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Minime. 977
- Subject: Minime. 977
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 18 Oct 2009 00:50:31 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 977 del 18 ottobre 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 3. Cosa fare 4. Umberto De Giovannangeli intervista Tanya Lokshina su Anna Politkovskaja 5. Maurizio Schoepflin ricorda Abraham Joshua Heschel (2007) 6. Benedetto Vecchi presenta "La destra sociale da Salo' a Tremonti" di Guido Caldiron 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 3. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. * Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Indirizzi cui inviare gli esposti: Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Comunque solitamente: - l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). Quanto alle istituzioni nazionali: - Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it - Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it - Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it - Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it - Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it - Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Quanto alle istituzioni sovranazionali: - Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm - Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp - Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org * Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata). Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa. * Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro. 4. MEMORIA. UMBERTO DE GIOVANNANGELI INTERVISTA TANYA LOKSHINA SU ANNA POLITKOVSKAJA [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente intervista apparsa sul quotidiano "L'Unita'" dell' 8 ottobre 2009 col titolo "Anna e gli altri, uccisi perche' cercavano la verita'" e il sommario "Le sue riflessioni intrecciano ricordi personali e considerazioni politiche. Tre anni fa veniva assassinata una giornalista coraggiosa: Anna Politkovskaia. 'L'Unita'' ricorda Anna, il suo impegno, il suo coraggio, assieme a Tanya Lokshina, giornalista, collaboratrice del "Guardian", vicedirettrice di Human Rights Watch (Hrw) Russia. Tanya Lokshina ha partecipato a Roma al Convegno organizzato dalla Commissione straordinaria per i Diritti Umani del Senato presieduta da Pietro Marcenaro, su 'Informazione, opinione pubblica, diritti umani'"] - Umberto De Giovannangeli: Tre anni dopo, cosa e' rimasto del lavoro di Anna Politkovskaia? - Tanya Lokshina: Occorre ricordare che grazie al lavoro svolto da Anna Politkovskaia e' stato possibile scoprire dei fatti sconvolgenti sulla seconda guerra di Cecenia. Inoltre ci sono stati moltissimi casi di violazioni dei diritti umani ed e' stata proprio Anna Politkovskaia che ha permesso di rendere pubblici questi fatti sia in Russia che nel resto del mondo, perche' altre associazioni russe non erano neanche riuscite a venire a conoscenza dei fatti che si erano svolti in Cecenia. * - Umberto De Giovannangeli: Qual e' il ricordo di Anna come giornalista e come donna? - Tanya Lokshina: C'e' un documentario che e' stato fatto su Anna, che si chiama "Lettera ad Anna". Si tratta dell'opera di un documentarista svizzero, e una delle persone intervistate era il direttore di "Novaja Gazeta", il giornale per cui lavorava Anna. Nell'intervista veniva rivolta a lui la stessa domanda che lei mi ha fatto: qual e' la prima cosa che le viene in mente riguardo alla personalita' di Anna Politkovskaia... * - Umberto De Giovannangeli: E quale fu la risposta del direttore? - Tanya Lokshina: La prima cosa che ha detto, senza neanche pensarci un attimo, e' stato: era una donna incredibilmente bella. Una donna che appariva e si muoveva come una modella. Ed era anche una donna che era mossa da una ricerca ossessiva della giustizia. Era una donna che voleva anche vivere una vita normale, che amava i figli e che era molta lieta di avere avuto la notizia che stava per diventare nonna. Pero' quando si trovava di fronte a un caso di ingiustizia, semplicemente non poteva fare a meno di agire, era assolutamente motivata ad agire. Lei sapeva benissimo che recarsi in Cecenia durante la seconda guerra cecena era una cosa estremamente pericolosa. Anna voleva fermarsi a un certo punto, avrebbe voluto ma non ce l'ha fatta, anche perche' c'erano moltissime persone che la chiamavano o che le scrivevano per chiederle il suo intervento, il suo aiuto. * - Umberto De Giovannangeli: Anna Politkovskaia e' stata uccisa perche' era una giornalista libera. Tre anni dopo, cosa significa provare ad essere un giornalista libero nella Russia di oggi? - Tanya Lokshina: La liberta' di stampa e' quasi inesistente oggi in Russia. La "Novaja Gazeta" e' praticamente l'unica isola di liberta' nel Paese. In essa lavorano persone che continuano a esporre casi di violazione dei diritti umani che si verificano nel Nord del Caucaso e in Russia. Dal momento della sua fondazione, questo giornale ha perso cinque giornalisti: assassinati per le loro inchieste, per le loro denunce. Hanno perso la vita in nome della verita' e delle liberta' fondamentali. Oggi essere un giornalista che lavora per un mezzo di comunicazione libero in Russia, significa esporsi a un enorme rischio personale. Oggi ci sono ancora dei giornalisti indipendenti che raccontano delle storie molto toccanti o storie drammatiche di violazioni dei piu' elementari diritti umani, ma non v'e' dubbio che il vuoto lasciato da Anna Politkovskaia resta immenso. * - Umberto De Giovannangeli: Perche'? - Tanya Lokshina: Perche' lei era la personificazione stessa del giornalismo indipendente in Russia. Inoltre le persone che si dedicano alle questioni dei diritti umani in Cecenia, siano essi giornalisti, ricercatori, attivisti per i diritti umani, sono un numero veramente molto piccolo. E' come se fosse una famiglia e quindi anche per questo la morte di Anna e' stata per noi una grande perdita personale... * - Umberto De Giovannangeli: Perdite che continuano... - Tanya Lokshina: Purtroppo e' cosi'. Tre anni dopo l'uccisione di Anna, ci sono stati altri due assassinii: e' stata assassinata, nel centro di Mosca, Anastasia Barburova. Aveva 25 anni ed era considerata l'erede di Anna. L'altro assassinato era un avvocato impegnato, come Anastasia, nella denuncia delle violazioni dei diritti umani in Cecenia. Questo avveniva a gennaio. Sei mesi dopo, a luglio, ad essere assassinata, dopo essere stata rapita a Grozny, e' un'altra giornalista, amica di Anna: Natalia Estemirova. Natalia era anche una delle mie migliori amiche. Il clima di impunita' continua e temiamo che gli investigatori - che pure stanno lavorando molto bene al caso Estemirova - presto o tardi vengano fermati come e' accaduto nei casi di Anna e di Anastasia. In tanti ora si chiedono chi sara' il prossimo. Il fatto di perdere tanti colleghi e amici, uno dopo l'altro, e' una cosa devastante, e bisogna assolutamente fermare questo processo. Occorre fare qualcosa, subito, perche' altrimenti alla fine non rimarra' piu' nessuno di noi. 5. MEMORIA. MAURIZIO SCHOEPFLIN RICORDA ABRAHAM JOSHUA HESCHEL (2007) [Dal mensile "Jesus", n. 1, gennaio 2007, col titolo "Abraham Joshua Heschel. Il rabbi dell'Ineffabile" e il sommario "Considerato una delle figure di maggiore spicco della cultura ebraica del '900, Heschel fu un grande studioso del filosofo ebreo sefardita Maimonide e del movimento mistico sorto in Polonia nel XVIII secolo. Dai quali attinse l'idea che al mistero divino ci si puo' avvicinare solo con lo stupore della fede] Cento anni fa, l'11 gennaio 1907, nasceva a Varsavia Abraham Joshua Heschel, una delle figure di maggior spicco della cultura ebraica del XX secolo. La famiglia in cui venne alla luce vantava solidissime tradizioni che affondavano le radici nel ricco terreno del giudaismo dell'Europa orientale. Educato fin dalla piu' tenera eta' in questo clima, Heschel si dimostro' tanto brillante e recettivo da sembrare avviato al rabbinato quando era ancora soltanto un ragazzo. Egli scelse pero' di continuare gli studi in un contesto secolare e frequento' prima il Real-Gymnasium di Vilnius in Lituania e poi l'Universita' di Berlino, laureandosi, nel 1933, presso la famosa Hochschule fur die Wissenschaft des Judentums, con una tesi sulla profezia, che, pubblicata qualche anno piu' tardi, lo impose all'attenzione generale, procurandogli, tra l'altro, la stima del noto filosofo Martin Buber, che lo volle come suo successore al Freies Judisches Lehrhaus di Francoforte. Nel 1938, costretto a fuggire dalla Germania a causa della sempre piu' incombente minaccia nazista, Heschel riparo' a Varsavia e poi a Londra, da dove, nel 1940, si reco' negli Stati Uniti, andando a occupare la cattedra di Filosofia e rabbinismo dello Hebrew Union College di Cincinnati, che, a motivo di disaccordi con le dottrine dell'ebraismo liberale, lascio' nel 1945, trasferendosi al Jewish Theological Seminary of America di New York. Qui insegno' etica ebraica e misticismo fino al 1972, l'anno della sua morte. Grande conoscitore della Bibbia e del Talmud, della filosofia ebraica medievale (rilevante e' una sua biografia di Maimonide) e del misticismo chassidico, Heschel ha lasciato un cospicuo patrimonio di opere, tra le quali emergono le seguenti, di cui si citano i titoli in italiano e la data della pubblicazione nella lingua originale: La terra e' del Signore. Il mondo interiore dell'ebreo in Europa orientale (1950), L'uomo non e' solo (1951), Il sabato (1951), Dio alla ricerca dell'uomo (1955), Chi e' l'uomo? (1965) e Israele eco di eternita' (1967). La vita di Heschel non fu soltanto quella di uno studioso e gli si farebbe torto se non ricordassimo le molteplici iniziative e prese di posizione che lo resero noto anche al di fuori degli ambienti accademici. In particolare, egli fu un attivo sostenitore dei diritti civili e un deciso avversario della segregazione razziale; si oppose alla guerra del Vietnam e si adopero' per rendere migliori le condizioni di vita degli ebrei nella Russia comunista. In campo religioso ebbe convinzioni moderate e mantenne una collocazione intermedia tra i fautori di una modernizzazione dell'ebraismo e coloro che, al contrario, si schieravano su posizioni conservatrici e ultraortodosse. Particolarmente vivace fu il suo impegno ecumenico e molteplici furono i suoi contatti e legami col mondo protestante e con la Chiesa cattolica: partecipo' ai lavori preparatori del Concilio Vaticano II e, alla chiusura di esso, fece parte della delegazione ebraica ricevuta da papa Paolo VI. Ha scritto Massimo Giuliani, uno dei maggiori studiosi del pensiero ebraico contemporaneo: "Tutta la filosofia di Heschel puo' definirsi, piu' che un pensiero della religione, un pensiero della religiosita' ebraica. La dialettica propria del complesso rapporto tra filosofia e religione non resta perpetuamente aperta ma trova una sua flessibile soluzione nel riconoscimento che, per principio, il discorso religioso sfugge all'approccio filosofico. Perche' la religione, e segnatamente l'ebraismo, eccede sempre la filosofia". Proprio in virtu' di questa "superiorita'", la religione e' in grado - a giudizio di Heschel - di offrire le risposte alle domande fondamentali dell'uomo, quelle risposte che, sole, sono in grado di conferire un senso autentico alla vita umana e di indirizzare le scelte della persona verso approdi ricchi di significato. Alla filosofia deve essere attribuito un ruolo maieutico, cioe' capace di far emergere i contenuti piu' profondi presenti nell'animo umano, che sono, in ultima analisi, quegli interrogativi a cui poi soltanto la fede religiosa puo' dare soddisfazione. Seguendo questa strada, l'uomo si trovera' nella condizione di riscoprire la dimensione sacra della vita, troppe volte dimenticata, e con essa la presenza di Dio nel mondo e nella storia. Di fronte alla questione di Dio, Heschel manifesta alcune convinzioni. A suo giudizio, non esiste la possibilita' di provare l'esistenza del Divino trascendente attraverso la ragione. In questa certezza lo avevano confermato pure gli studi sul pensiero ebraico medievale, in particolare quello dedicato a Maimonide. A tale proposito, osserva ancora Massimo Giuliani: "E maimonidea e' anche la confessione della limitatezza della ragione umana nel cogliere e, dunque, nell'esprimere la realta' divina. Nella sua essenza Dio resta ineffabile, e' l'Ineffabile. Presupposto ontologico e vita dei viventi, Dio e' un mistero". Si legge nell'opera hescheliana L'uomo non e' solo: "Il regno dell'ineffabile e non la speculazione e' l'ambito in cui sorge l'interrogativo ultimo, ed e' appunto in questa sua dimora naturale, qui dove il mistero e' accessibile a tutti i pensieri, che l'interrogativo dev'essere studiato". Piuttosto che a strumenti razionali, percio', e' opportuno ricorrere ad altri mezzi per avvicinarsi al Divino: lo stupore, il timore e la fede risulteranno preziosi per incontrare il sublime, il mistero e la gloria. Tutto questo fa si' che l'uomo prenda atto di un fatto assai rilevante, che Heschel descrive nei termini seguenti: "Questa e' dunque la successione che s'instaura nel nostro pensiero e nella nostra esistenza: cio' che e' supremo, ovverossia Dio, viene prima e il nostro ragionamento su di lui viene dopo". Tuttavia, la scoperta piu' importante e, per certi aspetti, piu' sconvolgente e' un'altra e consiste nel rendersi conto che, in verita', e' Dio stesso che va alla ricerca dell'uomo e non viceversa. L'incontro fra l'uomo e Dio e' reso possibile dall'iniziativa divina: all'uomo compete il compito di aprirsi alla dimensione divina - e in questo filosofia e teologia naturale risultano di grande utilita' -, ma la fede che corona il cammino e rende certi dell'esistenza di Dio, proviene da Dio stesso, e' un suo dono. E' cosi' che Dio manifesta una sua peculiarita' fondamentale, ovvero quella di nutrire una viva "preoccupazione" per l'uomo: "Vi e' un solo modo per definire la religione ebraica", scrive Heschel in L'uomo non e' solo, "Essa e' consapevolezza dell'interesse di Dio per l'uomo, consapevolezza di un patto, di una responsabilita' che investe tanto Lui quanto noi". Nello scritto dedicato a I profeti, chiarisce ulteriormente questo aspetto cosi' importante: "I profeti non avevano ne' teorie ne' idee di Dio... Per i profeti Dio era reale in maniera travolgente e la sua presenza era schiacciante... Essi non offrirono un'interpretazione della natura di Dio, bensi' un'interpretazione della presenza di Dio nell'uomo, della sua sollecitudine per l'uomo". La testimonianza piu' alta di tale sollecitudine e' reperibile nella Torah, la legge del Sinai, evento centrale della fede ebraica, che mette in evidenza la netta differenza che intercorre tra il Dio dei filosofi e il Dio biblico. Nella stessa opera Heschel afferma che mentre la divinita' come la intende la filosofia e' silenziosa e indifferente nei confronti degli uomini, "il Dio di Israele e' un Dio che ama, un Dio conosciuto dall'uomo, che si occupa dell'uomo". Per questo Abraham Joshua Heschel ritiene che l'ebraismo e ogni filosofia che all'ebraismo si ispira non possano che risolversi in un costante confronto con la Bibbia, la quale non richiede tanto la sapienza quanto l'adesione del cuore e della vita. D'altro canto, e' lo stesso Dio a farsi "condizionare" dal pathos, perche', come attestano in particolare i libri profetici della Bibbia, la rivelazione nasce proprio dal pathos divino per Israele e, piu' in generale, per l'uomo: a questo riguardo, e' opportuno ricordare che Heschel giudico' inestricabilmente intrecciati il destino del popolo eletto e quello dell'intera umanita'. Quale atteggiamento si impone dunque all'uomo che ha scoperto e ammirato il pathos di Dio per lui? La risposta hescheliana si trova nelle seguenti considerazioni tratte da Dio alla ricerca dell'uomo: "L'uomo e' responsabile delle sue azioni, e Dio a sua volta e' responsabile della responsabilita' dell'uomo. Colui che da' la vita deve dare anche la legge. Egli partecipa alla nostra responsabilita', e attende di penetrare nelle nostre azioni mediante la nostra lealta' alla sua legge. Egli puo' diventare il compagno delle nostre azioni. Dio e l'uomo hanno un compito comune e anche una reciproca responsabilita'...". La religione esprime, secondo Heschel, "un compito da svolgere nell'ambito del mondo dell'uomo, ma i suoi fini vanno molto piu' in la'. Percio' la Bibbia ha proclamato la legge non solo per l'uomo, ma, nello stesso tempo, per l'uomo e per Dio". Il rispetto della legge e l'osservanza dei precetti divini, lungi dall'essere atti meramente legalistici, tracciano il perimetro di una vita ricca di senso e degna di essere vissuta. Il ruolo di Heschel fu molto importante anche nel dibattito interno all'ebraismo ed egli offri' contributi assai significativi su questioni quali quella delle diverse tradizioni e culture giudaiche susseguitesi nei secoli e quella riguardante il mistero del male resosi presente nella Shoa'. A un secolo dalla nascita, Abraham Joshua Heschel rimane il testimone di una fede biblica che e' speranza e impegno, certezza interiore e azione concreta. Ne La terra e' del Signore leggiamo: "La nostra vita e' assediata dalle difficolta' eppure non e' mai priva di significato... La nostra esistenza non e' vana. C'e' una sollecitudine divina per la nostra vita... Il peccato piu' grave per un ebreo e' dimenticare che cosa rappresenta. Noi siamo la scommessa di Dio nella storia umana... Fedeli alla presenza di cio' che e' fondamentale in cio' che e' comune, possiamo essere capaci di chiarire che l'uomo e' piu' che uomo, che nel compiere il finito egli puo' percepire l'infinito". 6. LIBRI. BENEDETTO VECCHI PRESENTA "LA DESTRA SOCIALE DA SALO' A TREMONTI" DI GUIDO CALDIRON [Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 ottobre 2009 col titolo "Populisti e postmoderni in nome del mercato" e il sottotitolo "La destra sociale da Salo' a Tremonti"] Guido Caldiron, La destra sociale da Salo' a Tremonti, Manifestolibri, pp. 159, euro 15. * La lunga marcia della destra per conquistare l'egemonia culturale e' terminata con la costituzione del partito del Popolo delle liberta' e la vittoria alle elezioni del patto tra Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e un recalcitrante Gianfranco Fini. E' questa la premessa del nuovo lavoro di Guido Caldiron, ultima tappa di un attento lavoro di ricostruzione e analisi delle culture politiche della destra, sia di quella radicale che di quella "istituzionale". La tesi di fondo del volume e' presto riassunta: da oltre trent'anni, tanto in Europa che al di la' dell'Oceano, la destra ha compiuto un'innovazione dei suoi riferimenti teorici e della sua lettura della realta' sociale. Ma la parte piu' interessante di questo volume e' quella dedicata all'Italia, laddove l'autore individua il collante culturale e ideologico della destra nell'attualizzazione di alcuni temi presenti nell'anticapitalismo romantico e in quello che, in passato, e' stato chiamato il "fascismo di sinistra". Tesi affascinante che aiuta a comprendere come il fiume carsico del neofascismo italiano sia, talvolta, riuscito a raggiungere posti di rilevo istituzionale, ma che corre il rischio di occultare il dato piu' pregnante dell'attualita' politica, cioe' quel populismo "postmoderno" che ha nella Lega Nord e nel "cavaliere nero" le esemplificazioni piu' significative. * Nel laboratorio francese Va riconosciuto che La destra sociale di Caldiron offre, come sempre nei suoi libri, una panoramica transnazionale. Ad esempio, gli Stati Uniti sono assunti come il paese che ha visto arrestarsi la lunga marcia nella conquista dello Stato federale da parte della destra repubblicana. La speranza e' che, come altre volte in passato, la sconfitta di quel mix tra fondamentalismo cristiano e fede nel libero mercato anticipi un eguale esito nella vecchia Europa. Ma la prassi politica e la prassi teorica non contemplano attese messianiche. Semmai l'esito statunitense dovrebbe essere usato come una cassetta degli attrezzi per chi, da Parigi a Londra, da Berlino a Roma, lavora alla comprensione critica e alla sconfitta di quel populismo postmoderno che domina la scena, in forme diverse, all'Eliseo, al Bundestag, a Palazzo Chigi, mentre il candidato Tory a Downing Street non nasconde la scelta di discontinuita' culturale rispetto alla tradizione conservatrice inglese. Il libro di Caldiron prende avvio dalla Francia di Alain de Benoist, quando alla fine degli anni Sessanta questo ex-militante dei gruppi radicali della destra comincia a pubblicare i suoi scritti, all'interno dei quali c'e' una presa di congedo dall'armamentario ideologico del fascismo francese per evitarne la scomparsa dalla scena politica. Al centro della riflessione di de Benoist c'e' la societa' multietnica e l'impossibilita', dopo la sconfitta del nazismo, di riproporre il razzismo su basi biologiche. La superiorita' dei "nativi" francesi va affermata in nome delle diversita' culturali e non biologiche. Non e' piu' il colore della pelle, secondo questo agit-prop della Nouvelle Droite, a definire le gerarchie sociali, bensi' uno stile di vita, l'adesione ai valori occidentali, cioe' a una comunita' di popolo che contempla la differenza, ma sempre in nome della sua superiorita' rispetto ad altre comunita' etniche e culturali. E se la Francia e' un laboratorio teorico della destra, l'Italia ne costituisce un laboratorio politico e sociale. Da buon giornalista investigativo, Caldiron ricostruisce passaggio dopo passaggio la mutazione culturale della destra, ma si imbatte su un'anomalia che, per chi scrive, va ancora compresa fino in fondo. Va detto che l'autore sottolinea come le trasformazioni produttive dei decenni scorsi hanno determinato un terremoto tanto nel sistema politico che nella realta' sociale. Ma individua nella nouvelle droite la costellazione politica e culturale che meglio lo sa interpretare. E' un dato di fatto che il Popolo delle liberta' si ponga questo obiettivo, ma non secondo la griglia ideologica proposta dall'autore. C'e' nella Lega Nord e in molti settori dell'ex-Forza Italia una propensione a far emergere il soggetto protagonista nell'organizzazione sociale, cioe' quell'individuo proprietario, figura non data nella realta', ma esito semmai di un'azione politica che fa leva sull'intervento normativo dello Stato. * I nemici del Sessantotto La polemica virulenta contro il Sessantotto da parte della destra italiana non va quindi interpretata come la tradizionale richiesta di ordine e disciplina. C'e' anche questo, ma soprattutto il tentativo di cancellare la politicizzazione dei rapporti sociali operata da quel movimento. Una politicizzazione che ha reso infatti centrale l'"individuo sociale", relegando cosi' l'"individuo proprietario" a custode di feroci disuguaglianze sociali. Al di la' della demagogia di Giulio Tremonti contro il "mercatismo", il libero mercato rimane cioe' l'alfa e l'omega di un'azione statale che deve regolamentare ogni aspetto della vita sociale, senza che questo "interventismo" normativo rappresenti una camicia di forza per la vocazione "imprenditoriale" dei singoli. Da qui la distanza della componente egemone della destra rispetto alla triade reazionaria di "dio, patria e famiglia". Da qui una accentuata propensione a un edonismo sociale che chiede la sua legittimazione nella trasformazione dello stato in una sua agency. Il populismo postmoderno italiano va considerato come il tentativo di ridurre a sintesi politica la costellazione sociale che ha nel nord-est e nel nord-ovest il proprio habitat. E' questa vocazione a interpretare politicamente la formazione sociale costituita da lavoro operaio, precarieta' diffusa e cosiddetto lavoro autonomo di seconda generazione a costituire la vera pericolosita' della destra italiana. Il lavoro di innovazione culturale dei gruppi neofascisti e' stato forse necessario, ma non sufficiente per consegnare l'egemonia alla destra. Per contrastare questo tipo di populismo occorre cioe' scendere negli atelier della produzione. La comprensione del populismo postmoderno non passa cioe' per Casa Pound, ma per la critica dei rapporti sociali, senza nessuna deriva economicista, sviluppando proposte che, oltre che individuare risposte alla crisi economica, destrutturino, attraverso un serrato e al tempo stesso disincantato lavoro culturale, l'immaginario collettivo che la destra sta elaborando per quella costellazione sociale. 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 977 del 18 ottobre 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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