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Telegrammi. 83
- Subject: Telegrammi. 83
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 27 Jan 2010 00:57:42 +0100
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 83 del 27 gennaio
2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino
proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche
della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Oggi
2. Antonella Litta: La memoria della Shoah
3. Umberto Santino: Sullo sgombero del Laboratorio Zeta a Palermo
4. Maria G. Di Rienzo: Donne creatrici di pace
5. Oggi a Soriano
6. Il 31 gennaio a Viterbo
7. "Azione nonviolenta"
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. PEPPE SINI: OGGI
La riduzione in schiavitu'. La privazione di tutti
i diritti umani.
L'essere dichiarati criminali e perseguitati senza
aver commesso nulla di male.
L'esser lasciati morire invece di essere
soccorsi.
Le aggressioni, i pestaggi, le
devastazioni, gli sgomberi, i rastrellamenti.
I pogrom. I campi di concentramento. Le
deportazioni.
*
E' dell'Italia di oggi che stiamo
parlando.
Del colpo di stato razzista sancito
dall'incostituzionale ed antigiuridica legge 94/2009.
Del nazismo al governo oggi qui.
*
E' della necessita' di un'insurrezione nonviolenta
oggi in Italia che stiamo parlando.
Un'insurrezione nonviolenta del popolo italiano contro il regime della segregazione e della
persecuzione razzista.
Un'insurrezione nonviolenta per la legalita'
democratica, per la civilta' giuridica, per i diritti umani di tutti gli esseri
umani.
Un'insurrezione nonviolenta contro il nazismo oggi
qui.
Un'insurrezione nonviolenta nel nome
dell'umanita'. 2. EDITORIALE. ANTONELLA LITTA: LA MEMORIA DELLA SHOAH
La Giornata della memoria della Shoah richiama
tutte le persone al fondamentale dovere di opporsi ad ogni violazione dei
diritti umani di ogni essere umano.
La Giornata della memoria della Shoah richiama
tutte le persone al fondamentale dovere della solidarieta' che unisce l'umanita'
intera in un'unica famiglia, in un'alleanza che tutti gli esseri umani riconosce
e raggiunge.
La Giornata della memoria della Shoah richiama
tutte le persone al fondamentale dovere di operare affinche' quell'orrore non
possa piu' ripetersi.
La Giornata della memoria della Shoah richiama
tutte le persone al fondamentale dovere di opporsi oggi alla violenza criminale
del razzismo, dello schiavismo e dello squadrismo.
La Giornata della memoria della Shoah richiama
tutte le persone al fondamentale dovere di impegnarsi per l'immediata
abrogazione dell'incostituzionale ed antigiuridica legge 94/2009 e delle altre
disposizioni che hanno introdotto in Italia lo scellerato regime della
segregazione e della persecuzione razzista.
3.
EDITORIALE. UMBERTO SANTINO: SULLO SGOMBERO DEL LABORATORIO ZETA A
PALERMO
[Ringraziamo Umberto Santino (per contatti: csdgi at tin.it) per averci messo a
disposizione il seguente intervento apparso sulla cronaca d Palermo del
quotidiano "La Republica" del 22 gennaio 2010, con il titolo: “I peccati della
politica e lo sgombero dello Zeta Lab”]
Tanto
tuono' che piovve. Lo sgombero del Laboratorio Zeta era gia' stato annunciato
parecchie volte e quel che e' accaduto il 19 scorso non e' frutto del
caso. L’intervento massiccio delle forze dell’ordine, che faceva pensare alla
ricerca di un mafioso latitante del calibro di un Messina Denaro, e' il
frutto di un gioco combinato e non di un colpo di testa imprevisto e
imprevedibile. I conduttori di questo gioco sono: un Comune incapace di darsi
una politica culturale che non sia la pioggia di contributi ad associazioni,
enti, comitati di feste rionali con pizzo incorporato, appositamente costituiti
al fine di incettare pubblico denaro, e che non ha mai dato una risposta
dignitosa agli esuli africani che hanno il diritto di ottenere l’asilo politico;
uno Iacp che scopre di avere beni al sole quando sono occupati dai protagonisti
di cultura e politica alternative come i giovani del Laboratorio;
un’associazione come “Aspasia” che ha voluto con grande determinazione prendere
possesso dei locali per impiantarci un asilo privato, esempio non nuovo di uso
privato di locali pubblici.
Questo
coacervo di incapacita', di clientelismo mai sfiorito, di associazionismo
interessato, in nome di una legalita' tanto predicata quanto trasgredita, ha
prodotto la violenta defenestrazione degli operatori del Laboratorio e dei
rifugiati, che non erano solo ospiti ma stavano conducendo un’esperienza
purtroppo rara di partecipazione democratica.
Ma ne'
via Boito ne' Rosarno sono fatti locali, anche se le specificita' locali ci sono
e non possono non esserci. Con un governo che e' il peggiore dell’Italia
repubblicana, che teorizza e pratica la legalizzazione dell’illegalita', questi
non sono fatti isolati, ma esprimono una linea e una “cultura” (in senso
antropologico). I “negri”, come vengono chiamati nei titoli di scatola del
“Giornale” della famiglia Berlusconi, vanno bene se si fanno sfruttare, se non
hanno nessun diritto, se lavorano in nero, non vanno piu' bene se alzano la
testa e chiedono diritti quotidianamente calpestati. I giovani vanno bene se
bighellonano nelle discoteche, se incretiniscono davanti agli schermi
televisivi, se fanno da claque ai tirapiedi di Berlusconi, di Lombardo e di
Cammarata, non vanno piu' bene se si propongono come attori culturali, fanno di
spazi abbandonati, che non interessano a nessuno, luoghi vivi di resistenza e di
aggregazione. Esprimendo e vivendo una contraddizione con un sistema che li
vuole precari e disoccupati, questuanti e remissivi.
Per
nove anni il Laboratorio Zeta ha svolto un’attivita' quotidiana, fatta di
concerti, proiezioni, seminari, incontri, corsi gratuiti di italiano per
stranieri, ha approfondito tematiche come la citta' metropolitana, ha sostenuto
le lotte dei senzacasa, e' stato un punto d’incontro per centinaia se non
migliaia di persone, non solo giovani, che vogliono vivere con occhi aperti e
non si rassegnano a una quotidianita' intessuta di lamentazioni e impotenza.
L’incontro con gli asilanti non e' stato un caso ma il prosieguo di un
percorso, l’attuazione di un progetto. Tutto questo in una citta' sfigurata,
rassegnata a replicare consenso a personaggi interessati solo a perpetuare un
potere servile, non poteva non essere considerato un corpo estraneo, da
eliminare alla prima occasione.
Di
contro l’associazione “Aspasia” (una denominazione aulica che richiama la
coltissima seconda moglie di Pericle, ricordata nei dialoghi platonici) ha tutte
le caratteristiche per aspirare degnamente a prendere possesso dei locali di via
Boito. Ha gia' ricevuto contributi notevoli (si parla di qualche milione di
euro), assicura assistenza a pagamento a vecchi e bambini, non pone problemi,
anzi si inserisce perfettamente nei modelli antropologici indigeni.
E' sintomatico che a fare le spese dello sgombero forzoso, assieme
agli immigrati e agli organizzatori e ai fruitori delle attivita' del
Laboratorio, ci siano degli apostoli della nonviolenza come Andrea Cozzo, che ha
riportato ferite con una prognosi di 25 giorni, e Gandolfo Sausa, gia' assolto.
Il tentativo di criminalizzare i manifestanti non pare che debba riuscire, come
non dovrebbe riuscire quello operato lo scorso 23 maggio, quando si e'
voluto sottrarre agli occhi della signorina Gelmini, inopinatamente scomodata
per ricordare Falcone, il vecchio striscione dei Cobas con la scritta: “La mafia
ringrazia lo Stato per la morte della scuola pubblica”. Le incriminazioni per
“violazione della Costituzione” (udite udite!), “resistenza e oltraggio alla
forza pubblica”, sembrano destinate a cadere. Ma purtroppo e' pure
sintomatico che lo stesso giorno dell’azione di forza messa in atto da forze
dell’ordine in assetto di guerra, un mascalzone abbia ucciso il ventitreenne
ghanese Habib Djibril in bicicletta, investendolo con la sua auto e non
prestando soccorso. Dimostrando che la vita di un ragazzo di colore vale meno di
uno straccio.
Ora si
pone il problema di offrire una sistemazione decorosa agli asilanti assieme a
una prospettiva di continuita' delle attività del Laboratorio. Le iniziative in
programma vogliono allargare il cerchio, costruire una rete di rapporti che vada
oltre solidarieta' generiche. Se ancora c’e' a Palermo qualcosa che somigli a
una sinistra, al di la' di sigle obsolete e personaggi piu' o meno interessati
ad esibirsi, dia un segno di vita. 4. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: DONNE CREATRICI DI PACE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo
intervento]
“La
cornice internazionale dei diritti umani e' stata troppo lenta
nell’occuparsi dei diritti umani delle donne. Il pregiudizio verso le violazioni
dei diritti umani nella sfera pubblica tende a privilegiare le vittime di sesso
maschile e la loro autorita' nella sfera privata. Come risultato, le donne sono
state escluse dai risarcimenti garantiti dal diritto internazionale ed il
principio di non discriminazione nella protezione, prevenzione e godimento dei
diritti umani non e' stato rispettato. Inoltre, in combinazione con il
pregiudizio di genere che sottende la dicotomia pubblico-privato, le violazioni
dei diritti umani delle donne sono state spesso soggette a discorsi
essenzialisti o di relativismo culturale che evitano di riconoscere i sistemi
gerarchici ed escludenti come tali, e considerano negoziabili i diritti umani
delle donne” (Yakin Erturk, Rappresentante speciale delle Nazioni Unite,
Rapporto 2009 sulla violenza contro le donne, le sue cause e le sue
conseguenze).
Nel
frattempo, le donne si occupano dei diritti umani di tutti. Nonostante siano
oltre il 70% dei poveri del mondo. Nonostante svolgano i due terzi del lavoro
mondiale e guadagnino il 10% dei profitti relativi. Nonostante siano i tre
quarti degli analfabeti sul pianeta. Nonostante producano l'80% del cibo in
tutto il mondo ma posseggano solo l'1% della terra.
*
Gertrude Hambira e' segretaria generale del sindacato degli
agricoltori nello Zimbabwe.
“Sono
stata minacciata e mi e' stato detto di smetterla con questo lavoro
moltissime volte. Persino i miei figli mi dicono: Mamma, il tuo lavoro e'
troppo pericoloso. Ma quando accadono le invasioni, quando arrivano queste
persone con i machete e le asce nelle fattorie, per cacciare chi ci lavora, la
gente ci chiama e noi dobbiamo essere la'. Per poter poi testimoniare legalmente
su cosa stanno facendo agli agricoltori devi essere presente. Le donne stanno
giocando un grosso ruolo nel difendere i diritti umani e nello specifico i
diritti dei lavoratori, usando un approccio nonviolento. Noi del sindacato
abbiamo fatto un mucchio di campagne, abbiamo fornito conoscenza e destato
consapevolezza, cosi' che le donne potessero parlare per se stesse delle cose
che vivono ogni giorno. Se hanno un lavoro le incoraggiamo a prendere in esso
ruoli di leadership, ad essere elette nei comitati sindacali, a dar voce alle
problematiche che incontrano.
Gli
uomini, be', loro si arrendono troppo facilmente! Mi dicono: Madre, dobbiamo
vendicarci. E io gli rispondo di darsi una calmata. E' più facile che pensino
subito alla vendetta, piuttosto che avvicinarsi ai problemi da un'angolatura
differente. Io sono cresciuta credendo nell'approccio nonviolento e mi sono
istruita parecchio al proposito: nella mia organizzazione ha funzionato
benissimo. Se l'avessimo pensata in un'altra maniera credo che molto sangue
sarebbe stato versato.
Certo,
mi preoccupo per la mia sicurezza e per quella della mia famiglia. Sono madre di
cinque figli. E tutti loro mi dicono: Mamma, perche' non lasci lo Zimbabwe? E io
rispondo: No, non possiamo andarcene tutti, chi continuerebbe a lottare se lo
facciamo?”.
*
Zebo Sharifova guida la Lega delle avvocate in
Tajikistan.
“Le
donne, specialmente se non conoscono i loro diritti, si rivolgono ai centri,
inclusi il nostro, per essere difese nei tribunali. Fino a poco tempo fa non
sapevano dove andare se volevano scoprire di che diritti legali sono titolari,
oggi sono gia' piu' consapevoli. Un gran numero di donne che non trova modo di
uscire dalla violenza domestica commette suicidio. Nel nostro centro abbiamo una
psicologa con cui le donne possono parlare.
Ci sono
circa venti centri per le donne in Tajikistan. Ma queste unita' di crisi
funzionano solo se organizzazioni estere le finanziano. Come finiscono le
donazioni finisce anche il loro lavoro. Lo stato non finanzia i rifugi ma la
nostra organizzazione deve comunque fare qualcosa per queste donne. Conosciamo
troppe storie di donne che sono state forzate a ritornare nelle case in cui
subiscono incredibili violenze. Cosi' abbiamo redatto una proposta di legge
d'iniziativa popolare, 'Protezione dalla violenza domestica', e stiamo
raccogliendo firme a sostegno di essa in tutta la repubblica.
Il
lavoro e' duro, ma se hai aiutato una sola donna, se una sola viene da noi
e dice: 'Grazie! Adesso ho una casa che chiamo mia, adesso prendo gli alimenti',
allora ne e' valsa la pena. Quando vedi gli occhi di una donna che brillano
di gioia, vale davvero la pena aver lavorato per quel momento".
*
Filomena Dos Reis e' poeta, femminista, attivista per i diritti
umani a Timor Est.
“Ci ho
messo cinque anni a gestire i sentimenti che provavo dopo la scomparsa di mio
marito durante il conflitto nel mio paese. Dopo di che, ho cominciato a lavorare
per una 'giustizia riparatrice'. Se lasci che il tuo odio e la tua rabbia vivano
al posto tuo blocchi qualsiasi relazione con gli altri. Ho detto alle mie
figlie: Dobbiamo guardare al passato come ad un insegnante, e imparare cose per
costruire il futuro. Ho incontrato le donne 'dell'altra parte', le ho
abbracciate, ho pianto con loro. Indonesiane e timoresi, oggi lavoriamo insieme
come creatrici dei circoli di pace”. 5. INCONTRI. OGGI A SORIANO
Per iniziativa del circolo dei lettori mercoledi' 27 gennaio
alle ore 17 presso la biblioteca comunale di Soriano nel Cimino in occasione
della Giornata della memoria si terra' un incontro sul tema "'E' avvenuto,
quindi puo' accadere di nuovo' (Primo Levi) - La Shoah e
noi".
Partecipa il responsabile del Centro di ricerca
per la pace di
Viterbo.
Per ulteriori
informazioni: www.bibliotecasorianonelcimino.it 6. INCONTRI. IL 31 GENNAIO A VITERBO
[Riceviamo e diffondiamo il seguente invito]
Carissime amiche e carissimi amici del nostro
comitato e dei movimenti della societa' civile impegnati nella difesa
dell'ambiente e nella promozione dei diritti umani,
gentili rappresentanti delle istituzioni e delle
associazioni democratiche,
spettabili mezzi d'informazione,
con questa lettera vi invitiamo a voler partecipare
all'incontro in onore del professor Osvaldo Ercoli in occasione del suo
ottantesimo compleanno, incontro che si svolgera' domenica 31 gennaio 2010
presso il centro sociale autogestito "Valle Faul" (in strada Castel d'Asso snc,
a Viterbo) con inizio alle ore 18.
Osvaldo Ercoli, nato a Vallerano (Vt) il 30 gennaio
1930, gia' professore amatissimo da generazioni di allievi, gia' consigliere
comunale e provinciale, impegnato nel volontariato, nella difesa dell'ambiente,
per la pace e i diritti di tutti, e' per unanime consenso nel viterbese una
delle piu' prestigiose autorita' morali. Il suo rigore etico e la sua limpida
generosita' a Viterbo sono proverbiali.
Il 31 gennaio 2010 alla presenza del
festeggiato saranno pronunciate alcune testimonianze di riconoscenza, affetto,
stima e solidarieta' per il suo autorevole impegno educativo, morale e
civile.
Alle testimonianze fara' seguito un'ora di
lieta convivialita'.
Vi saremmo grati della vostra
presenza.
*
Antonella Litta,
portavoce del Comitato che si oppone al
mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in
difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti
Viterbo, 26 gennaio 2010
Per contattare direttamente la portavoce del
comitato: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it 7. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
"Azione nonviolenta" e' la rivista del
Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione,
informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel
mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna
8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax:
0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando
una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo
nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
Casa di Anne Frank, La storia di Anne Frank, Gruppo Editoriale L'Espresso,
Roma 2010, pp. 216 (piu' un dvd dal titolo "La breve vita di Anne Frank"), euro
12,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" e al
settimanale "L'Espresso").
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO
NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della
violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello
locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere
che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento
persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che
promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti:
azionenonviolenta at sis.it
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 83 del 27 gennaio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal
Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della
nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare
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alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete
telematica alla pagina web:
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dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
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