo come da morto non e'
stato ne' ascoltato ne' rispettato dai poteri dominanti; poteri - del resto -
contro la cui disumanita' e tracotanza e violenza per tutta la vita si e'
sempre battuto, lottando per affermare i diritti di tutti e il bene
comune.
Ma egli e' rispettato, e' onorato e vive nei cuori
e nell'azione dei suoi compagni del centro sociale e di tutte le persone che lo
hanno veramente conosciuto, che ne hanno ascoltato le parole, che ne hanno
condiviso le scelte ideali e le esperienze di vita generosa e solidale, che ne
hanno compreso gli insegnamenti. 3. APPELLI.
IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento. Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235. 4.
CARTEGGI. ANTONELLA LITTA: UNA RICHIESTA ALL'ARPA LAZIO
[Riceviamo e
diffondiamo.
Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi. E' specialista
in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica
presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di
uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione
tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa
rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E'
referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International
Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e'
responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo
come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per
l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela
del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia'
responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca
e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici.
Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera
comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed
internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in
progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto
dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si oppone al mega-aeroporto di
Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della
salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di
tutti]
All’Arpa
Lazio - sezione di Viterbo e per
opportuna conoscenza: al Prefetto di Viterbo, al Direttore generale della Asl di
Viterbo, al Direttore sanitario della Asl di Viterbo, al Dipartimento di
prevenzione - Servizio igiene e sanita' pubblica della Asl di Viterbo, al
Servizio veterinario della Asl di Viterbo, al Presidente della Provincia di
Viterbo, al Presidente della Giunta regionale del Lazio, al Sindaco di
Caprarola, al Sindaco di Ronciglione, all’Assessore all’ambiente della Provincia
di Viterbo, all’Assessore all’ambiente della Regione Lazio, all’Assessore alla
sanita' della Regione Lazio, al Garante del Servizio idrico integrato della
Regione Lazio, ai responsabili dell’Ato 1 Lazio, al Presidente della Talete
s.p.a., al Ministro della salute, al Ministro
dell’ambiente Oggetto: richiesta copia delle analisi effettuate sulle acque e sui sedimenti del lago di Vico e dell’intero report relativo a questa specifica ricerca. * Egregi
signori, nel
corso della riunione promossa dall’Assessorato all’Ambiente della Provincia
di Viterbo, svoltasi il 2 marzo 2010, sul tema “Attivita' di contrasto al
degrado della qualita' delle acque del lago di Vico” sono stati presentati dati
che hanno evidenziato la presenza nelle acque del lago di valori elevati di
Arsenico (As) e di altre sostanze tossiche e cancerogene di norma estranee
alle acque del lago quali: Mercurio, Idrocarburi Policiclici Aromatici (Ipa), e
nei suoi sedimenti alte concentrazioni di Arsenico - 647 mg/kg SS (valore
soglia 20 mg/kg SS) -, Cadmio - 12 mg/kg SS (valore soglia 2 mg/kg
SS) - e Nichel - 566 mg/kg SS (valore soglia 120 mg/kg
SS). Ulteriori
risultati di indagine, presentati dall’Arpa Lazio - sezione di Viterbo alla
riunione svoltasi il 10 maggio 2010 presso il Dipartimento regionale rifiuti ed
energia, hanno confermano la presenza di arsenico in concentrazioni molto
elevate nei sedimenti lacustri. In
considerazioni delle note e documentate problematiche ambientali del lago di
Vico (presenza di periodiche fioriture dell’alga rossa Plankthotrix rubescens
produttrice di una microcistina tossica e cancerogena, riduzione del
quantitativo di ossigeno nelle sue acque e della loro trasparenza, presenza di
metalli pesanti nelle acque e nei suoi sedimenti, etc.) e del grave rischio
sanitario che ne puo' derivare soprattutto per le popolazioni di Caprarola
e Ronciglione in quanto anche gli elementi tossici presenti nei sedimenti
del lago potrebbero essere mobilitati e captati dalle prese degli acquedotti
oltre che entrare a far parte della catena alimentare attraverso l’inquinamento
della flora e della fauna lacustre, l’Isde di Viterbo, per studio e
documentazione scientifica, chiede copia delle analisi effettuate sulle acque e
sui sedimenti del lago di Vico e dell’intero report relativo a questa specifica
ricerca. In attesa di un cortese riscontro, si inviano distinti saluti, * dottoressa
Antonella Litta, referente per Viterbo dell’Associazione italiana medici per
l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment -
Italia) Viterbo,
17 maggio 2010 Per
comunicazioni: dottoressa Antonella Litta, tel. 3383810091, 0761559413, fax:
076155912, e-mail: isde.viterbo at gmail.com;
antonella.litta at gmail.com
5.
INCONTRI. SI E' SVOLTO IL VENTIQUATTRESIMO INCONTRO DEL PERCORSO DI FORMAZIONE E
INFORMAZIONE NONVIOLENTA AL CENTRO SOCIALE "VALLE FAUL" A
VITERBO
[Riceviamo e
diffondiamo]
Si e' svolto domenica 16 maggio
2010 il ventiquattresimo incontro di formazione e informazione
nonviolenta presso il centro sociale "Valle Faul" di Viterbo.
L'incontro inizia con la condivisione di
aggiornamenti, proposte di studio, opinioni personali.
Si riflette sulla necessita' dell'impegno in
difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, opponendosi alla violenza
razzista.
Il gruppo affronta quindi la questione dell'area
del Bulicame e della sua tutela, commentando la recente richiesta al Comune di
Viterbo di fare chiarezza su alcuni interventi messi in opera nella zona. Il
gruppo decide quindi di redigere sempre col metodo del consenso una
comunicazione informativa anche alla prefettura.
Di seguito si esamina il progredire dell'azione
dei viterbesi in difesa dell'ambiente, della legalita', dei diritti e del
benessere di tutti: si analizzano alcuni testi e iniziative del comitato
viterbese che si oppone al mega-aereoporto e di analoghi comitati nel Lazio ed
in Italia. Se ne studia l'operare nella scelta della nonviolenza e della
legalita'.
Di seguito, nel giorno della marcia per la pace
Perugia-Assisi, si approfondisce la conoscenza della storia della marcia, della
storia della nonviolenza in Italia, di una delle sue figure fondamentali, Aldo
Capitini, e delle esperienze di varie persone che alla nonviolenza hanno dato un
rilevante contributo. Si diffondono testi fondamentali di Aldo Capitini sulla
nonviolenza.
A conclusione dell'incontro l'assemblea del
centro sociale autogestito "Valle Faul" ha esaminato la questione della
conferenza stampa prevista presso il Comune di Viterbo in cui si parlera' di
Alfio Pannega. Si condividono idee e proposte sulla memoria e l'insegnamento del
nostro compagno e si prepara un intervento.
L'appuntamento e' rinnovato per domenica 23
maggio alle ore 15,30 al centro sociale “Valle Faul” in strada Castel d'Asso
snc a Viterbo.
*
Le persone partecipanti all'incontro
Viterbo, 18 maggio 2010
6. MAESTRI. GIULIANO PONTARA: ETICA E
POLITICA
[Riproponiamo (nuovamente ringraziando l'autore per avercela messa a disposizione) la versione in italiano di questa voce scritta per l'Enciclopedia de Paz y Conflictos, 2 voll., a cura di Mario Lopez Martinez, Editorial Universidad de Granada, Granada 2004. Giuliano Pontara e' uno dei massimi studiosi
della nonviolenza a livello internazionale, riproduciamo di seguito una breve
notizia biografica gia' apparsa in passato sul nostro notiziario (e nuovamente
ringraziamo di tutto cuore Giuliano Pontara per avercela messa a disposizione):
"Giuliano Pontara e' nato a Cles (Trento) il 7 settembre 1932. In seguito a
forti dubbi sulla eticita' del servizio militare, alla fine del 1952 lascia
l'Italia per la Svezia dove poi ha sempre vissuto. Ha insegnato Filosofia
pratica per oltre trent'anni all'Istituto di filosofia dell'Universita' di
Stoccolma. E' in pensione dal 1997. Negli ultimi quindici anni Pontara ha anche
insegnato come professore a contratto in varie universita' italiane tra cui
Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, Trento. Pontara e' uno dei
fondatori della International University of Peoples' Institutions for Peace
(Iupip) - Universita' Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace
(Unip), con sede a Rovereto (Tn), e dal 1994 al 2004 e' stato coordinatore del
Comitato scientifico della stessa e direttore dei corsi. Dirige per le Edizioni
Gruppo Abele la collana "Alternative", una serie di agili libri sui grandi temi
della pace. E' membro del Tribunale permanente dei popoli fondato da Lelio Basso
e in tale qualita' e' stato membro della giuria nelle sessioni del Tribunale
sulla violazione dei diritti in Tibet (Strasburgo 1992), sul diritto di asilo in
Europa (Berlino 1994), e sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia (sessioni di
Berna 1995, come presidente della giuria, e sessione di Barcellona 1996).
Pontara ha pubblicato libri e saggi su una molteplicita' di temi di etica
pratica e teorica, metaetica e filosofia politica. E' stato uno dei primi
ad introdurre in Italia la "Peace Research" e la conoscenza sistematica del
pensiero etico-politico del Mahatma Gandhi. Ha pubblicato in italiano, inglese e
svedese, ed alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti in spagnolo e francese.
Tra i suoi lavori figurano: Etik, politik, revolution: en inledning och ett
stallningstagande (Etica, politica, rivoluzione: una introduzione e una presa di
posizione), in G. Pontara (a cura di), Etik, Politik, Revolution, Bo Cavefors
Forlag, Staffanstorp 1971, 2 voll., vol. I, pp. 11-70; Se il fine
giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna 1974; The Concept of Violence, Journal
of Peace Research , XV, 1, 1978, pp. 19-32; Neocontrattualismo, socialismo e
giustizia internazionale, in N. Bobbio, G. Pontara, S. Veca, Crisi della
democrazia e neocontrattualismo, Editori Riuniti, Roma 1984, pp. 55-102; tr.
spagnola, Crisis de la democracia, Ariel, Barcelona 1985; Utilitaristerna, in
Samhallsvetenskapens klassiker, a cura di M. Bertilsson, B. Hansson,
Studentlitteratur, Lund 1988, pp. 100-144; International Charity or
International Justice?, in Democracy State and Justice, ed. by. D. Sainsbury,
Almqvist & Wiksell International, Stockholm 1988, pp. 179-93; Filosofia
pratica, Il Saggiatore, Milano 1988; Antigone o Creonte. Etica e politica
nell'era atomica, Editori Riuniti, Roma 1990; Etica e generazioni future,
Laterza, Bari 1995; tr. spagnola, Etica y generationes futuras, Ariel, Barcelona
1996; La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Guerre,
disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Breviario
per un'etica quotidiana, Pratiche, Milano 1998; Il pragmatico e il persuaso, Il
Ponte, LIV, n. 10, ottobre 1998, pp. 35-49; L'antibarbarie. La concezione
etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006. E' autore delle voci
Gandhismo, Nonviolenza, Pace (ricerca scientifica sulla), Utilitarismo, in
Dizionario di politica, seconda edizione, Utet, Torino 1983, 1990 (poi anche
Tea, Milano 1990, 1992). E' pure autore delle voci Gandhi, Non-violence,
Violence, in Dictionnaire de philosophie morale, Presses Universitaires de
France, Paris 1996, seconda edizione 1998. Per Einaudi Pontara ha curato una
vasta silloge di scritti di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi,
nuova edizione, Torino 1996, cui ha premesso un ampio studio su Il pensiero
etico-politico di Gandhi, pp. IX-CLXI". Una piu' ampia bibliografia degli
scritti di Giuliano Pontara aggiornata fino al 1999 (che comprende circa cento
titoli), gia' apparsa nel n. 380 de "La nonviolenza e' in cammino", abbiamo
successivamente riprodotto nel n. 121 di "Voci e volti della
nonviolenza"]
La questione del rapporto tra etica e politica riguarda tre problemi fondamentali. Definendo la politica come l'insieme dei comportamenti (di un individuo, di un gruppo, di una collettivita') volti ad influenzare, conquistare, mantenere o esercitare il potere (a livello locale, statale, internazionale), i tre problemi possono essere posti brevemente nel modo seguente: 1) se l'agire politico possa plausibilmente essere fatto oggetto di giudizio morale, ossia se esso sia sussumibile sotto le categorie del moralmente giusto e ingiusto, doveroso e proibito, oppure esuli totalmente dalla sfera della moralita'; 2) se, data una risposta affermativa alla precedente domanda, le esigenze morali cui soggiace l'agire politico siano fondamentalmente diverse da quelle cui soggiace l'agire privato; 3) se, o in che misura e a quali condizioni, la lotta politica possa essere efficacemente condotta con i mezzi propri della morale intesa in senso lato, ossia l'argomentazione, il dialogo, l'appello all'empatia, la pressione nonviolenta. I primi due problemi sono di natura prevalentemente teorico-filosofica, il terzo e' invece di natura prevalentemente empirica. Nel plurimillenario dibattito sulla questione, questi problemi sono stati trattati in modo piu' o meno sistematico da pensatori, filosofi, sociologi, politologi, scrittori e politici di natura ed estrazione culturale piu' diversa. In questo dibattito, che va da Socrate a Gandhi, da Platone a Hegel e Croce, da Marx ed Engels a Lenin e Mao, da Aristotele a Tommaso d'Aquino a Maritain, da Machiavelli e Hobbes a Max Weber, Meinecke e Karl Schmidt, da Sofocle a Tolstoj e Sartre, sono individuabili relativamente a ciascuno dei tre problemi, tre tesi opposte: 1. La tesi dell'amoralita' della politica verso la tesi della sua moralita'; 2. la tesi dualistica verso la tesi monistica; 3) la tesi "realistica" verso la tesi "idealistica". * 1. Secondo la tesi dell'amoralita', l'agire politico (individuale o collettivo che sia) non soggiace, gia' a livello teorico, ad alcuna esigenza o limite di natura morale; esso esula dalla sfera della moralita' tout court, e' al di la' del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto. Ne segue che chi formula sinceramente giudizi morali sull'agire politico compie un errore analogo a quello che compirebbe chi, applicando categorie morali alla condotta degli animali o delle macchine, giudicasse tali comportamenti moralmente giusti o doverosi o sbagliati. E' pero' compatibile con questa tesi riconoscere che giudizi morali su questo o quell'agire o attore politico possono essere usati come strumenti di propaganda nella misura in cui si dimostrano mezzi efficaci nella lotta politica per i fini che si perseguono. Per esempio, visto che tanta gente crede - erroneamente, secondo i fautori della tesi in oggetto - che vi siano guerre moralmente giustificate e guerre moralmente ingiustificate, puo' essere assai efficace, al fine di ottenere l'appoggio ad una guerra, presentarla come moralmente giustificata. Un argomento talora addotto a sostegno della tesi dell'amoralita' della politica e' che l'agire politico, a differenza dell'agire privato, non e' espressione di una volonta' libera, ossia che gli attori politici, a differenza degli individui che agiscono nella sfera del privato, non sono forniti di libero arbitrio. Questo argomento si fonda sulla premessa che la morale presuppone una volonta' libera, o, come si suole dire, che dovere implica potere. Ma perche' mai gli individui che agiscono in ruoli politici dovrebbero perdere quella liberta' del volere che presumibilmente hanno nella sfera privata? Altra cosa e' che vi possono essere azioni le quali, in determinate situazioni, sono politicamente impossibili, nel senso che un attore politico non puo' scegliere di farle se vuole influenzare, mantenere o conquistare il potere. A volte l'argomento in questione e' formulato soltanto relativamente a comportamenti politici collettivi in situazioni conflittuali acute: in tali situazioni i singoli individui membri di tali collettivita' perderebbero del tutto ogni potere di scelta e l'agire collettivo diventerebbe simile ad un fenomeno naturale. In base a questo argomento, la guerra, per esempio, e' il risultato di forze impersonali sulle quali gli uomini non hanno alcun potere di influire: strettamente, non sono gli uomini a scegliere di fare la guerra, ma forze impersonali che, in determinate situazioni, fanno fare agli uomini la guerra. In questo senso, tutte le guerre che si sono verificate e quelle che si verificheranno sono "necessarie". La guerra, quindi, non e' ne' morale ne' immorale - e' amorale. La tesi dell'amoralita' della politica non va confusa con quella della minore moralita' secondo la quale vari fattori socialpsicologici e sociologici fanno si' che gli attori politici siano portati a trasgredire impunemente esigenze basilari di moralita' in misura maggiore di quella in cui lo sono gli individui nei loro rapporti privati. Questa tesi presuppone che l'agire politico non esuli dalla moralita' tout court. * 2. Se la politica rientra nella sfera della morale, un problema che sorge e' in base a quali criteri essa vi rientri. Secondo la tesi dualistica, l'agire politico e' moralmente giusto o ingiusto in base a criteri diversi - fondamentalmente diversi - da quelli validi nella sfera del privato. Vi sono varie versioni di tale tesi, a seconda del contenuto che piu' precisamente si da' a tali criteri. La versione forse piu' diffusa, risalente in parte a Machiavelli, a Lutero, ai teorici della ragion di stato, e' quella elaborata da Max Weber. Egli distingue tra etica della convinzione o dell'interiorita' (Gesinnugsethik) da una parte, ed etica della responsabilita' (Verantwortungsethik) dall'altra. Grosso modo, la prima, valida nella sfera dei rapporti privati, e' una forma di cosiddetta etica deontologica in quanto si articola in una serie di obblighi (non uccidere, non mentire, mantenere le proprie promesse, soccorrere i bisognosi, ecc.) valevoli nei confronti di tutti e vincolanti indipendentemente dalle conseguenze cui l'agire conforme ad essi conduce. Per Max Weber, quest'etica s'identifica sostanzialmente con l'etica dell'amore e della non resistenza al male predicata da Cristo. La seconda invece, valida nella sfera dell'agire politico, e' una forma di cosiddetta etica consequenzialistica in quanto consiste in un principio fondamentale che prescrive di agire in base al calcolo delle conseguenze che l'agire ha per il bene o gli interessi dello Stato (o, in altre versioni, del popolo, o della nazione o della classe) cui si appartiene. Se vi sono altri obblighi morali, essi sono secondari rispetto a quello di massimizzare il bene dello Stato. Per l'attore politico le ragioni morali piu' forti sono sempre le ragioni di Stato: "salus rei publicae suprema lex". In base a questo principio di etica politica possono essere moralmente giustificate azioni - come mentire, uccidere, non mantenere patti - che in base all'etica privata sono ingiustificabili. Una siffatta concezione dualistica e' problematica sotto vari aspetti. Qui se ne indicano brevemente due. Problematica, in primo luogo, e' l'idea che vi sia una distinzione fondamentale e irriducibile tra esigenze etiche a livello privato e esigenze etiche a livello politico: e' difficile vedere in base a quali argomenti una siffatta distinzione possa essere plausibilmente difesa. Altrettanto problematica, in secondo luogo, e' l'idea di un obbligo irriducibile, ultimo e assoluto, o comunque dominante, di massimizzare il bene dello Stato cui si appartiene: perche' mai le conseguenze dell'agire politico cesserebbero di essere moralmente rilevanti allorche' investono, come spesso e in modo molto drammatico accade, il benessere di persone e gruppi che non appartengono allo Stato dell'attore politico agente? Perche' mai le esigenze fondamentali della morale in politica si fermerebbero ai confini dello Stato, che e' una costruzione storica che in futuro puo' anche non esistere? Tutti e due questi problemi sono evitati da una concezione etica che, riprendendo la dottrina dell'utilitarismo classico elaborata inizialmente da Jeremy Bentham e susseguentemente da Henry Sidgwick e altri, assume come unico e fondamentale principio etico quello che prescrive di massimizzare il benessere o la felicita' generale a livello universale. L'utilitarismo e' un esempio - forse il piu' convincente - di dottrina etica universalistica e monistica: cio' che rende un'azione (sia essa individuale o collettiva, privata o politica) moralmente giusta sono le conseguenze che essa ha sul benessere generale universale, incluso quello delle generazioni future. Va notato che in base a tale dottrina monistica si puo' sostenere una forma di dualismo derivato: siccome la previsione e il calcolo delle conseguenze delle nostre azioni sul benessere generale sono molto difficili e complessi, puo' essere preferibile - perche' probabilmente massimizza il benessere generale - che nella vita quotidiana gli individui non deliberino applicando direttamente il principio utilitaristico bensi' seguano delle norme generali di condotta. Queste norme possono benissimo identificarsi, almeno in parte, con quelle che nella tesi dualistica sopra accennata sono considerate proprie dell'etica individuale. A livello di grandi scelte collettive, sociali, economiche, politiche - che presumibilmente hanno conseguenze di ben piu' vasta portata sul benessere generale e dove presumibilmente si puo' contare sulla collaborazione di gruppi di esperti di vario tipo - puo' invece essere preferibile che le decisioni su quale alternativa mandare ad effetto siano basate direttamente sul calcolo delle conseguenze. Un altro tipo di dottrina monistica e' quella fondata sull'idea di diritti fondamentali dell'uomo universalmente validi e tali da porre precisi vincoli morali sia all'agire individuale sia a quello collettivo, tanto nella sfera privata quanto in quella politica. * 3. Ne' la dottrina utilitaristica, ne' quella dei diritti umani escludono come sempre ingiustificato il ricorso alla violenza. Se o meno il suo impiego sia moralmente giustificabile dipende in parte da come e' configurata la situazione in cui si agisce e in parte da come agiscono gli altri. Ora, secondo i fautori della tesi "realistica" la sfera della politica e' caratterizzata da situazioni di incontro con la menzogna, la frode, la minaccia e l'uso della violenza, onde chi vuole partecipare alla lotta politica in modo efficace deve avere le virtu' machiavelliche della volpe e del leone, ossia essere disposto a ricorrere a quegli stessi mezzi: non si puo' partecipare efficacemente alla lotta politica senza essere disposti ad avere, come dice Jean-Paul Sartre, "le mani sporche". A questa tesi si oppone la tesi "idealistica" per cui la lotta politica non e', per sua natura, essenzialmente connessa all'uso della menzogna, della frode e della violenza. La tesi si fonda sull'assunto che gli esseri umani, anche quando agiscono in gruppo e in situazioni conflittuali tese, possono essere in grado di comportarsi e reagire in modo umano, che essi sono influenzabili dall'appello alla ragione, all'empatia e dalla pressione nonviolenta. La storia dei rapporti tra politica e morale, da questo punto di vista, e' la storia del continuo tentativo di moralizzare la politica creando situazioni e istituzioni che limitino e riducano in qualche modo il ricorso alla violenza e favoriscano gli strumenti del dialogo, del compromesso equo e la soluzione pacifica dei conflitti. Tre importanti sviluppi in questa direzione, specie a partire dal secolo scorso, sono: a) l'affermazione in un numero sempre maggiore di stati, anche se in modo variamente efficace, del metodo democratico, con il quale la lotta politica viene condotta contando e non tagliando le teste; b) la creazione dell'Onu come strumento di governance umana basata sull'idea di diritti fondamentali; c) l'esplorazione pratica su vasta scala di metodi efficaci di lotta nonviolenta, da quelli impiegati dalle classi lavoratrici nella lotta tra capitale e lavoro, a quelli praticati da Gandhi, Martin Luther King e molti altri nella lotta per l'indipendenza di un popolo o per l'affermazione di fondamentali diritti umani. Viste le conseguenze sempre piu' esiziali che l'uso della violenza armata nei conflitti tra stati o tra etnie oggi conduce, compreso un rischio di catastrofe per l'intera umanita', tre tra le maggiori sfide di questo secolo sono quella di allargare ulteriormente il metodo democratico, quella di potenziare e sviluppare ulteriormente l'Onu in direzione di istituzione di democrazia internazionale o cosmopolita e quella di esplorare ulteriormente metodi efficaci di lotta nonviolenta. 7.
STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata
da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle
tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
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"copia di 'Azione nonviolenta'".
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Lucien Goldmann, Il dio nascosto, Lerici, Milano 1961, Laterza, Bari
1971, pp. 640.
- Lucien Goldmann, Introduzione a Kant, Sugarco, Milano 1972, Mondadori,
Milano 1975, pp. 190.
- Lucien Goldmann, L'illuminismo e la societa' moderna, Einaudi, Torino
1967, 1979, pp. 144.
- Lucien Goldmann, Marxismo e scienze umane, Newton Compton, Roma 1973, pp.
296.
- Lucen Goldmann, Scenze umane e filosofia, Feltrinelli, Milano 1961, 1981,
pp. 176.
- Sami Nair, Michael Lowy, Lucien Goldmann o la dialettica della totalita',
Erre Emme, Roma 1990, pp. 144. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e
internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento
dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della
creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo
di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 195 del 19 maggio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
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