Telegrammi. 176



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 176 del 30 aprile 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it
 
Sommario di questo numero:
1. Primo maggio
2. Anna Grazia Casieri: Claude Levi-Strauss e l'antropologia strutturale (parte seconda)
3. Sul "National Geographic" un reportage sul Bulicame dimostra la criminalita' e la follia del mega-aeroporto a Viterbo
4. Da un invito a un incontro di studio
5. Il 2 maggio a Viterbo
6. Si e' svolto a Viterbo il 28 aprile un incontro di formazione
7. "Azione nonviolenta"
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
 
1. EDITORIALE. PRIMO MAGGIO
 
Sia un primo maggio per il diritto al lavoro, ovvero per il diritto di ogni essere umano ad accedere alle risorse per vivere una vita degna.
Sia un primo maggio per l'ambiente, ovvero per difendere l'unica casa comune che l'intera umanita' abbia, devastata la quale anche la civilta' umana si estingue.
Sia un primo maggio contro la guerra, per il disarmo e la smilitarizzazione, perche' solo nella pace e' possibile la convivenza.
Sia un primo maggio contro il razzismo, poiche' vi e' una sola umanita', e tutti gli esseri umani costituiscono una sola famiglia.
Sia un primo maggio contro il maschilismo, la violenta radice di infinite altre violenze, negazione radicale dell'eguaglianza di diritti di ogni essere umano.
Sia un primo maggio per il riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
Sia un primo maggio di festa e di lotta, di memoria e di testimonianza, di consapevolezza e di responsabilita', di solidarieta' che ogni essere umano raggiunga.
Sia un primo maggio di lotta nonviolenta contro il governo del colpo di stato razzista, contro il governo della guerra assassina, contro il governo dello sfruttamento, della devastazione e del crimine.
Sia un primo maggio in difesa della Costituzione della Repubblica Italiana, in difesa della Dichiarazione universale dei diritti umani.
Sia il primo maggio dell'internazionale futura umanita'.
 

2. PROFILI. ANNA GRAZIA CASIERI: CLAUDE LEVI-STRAUSS E L'ANTROPOLOGIA STRUTTURALE (PARTE SECONDA)

[Ringraziamo Anna Grazia Casieri (per contatti: annagraziacasieri at yahoo.it) per averci messo a disposizione il seguente saggio redatto nel dicembre 2009 nell'ambito del corso "Elementi di antropologia culturale" presso la Facolta' teologica pugliese, Istituto superiore di scienze religiose "Giovanni Paolo II" di Foggia.

Suor Anna Grazia Casieri, della congregazione delle murialdine, gia' missionaria in Messico, impegnata in attivita' educative e di solidarieta', insegna nella scuola pubblica a Foggia.
Claude Levi-Strauss, nato a Bruxelles nel 1908 da genitori francesi (la famiglia rientra a Parigi nel 1909), forse il maggior antropologo nel Novecento. Laureato in filosofia, nel 1934 accetta la proposta di una cattedra di sociologia all'Universita' di Sao Paulo in Brasile, dove giunge nel 1935 e svolge la sua prima missione etnografica tra i Caduveo e i Bororo; nel 1938 seconda spedizione etnografica tra i Nambikwara e i Tupi-Kawahib. Nel 1941 e' alla New School for Social Research di New York; nel '42 conosce il linguista Roman Jakobson. Tornato in Francia dopo la guerra, nel 1948 e' ricercatore al Cnrs. Nel 1950 e' in india e in Pakistan per l'Unesco; ottiene una cattedra all'Ecole Pratique des Hautes Etudes. Nel 1960 al College de France. Nel 1973 e' eletto all'Academie Francaise. E' deceduto nel 2009. La sua opera e' tra le fondamentali del XX secolo. Tra le opere di Claude Levi-Strauss: La vita familiare e sociale degli indiani Nambikwara (1948), Einaudi; Le strutture elementari della parentela (1949), Feltrinelli; Razza e storia (1952), Einaudi; Tristi tropici (1955), il Saggiatore, poi Mondadori; Antropologia strutturale (1958), Il Saggiatore, poi Mondadori; Il totemismo oggi (1962), Feltrinelli; Il pensiero selvaggio (1962), Il Saggiatore; i quattro volumi delle Mythologiques: Il crudo e il cotto (1964), Il Saggiatore, poi Mondadori; Dal miele alle ceneri (1966), Il Saggiatore, poi Mondadori; L'origine delle buone maniere a tavola (1968), Il Saggiatore; L'uomo nudo (1970), Il Saggiatore; Antropologia strutturale due (1973), Il Saggiatore; La via delle maschere (1975), Einaudi; Mito e significato (1979), Il Saggiatore; Lo sguardo da lontano (1983), Einaudi; Parole date (1984), Einaudi; La vasaia gelosa (1985), Einaudi; De pres et de loin (1988, nuova ed. 1990); Des symboles et leurs doubles (1989); Storia di Lince (1991), Einaudi; Guardare, ascoltare, leggere (1993), Il Saggiatore; Saudades do Brasil (1994), Il Saggiatore. Di notevole importanza anche le conversazioni con Georges Charbonnier: Primitivi e civilizzati, Rusconi. Opere su Claude Levi-Strauss: un'agile presentazione con un'antologia essenziale di testi e' quella di Sergio Moravia, Levi-Strauss e l’antropologia strutturale, Sansoni, Firenze 1973, 1978; una buona monografia introduttiva e' quella di Francesco Remotti, Levi-Strauss. Struttura e storia, Einaudi, Torino 1971; un'altra e' quella di Sergio Moravia, La ragione nascosta. Scienza e filosofia nel pensiero di Claude Levi-Strauss, Sansoni, Firenze 1969, 1972; piu' recente e' il volume di Enrico Comba, Introduzione a Levi-Strauss, Laterza, Roma-Bari 2000]
 

2. Levi-Strauss e l'antropologia strutturale

2. 1. L’adesione e la critica al funzionalismo

A partire dagli anni ’20 antropologi ed etnologi quali Boas, Kroeber, Malinowski, White, Radcliffe-Brown avevano promosso una serie di discussioni di cruciale importanza sull’oggetto e il metodo delle scienze dell’uomo: Cos’e' la cultura? Cos’e' la societa' e quali sono le strutture che la caratterizzano? Cosa intendere per primitivo? In che misura antropologi ed etnologi possono comprendere effettivamente usi e costumi spesso diversi dai propri? Quali sono le tecniche e gli strumenti piu' adatti per arrivare a questa comprensione?

Accostatosi a queste vivaci discussioni teoriche, Levi-Strauss sembra interessarsi soprattutto alle questioni metodologiche.

Le prime scelte teorico-metodologiche di Levi-Strauss sono di tipo funzionalistico. Sulle orme di Malinowski e di Radcliffe-Brown, egli comincia col prestare attenzione alle strutture sociali delle tribu' primitive che studia. In secondo luogo egli ritiene che lo studio dei primitivi non debba arrestarsi alla descrizione di fatti particolari, ma debba puntare all’individuazione di leggi generali. In terzo luogo, aderendo alle dottrine funzionaliste, accetta la tesi che i fatti particolari entro un certo aggregato sociale, siano connessi tra loro in determinate strutture che svolgono determinate funzioni. Compito dell’antropologo e' quello di enucleare tali strutture e comprendere queste funzioni, di chiarire i loro rapporti reciproci e di stabilire la gerarchia d’importanza delle prime e delle seconde.

In vari testi Levi-Strauss esprime il proprio debito nei confronti delle dottrine funzionalistiche, ma approfondendo gli studi ne verra' anche scoprendo i rilevanti limiti e pericoli teorico-metodologici. Soprattutto lo lascia perplesso il limitarsi allo studio di dati relativi ad un unico campo etnologico, mentre egli punta all’individuazione di norme almeno tendenzialmente universali, e la tendenza a guardare solo alle funzioni e ai fini coscienti accertabili in un certo aggregato sociale, mentre egli comincia gia' a scorgere come di fatto operino anche, in qualsiasi collettivita' umana, funzioni e fini inconsci (cfr. ivi, pp. 5-6).

Tutto cio' lo portera' ad allontanarsi sensibilmente da questa impostazione ed e' a questo punto del suo itinerario intellettuale che si colloca il decisivo incontro con la scuola strutturalista.

Egli riconobbe esplicitamente di essere stato influenzato da tre metodi di ricerca: la geologia, la psicoanalisi e il marxismo. Da queste tre scuole imparo' a cercare oltre la superficie, oltre lo stato caotico dei fatti per indirizzarsi verso la loro organizzazione profonda.

*

2. 2. Le strutture elementari della parentela

Levi-Strauss ha applicato il suo metodo di indagine soprattutto a due ambiti di ricerca: le strutture della parentela e lo studio dei miti.

Il saggio Le Strutture elementari della parentela, del 1949, offre un primo magistrale esempio di strutturalismo applicato all’etnologia. Levi-Strauss dispone sopra il proprio tavolo tutte le relazioni elementari della parentela in quanto tali, cioe' separandole dai loro contesti socio-culturali particolari. Successivamente prende in mano raffinati strumenti logico-matematici e analizza e classifica tutte queste relazioni, fino a ridurle ad un ordine relativamente semplice.

Utilizzando il concetto di scambio elaborato da Mauss egli dimostra che la finalita' profonda delle strutture secondo le quali i “primitivi” costruiscono i loro rapporti di parentela consiste nell’impedire che ogni singolo clan familiare si rinchiuda in se stesso; nell’obbligare tutti i clan a istituire rapporti matrimoniali tali per cui ogni famiglia sia indotta a scambiare le proprie donne con altre famiglie, e mantenendo sempre vivo l’obbligo reciproco di compiere questo scambio. In un’economia povera, qual e' quella dei primitivi, e' assolutamente indispensabile che regole ben precise impongano ai vari clan vincoli di parentela, di solidarieta', di collaborazione. La rottura di questi vincoli isolerebbe i vari clan e li renderebbe irriducibili avversari fino alla progressiva estinzione (cfr. E. Comba, Introduzione a Levi-Strauss, Laterza, Roma- Bari 2000, pp. 145-149).

In verita', secondo l'autore il divieto dell'incesto non e' di origine puramente culturale, ne' naturale. Esso costituisce il passo fondamentale nel quale si compie il passaggio dalla natura alla cultura. Infatti, mentre la natura impone l'accoppiamento senza determinarlo, abbandonandolo al caso e all'arbitrio, la cultura lo riceve e ne stabilisce le modalita'.

Il divieto dell'incesto non ha un carattere puramente repressivo, bensi' si rivela come la regola per eccellenza della reciprocita' e dello scambio, che assicura l'esistenza del gruppo come gruppo.

E' per questo tipo di ragioni che presso tutte le popolazioni primitive vige la proibizione del rapporto incestuoso, rapporto che e', in realta', la negazione di un rapporto “aperto” tra i membri di due diverse famiglie.

La natura “artificiale” e intenzionale, ancorche' a livello inconscio, di questa proibizione porta Levi-Strauss a individuare proprio nell’incesto l’inizio ideale della dimensione culturale, intendendosi con “cultura” quella dimensione nella quale l’uomo elabora un modo di vita autonomo dall’immediata istintualita' naturale, e ispirato a un determinato progetto intenzionale (cfr. S. Moravia, Levi-Strauss ..., pp. 9-10).

*

2. 3. Elaborazione del concetto di struttura

Strauss interpreta le forme strutturali come dotate di una loro consistenza ontologica. Tutti gli uomini imposterebbero i loro comportamenti, nella fattispecie scambi e rapporti di parentela, in base a regole peculiari ab initio del loro spirito (cfr. G. Fornero, “Filosofia e scienze umane: lo strutturalismo”, in N. Abbagnano et alii, Storia della filosofia, Utet, Torino 1993, Tea, Milano 1996, pp. 363-370).

Questo aspetto delle ricerche levi-straussiane ha suscitato vivaci discussioni perche' a suo avviso tutte le discipline che si occupano dell’uomo, come singolo e nella vita associata, possono e debbono puntare ad essere scienze rigorose, proprio come lo sono quelle che si occupano dei fenomeni naturali.

Cosi' le discipline etno-antropologiche devono impadronirsi degli strumenti e delle tecniche che hanno permesso alla linguistica di conseguire risultati di alta precisione formale, per il fatto che si occupano di fenomeni dello stesso genere di quelli della scienza del linguaggio. I due ordini di fenomeni, infatti, sono omologhi, ossia analoghi per struttura, cioe' per leggi strutturali che li organizzano.

Non dimentichiamo, infatti, che lo strutturalismo e' una tendenza metodologica che nasce originariamente in ambito linguistico con De Saussure, e che con il tempo comincia a debordare dal campo strettamente linguistico, per invadere progressivamente altri settori, quali l’antropologia, la psicanalisi, l'economia, la sociologia, il diritto, la storia, ecc., divenendo, di fatto, la scienza degli insiemi umani.

Levi-Strauss considera che occorre addentrarsi nella profondita' dei fenomeni sociali per raggiungere le loro forme inconsce. Solo a questo punto i fenomeni sociali appaiono propriamente strutturali e analizzabili con le procedure dello strutturalismo linguistico.

Le strutture si configurano, infatti, come forme o categorie invarianti dello spirito, che governano oggettivamente il pensiero e il comportamento dell’uomo. Il fine ultimo delle scienze umane consiste, pertanto, nel dissolvere l’uomo (cfr. S. Moravia, Levi-Strauss ..., pp. 11 e 103). “Dissolvere” l’uomo significa ridimensionare il momento cosciente-intenzionale dell’attivita' umana e rilevare sia il momento inconscio sia tutti quegli aspetti per i quali l’uomo invece che agire e' per cosi' dire “agito”, non soltanto dalla pressione delle cose e delle istituzioni sociali, ma anche da quelle strutture mitiche, rituali, linguistiche che lo “attraversano” operando secondo norme e procedure autonome dalla volonta' e dalla coscienza individuale...

*

2. 4. La critica dello storicismo

Anche certe considerazioni di Levi-Strauss intorno alla storia e alla sua dinamica sono innegabilmente stimolanti; egli infatti tende non tanto a negare la storia, quanto a combattere lo storicismo, a respingere una concezione della storia che privilegia il dinamismo, il mutamento, la continuita', cosciente che nella storia, accanto agli uomini, e talvolta contro di loro, operano forze naturali.

In secondo luogo egli nega che la storia percorra un cammino uniforme, composto di tappe obbligate che tutti i popoli e tutte le societa' prima o poi raggiungeranno. La storia, al contrario, e' un tessuto eterogeneo, ha valenze e significati diversi sia per i momenti che la compongono sia a seconda dell’angolatura dalla quale la si interpreta.

In terzo luogo bisogna prendere atto che, secondo Levi-Strauss, certe strutture, certi fattori sembrano operare nella temporalita' in modo scarsamente condizionato dagli accadimenti storici. Certe societa' primitive sembrano del tutto separate dal cammino della storia (cfr. ivi, pp. 17-18).

E come potrebbe la storia mutare realmente e radicalmente se le regole che guidano l’operare dell’uomo sono solo e sempre quelle, poco numerose e saldamente inscritte nell’esprit umano, enucleate dallo strutturalismo con le proprie procedure logico-matematiche?

Alcune perplessita' su queste teorie nascono dal fatto che molti studiosi abbiano osservato che l’essere e il comportamento umano non si riducano completamente all’essere e al comportamento naturale (cfr. E. Comba, Introduzione ..., p. 149).

Pare, quindi, legittimo e indispensabile utilizzare, oltre agli strumenti offerti dalle discipline esatte e dalle scienze naturali, anche gli strumenti piu' strettamente funzionali a quel campo specifico che e' il campo umano.

Ma a queste perplessita' Levi-Strauss rispondera' affermando che all’interno dell’uomo vi e' un sistema le cui regole trascendono non solo la coscienza e l’esistenza individuale, ma anche la societa' e la storia. Di natura logico-matematica quelle regole appartengono in realta' a una sorta di inconscio collettivo, o se si preferisce a quella struttura psichica profonda (esprit) di cui Levi-Strauss parla cosi' spesso.

*

2. 5. Verso lo studio dei miti

Avvicinandosi agli anni ’60 l’interesse di Levi-Strauss per la societa' e le sue istituzioni scema considerevolmente, e si preoccupa, piuttosto, di studiare direttamente le strutture psico-logiche profonde dell’uomo, le “strutture elementari del pensiero umano”.

Egli ha piu' volte teorizzato che la scienza etno-antropologica non deve per nulla limitarsi allo studio dei popoli primitivi, ma puo' e deve occuparsi dell’uomo in quanto tale.

Levi-Strauss si interessera' nella sua ricerca delle popolazioni primitive perche' rinviene che in esse vi sia un’inconfutabile testimonianza dell’esistenza di uomini che non pensano per nulla a evolversi, a trasformarsi e a trasformare le proprie condizioni socio-culturali di vita. A queste societa' ha dato il nome di “societa' fredde”, e in esse ritiene di aver trovato verginita', autenticita' e un mirabile equilibrio fra natura e cultura.

A queste “societa' fredde” contrapporra' le “societa' calde”, civili ed evolute che sono invece animate da una intensa quanto vana azione.

Nella realta' sociale dei primitivi tutto, dai miti ai riti, alle stesse strutture sociali e politiche, e' organizzato dal pensiero. Tutto, cioe', assume forme e significati derivanti dalle funzioni mentali dei "selvaggi", che meglio sarebbe definire psico-logiche, dal momento che i principi profondi che governano e ordinano, soprattutto inconsciamente, le varie attivita' umane sono eminentemente di tipo logico al punto da poter essere espresse in formule e schemi matematici.

E' forse per questo che Il pensiero selvaggio appare una delle opere piu' appassionanti e suggestive del grande antropologo strutturale.

Secondo Levi-Strauss il cammino della ragione e della storia hanno portato una vasta parte dell’umanita' a distaccarsi a poco a poco dalla natura, a vivere in una dimensione culturale sempre piu' artificiale e alienante. La vita ideale dell’uomo dovrebbe fondarsi invece su una felice mediazione tra la cultura e la natura, nella quale la cultura si volgerebbe non gia' a sviluppare se stessa bensi' ad interpretare e ad assecondare la natura, nella prospettiva di una piu' intensa estrinsecazione dei bisogni e dei desideri umani. Egli lamenta come l’uomo contemporaneo, nella societa' moderna, tecnologica, sia sempre piu' ridotto a mero ingranaggio di un apparato culturale produttivo proteso non tanto a soddisfare i bisogni esistenziali dell’individuo, singolo e associato, quanto a riprodurre e sviluppare se stesso.

Per queste sue posizioni, Levi-Strauss e' stato accusato di logicismo, dal momento che sembra aver trascurato numerose altre funzioni e prospettive che pure sono presenti e operanti nella vita dei primitivi. Accuse, queste, che egli non prese particolarmente in considerazione.

A partire dagli anni '60 l’antropologia strutturale sembra abbandonare definitivamente lo studio delle strutture sociali per esplorare, piuttosto, l’universo psico-logico dell’uomo.

Levi-Strauss avvia, proprio in quegli anni, una grande ricerca sulla mitologia dei primitivi culminata nella pubblicazione di quattro grossi volumi raccolti sotto il titolo di “Mitologiche”. Egli esamina anche i minimi racconti mitici riuscendo a trovare rapporti, parentele anche nei miti che potevano apparire inizialmente piu' distanti ed oscuri.

Il mito per Levi-Strauss e' essenzialmente una struttura logico-formale. E' una funzione con cui la mente umana cerca di ordinare, classificare e dare un senso ai fenomeni naturali. Tutti gli aspetti etico-religiosi del mito sono decisamente relegati in secondo piano. Tutto quel complesso universo di bisogni, desideri e progetti che si esprime nel mito e' come messo fra parentesi. Il mito viene studiato solo su un piano mentale.

Abbastanza irrilevanti appaiono, in particolare, i problemi relativi alla genesi dei miti, alla contiguita' delle popolazioni elaboratrici dei miti, a modi, tempi e motivi, secondo i quali certi miti si sono potuti trasmettere da un'area socio-culturale all'altra.

Ad altri studiosi, quali etnografi, storici e archeologi,  lascera' il compito di analizzare questi aspetti.

L’obiettivo del lavoro di Levi-Strauss e' sempre stato quello di scoprire la logica del pensiero che governa tutto il mondo umano.

Se fosse possibile dimostrare che anche i miti soggiacciono a una ragione e a una norma costanti allora cio' significhera' che effettivamente lo spirito umano obbedisce a un certo logos, non e' romantica soggettivita' creatrice bensi' una struttura razionale e dotata di funzioni razionali, le quali governano rigorosamente tutto l'essere e l'agire umano.

Il mito non ha bisogno dell’essere umano, non e' elaborato dall’uomo, ma passa “attraverso” l’uomo. Struttura fuori del tempo e dello spazio, esso si sviluppa e si trasforma secondo una sua interna legalita'. Il senso del mito e' tutto nel mito stesso (cfr. S. Moravia, Levi-Strauss ..., pp. 29-33).

Le opere di Levi-Strauss sul totemismo prima e successivamente sui miti hanno conseguenze clamorose, imponendo un radicale cambiamento della prospettiva interpretativa: “la' dove si vedevano confusione e arbitrarieta' egli scopriva ordine e sistematicita', al posto di una mentalita' primitiva dominata dal sentimento e dall’affettivita' egli poneva un pensiero riflessivo profondo e conseguente” (cfr. E. Comba, Introduzione ..., p. 152).

Il metodo di analisi dei miti introdotto da Levi-Strauss si e' dimostrato di portata rivoluzionaria, innovando drasticamente le tecniche e gli strumenti impiegati tradizionalmente nell'analisi dei miti stessi.

Nelle Mitologiche una delle condizioni imprescindibili dell'indagine levi-straussiana sui miti e' rappresentata dalla lucida consapevolezza di dover procedere ancora una volta al di la' del soggetto e della coscienza.

La rivendicazione del carattere inconscio e metasoggettivo dei miti si accompagna alla tesi della loro rigorosa autonomia logico-formale ed alla polemica contro quelle concezioni che vedono in essi: a) l'espressione di sentimenti fondamentali come amore, odio o vendetta, che sono comuni all'intera umanita'; b) tentativi di spiegazione dei fenomeni difficilmente comprensibili; c) un riflesso della struttura sociale e dei rapporti sociali.

Levi-Strauss si prefigge di partire da un mito di una societa' storicamente determinata. Il mito-guida viene dapprima analizzato facendo appello al suo contesto etnografico e ad altri miti della stessa societa'. In un secondo momento l'analisi viene estesa a miti provenienti da societa' vicine. A poco a poco vengono raggiunte societa' piu' lontane, collegate alle precedenti da nessi reali di ordine storico o geografico.

La ricerca non si lascera' circoscrivere nei limiti territoriali di un'area geograficamente e storicamente data, ma tendera' a individuare, nel plesso relazionale attraverso cui i miti si intrecciano e si richiamano fra di loro, una catena di rapporti fissi, determinati a rivelarsi sempre meno di ordine contingente e sempre piu' di ordine logico e necessario.

A questo punto e' ormai chiaro che i miti risultano trattati in termini di struttura, ossia scrutati nella loro forma che ne permetta il ritrovamento di proprieta' similari in sistemi in apparenza diversi. Cosi' inventariati i miti finiscono per rivelarsi come delle strutture logiche universali che agiscono nell'uomo. Di conseguenza Levi-Strauss, procedendo dal caos all'ordine, dalla storia alla struttura, e' pervenuto alla considerazione che le infinite storie mitologiche che le culture producono e si tramandano non sono che trasformazioni possibili, di tipo logico-matematico, di determinate strutture di base sempre uguali nello spazio e nel tempo, che hanno sede in quella struttura psico-logica primordiale che e' lo spirito umano (cfr. G. Fornero, “Filosofia e scienze umane: lo strutturalismo", pp. 368-370).

(Parte seconda. Segue)

 

3. AMBIENTE E DIRITTI. SUL "NATIONAL GEOGRAPHIC" UN REPORTAGE SUL BULICAME DIMOSTRA LA CRIMINALITA' E LA FOLLIA DEL MEGA-AEROPORTO A VITERBO

[Riceviamo e diffondiamo]

 
Sulla prestigiosa rivista "National Geographic", nel fascicolo di maggio in questi giorni in edicola, un reportage sul Bulicame dimostra con la forza delle immagini oltre che degli argomenti, la criminalita' e la follia del progetto di devastare quella meravigliosa area naturalistica, archeologica e termale realizzandovi un mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge.
Nel reportage, alle pp. 116-120, e' anche riportato un estratto da una intervista alla dottoressa Antonella Litta, portavoce del comitato che si oppone al mega-aeroporto, e sono riassunti i decisivi ed inconfutabili argomenti che dimostrano come la realizzazione del mega-aeroporto sia un vero e proprio crimine ambientale e sanitario, un attentato al territorio ed alla salute e ai diritti dei cittadini.
*
E' evidente infatti che la realizzazione di un mega-aeroporto nella preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bulicame, un'area di immenso pregio ambientale, culturale e terapeutico, e a ridosso di popolosi quartieri della citta', avrebbe come immediate conseguenze:
a) lo scempio dell'area del Bulicame e dei beni ambientali e culturali che vi si trovano;
b) la devastazione dell'agricoltura della zona circostante;
c) l'impedimento alla valorizzazione terapeutica e sociale delle risorse termali;
d) un pesantissimo inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico che sara' di grave nocumento per la salute e la qualita' della vita della popolazione locale (l'area e' nei pressi di popolosi quartieri della citta');
e) il collasso della rete infrastrutturale dell'Alto Lazio, territorio gia' gravato da pesanti servitu';
f) uno sperpero colossale di soldi pubblici;
g) una flagrante violazione di leggi italiane ed europee e dei vincoli di salvaguardia presenti nel territorio.
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Innumerevoli cittadini e centinaia di illustri scienziati, docenti universitari, illustri personalita' delle istituzioni, della cultura, della vita civile (da scienziati come Gianni Mattioli e Giorgio Nebbia ai magistrati Ferdinando Imposimato e Gennaro Francione, a illustri intellettuali come Renato Solmi e Silvia Vegetti Finzi, dalla scrittrice Dacia Maraini al cantautore Francesco Guccini, da padre Alex Zanotelli a Luisa Morgantini) hanno gia' aderito all'appello per salvare il Bulicame e impedire la realizzazione del mega-aeroporto fuorilegge.
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Il Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti
Viterbo, 29 aprile 2010
Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito: www.coipiediperterra.org, recapito postale: c/o Centro di ricerca per la pace, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo; per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at gmail.com
 
4. RIFLESSIONE. DA UN INVITO A UN INCONTRO DI STUDIO
 
Leggere un testo antico
(...) proseguiremo la riflessione metodologica e la verifica testuale su come si studia la costituzione (ovvero la formazione), la trasmissione (soprattutto e fondamentalmente attraverso le successive trascrizioni manoscritte - fino all'invenzione della stampa -; ma anche attraverso la memoria orale) e l'interpretazione (filologicamente fondata ed esegeticamente adeguata) dei testi dell'antichita'.
*
Come ci accostiamo ai testi antichi
In particolare in questi incontri ci stiamo accostando ai testi antichi con l'atteggiamento di chi vuole comprenderli nel loro contesto storico e culturale ed insieme con la consapevolezza che la nostra lettura e' comunque condizionata dai secoli trascorsi e dalla cultura in cui noi stessi viviamo.
Gli strumenti che varie scienze (filologia e linguistica, storiografia ed antropologia, etc.) ci mettono a disposizione ci consentono di avvicinarci ai testi con maggior attenzione; ma sta a noi esercitare l'impegno necessario per metterci all'ascolto del testo attraverso cui la voce dell'autore (o dell'autrice) ancora ci parla: di parla di lui (o di lei), del suo mondo e delle persone dei suoi tempi, ma essendo la traccia di una voce umana ci parla anche dell'umanita', e quindi anche di noi stessi che leggiamo le sue parole.
*
Perche' leggiamo insieme un testo antico?
Perche' in una serie di incontri di approfondimento di un percorso di formazione ed informazione nonviolenta diamo tanta importanza all'esperienza di leggere (e quindi alla costruzione della capacita' di leggere) alcuni testi antichi?
Perche' questo confronto ci puo' aiutare a dotarci di strumenti di "comprensione dell'altro, diverso da noi ed insieme essere umano come noi" ed a mettere in pratica atteggiamenti di "attenzione per l'altro, diverso da noi ed insieme essere umano come noi"; ci puo' aiutare a disporci all'ascolto della voce altrui nel rispetto della sua autenticita', della sua verita', senza sopraffare quella verita' e quella voce con i nostri pregiudizi.
*
Gli altri e noi
Saper ascoltare la voce altrui e' anche un modo per trovare la propria. Saper rispettare la verita' altrui e' anche un modo per riconoscere ed affermare la dignita' di ogni persona, la dignita' di noi stessi, la dignita' di ciascuno.
Infine, leggendo uno scritto altrui, soprattutto uno scritto che viene da una cultura e da un'epoca molto lontana dal nostro presente, e leggendolo con adeguati strumenti e sincera attenzione, si impara sempre qualcosa della nostra comune umanita', e si impara sempre anche qualcosa sulla comunicazione, sul rispetto, sulla responsabilita' e sulla solidarieta' (e direi che ne abbiamo tutti un grande bisogno).

 

5. INCONTRI. IL 2 MAGGIO A VITERBO

 

Domenica 2 maggio 2010, con inizio alle ore 15,30, presso il centro sociale autogestito "Valle Faul" a Viterbo, si svolgera' il ventiduesimo incontro di studio del percorso di formazione e informazione nonviolenta iniziato da alcuni mesi.
Partecipa il responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo.
Il centro sociale autogestito "Valle Faul" si trova in strada Castel d'Asso snc, a Viterbo.
L'iniziativa e' ovviamente aperta alla partecipazione di tutte le persone interessate.

 

6. INCONTRI. SI E' SVOLTO A VITERBO IL 28 APRILE UN INCONTRO DI FORMAZIONE

 
Mercoledi' 28 aprile si e' svolto a Viterbo un incontro di formazione alla comunicazione nonviolenta in ambito comunitario.
All'incontro ha preso parte il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo.
Nella prima parte dell'incontro sono state ricostruite alcune caratteristiche essenziali della nonviolenza (con particolar riferimento alle idee-chiave della teoria-prassi di Mohandas Gandhi, di Aldo Capitini, di Simone Weil, di Hannah Arendt, di Martin Luther King, di Danilo Dolci, di Ivan Illich, di Vandana Shiva).
Nella seconda parte dell'incontro e' stata particolarmente approfondita l'analisi della comunicazione nonviolenta in situazioni di conflitto al livello delle relazioni interpersonali e sociali (dal rapporto a due, ai piccoli gruppi, ai contesti piu' ampi).
Un giro di opinioni di tutti i partecipanti ha concluso l'incontro, in cui sono state anche illustrate e concretamente sperimentate alcune tecniche tipiche del metodo formativo e del processo decisionale nonviolento.
 
7. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
 
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
 
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riletture
- Pier Cesare Bori, Tolstoj. Oltre la letteratura (1875-1910), Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991, pp. 206.
- Pier Cesare Bori, L'altro Tolstoj, Il Mulino, Bologna 1995, pp. 174.
- Pier Cesare Bori, Gianni Sofri, Gandhi e Tolstoj. Un carteggio e dintorni, Il Mulino, Bologna 1985, pp. 234.
 
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
10. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 176 del 30 aprile 2010
 
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
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